• La differenza tra influencer e content creator: e tu cosa sei davvero?

    Quando mi chiedono che lavoro faccio, spesso la risposta più facile è: “sono un influencer”.
    Ma la verità è che quella parola non mi ha mai rappresentato del tutto.
    Negli ultimi anni ho capito che esiste una differenza importante tra influencer e content creator — e sapere chi sei davvero fa la differenza, anche nel modo in cui ti proponi ai brand.

    Oggi ti spiego come li distinguo, come ho capito dove mi colloco… e perché questa chiarezza ha cambiato il mio modo di lavorare.

    Influencer vs. Content Creator: cosa cambia davvero
    Influencer
    Un influencer è qualcuno che ha una community forte e riesce a orientarne gusti, scelte, acquisti.
    Il suo valore principale è la fiducia che ha costruito con chi lo segue. I brand collaborano con lui/lei per raggiungere un pubblico specifico, spesso in modo emotivo e diretto.

    Focus: relazione con il pubblico
    Obiettivo: ispirare, convincere, indirizzare
    Monetizzazione: sponsorizzazioni, affiliate, brand ambassador

    Content Creator
    Un content creator è chi produce contenuti originali, di valore, ben fatti. Che sia video, testo, foto o audio, il suo talento è creare — anche se ha una community più piccola.
    I brand lo scelgono per la qualità del contenuto, non solo per i numeri.

    Focus: creatività, tecnica, storytelling
    Obiettivo: informare, intrattenere, educare
    Monetizzazione: produzione contenuti, format editoriali, collaborazioni tecniche

    E io? Per un po’ ho cercato di essere entrambe le cose
    All’inizio inseguivo i numeri: follower, like, reach. Poi ho capito che il mio valore vero era nella capacità di creare contenuti che funzionano, anche per altri.
    Nel tempo, sono diventata una content creator con influenza — ma non cerco di “influenzare”, cerco di ispirare e creare valore.

    Ed è da qui che è nato il mio posizionamento: creo contenuti strategici, autentici e professionali, per me e per i brand con cui collaboro.

    Perché è importante sapere chi sei
    Se ti presenti come influencer, un brand si aspetta numeri e community.
    Se ti presenti come content creator, si aspetta competenza, qualità e idee.
    Se sei entrambe le cose, allora saperlo spiegare bene ti aiuterà a distinguerti.

    Chiarire il tuo ruolo ti aiuta a:
    -fare proposte coerenti
    -chiedere il giusto compenso
    -attirare i partner giusti per te

    In un mondo digitale sempre più affollato, sapere cosa fai e come ti definisci è un superpotere.
    Non si tratta di scegliere una “etichetta”, ma di riconoscere e valorizzare la tua unicità.
    Io ho smesso di rincorrere ruoli e ho iniziato a costruire la mia identità.

    E tu? Sei un influencer, un content creator… o qualcosa di unico, che merita di essere raccontato meglio?

    #ContentCreator #InfluencerLife #PersonalBranding #CreatorEconomy #ImpresaBiz #StrategiaDigitale #CollaborazioniProfessionali #ChiSeiDavvero #BrandIdentity

    La differenza tra influencer e content creator: e tu cosa sei davvero? Quando mi chiedono che lavoro faccio, spesso la risposta più facile è: “sono un influencer”. Ma la verità è che quella parola non mi ha mai rappresentato del tutto. Negli ultimi anni ho capito che esiste una differenza importante tra influencer e content creator — e sapere chi sei davvero fa la differenza, anche nel modo in cui ti proponi ai brand. Oggi ti spiego come li distinguo, come ho capito dove mi colloco… e perché questa chiarezza ha cambiato il mio modo di lavorare. Influencer vs. Content Creator: cosa cambia davvero 👑 Influencer Un influencer è qualcuno che ha una community forte e riesce a orientarne gusti, scelte, acquisti. Il suo valore principale è la fiducia che ha costruito con chi lo segue. I brand collaborano con lui/lei per raggiungere un pubblico specifico, spesso in modo emotivo e diretto. ✔️ Focus: relazione con il pubblico ✔️ Obiettivo: ispirare, convincere, indirizzare ✔️ Monetizzazione: sponsorizzazioni, affiliate, brand ambassador 🎨 Content Creator Un content creator è chi produce contenuti originali, di valore, ben fatti. Che sia video, testo, foto o audio, il suo talento è creare — anche se ha una community più piccola. I brand lo scelgono per la qualità del contenuto, non solo per i numeri. ✔️ Focus: creatività, tecnica, storytelling ✔️ Obiettivo: informare, intrattenere, educare ✔️ Monetizzazione: produzione contenuti, format editoriali, collaborazioni tecniche E io? Per un po’ ho cercato di essere entrambe le cose All’inizio inseguivo i numeri: follower, like, reach. Poi ho capito che il mio valore vero era nella capacità di creare contenuti che funzionano, anche per altri. Nel tempo, sono diventata una content creator con influenza — ma non cerco di “influenzare”, cerco di ispirare e creare valore. Ed è da qui che è nato il mio posizionamento: creo contenuti strategici, autentici e professionali, per me e per i brand con cui collaboro. Perché è importante sapere chi sei 🎯 Se ti presenti come influencer, un brand si aspetta numeri e community. 🎯 Se ti presenti come content creator, si aspetta competenza, qualità e idee. 🎯 Se sei entrambe le cose, allora saperlo spiegare bene ti aiuterà a distinguerti. Chiarire il tuo ruolo ti aiuta a: -fare proposte coerenti -chiedere il giusto compenso -attirare i partner giusti per te In un mondo digitale sempre più affollato, sapere cosa fai e come ti definisci è un superpotere. Non si tratta di scegliere una “etichetta”, ma di riconoscere e valorizzare la tua unicità. Io ho smesso di rincorrere ruoli e ho iniziato a costruire la mia identità. E tu? Sei un influencer, un content creator… o qualcosa di unico, che merita di essere raccontato meglio? #ContentCreator #InfluencerLife #PersonalBranding #CreatorEconomy #ImpresaBiz #StrategiaDigitale #CollaborazioniProfessionali #ChiSeiDavvero #BrandIdentity
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  • Le mie prime collaborazioni: errori, lezioni e consigli per iniziare

    Quando ho ricevuto la prima proposta di collaborazione come influencer, ero entusiasta… e completamente impreparata. Oggi, guardando indietro, posso dire che quelle prime esperienze — tra errori, ingenuità e intuizioni — sono state fondamentali per costruire il mio percorso.

    In questo articolo voglio raccontarti cosa ho sbagliato, cosa ho imparato e che consigli darei a chi sta per iniziare a lavorare con brand e aziende.

    1. Ho detto “sì” troppo in fretta
    All’inizio, ogni proposta mi sembrava un’occasione da non perdere. Collaborazioni non in linea con i miei valori? Brand di cui non avrei mai parlato spontaneamente? Accettavo comunque.

    Cosa ho imparato: dire “no” è un atto di cura verso la propria community. Solo collaborando con marchi davvero affini mantieni credibilità, coerenza e fiducia.

