• Come Scegliere il Corriere Perfetto per il Tuo Negozio Online

    Nel mondo dell’e-commerce, la scelta del corriere giusto è una decisione strategica che può influire significativamente sulla soddisfazione del cliente, sui costi operativi e sulla reputazione del negozio online. Come operatore e-commerce, ho imparato che valutare attentamente i partner logistici è essenziale per garantire consegne rapide, sicure e trasparenti.

    1. Valutare le esigenze specifiche del proprio business
    Prima di tutto, è importante capire quali sono le esigenze logistiche del proprio negozio: tipo di prodotti (dimensioni, peso, fragilità), volumi di spedizione, destinazioni principali (nazionali o internazionali) e tempi di consegna desiderati.

    2. Confrontare offerte e servizi
    Non tutti i corrieri offrono le stesse condizioni. È consigliabile confrontare costi, tempi di consegna, copertura territoriale e servizi aggiuntivi come tracciabilità in tempo reale, assicurazione sulle spedizioni, gestione resi e supporto clienti.

    3. Affidabilità e reputazione
    Verificare l’affidabilità del corriere è fondamentale. Recensioni, feedback di altri commercianti e test sulle consegne possono fornire indicazioni utili sulla puntualità e sulla qualità del servizio.

    4. Flessibilità e integrazione tecnologica
    Il corriere ideale deve essere in grado di integrarsi facilmente con la piattaforma e-commerce, consentendo una gestione automatizzata delle spedizioni, aggiornamenti sullo stato dell’ordine e notifiche ai clienti.

    5. Trasparenza sui costi
    Attenzione a eventuali costi nascosti o tariffe aggiuntive. Un preventivo chiaro e dettagliato aiuta a pianificare il budget e a evitare sorprese.

    6. Supporto e assistenza
    Un servizio clienti efficiente e disponibile è un valore aggiunto importante, soprattutto in caso di problematiche o richieste particolari.

    Scegliere il corriere perfetto significa investire in un partner strategico che contribuisce al successo del negozio online, migliorando l’esperienza di acquisto e consolidando la fiducia dei clienti. Prendersi il tempo per valutare e testare diverse opzioni è la chiave per trovare la soluzione più adatta al proprio business.

    #logistica #corriere #ecommerce #spedizioni #customerexperience #venditeonline #businessonline #serviziologistico #spedizioniecommerce
    Come Scegliere il Corriere Perfetto per il Tuo Negozio Online Nel mondo dell’e-commerce, la scelta del corriere giusto è una decisione strategica che può influire significativamente sulla soddisfazione del cliente, sui costi operativi e sulla reputazione del negozio online. Come operatore e-commerce, ho imparato che valutare attentamente i partner logistici è essenziale per garantire consegne rapide, sicure e trasparenti. 1. Valutare le esigenze specifiche del proprio business Prima di tutto, è importante capire quali sono le esigenze logistiche del proprio negozio: tipo di prodotti (dimensioni, peso, fragilità), volumi di spedizione, destinazioni principali (nazionali o internazionali) e tempi di consegna desiderati. 2. Confrontare offerte e servizi Non tutti i corrieri offrono le stesse condizioni. È consigliabile confrontare costi, tempi di consegna, copertura territoriale e servizi aggiuntivi come tracciabilità in tempo reale, assicurazione sulle spedizioni, gestione resi e supporto clienti. 3. Affidabilità e reputazione Verificare l’affidabilità del corriere è fondamentale. Recensioni, feedback di altri commercianti e test sulle consegne possono fornire indicazioni utili sulla puntualità e sulla qualità del servizio. 4. Flessibilità e integrazione tecnologica Il corriere ideale deve essere in grado di integrarsi facilmente con la piattaforma e-commerce, consentendo una gestione automatizzata delle spedizioni, aggiornamenti sullo stato dell’ordine e notifiche ai clienti. 5. Trasparenza sui costi Attenzione a eventuali costi nascosti o tariffe aggiuntive. Un preventivo chiaro e dettagliato aiuta a pianificare il budget e a evitare sorprese. 6. Supporto e assistenza Un servizio clienti efficiente e disponibile è un valore aggiunto importante, soprattutto in caso di problematiche o richieste particolari. Scegliere il corriere perfetto significa investire in un partner strategico che contribuisce al successo del negozio online, migliorando l’esperienza di acquisto e consolidando la fiducia dei clienti. Prendersi il tempo per valutare e testare diverse opzioni è la chiave per trovare la soluzione più adatta al proprio business. #logistica #corriere #ecommerce #spedizioni #customerexperience #venditeonline #businessonline #serviziologistico #spedizioniecommerce
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  • Come Trovare Nuovi Clienti Senza Spendere un Euro
    Noi di Impresa.biz sappiamo bene che per molte PMI e start-up trovare nuovi clienti può sembrare una sfida complicata, soprattutto quando il budget per il marketing è limitato o assente. Tuttavia, esistono diverse strategie efficaci per acquisire nuovi clienti senza dover investire soldi, ma soltanto tempo, creatività e costanza.

    Ecco i nostri consigli pratici per ampliare la tua clientela a costo zero.

    1. Sfruttare il Passaparola e le Rete di Contatti
    Il miglior marketing è quello che parte da una raccomandazione. Incentiviamo i nostri clienti soddisfatti a parlarci bene, chiedendo recensioni, testimonianze e segnalazioni. Partecipa a eventi di networking, associazioni di categoria o gruppi locali per ampliare la tua rete di contatti.

    2. Utilizzare i Social Media in Modo Strategico
    Creare contenuti utili e coinvolgenti su Facebook, Instagram, LinkedIn o TikTok può attirare nuovi clienti. Non serve investire in campagne a pagamento se sai come creare post che rispondono ai bisogni del tuo pubblico e interagire attivamente con la community.

    3. Collaborazioni e Partnership
    Allearsi con altre imprese complementari ti permette di raggiungere nuovi clienti senza costi. Organizza eventi congiunti, scambia referenze o proponi offerte incrociate.

    4. Ottimizzare la Presenza su Google
    Registrare la tua attività su Google My Business e curare le recensioni online è fondamentale per farsi trovare gratuitamente dai potenziali clienti locali. Curare la SEO del sito web ti aiuta a posizionarti meglio nei risultati di ricerca organici.

    5. Offrire Contenuti di Valore
    Creare un blog, una newsletter o tutorial gratuiti ti permette di attirare interesse e costruire autorevolezza nel tuo settore. Le persone tendono a rivolgersi a chi offre valore prima ancora di chiedere un preventivo.

    Noi di Impresa.biz siamo certi che trovare nuovi clienti senza spendere un euro sia possibile, basta adottare le strategie giuste e mantenere un approccio proattivo. Il tempo e l’energia investiti in queste attività saranno il vero capitale per far crescere il tuo business.

