• Dietro le quinte del mio funnel: cosa funziona davvero nel 2025

    Negli ultimi anni ho testato, modificato e smontato il mio funnel decine di volte. Ogni volta pensavo di aver trovato la formula perfetta. Spoiler: non esiste una formula magica. Ma nel 2025, alcune cose funzionano più di altre. E dopo tanto sperimentare, ho capito cosa vale davvero la pena fare – e cosa no.

    Ecco cosa c’è dietro le quinte del mio funnel, oggi.

    1. Il contenuto gratuito è ancora il primo gancio… ma deve essere utile davvero
    Lead magnet, freebie, webinar on demand: li usiamo tutti. Ma se il tuo contenuto gratuito è generico, l’utente lo scarica, lo dimentica e sparisce. Ho visto la differenza quando ho iniziato a offrire soluzioni concrete a micro-problemi reali (es: “come scrivere una bio Instagram che converte” invece di “guida al personal branding”). Più specifico = più valore percepito = più contatti realmente interessati.

    2. L’automazione funziona solo se è personalizzata
    Avere un flusso automatico di email o messaggi è fondamentale per scalare. Ma se quel flusso sembra scritto da un robot, non converte. Ho riscritto le mie sequenze pensando a una persona sola, con un tono umano, meno marketinghese. Ho inserito domande aperte, segmentazione in base al comportamento e piccoli elementi “umani” (tipo: “Scommetto che anche tu sei stanco di scaricare pdf inutili, vero?”). Risultato: open rate e click rate saliti del +30%.

    3. Il funnel non finisce con la vendita. Anzi, è lì che inizia la parte più importante
    Per anni ho pensato che il funnel fosse lineare: lead → vendita → fine. Oggi so che la vera crescita arriva dal post-vendita: onboarding chiaro, customer care presente, contenuti esclusivi per i clienti, inviti al passaparola. Il mio tasso di riacquisto è aumentato da quando ho iniziato a curare questa fase tanto quanto quella iniziale.

    Bonus: la community accelera tutto
    Newsletter, social e ads sono canali potenti, ma se le persone non si sentono parte di qualcosa, restano spettatori. Ho iniziato a costruire una micro-community attiva (su Telegram, ad esempio), e lì dentro il funnel si accorcia, il dialogo si scalda e la fiducia cresce più in fretta.

    Nel 2025 funziona ciò che è specifico, autentico e relazionale. I funnel “freddi” e troppo generici stanno morendo. Oggi vince chi sa combinare dati e umanità, strategia e personalità.
    Dietro ogni conversione c’è ancora – sempre – una persona.

    #FunnelMarketing #DigitalStrategy #Marketing2025 #LeadGeneration #EmailMarketing #ImprenditoriaDigitale #ConversionRate #Personalizzazione #CustomerJourney #BusinessOnline
    Dietro le quinte del mio funnel: cosa funziona davvero nel 2025 Negli ultimi anni ho testato, modificato e smontato il mio funnel decine di volte. Ogni volta pensavo di aver trovato la formula perfetta. Spoiler: non esiste una formula magica. Ma nel 2025, alcune cose funzionano più di altre. E dopo tanto sperimentare, ho capito cosa vale davvero la pena fare – e cosa no. Ecco cosa c’è dietro le quinte del mio funnel, oggi. 1. Il contenuto gratuito è ancora il primo gancio… ma deve essere utile davvero Lead magnet, freebie, webinar on demand: li usiamo tutti. Ma se il tuo contenuto gratuito è generico, l’utente lo scarica, lo dimentica e sparisce. Ho visto la differenza quando ho iniziato a offrire soluzioni concrete a micro-problemi reali (es: “come scrivere una bio Instagram che converte” invece di “guida al personal branding”). Più specifico = più valore percepito = più contatti realmente interessati. 2. L’automazione funziona solo se è personalizzata Avere un flusso automatico di email o messaggi è fondamentale per scalare. Ma se quel flusso sembra scritto da un robot, non converte. Ho riscritto le mie sequenze pensando a una persona sola, con un tono umano, meno marketinghese. Ho inserito domande aperte, segmentazione in base al comportamento e piccoli elementi “umani” (tipo: “Scommetto che anche tu sei stanco di scaricare pdf inutili, vero?”). Risultato: open rate e click rate saliti del +30%. 3. Il funnel non finisce con la vendita. Anzi, è lì che inizia la parte più importante Per anni ho pensato che il funnel fosse lineare: lead → vendita → fine. Oggi so che la vera crescita arriva dal post-vendita: onboarding chiaro, customer care presente, contenuti esclusivi per i clienti, inviti al passaparola. Il mio tasso di riacquisto è aumentato da quando ho iniziato a curare questa fase tanto quanto quella iniziale. Bonus: la community accelera tutto Newsletter, social e ads sono canali potenti, ma se le persone non si sentono parte di qualcosa, restano spettatori. Ho iniziato a costruire una micro-community attiva (su Telegram, ad esempio), e lì dentro il funnel si accorcia, il dialogo si scalda e la fiducia cresce più in fretta. Nel 2025 funziona ciò che è specifico, autentico e relazionale. I funnel “freddi” e troppo generici stanno morendo. Oggi vince chi sa combinare dati e umanità, strategia e personalità. Dietro ogni conversione c’è ancora – sempre – una persona. #FunnelMarketing #DigitalStrategy #Marketing2025 #LeadGeneration #EmailMarketing #ImprenditoriaDigitale #ConversionRate #Personalizzazione #CustomerJourney #BusinessOnline
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  • Come uso il video marketing per promuovere il mio e-commerce (e vendere di più)

    Ci ho messo un po’ a capire che nel 2025 non è più il video a dover essere perfetto — è il messaggio a dover essere efficace.
    Quando ho iniziato a integrare il video marketing nella mia strategia e-commerce, ho visto subito la differenza: più tempo sul sito, più fiducia, più vendite. E no, non serve uno studio di produzione. Serve solo una strategia chiara e contenuti autentici.

    Ecco cosa ha funzionato per me.

    1. Video di prodotto: mostrare è meglio che spiegare
    Il primo passo è stato smettere di pensare che una foto bastasse.
    I miei video di prodotto oggi:
    -mostrano il prodotto in uso
    -fanno vedere texture, dimensioni, dettagli
    -rispondono alle domande frequenti in forma visiva
    Risultato: il tasso di conversione delle schede prodotto con video è salito del +20%.
    Strumenti usati: smartphone, luce naturale, microfono base + editing su CapCut o InShot.

    2. Testimonianze video (vere)
    Ho chiesto ai clienti più affezionati di mandarmi brevi clip in cui raccontano la loro esperienza.
    Niente copioni, solo verità.

    Questi video funzionano alla grande perché creano fiducia. Li uso su:
    -pagine prodotto
    -social
    -email post-acquisto

    3. Behind the scenes e video “umani”
    Una svolta per il mio brand è stata mostrare il dietro le quinte: la preparazione degli ordini, la storia del team, la creazione dei prodotti.
    Il video marketing non è solo vendita: è connessione.
    Ho iniziato a usare Instagram Reels e TikTok per contenuti più spontanei, e li ho poi integrati nel sito.

    4. Video tutorial e guide pratiche
    Per alcuni prodotti, un video tutorial fa davvero la differenza.
    Mostrare come si monta, si lava, si abbina o si personalizza ha ridotto:
    -richieste al customer service
    -resi per malintesi
    -recensioni negative per incomprensioni
    Anche qui bastano semplicità, chiarezza e un tono coerente con il brand.

