• La digitalizzazione come motore di internazionalizzazione per le imprese

    Se c’è una cosa che ho imparato nel mio percorso da imprenditrice digitale, è che oggi la crescita non ha più confini geografici.
    Grazie alla digitalizzazione, anche una piccola impresa locale può iniziare a vendere all’estero, dialogare con clienti internazionali e aprirsi a mercati che fino a ieri sembravano inaccessibili.

    Non è facile, ma è possibile. E può fare la differenza.

    1. Presenza online = visibilità globale
    La prima cosa che ho fatto è stata rendere il mio brand visibile online in modo professionale.
    Un sito multilingua, un e-commerce ben strutturato, una comunicazione digitale chiara e coerente mi hanno permesso di essere trovata anche da chi vive a migliaia di chilometri di distanza.

    2. Strumenti digitali per abbattere le distanze
    Oggi abbiamo strumenti per gestire clienti, spedizioni, pagamenti e assistenza in modo completamente digitale.
    Piattaforme di marketplace internazionali, CRM, logistica smart e traduttori automatici: la tecnologia ci mette tutto a disposizione, dobbiamo solo imparare a usarla bene.

    3. Analisi dei dati per capire i nuovi mercati
    I dati digitali mi hanno permesso di individuare i mercati più interessati ai miei prodotti, capire comportamenti di acquisto e abitudini culturali diverse.
    Non ho sparato nel mucchio: ho scelto dove andare con una strategia mirata, sostenuta da dati reali.

    4. Digital marketing per parlare a nuovi pubblici
    Campagne social geolocalizzate, annunci Google in lingua, influencer marketing internazionale: la digitalizzazione apre canali di comunicazione che fino a pochi anni fa erano impensabili per una PMI.
    E oggi sono accessibili con budget contenuti.

    5. Costruire relazioni digitali oltre i confini
    Grazie a LinkedIn e ad altri strumenti, ho creato contatti e collaborazioni con imprenditori e professionisti in tutto il mondo.
    La rete digitale è oggi uno dei motori più potenti per l'espansione globale.

    La digitalizzazione non è solo uno strumento interno per lavorare meglio: è una vera leva di espansione, un ponte tra la tua impresa e il mondo.
    Internazionalizzare oggi è alla portata anche delle PMI, se si ha il coraggio di innovare e la voglia di imparare.

    #internazionalizzazione #digitalizzazione #impreseinrete #imprenditoriafemminile #PMIglobali #digitalexport #strategiadigitale #businessinternazionale #internazionalizzazionePMI #impresa2025
    La digitalizzazione come motore di internazionalizzazione per le imprese Se c’è una cosa che ho imparato nel mio percorso da imprenditrice digitale, è che oggi la crescita non ha più confini geografici. Grazie alla digitalizzazione, anche una piccola impresa locale può iniziare a vendere all’estero, dialogare con clienti internazionali e aprirsi a mercati che fino a ieri sembravano inaccessibili. Non è facile, ma è possibile. E può fare la differenza. 1. Presenza online = visibilità globale La prima cosa che ho fatto è stata rendere il mio brand visibile online in modo professionale. Un sito multilingua, un e-commerce ben strutturato, una comunicazione digitale chiara e coerente mi hanno permesso di essere trovata anche da chi vive a migliaia di chilometri di distanza. 2. Strumenti digitali per abbattere le distanze Oggi abbiamo strumenti per gestire clienti, spedizioni, pagamenti e assistenza in modo completamente digitale. Piattaforme di marketplace internazionali, CRM, logistica smart e traduttori automatici: la tecnologia ci mette tutto a disposizione, dobbiamo solo imparare a usarla bene. 3. Analisi dei dati per capire i nuovi mercati I dati digitali mi hanno permesso di individuare i mercati più interessati ai miei prodotti, capire comportamenti di acquisto e abitudini culturali diverse. Non ho sparato nel mucchio: ho scelto dove andare con una strategia mirata, sostenuta da dati reali. 4. Digital marketing per parlare a nuovi pubblici Campagne social geolocalizzate, annunci Google in lingua, influencer marketing internazionale: la digitalizzazione apre canali di comunicazione che fino a pochi anni fa erano impensabili per una PMI. E oggi sono accessibili con budget contenuti. 5. Costruire relazioni digitali oltre i confini Grazie a LinkedIn e ad altri strumenti, ho creato contatti e collaborazioni con imprenditori e professionisti in tutto il mondo. La rete digitale è oggi uno dei motori più potenti per l'espansione globale. La digitalizzazione non è solo uno strumento interno per lavorare meglio: è una vera leva di espansione, un ponte tra la tua impresa e il mondo. Internazionalizzare oggi è alla portata anche delle PMI, se si ha il coraggio di innovare e la voglia di imparare. #internazionalizzazione #digitalizzazione #impreseinrete #imprenditoriafemminile #PMIglobali #digitalexport #strategiadigitale #businessinternazionale #internazionalizzazionePMI #impresa2025
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  • Strategie digitali vincenti: come far crescere il tuo e-commerce nel 2025

    Lavorare nell’e-commerce oggi significa affrontare un mercato competitivo, veloce e in continua evoluzione. Il 2025 non fa eccezione, anzi: innovazione, automazione e personalizzazione stanno diventando parole d’ordine obbligate.
    Dopo anni passati a gestire e far crescere store online, posso dirlo con certezza: serve una strategia digitale solida e integrata per ottenere risultati veri.

    Ecco le leve che stanno funzionando (davvero) oggi.

    1. Parti dai dati: ogni decisione deve essere data-driven
    Nel 2025, intuizione e istinto non bastano più. Tutto parte dai dati:
    -Analizza il comportamento degli utenti
    -Traccia il percorso d’acquisto
    -Segmenta il pubblico in modo preciso

    Io uso strumenti come GA4, heatmap, e dashboard personalizzate per capire cosa funziona e cosa no. I dati guidano ogni scelta: dai contenuti alle offerte, fino al customer service.

    2. Investi nella customer experience (CX)
    L’utente oggi non cerca solo un prodotto, ma un’esperienza fluida, personalizzata e coerente. Per questo:
    -Ottimizza UX e UI del sito
    -Automatizza l’assistenza clienti con chatbot intelligenti
    -Offri un checkout rapido e senza attriti
    Una buona CX trasforma un cliente occasionale in un cliente fedele.

    3. Automatizza dove ha senso, personalizza dove serve
    Automazione e personalizzazione devono convivere. Io uso:
    -Automazioni per email marketing (welcome, abbandono carrello, follow-up)
    -Segmentazione avanzata per offerte personalizzate
    -CRM evoluti per creare comunicazioni su misura
    Nel 2025 il marketing “one to all” è finito. Vince chi parla al cliente giusto, nel momento giusto.

    4. Espandi la presenza su più canali (ma in modo coerente)
    Essere su più canali è utile solo se c'è una strategia omnicanale dietro. Non si tratta solo di “esserci”, ma di creare continuità tra sito, social, marketplace, email e negozio fisico (se c’è).
    Ogni punto di contatto deve parlare la stessa lingua.

    5. Punta su contenuti di valore (anche video e live)
    Nel 2025 i contenuti sono ancora al centro.
    -Video brevi, live, tutorial, recensioni autentiche
    -SEO content per attrarre traffico organico
    -User generated content per rafforzare la fiducia
    Contenuti ben fatti educano, convertono e fidelizzano. Io dedico sempre più budget e risorse a questo.

    Far crescere un e-commerce nel 2025 richiede visione, strumenti giusti e azioni ben coordinate.
    Non esiste la “formula magica”, ma una strategia digitale vincente parte da dati, esperienza cliente, automazione intelligente e contenuti mirati.

    E soprattutto, non smettere mai di testare, imparare e migliorare.

