• L'Impatto delle Politiche Fiscali sull'Internazionalizzazione delle Imprese Italiane

    Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione delle politiche fiscali, consapevoli che queste influenzano in modo decisivo le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane. Operare all’estero non significa solo affrontare nuove sfide commerciali, ma anche confrontarsi con regimi fiscali differenti, incentivi più o meno favorevoli e, talvolta, con meccanismi di doppia imposizione.

    La fiscalità, quindi, non è mai neutrale: può essere un ostacolo o un acceleratore della crescita internazionale.

    Regimi fiscali competitivi e scelte strategiche
    Quando valutiamo un mercato estero, uno degli elementi che analizziamo per primi è il contesto fiscale locale: livello di tassazione, incentivi per investitori stranieri, esenzioni sui profitti reinvestiti, trattati contro la doppia imposizione. Tutti fattori che possono determinare la scelta tra insediarsi con una filiale, operare tramite export diretto o costituire una joint venture.

    Ad esempio, paesi con corporate tax ridotta o con sistemi di agevolazione per le imprese manifatturiere possono diventare hub strategici per produzioni destinate a più mercati. In altri casi, invece, ci confrontiamo con burocrazie complesse, tassazione opaca e incertezza normativa, che rendono necessari strumenti di pianificazione fiscale accurati.

    Il ruolo della fiscalità nazionale
    Anche il sistema fiscale italiano gioca un ruolo chiave nel processo di internazionalizzazione. Alcuni strumenti – come il credito d’imposta per attività R&S, il Patent Box o i regimi per gli impatriati – possono supportare le imprese che innovano, crescono e si espandono all’estero. Tuttavia, siamo consapevoli che la pressione fiscale interna, se troppo elevata o imprevedibile, può limitare la competitività delle nostre imprese sui mercati globali.

    Per questo motivo, promuoviamo una cultura d’impresa in cui la fiscalità viene gestita in modo strategico, non solo come un adempimento, ma come leva di crescita.

    Pianificazione fiscale internazionale: una necessità
    Nell’internazionalizzazione, la pianificazione fiscale non è più un’opzione: è una necessità. Noi e le imprese che seguiamo ci affidiamo a consulenze specializzate per evitare duplicazioni d’imposta, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e garantire la conformità con le normative locali e internazionali (come il BEPS – Base Erosion and Profit Shifting promosso dall’OCSE).

    Inoltre, monitoriamo costantemente l’evoluzione delle direttive europee e degli accordi bilaterali, perché un cambiamento normativo può trasformare radicalmente la convenienza di un’operazione all’estero.

    Fiscalità come leva strategica
    Noi di Impresa.biz siamo convinti che, per un’impresa italiana che guarda ai mercati esteri, la fiscalità non debba mai essere trattata come un tema secondario. Al contrario, rappresenta una leva strategica da integrare fin da subito nel piano di espansione.

    Solo attraverso un approccio consapevole e una gestione fiscale proattiva possiamo affrontare l’internazionalizzazione con efficienza, proteggere i margini di profitto e valorizzare appieno il potenziale globale delle nostre imprese.

    #ImpresaBiz #PoliticheFiscali #Internazionalizzazione #ImpreseItaliane #FiscalitàInternazionale #DoppiaImposizione #EspansioneEstera #PianificazioneFiscale #Export #Competitività #TaxPlanning #FiscoGlobale #OCSE #BEPS
    L'Impatto delle Politiche Fiscali sull'Internazionalizzazione delle Imprese Italiane Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione delle politiche fiscali, consapevoli che queste influenzano in modo decisivo le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane. Operare all’estero non significa solo affrontare nuove sfide commerciali, ma anche confrontarsi con regimi fiscali differenti, incentivi più o meno favorevoli e, talvolta, con meccanismi di doppia imposizione. La fiscalità, quindi, non è mai neutrale: può essere un ostacolo o un acceleratore della crescita internazionale. Regimi fiscali competitivi e scelte strategiche Quando valutiamo un mercato estero, uno degli elementi che analizziamo per primi è il contesto fiscale locale: livello di tassazione, incentivi per investitori stranieri, esenzioni sui profitti reinvestiti, trattati contro la doppia imposizione. Tutti fattori che possono determinare la scelta tra insediarsi con una filiale, operare tramite export diretto o costituire una joint venture. Ad esempio, paesi con corporate tax ridotta o con sistemi di agevolazione per le imprese manifatturiere possono diventare hub strategici per produzioni destinate a più mercati. In altri casi, invece, ci confrontiamo con burocrazie complesse, tassazione opaca e incertezza normativa, che rendono necessari strumenti di pianificazione fiscale accurati. Il ruolo della fiscalità nazionale Anche il sistema fiscale italiano gioca un ruolo chiave nel processo di internazionalizzazione. Alcuni strumenti – come il credito d’imposta per attività R&S, il Patent Box o i regimi per gli impatriati – possono supportare le imprese che innovano, crescono e si espandono all’estero. Tuttavia, siamo consapevoli che la pressione fiscale interna, se troppo elevata o imprevedibile, può limitare la competitività delle nostre imprese sui mercati globali. Per questo motivo, promuoviamo una cultura d’impresa in cui la fiscalità viene gestita in modo strategico, non solo come un adempimento, ma come leva di crescita. Pianificazione fiscale internazionale: una necessità Nell’internazionalizzazione, la pianificazione fiscale non è più un’opzione: è una necessità. Noi e le imprese che seguiamo ci affidiamo a consulenze specializzate per evitare duplicazioni d’imposta, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e garantire la conformità con le normative locali e internazionali (come il BEPS – Base Erosion and Profit Shifting promosso dall’OCSE). Inoltre, monitoriamo costantemente l’evoluzione delle direttive europee e degli accordi bilaterali, perché un cambiamento normativo può trasformare radicalmente la convenienza di un’operazione all’estero. Fiscalità come leva strategica Noi di Impresa.biz siamo convinti che, per un’impresa italiana che guarda ai mercati esteri, la fiscalità non debba mai essere trattata come un tema secondario. Al contrario, rappresenta una leva strategica da integrare fin da subito nel piano di espansione. Solo attraverso un approccio consapevole e una gestione fiscale proattiva possiamo affrontare l’internazionalizzazione con efficienza, proteggere i margini di profitto e valorizzare appieno il potenziale globale delle nostre imprese. #ImpresaBiz #PoliticheFiscali #Internazionalizzazione #ImpreseItaliane #FiscalitàInternazionale #DoppiaImposizione #EspansioneEstera #PianificazioneFiscale #Export #Competitività #TaxPlanning #FiscoGlobale #OCSE #BEPS
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  • Come vendere in Europa senza partita IVA estera: cosa dice la normativa OSS

    Quando ho iniziato a ricevere ordini da clienti in Germania, Francia e Spagna, mi sono subito chiesta:
    "Devo aprire una partita IVA in ogni Paese dove vendo?"

    Per fortuna, la risposta è no — almeno non finché resti entro certe soglie.
    La normativa OSS (One Stop Shop), attiva dal luglio 2021, è stata una vera svolta per chi, come me, vende online anche fuori dall’Italia ma non ha una struttura estera.

    Ecco tutto quello che ho imparato — e che ti serve sapere — se vuoi vendere legalmente in Europa senza complicarti la vita con più partite IVA.

    Che cos’è il regime OSS?
    OSS sta per One Stop Shop: un sistema dell’Unione Europea che ti permette di dichiarare e versare l’IVA di tutte le vendite intracomunitarie (cioè verso clienti privati in altri Paesi UE) tramite un unico portale, quello dell’Agenzia delle Entrate italiana.
    Tradotto: puoi vendere in tutta Europa e versare l’IVA da qui, senza aprire posizioni fiscali all’estero.

    A chi serve l’OSS?
    Il regime OSS è pensato per chi:
    -Vende beni o servizi B2C (cioè a clienti privati) in altri Paesi UE
    -Supera 10.000 € di vendite annue totali verso l’estero
    -Ha una sede unica in Italia, ma clienti in tutta Europa
    Se vendi solo in Italia o sotto i 10.000 €, puoi ancora applicare l’IVA italiana.
    Ma una volta superata la soglia, devi applicare l’IVA del Paese del cliente (e quindi usare l’OSS, o aprire una partita IVA locale).

    Come funziona in pratica
    Ecco i passi che ho seguito:
    -Registrazione OSS – L’ho fatto online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
    -Fatturazione corretta – Quando vendo in Germania, applico l’IVA tedesca, in Spagna quella spagnola, ecc.
    Dichiarazione OSS trimestrale – Ogni 3 mesi compilo una dichiarazione unica con il totale dell’IVA raccolta in ogni Paese e la verso in Italia.

    Tutto centralizzato, tutto tracciabile.