    5. Video per le ads
    Le inserzioni video, soprattutto su Meta e TikTok, hanno una CTR superiore rispetto ai post statici.
    Funzionano meglio quando:
    -durano meno di 15 secondi
    -hanno un hook visivo nei primi 3 secondi
    -chiudono con una call to action chiara
    Per la mia campagna retargeting, un video di 12 secondi ha portato un CPA più basso del 30% rispetto all’immagine statica.

    6. Video nelle email e nelle landing page
    Inserisco preview video (o gif animate) nelle newsletter, collegandole a pagine dedicate.
    Migliorano il click rate e tengono l’utente sul sito più a lungo.
    Un video ben piazzato rende ogni funnel più efficace.

    Il video marketing è diventato uno degli asset principali della mia strategia e-commerce.
    Non serve essere videomaker: serve pensare in formato video.
    Racconta, mostra, coinvolgi.
    Il resto — follower, vendite, fedeltà — arriva se sai essere autentico.

    #VideoMarketing #EcommerceTips #ContenutiVideo #PromuovereOnline #DigitalMarketing #ShopOnline #ReelsPerVendere #StrategiaDigitale #Marketing2025 #VisualCommerce
    Come uso il video marketing per promuovere il mio e-commerce (e vendere di più) Ci ho messo un po’ a capire che nel 2025 non è più il video a dover essere perfetto — è il messaggio a dover essere efficace. Quando ho iniziato a integrare il video marketing nella mia strategia e-commerce, ho visto subito la differenza: più tempo sul sito, più fiducia, più vendite. E no, non serve uno studio di produzione. Serve solo una strategia chiara e contenuti autentici. Ecco cosa ha funzionato per me. 1. Video di prodotto: mostrare è meglio che spiegare Il primo passo è stato smettere di pensare che una foto bastasse. I miei video di prodotto oggi: -mostrano il prodotto in uso -fanno vedere texture, dimensioni, dettagli -rispondono alle domande frequenti in forma visiva 📌 Risultato: il tasso di conversione delle schede prodotto con video è salito del +20%. ➡️ Strumenti usati: smartphone, luce naturale, microfono base + editing su CapCut o InShot. 2. Testimonianze video (vere) Ho chiesto ai clienti più affezionati di mandarmi brevi clip in cui raccontano la loro esperienza. Niente copioni, solo verità. 📌 Questi video funzionano alla grande perché creano fiducia. Li uso su: -pagine prodotto -social -email post-acquisto 3. Behind the scenes e video “umani” Una svolta per il mio brand è stata mostrare il dietro le quinte: la preparazione degli ordini, la storia del team, la creazione dei prodotti. Il video marketing non è solo vendita: è connessione. ➡️ Ho iniziato a usare Instagram Reels e TikTok per contenuti più spontanei, e li ho poi integrati nel sito. 4. Video tutorial e guide pratiche Per alcuni prodotti, un video tutorial fa davvero la differenza. Mostrare come si monta, si lava, si abbina o si personalizza ha ridotto: -richieste al customer service -resi per malintesi -recensioni negative per incomprensioni 📌 Anche qui bastano semplicità, chiarezza e un tono coerente con il brand. 5. Video per le ads Le inserzioni video, soprattutto su Meta e TikTok, hanno una CTR superiore rispetto ai post statici. Funzionano meglio quando: -durano meno di 15 secondi -hanno un hook visivo nei primi 3 secondi -chiudono con una call to action chiara ➡️ Per la mia campagna retargeting, un video di 12 secondi ha portato un CPA più basso del 30% rispetto all’immagine statica. 6. Video nelle email e nelle landing page Inserisco preview video (o gif animate) nelle newsletter, collegandole a pagine dedicate. 📌 Migliorano il click rate e tengono l’utente sul sito più a lungo. Un video ben piazzato rende ogni funnel più efficace. Il video marketing è diventato uno degli asset principali della mia strategia e-commerce. Non serve essere videomaker: serve pensare in formato video. Racconta, mostra, coinvolgi. Il resto — follower, vendite, fedeltà — arriva se sai essere autentico. #VideoMarketing #EcommerceTips #ContenutiVideo #PromuovereOnline #DigitalMarketing #ShopOnline #ReelsPerVendere #StrategiaDigitale #Marketing2025 #VisualCommerce
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  • Perché ogni imprenditore oggi deve diventare anche influencer

    Sono un'influencer, è vero. Ma prima di tutto sono un'imprenditrice. E oggi più che mai, credo che queste due identità non solo possano convivere, ma debbano farlo.

    Quando ho iniziato a costruire il mio brand, pensavo bastasse avere un buon prodotto, una buona strategia e magari un ottimo team. Ma presto ho capito che nel 2025 non vendi solo ciò che fai: vendi chi sei. Le persone oggi non comprano solo servizi o oggetti, ma storie, valori, volti. E questo significa una cosa sola: se sei un imprenditore, devi diventare anche influencer.

    So bene cosa stai pensando: "Non ho tempo per TikTok", "Non sono nato per i video", "Non voglio mettermi in mostra". Ma lasciamelo dire con tutta la sincerità possibile: oggi il tuo volto è parte del tuo brand. Che tu venda consulenze, caffè biologico o soluzioni digitali, le persone vogliono fidarsi. E fidarsi richiede connessione umana.

    Essere influencer non significa ballare davanti alla fotocamera o rincorrere like. Significa comunicare chi sei, cosa fai e perché lo fai. Significa prendere posizione, essere riconoscibili, costruire una community intorno a ciò in cui credi. Significa diventare il miglior ambassador della tua impresa.

    Io stessa ho visto crescere le mie opportunità di business nel momento in cui ho iniziato a raccontarmi. Il pubblico che mi segue non è solo una vanity metric: è una rete viva di clienti, partner, investitori e alleati.

    Non importa il settore: l'influenza è la nuova leadership. E oggi, in un mondo iperconnesso, chi non comunica... sparisce.

    Quindi se sei un imprenditore e stai leggendo questo articolo, ti lancio una sfida: inizia a raccontarti. Anche con piccoli passi. Un post al giorno, un pensiero a settimana, un dietro le quinte del tuo lavoro. Non per vendere di più – anche se succederà – ma per creare qualcosa di molto più potente: relazioni autentiche.

    Perché il futuro del business è umano. E chi ha il coraggio di metterci la faccia, oggi, è già un passo avanti.

    #ImprenditoriaDigitale #PersonalBranding #DiventaInfluencer #BusinessHumanToHuman #Marketing2025 #ComunicazioneAutentica #Leadership #CrescitaPersonale #EssereImprenditoreOggi #StorytellingPerIlBusiness