    #ecommerce2025 #strategiedigitali #crescitaonline #marketingdigitale #automatizzazione #customerexperience #contentstrategy #digitalmarketing #datadriven #omnicanalità #vendereonline #businessdigitale
    Strategie digitali vincenti: come far crescere il tuo e-commerce nel 2025 Lavorare nell’e-commerce oggi significa affrontare un mercato competitivo, veloce e in continua evoluzione. Il 2025 non fa eccezione, anzi: innovazione, automazione e personalizzazione stanno diventando parole d’ordine obbligate. Dopo anni passati a gestire e far crescere store online, posso dirlo con certezza: serve una strategia digitale solida e integrata per ottenere risultati veri. Ecco le leve che stanno funzionando (davvero) oggi. 1. Parti dai dati: ogni decisione deve essere data-driven Nel 2025, intuizione e istinto non bastano più. Tutto parte dai dati: -Analizza il comportamento degli utenti -Traccia il percorso d’acquisto -Segmenta il pubblico in modo preciso Io uso strumenti come GA4, heatmap, e dashboard personalizzate per capire cosa funziona e cosa no. I dati guidano ogni scelta: dai contenuti alle offerte, fino al customer service. 2. Investi nella customer experience (CX) L’utente oggi non cerca solo un prodotto, ma un’esperienza fluida, personalizzata e coerente. Per questo: -Ottimizza UX e UI del sito -Automatizza l’assistenza clienti con chatbot intelligenti -Offri un checkout rapido e senza attriti Una buona CX trasforma un cliente occasionale in un cliente fedele. 3. Automatizza dove ha senso, personalizza dove serve Automazione e personalizzazione devono convivere. Io uso: -Automazioni per email marketing (welcome, abbandono carrello, follow-up) -Segmentazione avanzata per offerte personalizzate -CRM evoluti per creare comunicazioni su misura Nel 2025 il marketing “one to all” è finito. Vince chi parla al cliente giusto, nel momento giusto. 4. Espandi la presenza su più canali (ma in modo coerente) Essere su più canali è utile solo se c'è una strategia omnicanale dietro. Non si tratta solo di “esserci”, ma di creare continuità tra sito, social, marketplace, email e negozio fisico (se c’è). Ogni punto di contatto deve parlare la stessa lingua. 5. Punta su contenuti di valore (anche video e live) Nel 2025 i contenuti sono ancora al centro. -Video brevi, live, tutorial, recensioni autentiche -SEO content per attrarre traffico organico -User generated content per rafforzare la fiducia Contenuti ben fatti educano, convertono e fidelizzano. Io dedico sempre più budget e risorse a questo. Far crescere un e-commerce nel 2025 richiede visione, strumenti giusti e azioni ben coordinate. Non esiste la “formula magica”, ma una strategia digitale vincente parte da dati, esperienza cliente, automazione intelligente e contenuti mirati. E soprattutto, non smettere mai di testare, imparare e migliorare. #ecommerce2025 #strategiedigitali #crescitaonline #marketingdigitale #automatizzazione #customerexperience #contentstrategy #digitalmarketing #datadriven #omnicanalità #vendereonline #businessdigitale
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  • Come la trasformazione digitale sta rivoluzionando il retail (e lo vedo ogni giorno con i miei occhi)

    Lavorando da anni nel settore e-commerce, ho avuto il privilegio (e la sfida) di assistere a una delle rivoluzioni più profonde del commercio moderno: la trasformazione digitale del retail. Non si tratta solo di mettere online un negozio fisico, ma di ripensare completamente l’esperienza d’acquisto, la logistica, il marketing e la relazione col cliente.

    E la cosa più interessante? Questa rivoluzione non è più una tendenza futura. È già in corso, ed è più veloce di quanto molti pensino.

    1. Dalla vetrina fisica all’esperienza omnicanale
    Un tempo il retail viveva nel mondo fisico, oggi il cliente passa con naturalezza da uno smartphone a un negozio fisico, da un email promozionale a una chat con l’assistenza.

    Questa omnicanalità richiede sistemi integrati: CRM, piattaforme di marketing automation, inventari sincronizzati in tempo reale tra online e offline. Personalmente, l’integrazione tra e-commerce e punto vendita è stata una delle sfide più complesse, ma anche una delle più strategiche.

    2. Il cliente è (davvero) al centro
    Non è solo uno slogan. Gli strumenti digitali oggi ci permettono di conoscere meglio il comportamento d’acquisto, anticipare bisogni, inviare offerte mirate e creare esperienze su misura.
    Grazie a dati e intelligenza artificiale, il retail non è più "vendere a tutti", ma "parlare con ciascuno".

    Nel mio lavoro, ogni volta che lanciamo una campagna personalizzata — anche su piccola scala — vediamo tassi di conversione superiori, clienti più soddisfatti e ritorni più alti.

    3. Tecnologie in-store che cambiano le regole
    Chi pensa che la digitalizzazione uccida il negozio fisico si sbaglia. Lo sta evolvendo.

    Tablet per i commessi, specchi intelligenti, pagamenti contactless, QR code sui prodotti per leggere recensioni in tempo reale…
    Il negozio fisico diventa interattivo, connesso e — paradossalmente — più umano. Perché il digitale, quando ben usato, valorizza la relazione.

    4. Supply chain e logistica più smart
    Uno dei vantaggi invisibili della trasformazione digitale è il controllo sulla filiera. Sistemi ERP, automazioni, software di warehouse management… tutto ciò permette di:
    -Ridurre i tempi di spedizione
    -Evitare rotture di stock
    -Offrire tracciabilità al cliente

    Nel nostro caso, il passaggio a una gestione logistica digitale ha abbattuto errori e migliorato enormemente la customer experience.

    5. Nuovi modelli di business
    Grazie alla tecnologia, il retail ha aperto le porte a nuovi modelli:
    -Click & Collect
    -Abbonamenti mensili
    -Live Shopping e video commerce
    -Marketplace verticali

    Non si tratta solo di vendere meglio, ma di vendere in modi nuovi. Io stesso ho visto piccoli brand crescere grazie a strategie digital-first che li hanno portati in pochi mesi da zero a migliaia di clienti.

    Adattarsi non basta, serve guidare il cambiamento
    Quello che ho capito è che nel retail moderno non basta adattarsi al cambiamento, bisogna anticiparlo.
    La trasformazione digitale non è una fase temporanea: è la nuova normalità. E i brand che sapranno abbracciarla in modo consapevole, costruiranno relazioni più forti, vendite più stabili e una crescita sostenibile.