    Attenzione a questi errori comuni
    -Non monitorare le soglie: tieni sempre d’occhio i 10.000 € (si riferiscono al totale UE, non per singolo Paese).
    -Applicare l’IVA sbagliata: devi sapere le aliquote corrette per ogni Paese.
    -Non distinguere tra B2B e B2C: l’OSS vale solo per clienti privati, non per aziende con partita IVA.

    Io uso un gestionale che calcola l’IVA in automatico in base alla destinazione: comodissimo.

    Pro e vantaggi del regime OSS
    Zero burocrazia estera
    Più semplice di aprire più partite IVA
    Tutto gestito dall’Italia
    Ideale per e-commerce, digital products e servizi online

    Vendere in Europa oggi è molto più semplice, grazie all’OSS.
    Io l’ho attivato dopo aver superato i 10.000 € di vendite UE e non tornerei più indietro: è stato il modo più snello, legale e scalabile per crescere fuori dai confini italiani senza perdermi nella burocrazia.

    Se anche tu vuoi espanderti in Europa senza complicazioni fiscali, l’OSS è il punto di partenza giusto.

    #OSS2025 #VendereInEuropa #EcommerceInternazionale #IVAUE #ImpresaBiz #OneStopShop #FiscoDigitale #VenditeOnline #PartitaIVAUnica #DigitalExport

    Come vendere in Europa senza partita IVA estera: cosa dice la normativa OSS 🇪🇺📦 Quando ho iniziato a ricevere ordini da clienti in Germania, Francia e Spagna, mi sono subito chiesta: "Devo aprire una partita IVA in ogni Paese dove vendo?" Per fortuna, la risposta è no — almeno non finché resti entro certe soglie. La normativa OSS (One Stop Shop), attiva dal luglio 2021, è stata una vera svolta per chi, come me, vende online anche fuori dall’Italia ma non ha una struttura estera. Ecco tutto quello che ho imparato — e che ti serve sapere — se vuoi vendere legalmente in Europa senza complicarti la vita con più partite IVA. 📌 Che cos’è il regime OSS? OSS sta per One Stop Shop: un sistema dell’Unione Europea che ti permette di dichiarare e versare l’IVA di tutte le vendite intracomunitarie (cioè verso clienti privati in altri Paesi UE) tramite un unico portale, quello dell’Agenzia delle Entrate italiana. 👉 Tradotto: puoi vendere in tutta Europa e versare l’IVA da qui, senza aprire posizioni fiscali all’estero. 🛍️ A chi serve l’OSS? Il regime OSS è pensato per chi: -Vende beni o servizi B2C (cioè a clienti privati) in altri Paesi UE -Supera 10.000 € di vendite annue totali verso l’estero -Ha una sede unica in Italia, ma clienti in tutta Europa 💡 Se vendi solo in Italia o sotto i 10.000 €, puoi ancora applicare l’IVA italiana. Ma una volta superata la soglia, devi applicare l’IVA del Paese del cliente (e quindi usare l’OSS, o aprire una partita IVA locale). 📦 Come funziona in pratica Ecco i passi che ho seguito: -Registrazione OSS – L’ho fatto online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate. -Fatturazione corretta – Quando vendo in Germania, applico l’IVA tedesca, in Spagna quella spagnola, ecc. Dichiarazione OSS trimestrale – Ogni 3 mesi compilo una dichiarazione unica con il totale dell’IVA raccolta in ogni Paese e la verso in Italia. Tutto centralizzato, tutto tracciabile. ⚠️ Attenzione a questi errori comuni -Non monitorare le soglie: tieni sempre d’occhio i 10.000 € (si riferiscono al totale UE, non per singolo Paese). -Applicare l’IVA sbagliata: devi sapere le aliquote corrette per ogni Paese. -Non distinguere tra B2B e B2C: l’OSS vale solo per clienti privati, non per aziende con partita IVA. Io uso un gestionale che calcola l’IVA in automatico in base alla destinazione: comodissimo. ✅ Pro e vantaggi del regime OSS ✔️ Zero burocrazia estera ✔️ Più semplice di aprire più partite IVA ✔️ Tutto gestito dall’Italia ✔️ Ideale per e-commerce, digital products e servizi online Vendere in Europa oggi è molto più semplice, grazie all’OSS. Io l’ho attivato dopo aver superato i 10.000 € di vendite UE e non tornerei più indietro: è stato il modo più snello, legale e scalabile per crescere fuori dai confini italiani senza perdermi nella burocrazia. Se anche tu vuoi espanderti in Europa senza complicazioni fiscali, l’OSS è il punto di partenza giusto. #OSS2025 #VendereInEuropa #EcommerceInternazionale #IVAUE #ImpresaBiz #OneStopShop #FiscoDigitale #VenditeOnline #PartitaIVAUnica #DigitalExport
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  • Budget e investimenti: come gestire i guadagni da influencer

    Quando ho iniziato a guadagnare con i social, non ci capivo nulla di gestione finanziaria.
    Ogni collaborazione era una vittoria, ma finivo per spendere tutto senza un vero piano.
    Poi ho capito: se voglio che il mio lavoro sia duraturo, devo trattare i miei guadagni come un’azienda tratterebbe i suoi ricavi.

    Oggi gestisco entrate, costi e investimenti con la stessa attenzione con cui creo contenuti.
    Ecco come ho imparato a comportarmi da imprenditrice, non solo da creator.

    1. Separa conto personale e conto professionale
    Errore classico? Mischiare tutto: bonifici dei brand, spese personali, acquisti di attrezzatura…
    Oggi ho un conto dedicato alla mia attività da freelance. Tutti i guadagni da lì, tutte le spese tracciabili.
    Bonus: quando arriva il momento di fare la dichiarazione dei redditi, hai tutto sotto controllo.

    2. Crea un budget mensile (anche se i guadagni variano)
    Il lavoro da influencer è altalenante.
    Alcuni mesi sono pieni di campagne, altri più lenti.
    Per questo pianifico un budget mensile medio, diviso in:
    -Spese fisse (affitto, commercialista, tool, telefono)
    -Spese variabili (shooting, viaggi, editor, pubblicità)
    -Risparmio (minimo 20% dei guadagni)
    -Investimenti (su formazione o progetti a lungo termine)
    Così evito di “sentirmi ricca” un mese e in ansia il mese dopo.

    3. Paga le tasse (senza stress)
    Lo so, la partita IVA spaventa. Ma se vuoi essere credibile con i brand, è fondamentale.
    Io metto da parte almeno il 30-35% di ogni entrata per IVA, INPS e tasse varie.
    E collaboro con un commercialista che capisce il mondo digitale.
    Nessuna paura del fisco, se gestisci tutto con trasparenza.

    4. Investi in ciò che ti fa crescere
    Non è solo questione di guadagnare. È questione di crescere nel tempo.
    Ogni anno decido quanto reinvestire in:
    -Formazione (corsi, coaching, eventi)
    -Attrezzatura (luci, microfono, editing software)
    -Team (se hai bisogno di editor o assistenti)
    Ogni euro ben speso oggi = più professionalità domani.

    5. Diversifica le entrate
    Collaborazioni con brand? Ottime.
    Ma se vuoi davvero stabilità, diversifica:
    -Lancia un tuo prodotto digitale
    -Offri consulenze
    -Monetizza la tua community con contenuti premium
    -Partecipa a eventi, masterclass o affiliate marketing
    Un influencer che ragiona da imprenditore non dipende da un solo canale.

    Essere influencer non significa solo “creare contenuti”, ma anche saper gestire ciò che quei contenuti generano: valore economico, opportunità e futuro.
    Da quando gestisco il mio business con testa, lavoro con più serenità, scelgo meglio i progetti e ho obiettivi più chiari.

    E se anche tu vuoi trasformare la visibilità in solidità, inizia da qui: budget, ordine e visione a lungo termine.