    #TrovareClienti #MarketingGratis #ImpresaBiz #PMI #Networking #SocialMediaMarketing #GoogleMyBusiness #ContentMarketing #CrescitaAziendale #Clienti

    Come Trovare Nuovi Clienti Senza Spendere un Euro Noi di Impresa.biz sappiamo bene che per molte PMI e start-up trovare nuovi clienti può sembrare una sfida complicata, soprattutto quando il budget per il marketing è limitato o assente. Tuttavia, esistono diverse strategie efficaci per acquisire nuovi clienti senza dover investire soldi, ma soltanto tempo, creatività e costanza. Ecco i nostri consigli pratici per ampliare la tua clientela a costo zero. 1. Sfruttare il Passaparola e le Rete di Contatti Il miglior marketing è quello che parte da una raccomandazione. Incentiviamo i nostri clienti soddisfatti a parlarci bene, chiedendo recensioni, testimonianze e segnalazioni. Partecipa a eventi di networking, associazioni di categoria o gruppi locali per ampliare la tua rete di contatti. 2. Utilizzare i Social Media in Modo Strategico Creare contenuti utili e coinvolgenti su Facebook, Instagram, LinkedIn o TikTok può attirare nuovi clienti. Non serve investire in campagne a pagamento se sai come creare post che rispondono ai bisogni del tuo pubblico e interagire attivamente con la community. 3. Collaborazioni e Partnership Allearsi con altre imprese complementari ti permette di raggiungere nuovi clienti senza costi. Organizza eventi congiunti, scambia referenze o proponi offerte incrociate. 4. Ottimizzare la Presenza su Google Registrare la tua attività su Google My Business e curare le recensioni online è fondamentale per farsi trovare gratuitamente dai potenziali clienti locali. Curare la SEO del sito web ti aiuta a posizionarti meglio nei risultati di ricerca organici. 5. Offrire Contenuti di Valore Creare un blog, una newsletter o tutorial gratuiti ti permette di attirare interesse e costruire autorevolezza nel tuo settore. Le persone tendono a rivolgersi a chi offre valore prima ancora di chiedere un preventivo. Noi di Impresa.biz siamo certi che trovare nuovi clienti senza spendere un euro sia possibile, basta adottare le strategie giuste e mantenere un approccio proattivo. Il tempo e l’energia investiti in queste attività saranno il vero capitale per far crescere il tuo business. #TrovareClienti #MarketingGratis #ImpresaBiz #PMI #Networking #SocialMediaMarketing #GoogleMyBusiness #ContentMarketing #CrescitaAziendale #Clienti
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  • Come usare i marketplace per testare un mercato estero prima di investire
    Quando ho deciso di vendere i miei prodotti all’estero, il primo pensiero è stato: da dove comincio senza bruciarmi budget e tempo? La risposta l’ho trovata nei marketplace internazionali.

    Invece di partire subito con sito localizzato, magazzino, customer care e campagne complesse, ho scelto un approccio più snello: usare i marketplace per validare il mercato.

    È stato il modo migliore per capire se c’era davvero domanda, quali prodotti funzionavano, e che tipo di cliente mi aspettava oltre confine. Ecco come ci sono arrivato, passo dopo passo.

    1. Perché partire da un marketplace
    Un marketplace ti dà visibilità immediata, struttura già pronta, e accesso a un pubblico locale. Non serve creare un sito da zero o investire in SEO internazionale.

    Vantaggi chiave:
    -Testi e valute localizzati
    -Logistica (a volte) semplificata
    -Marketing integrato
    -Accesso a migliaia di clienti locali già attivi

    2. Scegliere il marketplace giusto per il tuo settore
    Io ho cominciato vendendo su Amazon.fr e eBay.de. Ma nel tempo ho capito che la scelta deve essere fatta in base al Paese e al tipo di prodotto.

    Ecco come ho selezionato le piattaforme:
    Settore Marketplace ideale Paesi di forza
    Artigianato / design Etsy, Amazon Handmade USA, Francia, UK
    Moda / accessori Zalando Partner, Spartoo, Miinto Germania, Nord Europa
    Home & Garden ManoMano, Wayfair, eBay Francia, Regno Unito, Germania
    Tech / elettronica eBay, BackMarket Francia, Spagna, Polonia
    Tutto (generalista) Amazon, Cdiscount, Kaufland, Fruugo Europa e mercati globali

    Consiglio: prima di iscriverti, guarda se ci sono prodotti simili ai tuoi, che prezzi hanno, e se ci sono recensioni.

    3. Cosa puoi testare davvero
    Nei primi 3 mesi su marketplace esteri ho capito:
    -Quali prodotti funzionavano meglio fuori dall’Italia
    -Quanto erano disposti a pagare i clienti stranieri
    -Che tipo di comunicazione risuonava di più
    -Quali erano i problemi (spedizioni lente, resi, recensioni)
    -Quanto margine avevo dopo commissioni e costi di logistica
    Usa questi dati come base per decidere se aprire un tuo shop locale o no.

    4. Gestione dei costi: non è “gratis”, ma è scalabile
    Ogni marketplace prende una % sulle vendite (dal 10% al 20%) e può avere:
    -Costo fisso mensile (es. Amazon: ~39€/mese)
    -Commissioni su transazioni
    -Costi di logistica (se usi FBA o equivalenti)
    Ma il bello è che paghi solo se vendi. Nessun investimento in advertising o sviluppo preventivo.
    Per me è stato un modo a basso rischio per capire dove valeva la pena investire di più (e dove no).

    5. Ottimizzare schede prodotto e feedback
    Per vendere bene devi curare la scheda prodotto come se fossi sul tuo sito:
    -Titolo chiaro + keyword locali (in lingua)
    -Descrizione adattata, non tradotta
    -Foto professionali (ma realistiche)
    -Prezzo competitivo
    -Politiche di reso e spedizione trasparenti
    E poi: chiedi feedback! Le recensioni nei marketplace sono il tuo passaporto per la fiducia nei mercati stranieri.

    6. Dopo il test: cosa fare se funziona
    Dopo 6 mesi su marketplace esteri avevo dati reali su:
    -Paesi più redditizi
    -Fasce di prezzo preferite
    -Domande frequenti dei clienti
    -Problematiche di logistica e servizio

    Con questi insight ho lanciato:
    -Un sito e-commerce localizzato solo in 2 mercati (Francia e Germania)
    -Ads mirate con messaggi testati
    -Un magazzino doganale in Belgio
    Il test è stato il trampolino per un export digitale solido, mirato e sostenibile.

    Usare i marketplace per testare un mercato estero è una delle mosse più intelligenti che abbia fatto. Non servono grandi budget, ma un metodo e la voglia di imparare dal mercato.

    Partire da lì mi ha permesso di fare scelte consapevoli e internazionalizzare senza bruciarmi.

    #MarketplaceExport #EcommerceInternazionale #TestDiMercato #ExportDigitale #PMIitaliane #VendereAllEstero #AmazonSeller #EtsyItalia #CrossBorderEcommerce #DigitalExport #MadeInItaly