    #trasformazionedigitale #retail2025 #ecommerceitalia #omnicanalità #customerexperience #retailinnovation #digitalretail #tecnologianelretail #smartstore #futurodelcommercio #retailstrategy #digitaleperilbusiness #esperienzacliente #supplychainintelligente #retailmarketing
    Come la trasformazione digitale sta rivoluzionando il retail (e lo vedo ogni giorno con i miei occhi) Lavorando da anni nel settore e-commerce, ho avuto il privilegio (e la sfida) di assistere a una delle rivoluzioni più profonde del commercio moderno: la trasformazione digitale del retail. Non si tratta solo di mettere online un negozio fisico, ma di ripensare completamente l’esperienza d’acquisto, la logistica, il marketing e la relazione col cliente. E la cosa più interessante? Questa rivoluzione non è più una tendenza futura. È già in corso, ed è più veloce di quanto molti pensino. 1. Dalla vetrina fisica all’esperienza omnicanale Un tempo il retail viveva nel mondo fisico, oggi il cliente passa con naturalezza da uno smartphone a un negozio fisico, da un email promozionale a una chat con l’assistenza. Questa omnicanalità richiede sistemi integrati: CRM, piattaforme di marketing automation, inventari sincronizzati in tempo reale tra online e offline. Personalmente, l’integrazione tra e-commerce e punto vendita è stata una delle sfide più complesse, ma anche una delle più strategiche. 2. Il cliente è (davvero) al centro Non è solo uno slogan. Gli strumenti digitali oggi ci permettono di conoscere meglio il comportamento d’acquisto, anticipare bisogni, inviare offerte mirate e creare esperienze su misura. Grazie a dati e intelligenza artificiale, il retail non è più "vendere a tutti", ma "parlare con ciascuno". Nel mio lavoro, ogni volta che lanciamo una campagna personalizzata — anche su piccola scala — vediamo tassi di conversione superiori, clienti più soddisfatti e ritorni più alti. 3. Tecnologie in-store che cambiano le regole Chi pensa che la digitalizzazione uccida il negozio fisico si sbaglia. Lo sta evolvendo. Tablet per i commessi, specchi intelligenti, pagamenti contactless, QR code sui prodotti per leggere recensioni in tempo reale… Il negozio fisico diventa interattivo, connesso e — paradossalmente — più umano. Perché il digitale, quando ben usato, valorizza la relazione. 4. Supply chain e logistica più smart Uno dei vantaggi invisibili della trasformazione digitale è il controllo sulla filiera. Sistemi ERP, automazioni, software di warehouse management… tutto ciò permette di: -Ridurre i tempi di spedizione -Evitare rotture di stock -Offrire tracciabilità al cliente Nel nostro caso, il passaggio a una gestione logistica digitale ha abbattuto errori e migliorato enormemente la customer experience. 5. Nuovi modelli di business Grazie alla tecnologia, il retail ha aperto le porte a nuovi modelli: -Click & Collect -Abbonamenti mensili -Live Shopping e video commerce -Marketplace verticali Non si tratta solo di vendere meglio, ma di vendere in modi nuovi. Io stesso ho visto piccoli brand crescere grazie a strategie digital-first che li hanno portati in pochi mesi da zero a migliaia di clienti. Adattarsi non basta, serve guidare il cambiamento Quello che ho capito è che nel retail moderno non basta adattarsi al cambiamento, bisogna anticiparlo. La trasformazione digitale non è una fase temporanea: è la nuova normalità. E i brand che sapranno abbracciarla in modo consapevole, costruiranno relazioni più forti, vendite più stabili e una crescita sostenibile. #trasformazionedigitale #retail2025 #ecommerceitalia #omnicanalità #customerexperience #retailinnovation #digitalretail #tecnologianelretail #smartstore #futurodelcommercio #retailstrategy #digitaleperilbusiness #esperienzacliente #supplychainintelligente #retailmarketing
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  • Come scalare un e-commerce: dalle prime vendite alla crescita continua

    Quando ho iniziato a gestire il mio e-commerce, la prima sfida è stata quella di fare le prime vendite. Ma il vero obiettivo è sempre stato chiaro: non fermarsi mai e puntare a una crescita costante e sostenibile.

    Scalare un e-commerce richiede strategia, pazienza e un’attenzione costante ai dettagli. Ecco cosa funziona davvero, secondo la mia esperienza.

    1. Ottimizza il tuo sito e l’esperienza utente
    Un sito veloce, intuitivo e mobile-friendly è la base per convertire i visitatori in clienti. Investi tempo nel migliorare la navigazione e ridurre i passaggi inutili.

    2. Sfrutta i dati per capire i tuoi clienti
    Analizza comportamenti, preferenze e feedback per affinare l’offerta e personalizzare le campagne di marketing.

    3. Investi in marketing digitale mirato
    Usa Facebook Ads, Google Ads, email marketing e SEO per raggiungere il tuo pubblico ideale, aumentando visibilità e vendite.

    4. Automatizza processi chiave
    Dall’invio delle email alle risposte ai clienti, automatizzare ti permette di risparmiare tempo e concentrarti sulla crescita.

    5. Diversifica i canali di vendita
    Non limitarti solo al sito: prova marketplace, social commerce e collaborazioni per ampliare la tua presenza.

    6. Cura la relazione con i clienti
    Un cliente soddisfatto torna e consiglia il tuo brand. Offri un servizio clienti eccellente e programmi fedeltà per mantenere alta la fidelizzazione.

    Scalare un e-commerce è una maratona, non uno sprint. Con strategie mirate, attenzione al cliente e voglia di migliorarsi ogni giorno, la crescita diventa una conseguenza naturale.

    Tu come stai lavorando per far crescere il tuo e-commerce? Raccontami la tua esperienza, sono curioso!

    #ecommercegrowth #scalareunecommerce #digitalmarketing #customerexperience #automation #venditeonline #growthhacking #businessonline
    Come scalare un e-commerce: dalle prime vendite alla crescita continua 🚀📈 Quando ho iniziato a gestire il mio e-commerce, la prima sfida è stata quella di fare le prime vendite. Ma il vero obiettivo è sempre stato chiaro: non fermarsi mai e puntare a una crescita costante e sostenibile. Scalare un e-commerce richiede strategia, pazienza e un’attenzione costante ai dettagli. Ecco cosa funziona davvero, secondo la mia esperienza. 1. Ottimizza il tuo sito e l’esperienza utente 🖥️⚡ Un sito veloce, intuitivo e mobile-friendly è la base per convertire i visitatori in clienti. Investi tempo nel migliorare la navigazione e ridurre i passaggi inutili. 2. Sfrutta i dati per capire i tuoi clienti 📊🔍 Analizza comportamenti, preferenze e feedback per affinare l’offerta e personalizzare le campagne di marketing. 3. Investi in marketing digitale mirato 🎯💻 Usa Facebook Ads, Google Ads, email marketing e SEO per raggiungere il tuo pubblico ideale, aumentando visibilità e vendite. 4. Automatizza processi chiave 🤖⏱️ Dall’invio delle email alle risposte ai clienti, automatizzare ti permette di risparmiare tempo e concentrarti sulla crescita. 5. Diversifica i canali di vendita 📦🌍 Non limitarti solo al sito: prova marketplace, social commerce e collaborazioni per ampliare la tua presenza. 6. Cura la relazione con i clienti ❤️🤝 Un cliente soddisfatto torna e consiglia il tuo brand. Offri un servizio clienti eccellente e programmi fedeltà per mantenere alta la fidelizzazione. Scalare un e-commerce è una maratona, non uno sprint. Con strategie mirate, attenzione al cliente e voglia di migliorarsi ogni giorno, la crescita diventa una conseguenza naturale. Tu come stai lavorando per far crescere il tuo e-commerce? Raccontami la tua esperienza, sono curioso! 💬🚀 #ecommercegrowth #scalareunecommerce #digitalmarketing #customerexperience #automation #venditeonline #growthhacking #businessonline
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  • Vendere su Amazon all’estero: guida pratica per cominciare subito

    Quando ho deciso di portare il mio e-commerce fuori dall’Italia, una delle prime opzioni che ho valutato è stata Amazon.
    Non è solo un marketplace: è una macchina ben oliata, con milioni di utenti attivi in tutto il mondo, logistica integrata e strumenti che — se usati bene — possono aprire davvero le porte ai mercati esteri.
    In questa guida condivido i passaggi pratici per iniziare a vendere su Amazon all’estero, basandomi sulla mia esperienza diretta.

    1. Scegliere dove vendere (e perché)
    Amazon è presente in molti Paesi, ma non tutti sono uguali per ogni prodotto o brand.
    Io ho cominciato da:
    -Amazon Europe (UE): gestibile con un solo account (Amazon Europe Marketplace), mi ha permesso di vendere in Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi ecc.
    -Amazon UK: molto interessante, ma attenzione a dogana e IVA post-Brexit.
    -Amazon USA: mercato enorme, ma con regole fiscali e logistiche più complesse.
    Prima di partire, consiglio di studiare bene domanda, concorrenza e margini in ogni mercato.