    #GestioneGuadagni #InfluencerBusiness #FinanzaDigitale #BudgetPersonale #PianificazioneEconomica #ImpresaBiz #PartitaIVAInfluencer #InvestiSuTeStessa #CrescitaProfessionale

    💰 Budget e investimenti: come gestire i guadagni da influencer Quando ho iniziato a guadagnare con i social, non ci capivo nulla di gestione finanziaria. Ogni collaborazione era una vittoria, ma finivo per spendere tutto senza un vero piano. Poi ho capito: se voglio che il mio lavoro sia duraturo, devo trattare i miei guadagni come un’azienda tratterebbe i suoi ricavi. Oggi gestisco entrate, costi e investimenti con la stessa attenzione con cui creo contenuti. Ecco come ho imparato a comportarmi da imprenditrice, non solo da creator. 1. Separa conto personale e conto professionale 🏦 Errore classico? Mischiare tutto: bonifici dei brand, spese personali, acquisti di attrezzatura… Oggi ho un conto dedicato alla mia attività da freelance. Tutti i guadagni da lì, tutte le spese tracciabili. 💡 Bonus: quando arriva il momento di fare la dichiarazione dei redditi, hai tutto sotto controllo. 2. Crea un budget mensile (anche se i guadagni variano) 📊 Il lavoro da influencer è altalenante. Alcuni mesi sono pieni di campagne, altri più lenti. Per questo pianifico un budget mensile medio, diviso in: -Spese fisse (affitto, commercialista, tool, telefono) -Spese variabili (shooting, viaggi, editor, pubblicità) -Risparmio (minimo 20% dei guadagni) -Investimenti (su formazione o progetti a lungo termine) Così evito di “sentirmi ricca” un mese e in ansia il mese dopo. 3. Paga le tasse (senza stress) 📑 Lo so, la partita IVA spaventa. Ma se vuoi essere credibile con i brand, è fondamentale. Io metto da parte almeno il 30-35% di ogni entrata per IVA, INPS e tasse varie. E collaboro con un commercialista che capisce il mondo digitale. 💡 Nessuna paura del fisco, se gestisci tutto con trasparenza. 4. Investi in ciò che ti fa crescere 🚀 Non è solo questione di guadagnare. È questione di crescere nel tempo. Ogni anno decido quanto reinvestire in: -Formazione (corsi, coaching, eventi) -Attrezzatura (luci, microfono, editing software) -Team (se hai bisogno di editor o assistenti) 📌 Ogni euro ben speso oggi = più professionalità domani. 5. Diversifica le entrate 💼 Collaborazioni con brand? Ottime. Ma se vuoi davvero stabilità, diversifica: -Lancia un tuo prodotto digitale -Offri consulenze -Monetizza la tua community con contenuti premium -Partecipa a eventi, masterclass o affiliate marketing 👉 Un influencer che ragiona da imprenditore non dipende da un solo canale. Essere influencer non significa solo “creare contenuti”, ma anche saper gestire ciò che quei contenuti generano: valore economico, opportunità e futuro. Da quando gestisco il mio business con testa, lavoro con più serenità, scelgo meglio i progetti e ho obiettivi più chiari. E se anche tu vuoi trasformare la visibilità in solidità, inizia da qui: budget, ordine e visione a lungo termine. #GestioneGuadagni #InfluencerBusiness #FinanzaDigitale #BudgetPersonale #PianificazioneEconomica #ImpresaBiz #PartitaIVAInfluencer #InvestiSuTeStessa #CrescitaProfessionale
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  • Aprire la partita IVA da influencer: guida pratica

    Quando ho iniziato a guadagnare dai social, la prima domanda che mi sono fatta è stata: “Devo aprire la partita IVA?”
    La risposta, purtroppo, non è “dipende”.
    Se fai collaborazioni retribuite, promuovi prodotti o vendi servizi online in modo continuativo, la risposta è sì. E aprirla è il primo passo per lavorare in modo professionale e tutelarti legalmente.

    In questa guida ti racconto come ho fatto io, passo dopo passo.

    1. Capire se è davvero il momento giusto
    Se guadagni occasioni saltuarie, puoi emettere prestazioni occasionali (entro i 5.000€ lordi l’anno). Ma se stai iniziando a lavorare con regolarità e vuoi crescere, aprire la partita IVA ti permette di:
    -Lavorare con brand seri
    -Scaricare i costi
    -Evitare sanzioni
    -Presentarti come un* professionista

    2. Scegliere il regime fiscale giusto
    Io ho scelto il regime forfettario, ideale per chi inizia:

    Imposte al 15% (o 5% per i primi 5 anni)
    Nessuna IVA sulle fatture
    Contabilità semplificata

    Il codice ATECO più usato per influencer è:
    73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari
    Se invece ti occupi anche di formazione, consulenza o vendite digitali, potrebbe essere utile integrare con altri codici.

    3. Apertura della partita IVA
    Io ho fatto tutto tramite un commercialista (e lo consiglio vivamente). In alternativa, puoi:
    -Rivolgerti all’Agenzia delle Entrate
    -Affidarti a un servizio online (es. Fiscozen, TaxMan, Partner, ecc.)

    Serve avere:
    -Un documento d’identità
    -Il tuo codice fiscale
    -Un indirizzo valido per la sede dell’attività
    L’apertura è gratuita, ma poi bisogna iscriversi alla Gestione Separata INPS, dove verserai circa il 26,07% del tuo reddito netto.

    4. Fatturazione e contabilità
    Anche se sei in forfettario, devi emettere fattura per ogni collaborazione, indicando:
    -I tuoi dati e quelli del cliente
    -La natura della prestazione
    -Il compenso
    La marca da bollo da 2€ per cifre superiori a 77,47€

    Non serve la PEC o la fatturazione elettronica (per ora), ma tutto può cambiare, quindi meglio tenersi aggiornati.

    5. Consigli pratici da chi c’è passato
    -Trovati un* commercialista esperto/a di freelance digitali
    -Tieni da parte ogni mese almeno il 30% dei tuoi incassi per tasse e contributi
    -Usa strumenti come Notion, Fatture in Cloud, o Excel per tenere tutto organizzato
    -Considera l’apertura di un conto corrente dedicato
    -Chiedi ai brand contratti chiari, con termini di pagamento e clausole trasparenti

    Diventare influencer è una strada possibile, ma se vuoi che sia una professione seria, serve comportarsi da imprenditore.
    Aprire la partita IVA è un passo importante, che ti dà libertà, responsabilità e credibilità.

    Io l’ho fatto. E non tornerei indietro.

    #PartitaIVA #InfluencerBusiness #Forfettario #GuidaPratica #LavoroDigitale #PersonalBranding #ImpresaBiz

    Aprire la partita IVA da influencer: guida pratica 💼📲 Quando ho iniziato a guadagnare dai social, la prima domanda che mi sono fatta è stata: “Devo aprire la partita IVA?” La risposta, purtroppo, non è “dipende”. Se fai collaborazioni retribuite, promuovi prodotti o vendi servizi online in modo continuativo, la risposta è sì. E aprirla è il primo passo per lavorare in modo professionale e tutelarti legalmente. In questa guida ti racconto come ho fatto io, passo dopo passo. 1. Capire se è davvero il momento giusto 🧐 Se guadagni occasioni saltuarie, puoi emettere prestazioni occasionali (entro i 5.000€ lordi l’anno). Ma se stai iniziando a lavorare con regolarità e vuoi crescere, aprire la partita IVA ti permette di: -Lavorare con brand seri 🔗 -Scaricare i costi 📉 -Evitare sanzioni 🛑 -Presentarti come un* professionista 🧑‍💼 2. Scegliere il regime fiscale giusto 🧾 Io ho scelto il regime forfettario, ideale per chi inizia: ✅ Imposte al 15% (o 5% per i primi 5 anni) ✅ Nessuna IVA sulle fatture ✅ Contabilità semplificata Il codice ATECO più usato per influencer è: 73.11.02 – Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari Se invece ti occupi anche di formazione, consulenza o vendite digitali, potrebbe essere utile integrare con altri codici. 3. Apertura della partita IVA 📝 Io ho fatto tutto tramite un commercialista (e lo consiglio vivamente). In alternativa, puoi: -Rivolgerti all’Agenzia delle Entrate -Affidarti a un servizio online (es. Fiscozen, TaxMan, Partner, ecc.) Serve avere: -Un documento d’identità -Il tuo codice fiscale -Un indirizzo valido per la sede dell’attività L’apertura è gratuita, ma poi bisogna iscriversi alla Gestione Separata INPS, dove verserai circa il 26,07% del tuo reddito netto. 4. Fatturazione e contabilità 📂 Anche se sei in forfettario, devi emettere fattura per ogni collaborazione, indicando: -I tuoi dati e quelli del cliente -La natura della prestazione -Il compenso La marca da bollo da 2€ per cifre superiori a 77,47€ Non serve la PEC o la fatturazione elettronica (per ora), ma tutto può cambiare, quindi meglio tenersi aggiornati. 5. Consigli pratici da chi c’è passato 💬 -Trovati un* commercialista esperto/a di freelance digitali -Tieni da parte ogni mese almeno il 30% dei tuoi incassi per tasse e contributi -Usa strumenti come Notion, Fatture in Cloud, o Excel per tenere tutto organizzato -Considera l’apertura di un conto corrente dedicato -Chiedi ai brand contratti chiari, con termini di pagamento e clausole trasparenti Diventare influencer è una strada possibile, ma se vuoi che sia una professione seria, serve comportarsi da imprenditore. Aprire la partita IVA è un passo importante, che ti dà libertà, responsabilità e credibilità. Io l’ho fatto. E non tornerei indietro. #PartitaIVA #InfluencerBusiness #Forfettario #GuidaPratica #LavoroDigitale #PersonalBranding #ImpresaBiz
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  • IVA, imposte e scadenze: guida pratica per l’imprenditore

    Noi di Impresa.biz ci confrontiamo ogni giorno con imprenditori che vivono le scadenze fiscali come un labirinto di obblighi e sigle incomprensibili. Lo capiamo: gestire una PMI in Italia vuol dire anche tenere sotto controllo l’IVA, le imposte dirette e tutte le scadenze con il fisco, senza lasciare nulla al caso.

