Dietro le quinte del mio funnel: cosa funziona davvero nel 2025
Negli ultimi anni ho testato, modificato e smontato il mio funnel decine di volte. Ogni volta pensavo di aver trovato la formula perfetta. Spoiler: non esiste una formula magica. Ma nel 2025, alcune cose funzionano più di altre. E dopo tanto sperimentare, ho capito cosa vale davvero la pena fare – e cosa no.
Ecco cosa c’è dietro le quinte del mio funnel, oggi.
1. Il contenuto gratuito è ancora il primo gancio… ma deve essere utile davvero
Lead magnet, freebie, webinar on demand: li usiamo tutti. Ma se il tuo contenuto gratuito è generico, l’utente lo scarica, lo dimentica e sparisce. Ho visto la differenza quando ho iniziato a offrire soluzioni concrete a micro-problemi reali (es: “come scrivere una bio Instagram che converte” invece di “guida al personal branding”). Più specifico = più valore percepito = più contatti realmente interessati.
2. L’automazione funziona solo se è personalizzata
Avere un flusso automatico di email o messaggi è fondamentale per scalare. Ma se quel flusso sembra scritto da un robot, non converte. Ho riscritto le mie sequenze pensando a una persona sola, con un tono umano, meno marketinghese. Ho inserito domande aperte, segmentazione in base al comportamento e piccoli elementi “umani” (tipo: “Scommetto che anche tu sei stanco di scaricare pdf inutili, vero?”). Risultato: open rate e click rate saliti del +30%.
3. Il funnel non finisce con la vendita. Anzi, è lì che inizia la parte più importante
Per anni ho pensato che il funnel fosse lineare: lead → vendita → fine. Oggi so che la vera crescita arriva dal post-vendita: onboarding chiaro, customer care presente, contenuti esclusivi per i clienti, inviti al passaparola. Il mio tasso di riacquisto è aumentato da quando ho iniziato a curare questa fase tanto quanto quella iniziale.
Bonus: la community accelera tutto
Newsletter, social e ads sono canali potenti, ma se le persone non si sentono parte di qualcosa, restano spettatori. Ho iniziato a costruire una micro-community attiva (su Telegram, ad esempio), e lì dentro il funnel si accorcia, il dialogo si scalda e la fiducia cresce più in fretta.
Nel 2025 funziona ciò che è specifico, autentico e relazionale. I funnel “freddi” e troppo generici stanno morendo. Oggi vince chi sa combinare dati e umanità, strategia e personalità.
Dietro ogni conversione c’è ancora – sempre – una persona.
#FunnelMarketing #DigitalStrategy #Marketing2025 #LeadGeneration #EmailMarketing #ImprenditoriaDigitale #ConversionRate #Personalizzazione #CustomerJourney #BusinessOnline
Negli ultimi anni ho testato, modificato e smontato il mio funnel decine di volte. Ogni volta pensavo di aver trovato la formula perfetta. Spoiler: non esiste una formula magica. Ma nel 2025, alcune cose funzionano più di altre. E dopo tanto sperimentare, ho capito cosa vale davvero la pena fare – e cosa no.
Ecco cosa c’è dietro le quinte del mio funnel, oggi.
1. Il contenuto gratuito è ancora il primo gancio… ma deve essere utile davvero
Lead magnet, freebie, webinar on demand: li usiamo tutti. Ma se il tuo contenuto gratuito è generico, l’utente lo scarica, lo dimentica e sparisce. Ho visto la differenza quando ho iniziato a offrire soluzioni concrete a micro-problemi reali (es: “come scrivere una bio Instagram che converte” invece di “guida al personal branding”). Più specifico = più valore percepito = più contatti realmente interessati.
2. L’automazione funziona solo se è personalizzata
Avere un flusso automatico di email o messaggi è fondamentale per scalare. Ma se quel flusso sembra scritto da un robot, non converte. Ho riscritto le mie sequenze pensando a una persona sola, con un tono umano, meno marketinghese. Ho inserito domande aperte, segmentazione in base al comportamento e piccoli elementi “umani” (tipo: “Scommetto che anche tu sei stanco di scaricare pdf inutili, vero?”). Risultato: open rate e click rate saliti del +30%.