    2. Non ho definito bene i termini della collaborazione
    Mi è capitato di creare contenuti senza un contratto chiaro. Risultato? Aspettative diverse, post richiesti all’ultimo minuto, compensi incerti.

    Cosa ho imparato: oggi non inizio nessuna collaborazione senza un brief scritto e un accordo chiaro. Specifico tutto: formato, deadline, numero di revisioni e modalità di pagamento.

    3. Ho sottovalutato il valore del mio lavoro
    All’inizio mi accontentavo di prodotti gratuiti o compensi simbolici, anche per contenuti che mi richiedevano ore. Pensavo: “Mi serve visibilità”.

    Cosa ho imparato: la visibilità è importante, ma il tempo e la creatività vanno riconosciuti. Oggi valuto ogni proposta anche in termini di sostenibilità e valore professionale.

    4. Non ho misurato i risultati
    Pubblicavo e… basta. Non controllavo insight, clic, interazioni. Non sapevo cosa funzionava e cosa no.

    Cosa ho imparato: monitorare le performance mi permette non solo di migliorare i contenuti futuri, ma anche di mostrare risultati concreti ai brand e negoziare collaborazioni più solide.

    5. Ho imparato a trattare ogni collaborazione come una partnership
    Le migliori esperienze sono nate quando ho costruito un dialogo con il brand, portando idee, ascoltando feedback e creando qualcosa che fosse utile per entrambi.

    Le prime collaborazioni non sono mai perfette — e va bene così. Ogni esperienza mi ha aiutata a crescere, capire il mio valore e costruire un rapporto più consapevole con il mio lavoro da creator.

    Se sei all’inizio, il mio consiglio è: scegli con cura, proteggi la tua immagine, dai valore a quello che fai. Le collaborazioni migliori non arrivano per caso, si costruiscono con coerenza e professionalità.

    #InfluencerLife #CollaborazioniBrand #CreatorTips #PersonalBranding #ImpresaBiz #MicroInfluencer #ContentCreator #LezioniImparate #StrategieDigitali

    Le mie prime collaborazioni: errori, lezioni e consigli per iniziare Quando ho ricevuto la prima proposta di collaborazione come influencer, ero entusiasta… e completamente impreparata. Oggi, guardando indietro, posso dire che quelle prime esperienze — tra errori, ingenuità e intuizioni — sono state fondamentali per costruire il mio percorso. In questo articolo voglio raccontarti cosa ho sbagliato, cosa ho imparato e che consigli darei a chi sta per iniziare a lavorare con brand e aziende. 1. Ho detto “sì” troppo in fretta All’inizio, ogni proposta mi sembrava un’occasione da non perdere. Collaborazioni non in linea con i miei valori? Brand di cui non avrei mai parlato spontaneamente? Accettavo comunque. Cosa ho imparato: dire “no” è un atto di cura verso la propria community. Solo collaborando con marchi davvero affini mantieni credibilità, coerenza e fiducia. 2. Non ho definito bene i termini della collaborazione Mi è capitato di creare contenuti senza un contratto chiaro. Risultato? Aspettative diverse, post richiesti all’ultimo minuto, compensi incerti. Cosa ho imparato: oggi non inizio nessuna collaborazione senza un brief scritto e un accordo chiaro. Specifico tutto: formato, deadline, numero di revisioni e modalità di pagamento. 3. Ho sottovalutato il valore del mio lavoro All’inizio mi accontentavo di prodotti gratuiti o compensi simbolici, anche per contenuti che mi richiedevano ore. Pensavo: “Mi serve visibilità”. Cosa ho imparato: la visibilità è importante, ma il tempo e la creatività vanno riconosciuti. Oggi valuto ogni proposta anche in termini di sostenibilità e valore professionale. 4. Non ho misurato i risultati Pubblicavo e… basta. Non controllavo insight, clic, interazioni. Non sapevo cosa funzionava e cosa no. Cosa ho imparato: monitorare le performance mi permette non solo di migliorare i contenuti futuri, ma anche di mostrare risultati concreti ai brand e negoziare collaborazioni più solide. 5. Ho imparato a trattare ogni collaborazione come una partnership Le migliori esperienze sono nate quando ho costruito un dialogo con il brand, portando idee, ascoltando feedback e creando qualcosa che fosse utile per entrambi. Le prime collaborazioni non sono mai perfette — e va bene così. Ogni esperienza mi ha aiutata a crescere, capire il mio valore e costruire un rapporto più consapevole con il mio lavoro da creator. Se sei all’inizio, il mio consiglio è: scegli con cura, proteggi la tua immagine, dai valore a quello che fai. Le collaborazioni migliori non arrivano per caso, si costruiscono con coerenza e professionalità. #InfluencerLife #CollaborazioniBrand #CreatorTips #PersonalBranding #ImpresaBiz #MicroInfluencer #ContentCreator #LezioniImparate #StrategieDigitali
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  • Come ho imparato a monetizzare il mio talento sui social (e oltre)

    Ciao a tutti
    Sono un’influencer e oggi voglio raccontarti, non solo la mia esperienza, ma soprattutto come puoi trasformare il tuo talento in una fonte di guadagno reale, sui social e anche al di fuori di essi.

    Perché sì, farcela è possibile. Ma serve metodo, costanza, e un pizzico di strategia.

    1. Parti dal tuo valore
    Il primo passo? Capire cosa sai fare davvero bene. Che tu sia bravə a raccontare, truccarti, cucinare, insegnare, motivare o intrattenere, il talento è solo l’inizio. Devi lavorare sul tuo posizionamento: chi sei, cosa offri, a chi parli.
    Io ho iniziato pubblicando contenuti di lifestyle, ma il mio vero boom è arrivato quando ho iniziato a dare consigli pratici su organizzazione e produttività femminile. Ho trovato la mia nicchia. E lì, tutto è cambiato.

    2. Cura la tua presenza digitale
    Avere un profilo Instagram (o TikTok, o LinkedIn) non basta. Serve una strategia di contenuto.
    Pubblica con costanza, scegli un tono di voce coerente, investi in immagini di qualità e soprattutto: porta valore. Le persone tornano dove trovano qualcosa di utile o emozionante.
    Io uso un piano editoriale settimanale: lunedì tips, mercoledì storie personali, venerdì collaborazioni. Semplice ma efficace.

    3. Costruisci relazioni, non solo follower
    I numeri contano, certo. Ma contano molto di più l’engagement e la fiducia.
    Rispondi ai commenti, crea dialogo, chiedi opinioni.
    E soprattutto: crea una community, non solo un pubblico.

    4. Diversifica le entrate
    Monetizzare non vuol dire solo fare pubblicità ai brand. Io guadagno da:
    -Collaborazioni con aziende (sì, ma solo in linea con i miei valori)
    -Vendita di ebook e guide pratiche
    -Corsi online e workshop dal vivo
    -Affiliate marketing
    -Consulenze personalizzate
    Trova almeno 3 fonti di reddito e sarai molto più stabile (e serena).

    5. Sfrutta anche il “fuori dai social”
    Ricorda: i social sono un mezzo, non il fine.
    Io, ad esempio, ho creato una newsletter settimanale con consigli esclusivi, ho aperto un podcast e ho partecipato come speaker a eventi.
    Più sei presente nel mondo reale (anche digitale), più opportunità attrai.