    Ecco perché abbiamo deciso di scrivere questa guida pratica: per aiutarti a non perdere mai di vista gli adempimenti fiscali più importanti e, soprattutto, per permetterti di gestire le tue finanze in modo più strategico e consapevole.

    IVA: cos’è e come gestirla
    L’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) è una delle imposte indirette più rilevanti per chi fa impresa. La sua gestione corretta è fondamentale per non incorrere in errori o sanzioni.

    Quando si applica?
    In quasi tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi. L’aliquota standard è al 22%, ma esistono anche aliquote ridotte (4%, 5%, 10%) per categorie specifiche.
    Come si versa?
    Attraverso il modello F24, con periodicità mensile o trimestrale, a seconda del volume d’affari.
    Scadenze principali IVA:
    -Mensile: 16 del mese successivo
    -Trimestrale: 16 del mese successivo al trimestre (aprile, luglio, ottobre, gennaio)
    -Liquidazione IVA annuale: entro il 30 aprile
    -Dichiarazione IVA: tra il 1° febbraio e il 30 aprile
    Il nostro consiglio: gestisci la liquidità tenendo conto che l’IVA incassata non è denaro “tuo”, ma dovrà essere versata.

    Imposte: IRES, IRPEF, IRAP
    Oltre all’IVA, ogni impresa è tenuta a versare imposte dirette sul reddito. Le principali sono:
    ▪ IRES (per società di capitali)
    Aliquota ordinaria: 24%
    Calcolata sull’utile netto di esercizio, con alcune variazioni in base alla deducibilità dei costi
    ▪ IRPEF (per ditte individuali e società di persone)
    Imposta progressiva per scaglioni, dal 23% al 43%
    Colpisce il reddito dell’imprenditore o dei soci
    ▪ IRAP
    Imposta regionale sulle attività produttive
    Aliquota base: 3,9% (può variare per settore o regione)
    Calcolata su una base imponibile diversa da IRES e IRPEF, spesso penalizzando chi ha molti dipendenti

    Le scadenze fiscali chiave
    Ecco un calendario fiscale sintetico che ogni imprenditore dovrebbe avere a portata di mano:
    🗓 16 marzo
    Versamento saldo IVA annuale (con eventuale rateizzazione)
    🗓 30 aprile
    Dichiarazione IVA annuale
    🗓 30 giugno
    Versamento saldo e primo acconto di IRES, IRPEF e IRAP
    🗓 30 novembre
    Versamento secondo acconto di IRES, IRPEF e IRAP
    🗓 Fine mese (16)
    Versamenti periodici IVA, ritenute IRPEF su dipendenti e collaboratori, contributi INPS

    Il nostro consiglio
    Pianificare il calendario fiscale non è solo un obbligo, ma una forma di prevenzione finanziaria. Spesso le imprese si trovano in difficoltà non per mancanza di fatturato, ma per una gestione passiva delle scadenze.

    Noi di Impresa.biz consigliamo di:
    Affidarti a un consulente aggiornato
    Integrare le scadenze fiscali nel piano di tesoreria
    Anticipare i versamenti nei mesi di maggiore liquidità
    Monitorare sempre i crediti d’imposta e le compensazioni possibili

    Una gestione fiscale efficiente non rende solo più tranquilli: libera energie mentali e risorse economiche per far crescere davvero la tua impresa.

    #IVA #ScadenzeFiscali #FiscoPMI #PianificazioneFiscale #IRES #IRPEF #IRAP #CalendarioFiscale #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ContabilitàImpresa

    IVA, imposte e scadenze: guida pratica per l’imprenditore Noi di Impresa.biz ci confrontiamo ogni giorno con imprenditori che vivono le scadenze fiscali come un labirinto di obblighi e sigle incomprensibili. Lo capiamo: gestire una PMI in Italia vuol dire anche tenere sotto controllo l’IVA, le imposte dirette e tutte le scadenze con il fisco, senza lasciare nulla al caso. Ecco perché abbiamo deciso di scrivere questa guida pratica: per aiutarti a non perdere mai di vista gli adempimenti fiscali più importanti e, soprattutto, per permetterti di gestire le tue finanze in modo più strategico e consapevole. IVA: cos’è e come gestirla L’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) è una delle imposte indirette più rilevanti per chi fa impresa. La sua gestione corretta è fondamentale per non incorrere in errori o sanzioni. 🔹 Quando si applica? In quasi tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi. L’aliquota standard è al 22%, ma esistono anche aliquote ridotte (4%, 5%, 10%) per categorie specifiche. 🔹 Come si versa? Attraverso il modello F24, con periodicità mensile o trimestrale, a seconda del volume d’affari. 🔹 Scadenze principali IVA: -Mensile: 16 del mese successivo -Trimestrale: 16 del mese successivo al trimestre (aprile, luglio, ottobre, gennaio) -Liquidazione IVA annuale: entro il 30 aprile -Dichiarazione IVA: tra il 1° febbraio e il 30 aprile 👉 Il nostro consiglio: gestisci la liquidità tenendo conto che l’IVA incassata non è denaro “tuo”, ma dovrà essere versata. Imposte: IRES, IRPEF, IRAP Oltre all’IVA, ogni impresa è tenuta a versare imposte dirette sul reddito. Le principali sono: ▪ IRES (per società di capitali) Aliquota ordinaria: 24% Calcolata sull’utile netto di esercizio, con alcune variazioni in base alla deducibilità dei costi ▪ IRPEF (per ditte individuali e società di persone) Imposta progressiva per scaglioni, dal 23% al 43% Colpisce il reddito dell’imprenditore o dei soci ▪ IRAP Imposta regionale sulle attività produttive Aliquota base: 3,9% (può variare per settore o regione) Calcolata su una base imponibile diversa da IRES e IRPEF, spesso penalizzando chi ha molti dipendenti Le scadenze fiscali chiave Ecco un calendario fiscale sintetico che ogni imprenditore dovrebbe avere a portata di mano: 🗓 16 marzo Versamento saldo IVA annuale (con eventuale rateizzazione) 🗓 30 aprile Dichiarazione IVA annuale 🗓 30 giugno Versamento saldo e primo acconto di IRES, IRPEF e IRAP 🗓 30 novembre Versamento secondo acconto di IRES, IRPEF e IRAP 🗓 Fine mese (16) Versamenti periodici IVA, ritenute IRPEF su dipendenti e collaboratori, contributi INPS Il nostro consiglio Pianificare il calendario fiscale non è solo un obbligo, ma una forma di prevenzione finanziaria. Spesso le imprese si trovano in difficoltà non per mancanza di fatturato, ma per una gestione passiva delle scadenze. Noi di Impresa.biz consigliamo di: ✅ Affidarti a un consulente aggiornato ✅ Integrare le scadenze fiscali nel piano di tesoreria ✅ Anticipare i versamenti nei mesi di maggiore liquidità ✅ Monitorare sempre i crediti d’imposta e le compensazioni possibili Una gestione fiscale efficiente non rende solo più tranquilli: libera energie mentali e risorse economiche per far crescere davvero la tua impresa. #IVA #ScadenzeFiscali #FiscoPMI #PianificazioneFiscale #IRES #IRPEF #IRAP #CalendarioFiscale #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ContabilitàImpresa
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  • Ottimizzazione fiscale: strumenti leciti per risparmiare sulle imposte

    Noi di Impresa.biz sappiamo che ogni imprenditore con una visione a lungo termine cerca due cose fondamentali: crescita e sostenibilità fiscale. Ecco perché parliamo apertamente di ottimizzazione fiscale, cioè l’insieme delle strategie lecite che consentono a un’impresa di ridurre il carico fiscale nel pieno rispetto della legge.

    Chi fa impresa lo sa: la pressione fiscale in Italia è tra le più alte in Europa. Ma esistono strumenti assolutamente legittimi per non pagare più del dovuto. Il segreto è conoscere le opportunità previste dalla normativa e saperle applicare correttamente, con il supporto di professionisti esperti.