    Come usare i marketplace per testare un mercato estero prima di investire Quando ho deciso di vendere i miei prodotti all’estero, il primo pensiero è stato: da dove comincio senza bruciarmi budget e tempo? La risposta l’ho trovata nei marketplace internazionali. Invece di partire subito con sito localizzato, magazzino, customer care e campagne complesse, ho scelto un approccio più snello: usare i marketplace per validare il mercato. È stato il modo migliore per capire se c’era davvero domanda, quali prodotti funzionavano, e che tipo di cliente mi aspettava oltre confine. Ecco come ci sono arrivato, passo dopo passo. 🔍 1. Perché partire da un marketplace Un marketplace ti dà visibilità immediata, struttura già pronta, e accesso a un pubblico locale. Non serve creare un sito da zero o investire in SEO internazionale. ✅ Vantaggi chiave: -Testi e valute localizzati -Logistica (a volte) semplificata -Marketing integrato -Accesso a migliaia di clienti locali già attivi 🌍 2. Scegliere il marketplace giusto per il tuo settore Io ho cominciato vendendo su Amazon.fr e eBay.de. Ma nel tempo ho capito che la scelta deve essere fatta in base al Paese e al tipo di prodotto. Ecco come ho selezionato le piattaforme: Settore Marketplace ideale Paesi di forza Artigianato / design Etsy, Amazon Handmade USA, Francia, UK Moda / accessori Zalando Partner, Spartoo, Miinto Germania, Nord Europa Home & Garden ManoMano, Wayfair, eBay Francia, Regno Unito, Germania Tech / elettronica eBay, BackMarket Francia, Spagna, Polonia Tutto (generalista) Amazon, Cdiscount, Kaufland, Fruugo Europa e mercati globali 📌 Consiglio: prima di iscriverti, guarda se ci sono prodotti simili ai tuoi, che prezzi hanno, e se ci sono recensioni. 🧪 3. Cosa puoi testare davvero Nei primi 3 mesi su marketplace esteri ho capito: -Quali prodotti funzionavano meglio fuori dall’Italia -Quanto erano disposti a pagare i clienti stranieri -Che tipo di comunicazione risuonava di più -Quali erano i problemi (spedizioni lente, resi, recensioni) -Quanto margine avevo dopo commissioni e costi di logistica 📌 Usa questi dati come base per decidere se aprire un tuo shop locale o no. 💸 4. Gestione dei costi: non è “gratis”, ma è scalabile Ogni marketplace prende una % sulle vendite (dal 10% al 20%) e può avere: -Costo fisso mensile (es. Amazon: ~39€/mese) -Commissioni su transazioni -Costi di logistica (se usi FBA o equivalenti) Ma il bello è che paghi solo se vendi. Nessun investimento in advertising o sviluppo preventivo. 📌 Per me è stato un modo a basso rischio per capire dove valeva la pena investire di più (e dove no). ✍️ 5. Ottimizzare schede prodotto e feedback Per vendere bene devi curare la scheda prodotto come se fossi sul tuo sito: -Titolo chiaro + keyword locali (in lingua) -Descrizione adattata, non tradotta -Foto professionali (ma realistiche) -Prezzo competitivo -Politiche di reso e spedizione trasparenti E poi: chiedi feedback! Le recensioni nei marketplace sono il tuo passaporto per la fiducia nei mercati stranieri. 🛠️ 6. Dopo il test: cosa fare se funziona Dopo 6 mesi su marketplace esteri avevo dati reali su: -Paesi più redditizi -Fasce di prezzo preferite -Domande frequenti dei clienti -Problematiche di logistica e servizio Con questi insight ho lanciato: -Un sito e-commerce localizzato solo in 2 mercati (Francia e Germania) -Ads mirate con messaggi testati -Un magazzino doganale in Belgio 📌 Il test è stato il trampolino per un export digitale solido, mirato e sostenibile. Usare i marketplace per testare un mercato estero è una delle mosse più intelligenti che abbia fatto. Non servono grandi budget, ma un metodo e la voglia di imparare dal mercato. Partire da lì mi ha permesso di fare scelte consapevoli e internazionalizzare senza bruciarmi. #MarketplaceExport #EcommerceInternazionale #TestDiMercato #ExportDigitale #PMIitaliane #VendereAllEstero #AmazonSeller #EtsyItalia #CrossBorderEcommerce #DigitalExport #MadeInItaly
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  • Come negoziare i contratti da influencer senza farsi fregare

    All’inizio della mia carriera da influencer, ho accettato collaborazioni senza fare troppe domande. Bastava che il brand mi piacesse e che il compenso sembrasse "ok".
    Col tempo, però, ho capito che firmare un contratto alla leggera può costare caro: soldi persi, diritti ceduti, richieste extra non previste. Ora ho imparato a negoziare — e non mi faccio più fregare.

    1. Impara a leggere (davvero) il contratto
    Prima firmavo senza leggere tutto. Ora, ogni volta che ricevo una proposta, leggo ogni punto e, se qualcosa non è chiaro, lo chiedo.
    Occhio soprattutto a:
    -Durata della collaborazione

    Diritti di utilizzo dei contenuti (e per quanto tempo)
    -Esclusività: posso collaborare con brand simili?
    -Penali o clausole nascoste
    -Tempi e modalità di pagamento

    2. Mai lavorare “a prestazione” senza accordo scritto
    Anche per una semplice storia Instagram, serve sempre un accordo formale.
    Un’email ben strutturata può bastare, ma quando si tratta di campagne complesse o compensi più alti, pretendo un contratto firmato. È tutela per entrambi.

    3. Dai un valore chiaro al tuo lavoro
    So quanto vale il mio tempo, la mia reach, la mia creatività.
    Quando invio un media kit o un preventivo, lo faccio con sicurezza. E se un brand non ha budget ma vuole “visibilità in cambio”, valuto se davvero è un’opportunità — ma non è più la regola.

    4. Non farti mettere fretta
    Molti brand spingono con frasi tipo “dobbiamo decidere entro oggi”.
    Prenditi il tuo tempo. Leggi con calma, confrontati con un legale se serve.
    La fretta è una trappola.

    5. Tratta sempre: è una negoziazione, non un favore
    Hai il diritto (e il dovere) di negoziare. Se il compenso non ti convince, dillo.
    Se vogliono più contenuti del previsto, chiedi un adeguamento.
    Non è maleducazione, è professionalità.

    6. Fatti aiutare da chi ne capisce
    All’inizio non avevo budget per un legale, ma oggi collaboro con una consulente che mi aiuta a gestire i contratti più complessi.
    Se non puoi permettertelo subito, cerca modelli affidabili o chiedi consiglio a chi ha più esperienza.

    Oggi, ogni contratto che firmo è una conferma del valore che ho costruito come professionista.
    Negoziare non è solo “fare i conti”, è proteggere il proprio tempo, la propria immagine e il proprio futuro.

    E fidati: imparare a dire “no, così non mi va bene” è una delle skill più potenti che ho sviluppato da quando sono passata da creator a imprenditrice.

    #contrattiinfluencer #negoziazione #influencermarketing #professionedigitale #personalbranding #valoreprofessionale #creatorsmart #freelanceitalia #imprenditoriafemminile #brandcollaboration

    Come negoziare i contratti da influencer senza farsi fregare All’inizio della mia carriera da influencer, ho accettato collaborazioni senza fare troppe domande. Bastava che il brand mi piacesse e che il compenso sembrasse "ok". Col tempo, però, ho capito che firmare un contratto alla leggera può costare caro: soldi persi, diritti ceduti, richieste extra non previste. Ora ho imparato a negoziare — e non mi faccio più fregare. 1. Impara a leggere (davvero) il contratto Prima firmavo senza leggere tutto. Ora, ogni volta che ricevo una proposta, leggo ogni punto e, se qualcosa non è chiaro, lo chiedo. Occhio soprattutto a: -Durata della collaborazione Diritti di utilizzo dei contenuti (e per quanto tempo) -Esclusività: posso collaborare con brand simili? -Penali o clausole nascoste -Tempi e modalità di pagamento 2. Mai lavorare “a prestazione” senza accordo scritto Anche per una semplice storia Instagram, serve sempre un accordo formale. Un’email ben strutturata può bastare, ma quando si tratta di campagne complesse o compensi più alti, pretendo un contratto firmato. È tutela per entrambi. 3. Dai un valore chiaro al tuo lavoro So quanto vale il mio tempo, la mia reach, la mia creatività. Quando invio un media kit o un preventivo, lo faccio con sicurezza. E se un brand non ha budget ma vuole “visibilità in cambio”, valuto se davvero è un’opportunità — ma non è più la regola. 4. Non farti mettere fretta Molti brand spingono con frasi tipo “dobbiamo decidere entro oggi”. Prenditi il tuo tempo. Leggi con calma, confrontati con un legale se serve. La fretta è una trappola. 5. Tratta sempre: è una negoziazione, non un favore Hai il diritto (e il dovere) di negoziare. Se il compenso non ti convince, dillo. Se vogliono più contenuti del previsto, chiedi un adeguamento. Non è maleducazione, è professionalità. 6. Fatti aiutare da chi ne capisce All’inizio non avevo budget per un legale, ma oggi collaboro con una consulente che mi aiuta a gestire i contratti più complessi. Se non puoi permettertelo subito, cerca modelli affidabili o chiedi consiglio a chi ha più esperienza. Oggi, ogni contratto che firmo è una conferma del valore che ho costruito come professionista. Negoziare non è solo “fare i conti”, è proteggere il proprio tempo, la propria immagine e il proprio futuro. E fidati: imparare a dire “no, così non mi va bene” è una delle skill più potenti che ho sviluppato da quando sono passata da creator a imprenditrice. #contrattiinfluencer #negoziazione #influencermarketing #professionedigitale #personalbranding #valoreprofessionale #creatorsmart #freelanceitalia #imprenditoriafemminile #brandcollaboration
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  • Creare funnel di vendita integrati ai social media: come trasformare follower in clienti

    Noi di impresa.biz vediamo ogni giorno quanto i social media siano potenti per le PMI, ma troppo spesso vengono usati solo per “esserci”.
    In realtà, se integrati correttamente in un funnel di vendita, possono diventare canali strategici per generare contatti qualificati e vendite reali.

