• Assicurazioni per l’export: cosa coprono e come scegliere la polizza giusta

    Noi di Impresa.biz sappiamo quanto esportare comporti non solo opportunità, ma anche rischi specifici, spesso diversi da quelli del mercato domestico.
    Per questo è fondamentale proteggersi con polizze assicurative dedicate all’export, che tutelino l’impresa da eventi imprevisti e garantiscano continuità operativa.

    Ma quali sono le coperture più importanti e come scegliere la polizza giusta per la nostra impresa? Scopriamolo insieme.

    1. Le principali coperture assicurative per l’export
    -Rischio credito: protegge dalle insolvenze dei clienti esteri, soprattutto in mercati dove il recupero crediti è complesso.
    -Assicurazione trasporto: copre danni, furti o perdite durante il trasporto internazionale di merci.
    -Responsabilità civile all’estero: tutela l’impresa da danni a terzi causati da prodotti o attività in Paesi esteri.
    -Rischi politici: copre eventi quali guerre, rivolte, nazionalizzazioni o restrizioni valutarie che possono bloccare pagamenti o attività.
    -Interruzione di attività: protegge contro perdite derivanti da eventi imprevisti che fermano temporaneamente la produzione o la vendita.

    2. Come scegliere la polizza giusta
    -Valutare i rischi specifici del Paese e del settore in cui esportiamo.
    -Analizzare le condizioni contrattuali, inclusi massimali, franchigie e esclusioni.
    -Verificare la reputazione e l’esperienza del broker o assicuratore, preferendo operatori con specializzazione nell’internazionalizzazione.
    -Considerare soluzioni modulari per personalizzare le coperture in base alle nostre esigenze.

    3. Importanza della consulenza specializzata
    L’assicurazione export può sembrare complessa, ma un buon consulente può guidarci nella scelta più vantaggiosa e farci risparmiare tempo e costi futuri.

    Noi di Impresa.biz consigliamo di considerare l’assicurazione come una parte integrante della strategia di export, indispensabile per operare con serenità e sicurezza nei mercati esteri.

    Vuoi una consulenza personalizzata sulle assicurazioni export?
    Contattaci, ti mettiamo in contatto con esperti del settore.

    #AssicurazioniExport #RischioCredito #TrasportoInternazionale #ExportSicuro #PMIExport #RischiCommerciali #CommercioInternazionale #StrategieExport #ProtezioneImpresa
    Assicurazioni per l’export: cosa coprono e come scegliere la polizza giusta Noi di Impresa.biz sappiamo quanto esportare comporti non solo opportunità, ma anche rischi specifici, spesso diversi da quelli del mercato domestico. Per questo è fondamentale proteggersi con polizze assicurative dedicate all’export, che tutelino l’impresa da eventi imprevisti e garantiscano continuità operativa. Ma quali sono le coperture più importanti e come scegliere la polizza giusta per la nostra impresa? Scopriamolo insieme. 1. Le principali coperture assicurative per l’export -Rischio credito: protegge dalle insolvenze dei clienti esteri, soprattutto in mercati dove il recupero crediti è complesso. -Assicurazione trasporto: copre danni, furti o perdite durante il trasporto internazionale di merci. -Responsabilità civile all’estero: tutela l’impresa da danni a terzi causati da prodotti o attività in Paesi esteri. -Rischi politici: copre eventi quali guerre, rivolte, nazionalizzazioni o restrizioni valutarie che possono bloccare pagamenti o attività. -Interruzione di attività: protegge contro perdite derivanti da eventi imprevisti che fermano temporaneamente la produzione o la vendita. 2. Come scegliere la polizza giusta -Valutare i rischi specifici del Paese e del settore in cui esportiamo. -Analizzare le condizioni contrattuali, inclusi massimali, franchigie e esclusioni. -Verificare la reputazione e l’esperienza del broker o assicuratore, preferendo operatori con specializzazione nell’internazionalizzazione. -Considerare soluzioni modulari per personalizzare le coperture in base alle nostre esigenze. 3. Importanza della consulenza specializzata L’assicurazione export può sembrare complessa, ma un buon consulente può guidarci nella scelta più vantaggiosa e farci risparmiare tempo e costi futuri. ✅Noi di Impresa.biz consigliamo di considerare l’assicurazione come una parte integrante della strategia di export, indispensabile per operare con serenità e sicurezza nei mercati esteri. ✉️ Vuoi una consulenza personalizzata sulle assicurazioni export? Contattaci, ti mettiamo in contatto con esperti del settore. 📌#AssicurazioniExport #RischioCredito #TrasportoInternazionale #ExportSicuro #PMIExport #RischiCommerciali #CommercioInternazionale #StrategieExport #ProtezioneImpresa
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  • Gli accordi commerciali internazionali: quali conoscere per esportare senza sorprese

    Noi di Impresa.biz sappiamo quanto esportare oggi significhi muoversi in un contesto globale complesso e regolamentato.
    Per questo è fondamentale conoscere gli accordi commerciali internazionali che possono influenzare tariffe, procedure doganali, norme di origine, e più in generale le condizioni di scambio tra Paesi.

    Conoscere questi accordi ci permette di sfruttare vantaggi competitivi, ridurre costi e soprattutto evitare sorprese sgradite nella nostra attività di export.

    1. Accordi di libero scambio (FTA – Free Trade Agreements)
    Sono accordi bilaterali o multilaterali tra Paesi che riducono o eliminano dazi e barriere commerciali.
    Esempi:
    -UE-Canada (CETA)
    -UE-Giappone (EPA)
    -Accordi tra paesi ASEAN
    Conoscere quali FTA riguardano il Paese target può significare ottenere prezzi più competitivi.