    2. Aprire (o adattare) l’account seller central
    Io ho usato il mio account Seller Central europeo e l’ho esteso agli altri Paesi. È possibile farlo dal pannello di controllo, attivando la vendita internazionale e collegando i marketplace.
    Attenzione: per vendere in Paesi extra-UE, spesso servono documenti aggiuntivi (es. per Amazon US ti chiedono dati fiscali e conto bancario compatibile).

    3. Tradurre e localizzare i contenuti
    Amazon ti consente di tradurre automaticamente le inserzioni, ma consiglio di rivederle sempre.
    Io uso un mix: traduzione automatica come base, poi correzione manuale (magari con l’aiuto di un madrelingua). Anche le immagini vanno adattate se includono testo.

    4. Gestire la logistica: FBA o FBM?
    -FBA (Fulfilled by Amazon): ho scelto questa opzione per iniziare. Amazon si occupa di spedizioni, resi e customer care. Perfetto per mercati lontani.
    -FBM (Fulfilled by Merchant): utile se voglio più controllo o margini più alti, ma richiede una logistica internazionale ben organizzata.
    -Per l’Europa, ho utilizzato il programma Paneuropeo, che distribuisce i miei prodotti nei magazzini UE in modo automatico.

    5. Gestione fiscale e IVA
    Qui serve attenzione. Ogni Paese ha regole diverse.
    Per vendere in Europa con FBA, ho dovuto registrare la partita IVA nei Paesi in cui Amazon stocca la merce.
    In alternativa, è possibile gestire tutto tramite il regime OSS, se si resta sotto certe soglie e si vende direttamente.
    Per il Regno Unito e gli USA, invece, ho chiesto supporto a un consulente fiscale estero.

    6. Promozione e visibilità
    Una volta online, non basta “esserci”.
    Ho investito in Amazon Ads, selezionando campagne PPC (pay per click) mirate su keyword locali.
    Inoltre, recensioni, immagini professionali e schede ben ottimizzate fanno la differenza.

    Vendere su Amazon all’estero è un ottimo modo per testare nuovi mercati, scalare le vendite e crescere velocemente, ma richiede strategia e preparazione.
    Io l’ho fatto passo dopo passo, investendo tempo nella formazione e scegliendo bene i Paesi su cui partire.

    Vuoi una checklist operativa per iniziare su Amazon all’estero?
    Scrivimi, te la condivido volentieri.

    #AmazonExport #VendereAllEstero #EcommerceInternazionale #AmazonFBA #AmazonSeller #MarketplaceStrategy #PMIExport #AmazonEurope #DigitalExport #LogisticaEcommerce

    Vendere su Amazon all’estero: guida pratica per cominciare subito Quando ho deciso di portare il mio e-commerce fuori dall’Italia, una delle prime opzioni che ho valutato è stata Amazon. Non è solo un marketplace: è una macchina ben oliata, con milioni di utenti attivi in tutto il mondo, logistica integrata e strumenti che — se usati bene — possono aprire davvero le porte ai mercati esteri. In questa guida condivido i passaggi pratici per iniziare a vendere su Amazon all’estero, basandomi sulla mia esperienza diretta. 1. Scegliere dove vendere (e perché) Amazon è presente in molti Paesi, ma non tutti sono uguali per ogni prodotto o brand. Io ho cominciato da: -Amazon Europe (UE): gestibile con un solo account (Amazon Europe Marketplace), mi ha permesso di vendere in Germania, Francia, Spagna, Paesi Bassi ecc. -Amazon UK: molto interessante, ma attenzione a dogana e IVA post-Brexit. -Amazon USA: mercato enorme, ma con regole fiscali e logistiche più complesse. Prima di partire, consiglio di studiare bene domanda, concorrenza e margini in ogni mercato. 2. Aprire (o adattare) l’account seller central Io ho usato il mio account Seller Central europeo e l’ho esteso agli altri Paesi. È possibile farlo dal pannello di controllo, attivando la vendita internazionale e collegando i marketplace. Attenzione: per vendere in Paesi extra-UE, spesso servono documenti aggiuntivi (es. per Amazon US ti chiedono dati fiscali e conto bancario compatibile). 3. Tradurre e localizzare i contenuti Amazon ti consente di tradurre automaticamente le inserzioni, ma consiglio di rivederle sempre. Io uso un mix: traduzione automatica come base, poi correzione manuale (magari con l’aiuto di un madrelingua). Anche le immagini vanno adattate se includono testo. 4. Gestire la logistica: FBA o FBM? -FBA (Fulfilled by Amazon): ho scelto questa opzione per iniziare. Amazon si occupa di spedizioni, resi e customer care. Perfetto per mercati lontani. -FBM (Fulfilled by Merchant): utile se voglio più controllo o margini più alti, ma richiede una logistica internazionale ben organizzata. -Per l’Europa, ho utilizzato il programma Paneuropeo, che distribuisce i miei prodotti nei magazzini UE in modo automatico. 5. Gestione fiscale e IVA Qui serve attenzione. Ogni Paese ha regole diverse. Per vendere in Europa con FBA, ho dovuto registrare la partita IVA nei Paesi in cui Amazon stocca la merce. In alternativa, è possibile gestire tutto tramite il regime OSS, se si resta sotto certe soglie e si vende direttamente. Per il Regno Unito e gli USA, invece, ho chiesto supporto a un consulente fiscale estero. 6. Promozione e visibilità Una volta online, non basta “esserci”. Ho investito in Amazon Ads, selezionando campagne PPC (pay per click) mirate su keyword locali. Inoltre, recensioni, immagini professionali e schede ben ottimizzate fanno la differenza. ✅Vendere su Amazon all’estero è un ottimo modo per testare nuovi mercati, scalare le vendite e crescere velocemente, ma richiede strategia e preparazione. Io l’ho fatto passo dopo passo, investendo tempo nella formazione e scegliendo bene i Paesi su cui partire. ✉️ Vuoi una checklist operativa per iniziare su Amazon all’estero? Scrivimi, te la condivido volentieri. 📌#AmazonExport #VendereAllEstero #EcommerceInternazionale #AmazonFBA #AmazonSeller #MarketplaceStrategy #PMIExport #AmazonEurope #DigitalExport #LogisticaEcommerce
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  • Normative e tasse per vendere online all’estero: cosa sapere

    Gestisco un e-commerce e mi sono reso conto fin da subito che vendere online all’estero non è solo una questione di traduzioni, spedizioni e pagamenti.
    Serve conoscere normative, fiscalità e adempimenti locali, altrimenti si rischia di incorrere in sanzioni, blocchi doganali o — peggio — perdere la fiducia dei clienti internazionali.
    Ecco, quindi, cosa ho imparato (spesso sulla mia pelle) e che consiglio di sapere prima di iniziare a vendere fuori dall’Italia.

    1. IVA e vendite intracomunitarie (UE)
    Se vendi online a privati in altri Paesi UE, devi conoscere la soglia dei 10.000 euro annui (per tutte le vendite UE complessive).
    -Se resti sotto questa soglia: applichi l’IVA italiana.
    -Se la superi: devi applicare l’IVA del Paese del cliente e registrarti al regime OSS (One Stop Shop).
    Io ho scelto di usare l’OSS: semplifica moltissimo la gestione fiscale in Europa.

    2. Vendite extra-UE: dazi, IVA e dichiarazioni doganali
    Fuori dall’Unione Europea, ogni Paese ha le sue regole.
    Le cose principali da sapere:
    -Dazi doganali e IVA locali possono ricadere su di te o sul cliente, a seconda di come imposti il contratto (es. DDP vs DAP).
    -È fondamentale inserire correttamente le voci doganali (HS code) nella documentazione di spedizione.
    In alcuni mercati (come UK, Svizzera o Canada) potresti dover registrare una partita IVA locale se superi certe soglie o vendi tramite marketplace.