    Monetizzare il tuo talento richiede pazienza, ma se ci metti testa, cuore e visione, puoi costruire qualcosa di meraviglioso e autentico.
    Se ce l’ho fatta io, ce la puoi fare anche tu.

    #CrediInTe #MonetizzaIlTuoTalento #InfluencerLife #DigitalCreator #StrategiaSocial #LavorareOnline #PersonalBranding #SideHustle #DonneCheCreano #ImpresaDigitale



    Come ho imparato a monetizzare il mio talento sui social (e oltre) Ciao a tutti Sono un’influencer e oggi voglio raccontarti, non solo la mia esperienza, ma soprattutto come puoi trasformare il tuo talento in una fonte di guadagno reale, sui social e anche al di fuori di essi. Perché sì, farcela è possibile. Ma serve metodo, costanza, e un pizzico di strategia. 1. Parti dal tuo valore Il primo passo? Capire cosa sai fare davvero bene. Che tu sia bravə a raccontare, truccarti, cucinare, insegnare, motivare o intrattenere, il talento è solo l’inizio. Devi lavorare sul tuo posizionamento: chi sei, cosa offri, a chi parli. Io ho iniziato pubblicando contenuti di lifestyle, ma il mio vero boom è arrivato quando ho iniziato a dare consigli pratici su organizzazione e produttività femminile. Ho trovato la mia nicchia. E lì, tutto è cambiato. 2. Cura la tua presenza digitale Avere un profilo Instagram (o TikTok, o LinkedIn) non basta. Serve una strategia di contenuto. Pubblica con costanza, scegli un tono di voce coerente, investi in immagini di qualità e soprattutto: porta valore. Le persone tornano dove trovano qualcosa di utile o emozionante. Io uso un piano editoriale settimanale: lunedì tips, mercoledì storie personali, venerdì collaborazioni. Semplice ma efficace. 3. Costruisci relazioni, non solo follower I numeri contano, certo. Ma contano molto di più l’engagement e la fiducia. Rispondi ai commenti, crea dialogo, chiedi opinioni. E soprattutto: crea una community, non solo un pubblico. 4. Diversifica le entrate Monetizzare non vuol dire solo fare pubblicità ai brand. Io guadagno da: -Collaborazioni con aziende (sì, ma solo in linea con i miei valori) -Vendita di ebook e guide pratiche -Corsi online e workshop dal vivo -Affiliate marketing -Consulenze personalizzate Trova almeno 3 fonti di reddito e sarai molto più stabile (e serena). 5. Sfrutta anche il “fuori dai social” Ricorda: i social sono un mezzo, non il fine. Io, ad esempio, ho creato una newsletter settimanale con consigli esclusivi, ho aperto un podcast e ho partecipato come speaker a eventi. Più sei presente nel mondo reale (anche digitale), più opportunità attrai. Monetizzare il tuo talento richiede pazienza, ma se ci metti testa, cuore e visione, puoi costruire qualcosa di meraviglioso e autentico. Se ce l’ho fatta io, ce la puoi fare anche tu. #CrediInTe #MonetizzaIlTuoTalento #InfluencerLife #DigitalCreator #StrategiaSocial #LavorareOnline #PersonalBranding #SideHustle #DonneCheCreano #ImpresaDigitale
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  • Aprire una partita IVA da influencer: la mia guida pratica (senza panico)

    Quando ho capito che fare l’influencer non era più un hobby ma un lavoro vero, mi sono fatta la domanda che ogni creator si trova davanti prima o poi:
    “Devo aprire la partita IVA?”

    Spoiler: la risposta è sì, se guadagni in modo continuativo.
    All’inizio mi sembrava tutto complicato: codici ATECO, regimi fiscali, fatture, INPS…
    Ma ti assicuro che, una volta capito il meccanismo, non è poi così spaventoso. E anzi, aprire la partita IVA è stato un passaggio fondamentale per sentirmi davvero una professionista del digitale.

    Ecco la mia guida pratica, basata su esperienza diretta, per aiutarti a fare il passo senza ansia.

    1. Quando serve davvero aprire la partita IVA?
    Se fai attività di promozione online e ricevi compensi in modo continuativo (che siano soldi o prodotti con valore commerciale), non puoi più operare da “privato”.
    Una collaborazione una tantum ogni tanto può rientrare nelle prestazioni occasionali, ma se pubblichi per lavoro (e vieni pagatə), serve la partita IVA.

    2. Quale codice ATECO si usa?
    Il più usato per chi lavora come influencer è:

    73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari

    Alcuni usano anche codici legati a “servizi di consulenza” o “content creation”, a seconda delle attività specifiche. Il consiglio? Parlane con un commercialista che conosce il settore digital.

    3. Che regime fiscale scegliere?
    Il regime forfettario è il più gettonato tra i creator all’inizio, perché:
    -vale se fatturi fino a €85.000 l’anno
    -hai un’imposta unica del 5% (nei primi 5 anni, poi 15%)
    -paghi INPS gestione separata (a parte, circa il 26% sul reddito)
    È semplice da gestire, con meno burocrazia e costi di avvio contenuti.

    4. Come si apre concretamente?
    Hai due opzioni:
    -Puoi farlo online tramite un commercialista (ti consiglio quelli specializzati in creator e freelance digitali)
    -Oppure farlo tu da sola tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate (ma solo se sai già dove mettere le mani)
    Io ho scelto di affidarmi a un professionista: ho risparmiato tempo, errori e stress.

    5. E una volta aperta, cosa cambia?
    Inizi a emettere fatture (con o senza ritenuta, a seconda del cliente)
    Versi i contributi INPS (trimestralmente)
    Fai la dichiarazione dei redditi ogni anno
    E puoi finalmente lavorare in modo regolare con brand e agenzie — che lo richiedono sempre più spesso

    La verità?
    Aprire la partita IVA non è la fine della libertà: è l’inizio del tuo percorso come vera imprenditrice digitale.

    Smetti di pensarti come “una che fa contenuti” e inizia a vederti come una professionista che crea valore, genera business e merita di essere pagata in modo giusto e trasparente.