    Perché ogni imprenditore oggi deve diventare anche influencer Sono un'influencer, è vero. Ma prima di tutto sono un'imprenditrice. E oggi più che mai, credo che queste due identità non solo possano convivere, ma debbano farlo. Quando ho iniziato a costruire il mio brand, pensavo bastasse avere un buon prodotto, una buona strategia e magari un ottimo team. Ma presto ho capito che nel 2025 non vendi solo ciò che fai: vendi chi sei. Le persone oggi non comprano solo servizi o oggetti, ma storie, valori, volti. E questo significa una cosa sola: se sei un imprenditore, devi diventare anche influencer. So bene cosa stai pensando: "Non ho tempo per TikTok", "Non sono nato per i video", "Non voglio mettermi in mostra". Ma lasciamelo dire con tutta la sincerità possibile: oggi il tuo volto è parte del tuo brand. Che tu venda consulenze, caffè biologico o soluzioni digitali, le persone vogliono fidarsi. E fidarsi richiede connessione umana. Essere influencer non significa ballare davanti alla fotocamera o rincorrere like. Significa comunicare chi sei, cosa fai e perché lo fai. Significa prendere posizione, essere riconoscibili, costruire una community intorno a ciò in cui credi. Significa diventare il miglior ambassador della tua impresa. Io stessa ho visto crescere le mie opportunità di business nel momento in cui ho iniziato a raccontarmi. Il pubblico che mi segue non è solo una vanity metric: è una rete viva di clienti, partner, investitori e alleati. Non importa il settore: l'influenza è la nuova leadership. E oggi, in un mondo iperconnesso, chi non comunica... sparisce. Quindi se sei un imprenditore e stai leggendo questo articolo, ti lancio una sfida: inizia a raccontarti. Anche con piccoli passi. Un post al giorno, un pensiero a settimana, un dietro le quinte del tuo lavoro. Non per vendere di più – anche se succederà – ma per creare qualcosa di molto più potente: relazioni autentiche. Perché il futuro del business è umano. E chi ha il coraggio di metterci la faccia, oggi, è già un passo avanti. #ImprenditoriaDigitale #PersonalBranding #DiventaInfluencer #BusinessHumanToHuman #Marketing2025 #ComunicazioneAutentica #Leadership #CrescitaPersonale #EssereImprenditoreOggi #StorytellingPerIlBusiness
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  • Influencer & PMI: come creare collaborazioni win-win con aziende locali

    Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni da content creator, è che le collaborazioni più autentiche e di impatto spesso nascono proprio vicino a casa.
    Parlo di aziende locali, artigiani, piccoli imprenditori che vogliono farsi conoscere sul territorio e valorizzare ciò che li rende unici.

    E indovina? Gli influencer locali — come me — possono fare davvero la differenza.

    Ma perché alcune collaborazioni funzionano alla grande… e altre si spengono sul nascere?
    Ti racconto cosa significa per me creare partnership win-win tra influencer e PMI.

    1. Partire da una visione comune
    La prima domanda che faccio quando mi contatta un’azienda locale è: “Perché vuoi lavorare con un’influencer?”
    Le risposte più efficaci non sono “per avere visibilità”, ma:

    “Vogliamo raccontare meglio la nostra storia.”
    “Ci interessa raggiungere persone vere, nel nostro territorio.”
    “Vogliamo costruire fiducia, non solo vendere.”

    Quando c’è questa visione, so che c’è terreno fertile per una collaborazione solida.

    2. Valorizzare l’identità del brand (non snaturarla)
    Non chiedo mai a un’azienda locale di cambiare per adattarsi a un trend social.
    Anzi, cerco il modo migliore per tradurre la sua autenticità in un linguaggio digitale comprensibile e coinvolgente.

    Se collaboro con una panetteria storica, magari non faremo balletti su TikTok, ma potremmo raccontare la giornata tipo del fornaio con uno storytelling semplice e umano.
    Funziona, perché è vero.

    3. Chiarezza e rispetto reciproco
    La parola chiave è professionalità.
    Quando lavoro con una PMI, stabiliamo da subito:
    -obiettivi (cosa vogliamo ottenere),
    -contenuti (quanti, dove, con che tono),
    -tempistiche,
    -compenso (sì, anche con realtà locali, il lavoro va riconosciuto e pagato).
    Questo crea fiducia reciproca e evita incomprensioni.

    4. Misurare i risultati (anche senza milioni di follower)
    Una PMI non ha bisogno di 500.000 visualizzazioni.
    A volte bastano 30 persone che entrano in negozio dicendo “ti ho vista su Instagram” per fare la differenza.

    Per questo, quando creo una campagna con un’azienda locale, monitoriamo insieme:
    -traffico al sito o in negozio,
    -messaggi ricevuti,
    -nuovi follower reali e interessati,
    -vendite se tracciabili.
    Anche senza grandi budget, si può lavorare in modo strategico e misurabile.

    Le collaborazioni tra influencer e aziende locali funzionano quando c’è ascolto, rispetto e una voglia autentica di crescere insieme.
    Non si tratta solo di “fare pubblicità”, ma di creare connessioni vere nel territorio.

    E io, come influencer, sono fiera di poter essere un ponte tra storie locali e community digitali.

    #collaborazionilocali #influencermarketinglocale #PMIitaliane #marketingumano #imprenditorialocale #influencereterritorio #digitalmarketing2025 #storytellinglocale #creatoritaliani #impresevisibili
    Influencer & PMI: come creare collaborazioni win-win con aziende locali Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni da content creator, è che le collaborazioni più autentiche e di impatto spesso nascono proprio vicino a casa. Parlo di aziende locali, artigiani, piccoli imprenditori che vogliono farsi conoscere sul territorio e valorizzare ciò che li rende unici. E indovina? Gli influencer locali — come me — possono fare davvero la differenza. Ma perché alcune collaborazioni funzionano alla grande… e altre si spengono sul nascere? Ti racconto cosa significa per me creare partnership win-win tra influencer e PMI. 1. Partire da una visione comune La prima domanda che faccio quando mi contatta un’azienda locale è: “Perché vuoi lavorare con un’influencer?” Le risposte più efficaci non sono “per avere visibilità”, ma: “Vogliamo raccontare meglio la nostra storia.” “Ci interessa raggiungere persone vere, nel nostro territorio.” “Vogliamo costruire fiducia, non solo vendere.” Quando c’è questa visione, so che c’è terreno fertile per una collaborazione solida. 2. Valorizzare l’identità del brand (non snaturarla) Non chiedo mai a un’azienda locale di cambiare per adattarsi a un trend social. Anzi, cerco il modo migliore per tradurre la sua autenticità in un linguaggio digitale comprensibile e coinvolgente. Se collaboro con una panetteria storica, magari non faremo balletti su TikTok, ma potremmo raccontare la giornata tipo del fornaio con uno storytelling semplice e umano. Funziona, perché è vero. 3. Chiarezza e rispetto reciproco La parola chiave è professionalità. Quando lavoro con una PMI, stabiliamo da subito: -obiettivi (cosa vogliamo ottenere), -contenuti (quanti, dove, con che tono), -tempistiche, -compenso (sì, anche con realtà locali, il lavoro va riconosciuto e pagato). Questo crea fiducia reciproca e evita incomprensioni. 4. Misurare i risultati (anche senza milioni di follower) Una PMI non ha bisogno di 500.000 visualizzazioni. A volte bastano 30 persone che entrano in negozio dicendo “ti ho vista su Instagram” per fare la differenza. Per questo, quando creo una campagna con un’azienda locale, monitoriamo insieme: -traffico al sito o in negozio, -messaggi ricevuti, -nuovi follower reali e interessati, -vendite se tracciabili. Anche senza grandi budget, si può lavorare in modo strategico e misurabile. Le collaborazioni tra influencer e aziende locali funzionano quando c’è ascolto, rispetto e una voglia autentica di crescere insieme. Non si tratta solo di “fare pubblicità”, ma di creare connessioni vere nel territorio. E io, come influencer, sono fiera di poter essere un ponte tra storie locali e community digitali. #collaborazionilocali #influencermarketinglocale #PMIitaliane #marketingumano #imprenditorialocale #influencereterritorio #digitalmarketing2025 #storytellinglocale #creatoritaliani #impresevisibili
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  • Influencer marketing per imprenditori: cosa funziona davvero nel 2025

    Lo dico subito: il mondo dell’influencer marketing non è più quello di qualche anno fa. Sono un’influencer, sì, ma prima di tutto sono un’osservatrice attenta di quello che succede nel mio settore. Collaboro con brand, analizzo i dati delle campagne e parlo ogni giorno con imprenditori che vogliono capire come usare gli influencer per vendere davvero.