    3. Adempimenti fiscali nei marketplace
    Se vendi tramite Amazon, Etsy, eBay o altri, occhio: in molti Paesi ora è il marketplace stesso a raccogliere e versare l’IVA.
    Ma tu devi comunque tenerne conto nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali.

    4. Regole locali su etichettatura, resi e privacy
    Ogni Paese ha leggi diverse su:
    -Etichette obbligatorie (soprattutto per alimenti, cosmetici, abbigliamento)
    -Politiche di reso (es. negli USA sono molto più “flessibili” che in Italia)
    -Normativa GDPR o equivalenti (per esempio, il CCPA in California)

    Io ho imparato a personalizzare il sito in base al Paese di destinazione: lingua, valute, privacy policy e termini di vendita.

    Vendere online all’estero è una grande opportunità, ma solo se gestita in modo professionale anche dal punto di vista normativo e fiscale.
    Io consiglio di affiancarsi a un consulente export o fiscale esperto, almeno all’inizio: ti evita errori costosi e ti fa dormire sonni più tranquilli.

    Vuoi una checklist legale-fiscale per il tuo e-commerce internazionale?
    Scrivimi, te la preparo volentieri.

    #EcommerceInternazionale #TasseExport #IVAEstera #VendereOnlineAllEstero #NormativeExport #OSS #FiscalitàInternazionale #Dogane #Marketplace #PMIExport

    Normative e tasse per vendere online all’estero: cosa sapere Gestisco un e-commerce e mi sono reso conto fin da subito che vendere online all’estero non è solo una questione di traduzioni, spedizioni e pagamenti. Serve conoscere normative, fiscalità e adempimenti locali, altrimenti si rischia di incorrere in sanzioni, blocchi doganali o — peggio — perdere la fiducia dei clienti internazionali. Ecco, quindi, cosa ho imparato (spesso sulla mia pelle) e che consiglio di sapere prima di iniziare a vendere fuori dall’Italia. 1. IVA e vendite intracomunitarie (UE) Se vendi online a privati in altri Paesi UE, devi conoscere la soglia dei 10.000 euro annui (per tutte le vendite UE complessive). -Se resti sotto questa soglia: applichi l’IVA italiana. -Se la superi: devi applicare l’IVA del Paese del cliente e registrarti al regime OSS (One Stop Shop). Io ho scelto di usare l’OSS: semplifica moltissimo la gestione fiscale in Europa. 2. Vendite extra-UE: dazi, IVA e dichiarazioni doganali Fuori dall’Unione Europea, ogni Paese ha le sue regole. Le cose principali da sapere: -Dazi doganali e IVA locali possono ricadere su di te o sul cliente, a seconda di come imposti il contratto (es. DDP vs DAP). -È fondamentale inserire correttamente le voci doganali (HS code) nella documentazione di spedizione. In alcuni mercati (come UK, Svizzera o Canada) potresti dover registrare una partita IVA locale se superi certe soglie o vendi tramite marketplace. 3. Adempimenti fiscali nei marketplace Se vendi tramite Amazon, Etsy, eBay o altri, occhio: in molti Paesi ora è il marketplace stesso a raccogliere e versare l’IVA. Ma tu devi comunque tenerne conto nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali. 4. Regole locali su etichettatura, resi e privacy Ogni Paese ha leggi diverse su: -Etichette obbligatorie (soprattutto per alimenti, cosmetici, abbigliamento) -Politiche di reso (es. negli USA sono molto più “flessibili” che in Italia) -Normativa GDPR o equivalenti (per esempio, il CCPA in California) Io ho imparato a personalizzare il sito in base al Paese di destinazione: lingua, valute, privacy policy e termini di vendita. ✅ Vendere online all’estero è una grande opportunità, ma solo se gestita in modo professionale anche dal punto di vista normativo e fiscale. Io consiglio di affiancarsi a un consulente export o fiscale esperto, almeno all’inizio: ti evita errori costosi e ti fa dormire sonni più tranquilli. ✉️ Vuoi una checklist legale-fiscale per il tuo e-commerce internazionale? Scrivimi, te la preparo volentieri. 📌#EcommerceInternazionale #TasseExport #IVAEstera #VendereOnlineAllEstero #NormativeExport #OSS #FiscalitàInternazionale #Dogane #Marketplace #PMIExport
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  • Strategie “low risk” per entrare in nuovi mercati

    Internazionalizzare non significa necessariamente fare salti nel buio.
    Noi di Impresa.biz lo ripetiamo spesso: espandersi all’estero si può fare anche in modo graduale e misurato, adottando strategie “low risk” che minimizzano l’esposizione iniziale e permettono di testare nuovi mercati senza compromettere la stabilità aziendale.
    Non sempre è possibile – o saggio – aprire una filiale o firmare contratti di distribuzione esclusiva fin dal primo giorno. A volte è meglio entrare in punta di piedi, osservare, adattarsi e crescere.
    Ecco le principali strategie a basso rischio per le imprese che vogliono aprirsi al mondo, con intelligenza e sostenibilità.

    1. Esportazione indiretta: cominciare senza struttura estera
    Una delle modalità più semplici per iniziare a vendere all’estero è affidarsi a:
    -Distributori locali
    -Agenti commerciali con esperienza sul territorio
    -Trader internazionali
    In questo modo non servono investimenti strutturali, e si può testare la risposta del mercato prima di impegnarsi in operazioni più complesse.

    2. Export digitale: vendere online a livello globale
    L’e-commerce è una leva potentissima per le PMI.
    Utilizzare piattaforme come:
    -Marketplace internazionali (Amazon, Alibaba, Etsy, ecc.)
    -Sito e-commerce multilingua con SEO internazionale
    -Social commerce (Instagram, TikTok, Facebook Shop)
    consente di vendere in nuovi mercati senza intermediari e con pieno controllo della propria offerta.

    3. Collaborazioni e alleanze commerciali
    Un modo smart per entrare in un nuovo mercato è allearsi con aziende già presenti:
    -Joint marketing
    -Vendita incrociata
    -Co-branding
    Questo permette di sfruttare reti esistenti e abbattere i costi iniziali di promozione e logistica.

    4. Partecipazione a fiere internazionali (fisiche o virtuali)
    Le fiere restano uno degli strumenti più efficaci per:
    -Validare l’interesse del mercato
    -Trovare contatti commerciali qualificati
    -Raccogliere feedback reali sui prodotti
    Oggi molte fiere offrono anche format digitali o ibridi, che riducono i costi di partecipazione.

    5. Test di mercato mirati (soft landing programs)
    Esistono programmi – anche pubblici – che offrono:
    -Supporto per l’apertura temporanea in nuovi mercati
    -Desk promozionali nei Paesi target
    -Assistenza legale e fiscale locale
    In pratica: un modo per entrare nel mercato a costo e rischio controllato, con il supporto di enti e partner specializzati.

    Attenzione: “basso rischio” non significa “nessun rischio”
    Anche queste strategie richiedono:
    -Pianificazione
    -Controllo dei costi
    -Protezione legale e contrattuale
    Un’adeguata valutazione culturale e commerciale del mercato target

    Il rischio può essere contenuto, ma non eliminato. Ed è proprio qui che si gioca la differenza tra un tentativo e un progetto solido.

    Internazionalizzare in modo responsabile si può.
    Noi di Impresa.biz incoraggiamo le PMI a muoversi per gradi, con metodo, sfruttando i tanti strumenti oggi disponibili per testare i mercati esteri senza mettere a rischio l’intera impresa.