    Cosa intendiamo per funnel di vendita?
    Il funnel di vendita (o customer journey) è il percorso che trasforma un semplice utente in cliente.
    Si articola in 3 fasi principali:

    -Awareness (Consapevolezza) – Le persone scoprono il brand
    -Consideration (Valutazione) – Iniziano a seguirci, interagiscono, si informano
    -Conversion (Azione) – Compiono un’azione: acquisto, richiesta preventivo, iscrizione, ecc.
    Integrare i social media significa sfruttare ogni piattaforma per accompagnare l’utente lungo queste fasi.

    Quali social media usare e come
    Dipende dal nostro target e dal tipo di business.
    Ecco come li usiamo noi nei funnel:
    -Instagram & Facebook: storytelling, dirette, lead magnet, remarketing
    -LinkedIn: contenuti di valore e relazioni B2B
    -TikTok & Reels: awareness veloce e virale, soprattutto per prodotti/servizi visivi
    -YouTube: approfondimenti, testimonianze, tutorial
    -Messenger & WhatsApp Business: contatto diretto e nurturing

    Come costruire un funnel integrato ai social media
    Cattura l’attenzione (TOFU - Top of the Funnel)
    ➤ Contenuti coinvolgenti, problemi del target, emozioni
    ➤ Obiettivo: farci conoscere e iniziare a farci seguire

    Stimola l’interesse (MOFU - Middle of the Funnel)
    ➤ Guide gratuite, webinar, newsletter, post che educano
    ➤ Qui iniziamo a raccogliere lead (con landing page, form, chatbot)

    Spingi alla conversione (BOFU - Bottom of the Funnel)
    ➤ Offerte, testimonianze, garanzie, call to action chiare
    ➤ Usiamo il retargeting su chi ha già interagito

    Fidelizza e trasforma in ambassador
    ➤ Post-vendita, follow-up automatici, contenuti esclusivi per clienti
    ➤ Favoriamo recensioni, condivisioni e passaparola

    Strumenti che consigliamo per l’integrazione
    -Meta Ads Manager per campagne su Facebook/Instagram
    -Leadpages o Mailchimp per creare landing page e gestire le mail
    -CRM (come HubSpot o Brevo) per gestire i contatti e nutrirli
    -Pixel di Meta e Google Tag per il tracciamento e il remarketing
    -Zapier o Make per automatizzare il passaggio di dati tra piattaforme

    Errori da evitare
    Postare senza strategia
    Pensare che i like siano vendite
    Non avere una CTA chiara
    Non tracciare le conversioni
    Non avere un sistema per raccogliere e gestire i contatti

    Integrare i social media in un funnel di vendita significa non lasciare nulla al caso.
    Noi di impresa.biz aiutiamo le imprese a trasformare la visibilità social in risultati concreti, con strategie su misura e strumenti smart.

    #funneldivendita #socialmediafunnel #leadgeneration #marketingdigitale #PMI #impresa.biz #strategiecommerciali #automationmarketing #socialselling #conversionimarketing
    Creare funnel di vendita integrati ai social media: come trasformare follower in clienti Noi di impresa.biz vediamo ogni giorno quanto i social media siano potenti per le PMI, ma troppo spesso vengono usati solo per “esserci”. In realtà, se integrati correttamente in un funnel di vendita, possono diventare canali strategici per generare contatti qualificati e vendite reali. Cosa intendiamo per funnel di vendita? Il funnel di vendita (o customer journey) è il percorso che trasforma un semplice utente in cliente. Si articola in 3 fasi principali: -Awareness (Consapevolezza) – Le persone scoprono il brand -Consideration (Valutazione) – Iniziano a seguirci, interagiscono, si informano -Conversion (Azione) – Compiono un’azione: acquisto, richiesta preventivo, iscrizione, ecc. 💡 Integrare i social media significa sfruttare ogni piattaforma per accompagnare l’utente lungo queste fasi. Quali social media usare e come Dipende dal nostro target e dal tipo di business. Ecco come li usiamo noi nei funnel: -Instagram & Facebook: storytelling, dirette, lead magnet, remarketing -LinkedIn: contenuti di valore e relazioni B2B -TikTok & Reels: awareness veloce e virale, soprattutto per prodotti/servizi visivi -YouTube: approfondimenti, testimonianze, tutorial -Messenger & WhatsApp Business: contatto diretto e nurturing Come costruire un funnel integrato ai social media Cattura l’attenzione (TOFU - Top of the Funnel) ➤ Contenuti coinvolgenti, problemi del target, emozioni ➤ Obiettivo: farci conoscere e iniziare a farci seguire Stimola l’interesse (MOFU - Middle of the Funnel) ➤ Guide gratuite, webinar, newsletter, post che educano ➤ Qui iniziamo a raccogliere lead (con landing page, form, chatbot) Spingi alla conversione (BOFU - Bottom of the Funnel) ➤ Offerte, testimonianze, garanzie, call to action chiare ➤ Usiamo il retargeting su chi ha già interagito Fidelizza e trasforma in ambassador ➤ Post-vendita, follow-up automatici, contenuti esclusivi per clienti ➤ Favoriamo recensioni, condivisioni e passaparola Strumenti che consigliamo per l’integrazione -Meta Ads Manager per campagne su Facebook/Instagram -Leadpages o Mailchimp per creare landing page e gestire le mail -CRM (come HubSpot o Brevo) per gestire i contatti e nutrirli -Pixel di Meta e Google Tag per il tracciamento e il remarketing -Zapier o Make per automatizzare il passaggio di dati tra piattaforme Errori da evitare ❌ Postare senza strategia ❌ Pensare che i like siano vendite ❌ Non avere una CTA chiara ❌ Non tracciare le conversioni ❌ Non avere un sistema per raccogliere e gestire i contatti Integrare i social media in un funnel di vendita significa non lasciare nulla al caso. Noi di impresa.biz aiutiamo le imprese a trasformare la visibilità social in risultati concreti, con strategie su misura e strumenti smart. #funneldivendita #socialmediafunnel #leadgeneration #marketingdigitale #PMI #impresa.biz #strategiecommerciali #automationmarketing #socialselling #conversionimarketing
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  • Quando e come rivolgersi a un consulente: il supporto giusto al momento giusto

    Noi di impresa.biz sappiamo bene che gestire un’impresa, soprattutto una PMI, è una sfida continua. Ci sono momenti in cui la competenza interna non basta, e rivolgersi a un consulente esterno può fare la differenza tra successo e difficoltà.

    Quando è il momento giusto per chiamare un consulente?
    Affrontare nuove sfide o cambiamenti: ad esempio, avviare un progetto di digitalizzazione, entrare in un nuovo mercato, o gestire una crisi.

    Mancanza di competenze specifiche: se in azienda non ci sono le -competenze tecniche o strategiche necessarie per prendere decisioni informate.
    -Crescita rapida o ristrutturazione: per organizzare processi, gestire il personale o ottimizzare risorse.
    -Problemi finanziari o legali: per gestire debiti, contratti, o adeguarsi a normative complesse.
    -Ottimizzazione di processi e costi: per migliorare efficienza e competitività.
    -Supporto in innovazione e marketing: per sfruttare al meglio strumenti digitali, strategie di vendita e comunicazione.

    Come scegliere il consulente giusto?
    -Esperienza e specializzazione: deve conoscere bene il settore e la problematica specifica.
    -Referenze e casi concreti: chiedere esempi di progetti simili già seguiti.
    -Approccio pratico e collaborativo: un buon consulente lavora insieme al team, non impone soluzioni dall’alto.
    -Trasparenza su costi e tempi: meglio un preventivo chiaro e obiettivi condivisi.
    -Affidabilità e comunicazione: serve un rapporto di fiducia e dialogo costante.