    Ecco cosa funziona davvero nel 2025 (e cosa no).

    1. Autenticità prima di tutto
    Non è una parola vuota: oggi funziona solo chi è davvero sé stesso. Le persone non vogliono vedere pubblicità travestite da post sinceri. Se un brand mi propone una collaborazione, il primo pensiero è: “Lo userei davvero? Lo consiglierei a mia sorella o alla mia migliore amica?”

    Gli imprenditori che capiscono questo e danno spazio alla voce vera dell’influencer ottengono risultati concreti. Quelli che vogliono solo un post perfetto e patinato... no.

    2. Micro (e nano) influencer: meglio pochi, ma giusti
    Nel 2025 non è più una gara a chi ha più follower. È una gara a chi ha una community attiva. Alcuni dei risultati migliori che ho visto arrivano da campagne con micro e nano influencer super verticali. Persone che hanno un seguito piccolo, ma fidato.

    Se sei un imprenditore, chiediti: “Conosco qualcuno con una community piccola ma super targettizzata?” Potrebbe valere più di una celebrità da milioni di follower.

    3. Contenuti video? Sì, ma nativi
    I video funzionano, ma devono essere pensati per la piattaforma. Un Reel su Instagram non è un video YouTube accorciato. Un TikTok non è uno spot tv travestito da trend.

    Personalmente, quando creo video sponsorizzati, li scrivo come se fossero miei, usando il mio stile. Questo fa la differenza.

    4. Collaborazioni a lungo termine
    Le collaborazioni una tantum stanno perdendo efficacia. Le persone sono più scettiche e cercano continuità. Un brand con cui collaboro per mesi diventa parte della mia narrazione. E questo si traduce in fiducia... e conversioni.

    Se sei un imprenditore, pensa a creare una relazione duratura con l’influencer. Non solo per un post, ma per una vera strategia.

    Nel 2025, l’influencer marketing funziona solo se è strategico, autentico e relazionale. Le scorciatoie non esistono più. Ma se costruisci bene, i risultati arrivano — e sono anche misurabili.

    #influencermarketing2025 #marketingdigitale #personalbranding #imprenditori #strategiadigitale #autenticità #microinfluencer #collaborazionidigitali #brandawareness #contentcreator

    Influencer marketing per imprenditori: cosa funziona davvero nel 2025 Lo dico subito: il mondo dell’influencer marketing non è più quello di qualche anno fa. Sono un’influencer, sì, ma prima di tutto sono un’osservatrice attenta di quello che succede nel mio settore. Collaboro con brand, analizzo i dati delle campagne e parlo ogni giorno con imprenditori che vogliono capire come usare gli influencer per vendere davvero. Ecco cosa funziona davvero nel 2025 (e cosa no). 1. Autenticità prima di tutto Non è una parola vuota: oggi funziona solo chi è davvero sé stesso. Le persone non vogliono vedere pubblicità travestite da post sinceri. Se un brand mi propone una collaborazione, il primo pensiero è: “Lo userei davvero? Lo consiglierei a mia sorella o alla mia migliore amica?” Gli imprenditori che capiscono questo e danno spazio alla voce vera dell’influencer ottengono risultati concreti. Quelli che vogliono solo un post perfetto e patinato... no. 2. Micro (e nano) influencer: meglio pochi, ma giusti Nel 2025 non è più una gara a chi ha più follower. È una gara a chi ha una community attiva. Alcuni dei risultati migliori che ho visto arrivano da campagne con micro e nano influencer super verticali. Persone che hanno un seguito piccolo, ma fidato. Se sei un imprenditore, chiediti: “Conosco qualcuno con una community piccola ma super targettizzata?” Potrebbe valere più di una celebrità da milioni di follower. 3. Contenuti video? Sì, ma nativi I video funzionano, ma devono essere pensati per la piattaforma. Un Reel su Instagram non è un video YouTube accorciato. Un TikTok non è uno spot tv travestito da trend. Personalmente, quando creo video sponsorizzati, li scrivo come se fossero miei, usando il mio stile. Questo fa la differenza. 4. Collaborazioni a lungo termine Le collaborazioni una tantum stanno perdendo efficacia. Le persone sono più scettiche e cercano continuità. Un brand con cui collaboro per mesi diventa parte della mia narrazione. E questo si traduce in fiducia... e conversioni. Se sei un imprenditore, pensa a creare una relazione duratura con l’influencer. Non solo per un post, ma per una vera strategia. Nel 2025, l’influencer marketing funziona solo se è strategico, autentico e relazionale. Le scorciatoie non esistono più. Ma se costruisci bene, i risultati arrivano — e sono anche misurabili. #influencermarketing2025 #marketingdigitale #personalbranding #imprenditori #strategiadigitale #autenticità #microinfluencer #collaborazionidigitali #brandawareness #contentcreator
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  • Nicho di mercato o generalista? Cosa scegliere nel 2025 (secondo la mia esperienza)

    Quando ho iniziato il mio business online, la tentazione era una: fare tutto per tutti.
    Più pubblico, più vendite… giusto?

    Sbagliato.
    Dopo mesi di fatica, ho capito una cosa che mi ha cambiato la visione (e i risultati):

    Nel 2025 vince chi è rilevante, non chi è per tutti.

    E questo vuol dire una cosa sola: scegliere un NICCHIO. Ma con intelligenza.

    Perché scegliere una nicchia funziona ancora (e meglio che mai):

    Ti posizioni subito nella testa delle persone
    Quando sei “quella che fa prodotti per mamme multitasking” o “quello che crea t-shirt per skater introversi”… le persone ti ricordano.
    Se sei “uno dei tanti”, ti dimenticano.

    Crei offerte su misura, quindi più efficaci
    Conosci problemi, linguaggio, sogni del tuo target.
    Sai come parlarci, e soprattutto… come vendergli.

    Puoi far crescere una community solida e fedele
    Chi si sente “capito”, resta. E condivide.
    Una community piccola ma attiva vale più di 100k follower disinteressati.

    E il generalista? Funziona solo se…
    -Hai budget importanti per ads, influencer e brand awareness
    -Sei disposto a giocare sul prezzo e sulla quantità
    -Vuoi costruire un modello di business più “da supermercato” che da boutique
    Insomma: è un gioco diverso. Non impossibile, ma ad alto costo.

    Il mio consiglio per il 2025?
    Scegli una nicchia profittevole, ma ampia abbastanza da evolversi con te.
    Non deve essere “stretta” — deve essere chiara.
    E soprattutto: non avere paura di partire da piccolo.
    Tutto quello che oggi è mainstream… ieri era nicchia.

    La mia esperienza?
    Quando ho scelto la mia nicchia (prodotti digitali e strategie per e-commerce femminili), sono cresciuta più in 6 mesi che nei 2 anni precedenti.