    Vuoi raccontarci la tua esperienza o ricevere una guida operativa?
    Scrivici: stiamo preparando una raccolta di strategie export a basso rischio, con casi reali italiani.

    #Internazionalizzazione #ExportSmart #LowRiskExport #PMIGlobal #StrategieExport #EcommerceInternazionale #DistributoriEsteri #SoftLanding #FieraInternazionale #BusinessSicuro

    Strategie “low risk” per entrare in nuovi mercati Internazionalizzare non significa necessariamente fare salti nel buio. Noi di Impresa.biz lo ripetiamo spesso: espandersi all’estero si può fare anche in modo graduale e misurato, adottando strategie “low risk” che minimizzano l’esposizione iniziale e permettono di testare nuovi mercati senza compromettere la stabilità aziendale. Non sempre è possibile – o saggio – aprire una filiale o firmare contratti di distribuzione esclusiva fin dal primo giorno. A volte è meglio entrare in punta di piedi, osservare, adattarsi e crescere. Ecco le principali strategie a basso rischio per le imprese che vogliono aprirsi al mondo, con intelligenza e sostenibilità. 🌐 1. Esportazione indiretta: cominciare senza struttura estera Una delle modalità più semplici per iniziare a vendere all’estero è affidarsi a: -Distributori locali -Agenti commerciali con esperienza sul territorio -Trader internazionali In questo modo non servono investimenti strutturali, e si può testare la risposta del mercato prima di impegnarsi in operazioni più complesse. 💻 2. Export digitale: vendere online a livello globale L’e-commerce è una leva potentissima per le PMI. Utilizzare piattaforme come: -Marketplace internazionali (Amazon, Alibaba, Etsy, ecc.) -Sito e-commerce multilingua con SEO internazionale -Social commerce (Instagram, TikTok, Facebook Shop) consente di vendere in nuovi mercati senza intermediari e con pieno controllo della propria offerta. 🤝 3. Collaborazioni e alleanze commerciali Un modo smart per entrare in un nuovo mercato è allearsi con aziende già presenti: -Joint marketing -Vendita incrociata -Co-branding Questo permette di sfruttare reti esistenti e abbattere i costi iniziali di promozione e logistica. 🎯 4. Partecipazione a fiere internazionali (fisiche o virtuali) Le fiere restano uno degli strumenti più efficaci per: -Validare l’interesse del mercato -Trovare contatti commerciali qualificati -Raccogliere feedback reali sui prodotti Oggi molte fiere offrono anche format digitali o ibridi, che riducono i costi di partecipazione. 📝 5. Test di mercato mirati (soft landing programs) Esistono programmi – anche pubblici – che offrono: -Supporto per l’apertura temporanea in nuovi mercati -Desk promozionali nei Paesi target -Assistenza legale e fiscale locale In pratica: un modo per entrare nel mercato a costo e rischio controllato, con il supporto di enti e partner specializzati. 🛑 Attenzione: “basso rischio” non significa “nessun rischio” Anche queste strategie richiedono: -Pianificazione -Controllo dei costi -Protezione legale e contrattuale Un’adeguata valutazione culturale e commerciale del mercato target Il rischio può essere contenuto, ma non eliminato. Ed è proprio qui che si gioca la differenza tra un tentativo e un progetto solido. ✅ Internazionalizzare in modo responsabile si può. Noi di Impresa.biz incoraggiamo le PMI a muoversi per gradi, con metodo, sfruttando i tanti strumenti oggi disponibili per testare i mercati esteri senza mettere a rischio l’intera impresa. ✉️ Vuoi raccontarci la tua esperienza o ricevere una guida operativa? Scrivici: stiamo preparando una raccolta di strategie export a basso rischio, con casi reali italiani. 📌 #Internazionalizzazione #ExportSmart #LowRiskExport #PMIGlobal #StrategieExport #EcommerceInternazionale #DistributoriEsteri #SoftLanding #FieraInternazionale #BusinessSicuro
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  • Come affrontare la concorrenza dei grandi marketplace vs.

    Quando ho lanciato il mio e-commerce, una delle sfide più grandi è stata capire come competere con i colossi come Amazon, eBay o Etsy. Questi marketplace hanno budget enormi, logistiche super efficienti e un’immensa base di clienti.

    All’inizio sembrava impossibile, ma con il tempo ho imparato che non serve scontrarsi direttamente, ma trovare la tua strada unica e i tuoi punti di forza. Ecco cosa ho scoperto.

    1. Differenziati con un’identità chiara e autentica
    I grandi marketplace vendono di tutto. Tu invece puoi puntare su un niche specifica, raccontando una storia unica del tuo brand, i tuoi valori e la qualità dei tuoi prodotti.

    I clienti oggi cercano esperienze e autenticità, non solo un prezzo basso.

    2. Offri un servizio clienti eccezionale
    Non puoi competere sul volume, ma puoi eccellere nella cura del cliente.
    Risposte rapide, personalizzazione, assistenza post-vendita dedicata fanno la differenza e fidelizzano.

    3. Cura l’esperienza d’acquisto e il packaging
    Un packaging curato e un’esperienza d’acquisto semplice e piacevole fanno sentire il cliente speciale.
    I marketplace spesso non offrono questo tipo di attenzione.

    4. Sfrutta canali di vendita alternativi e il marketing diretto
    Non puntare tutto solo sul sito o solo sul marketplace. Usa social media, newsletter, collaborazioni con influencer, eventi offline per costruire relazioni dirette con il cliente.

    5. Sii veloce e agile nei cambiamenti
    Essendo una realtà più piccola, puoi adattarti rapidamente alle tendenze, ai feedback dei clienti e alle novità del mercato. I grandi sono più lenti a muoversi.

    6. Valorizza la qualità e il valore percepito, non solo il prezzo
    Non competere solo sul prezzo, ma sul valore che offri: materiali, produzione etica, design esclusivo, servizio.

    La concorrenza con i grandi marketplace può spaventare, ma è anche un’opportunità per distinguersi e crescere.
    Il segreto è puntare sulla personalizzazione, qualità e relazione con il cliente: ciò che i colossi non possono facilmente replicare.

    #Ecommerce #Marketplace #ImpresaBiz #VendereOnline #CustomerExperience #BrandIdentity #Startup #MarketingStrategico

    Come affrontare la concorrenza dei grandi marketplace 🛒 vs. 🌐 Quando ho lanciato il mio e-commerce, una delle sfide più grandi è stata capire come competere con i colossi come Amazon, eBay o Etsy. Questi marketplace hanno budget enormi, logistiche super efficienti e un’immensa base di clienti. All’inizio sembrava impossibile, ma con il tempo ho imparato che non serve scontrarsi direttamente, ma trovare la tua strada unica e i tuoi punti di forza. Ecco cosa ho scoperto. 1. Differenziati con un’identità chiara e autentica 🎨 I grandi marketplace vendono di tutto. Tu invece puoi puntare su un niche specifica, raccontando una storia unica del tuo brand, i tuoi valori e la qualità dei tuoi prodotti. I clienti oggi cercano esperienze e autenticità, non solo un prezzo basso. 2. Offri un servizio clienti eccezionale 🤝 Non puoi competere sul volume, ma puoi eccellere nella cura del cliente. Risposte rapide, personalizzazione, assistenza post-vendita dedicata fanno la differenza e fidelizzano. 3. Cura l’esperienza d’acquisto e il packaging 📦 Un packaging curato e un’esperienza d’acquisto semplice e piacevole fanno sentire il cliente speciale. I marketplace spesso non offrono questo tipo di attenzione. 4. Sfrutta canali di vendita alternativi e il marketing diretto 📢 Non puntare tutto solo sul sito o solo sul marketplace. Usa social media, newsletter, collaborazioni con influencer, eventi offline per costruire relazioni dirette con il cliente. 5. Sii veloce e agile nei cambiamenti ⚡ Essendo una realtà più piccola, puoi adattarti rapidamente alle tendenze, ai feedback dei clienti e alle novità del mercato. I grandi sono più lenti a muoversi. 6. Valorizza la qualità e il valore percepito, non solo il prezzo 💎 Non competere solo sul prezzo, ma sul valore che offri: materiali, produzione etica, design esclusivo, servizio. La concorrenza con i grandi marketplace può spaventare, ma è anche un’opportunità per distinguersi e crescere. Il segreto è puntare sulla personalizzazione, qualità e relazione con il cliente: ciò che i colossi non possono facilmente replicare. #Ecommerce #Marketplace #ImpresaBiz #VendereOnline #CustomerExperience #BrandIdentity #Startup #MarketingStrategico
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  • Espandere il tuo e-commerce all’estero: primi passi e sfide comuni