    #partitaIVAinfluencer #creatorfiscale #imprenditricedigitale #influencerlife #businessdigitale #regimeforfettario #aprirelapartitaIVA #fiscofacile #impresaBiz #lavoraonline #brandcollaboration #freelancelife

    Aprire una partita IVA da influencer: la mia guida pratica (senza panico) Quando ho capito che fare l’influencer non era più un hobby ma un lavoro vero, mi sono fatta la domanda che ogni creator si trova davanti prima o poi: “Devo aprire la partita IVA?” Spoiler: la risposta è sì, se guadagni in modo continuativo. All’inizio mi sembrava tutto complicato: codici ATECO, regimi fiscali, fatture, INPS… Ma ti assicuro che, una volta capito il meccanismo, non è poi così spaventoso. E anzi, aprire la partita IVA è stato un passaggio fondamentale per sentirmi davvero una professionista del digitale. Ecco la mia guida pratica, basata su esperienza diretta, per aiutarti a fare il passo senza ansia. 1. Quando serve davvero aprire la partita IVA? Se fai attività di promozione online e ricevi compensi in modo continuativo (che siano soldi o prodotti con valore commerciale), non puoi più operare da “privato”. Una collaborazione una tantum ogni tanto può rientrare nelle prestazioni occasionali, ma se pubblichi per lavoro (e vieni pagatə), serve la partita IVA. 2. Quale codice ATECO si usa? Il più usato per chi lavora come influencer è: 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari Alcuni usano anche codici legati a “servizi di consulenza” o “content creation”, a seconda delle attività specifiche. Il consiglio? Parlane con un commercialista che conosce il settore digital. 3. Che regime fiscale scegliere? Il regime forfettario è il più gettonato tra i creator all’inizio, perché: -vale se fatturi fino a €85.000 l’anno -hai un’imposta unica del 5% (nei primi 5 anni, poi 15%) -paghi INPS gestione separata (a parte, circa il 26% sul reddito) È semplice da gestire, con meno burocrazia e costi di avvio contenuti. 4. Come si apre concretamente? Hai due opzioni: -Puoi farlo online tramite un commercialista (ti consiglio quelli specializzati in creator e freelance digitali) -Oppure farlo tu da sola tramite il sito dell’Agenzia delle Entrate (ma solo se sai già dove mettere le mani) Io ho scelto di affidarmi a un professionista: ho risparmiato tempo, errori e stress. 5. E una volta aperta, cosa cambia? 📌 Inizi a emettere fatture (con o senza ritenuta, a seconda del cliente) 📌 Versi i contributi INPS (trimestralmente) 📌 Fai la dichiarazione dei redditi ogni anno 📌 E puoi finalmente lavorare in modo regolare con brand e agenzie — che lo richiedono sempre più spesso La verità? Aprire la partita IVA non è la fine della libertà: è l’inizio del tuo percorso come vera imprenditrice digitale. Smetti di pensarti come “una che fa contenuti” e inizia a vederti come una professionista che crea valore, genera business e merita di essere pagata in modo giusto e trasparente. #partitaIVAinfluencer #creatorfiscale #imprenditricedigitale #influencerlife #businessdigitale #regimeforfettario #aprirelapartitaIVA #fiscofacile #impresaBiz #lavoraonline #brandcollaboration #freelancelife
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  • Brand Ambassador: come sono diventata il volto di un'azienda (e ho imparato a farmi pagare bene)

    All’inizio della mia carriera sui social, quando mi contattavano le aziende ero entusiasta… ma anche un po’ ingenua. Mi bastava ricevere un prodotto gratis per sentirmi “scelta”. Poi ho capito una cosa: non ero solo una vetrina, ero un valore. E quel valore aveva un prezzo.

    Diventare Brand Ambassador — il volto ufficiale e riconoscibile di un brand — è molto più di una semplice collaborazione: è un vero e proprio rapporto professionale a lungo termine, costruito su fiducia, affinità e strategia. E può (anzi, deve) essere anche molto remunerativo.

    Ecco la mia esperienza e i consigli che avrei voluto ricevere all’inizio.

    1. Non basta avere follower, serve coerenza
    Le aziende oggi non cercano solo numeri: cercano valori condivisi. Il mio primo contratto serio da Brand Ambassador è arrivato non perché avevo “tanti follower”, ma perché avevo costruito un'identità chiara. Parlavo (e parlo) di temi in linea con il brand, in modo autentico. Questo crea connessione reale — e quindi conversione.

    2. Costruisci relazioni, non solo collaborazioni
    Ho imparato che diventare Brand Ambassador non nasce da una proposta “una tantum”. Spesso è l’evoluzione di una collaborazione spot andata bene. Cura i rapporti, segui i brand che ami, interagisci con loro in modo naturale. Molte delle mie partnership più belle sono nate proprio così: da relazioni coltivate nel tempo.

    3. Proponiti (ma nel modo giusto)
    Non aspettare sempre che siano le aziende a contattarti. Se credi davvero in un brand, prepara un media kit professionale e una proposta personalizzata. Parla dei valori comuni, di come puoi portare valore, di cosa puoi costruire insieme. Non venderti come "vetrina": presentati come partner strategico.

    4. Parla di numeri senza paura
    Uno degli errori più comuni? Evitare il discorso soldi. Ma se vuoi essere pagatə bene, devi imparare a parlare di budget con professionalità. Conosci il tuo valore (in base a dati, reach, engagement, conversioni) e costruisci listini chiari, ma flessibili. Ricorda: un Brand Ambassador non è un content creator qualsiasi. È una figura chiave nella comunicazione aziendale.

    5. Pensa a lungo termine
    Essere Brand Ambassador significa anche essere rappresentanti del brand nella vita reale: agli eventi, nei contenuti spontanei, nelle conversazioni. Non si tratta solo di "pubblicare post", ma di incarnare lo spirito dell’azienda nel tuo mondo digitale. E questo richiede cura, etica e costanza.

    Diventare Brand Ambassador è una combinazione tra branding personale forte, relazioni autentiche e mentalità imprenditoriale.
    E sì, si può — e si deve — essere pagatə per il valore che si porta. Perché dietro ogni post c'è competenza, lavoro e visione.

    #BrandAmbassador #collaborazioniDigitali #influencerlife #valoredigital #personalbranding #digitalPR #brandpartnership #socialbusiness #impresaBiz #monetizzaconivalori #creatorprofessionista #farebrandconetica
    Brand Ambassador: come sono diventata il volto di un'azienda (e ho imparato a farmi pagare bene) All’inizio della mia carriera sui social, quando mi contattavano le aziende ero entusiasta… ma anche un po’ ingenua. Mi bastava ricevere un prodotto gratis per sentirmi “scelta”. Poi ho capito una cosa: non ero solo una vetrina, ero un valore. E quel valore aveva un prezzo. Diventare Brand Ambassador — il volto ufficiale e riconoscibile di un brand — è molto più di una semplice collaborazione: è un vero e proprio rapporto professionale a lungo termine, costruito su fiducia, affinità e strategia. E può (anzi, deve) essere anche molto remunerativo. Ecco la mia esperienza e i consigli che avrei voluto ricevere all’inizio. 1. Non basta avere follower, serve coerenza Le aziende oggi non cercano solo numeri: cercano valori condivisi. Il mio primo contratto serio da Brand Ambassador è arrivato non perché avevo “tanti follower”, ma perché avevo costruito un'identità chiara. Parlavo (e parlo) di temi in linea con il brand, in modo autentico. Questo crea connessione reale — e quindi conversione. 2. Costruisci relazioni, non solo collaborazioni Ho imparato che diventare Brand Ambassador non nasce da una proposta “una tantum”. Spesso è l’evoluzione di una collaborazione spot andata bene. Cura i rapporti, segui i brand che ami, interagisci con loro in modo naturale. Molte delle mie partnership più belle sono nate proprio così: da relazioni coltivate nel tempo. 3. Proponiti (ma nel modo giusto) Non aspettare sempre che siano le aziende a contattarti. Se credi davvero in un brand, prepara un media kit professionale e una proposta personalizzata. Parla dei valori comuni, di come puoi portare valore, di cosa puoi costruire insieme. Non venderti come "vetrina": presentati come partner strategico. 4. Parla di numeri senza paura Uno degli errori più comuni? Evitare il discorso soldi. Ma se vuoi essere pagatə bene, devi imparare a parlare di budget con professionalità. Conosci il tuo valore (in base a dati, reach, engagement, conversioni) e costruisci listini chiari, ma flessibili. Ricorda: un Brand Ambassador non è un content creator qualsiasi. È una figura chiave nella comunicazione aziendale. 5. Pensa a lungo termine Essere Brand Ambassador significa anche essere rappresentanti del brand nella vita reale: agli eventi, nei contenuti spontanei, nelle conversazioni. Non si tratta solo di "pubblicare post", ma di incarnare lo spirito dell’azienda nel tuo mondo digitale. E questo richiede cura, etica e costanza. Diventare Brand Ambassador è una combinazione tra branding personale forte, relazioni autentiche e mentalità imprenditoriale. E sì, si può — e si deve — essere pagatə per il valore che si porta. Perché dietro ogni post c'è competenza, lavoro e visione. #BrandAmbassador #collaborazioniDigitali #influencerlife #valoredigital #personalbranding #digitalPR #brandpartnership #socialbusiness #impresaBiz #monetizzaconivalori #creatorprofessionista #farebrandconetica
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  • Trovare il proprio tono di voce nel business digitale: la mia esperienza