    Tu hai già scelto la tua nicchia? O sei ancora in fase di esplorazione?
    Parliamone nei commenti

    #StrategiaBusiness #NichoDiMercato #MentalitàDaCEO #CrescitaOnline #EcommerceTips #Branding #Marketing2025 #DonneCheVendono #BusinessDigitale #PersonalBranding #DigitalStrategy

    🎯 Nicho di mercato o generalista? Cosa scegliere nel 2025 (secondo la mia esperienza) Quando ho iniziato il mio business online, la tentazione era una: fare tutto per tutti. Più pubblico, più vendite… giusto? Sbagliato. Dopo mesi di fatica, ho capito una cosa che mi ha cambiato la visione (e i risultati): 👉 Nel 2025 vince chi è rilevante, non chi è per tutti. E questo vuol dire una cosa sola: scegliere un NICCHIO. Ma con intelligenza. 🔎 Perché scegliere una nicchia funziona ancora (e meglio che mai): Ti posizioni subito nella testa delle persone Quando sei “quella che fa prodotti per mamme multitasking” o “quello che crea t-shirt per skater introversi”… le persone ti ricordano. Se sei “uno dei tanti”, ti dimenticano. Crei offerte su misura, quindi più efficaci Conosci problemi, linguaggio, sogni del tuo target. Sai come parlarci, e soprattutto… come vendergli. Puoi far crescere una community solida e fedele Chi si sente “capito”, resta. E condivide. Una community piccola ma attiva vale più di 100k follower disinteressati. 🤔 E il generalista? Funziona solo se… -Hai budget importanti per ads, influencer e brand awareness -Sei disposto a giocare sul prezzo e sulla quantità -Vuoi costruire un modello di business più “da supermercato” che da boutique Insomma: è un gioco diverso. Non impossibile, ma ad alto costo. 🚨 Il mio consiglio per il 2025? Scegli una nicchia profittevole, ma ampia abbastanza da evolversi con te. Non deve essere “stretta” — deve essere chiara. E soprattutto: non avere paura di partire da piccolo. Tutto quello che oggi è mainstream… ieri era nicchia. 📌 La mia esperienza? Quando ho scelto la mia nicchia (prodotti digitali e strategie per e-commerce femminili), sono cresciuta più in 6 mesi che nei 2 anni precedenti. Tu hai già scelto la tua nicchia? O sei ancora in fase di esplorazione? Parliamone nei commenti 👇 #StrategiaBusiness #NichoDiMercato #MentalitàDaCEO #CrescitaOnline #EcommerceTips #Branding #Marketing2025 #DonneCheVendono #BusinessDigitale #PersonalBranding #DigitalStrategy
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  • Come adattare la tua strategia di marketing per mercati esteri

    Quando ho deciso di portare il mio e-commerce oltre i confini italiani, ho capito subito che non bastava tradurre il sito o spedire all’estero. Il marketing per mercati esteri è un gioco a parte, con regole, culture e abitudini diverse.
    Adattare la strategia significa capire profondamente il nuovo pubblico, le sue esigenze e i suoi comportamenti di acquisto. Ecco cosa ho imparato e come puoi fare anche tu per partire con il piede giusto.

    Primo passo: ricerca e analisi del mercato
    Non si improvvisa. Prima di tutto, ho studiato:
    -Quali sono i canali digitali più usati nel paese target (es. Facebook è super popolare in Italia, ma in altri mercati vanno più TikTok o WhatsApp)
    -Quali competitor locali esistono e come si posizionano
    -Le abitudini di acquisto online e i metodi di pagamento preferiti
    -Eventuali normative su privacy, spedizioni e resi

    Adattare contenuti e messaggi
    Tradurre non basta. Ho dovuto:
    -Localizzare i contenuti, usando non solo la lingua, ma espressioni, toni e riferimenti culturali adeguati
    -Creare campagne che parlano dei bisogni specifici del mercato estero, non solo del prodotto
    -Attenzione alle immagini e simboli, che in alcuni paesi possono avere significati diversi
    -Sfruttare test A/B per capire cosa funziona meglio

    Personalizzare l’esperienza utente
    -Offrire metodi di pagamento locali (es. PayPal, Klarna, o metodi bancari tipici)
    -Curare spedizioni, resi e customer care in lingua locale
    -Organizzare campagne di email marketing e social dedicate al pubblico estero
    -Considerare fusi orari e festività locali per promozioni e lancio di prodotti

    🛠 Strumenti che mi hanno aiutato
    -Google Market Finder: per analizzare potenziali mercati e tendenze
    -Shopify (o piattaforme e-commerce con supporto multilingua e multi-valuta)
    -Google Analytics + GA4 per segmentare traffico e capire il comportamento internazionale
    -Facebook Business Manager con targeting geografico preciso
    -Traduttori professionisti o tool di localizzazione come Lokalise o Smartling

    Errori da evitare
    -Pensare che una campagna in italiano funzioni uguale all’estero
    -Non investire nella traduzione professionale o localization
    -Ignorare la customer experience post-vendita (spedizioni lente, supporto scadente)
    -Non adattare prezzi e condizioni commerciali al mercato locale

    Espandersi all’estero è una sfida, ma anche un’opportunità enorme.
    Il segreto è non replicare a occhi chiusi la strategia nazionale, ma studiare, adattare e sperimentare.
    Solo così potrai creare relazioni solide con clienti nuovi, in mercati diversi.

    Nel mio caso, è stato un percorso di apprendimento continuo, ma con risultati che hanno superato le aspettative.

    #marketinginternazionale #marketingestero #ecommerceglobal #strategiadigital #espansioneestera #localizzazionecontenuti #vendereallestero #marketingperPMI #businessinternazionale #marketing2025

    Come adattare la tua strategia di marketing per mercati esteri Quando ho deciso di portare il mio e-commerce oltre i confini italiani, ho capito subito che non bastava tradurre il sito o spedire all’estero. Il marketing per mercati esteri è un gioco a parte, con regole, culture e abitudini diverse. Adattare la strategia significa capire profondamente il nuovo pubblico, le sue esigenze e i suoi comportamenti di acquisto. Ecco cosa ho imparato e come puoi fare anche tu per partire con il piede giusto. 🎯 Primo passo: ricerca e analisi del mercato Non si improvvisa. Prima di tutto, ho studiato: -Quali sono i canali digitali più usati nel paese target (es. Facebook è super popolare in Italia, ma in altri mercati vanno più TikTok o WhatsApp) -Quali competitor locali esistono e come si posizionano -Le abitudini di acquisto online e i metodi di pagamento preferiti -Eventuali normative su privacy, spedizioni e resi ✅ Adattare contenuti e messaggi Tradurre non basta. Ho dovuto: -Localizzare i contenuti, usando non solo la lingua, ma espressioni, toni e riferimenti culturali adeguati -Creare campagne che parlano dei bisogni specifici del mercato estero, non solo del prodotto -Attenzione alle immagini e simboli, che in alcuni paesi possono avere significati diversi -Sfruttare test A/B per capire cosa funziona meglio ✅ Personalizzare l’esperienza utente -Offrire metodi di pagamento locali (es. PayPal, Klarna, o metodi bancari tipici) -Curare spedizioni, resi e customer care in lingua locale -Organizzare campagne di email marketing e social dedicate al pubblico estero -Considerare fusi orari e festività locali per promozioni e lancio di prodotti 🛠 Strumenti che mi hanno aiutato -Google Market Finder: per analizzare potenziali mercati e tendenze -Shopify (o piattaforme e-commerce con supporto multilingua e multi-valuta) -Google Analytics + GA4 per segmentare traffico e capire il comportamento internazionale -Facebook Business Manager con targeting geografico preciso -Traduttori professionisti o tool di localizzazione come Lokalise o Smartling ❌ Errori da evitare -Pensare che una campagna in italiano funzioni uguale all’estero -Non investire nella traduzione professionale o localization -Ignorare la customer experience post-vendita (spedizioni lente, supporto scadente) -Non adattare prezzi e condizioni commerciali al mercato locale ✍️ Espandersi all’estero è una sfida, ma anche un’opportunità enorme. Il segreto è non replicare a occhi chiusi la strategia nazionale, ma studiare, adattare e sperimentare. Solo così potrai creare relazioni solide con clienti nuovi, in mercati diversi. Nel mio caso, è stato un percorso di apprendimento continuo, ma con risultati che hanno superato le aspettative. #marketinginternazionale #marketingestero #ecommerceglobal #strategiadigital #espansioneestera #localizzazionecontenuti #vendereallestero #marketingperPMI #businessinternazionale #marketing2025
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  • Marketing sostenibile: come integrare la sostenibilità nelle tue strategie
    Quando ho iniziato a riflettere sul mio ruolo nel mercato, una cosa mi è diventata chiara: non posso più vendere come se il pianeta non esistesse.
    Il marketing oggi deve essere sostenibile, autentico e trasparente. Non solo per una questione etica, ma anche perché i clienti — soprattutto i più giovani — cercano brand che si prendano cura dell’ambiente e della società.

