Brand Ambassador: come sono diventata il volto di un'azienda (e ho imparato a farmi pagare bene)

All’inizio della mia carriera sui social, quando mi contattavano le aziende ero entusiasta… ma anche un po’ ingenua. Mi bastava ricevere un prodotto gratis per sentirmi “scelta”. Poi ho capito una cosa: non ero solo una vetrina, ero un valore. E quel valore aveva un prezzo.

Diventare Brand Ambassador — il volto ufficiale e riconoscibile di un brand — è molto più di una semplice collaborazione: è un vero e proprio rapporto professionale a lungo termine, costruito su fiducia, affinità e strategia. E può (anzi, deve) essere anche molto remunerativo.

Ecco la mia esperienza e i consigli che avrei voluto ricevere all’inizio.

1. Non basta avere follower, serve coerenza
Le aziende oggi non cercano solo numeri: cercano valori condivisi. Il mio primo contratto serio da Brand Ambassador è arrivato non perché avevo “tanti follower”, ma perché avevo costruito un'identità chiara. Parlavo (e parlo) di temi in linea con il brand, in modo autentico. Questo crea connessione reale — e quindi conversione.

2. Costruisci relazioni, non solo collaborazioni
Ho imparato che diventare Brand Ambassador non nasce da una proposta “una tantum”. Spesso è l’evoluzione di una collaborazione spot andata bene. Cura i rapporti, segui i brand che ami, interagisci con loro in modo naturale. Molte delle mie partnership più belle sono nate proprio così: da relazioni coltivate nel tempo.

3. Proponiti (ma nel modo giusto)
Non aspettare sempre che siano le aziende a contattarti. Se credi davvero in un brand, prepara un media kit professionale e una proposta personalizzata. Parla dei valori comuni, di come puoi portare valore, di cosa puoi costruire insieme. Non venderti come "vetrina": presentati come partner strategico.

4. Parla di numeri senza paura
Uno degli errori più comuni? Evitare il discorso soldi. Ma se vuoi essere pagatə bene, devi imparare a parlare di budget con professionalità. Conosci il tuo valore (in base a dati, reach, engagement, conversioni) e costruisci listini chiari, ma flessibili. Ricorda: un Brand Ambassador non è un content creator qualsiasi. È una figura chiave nella comunicazione aziendale.

5. Pensa a lungo termine
Essere Brand Ambassador significa anche essere rappresentanti del brand nella vita reale: agli eventi, nei contenuti spontanei, nelle conversazioni. Non si tratta solo di "pubblicare post", ma di incarnare lo spirito dell’azienda nel tuo mondo digitale. E questo richiede cura, etica e costanza.

Diventare Brand Ambassador è una combinazione tra branding personale forte, relazioni autentiche e mentalità imprenditoriale.
E sì, si può — e si deve — essere pagatə per il valore che si porta. Perché dietro ogni post c'è competenza, lavoro e visione.

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Brand Ambassador: come sono diventata il volto di un'azienda (e ho imparato a farmi pagare bene) All’inizio della mia carriera sui social, quando mi contattavano le aziende ero entusiasta… ma anche un po’ ingenua. Mi bastava ricevere un prodotto gratis per sentirmi “scelta”. Poi ho capito una cosa: non ero solo una vetrina, ero un valore. E quel valore aveva un prezzo. Diventare Brand Ambassador — il volto ufficiale e riconoscibile di un brand — è molto più di una semplice collaborazione: è un vero e proprio rapporto professionale a lungo termine, costruito su fiducia, affinità e strategia. E può (anzi, deve) essere anche molto remunerativo. Ecco la mia esperienza e i consigli che avrei voluto ricevere all’inizio. 1. Non basta avere follower, serve coerenza Le aziende oggi non cercano solo numeri: cercano valori condivisi. Il mio primo contratto serio da Brand Ambassador è arrivato non perché avevo “tanti follower”, ma perché avevo costruito un'identità chiara. Parlavo (e parlo) di temi in linea con il brand, in modo autentico. Questo crea connessione reale — e quindi conversione. 2. Costruisci relazioni, non solo collaborazioni Ho imparato che diventare Brand Ambassador non nasce da una proposta “una tantum”. Spesso è l’evoluzione di una collaborazione spot andata bene. Cura i rapporti, segui i brand che ami, interagisci con loro in modo naturale. Molte delle mie partnership più belle sono nate proprio così: da relazioni coltivate nel tempo. 3. Proponiti (ma nel modo giusto) Non aspettare sempre che siano le aziende a contattarti. Se credi davvero in un brand, prepara un media kit professionale e una proposta personalizzata. Parla dei valori comuni, di come puoi portare valore, di cosa puoi costruire insieme. Non venderti come "vetrina": presentati come partner strategico. 4. Parla di numeri senza paura Uno degli errori più comuni? Evitare il discorso soldi. Ma se vuoi essere pagatə bene, devi imparare a parlare di budget con professionalità. Conosci il tuo valore (in base a dati, reach, engagement, conversioni) e costruisci listini chiari, ma flessibili. Ricorda: un Brand Ambassador non è un content creator qualsiasi. È una figura chiave nella comunicazione aziendale. 5. Pensa a lungo termine Essere Brand Ambassador significa anche essere rappresentanti del brand nella vita reale: agli eventi, nei contenuti spontanei, nelle conversazioni. Non si tratta solo di "pubblicare post", ma di incarnare lo spirito dell’azienda nel tuo mondo digitale. E questo richiede cura, etica e costanza. Diventare Brand Ambassador è una combinazione tra branding personale forte, relazioni autentiche e mentalità imprenditoriale. E sì, si può — e si deve — essere pagatə per il valore che si porta. Perché dietro ogni post c'è competenza, lavoro e visione. #BrandAmbassador #collaborazioniDigitali #influencerlife #valoredigital #personalbranding #digitalPR #brandpartnership #socialbusiness #impresaBiz #monetizzaconivalori #creatorprofessionista #farebrandconetica
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