    Ottimizzazione fiscale ≠ evasione
    Chiariamo subito un punto fondamentale: ottimizzazione non è evasione. Non significa nascondere redditi o creare artifici contabili, ma usare in modo intelligente gli strumenti messi a disposizione dal sistema fiscale.
    È un approccio che riduce le imposte in modo sostenibile, protegge l’impresa da rischi futuri e valorizza le risorse disponibili per investire nella crescita.

    Gli strumenti leciti per risparmiare
    Ecco alcune delle leve più efficaci che noi di Impresa.biz consigliamo di valutare attentamente:

    1. Regime forfettario (per le microimprese e i professionisti)
    Offre una tassazione agevolata con imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi anni). È uno strumento molto vantaggioso per chi ha ricavi contenuti e una struttura snella.

    2. Deduzioni e detrazioni fiscali
    Spese per dipendenti, formazione, ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e digitalizzazione: molti costi aziendali sono deducibili, riducendo l’imponibile fiscale.

    3. Super e iper ammortamento
    Incentivi per investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, che permettono di ammortizzare più rapidamente i costi aumentando la deducibilità fiscale.

    4. Patent box
    Permette un’esenzione parziale dal reddito derivante dallo sfruttamento di brevetti, software e altri beni immateriali registrati. È pensato per le imprese innovative.

    5. Pianificazione societaria e fiscale
    Scegliere il giusto assetto societario (SRL, holding, gruppo) può incidere notevolmente sull’imposizione fiscale. In certi casi, la creazione di una holding permette una gestione più efficiente di utili, dividendi e operazioni straordinarie.

    6. Crediti d’imposta
    Esistono numerosi crediti d’imposta su investimenti in formazione, energia, sostenibilità, R&S. Questi strumenti compensano direttamente le imposte da pagare.

    Il nostro consiglio
    Ogni impresa ha una struttura e una storia diversa. Non esiste una formula valida per tutti. Tuttavia, una corretta pianificazione fiscale non è un costo, ma un investimento che può fare la differenza tra marginalità stagnante e crescita sostenuta.

    Noi di Impresa.biz raccomandiamo sempre:
    -Di analizzare con regolarità la propria posizione fiscale, in base all’evoluzione del business;
    -Di affidarsi a consulenti fiscali competenti, aggiornati sulle normative italiane ed europee;
    -Di integrare la pianificazione fiscale nella strategia aziendale complessiva.
    -Risparmiare sulle imposte in modo legale è possibile. Serve conoscenza, metodo e visione.

    E soprattutto, serve il coraggio di uscire dalla logica dell’improvvisazione per abbracciare una gestione fiscale evoluta, trasparente ed efficiente.

    #OttimizzazioneFiscale #PianificazioneFiscale #RisparmioFiscale #FiscoPMI #TasseAziendali #FinanzaImpresa #ImpresaBiz #TaxPlanning #Fiscalità #StrategieFiscali
    Ottimizzazione fiscale: strumenti leciti per risparmiare sulle imposte Noi di Impresa.biz sappiamo che ogni imprenditore con una visione a lungo termine cerca due cose fondamentali: crescita e sostenibilità fiscale. Ecco perché parliamo apertamente di ottimizzazione fiscale, cioè l’insieme delle strategie lecite che consentono a un’impresa di ridurre il carico fiscale nel pieno rispetto della legge. Chi fa impresa lo sa: la pressione fiscale in Italia è tra le più alte in Europa. Ma esistono strumenti assolutamente legittimi per non pagare più del dovuto. Il segreto è conoscere le opportunità previste dalla normativa e saperle applicare correttamente, con il supporto di professionisti esperti. Ottimizzazione fiscale ≠ evasione Chiariamo subito un punto fondamentale: ottimizzazione non è evasione. Non significa nascondere redditi o creare artifici contabili, ma usare in modo intelligente gli strumenti messi a disposizione dal sistema fiscale. È un approccio che riduce le imposte in modo sostenibile, protegge l’impresa da rischi futuri e valorizza le risorse disponibili per investire nella crescita. Gli strumenti leciti per risparmiare Ecco alcune delle leve più efficaci che noi di Impresa.biz consigliamo di valutare attentamente: 1. Regime forfettario (per le microimprese e i professionisti) Offre una tassazione agevolata con imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi anni). È uno strumento molto vantaggioso per chi ha ricavi contenuti e una struttura snella. 2. Deduzioni e detrazioni fiscali Spese per dipendenti, formazione, ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e digitalizzazione: molti costi aziendali sono deducibili, riducendo l’imponibile fiscale. 3. Super e iper ammortamento Incentivi per investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, che permettono di ammortizzare più rapidamente i costi aumentando la deducibilità fiscale. 4. Patent box Permette un’esenzione parziale dal reddito derivante dallo sfruttamento di brevetti, software e altri beni immateriali registrati. È pensato per le imprese innovative. 5. Pianificazione societaria e fiscale Scegliere il giusto assetto societario (SRL, holding, gruppo) può incidere notevolmente sull’imposizione fiscale. In certi casi, la creazione di una holding permette una gestione più efficiente di utili, dividendi e operazioni straordinarie. 6. Crediti d’imposta Esistono numerosi crediti d’imposta su investimenti in formazione, energia, sostenibilità, R&S. Questi strumenti compensano direttamente le imposte da pagare. Il nostro consiglio Ogni impresa ha una struttura e una storia diversa. Non esiste una formula valida per tutti. Tuttavia, una corretta pianificazione fiscale non è un costo, ma un investimento che può fare la differenza tra marginalità stagnante e crescita sostenuta. Noi di Impresa.biz raccomandiamo sempre: -Di analizzare con regolarità la propria posizione fiscale, in base all’evoluzione del business; -Di affidarsi a consulenti fiscali competenti, aggiornati sulle normative italiane ed europee; -Di integrare la pianificazione fiscale nella strategia aziendale complessiva. -Risparmiare sulle imposte in modo legale è possibile. Serve conoscenza, metodo e visione. E soprattutto, serve il coraggio di uscire dalla logica dell’improvvisazione per abbracciare una gestione fiscale evoluta, trasparente ed efficiente. #OttimizzazioneFiscale #PianificazioneFiscale #RisparmioFiscale #FiscoPMI #TasseAziendali #FinanzaImpresa #ImpresaBiz #TaxPlanning #Fiscalità #StrategieFiscali
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  • Contabilità semplificata per e-commerce: strumenti e consigli pratici

    Quando ho aperto il mio e-commerce, la parte che temevo di più era la contabilità. Fatture, scadenze fiscali, IVA, riconciliazioni bancarie… all’inizio sembrava un incubo. Ma con il tempo ho capito che con gli strumenti giusti e alcune buone abitudini, anche la contabilità può diventare un processo semplice e sotto controllo.

    Perché la contabilità è fondamentale (anche per i piccoli)
    Anche se lavori da solo o con un piccolo team, tenere la contabilità aggiornata ti aiuta a:
    -sapere quanto stai davvero guadagnando,
    -evitare sanzioni e problemi con il fisco,
    -prendere decisioni informate sulla base dei numeri reali.
    Per questo ho deciso di adottare un approccio semplificato ma efficace.

    🛠 Strumenti che mi hanno salvato tempo e mal di testa
    -Software di fatturazione elettronica (es. Fatture in Cloud, Danea Easyfatt, Aruba Fatturazione)
    -Mi permette di emettere fatture in pochi click, gestire incassi e scadenze.
    -Integra la conservazione a norma di legge (obbligatoria in Italia).
    -Sistema di riconciliazione automatica dei pagamenti
    -Collego il conto PayPal, Stripe e il mio conto bancario per confrontare incassi e fatture.
    -Così tengo sempre allineati vendite e movimenti.
    -Gestione magazzino integrata

    Alcuni software gestionali permettono di unire contabilità e giacenze. Questo è utilissimo per chi, come me, vuole capire l’impatto delle scorte sul bilancio.

    Dashboard per il controllo di cassa

    Ho impostato una dashboard (anche in Excel) che mi mostra entrate, uscite, tasse da accantonare, e utile netto mese per mese.

    Consigli pratici che applico ogni mese
    -Divido subito le tasse dai guadagni: ogni mese metto da parte l’IVA e le imposte, così non mi trovo sorprese.
    -Tengo separate le finanze personali da quelle aziendali: conto corrente dedicato e niente spese miste.
    -Registro tutto, anche le piccole spese: un cavo USB da 8 euro è comunque un costo deducibile.
    -Collaboro con un commercialista specializzato in e-commerce: meglio qualcuno che conosca già le piattaforme, i marketplace e il funzionamento della vendita online.

    Semplificata sì, ma non superficiale
    Anche se uso una contabilità semplificata, non vuol dire che la tratto con superficialità. Significa solo che ho trovato un modo per gestirla senza perdere tempo né fare errori costosi.