    Integrare la sostenibilità nelle strategie di marketing non significa solo scrivere belle parole o aggiungere una “certificazione verde”. Vuol dire fare scelte concrete e comunicarle con onestà. Ecco come ho iniziato a farlo nel mio business, e come puoi farlo anche tu.

    Perché il marketing sostenibile è un’opportunità (non un costo)
    Sostenibilità non è solo “spendere di più”. È anche un modo per:

    Differenziarti in un mercato sempre più affollato

    Costruire relazioni di fiducia durature con clienti consapevoli

    Ridurre sprechi e ottimizzare risorse

    Anticipare normative e richieste di trasparenza

    Aumentare la brand reputation

    Come ho integrato la sostenibilità nelle mie strategie
    1. Rivedere il prodotto e il packaging
    Ho scelto fornitori locali e materiali riciclabili o biodegradabili. Il packaging? Minimalista e completamente compostabile.
    Non l’ho fatto per marketing, ma perché credevo fosse giusto. Il bello è che i clienti lo apprezzano davvero, e lo dicono nelle recensioni.

    2. Essere trasparente e raccontare il percorso
    Invece di nascondere qualche “compromesso”, ho deciso di raccontare tutto:

    Come vengono prodotti i miei articoli

    Quali sono i limiti attuali

    Cosa sto facendo per migliorare

    I clienti vogliono onestà, non perfezione.

    3. Usare contenuti educativi
    Ho iniziato a condividere sul blog e sui social post e video che parlano di sostenibilità reale, non solo moda.
    Come ridurre gli sprechi, perché scegliere certi materiali, storie di artigiani locali. Questo crea engagement e senso di comunità.

    4. Scegliere canali e metodi pubblicitari etici
    Ho ridotto campagne su canali troppo invasivi o poco targettizzati, preferendo azioni organiche e collaborazioni con influencer che condividono valori veri.

    Strumenti e metriche per monitorare la sostenibilità
    -Certificazioni ambientali (se applicabili)
    -Calcolo dell’impronta di carbonio (esistono tool anche per PMI)
    -Survey clienti per capire percezione e aspettative
    -Monitoraggio degli sprechi in produzione e spedizione

    Errori da evitare
    -Usare il greenwashing: cioè comunicare sostenibilità senza fatti
    -Promettere troppo e non mantenere
    -Pensare che basti un solo gesto simbolico
    -Ignorare il feedback dei clienti su temi etici

    Il marketing sostenibile è una sfida ma anche una grande opportunità per chi vuole fare la differenza e creare un business più autentico e resiliente.
    Nel mio percorso, integrare sostenibilità ha dato senso a quello che faccio ogni giorno — e ha portato clienti che condividono i miei valori.

    Non si tratta di essere perfetti, ma di migliorare passo dopo passo, comunicando con trasparenza e onestà.

    E tu, come stai integrando la sostenibilità nel tuo marketing? Raccontami!

    #marketingsostenibile #sostenibilità #marketingetico #brandresponsabile #ecommercegreen #marketing2025 #consumatoriconsapevoli #marketingperPMI #greenbusiness #vendereconsapevole #impreseetiche

    Marketing sostenibile: come integrare la sostenibilità nelle tue strategie Quando ho iniziato a riflettere sul mio ruolo nel mercato, una cosa mi è diventata chiara: non posso più vendere come se il pianeta non esistesse. Il marketing oggi deve essere sostenibile, autentico e trasparente. Non solo per una questione etica, ma anche perché i clienti — soprattutto i più giovani — cercano brand che si prendano cura dell’ambiente e della società. Integrare la sostenibilità nelle strategie di marketing non significa solo scrivere belle parole o aggiungere una “certificazione verde”. Vuol dire fare scelte concrete e comunicarle con onestà. Ecco come ho iniziato a farlo nel mio business, e come puoi farlo anche tu. 🎯 Perché il marketing sostenibile è un’opportunità (non un costo) Sostenibilità non è solo “spendere di più”. È anche un modo per: Differenziarti in un mercato sempre più affollato Costruire relazioni di fiducia durature con clienti consapevoli Ridurre sprechi e ottimizzare risorse Anticipare normative e richieste di trasparenza Aumentare la brand reputation ✅ Come ho integrato la sostenibilità nelle mie strategie 1. Rivedere il prodotto e il packaging Ho scelto fornitori locali e materiali riciclabili o biodegradabili. Il packaging? Minimalista e completamente compostabile. Non l’ho fatto per marketing, ma perché credevo fosse giusto. Il bello è che i clienti lo apprezzano davvero, e lo dicono nelle recensioni. 2. Essere trasparente e raccontare il percorso Invece di nascondere qualche “compromesso”, ho deciso di raccontare tutto: Come vengono prodotti i miei articoli Quali sono i limiti attuali Cosa sto facendo per migliorare I clienti vogliono onestà, non perfezione. 3. Usare contenuti educativi Ho iniziato a condividere sul blog e sui social post e video che parlano di sostenibilità reale, non solo moda. Come ridurre gli sprechi, perché scegliere certi materiali, storie di artigiani locali. Questo crea engagement e senso di comunità. 4. Scegliere canali e metodi pubblicitari etici Ho ridotto campagne su canali troppo invasivi o poco targettizzati, preferendo azioni organiche e collaborazioni con influencer che condividono valori veri. 🛠️ Strumenti e metriche per monitorare la sostenibilità -Certificazioni ambientali (se applicabili) -Calcolo dell’impronta di carbonio (esistono tool anche per PMI) -Survey clienti per capire percezione e aspettative -Monitoraggio degli sprechi in produzione e spedizione ❌ Errori da evitare -Usare il greenwashing: cioè comunicare sostenibilità senza fatti -Promettere troppo e non mantenere -Pensare che basti un solo gesto simbolico -Ignorare il feedback dei clienti su temi etici ✍️ Il marketing sostenibile è una sfida ma anche una grande opportunità per chi vuole fare la differenza e creare un business più autentico e resiliente. Nel mio percorso, integrare sostenibilità ha dato senso a quello che faccio ogni giorno — e ha portato clienti che condividono i miei valori. Non si tratta di essere perfetti, ma di migliorare passo dopo passo, comunicando con trasparenza e onestà. E tu, come stai integrando la sostenibilità nel tuo marketing? Raccontami! #marketingsostenibile #sostenibilità #marketingetico #brandresponsabile #ecommercegreen #marketing2025 #consumatoriconsapevoli #marketingperPMI #greenbusiness #vendereconsapevole #impreseetiche
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  • Data-driven marketing per PMI: primi passi e strumenti utili

    Ti confesso una cosa: per molto tempo ho gestito il mio marketing “a sensazione”.
    Pensavo che bastasse seguire l’intuito, “vedere cosa funziona” e adattarsi al volo.
    Spoiler: non funziona. O meglio, non funziona nel lungo periodo.
    Poi ho scoperto il data-driven marketing — e tutto è cambiato.