    All’inizio del mio percorso sui social, ero ovunque… tranne che in me stessa.

    Osservavo le pagine che funzionavano, studiavo il linguaggio dei grandi brand, cercavo di “suonare” come gli altri. Pensavo che per avere successo online, dovevo parlare come chi ce l’aveva già fatta. Solo che, più cercavo di imitare, più perdevo qualcosa di essenziale: la mia autenticità.

    Trovare il mio tono di voce nel business digitale non è stato un colpo di fortuna. È stato un processo. E oggi posso dire con certezza che niente funziona sui social meglio dell’essere autentici — anche se può sembrare banale dirlo.

    Ecco cosa ho capito lungo la strada:

    1. Il tono di voce non è una strategia, è un’identità
    Il tono non è solo “come parli”: è come fai sentire le persone. È un’estensione della tua personalità, dei tuoi valori, della tua visione. Quando ho smesso di scrivere come “una che lavora sui social” e ho iniziato a scrivere come me stessa, è successo qualcosa. La mia community ha iniziato a rispondere, a connettersi davvero.

    2. Non devi piacere a tutti, ma devi essere riconoscibile
    Provare a piacere a tutti ti rende invisibile. Trovare il tuo tono di voce ti rende unico. Ho imparato a non avere paura di dire ciò in cui credo, anche se non era la scelta “più popolare”. Il tono di voce è un filtro naturale: allontana chi non è in sintonia con te, ma attrae fortemente chi lo è.

    3. L'autenticità è una scelta, ogni giorno
    Nel mondo digitale è facile lasciarsi tentare da ciò che “funziona”. Ma funziona davvero, se ti snatura? Io ho scelto di essere coerente con la mia voce anche quando avrebbe pagato essere qualcun’altra. E alla lunga, è stata la scelta migliore.

    4. Il tono evolve con te
    Non sei obbligatə a restare uguale. Il tono cambia, si affina, cresce con te. Se sei onestə nel modo in cui comunichi, il tuo pubblico crescerà con te. E questo vale anche per i brand: non sei un personaggio, sei una presenza.

    5. Scrivi (e parla) come parli
    Non ho mai più scritto una caption che non potrei dire ad alta voce. Questo è stato il mio metro di autenticità. Quando le persone leggono i tuoi contenuti e sentono la tua “voce” vera, si crea fiducia. E nel business digitale, la fiducia è tutto.

    Trovare il proprio tono di voce non è un esercizio di branding. È un atto di sincerità.
    Se sei nel mondo digitale, ricordati: la tua voce vale. E non hai bisogno di alzarla per farti sentire, solo di renderla tua.

    #tonoDiVoce #brandingpersonale #businessdigitale #autenticitàonline #influencerlife #voceautentica #strategiadicontinuti #digitalidentity #impresaBiz #communitybuilding #parlaconiltuopubblico #creaconfiducia
    Trovare il proprio tono di voce nel business digitale: la mia esperienza All’inizio del mio percorso sui social, ero ovunque… tranne che in me stessa. Osservavo le pagine che funzionavano, studiavo il linguaggio dei grandi brand, cercavo di “suonare” come gli altri. Pensavo che per avere successo online, dovevo parlare come chi ce l’aveva già fatta. Solo che, più cercavo di imitare, più perdevo qualcosa di essenziale: la mia autenticità. Trovare il mio tono di voce nel business digitale non è stato un colpo di fortuna. È stato un processo. E oggi posso dire con certezza che niente funziona sui social meglio dell’essere autentici — anche se può sembrare banale dirlo. Ecco cosa ho capito lungo la strada: 1. Il tono di voce non è una strategia, è un’identità Il tono non è solo “come parli”: è come fai sentire le persone. È un’estensione della tua personalità, dei tuoi valori, della tua visione. Quando ho smesso di scrivere come “una che lavora sui social” e ho iniziato a scrivere come me stessa, è successo qualcosa. La mia community ha iniziato a rispondere, a connettersi davvero. 2. Non devi piacere a tutti, ma devi essere riconoscibile Provare a piacere a tutti ti rende invisibile. Trovare il tuo tono di voce ti rende unico. Ho imparato a non avere paura di dire ciò in cui credo, anche se non era la scelta “più popolare”. Il tono di voce è un filtro naturale: allontana chi non è in sintonia con te, ma attrae fortemente chi lo è. 3. L'autenticità è una scelta, ogni giorno Nel mondo digitale è facile lasciarsi tentare da ciò che “funziona”. Ma funziona davvero, se ti snatura? Io ho scelto di essere coerente con la mia voce anche quando avrebbe pagato essere qualcun’altra. E alla lunga, è stata la scelta migliore. 4. Il tono evolve con te Non sei obbligatə a restare uguale. Il tono cambia, si affina, cresce con te. Se sei onestə nel modo in cui comunichi, il tuo pubblico crescerà con te. E questo vale anche per i brand: non sei un personaggio, sei una presenza. 5. Scrivi (e parla) come parli Non ho mai più scritto una caption che non potrei dire ad alta voce. Questo è stato il mio metro di autenticità. Quando le persone leggono i tuoi contenuti e sentono la tua “voce” vera, si crea fiducia. E nel business digitale, la fiducia è tutto. Trovare il proprio tono di voce non è un esercizio di branding. È un atto di sincerità. Se sei nel mondo digitale, ricordati: la tua voce vale. E non hai bisogno di alzarla per farti sentire, solo di renderla tua. #tonoDiVoce #brandingpersonale #businessdigitale #autenticitàonline #influencerlife #voceautentica #strategiadicontinuti #digitalidentity #impresaBiz #communitybuilding #parlaconiltuopubblico #creaconfiducia
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  • Come ho superato la sindrome dell’impostore lavorando sui social

    Non lo ammettiamo spesso, ma è più comune di quanto sembri: la sindrome dell’impostore. E sì, colpisce anche (e forse soprattutto) chi lavora nel mondo dei social media. Parlo per esperienza personale.