    Come lavoriamo noi di impresa.biz con le PMI
    Noi crediamo che il valore del consulente stia nella personalizzazione e nell’ascolto.
    Partiamo sempre da un’analisi approfondita della situazione, coinvolgendo i protagonisti aziendali, per poi costruire un percorso su misura, pratico e orientato ai risultati.

    Cosa aspettarsi da una collaborazione con un consulente
    -Un’analisi chiara e obiettiva
    -Soluzioni concrete e sostenibili
    -Formazione e trasferimento di competenze
    -Supporto nel cambiamento e nella gestione del progetto
    -Monitoraggio e aggiustamenti nel tempo

    Rivolgersi a un consulente non è un segno di debolezza, ma una scelta strategica.
    Noi di impresa.biz consigliamo di farlo al momento giusto e con il partner giusto, per trasformare le sfide in opportunità di crescita.

    #consulenzaaziendale #PMI #strategia #supportoimpresa #impresa.biz #digitalizzazione #gestionecrisi #ottimizzazioneprocessi #formazioneaziendale #businessgrowth
    Quando e come rivolgersi a un consulente: il supporto giusto al momento giusto Noi di impresa.biz sappiamo bene che gestire un’impresa, soprattutto una PMI, è una sfida continua. Ci sono momenti in cui la competenza interna non basta, e rivolgersi a un consulente esterno può fare la differenza tra successo e difficoltà. Quando è il momento giusto per chiamare un consulente? Affrontare nuove sfide o cambiamenti: ad esempio, avviare un progetto di digitalizzazione, entrare in un nuovo mercato, o gestire una crisi. Mancanza di competenze specifiche: se in azienda non ci sono le -competenze tecniche o strategiche necessarie per prendere decisioni informate. -Crescita rapida o ristrutturazione: per organizzare processi, gestire il personale o ottimizzare risorse. -Problemi finanziari o legali: per gestire debiti, contratti, o adeguarsi a normative complesse. -Ottimizzazione di processi e costi: per migliorare efficienza e competitività. -Supporto in innovazione e marketing: per sfruttare al meglio strumenti digitali, strategie di vendita e comunicazione. Come scegliere il consulente giusto? -Esperienza e specializzazione: deve conoscere bene il settore e la problematica specifica. -Referenze e casi concreti: chiedere esempi di progetti simili già seguiti. -Approccio pratico e collaborativo: un buon consulente lavora insieme al team, non impone soluzioni dall’alto. -Trasparenza su costi e tempi: meglio un preventivo chiaro e obiettivi condivisi. -Affidabilità e comunicazione: serve un rapporto di fiducia e dialogo costante. Come lavoriamo noi di impresa.biz con le PMI Noi crediamo che il valore del consulente stia nella personalizzazione e nell’ascolto. Partiamo sempre da un’analisi approfondita della situazione, coinvolgendo i protagonisti aziendali, per poi costruire un percorso su misura, pratico e orientato ai risultati. Cosa aspettarsi da una collaborazione con un consulente -Un’analisi chiara e obiettiva -Soluzioni concrete e sostenibili -Formazione e trasferimento di competenze -Supporto nel cambiamento e nella gestione del progetto -Monitoraggio e aggiustamenti nel tempo Rivolgersi a un consulente non è un segno di debolezza, ma una scelta strategica. Noi di impresa.biz consigliamo di farlo al momento giusto e con il partner giusto, per trasformare le sfide in opportunità di crescita. #consulenzaaziendale #PMI #strategia #supportoimpresa #impresa.biz #digitalizzazione #gestionecrisi #ottimizzazioneprocessi #formazioneaziendale #businessgrowth
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  • Come evitare la liquidazione: strumenti legali e finanziari

    In impresa.biz assistiamo spesso imprenditori che si trovano davanti a una situazione delicata: la prospettiva della liquidazione. Ma liquidare l’azienda non è l’unica strada possibile.
    Con un intervento tempestivo e mirato, esistono diversi strumenti legali e finanziari che permettono di ristrutturare la situazione, tutelare il valore e provare a rilanciare l’impresa.

    Perché intervenire prima della liquidazione?
    La liquidazione spesso arriva come ultima soluzione quando il debito diventa insostenibile e le perdite continue erodono il patrimonio.
    Noi di impresa.biz crediamo che prima si agisce, meglio è: intervenire per tempo significa aumentare le probabilità di salvezza e preservare clienti, fornitori, occupazione e valore.

    Gli strumenti legali per evitare la liquidazione
    Accordo di ristrutturazione dei debiti (ex art. 182-bis L.F.)
    Uno strumento previsto per negoziare con i creditori un piano di rientro che permetta di evitare il fallimento o la liquidazione.

    -Permette di bloccare azioni esecutive
    -Richiede la certificazione di un professionista sulla fattibilità

    Piano attestato di risanamento (ex art. 67 L.F., comma 3, lett. d)
    Un documento che illustra come l’azienda intende superare la crisi, con una prospettiva di continuità.

    -Deve essere attestato da un professionista indipendente
    -Protegge da azioni esecutive durante l’esecuzione del piano

    Concordato preventivo
    Una procedura più strutturata che consente di riorganizzare il debito e la gestione, evitando il fallimento.

    -Richiede il consenso della maggioranza dei creditori
    -Può prevedere ristrutturazioni, dilazioni e riduzioni del debito

    Strumenti finanziari per la continuità
    Rinegoziazione e consolidamento del debito
    Proponiamo piani di pagamento più sostenibili, magari con allungamento delle scadenze o riduzione degli interessi.

    Finanza alternativa
    Accesso a strumenti come minibond, crowdfunding o factoring evoluto per migliorare liquidità senza ricorrere a prestiti bancari tradizionali.

    Aumento di capitale o ingresso di nuovi soci
    Rafforzare la struttura patrimoniale per ridurre l’indebitamento e finanziare la ripresa.

    Azioni operative da non sottovalutare
    -Analisi della situazione economico-finanziaria in tempo reale
    -Revisione del modello di business e riduzione dei costi
    -Miglioramento della gestione del magazzino e dei crediti
    -Comunicazione trasparente con stakeholder chiave (banche, fornitori, dipendenti)

    Il nostro consiglio finale
    Noi di impresa.biz sosteniamo che la liquidazione può spesso essere evitata se si agisce in modo tempestivo, con una strategia chiara e affidandosi a professionisti esperti.
    L’obiettivo è sempre tutelare il valore creato e dare all’azienda una seconda possibilità.

    Vuoi una consulenza su misura?
    Possiamo aiutarti a:
    -Diagnostica finanziaria rapida
    -Preparazione di piani di ristrutturazione legale e finanziaria
    -Negoziazione con creditori e banche
    -Supporto nella comunicazione e gestione della crisi

    Contattaci: intervenire prima fa la differenza.