    Non parlo di diventare un’agenzia, ma di iniziare a prendere decisioni basate sui dati, non sulle emozioni. Anche per una PMI (come la mia), è possibile, sostenibile e soprattutto efficace.

    Cosa significa fare marketing data-driven?
    Vuol dire usare i dati per:
    -Capire cosa funziona (e cosa no)
    -Ottimizzare campagne, offerte e contenuti
    -Migliorare l’esperienza cliente
    -Fare meno errori, con più risultati
    In pratica? Vuol dire misurare prima di muoverti.

    Da dove ho iniziato (e da dove puoi partire anche tu)
    1. Definire le metriche giuste
    Prima guardavo solo “quanti like” o “quante visite al sito”. Ora invece tengo d’occhio:
    -Tasso di conversione
    -Costo per lead / per cliente acquisito
    -Valore medio dell’ordine (AOV)
    -Tasso di riacquisto
    Sono metriche che mi aiutano a capire il ritorno reale di ogni azione di marketing.

    2. Impostare una dashboard semplice
    Non servono tool complicati. Io uso un foglio Google collegato con:
    -Google Analytics 4 (per traffico e conversioni)
    -Shopify/Shopwire/WooCommerce (per vendite)
    -Meta Ads (per le campagne)
    -Email marketing tool (Klaviyo, Mailchimp, etc.)
    Ogni settimana controllo i numeri principali in 10 minuti.
    Il trucco? Guardarli sempre nello stesso formato e comparare nel tempo.

    3. Creare test, non azioni casuali
    Una volta pubblicavo post “perché sì”. Ora ogni contenuto ha un obiettivo e un test:
    -Call to action A vs. B
    -Newsletter con due oggetti diversi
    -Landing page con headline diversa
    Mi bastano piccole variazioni per capire cosa converte meglio.
    E no, non serve un pubblico gigante: anche 100-200 visitatori danno insight utili.

    Strumenti utili per PMI nel 2025
    Google Analytics 4: gratuito, essenziale per capire cosa succede sul sito
    -Looker Studio: crea dashboard visive partendo da fogli o dati connessi
    -Hotjar o Microsoft Clarity: per vedere come si muovono gli utenti sulle pagine
    -Klaviyo / Mailchimp / Brevo: ottimi per email + automazioni tracciabili
    -Meta Ads Manager: per segmentare e tracciare campagne su Instagram/Facebook
    -Ubersuggest o SEOZoom: per keyword e contenuti orientati al traffico utile

    Gli errori che ho smesso di fare
    -Andare “a occhio” senza verificare
    -Guardare solo i like (che non fanno vendere)
    -Usare mille strumenti senza integrarli
    -Non salvare i dati storici (e perdere il confronto mese su mese)

    Fare data-driven marketing non significa diventare esperti di Excel o analisti, ma iniziare a prendere sul serio i numeri, anche con strumenti semplici.
    Anche una PMI può essere strategica, se guarda le metriche giuste e testa con metodo.

    Per me, oggi, i dati sono una bussola: mi evitano errori costosi, mi aiutano a vendere meglio, e mi fanno dormire più tranquillo.

    #datadrivenmarketing #marketingperPMI #ecommerceitalia #strategiadigitale #marketingconsapevole #piccoleimprese #digitalmarketing2025 #metrichechecontano #vendereonline #shoponlineitalia #misurareperdecidere #marketingetico

    Data-driven marketing per PMI: primi passi e strumenti utili Ti confesso una cosa: per molto tempo ho gestito il mio marketing “a sensazione”. Pensavo che bastasse seguire l’intuito, “vedere cosa funziona” e adattarsi al volo. Spoiler: non funziona. O meglio, non funziona nel lungo periodo. Poi ho scoperto il data-driven marketing — e tutto è cambiato. Non parlo di diventare un’agenzia, ma di iniziare a prendere decisioni basate sui dati, non sulle emozioni. Anche per una PMI (come la mia), è possibile, sostenibile e soprattutto efficace. 🎯 Cosa significa fare marketing data-driven? Vuol dire usare i dati per: -Capire cosa funziona (e cosa no) -Ottimizzare campagne, offerte e contenuti -Migliorare l’esperienza cliente -Fare meno errori, con più risultati In pratica? Vuol dire misurare prima di muoverti. ✅ Da dove ho iniziato (e da dove puoi partire anche tu) 1. Definire le metriche giuste Prima guardavo solo “quanti like” o “quante visite al sito”. Ora invece tengo d’occhio: -Tasso di conversione -Costo per lead / per cliente acquisito -Valore medio dell’ordine (AOV) -Tasso di riacquisto Sono metriche che mi aiutano a capire il ritorno reale di ogni azione di marketing. 2. Impostare una dashboard semplice Non servono tool complicati. Io uso un foglio Google collegato con: -Google Analytics 4 (per traffico e conversioni) -Shopify/Shopwire/WooCommerce (per vendite) -Meta Ads (per le campagne) -Email marketing tool (Klaviyo, Mailchimp, etc.) Ogni settimana controllo i numeri principali in 10 minuti. Il trucco? Guardarli sempre nello stesso formato e comparare nel tempo. 3. Creare test, non azioni casuali Una volta pubblicavo post “perché sì”. Ora ogni contenuto ha un obiettivo e un test: -Call to action A vs. B -Newsletter con due oggetti diversi -Landing page con headline diversa Mi bastano piccole variazioni per capire cosa converte meglio. E no, non serve un pubblico gigante: anche 100-200 visitatori danno insight utili. 🛠️ Strumenti utili per PMI nel 2025 Google Analytics 4: gratuito, essenziale per capire cosa succede sul sito -Looker Studio: crea dashboard visive partendo da fogli o dati connessi -Hotjar o Microsoft Clarity: per vedere come si muovono gli utenti sulle pagine -Klaviyo / Mailchimp / Brevo: ottimi per email + automazioni tracciabili -Meta Ads Manager: per segmentare e tracciare campagne su Instagram/Facebook -Ubersuggest o SEOZoom: per keyword e contenuti orientati al traffico utile ❌ Gli errori che ho smesso di fare -Andare “a occhio” senza verificare -Guardare solo i like (che non fanno vendere) -Usare mille strumenti senza integrarli -Non salvare i dati storici (e perdere il confronto mese su mese) ✍️ Fare data-driven marketing non significa diventare esperti di Excel o analisti, ma iniziare a prendere sul serio i numeri, anche con strumenti semplici. Anche una PMI può essere strategica, se guarda le metriche giuste e testa con metodo. Per me, oggi, i dati sono una bussola: mi evitano errori costosi, mi aiutano a vendere meglio, e mi fanno dormire più tranquillo. #datadrivenmarketing #marketingperPMI #ecommerceitalia #strategiadigitale #marketingconsapevole #piccoleimprese #digitalmarketing2025 #metrichechecontano #vendereonline #shoponlineitalia #misurareperdecidere #marketingetico
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  • Lead generation: tecniche efficaci per trovare nuovi clienti

    Quando ho aperto il mio e-commerce, pensavo che il difficile fosse far partire le prime vendite. In realtà, la vera sfida è stata un’altra: trovare nuovi clienti in modo costante, senza dover lanciare offerte continue o spendere fortune in Ads.
    Ed è lì che ho capito l’importanza della lead generation: raccogliere contatti realmente interessati, portarli nel mio ecosistema (email, social, sito) e costruire una relazione che porta, prima o poi, alla conversione.
    Ecco le tecniche di lead generation che nel mio caso hanno funzionato sul serio — e che nel 2025 sono ancora attualissime.