    Quando ho iniziato il mio percorso come influencer, ogni like, ogni commento, ogni collaborazione sembrava un colpo di fortuna. Pensavo: “Prima o poi si accorgeranno che non sono così brava”, oppure “Ci sono persone più preparate di me, cosa ci faccio qui?”. Dietro ogni post perfetto c'era una voce che mi diceva che non ero abbastanza.

    Col tempo, però, ho capito alcune cose che voglio condividere con te, che magari ti senti esattamente come mi sentivo io.

    1. Accettare che la sindrome dell’impostore esiste
    Il primo passo per superarla è riconoscerla. Quella sensazione che ti fa dubitare dei tuoi successi, che ti fa pensare di non meritare le opportunità che ricevi, ha un nome. E sapere che non sei l’unicə a provarla fa già una grande differenza.

    2. Guardare i risultati con obiettività
    Ho iniziato a guardare i numeri con più onestà: la community che ho costruito, i messaggi che ricevo, le aziende che scelgono di collaborare con me… Tutto questo non è frutto del caso. È lavoro. È dedizione. È coerenza. I risultati parlano, anche quando la voce interiore cerca di sminuirli.

    3. Parlarne con chi fa lo stesso lavoro
    Ho trovato un sollievo enorme confrontandomi con altre persone che lavorano nel mio stesso ambito. Molti creator provano le stesse sensazioni, anche quelli che seguiamo da anni e che sembrano super sicuri di sé. Condividere vulnerabilità crea connessione e fa sentire meno soli.

    4. Smettere di cercare la perfezione
    La sindrome dell’impostore si nutre dell’ossessione per la perfezione. Ho imparato a pubblicare anche quando non tutto è “Instagrammabile”, ad accettare le critiche costruttive senza viverle come fallimenti, e a mostrarmi per quella che sono, non per quella che pensavo “dovrei” essere.

    5. Darsi il permesso di crescere
    Non devo sapere tutto subito. Non devo essere la versione definitiva di me stessa oggi. Crescere, imparare, cambiare idea… è parte del percorso, anche sui social. Darsi il permesso di imparare è uno dei modi più belli per uscire dal loop dell’impostore.

    Lavorare sui social significa esporsi. Ma non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, se non a noi stessə. E anche questo, lo sto ancora imparando.

    Se anche tu ti sei sentito così, sappi che non sei solə. E no, non sei un’impostora: sei una persona che ci mette cuore e impegno, ogni giorno.

    #sindromeDellImpostore #influencerlife #mentalhealthsocial #crescitasocial #autenticitàdigitale #imprenditoriDigitali #impresaBiz #socialmediawellness #consapevolezza
    Come ho superato la sindrome dell’impostore lavorando sui social Non lo ammettiamo spesso, ma è più comune di quanto sembri: la sindrome dell’impostore. E sì, colpisce anche (e forse soprattutto) chi lavora nel mondo dei social media. Parlo per esperienza personale. Quando ho iniziato il mio percorso come influencer, ogni like, ogni commento, ogni collaborazione sembrava un colpo di fortuna. Pensavo: “Prima o poi si accorgeranno che non sono così brava”, oppure “Ci sono persone più preparate di me, cosa ci faccio qui?”. Dietro ogni post perfetto c'era una voce che mi diceva che non ero abbastanza. Col tempo, però, ho capito alcune cose che voglio condividere con te, che magari ti senti esattamente come mi sentivo io. 1. Accettare che la sindrome dell’impostore esiste Il primo passo per superarla è riconoscerla. Quella sensazione che ti fa dubitare dei tuoi successi, che ti fa pensare di non meritare le opportunità che ricevi, ha un nome. E sapere che non sei l’unicə a provarla fa già una grande differenza. 2. Guardare i risultati con obiettività Ho iniziato a guardare i numeri con più onestà: la community che ho costruito, i messaggi che ricevo, le aziende che scelgono di collaborare con me… Tutto questo non è frutto del caso. È lavoro. È dedizione. È coerenza. I risultati parlano, anche quando la voce interiore cerca di sminuirli. 3. Parlarne con chi fa lo stesso lavoro Ho trovato un sollievo enorme confrontandomi con altre persone che lavorano nel mio stesso ambito. Molti creator provano le stesse sensazioni, anche quelli che seguiamo da anni e che sembrano super sicuri di sé. Condividere vulnerabilità crea connessione e fa sentire meno soli. 4. Smettere di cercare la perfezione La sindrome dell’impostore si nutre dell’ossessione per la perfezione. Ho imparato a pubblicare anche quando non tutto è “Instagrammabile”, ad accettare le critiche costruttive senza viverle come fallimenti, e a mostrarmi per quella che sono, non per quella che pensavo “dovrei” essere. 5. Darsi il permesso di crescere Non devo sapere tutto subito. Non devo essere la versione definitiva di me stessa oggi. Crescere, imparare, cambiare idea… è parte del percorso, anche sui social. Darsi il permesso di imparare è uno dei modi più belli per uscire dal loop dell’impostore. Lavorare sui social significa esporsi. Ma non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, se non a noi stessə. E anche questo, lo sto ancora imparando. Se anche tu ti sei sentito così, sappi che non sei solə. E no, non sei un’impostora: sei una persona che ci mette cuore e impegno, ogni giorno. #sindromeDellImpostore #influencerlife #mentalhealthsocial #crescitasocial #autenticitàdigitale #imprenditoriDigitali #impresaBiz #socialmediawellness #consapevolezza
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  • Autostima e carriera: 7 mindset che mi hanno cambiato la vita

    Quando ho iniziato il mio percorso come influencer e imprenditrice digitale, una delle sfide più grandi non erano i numeri o le collaborazioni.
    Era, e rimane ancora oggi, la mia relazione con me stessa: la mia autostima.

    Capire come alimentare un mindset positivo e resiliente è stato fondamentale per trasformare ogni ostacolo in un’opportunità di crescita. E voglio condividere con te i 7 mindset che, davvero, mi hanno cambiato la vita.

    1. Il fallimento è solo un feedback
    Ho smesso di temere gli errori e ho iniziato a vederli come lezioni indispensabili.
    Ogni “no” o passo falso è stato un insegnante prezioso.

    2. Non posso piacere a tutti, e va bene così
    Ho imparato a focalizzarmi su chi davvero risuona con il mio messaggio, senza perdere energie a cercare approvazione ovunque.

    3. La crescita è un processo, non un evento
    Nessuno diventa imprenditore o influencer di successo da un giorno all’altro.
    Ho imparato a celebrare i piccoli passi, giorno dopo giorno.

    4. Chiedere aiuto è segno di forza, non di debolezza
    Per molto tempo ho pensato di dover fare tutto da sola.
    Ora so che costruire una rete di supporto è la chiave per andare lontano.