    #Liquidazione #CrisiAziendale #ImpresaBiz #RistrutturazioneDebito #Turnaround #FinanzaAziendale #ConsulenzaLegale #GestioneCrisi #PMI #StrumentiLegali #PianiDiRisanamento
    Come evitare la liquidazione: strumenti legali e finanziari In impresa.biz assistiamo spesso imprenditori che si trovano davanti a una situazione delicata: la prospettiva della liquidazione. Ma liquidare l’azienda non è l’unica strada possibile. Con un intervento tempestivo e mirato, esistono diversi strumenti legali e finanziari che permettono di ristrutturare la situazione, tutelare il valore e provare a rilanciare l’impresa. 📌 Perché intervenire prima della liquidazione? La liquidazione spesso arriva come ultima soluzione quando il debito diventa insostenibile e le perdite continue erodono il patrimonio. Noi di impresa.biz crediamo che prima si agisce, meglio è: intervenire per tempo significa aumentare le probabilità di salvezza e preservare clienti, fornitori, occupazione e valore. 🛠️ Gli strumenti legali per evitare la liquidazione Accordo di ristrutturazione dei debiti (ex art. 182-bis L.F.) Uno strumento previsto per negoziare con i creditori un piano di rientro che permetta di evitare il fallimento o la liquidazione. -Permette di bloccare azioni esecutive -Richiede la certificazione di un professionista sulla fattibilità Piano attestato di risanamento (ex art. 67 L.F., comma 3, lett. d) Un documento che illustra come l’azienda intende superare la crisi, con una prospettiva di continuità. -Deve essere attestato da un professionista indipendente -Protegge da azioni esecutive durante l’esecuzione del piano Concordato preventivo Una procedura più strutturata che consente di riorganizzare il debito e la gestione, evitando il fallimento. -Richiede il consenso della maggioranza dei creditori -Può prevedere ristrutturazioni, dilazioni e riduzioni del debito 💰 Strumenti finanziari per la continuità Rinegoziazione e consolidamento del debito Proponiamo piani di pagamento più sostenibili, magari con allungamento delle scadenze o riduzione degli interessi. Finanza alternativa Accesso a strumenti come minibond, crowdfunding o factoring evoluto per migliorare liquidità senza ricorrere a prestiti bancari tradizionali. Aumento di capitale o ingresso di nuovi soci Rafforzare la struttura patrimoniale per ridurre l’indebitamento e finanziare la ripresa. ⚙️ Azioni operative da non sottovalutare -Analisi della situazione economico-finanziaria in tempo reale -Revisione del modello di business e riduzione dei costi -Miglioramento della gestione del magazzino e dei crediti -Comunicazione trasparente con stakeholder chiave (banche, fornitori, dipendenti) Il nostro consiglio finale Noi di impresa.biz sosteniamo che la liquidazione può spesso essere evitata se si agisce in modo tempestivo, con una strategia chiara e affidandosi a professionisti esperti. L’obiettivo è sempre tutelare il valore creato e dare all’azienda una seconda possibilità. Vuoi una consulenza su misura? Possiamo aiutarti a: -Diagnostica finanziaria rapida -Preparazione di piani di ristrutturazione legale e finanziaria -Negoziazione con creditori e banche -Supporto nella comunicazione e gestione della crisi Contattaci: intervenire prima fa la differenza. #Liquidazione #CrisiAziendale #ImpresaBiz #RistrutturazioneDebito #Turnaround #FinanzaAziendale #ConsulenzaLegale #GestioneCrisi #PMI #StrumentiLegali #PianiDiRisanamento
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  • Come sto internazionalizzando il mio e-commerce (e cosa avrei voluto sapere prima)

    Quando ho deciso di aprirmi ai mercati esteri con il mio e-commerce, pensavo che bastasse tradurre il sito in inglese e attivare la spedizione internazionale. Mi sbagliavo.
    Internazionalizzare non significa solo vendere fuori dall’Italia. Significa adattare il proprio business a contesti, normative e aspettative completamente diverse. Dopo errori, correzioni e qualche bella soddisfazione, oggi posso dire che vendere all’estero è una delle mosse migliori che abbia fatto.

    1. Da dove sono partito (e perché)
    Mi sono reso conto che alcuni prodotti che vendevo avevano più potenziale all’estero che in Italia. Ho cominciato a ricevere visite dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna… ma non convertivano.

    Il primo passo? Localizzazione. Non solo la traduzione, ma adattamento culturale, legale e commerciale.

    2. Tradurre? No: localizzare
    Il sito l’ho tradotto in inglese, tedesco e francese, ma ho fatto anche questo:
    -Prezzi in valuta locale
    -Traduzioni fatte da professionisti madrelingua, non da Google Translate
    -Descrizioni prodotto adattate al linguaggio di quel mercato
    -Immagini diverse, più adatte ai gusti locali

    Risultato: tasso di conversione migliorato del 30% nei mercati esteri

    3. Aspetti fiscali: l’IVA e il regime OSS
    Uno dei punti più critici è stato capire come gestire l’IVA in Europa.

    Dal 1° luglio 2021 esiste il regime OSS (One Stop Shop). L’ho attivato tramite l’Agenzia delle Entrate. Questo mi permette di:
    -Evitare di aprire una partita IVA in ogni Paese
    -Raccogliere e versare l’IVA UE in modo centralizzato
    -Essere in regola con le soglie di vendita all’estero

    Occhio: se usi magazzini Amazon (es. FBA) in altri Paesi, puoi dover aprire partite IVA locali anche se sei in OSS.

    4. Logistica: meglio spedire da qui o appoggiarsi a un hub?
    All’inizio ho gestito tutto dall’Italia. Poi ho testato:
    -Magazzini terzi in Germania (per l’UE centrale)
    -Servizi tipo BigBuy, CJDropshipping, Printful per abbattere i tempi
    -Spedizioni con tracking internazionale e preventivo doganale chiaro
    Ho capito che il cliente estero vuole spedizioni rapide e senza sorprese. Altrimenti... abbandona il carrello.

    5. Customer care e resi: più complessi, ma gestibili
    Internazionalizzare significa anche offrire assistenza in più lingue.

    Io ho fatto così:
    -Attivato un helpdesk multilingua con risposte automatiche personalizzate
    -Centralizzato i resi con un hub in Italia, usando etichette di reso prepagate
    -Comunicato termini di consegna e costi doganali in modo chiaro e trasparente

    6. Promozione internazionale: SEO e marketplace locali
    Per farmi trovare, ho lavorato su:
    -SEO internazionale con dominio unico e struttura multilingua
    -Annunci su Google Shopping e Meta Ads segmentati per paese
    -Ingresso nei marketplace locali (Cdiscount in Francia, ePrice in Italia, Kaufland in Germania)
    Il primo anno ho aumentato il fatturato del 40% grazie al traffico estero.

    Cosa consiglio a chi vuole iniziare
    Parti da 1-2 Paesi, non da tutti insieme
    Usa strumenti integrati per gestire lingue, valute, IVA, logistica
    Non improvvisare sulla parte fiscale: l’OSS è comodo ma non risolve tutto
    Investi in traduzione vera, assistenza clienti, e automatismi
    Tratta ogni nuovo mercato come un nuovo lancio, non una copia del sito italiano

    Internazionalizzare è un progetto, non un “plus”
    Aprirsi all’estero richiede tempo, budget, strumenti e strategia. Ma se lo fai bene, scali davvero. Io lo sto facendo passo dopo passo, e ogni nuovo Paese è un’opportunità concreta di crescita.

    #ecommerce #internazionalizzazione #vendereallestero #ivaoss #logistica #spedizioniinternazionali #multilingua #dropshipping #marketplace #espansione #scalabilità #digitalexport

