Come ho superato la sindrome dell’impostore lavorando sui social
Non lo ammettiamo spesso, ma è più comune di quanto sembri: la sindrome dell’impostore. E sì, colpisce anche (e forse soprattutto) chi lavora nel mondo dei social media. Parlo per esperienza personale.
Quando ho iniziato il mio percorso come influencer, ogni like, ogni commento, ogni collaborazione sembrava un colpo di fortuna. Pensavo: “Prima o poi si accorgeranno che non sono così brava”, oppure “Ci sono persone più preparate di me, cosa ci faccio qui?”. Dietro ogni post perfetto c'era una voce che mi diceva che non ero abbastanza.
Col tempo, però, ho capito alcune cose che voglio condividere con te, che magari ti senti esattamente come mi sentivo io.
1. Accettare che la sindrome dell’impostore esiste
Il primo passo per superarla è riconoscerla. Quella sensazione che ti fa dubitare dei tuoi successi, che ti fa pensare di non meritare le opportunità che ricevi, ha un nome. E sapere che non sei l’unicə a provarla fa già una grande differenza.
2. Guardare i risultati con obiettività
Ho iniziato a guardare i numeri con più onestà: la community che ho costruito, i messaggi che ricevo, le aziende che scelgono di collaborare con me… Tutto questo non è frutto del caso. È lavoro. È dedizione. È coerenza. I risultati parlano, anche quando la voce interiore cerca di sminuirli.
3. Parlarne con chi fa lo stesso lavoro
Ho trovato un sollievo enorme confrontandomi con altre persone che lavorano nel mio stesso ambito. Molti creator provano le stesse sensazioni, anche quelli che seguiamo da anni e che sembrano super sicuri di sé. Condividere vulnerabilità crea connessione e fa sentire meno soli.
4. Smettere di cercare la perfezione
La sindrome dell’impostore si nutre dell’ossessione per la perfezione. Ho imparato a pubblicare anche quando non tutto è “Instagrammabile”, ad accettare le critiche costruttive senza viverle come fallimenti, e a mostrarmi per quella che sono, non per quella che pensavo “dovrei” essere.
5. Darsi il permesso di crescere
Non devo sapere tutto subito. Non devo essere la versione definitiva di me stessa oggi. Crescere, imparare, cambiare idea… è parte del percorso, anche sui social. Darsi il permesso di imparare è uno dei modi più belli per uscire dal loop dell’impostore.
Lavorare sui social significa esporsi. Ma non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, se non a noi stessə. E anche questo, lo sto ancora imparando.
Se anche tu ti sei sentito così, sappi che non sei solə. E no, non sei un’impostora: sei una persona che ci mette cuore e impegno, ogni giorno.
#sindromeDellImpostore #influencerlife #mentalhealthsocial #crescitasocial #autenticitàdigitale #imprenditoriDigitali #impresaBiz #socialmediawellness #consapevolezza
Non lo ammettiamo spesso, ma è più comune di quanto sembri: la sindrome dell’impostore. E sì, colpisce anche (e forse soprattutto) chi lavora nel mondo dei social media. Parlo per esperienza personale.
Quando ho iniziato il mio percorso come influencer, ogni like, ogni commento, ogni collaborazione sembrava un colpo di fortuna. Pensavo: “Prima o poi si accorgeranno che non sono così brava”, oppure “Ci sono persone più preparate di me, cosa ci faccio qui?”. Dietro ogni post perfetto c'era una voce che mi diceva che non ero abbastanza.
Col tempo, però, ho capito alcune cose che voglio condividere con te, che magari ti senti esattamente come mi sentivo io.
1. Accettare che la sindrome dell’impostore esiste
Il primo passo per superarla è riconoscerla. Quella sensazione che ti fa dubitare dei tuoi successi, che ti fa pensare di non meritare le opportunità che ricevi, ha un nome. E sapere che non sei l’unicə a provarla fa già una grande differenza.
2. Guardare i risultati con obiettività
Ho iniziato a guardare i numeri con più onestà: la community che ho costruito, i messaggi che ricevo, le aziende che scelgono di collaborare con me… Tutto questo non è frutto del caso. È lavoro. È dedizione. È coerenza. I risultati parlano, anche quando la voce interiore cerca di sminuirli.