3. Il funnel non finisce con la vendita. Anzi, è lì che inizia la parte più importante
Per anni ho pensato che il funnel fosse lineare: lead → vendita → fine. Oggi so che la vera crescita arriva dal post-vendita: onboarding chiaro, customer care presente, contenuti esclusivi per i clienti, inviti al passaparola. Il mio tasso di riacquisto è aumentato da quando ho iniziato a curare questa fase tanto quanto quella iniziale.
Bonus: la community accelera tutto
Newsletter, social e ads sono canali potenti, ma se le persone non si sentono parte di qualcosa, restano spettatori. Ho iniziato a costruire una micro-community attiva (su Telegram, ad esempio), e lì dentro il funnel si accorcia, il dialogo si scalda e la fiducia cresce più in fretta.
Nel 2025 funziona ciò che è specifico, autentico e relazionale. I funnel “freddi” e troppo generici stanno morendo. Oggi vince chi sa combinare dati e umanità, strategia e personalità.
Dietro ogni conversione c’è ancora – sempre – una persona.
#FunnelMarketing #DigitalStrategy #Marketing2025 #LeadGeneration #EmailMarketing #ImprenditoriaDigitale #ConversionRate #Personalizzazione #CustomerJourney #BusinessOnline
Dietro le quinte del mio funnel: cosa funziona davvero nel 2025
Negli ultimi anni ho testato, modificato e smontato il mio funnel decine di volte. Ogni volta pensavo di aver trovato la formula perfetta. Spoiler: non esiste una formula magica. Ma nel 2025, alcune cose funzionano più di altre. E dopo tanto sperimentare, ho capito cosa vale davvero la pena fare – e cosa no.
Ecco cosa c’è dietro le quinte del mio funnel, oggi.
1. Il contenuto gratuito è ancora il primo gancio… ma deve essere utile davvero
Lead magnet, freebie, webinar on demand: li usiamo tutti. Ma se il tuo contenuto gratuito è generico, l’utente lo scarica, lo dimentica e sparisce. Ho visto la differenza quando ho iniziato a offrire soluzioni concrete a micro-problemi reali (es: “come scrivere una bio Instagram che converte” invece di “guida al personal branding”). Più specifico = più valore percepito = più contatti realmente interessati.
2. L’automazione funziona solo se è personalizzata
Avere un flusso automatico di email o messaggi è fondamentale per scalare. Ma se quel flusso sembra scritto da un robot, non converte. Ho riscritto le mie sequenze pensando a una persona sola, con un tono umano, meno marketinghese. Ho inserito domande aperte, segmentazione in base al comportamento e piccoli elementi “umani” (tipo: “Scommetto che anche tu sei stanco di scaricare pdf inutili, vero?”). Risultato: open rate e click rate saliti del +30%.
3. Il funnel non finisce con la vendita. Anzi, è lì che inizia la parte più importante
Per anni ho pensato che il funnel fosse lineare: lead → vendita → fine. Oggi so che la vera crescita arriva dal post-vendita: onboarding chiaro, customer care presente, contenuti esclusivi per i clienti, inviti al passaparola. Il mio tasso di riacquisto è aumentato da quando ho iniziato a curare questa fase tanto quanto quella iniziale.
Bonus: la community accelera tutto
Newsletter, social e ads sono canali potenti, ma se le persone non si sentono parte di qualcosa, restano spettatori. Ho iniziato a costruire una micro-community attiva (su Telegram, ad esempio), e lì dentro il funnel si accorcia, il dialogo si scalda e la fiducia cresce più in fretta.
Nel 2025 funziona ciò che è specifico, autentico e relazionale. I funnel “freddi” e troppo generici stanno morendo. Oggi vince chi sa combinare dati e umanità, strategia e personalità.
Dietro ogni conversione c’è ancora – sempre – una persona.
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