    Quando ho deciso di portare il mio e-commerce fuori dall’Italia, ammetto che ero entusiasta… e anche un po’ ingenua.
    Pensavo bastasse tradurre il sito in inglese e attivare la spedizione internazionale.
    La realtà? Espandersi all’estero è una grande opportunità, ma anche una sfida complessa, che richiede strategia, adattamento e tanta pazienza.

    Ecco i primi passi che ho compiuto — e le sfide comuni che ho affrontato (e superato).

    1. Scegliere i mercati giusti
    Non tutti i Paesi sono adatti al tuo prodotto o al tuo modello di business.
    Io ho fatto così:
    -Analisi della domanda con Google Trends, marketplace e competitor
    -Studio delle abitudini d’acquisto locali
    -Verifica di normative, tasse e logistica

    Consiglio: Inizia da 1–2 Paesi (ad es. Germania, Francia, Spagna o UK), testando con piccoli budget prima di investire in massa.

    2. Traduzione o localizzazione? La seconda, sempre.
    Non basta tradurre il sito. I clienti vogliono sentirsi “a casa”:
    -Prezzi nella loro valuta
    -Lingua fluida (no Google Translate)
    -Spedizione affidabile
    -Metodi di pagamento locali (es. Klarna in Germania, Carte Bancaire in Francia)
    Io ho investito in copywriter madrelingua e strumenti come Weglot per la localizzazione del sito.

    3. Affrontare la logistica internazionale
    Una delle sfide più toste è stata la logistica. Costi di spedizione alti, dogane, ritardi.
    Ho testato diverse soluzioni:
    -Spedizione dall’Italia con corrieri affidabili
    -Magazzini locali in outsourcing (es. con servizi come BigBlue o Sendcloud)
    -Integrazione con fulfillment center in Europa
    Pro tip: Offri tracking completo e chiarisci fin da subito tempi e costi di consegna.

    4. Gestione di tasse e adempimenti fiscali
    Ogni Paese ha le sue regole: IVA, soglie di vendita, registrazioni fiscali.
    Per non fare errori (e non avere multe), ho:
    -Usato servizi come Avalara o Quaderno.io per la compliance
    -Parlato con un commercialista esperto in ecommerce cross-border
    -Sì, è una parte noiosa, ma necessaria per vendere in regola.

    5. Marketing su misura per ogni Paese
    Quello che funziona in Italia, spesso non funziona all’estero.
    Ho adattato il tone of voice, le immagini e persino le offerte:
    -In Germania ho puntato su affidabilità e certificazioni
    -In Francia su estetica e qualità
    -In UK su convenienza e spedizione rapida
    Ho creato campagne ADV localizzate, con keyword e audience specifiche.

    Portare il mio e-commerce all’estero è stata una delle sfide più stimolanti e formative.
    Sì, è più complicato del previsto. Ma anche più profittevole se affrontato con metodo.

    In pochi mesi, i clienti internazionali sono diventati il 30% del mio fatturato.
    La chiave? Studiare, testare e adattare ogni parte del business.

    Se stai pensando di espanderti fuori dall’Italia, parti con consapevolezza… ma parti!

    #EcommerceInternazionale #VendereAllEstero #StrategiaDigitale #ImpresaBiz #EcommerceCrossBorder #Localizzazione #ExportDigitale #DigitalGrowth
    Espandere il tuo e-commerce all’estero: primi passi e sfide comuni 🌍📦 Quando ho deciso di portare il mio e-commerce fuori dall’Italia, ammetto che ero entusiasta… e anche un po’ ingenua. Pensavo bastasse tradurre il sito in inglese e attivare la spedizione internazionale. La realtà? Espandersi all’estero è una grande opportunità, ma anche una sfida complessa, che richiede strategia, adattamento e tanta pazienza. Ecco i primi passi che ho compiuto — e le sfide comuni che ho affrontato (e superato). 1. Scegliere i mercati giusti 🎯 Non tutti i Paesi sono adatti al tuo prodotto o al tuo modello di business. Io ho fatto così: -Analisi della domanda con Google Trends, marketplace e competitor -Studio delle abitudini d’acquisto locali -Verifica di normative, tasse e logistica 💡 Consiglio: Inizia da 1–2 Paesi (ad es. Germania, Francia, Spagna o UK), testando con piccoli budget prima di investire in massa. 2. Traduzione o localizzazione? La seconda, sempre. 🌐 Non basta tradurre il sito. I clienti vogliono sentirsi “a casa”: -Prezzi nella loro valuta -Lingua fluida (no Google Translate) -Spedizione affidabile -Metodi di pagamento locali (es. Klarna in Germania, Carte Bancaire in Francia) Io ho investito in copywriter madrelingua e strumenti come Weglot per la localizzazione del sito. 3. Affrontare la logistica internazionale 📦✈️ Una delle sfide più toste è stata la logistica. Costi di spedizione alti, dogane, ritardi. Ho testato diverse soluzioni: -Spedizione dall’Italia con corrieri affidabili -Magazzini locali in outsourcing (es. con servizi come BigBlue o Sendcloud) -Integrazione con fulfillment center in Europa 📌 Pro tip: Offri tracking completo e chiarisci fin da subito tempi e costi di consegna. 4. Gestione di tasse e adempimenti fiscali 📊 Ogni Paese ha le sue regole: IVA, soglie di vendita, registrazioni fiscali. Per non fare errori (e non avere multe), ho: -Usato servizi come Avalara o Quaderno.io per la compliance -Parlato con un commercialista esperto in ecommerce cross-border -Sì, è una parte noiosa, ma necessaria per vendere in regola. 5. Marketing su misura per ogni Paese 📣 Quello che funziona in Italia, spesso non funziona all’estero. Ho adattato il tone of voice, le immagini e persino le offerte: -In Germania ho puntato su affidabilità e certificazioni -In Francia su estetica e qualità -In UK su convenienza e spedizione rapida 🎯 Ho creato campagne ADV localizzate, con keyword e audience specifiche. Portare il mio e-commerce all’estero è stata una delle sfide più stimolanti e formative. Sì, è più complicato del previsto. Ma anche più profittevole se affrontato con metodo. 📈 In pochi mesi, i clienti internazionali sono diventati il 30% del mio fatturato. La chiave? Studiare, testare e adattare ogni parte del business. Se stai pensando di espanderti fuori dall’Italia, parti con consapevolezza… ma parti! #EcommerceInternazionale #VendereAllEstero #StrategiaDigitale #ImpresaBiz #EcommerceCrossBorder #Localizzazione #ExportDigitale #DigitalGrowth
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  • Come vendere su Amazon, Etsy e altri marketplace: guida per e-commerce multicanale

    Quando ho deciso di espandere il mio e-commerce, la domanda era una sola:
    "Come faccio a vendere anche su Amazon, Etsy o altri marketplace senza impazzire?"