    Tenere sotto controllo la contabilità del mio e-commerce è stato uno dei passi decisivi per far crescere il mio business in modo sostenibile. Se sei all’inizio o ti senti ancora confuso, sappi che esistono strumenti pratici per rendere tutto più facile. E no, non devi diventare un commercialista per farcela.

    #Ecommerce #ContabilitàSemplificata #GestioneFiscale #StrumentiDigitali #PMI #BusinessOnline #ImpresaBiz #ContabilitàFacile

    Contabilità semplificata per e-commerce: strumenti e consigli pratici Quando ho aperto il mio e-commerce, la parte che temevo di più era la contabilità. Fatture, scadenze fiscali, IVA, riconciliazioni bancarie… all’inizio sembrava un incubo. Ma con il tempo ho capito che con gli strumenti giusti e alcune buone abitudini, anche la contabilità può diventare un processo semplice e sotto controllo. 🧾 Perché la contabilità è fondamentale (anche per i piccoli) Anche se lavori da solo o con un piccolo team, tenere la contabilità aggiornata ti aiuta a: -sapere quanto stai davvero guadagnando, -evitare sanzioni e problemi con il fisco, -prendere decisioni informate sulla base dei numeri reali. Per questo ho deciso di adottare un approccio semplificato ma efficace. 🛠 Strumenti che mi hanno salvato tempo e mal di testa -Software di fatturazione elettronica (es. Fatture in Cloud, Danea Easyfatt, Aruba Fatturazione) -Mi permette di emettere fatture in pochi click, gestire incassi e scadenze. -Integra la conservazione a norma di legge (obbligatoria in Italia). -Sistema di riconciliazione automatica dei pagamenti -Collego il conto PayPal, Stripe e il mio conto bancario per confrontare incassi e fatture. -Così tengo sempre allineati vendite e movimenti. -Gestione magazzino integrata Alcuni software gestionali permettono di unire contabilità e giacenze. Questo è utilissimo per chi, come me, vuole capire l’impatto delle scorte sul bilancio. Dashboard per il controllo di cassa Ho impostato una dashboard (anche in Excel) che mi mostra entrate, uscite, tasse da accantonare, e utile netto mese per mese. ✅ Consigli pratici che applico ogni mese -Divido subito le tasse dai guadagni: ogni mese metto da parte l’IVA e le imposte, così non mi trovo sorprese. -Tengo separate le finanze personali da quelle aziendali: conto corrente dedicato e niente spese miste. -Registro tutto, anche le piccole spese: un cavo USB da 8 euro è comunque un costo deducibile. -Collaboro con un commercialista specializzato in e-commerce: meglio qualcuno che conosca già le piattaforme, i marketplace e il funzionamento della vendita online. 👀 Semplificata sì, ma non superficiale Anche se uso una contabilità semplificata, non vuol dire che la tratto con superficialità. Significa solo che ho trovato un modo per gestirla senza perdere tempo né fare errori costosi. Tenere sotto controllo la contabilità del mio e-commerce è stato uno dei passi decisivi per far crescere il mio business in modo sostenibile. Se sei all’inizio o ti senti ancora confuso, sappi che esistono strumenti pratici per rendere tutto più facile. E no, non devi diventare un commercialista per farcela. #Ecommerce #ContabilitàSemplificata #GestioneFiscale #StrumentiDigitali #PMI #BusinessOnline #ImpresaBiz #ContabilitàFacile
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  • Ristrutturazione del debito aziendale: strategie vincenti

    In impresa.biz ci troviamo spesso al fianco di imprenditori che ci dicono:
    "I debiti stanno diventando insostenibili, ma non voglio mollare: cosa posso fare davvero?"
    La ristrutturazione del debito aziendale non è una resa. Al contrario, è una strategia attiva per riprendere il controllo della situazione finanziaria, proteggere il valore dell’impresa e rilanciare l’attività con basi più solide.
    Vediamo insieme quali sono le strategie vincenti, quando servono e come metterle in pratica.

    Quando serve davvero una ristrutturazione del debito?
    Noi di impresa.biz consideriamo la ristrutturazione come una manovra preventiva o correttiva in presenza di segnali come:
    -Difficoltà a pagare puntualmente fornitori o rate bancarie
    -Eccessiva esposizione verso banche o fisco
    -Incapacità di ottenere nuova liquidità
    -Utili operativi positivi ma tensione di cassa costante
    -Debito che cresce più velocemente dei ricavi

    Le strategie vincenti che usiamo sul campo
    1. Rinegoziazione con le banche
    È la mossa più comune e, se ben gestita, spesso la più efficace.

    Cosa facciamo:
    -Allunghiamo la durata dei prestiti
    -Richiediamo moratorie o periodi di pre-ammortamento
    -Consolidiamo più finanziamenti in uno solo
    -Trattiamo nuove condizioni (tassi, garanzie)
    Risultato: alleggeriamo la pressione mensile sul cash flow.

    2. Piano di rientro con fornitori e creditori
    Un dialogo aperto con i fornitori può salvare i rapporti e la continuità operativa.

    Cosa proponiamo:
    -Pagamenti dilazionati
    -Accordi transattivi
    -Riconoscimento del debito con rateizzazione
    Risultato: tuteliamo la reputazione e manteniamo la filiera attiva.

    3. Accordo di ristrutturazione o piano attestato (ex art. 182-bis e 67 L.F.)
    Sono strumenti previsti dal diritto fallimentare italiano, oggi integrati nel Codice della crisi.

    Quando lo usiamo:
    -Quando il debito è molto elevato
    -Se servono effetti protettivi legali (es. blocco delle azioni esecutive)
    -In presenza di più creditori da gestire con un piano unico
    Risultato: proteggiamo l’azienda da escalation legali, salvaguardando continuità e posti di lavoro.

    4. Ristrutturazione interna e revisione del modello di business
    Ristrutturare il debito senza cambiare l’azienda è spesso inutile.

    Cosa facciamo parallelamente:
    -Tagli dei costi non produttivi
    -Ottimizzazione del magazzino
    -Revisione delle politiche di prezzo o canali di vendita
    -Analisi dei margini per linea di prodotto
    Risultato: mettiamo l’azienda in condizione di non ricadere nel problema.

    5. Ricerca di nuovi capitali o soci
    A volte la soluzione è aumentare il capitale e rafforzare la struttura finanziaria.

    Cosa valutiamo:
    -Ingresso di investitori (equity)
    -Finanza alternativa (minibond, crowdlending, factoring evoluto)
    -Supporto pubblico o incentivi (es. Fondo di garanzia PMI)
    -Risultato: liberiamo risorse e riduciamo il peso del debito.

    Il nostro consiglio
    Noi di impresa.biz siamo convinti che la ristrutturazione del debito non debba essere vista come un fallimento, ma come un passaggio strategico per salvare e rilanciare l’impresa.

    Il momento migliore per agire? Appena compaiono i primi segnali di squilibrio.
    Intervenire per tempo permette di mantenere la fiducia di banche, fornitori, collaboratori e soci.

    Hai bisogno di un piano personalizzato?
    Possiamo aiutarti a:
    Analizzare la sostenibilità del tuo debito
    Preparare un piano di rientro o una proposta per i creditori
    Gestire trattative con le banche
    Integrare la ristrutturazione con un piano strategico di rilancio

    Contattaci: ogni mese aiutiamo imprese come la tua a rimettersi in carreggiata, con competenza, discrezione e pragmatismo.