    🌍 Come sto internazionalizzando il mio e-commerce (e cosa avrei voluto sapere prima) Quando ho deciso di aprirmi ai mercati esteri con il mio e-commerce, pensavo che bastasse tradurre il sito in inglese e attivare la spedizione internazionale. Mi sbagliavo. Internazionalizzare non significa solo vendere fuori dall’Italia. Significa adattare il proprio business a contesti, normative e aspettative completamente diverse. Dopo errori, correzioni e qualche bella soddisfazione, oggi posso dire che vendere all’estero è una delle mosse migliori che abbia fatto. 1. Da dove sono partito (e perché) Mi sono reso conto che alcuni prodotti che vendevo avevano più potenziale all’estero che in Italia. Ho cominciato a ricevere visite dalla Germania, dalla Francia, dalla Spagna… ma non convertivano. Il primo passo? Localizzazione. Non solo la traduzione, ma adattamento culturale, legale e commerciale. 2. Tradurre? No: localizzare Il sito l’ho tradotto in inglese, tedesco e francese, ma ho fatto anche questo: -Prezzi in valuta locale -Traduzioni fatte da professionisti madrelingua, non da Google Translate -Descrizioni prodotto adattate al linguaggio di quel mercato -Immagini diverse, più adatte ai gusti locali ➡️ Risultato: tasso di conversione migliorato del 30% nei mercati esteri 3. Aspetti fiscali: l’IVA e il regime OSS Uno dei punti più critici è stato capire come gestire l’IVA in Europa. Dal 1° luglio 2021 esiste il regime OSS (One Stop Shop). L’ho attivato tramite l’Agenzia delle Entrate. Questo mi permette di: -Evitare di aprire una partita IVA in ogni Paese -Raccogliere e versare l’IVA UE in modo centralizzato -Essere in regola con le soglie di vendita all’estero ⚠️ Occhio: se usi magazzini Amazon (es. FBA) in altri Paesi, puoi dover aprire partite IVA locali anche se sei in OSS. 4. Logistica: meglio spedire da qui o appoggiarsi a un hub? All’inizio ho gestito tutto dall’Italia. Poi ho testato: -Magazzini terzi in Germania (per l’UE centrale) -Servizi tipo BigBuy, CJDropshipping, Printful per abbattere i tempi -Spedizioni con tracking internazionale e preventivo doganale chiaro Ho capito che il cliente estero vuole spedizioni rapide e senza sorprese. Altrimenti... abbandona il carrello. 5. Customer care e resi: più complessi, ma gestibili Internazionalizzare significa anche offrire assistenza in più lingue. Io ho fatto così: -Attivato un helpdesk multilingua con risposte automatiche personalizzate -Centralizzato i resi con un hub in Italia, usando etichette di reso prepagate -Comunicato termini di consegna e costi doganali in modo chiaro e trasparente 6. Promozione internazionale: SEO e marketplace locali Per farmi trovare, ho lavorato su: -SEO internazionale con dominio unico e struttura multilingua -Annunci su Google Shopping e Meta Ads segmentati per paese -Ingresso nei marketplace locali (Cdiscount in Francia, ePrice in Italia, Kaufland in Germania) 📈 Il primo anno ho aumentato il fatturato del 40% grazie al traffico estero. 📌 Cosa consiglio a chi vuole iniziare ✅ Parti da 1-2 Paesi, non da tutti insieme ✅ Usa strumenti integrati per gestire lingue, valute, IVA, logistica ✅ Non improvvisare sulla parte fiscale: l’OSS è comodo ma non risolve tutto ✅ Investi in traduzione vera, assistenza clienti, e automatismi ✅ Tratta ogni nuovo mercato come un nuovo lancio, non una copia del sito italiano 🌐 Internazionalizzare è un progetto, non un “plus” Aprirsi all’estero richiede tempo, budget, strumenti e strategia. Ma se lo fai bene, scali davvero. Io lo sto facendo passo dopo passo, e ogni nuovo Paese è un’opportunità concreta di crescita. #ecommerce #internazionalizzazione #vendereallestero #ivaoss #logistica #spedizioniinternazionali #multilingua #dropshipping #marketplace #espansione #scalabilità #digitalexport
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  • Privacy Policy e gestione dei cookie: come ho messo in regola il mio e-commerce (senza impazzire)

    Quando ho avviato il mio e-commerce, mi sono subito reso conto che la privacy degli utenti non è solo una questione legale, ma anche una questione di fiducia. Ho quindi deciso di affrontare seriamente gli adempimenti relativi alla Privacy Policy e alla gestione dei cookie, seguendo le normative italiane ed europee.

    1. Privacy Policy: trasparenza e completezza
    La Privacy Policy è il documento che informa gli utenti su come vengono trattati i loro dati personali. Ho redatto la mia seguendo le indicazioni dell'articolo 13 del GDPR, includendo:

    -Identità e contatti del titolare del trattamento: ho indicato chiaramente chi è responsabile del trattamento dei dati.
    -Finalità del trattamento: ho specificato perché raccolgo i dati (es. gestione ordini, marketing).
    -Base giuridica del trattamento: ho chiarito su quale base legale si fonda il trattamento (es. esecuzione di un contratto, consenso).
    -Destinatari dei dati: ho indicato a chi possono essere comunicati i dati.
    -Periodo di conservazione: ho specificato per quanto tempo conservo i dati.
    -Diritti degli utenti: ho informato gli utenti sui loro diritti (accesso, rettifica, cancellazione, ecc.).
    -Trasferimenti internazionali: ho indicato se i dati vengono trasferiti fuori dall'UE.
    -Profilazione: ho descritto eventuali attività di profilazione effettuate.

    2. Cookie Policy: chiarezza e consenso
    Per quanto riguarda i cookie, ho seguito le linee guida del Garante per la protezione dei dati personali, in vigore dal 10 gennaio 2022. Le principali azioni intraprese sono state:

    -Cookie banner: ho implementato un banner che appare alla prima visita dell'utente, con pulsanti chiari per accettare o rifiutare i cookie non tecnici.
    -Consenso esplicito: ho ottenuto il consenso esplicito dell'utente prima di installare cookie non essenziali, come quelli di profilazione.
    -Preferenze modificabili: ho consentito agli utenti di modificare le loro preferenze sui cookie in qualsiasi momento.
    -Blocco preventivo: ho bloccato l'installazione di cookie non essenziali fino all'ottenimento del consenso.
    -Prova del consenso: ho implementato un sistema per registrare e conservare la prova del consenso, come richiesto dal GDPR.

    3. Strumenti utilizzati
    Per facilitare la gestione della privacy e dei cookie, mi sono avvalso di strumenti come Iubenda e Cookiebot, che offrono soluzioni conformi al GDPR e alla Cookie Law, semplificando la generazione di documenti legali e la gestione del consenso degli utenti.

    4. Conformità e aggiornamenti
    Ho regolarmente aggiornato la Privacy Policy e la Cookie Policy per riflettere eventuali modifiche nelle normative o nelle pratiche aziendali. Inoltre, ho monitorato le comunicazioni del Garante per garantire che il mio e-commerce fosse sempre conforme alle normative vigenti.

    Se anche tu gestisci un e-commerce, ti consiglio di dedicare tempo e attenzione alla gestione della privacy e dei cookie. Non si tratta solo di evitare sanzioni, ma di costruire una relazione di fiducia con i tuoi utenti.

    #ecommerce #privacy #GDPR #cookiepolicy #consenso #trasparenza #protezione #dirittidegliutenti #conformit\u00e0 #digitalbusiness #legale #adeguamento