3. Parlarne con chi fa lo stesso lavoro
Ho trovato un sollievo enorme confrontandomi con altre persone che lavorano nel mio stesso ambito. Molti creator provano le stesse sensazioni, anche quelli che seguiamo da anni e che sembrano super sicuri di sé. Condividere vulnerabilità crea connessione e fa sentire meno soli.
4. Smettere di cercare la perfezione
La sindrome dell’impostore si nutre dell’ossessione per la perfezione. Ho imparato a pubblicare anche quando non tutto è “Instagrammabile”, ad accettare le critiche costruttive senza viverle come fallimenti, e a mostrarmi per quella che sono, non per quella che pensavo “dovrei” essere.
5. Darsi il permesso di crescere
Non devo sapere tutto subito. Non devo essere la versione definitiva di me stessa oggi. Crescere, imparare, cambiare idea… è parte del percorso, anche sui social. Darsi il permesso di imparare è uno dei modi più belli per uscire dal loop dell’impostore.
Lavorare sui social significa esporsi. Ma non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, se non a noi stessə. E anche questo, lo sto ancora imparando.
Se anche tu ti sei sentito così, sappi che non sei solə. E no, non sei un’impostora: sei una persona che ci mette cuore e impegno, ogni giorno.
#sindromeDellImpostore #influencerlife #mentalhealthsocial #crescitasocial #autenticitàdigitale #imprenditoriDigitali #impresaBiz #socialmediawellness #consapevolezza
Come ho superato la sindrome dell’impostore lavorando sui social
Non lo ammettiamo spesso, ma è più comune di quanto sembri: la sindrome dell’impostore. E sì, colpisce anche (e forse soprattutto) chi lavora nel mondo dei social media. Parlo per esperienza personale.
Quando ho iniziato il mio percorso come influencer, ogni like, ogni commento, ogni collaborazione sembrava un colpo di fortuna. Pensavo: “Prima o poi si accorgeranno che non sono così brava”, oppure “Ci sono persone più preparate di me, cosa ci faccio qui?”. Dietro ogni post perfetto c'era una voce che mi diceva che non ero abbastanza.
Col tempo, però, ho capito alcune cose che voglio condividere con te, che magari ti senti esattamente come mi sentivo io.
1. Accettare che la sindrome dell’impostore esiste
Il primo passo per superarla è riconoscerla. Quella sensazione che ti fa dubitare dei tuoi successi, che ti fa pensare di non meritare le opportunità che ricevi, ha un nome. E sapere che non sei l’unicə a provarla fa già una grande differenza.
2. Guardare i risultati con obiettività
Ho iniziato a guardare i numeri con più onestà: la community che ho costruito, i messaggi che ricevo, le aziende che scelgono di collaborare con me… Tutto questo non è frutto del caso. È lavoro. È dedizione. È coerenza. I risultati parlano, anche quando la voce interiore cerca di sminuirli.
3. Parlarne con chi fa lo stesso lavoro
Ho trovato un sollievo enorme confrontandomi con altre persone che lavorano nel mio stesso ambito. Molti creator provano le stesse sensazioni, anche quelli che seguiamo da anni e che sembrano super sicuri di sé. Condividere vulnerabilità crea connessione e fa sentire meno soli.
4. Smettere di cercare la perfezione
La sindrome dell’impostore si nutre dell’ossessione per la perfezione. Ho imparato a pubblicare anche quando non tutto è “Instagrammabile”, ad accettare le critiche costruttive senza viverle come fallimenti, e a mostrarmi per quella che sono, non per quella che pensavo “dovrei” essere.
5. Darsi il permesso di crescere
Non devo sapere tutto subito. Non devo essere la versione definitiva di me stessa oggi. Crescere, imparare, cambiare idea… è parte del percorso, anche sui social. Darsi il permesso di imparare è uno dei modi più belli per uscire dal loop dell’impostore.
Lavorare sui social significa esporsi. Ma non dobbiamo dimostrare niente a nessuno, se non a noi stessə. E anche questo, lo sto ancora imparando.
Se anche tu ti sei sentito così, sappi che non sei solə. E no, non sei un’impostora: sei una persona che ci mette cuore e impegno, ogni giorno.
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