    #RistrutturazioneDebito #DebitiAziendali #ImpresaBiz #FinanzaDImpresa #PMI #Turnaround #CrisiAziendale #GestioneFinanziaria #SoluzioniDebito #ConsulenzaAziendale
    Ristrutturazione del debito aziendale: strategie vincenti In impresa.biz ci troviamo spesso al fianco di imprenditori che ci dicono: "I debiti stanno diventando insostenibili, ma non voglio mollare: cosa posso fare davvero?" La ristrutturazione del debito aziendale non è una resa. Al contrario, è una strategia attiva per riprendere il controllo della situazione finanziaria, proteggere il valore dell’impresa e rilanciare l’attività con basi più solide. Vediamo insieme quali sono le strategie vincenti, quando servono e come metterle in pratica. 📉 Quando serve davvero una ristrutturazione del debito? Noi di impresa.biz consideriamo la ristrutturazione come una manovra preventiva o correttiva in presenza di segnali come: -Difficoltà a pagare puntualmente fornitori o rate bancarie -Eccessiva esposizione verso banche o fisco -Incapacità di ottenere nuova liquidità -Utili operativi positivi ma tensione di cassa costante -Debito che cresce più velocemente dei ricavi 🧩 Le strategie vincenti che usiamo sul campo 1. Rinegoziazione con le banche È la mossa più comune e, se ben gestita, spesso la più efficace. 📌 Cosa facciamo: -Allunghiamo la durata dei prestiti -Richiediamo moratorie o periodi di pre-ammortamento -Consolidiamo più finanziamenti in uno solo -Trattiamo nuove condizioni (tassi, garanzie) Risultato: alleggeriamo la pressione mensile sul cash flow. 2. Piano di rientro con fornitori e creditori Un dialogo aperto con i fornitori può salvare i rapporti e la continuità operativa. 📌 Cosa proponiamo: -Pagamenti dilazionati -Accordi transattivi -Riconoscimento del debito con rateizzazione Risultato: tuteliamo la reputazione e manteniamo la filiera attiva. 3. Accordo di ristrutturazione o piano attestato (ex art. 182-bis e 67 L.F.) Sono strumenti previsti dal diritto fallimentare italiano, oggi integrati nel Codice della crisi. 📌 Quando lo usiamo: -Quando il debito è molto elevato -Se servono effetti protettivi legali (es. blocco delle azioni esecutive) -In presenza di più creditori da gestire con un piano unico Risultato: proteggiamo l’azienda da escalation legali, salvaguardando continuità e posti di lavoro. 4. Ristrutturazione interna e revisione del modello di business Ristrutturare il debito senza cambiare l’azienda è spesso inutile. 📌 Cosa facciamo parallelamente: -Tagli dei costi non produttivi -Ottimizzazione del magazzino -Revisione delle politiche di prezzo o canali di vendita -Analisi dei margini per linea di prodotto Risultato: mettiamo l’azienda in condizione di non ricadere nel problema. 5. Ricerca di nuovi capitali o soci A volte la soluzione è aumentare il capitale e rafforzare la struttura finanziaria. 📌 Cosa valutiamo: -Ingresso di investitori (equity) -Finanza alternativa (minibond, crowdlending, factoring evoluto) -Supporto pubblico o incentivi (es. Fondo di garanzia PMI) -Risultato: liberiamo risorse e riduciamo il peso del debito. 💡 Il nostro consiglio Noi di impresa.biz siamo convinti che la ristrutturazione del debito non debba essere vista come un fallimento, ma come un passaggio strategico per salvare e rilanciare l’impresa. Il momento migliore per agire? Appena compaiono i primi segnali di squilibrio. Intervenire per tempo permette di mantenere la fiducia di banche, fornitori, collaboratori e soci. Hai bisogno di un piano personalizzato? Possiamo aiutarti a: ✅ Analizzare la sostenibilità del tuo debito ✅ Preparare un piano di rientro o una proposta per i creditori ✅ Gestire trattative con le banche ✅ Integrare la ristrutturazione con un piano strategico di rilancio Contattaci: ogni mese aiutiamo imprese come la tua a rimettersi in carreggiata, con competenza, discrezione e pragmatismo. #RistrutturazioneDebito #DebitiAziendali #ImpresaBiz #FinanzaDImpresa #PMI #Turnaround #CrisiAziendale #GestioneFinanziaria #SoluzioniDebito #ConsulenzaAziendale
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  • Lavorare da Freelance come Content Creator: Cosa Avrei Voluto Sapere Prima

    Quando ho deciso di lavorare da freelance come content creator, mi sembrava tutto super stimolante… ma anche un po’ confuso. Nessuno ti dà un manuale d’istruzioni su come trovare clienti, come gestire le tasse, o come evitare di sottovalutare il tuo lavoro.
    In questo articolo ti racconto cosa ho imparato sul campo e cosa serve davvero per iniziare a lavorare in modo sostenibile, organizzato e professionale.

    1. Essere freelance significa essere imprenditori di sé stessi
    La parte creativa è solo una fetta del lavoro. Il resto è fatto di:
    -Fatturazione
    -Contratti
    -Preventivi
    -Scadenze
    -Project management
    Mi sono resa conto subito che, se volevo farlo sul serio, dovevo trattarmi come una microimpresa. Questo vuol dire avere una partita IVA (con il regime forfettario all'inizio), conoscere almeno le basi del fisco e usare strumenti per tenere tutto sotto controllo.

    2. Specializzarsi fa la differenza
    All’inizio cercavo di fare “un po’ di tutto”: social, grafiche, copy, video, ecc. Poi ho capito che più sei specializzato, più sei richiesto.
    -Nel mio caso, ho scelto di concentrarmi su:
    -Content creation per Instagram e TikTok
    -Reel, storytelling e personal branding
    -Copywriting per caption e blog
    Questo mi ha permesso di posizionarmi meglio e farmi trovare da clienti più in linea.

    3. Mai lavorare senza contratto
    È una regola d’oro. Anche se il cliente è “simpatico”, anche se “ci fidiamo”.
    Ho imparato a usare contratti chiari (anche semplici) che specificano:
    -Obiettivi del progetto
    -Tempistiche
    -Revisioni incluse
    -Modalità di pagamento
    -Diritti d’uso dei contenuti
    Un contratto protegge entrambi e rende tutto più professionale.

    ⏱ 4. Time management e organizzazione
    Lavorare da soli può sembrare libertà totale, ma senza organizzazione rischi di non avere mai tempo.
    Uso strumenti come:
    -Trello per i progetti
    -Google Calendar per pianificare contenuti e call
    -Notion per le idee e la strategia
    Mi dedico anche un giorno fisso a settimana per fare follow-up ai clienti, gestione documenti e preventivi. È la mia “giornata back office”.

    5. Sapere quanto valgo (e farlo capire ai clienti)
    All’inizio sottopagavo i miei servizi, per paura di “non essere abbastanza”.
    Poi ho capito che:
    -Il mio tempo ha un valore
    -Ogni contenuto ha dietro ore di lavoro
    I brand non pagano solo il prodotto finale, ma anche la visibilità, l’expertise e la creatività
    Ho imparato a fare preventivi dettagliati, spiegare cosa include ogni servizio e comunicare il mio valore con sicurezza.

    Il mio consiglio?
    Fai un passo alla volta, ma con una visione chiara. Lavorare da freelance è un mix di libertà, impegno e crescita continua.
    Cerca una nicchia, organizza i tuoi strumenti, lavora sulla tua comunicazione e non smettere mai di formarti.
    Essere freelance non è facile, ma se costruisci solide fondamenta, può diventare il lavoro dei tuoi sogni.

    #FreelanceContentCreator #LavorareOnline #ProfessioneCreator #DigitalCareer #VitaDaFreelance #ContentCreation2025
    ✍️ Lavorare da Freelance come Content Creator: Cosa Avrei Voluto Sapere Prima Quando ho deciso di lavorare da freelance come content creator, mi sembrava tutto super stimolante… ma anche un po’ confuso. Nessuno ti dà un manuale d’istruzioni su come trovare clienti, come gestire le tasse, o come evitare di sottovalutare il tuo lavoro. In questo articolo ti racconto cosa ho imparato sul campo e cosa serve davvero per iniziare a lavorare in modo sostenibile, organizzato e professionale. 🎯 1. Essere freelance significa essere imprenditori di sé stessi La parte creativa è solo una fetta del lavoro. Il resto è fatto di: -Fatturazione -Contratti -Preventivi -Scadenze -Project management Mi sono resa conto subito che, se volevo farlo sul serio, dovevo trattarmi come una microimpresa. Questo vuol dire avere una partita IVA (con il regime forfettario all'inizio), conoscere almeno le basi del fisco e usare strumenti per tenere tutto sotto controllo. 🧭 2. Specializzarsi fa la differenza All’inizio cercavo di fare “un po’ di tutto”: social, grafiche, copy, video, ecc. Poi ho capito che più sei specializzato, più sei richiesto. -Nel mio caso, ho scelto di concentrarmi su: -Content creation per Instagram e TikTok -Reel, storytelling e personal branding -Copywriting per caption e blog Questo mi ha permesso di posizionarmi meglio e farmi trovare da clienti più in linea. 📑 3. Mai lavorare senza contratto È una regola d’oro. Anche se il cliente è “simpatico”, anche se “ci fidiamo”. Ho imparato a usare contratti chiari (anche semplici) che specificano: -Obiettivi del progetto -Tempistiche -Revisioni incluse -Modalità di pagamento -Diritti d’uso dei contenuti Un contratto protegge entrambi e rende tutto più professionale. ⏱ 4. Time management e organizzazione Lavorare da soli può sembrare libertà totale, ma senza organizzazione rischi di non avere mai tempo. Uso strumenti come: -Trello per i progetti -Google Calendar per pianificare contenuti e call -Notion per le idee e la strategia Mi dedico anche un giorno fisso a settimana per fare follow-up ai clienti, gestione documenti e preventivi. È la mia “giornata back office”. 💰 5. Sapere quanto valgo (e farlo capire ai clienti) All’inizio sottopagavo i miei servizi, per paura di “non essere abbastanza”. Poi ho capito che: -Il mio tempo ha un valore -Ogni contenuto ha dietro ore di lavoro I brand non pagano solo il prodotto finale, ma anche la visibilità, l’expertise e la creatività Ho imparato a fare preventivi dettagliati, spiegare cosa include ogni servizio e comunicare il mio valore con sicurezza. 💡 Il mio consiglio? Fai un passo alla volta, ma con una visione chiara. Lavorare da freelance è un mix di libertà, impegno e crescita continua. Cerca una nicchia, organizza i tuoi strumenti, lavora sulla tua comunicazione e non smettere mai di formarti. Essere freelance non è facile, ma se costruisci solide fondamenta, può diventare il lavoro dei tuoi sogni. #FreelanceContentCreator #LavorareOnline #ProfessioneCreator #DigitalCareer #VitaDaFreelance #ContentCreation2025
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  • Guida fiscale passo-passo per aprire un e-commerce (anche in dropshipping)