    Vendere su più piattaforme è una grande opportunità per raggiungere nuovi clienti, aumentare la visibilità e diversificare le entrate. Ma se non lo fai con strategia, rischi di creare confusione, duplicare il lavoro o — peggio — danneggiare il tuo brand.

    Ecco come ho strutturato il mio approccio multicanale, e cosa consiglio a chi vuole iniziare oggi.

    1. Perché vendere su marketplace se hai già un e-commerce?
    Espansione della visibilità: Amazon ed Etsy hanno milioni di utenti attivi ogni giorno
    Fiducia già acquisita: i clienti si fidano dei marketplace, soprattutto per i primi acquisti
    Aumento delle vendite: puoi intercettare clienti che non ti troverebbero altrimenti
    Test dei prodotti: puoi testare nuovi articoli prima di lanciarli sul tuo shop

    2. Scegli il marketplace giusto per il tuo brand
    Amazon – Ideale per prodotti di largo consumo, tech, casa, bellezza, ecc.
    Etsy – Perfetto per artigianato, handmade, design, vintage, digitale
    eBay – Ancora valido per oggetti usati, collezionismo o elettronica
    Zalando / Spartoo / Notino – Specializzati in moda, cosmetica, ecc. (su invito o tramite partner)
    Il mio consiglio: non partire con troppi canali. Scegli 1–2 marketplace coerenti con il tuo pubblico e prodotto.

    3. Automatizza la gestione con strumenti multicanale
    Vendere su più piattaforme richiede organizzazione. Io ho risolto con strumenti che centralizzano ordini, magazzino e catalogo, come:
    -Shopify + App come CedCommerce o LitCommerce
    -ChannelAdvisor o Lengow (per aziende più strutturate)
    -WooCommerce + plugin multichannel
    -BaseLinker (molto usato in Europa, anche per logistica)
    Così eviti rotture di stock, doppie vendite o prezzi incoerenti.

    4. Ottimizza gli annunci per ogni piattaforma
    Ogni marketplace ha le sue regole e preferenze:
    -Amazon richiede keyword, bullet point, descrizioni SEO-oriented
    Etsy punta su storytelling, personalizzazione e immagini calde
    -eBay premia la competitività e la qualità del feedback
    Investi su immagini e descrizioni professionali, ma adatta ogni annuncio al “linguaggio” della piattaforma.

    5. Cura branding e customer experience, anche se “non è casa tua”
    Il rischio dei marketplace? Diventare “anonimo”.
    Per evitarlo:
    -Inserisco sempre un biglietto brandizzato nei pacchi
    -Offro un servizio clienti rapido e personalizzato
    -Incentivo a visitare il mio sito (con QR code, codice sconto, ecc.)
    Obiettivo: trasformare chi compra su Amazon in cliente diretto nel tempo.

    6. Gestisci prezzi e margini con attenzione
    Ogni piattaforma ha commissioni diverse (dal 5% al 15% o più).
    Calcola sempre il margine netto per canale e adatta i prezzi di conseguenza.
    Io uso un file di calcolo (o software) per tenere traccia della redditività per marketplace.

    Vendere su Amazon, Etsy o altri marketplace non è un’alternativa al tuo e-commerce, ma un’espansione strategica.
    L’importante è avere:
    -Strumenti di gestione
    -Piani editoriali coerenti
    -Un controllo dei numeri

    Io ho aumentato del 40% le mie vendite in 6 mesi grazie a una strategia multicanale ben strutturata.
    E tu? Sei pronto ad ampliare i tuoi confini digitali?

    #MarketplaceStrategy #Multicanale #VendereOnline #AmazonItalia #EtsySeller #EcommerceGrowth #ImpresaBiz #GestioneOrdini #StrategiaDigitale
    Come vendere su Amazon, Etsy e altri marketplace: guida per e-commerce multicanale 🌍🛍️ Quando ho deciso di espandere il mio e-commerce, la domanda era una sola: "Come faccio a vendere anche su Amazon, Etsy o altri marketplace senza impazzire?" Vendere su più piattaforme è una grande opportunità per raggiungere nuovi clienti, aumentare la visibilità e diversificare le entrate. Ma se non lo fai con strategia, rischi di creare confusione, duplicare il lavoro o — peggio — danneggiare il tuo brand. Ecco come ho strutturato il mio approccio multicanale, e cosa consiglio a chi vuole iniziare oggi. 1. Perché vendere su marketplace se hai già un e-commerce? ✅ Espansione della visibilità: Amazon ed Etsy hanno milioni di utenti attivi ogni giorno ✅ Fiducia già acquisita: i clienti si fidano dei marketplace, soprattutto per i primi acquisti ✅ Aumento delle vendite: puoi intercettare clienti che non ti troverebbero altrimenti ✅ Test dei prodotti: puoi testare nuovi articoli prima di lanciarli sul tuo shop 2. Scegli il marketplace giusto per il tuo brand 🔍 🔸 Amazon – Ideale per prodotti di largo consumo, tech, casa, bellezza, ecc. 🔸 Etsy – Perfetto per artigianato, handmade, design, vintage, digitale 🔸 eBay – Ancora valido per oggetti usati, collezionismo o elettronica 🔸 Zalando / Spartoo / Notino – Specializzati in moda, cosmetica, ecc. (su invito o tramite partner) 💡 Il mio consiglio: non partire con troppi canali. Scegli 1–2 marketplace coerenti con il tuo pubblico e prodotto. 3. Automatizza la gestione con strumenti multicanale ⚙️ Vendere su più piattaforme richiede organizzazione. Io ho risolto con strumenti che centralizzano ordini, magazzino e catalogo, come: -Shopify + App come CedCommerce o LitCommerce -ChannelAdvisor o Lengow (per aziende più strutturate) -WooCommerce + plugin multichannel -BaseLinker (molto usato in Europa, anche per logistica) ✅ Così eviti rotture di stock, doppie vendite o prezzi incoerenti. 4. Ottimizza gli annunci per ogni piattaforma ✍️ Ogni marketplace ha le sue regole e preferenze: -Amazon richiede keyword, bullet point, descrizioni SEO-oriented Etsy punta su storytelling, personalizzazione e immagini calde -eBay premia la competitività e la qualità del feedback 📸 Investi su immagini e descrizioni professionali, ma adatta ogni annuncio al “linguaggio” della piattaforma. 5. Cura branding e customer experience, anche se “non è casa tua” 🧡 Il rischio dei marketplace? Diventare “anonimo”. Per evitarlo: -Inserisco sempre un biglietto brandizzato nei pacchi -Offro un servizio clienti rapido e personalizzato -Incentivo a visitare il mio sito (con QR code, codice sconto, ecc.) 🎯 Obiettivo: trasformare chi compra su Amazon in cliente diretto nel tempo. 6. Gestisci prezzi e margini con attenzione 💰 Ogni piattaforma ha commissioni diverse (dal 5% al 15% o più). Calcola sempre il margine netto per canale e adatta i prezzi di conseguenza. Io uso un file di calcolo (o software) per tenere traccia della redditività per marketplace. Vendere su Amazon, Etsy o altri marketplace non è un’alternativa al tuo e-commerce, ma un’espansione strategica. L’importante è avere: -Strumenti di gestione -Piani editoriali coerenti -Un controllo dei numeri Io ho aumentato del 40% le mie vendite in 6 mesi grazie a una strategia multicanale ben strutturata. E tu? Sei pronto ad ampliare i tuoi confini digitali? #MarketplaceStrategy #Multicanale #VendereOnline #AmazonItalia #EtsySeller #EcommerceGrowth #ImpresaBiz #GestioneOrdini #StrategiaDigitale
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