    1. Lead magnet semplice ma efficace
    Il primo step è offrire qualcosa di valore in cambio dell’email. Io ho testato varie soluzioni, ma quelle che hanno funzionato meglio sono:
    -Un mini catalogo PDF con idee d’arredo stagionali
    Una guida gratuita su come scegliere il prodotto giusto in base allo stile della casa
    -Uno sconto del 10% sul primo ordine (classico, ma ancora efficace)
    L’importante è che sia coerente con ciò che vendi e utile per chi ti scopre per la prima volta.

    2. Popup intelligente (non invasivo)
    So cosa stai pensando: “odio i popup!”. Anch’io.
    Ma se usati con moderazione e design pulito, funzionano.

    Io uso un popup che compare:
    -Dopo 10 secondi
    -Solo alla prima visita
    -Solo su desktop
    E con una promessa chiara: “Vuoi ispirazione mensile e offerte riservate?”
    Il tasso di conversione medio? Circa il 6-8%. Per una PMI, è tanto.

    3. Collaborazioni e giveaway mirati
    Un’altra cosa che ha funzionato bene è stato collaborare con altri brand locali o artigiani. Abbiamo organizzato giveaway in comune (con iscrizione via email) e condiviso i contatti — con il consenso ovviamente.

    Questa strategia:
    -Aumenta l’autorevolezza
    -Ti porta lead davvero in target
    -Crea engagement sui social
    Nel 2025 funziona ancora se ben studiata e lontana dalla logica “vinci e scappa”.

    4. Landing page dedicata
    Per ogni campagna (che sia organica o sponsorizzata), ho creato una pagina dedicata solo alla lead generation, senza distrazioni.
    Contiene:
    -Titolo chiaro
    -Beneficio concreto
    -Una CTA semplice
    -Una prova sociale (recensione, badge o testimonial)
    Le campagne Facebook e Instagram con una landing page hanno convertito fino al 15% meglio rispetto a mandare le persone alla homepage.

    5. Email automation: il vero segreto
    Una volta che il lead entra nel funnel… inizia il vero lavoro.
    Ho creato una semplice automazione che manda:
    -Un’email di benvenuto con la mia storia
    -Un’email con i prodotti più amati
    -Una terza email con una prova sociale (recensioni)
    -Una quarta con una promozione personalizzata
    Tutto questo nei primi 7 giorni. Risultato? Un buon 20% di questi lead diventa cliente.

    Cosa evitare
    -Comprare liste email: non solo è illegale, è anche inutile
    -Chiedere troppo all'inizio: nome, telefono, città… il tasso di iscrizione crolla
    -Offrire lead magnet “generici” (es. “Iscriviti per rimanere aggiornato”) → nessuno lo fa

    La lead generation non è una formula magica.
    È un processo: attiri l’attenzione, offri valore, costruisci fiducia e porti il contatto a diventare cliente. Se lo fai con coerenza e pazienza, i risultati arrivano.

    Nel 2025, chi sa costruire relazioni prima di vendere è quello che vince.

    #leadgeneration #emailmarketing #ecommerceitalia #marketingperpmi #strategiadigitale #marketing2025 #marketingartigiano #vendereonline #piccoleimpreseitaliane #landingpage #customerjourney #digitalmarketingitalia
    Lead generation: tecniche efficaci per trovare nuovi clienti Quando ho aperto il mio e-commerce, pensavo che il difficile fosse far partire le prime vendite. In realtà, la vera sfida è stata un’altra: trovare nuovi clienti in modo costante, senza dover lanciare offerte continue o spendere fortune in Ads. Ed è lì che ho capito l’importanza della lead generation: raccogliere contatti realmente interessati, portarli nel mio ecosistema (email, social, sito) e costruire una relazione che porta, prima o poi, alla conversione. Ecco le tecniche di lead generation che nel mio caso hanno funzionato sul serio — e che nel 2025 sono ancora attualissime. ✅ 1. Lead magnet semplice ma efficace Il primo step è offrire qualcosa di valore in cambio dell’email. Io ho testato varie soluzioni, ma quelle che hanno funzionato meglio sono: -Un mini catalogo PDF con idee d’arredo stagionali Una guida gratuita su come scegliere il prodotto giusto in base allo stile della casa -Uno sconto del 10% sul primo ordine (classico, ma ancora efficace) L’importante è che sia coerente con ciò che vendi e utile per chi ti scopre per la prima volta. ✅ 2. Popup intelligente (non invasivo) So cosa stai pensando: “odio i popup!”. Anch’io. Ma se usati con moderazione e design pulito, funzionano. Io uso un popup che compare: -Dopo 10 secondi -Solo alla prima visita -Solo su desktop E con una promessa chiara: “Vuoi ispirazione mensile e offerte riservate?” Il tasso di conversione medio? Circa il 6-8%. Per una PMI, è tanto. ✅ 3. Collaborazioni e giveaway mirati Un’altra cosa che ha funzionato bene è stato collaborare con altri brand locali o artigiani. Abbiamo organizzato giveaway in comune (con iscrizione via email) e condiviso i contatti — con il consenso ovviamente. Questa strategia: -Aumenta l’autorevolezza -Ti porta lead davvero in target -Crea engagement sui social Nel 2025 funziona ancora se ben studiata e lontana dalla logica “vinci e scappa”. ✅ 4. Landing page dedicata Per ogni campagna (che sia organica o sponsorizzata), ho creato una pagina dedicata solo alla lead generation, senza distrazioni. Contiene: -Titolo chiaro -Beneficio concreto -Una CTA semplice -Una prova sociale (recensione, badge o testimonial) Le campagne Facebook e Instagram con una landing page hanno convertito fino al 15% meglio rispetto a mandare le persone alla homepage. ✅ 5. Email automation: il vero segreto Una volta che il lead entra nel funnel… inizia il vero lavoro. Ho creato una semplice automazione che manda: -Un’email di benvenuto con la mia storia -Un’email con i prodotti più amati -Una terza email con una prova sociale (recensioni) -Una quarta con una promozione personalizzata Tutto questo nei primi 7 giorni. Risultato? Un buon 20% di questi lead diventa cliente. ❌ Cosa evitare -Comprare liste email: non solo è illegale, è anche inutile -Chiedere troppo all'inizio: nome, telefono, città… il tasso di iscrizione crolla -Offrire lead magnet “generici” (es. “Iscriviti per rimanere aggiornato”) → nessuno lo fa ✍️La lead generation non è una formula magica. È un processo: attiri l’attenzione, offri valore, costruisci fiducia e porti il contatto a diventare cliente. Se lo fai con coerenza e pazienza, i risultati arrivano. Nel 2025, chi sa costruire relazioni prima di vendere è quello che vince. #leadgeneration #emailmarketing #ecommerceitalia #marketingperpmi #strategiadigitale #marketing2025 #marketingartigiano #vendereonline #piccoleimpreseitaliane #landingpage #customerjourney #digitalmarketingitalia
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