    1. Serve la Partita IVA
    Sì, anche se inizi da casa e vendi solo pochi prodotti.
    Se vendi con continuità, anche piccole cifre, non puoi usare il codice fiscale personale. Serve una partita IVA.
    Come si apre?
    Puoi aprirla online tramite un commercialista o direttamente all’Agenzia delle Entrate.
    Codice ATECO consigliato per e-commerce:
    47.91.10 – Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto via Internet

    Regime fiscale iniziale più semplice:
    Regime forfettario, se rispetti i requisiti:
    -Fatturato annuo < €85.000
    -Nessuna partecipazione in società
    -No spese per dipendenti sopra i limiti

    Vantaggi del forfettario:
    -Aliquota agevolata (5% o 15%)
    -Nessuna IVA da addebitare né versare
    -Adempimenti contabili semplificati

    2. Iscrizione in Camera di Commercio e INPS
    Una volta aperta la partita IVA, devi:
    Iscriverti come ditta individuale (se lavori da solo) alla Camera di Commercio (REA)
    Iscriverti alla Gestione INPS Commercianti

    Pagherai contributi fissi INPS anche a prescindere dal reddito (circa €4.000 l’anno, suddivisi in rate trimestrali)

    3. Fatturazione e corrispettivi
    Anche online, hai due alternative:
    Fattura elettronica (obbligatoria, anche per i forfettari se superi €25.000 l’anno)
    Registrazione dei corrispettivi giornalieri, se vendi solo a privati e non ti viene chiesta fattura

    Se vendi tramite marketplace (Amazon, eBay, ecc.), attenzione: in certi casi la fattura non serve perché il marketplace è "sostituto d’imposta", ma devi comunque registrare i corrispettivi.
    4. IVA e vendite in Europa (regime OSS)
    Se vendi anche fuori Italia, in altri Paesi UE, devi monitorare il limite di €10.000 annui.

    Superato questo, dovrai:

    -Iscriverti al regime OSS (One Stop Shop)
    -Versare l’IVA nei Paesi UE in modo centralizzato tramite l’Agenzia delle Entrate
    -Se vendi fuori UE, preparati a gestire dazi, IVA e dogana.

    5. Adempimenti fiscali principali
    Ecco cosa dovrai fare nel corso dell’anno:

    Periodo Adempimento
    Mensile/Trimestrale Versamento INPS, eventuale IVA
    Annuale Dichiarazione dei redditi (modello Redditi PF)
    Entro marzo Certificazione unica fornitori (se ne hai)
    Quando necessario Comunicazione LIPE, Esterometro, Intrastat (se vendi all’estero)

    Se lavori con un commercialista, molti di questi passaggi li farà lui. Ma è importante sapere cosa monitorare.

    6. Errori da evitare all’inizio
    -Aprire un e-commerce senza partita IVA (rischio multe salate)
    -Copiare Termini e Condizioni generici trovati online
    -Ignorare il diritto di recesso per i clienti
    -Non emettere fatture se richieste
    -Non comunicare le spese doganali nei casi di dropshipping extra-UE

    7. Checklist rapida per partire in regola
    Apri Partita IVA con codice ATECO corretto
    Iscriviti a INPS e Camera di Commercio
    Redigi Privacy Policy, Cookie Policy, Termini e Condizioni
    Attiva fatturazione elettronica (XML)
    Monitora IVA intra-UE (regime OSS)
    Tieni registri fiscali e contabili (anche se sei forfettario)
    Usa un gestionale o un commercialista digital-friendly

    Gestire gli aspetti fiscali del tuo e-commerce non è impossibile, ma nemmeno banale. La chiave è partire bene, essere trasparenti con i clienti e automatizzare il più possibile.

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    🧾 Guida fiscale passo-passo per aprire un e-commerce (anche in dropshipping) ✅ 1. Serve la Partita IVA Sì, anche se inizi da casa e vendi solo pochi prodotti. 💡 Se vendi con continuità, anche piccole cifre, non puoi usare il codice fiscale personale. Serve una partita IVA. 🔹 Come si apre? Puoi aprirla online tramite un commercialista o direttamente all’Agenzia delle Entrate. 🔹 Codice ATECO consigliato per e-commerce: 47.91.10 – Commercio al dettaglio di qualsiasi tipo di prodotto via Internet 🔹 Regime fiscale iniziale più semplice: Regime forfettario, se rispetti i requisiti: -Fatturato annuo < €85.000 -Nessuna partecipazione in società -No spese per dipendenti sopra i limiti 📉 Vantaggi del forfettario: -Aliquota agevolata (5% o 15%) -Nessuna IVA da addebitare né versare -Adempimenti contabili semplificati 🧾 2. Iscrizione in Camera di Commercio e INPS Una volta aperta la partita IVA, devi: ✅ Iscriverti come ditta individuale (se lavori da solo) alla Camera di Commercio (REA) ✅ Iscriverti alla Gestione INPS Commercianti 💰 Pagherai contributi fissi INPS anche a prescindere dal reddito (circa €4.000 l’anno, suddivisi in rate trimestrali) 📦 3. Fatturazione e corrispettivi Anche online, hai due alternative: 🔹 Fattura elettronica (obbligatoria, anche per i forfettari se superi €25.000 l’anno) 🔹 Registrazione dei corrispettivi giornalieri, se vendi solo a privati e non ti viene chiesta fattura 🧾 Se vendi tramite marketplace (Amazon, eBay, ecc.), attenzione: in certi casi la fattura non serve perché il marketplace è "sostituto d’imposta", ma devi comunque registrare i corrispettivi. 🌍 4. IVA e vendite in Europa (regime OSS) Se vendi anche fuori Italia, in altri Paesi UE, devi monitorare il limite di €10.000 annui. 📌 Superato questo, dovrai: -Iscriverti al regime OSS (One Stop Shop) -Versare l’IVA nei Paesi UE in modo centralizzato tramite l’Agenzia delle Entrate -Se vendi fuori UE, preparati a gestire dazi, IVA e dogana. 📊 5. Adempimenti fiscali principali Ecco cosa dovrai fare nel corso dell’anno: Periodo Adempimento Mensile/Trimestrale Versamento INPS, eventuale IVA Annuale Dichiarazione dei redditi (modello Redditi PF) Entro marzo Certificazione unica fornitori (se ne hai) Quando necessario Comunicazione LIPE, Esterometro, Intrastat (se vendi all’estero) 🔄 Se lavori con un commercialista, molti di questi passaggi li farà lui. Ma è importante sapere cosa monitorare. 🛑 6. Errori da evitare all’inizio -Aprire un e-commerce senza partita IVA (rischio multe salate) -Copiare Termini e Condizioni generici trovati online -Ignorare il diritto di recesso per i clienti -Non emettere fatture se richieste -Non comunicare le spese doganali nei casi di dropshipping extra-UE 📎 7. Checklist rapida per partire in regola ✅ Apri Partita IVA con codice ATECO corretto ✅ Iscriviti a INPS e Camera di Commercio ✅ Redigi Privacy Policy, Cookie Policy, Termini e Condizioni ✅ Attiva fatturazione elettronica (XML) ✅ Monitora IVA intra-UE (regime OSS) ✅ Tieni registri fiscali e contabili (anche se sei forfettario) ✅ Usa un gestionale o un commercialista digital-friendly 🧠Gestire gli aspetti fiscali del tuo e-commerce non è impossibile, ma nemmeno banale. La chiave è partire bene, essere trasparenti con i clienti e automatizzare il più possibile. #ecommerce #partitaiva #dropshipping #fiscoitaliano #regimeforfettario #IVA #fatturazioneelettronica #aprireunattività #digitalbiz #vendereonline #legalità #OSS #gestionecontabile
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