    Privacy Policy e gestione dei cookie: come ho messo in regola il mio e-commerce (senza impazzire) Quando ho avviato il mio e-commerce, mi sono subito reso conto che la privacy degli utenti non è solo una questione legale, ma anche una questione di fiducia. Ho quindi deciso di affrontare seriamente gli adempimenti relativi alla Privacy Policy e alla gestione dei cookie, seguendo le normative italiane ed europee. 1. Privacy Policy: trasparenza e completezza La Privacy Policy è il documento che informa gli utenti su come vengono trattati i loro dati personali. Ho redatto la mia seguendo le indicazioni dell'articolo 13 del GDPR, includendo: -Identità e contatti del titolare del trattamento: ho indicato chiaramente chi è responsabile del trattamento dei dati. -Finalità del trattamento: ho specificato perché raccolgo i dati (es. gestione ordini, marketing). -Base giuridica del trattamento: ho chiarito su quale base legale si fonda il trattamento (es. esecuzione di un contratto, consenso). -Destinatari dei dati: ho indicato a chi possono essere comunicati i dati. -Periodo di conservazione: ho specificato per quanto tempo conservo i dati. -Diritti degli utenti: ho informato gli utenti sui loro diritti (accesso, rettifica, cancellazione, ecc.). -Trasferimenti internazionali: ho indicato se i dati vengono trasferiti fuori dall'UE. -Profilazione: ho descritto eventuali attività di profilazione effettuate. 2. Cookie Policy: chiarezza e consenso Per quanto riguarda i cookie, ho seguito le linee guida del Garante per la protezione dei dati personali, in vigore dal 10 gennaio 2022. Le principali azioni intraprese sono state: -Cookie banner: ho implementato un banner che appare alla prima visita dell'utente, con pulsanti chiari per accettare o rifiutare i cookie non tecnici. -Consenso esplicito: ho ottenuto il consenso esplicito dell'utente prima di installare cookie non essenziali, come quelli di profilazione. -Preferenze modificabili: ho consentito agli utenti di modificare le loro preferenze sui cookie in qualsiasi momento. -Blocco preventivo: ho bloccato l'installazione di cookie non essenziali fino all'ottenimento del consenso. -Prova del consenso: ho implementato un sistema per registrare e conservare la prova del consenso, come richiesto dal GDPR. 3. Strumenti utilizzati Per facilitare la gestione della privacy e dei cookie, mi sono avvalso di strumenti come Iubenda e Cookiebot, che offrono soluzioni conformi al GDPR e alla Cookie Law, semplificando la generazione di documenti legali e la gestione del consenso degli utenti. 4. Conformità e aggiornamenti Ho regolarmente aggiornato la Privacy Policy e la Cookie Policy per riflettere eventuali modifiche nelle normative o nelle pratiche aziendali. Inoltre, ho monitorato le comunicazioni del Garante per garantire che il mio e-commerce fosse sempre conforme alle normative vigenti. Se anche tu gestisci un e-commerce, ti consiglio di dedicare tempo e attenzione alla gestione della privacy e dei cookie. Non si tratta solo di evitare sanzioni, ma di costruire una relazione di fiducia con i tuoi utenti. #ecommerce #privacy #GDPR #cookiepolicy #consenso #trasparenza #protezione #dirittidegliutenti #conformit\u00e0 #digitalbusiness #legale #adeguamento
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  • Come creare contenuti che vendono, non solo che piacciono
    Negli ultimi anni abbiamo imparato a comunicare di più e meglio. Abbiamo aperto pagine social, creato newsletter, aggiornato siti web. Ma c’è una domanda che dovremmo porci più spesso: i nostri contenuti stanno davvero aiutando a vendere o si limitano a raccogliere like?

    Perché sì, è bello vedere un post con tanti cuoricini o commenti entusiasti. Ma se alla fine della fiera non genera contatti, richieste o vendite… abbiamo solo intrattenuto, non convertito.

    La differenza tra attenzione e azione
    La sfida oggi non è solo catturare l’attenzione: è trasformare quell’attenzione in interesse concreto e poi in acquisto. I contenuti che funzionano davvero sono quelli che parlano al cliente giusto, nel momento giusto, con il messaggio giusto. Non basta piacere: dobbiamo essere utili, rilevanti e persuasivi.

    Cosa rende un contenuto “vendibile”?
    Abbiamo individuato alcune caratteristiche chiave che rendono un contenuto capace non solo di attirare, ma anche di guidare alla conversione:
    -Parla al bisogno, non solo al gusto: chi legge deve riconoscersi nel problema e intuire subito il valore della soluzione che offriamo.
    -Usa la prova sociale: recensioni, testimonianze, numeri reali. Le persone si fidano di chi è già passato da dove sono loro ora.
    -Inserisce call to action chiare: “Scopri di più”, “Richiedi un preventivo”, “Contattaci oggi”. Se non diciamo cosa fare dopo… non lo faranno.
    -È coerente con l’obiettivo commerciale: ogni contenuto deve avere un ruolo nel percorso del cliente: informare, coinvolgere, convincere o far agire.
    -Rispetta il tono del brand, ma con un pizzico di urgenza: chi legge deve sentire che il momento di agire è ora, non domani.

    I contenuti “belli” non bastano
    Un video ben girato, un carosello curato o un copy spiritoso possono anche diventare virali. Ma se non portano traffico qualificato, contatti o richieste, non stanno lavorando per il business. Noi PMI non possiamo permetterci di investire tempo e risorse solo per fare branding: ogni contenuto deve avere un ritorno, anche nel medio-lungo periodo.

    La strategia prima di tutto
    Per creare contenuti che vendono, dobbiamo partire da una strategia chiara:
    -Conoscere il nostro pubblico: quali sono i suoi problemi, dubbi, desideri?
    -Mappare il customer journey: quali contenuti servono nei diversi momenti del processo d’acquisto?
    -Misurare i risultati: non solo visualizzazioni, ma tasso di clic, tempo speso, richieste generate.

    Noi imprenditori dobbiamo smettere di creare contenuti solo “per esserci” o “perché si usa fare così”. Ogni contenuto deve essere un passo verso un obiettivo concreto. Piacere è un mezzo. Vendere è il fine. E con il giusto equilibrio tra creatività, strategia e dati, possiamo fare entrambe le cose.

    #ContentMarketing #VenditeOnline #StrategiaDigitale #PMI #ContenutiEfficaci #MarketingCheFunziona #LeadGeneration #Copywriting #SocialMediaStrategy #ComunicazioneCheConvince

    Come creare contenuti che vendono, non solo che piacciono Negli ultimi anni abbiamo imparato a comunicare di più e meglio. Abbiamo aperto pagine social, creato newsletter, aggiornato siti web. Ma c’è una domanda che dovremmo porci più spesso: i nostri contenuti stanno davvero aiutando a vendere o si limitano a raccogliere like? Perché sì, è bello vedere un post con tanti cuoricini o commenti entusiasti. Ma se alla fine della fiera non genera contatti, richieste o vendite… abbiamo solo intrattenuto, non convertito. La differenza tra attenzione e azione La sfida oggi non è solo catturare l’attenzione: è trasformare quell’attenzione in interesse concreto e poi in acquisto. I contenuti che funzionano davvero sono quelli che parlano al cliente giusto, nel momento giusto, con il messaggio giusto. Non basta piacere: dobbiamo essere utili, rilevanti e persuasivi. Cosa rende un contenuto “vendibile”? Abbiamo individuato alcune caratteristiche chiave che rendono un contenuto capace non solo di attirare, ma anche di guidare alla conversione: -Parla al bisogno, non solo al gusto: chi legge deve riconoscersi nel problema e intuire subito il valore della soluzione che offriamo. -Usa la prova sociale: recensioni, testimonianze, numeri reali. Le persone si fidano di chi è già passato da dove sono loro ora. -Inserisce call to action chiare: “Scopri di più”, “Richiedi un preventivo”, “Contattaci oggi”. Se non diciamo cosa fare dopo… non lo faranno. -È coerente con l’obiettivo commerciale: ogni contenuto deve avere un ruolo nel percorso del cliente: informare, coinvolgere, convincere o far agire. -Rispetta il tono del brand, ma con un pizzico di urgenza: chi legge deve sentire che il momento di agire è ora, non domani. I contenuti “belli” non bastano Un video ben girato, un carosello curato o un copy spiritoso possono anche diventare virali. Ma se non portano traffico qualificato, contatti o richieste, non stanno lavorando per il business. Noi PMI non possiamo permetterci di investire tempo e risorse solo per fare branding: ogni contenuto deve avere un ritorno, anche nel medio-lungo periodo. La strategia prima di tutto Per creare contenuti che vendono, dobbiamo partire da una strategia chiara: -Conoscere il nostro pubblico: quali sono i suoi problemi, dubbi, desideri? -Mappare il customer journey: quali contenuti servono nei diversi momenti del processo d’acquisto? -Misurare i risultati: non solo visualizzazioni, ma tasso di clic, tempo speso, richieste generate. Noi imprenditori dobbiamo smettere di creare contenuti solo “per esserci” o “perché si usa fare così”. Ogni contenuto deve essere un passo verso un obiettivo concreto. Piacere è un mezzo. Vendere è il fine. E con il giusto equilibrio tra creatività, strategia e dati, possiamo fare entrambe le cose. #ContentMarketing #VenditeOnline #StrategiaDigitale #PMI #ContenutiEfficaci #MarketingCheFunziona #LeadGeneration #Copywriting #SocialMediaStrategy #ComunicazioneCheConvince
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