    5. Il confronto è il ladro della gioia
    Quando smetto di guardare gli altri e mi concentro sul mio percorso, la mia autostima cresce esponenzialmente.

    6. Il mio valore non dipende dai numeri
    Follower, like, commenti: sono importanti, ma non definiscono chi sono o cosa valgo.

    7. La coerenza batte la perfezione
    Non serve essere perfette, serve essere autentiche e costanti.

    Il mio invito per te?
    Se senti che l’autostima è l’ingrediente che ti manca per fare il salto nella tua carriera, ti invito a riflettere su questi mindset e a provarli nella tua quotidianità.

    Sto preparando un workbook gratuito con esercizi pratici per allenare un mindset vincente e trasformare l’autostima in una leva di successo.

    Scrivimi “MINDSET” in DM o nei commenti per riceverlo in anteprima!

    #Autostima #MindsetVincente #CrescitaPersonale #DonneCheCrescono #ImprenditoriaFemminile #LeadershipAlFemminile #BusinessAlFemminile #InfluencerLife #Resilienza #SuccessoConsapevole #EmpowermentFemminile #CallToActionStrategica
    Autostima e carriera: 7 mindset che mi hanno cambiato la vita Quando ho iniziato il mio percorso come influencer e imprenditrice digitale, una delle sfide più grandi non erano i numeri o le collaborazioni. Era, e rimane ancora oggi, la mia relazione con me stessa: la mia autostima. Capire come alimentare un mindset positivo e resiliente è stato fondamentale per trasformare ogni ostacolo in un’opportunità di crescita. E voglio condividere con te i 7 mindset che, davvero, mi hanno cambiato la vita. 1. Il fallimento è solo un feedback Ho smesso di temere gli errori e ho iniziato a vederli come lezioni indispensabili. Ogni “no” o passo falso è stato un insegnante prezioso. 2. Non posso piacere a tutti, e va bene così Ho imparato a focalizzarmi su chi davvero risuona con il mio messaggio, senza perdere energie a cercare approvazione ovunque. 3. La crescita è un processo, non un evento Nessuno diventa imprenditore o influencer di successo da un giorno all’altro. Ho imparato a celebrare i piccoli passi, giorno dopo giorno. 4. Chiedere aiuto è segno di forza, non di debolezza Per molto tempo ho pensato di dover fare tutto da sola. Ora so che costruire una rete di supporto è la chiave per andare lontano. 5. Il confronto è il ladro della gioia Quando smetto di guardare gli altri e mi concentro sul mio percorso, la mia autostima cresce esponenzialmente. 6. Il mio valore non dipende dai numeri Follower, like, commenti: sono importanti, ma non definiscono chi sono o cosa valgo. 7. La coerenza batte la perfezione Non serve essere perfette, serve essere autentiche e costanti. 🎯 Il mio invito per te? Se senti che l’autostima è l’ingrediente che ti manca per fare il salto nella tua carriera, ti invito a riflettere su questi mindset e a provarli nella tua quotidianità. Sto preparando un workbook gratuito con esercizi pratici per allenare un mindset vincente e trasformare l’autostima in una leva di successo. 📩 Scrivimi “MINDSET” in DM o nei commenti per riceverlo in anteprima! #Autostima #MindsetVincente #CrescitaPersonale #DonneCheCrescono #ImprenditoriaFemminile #LeadershipAlFemminile #BusinessAlFemminile #InfluencerLife #Resilienza #SuccessoConsapevole #EmpowermentFemminile #CallToActionStrategica
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  • 5 errori che ho fatto come influencer imprenditrice (e cosa ho imparato)

    Diventare imprenditrice partendo da un profilo Instagram è stato il viaggio più stimolante (e sfidante) della mia vita.
    Ma non è stato un percorso lineare.
    Dietro ogni traguardo raggiunto ci sono stati errori, cadute e momenti di incertezza.
    Oggi li condivido con te, non per nascondere le difficoltà, ma per mostrarti cosa succede davvero dietro le quinte di un progetto digitale.

    Ecco i 5 errori più importanti che ho fatto… e le lezioni che mi hanno permesso di crescere.

    1. Ho pensato che bastasse creare “bei contenuti”
    All’inizio pubblicavo solo ciò che esteticamente mi piaceva.
    Foto curate, caption ispirazionali… ma senza una strategia chiara.
    Il risultato? Tante visualizzazioni, poca conversione.
    Lezione appresa: La bellezza da sola non vende. Serve un messaggio chiaro, un posizionamento e contenuti pensati per attivare davvero chi ti segue.

    2. Ho accettato collaborazioni che non rispecchiavano i miei valori
    All’inizio dicevo "sì" a tutto. Ogni proposta era una possibilità… ma non ogni proposta era giusta per me.
    Lezione appresa: La coerenza costruisce fiducia. Dire “no” a un brand disallineato è una forma di rispetto verso la propria community (e verso sé stessi).

    3. Ho sottovalutato il lato imprenditoriale del mio lavoro
    Mi definivo “creatrice di contenuti”, ma non mi comportavo da imprenditrice. Nessun budget, nessuna pianificazione, nessuna delega.
    Lezione appresa: Se vuoi che il tuo profilo diventi un business, devi trattarlo come tale. Serve metodo, visione e organizzazione. E sì, anche Excel.

    4. Ho avuto paura di mostrare i momenti difficili
    Temevo che condividere le difficoltà mi avrebbe fatto perdere credibilità. In realtà, era il contrario.
    Lezione appresa: Le persone si connettono con la tua vulnerabilità, non con la tua perfezione. L’autenticità è la base di ogni relazione solida online.

    5. Ho aspettato troppo a chiedere aiuto
    Pensavo di dover fare tutto da sola: contenuti, marketing, amministrazione. Spoiler: era insostenibile.
    Lezione appresa: Chiedere supporto non è un segno di debolezza, ma di intelligenza imprenditoriale. Delegare è libertà.

    E tu? In quali di questi errori ti sei ritrovata?
    Se stai cercando di costruire la tua attività online e vuoi evitare gli sbagli che ho fatto io, sto preparando una guida gratuita dove ti spiego come strutturare il tuo brand digitale in modo professionale, senza perdere autenticità.

    Scrivimi “CRESCITA” nei DM o nei commenti, e te la invierò appena sarà disponibile.

    Perché sbagliare fa parte del percorso.
    Ma imparare dagli errori degli altri può farti risparmiare tempo, energie e frustrazioni.

    #ImprenditriceDigitale #ErroriCheInsegnano #InfluencerLife #CrescitaPersonale #BusinessOnline #ContentStrategy #BrandingAutentico #DonneCheFannoImpresa #SocialMediaCoach #FallirePerCrescere #GuidaGratuita #StorytellingProfessionale
    5 errori che ho fatto come influencer imprenditrice (e cosa ho imparato) Diventare imprenditrice partendo da un profilo Instagram è stato il viaggio più stimolante (e sfidante) della mia vita. Ma non è stato un percorso lineare. Dietro ogni traguardo raggiunto ci sono stati errori, cadute e momenti di incertezza. Oggi li condivido con te, non per nascondere le difficoltà, ma per mostrarti cosa succede davvero dietro le quinte di un progetto digitale. Ecco i 5 errori più importanti che ho fatto… e le lezioni che mi hanno permesso di crescere. 1. Ho pensato che bastasse creare “bei contenuti” All’inizio pubblicavo solo ciò che esteticamente mi piaceva. Foto curate, caption ispirazionali… ma senza una strategia chiara. Il risultato? Tante visualizzazioni, poca conversione. Lezione appresa: La bellezza da sola non vende. Serve un messaggio chiaro, un posizionamento e contenuti pensati per attivare davvero chi ti segue. 2. Ho accettato collaborazioni che non rispecchiavano i miei valori All’inizio dicevo "sì" a tutto. Ogni proposta era una possibilità… ma non ogni proposta era giusta per me. Lezione appresa: La coerenza costruisce fiducia. Dire “no” a un brand disallineato è una forma di rispetto verso la propria community (e verso sé stessi). 3. Ho sottovalutato il lato imprenditoriale del mio lavoro Mi definivo “creatrice di contenuti”, ma non mi comportavo da imprenditrice. Nessun budget, nessuna pianificazione, nessuna delega. Lezione appresa: Se vuoi che il tuo profilo diventi un business, devi trattarlo come tale. Serve metodo, visione e organizzazione. E sì, anche Excel. 4. Ho avuto paura di mostrare i momenti difficili Temevo che condividere le difficoltà mi avrebbe fatto perdere credibilità. In realtà, era il contrario. Lezione appresa: Le persone si connettono con la tua vulnerabilità, non con la tua perfezione. L’autenticità è la base di ogni relazione solida online. 5. Ho aspettato troppo a chiedere aiuto Pensavo di dover fare tutto da sola: contenuti, marketing, amministrazione. Spoiler: era insostenibile. Lezione appresa: Chiedere supporto non è un segno di debolezza, ma di intelligenza imprenditoriale. Delegare è libertà. 💬 E tu? In quali di questi errori ti sei ritrovata? Se stai cercando di costruire la tua attività online e vuoi evitare gli sbagli che ho fatto io, sto preparando una guida gratuita dove ti spiego come strutturare il tuo brand digitale in modo professionale, senza perdere autenticità. Scrivimi “CRESCITA” nei DM o nei commenti, e te la invierò appena sarà disponibile. Perché sbagliare fa parte del percorso. Ma imparare dagli errori degli altri può farti risparmiare tempo, energie e frustrazioni. #ImprenditriceDigitale #ErroriCheInsegnano #InfluencerLife #CrescitaPersonale #BusinessOnline #ContentStrategy #BrandingAutentico #DonneCheFannoImpresa #SocialMediaCoach #FallirePerCrescere #GuidaGratuita #StorytellingProfessionale
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  • "Da insicura a imprenditrice digitale: la mia trasformazione (e come può ispirare anche te)"

    Se me l'avessero detto qualche anno fa, non ci avrei mai creduto.
    Io, che tremavo all’idea di parlare davanti a una telecamera. Io, che passavo ore a paragonarmi alle altre sui social, chiedendomi se avevo qualcosa da dire che valesse davvero la pena ascoltare.

    Poi qualcosa è cambiato.
    Non è successo tutto in una notte, ma ho deciso di cambiare prospettiva: invece di inseguire la perfezione, ho iniziato a raccontare la mia verità. Senza filtri, senza copioni. Solo io, i miei pensieri, e la voglia di creare qualcosa di autentico.

    Ho iniziato a condividere piccole parti della mia giornata: le sfide, le emozioni, anche i momenti no. E sapete cosa? Proprio quei contenuti, quelli più veri, sono stati quelli che hanno connesso le persone a me.
    Non erano solo like o visualizzazioni: erano messaggi, storie condivise, persone che mi dicevano “anche io mi sento così”.

    E lì ho capito: non serviva essere perfetta. Bastava essere presente.

    Oggi la mia community è cresciuta con me.
    Collaboro con brand che rispecchiano i miei valori.
    Ho trasformato la mia passione in un lavoro a tutti gli effetti.

    E se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu.

    Se stai cercando di crescere online ma ti senti bloccata, sappi che non sei sola.
    Il primo passo? Inizia a raccontarti. Sii vera. Non serve avere tutto chiaro: serve iniziare.

    Ti piacerebbe scoprire come ho costruito una community fedele e attiva partendo da zero?
    Sto preparando una mini guida GRATUITA con tutti i miei step, errori e strategie.
    Scrivimi “GUIDA” nei commenti o in DM e te la invio appena è pronta

    #StorytellingCheConverte #VeraNonPerfetta #CrescitaPersonale #ImprenditriceDigitale #CommunityPower #InfluencerLife #ContentAuthentico #DigitalEmpowerment #DonneCheIspirano #DaZeroAllaCommunity #CallToActionEffettiva #CreaConPassione #CambiaLaTuaStoria
    "Da insicura a imprenditrice digitale: la mia trasformazione (e come può ispirare anche te)" Se me l'avessero detto qualche anno fa, non ci avrei mai creduto. Io, che tremavo all’idea di parlare davanti a una telecamera. Io, che passavo ore a paragonarmi alle altre sui social, chiedendomi se avevo qualcosa da dire che valesse davvero la pena ascoltare. Poi qualcosa è cambiato. Non è successo tutto in una notte, ma ho deciso di cambiare prospettiva: invece di inseguire la perfezione, ho iniziato a raccontare la mia verità. Senza filtri, senza copioni. Solo io, i miei pensieri, e la voglia di creare qualcosa di autentico. Ho iniziato a condividere piccole parti della mia giornata: le sfide, le emozioni, anche i momenti no. E sapete cosa? Proprio quei contenuti, quelli più veri, sono stati quelli che hanno connesso le persone a me. Non erano solo like o visualizzazioni: erano messaggi, storie condivise, persone che mi dicevano “anche io mi sento così”. E lì ho capito: non serviva essere perfetta. Bastava essere presente. 📌 Oggi la mia community è cresciuta con me. 📌 Collaboro con brand che rispecchiano i miei valori. 📌 Ho trasformato la mia passione in un lavoro a tutti gli effetti. E se ce l’ho fatta io, puoi farcela anche tu. 💡 Se stai cercando di crescere online ma ti senti bloccata, sappi che non sei sola. Il primo passo? Inizia a raccontarti. Sii vera. Non serve avere tutto chiaro: serve iniziare. 👉 Ti piacerebbe scoprire come ho costruito una community fedele e attiva partendo da zero? Sto preparando una mini guida GRATUITA con tutti i miei step, errori e strategie. Scrivimi “GUIDA” nei commenti o in DM e te la invio appena è pronta 💌 #StorytellingCheConverte #VeraNonPerfetta #CrescitaPersonale #ImprenditriceDigitale #CommunityPower #InfluencerLife #ContentAuthentico #DigitalEmpowerment #DonneCheIspirano #DaZeroAllaCommunity #CallToActionEffettiva #CreaConPassione #CambiaLaTuaStoria
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