    2. Unione doganale
    Oltre alla libera circolazione delle merci, l’unione doganale stabilisce un tariffario esterno comune verso Paesi terzi.
    Un esempio è l’Unione Europea, che semplifica molto le esportazioni intra-UE.

    3. Accordi preferenziali
    Sono accordi che concedono tariffe agevolate per determinate categorie di prodotti, spesso in via temporanea o in settori specifici.

    4. Norme di origine
    Fondamentali per beneficiare degli accordi commerciali, stabiliscono le condizioni che certificano l’origine di un prodotto.
    Senza la corretta documentazione, anche un prodotto esportato in un Paese con FTA può essere soggetto a dazi pieni.

    5. Accordi multilaterali WTO
    L’Organizzazione Mondiale del Commercio regola le norme base del commercio internazionale.
    Conoscere le regole WTO è utile soprattutto per capire il quadro generale e le possibilità di ricorso in caso di controversie.

    La conoscenza degli accordi commerciali internazionali è una leva strategica per esportare con sicurezza e vantaggio competitivo.
    Noi di Impresa.biz suggeriamo sempre di aggiornarsi costantemente e, dove possibile, affidarsi a esperti doganali e legali.

    Vuoi una guida aggiornata sugli accordi che riguardano il tuo mercato di interesse?
    Scrivici, prepariamo per te un dossier personalizzato.

    #AccordiCommerciali #ExportSicuro #LiberoScambio #FTA #Dogana #NormeOrigine #WTO #CommercioInternazionale #PMIExport #StrategieExport

    Gli accordi commerciali internazionali: quali conoscere per esportare senza sorprese Noi di Impresa.biz sappiamo quanto esportare oggi significhi muoversi in un contesto globale complesso e regolamentato. Per questo è fondamentale conoscere gli accordi commerciali internazionali che possono influenzare tariffe, procedure doganali, norme di origine, e più in generale le condizioni di scambio tra Paesi. Conoscere questi accordi ci permette di sfruttare vantaggi competitivi, ridurre costi e soprattutto evitare sorprese sgradite nella nostra attività di export. 1. Accordi di libero scambio (FTA – Free Trade Agreements) Sono accordi bilaterali o multilaterali tra Paesi che riducono o eliminano dazi e barriere commerciali. Esempi: -UE-Canada (CETA) -UE-Giappone (EPA) -Accordi tra paesi ASEAN Conoscere quali FTA riguardano il Paese target può significare ottenere prezzi più competitivi. 2. Unione doganale Oltre alla libera circolazione delle merci, l’unione doganale stabilisce un tariffario esterno comune verso Paesi terzi. Un esempio è l’Unione Europea, che semplifica molto le esportazioni intra-UE. 3. Accordi preferenziali Sono accordi che concedono tariffe agevolate per determinate categorie di prodotti, spesso in via temporanea o in settori specifici. 4. Norme di origine Fondamentali per beneficiare degli accordi commerciali, stabiliscono le condizioni che certificano l’origine di un prodotto. Senza la corretta documentazione, anche un prodotto esportato in un Paese con FTA può essere soggetto a dazi pieni. 5. Accordi multilaterali WTO L’Organizzazione Mondiale del Commercio regola le norme base del commercio internazionale. Conoscere le regole WTO è utile soprattutto per capire il quadro generale e le possibilità di ricorso in caso di controversie. ✅La conoscenza degli accordi commerciali internazionali è una leva strategica per esportare con sicurezza e vantaggio competitivo. Noi di Impresa.biz suggeriamo sempre di aggiornarsi costantemente e, dove possibile, affidarsi a esperti doganali e legali. ✉️ Vuoi una guida aggiornata sugli accordi che riguardano il tuo mercato di interesse? Scrivici, prepariamo per te un dossier personalizzato. 📌 #AccordiCommerciali #ExportSicuro #LiberoScambio #FTA #Dogana #NormeOrigine #WTO #CommercioInternazionale #PMIExport #StrategieExport
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  • Contratti internazionali: clausole chiave e rischi legali

    Quando si lavora con l’estero, la firma di un contratto non è una formalità.
    Noi di Impresa.biz lo abbiamo visto accadere spesso: accordi presi “sulla fiducia” che si rivelano fragili davanti a un mancato pagamento, a una consegna in ritardo o a una controversia legale.
    Il contratto internazionale è uno strumento di tutela, non un ostacolo burocratico. E per funzionare davvero deve essere costruito su misura, chiaro, coerente con le normative internazionali e capace di prevenire i rischi più comuni.

    Vediamo insieme quali sono le clausole davvero essenziali e gli errori da evitare.

    1. La legge applicabile e il foro competente
    Sembrano dettagli legali, ma sono le prime cose da definire.
    -Quale legge regola il contratto? (italiana, del Paese del cliente, o una terza neutrale?)
    -In caso di lite, dove si va in tribunale? E in quale lingua?
    Sottovalutare queste voci può significare dover affrontare un contenzioso dall’altra parte del mondo.

    2. Le clausole Incoterms
    Le regole Incoterms (es. FOB, CIF, DDP) definiscono chi paga cosa, quando e dove finisce la responsabilità sul prodotto.
    Sono fondamentali per:
    -evitare ambiguità sui costi di trasporto e dogana
    -sapere chi si occupa di assicurazione e sdoganamento
    -tutelarsi in caso di danni durante il trasporto
    Molti contenziosi nascono proprio da Incoterms mal scelti o non aggiornati (l’ultima versione è quella del 2020).

    3. Clausole di pagamento chiare (e sicure)
    Pagamenti anticipati, lettere di credito, saldo a 30-60 giorni: ogni opzione ha i suoi rischi e vantaggi.
    È importante definire:
    -tempi e modalità di pagamento
    -valuta utilizzata
    -penali in caso di ritardo
    -eventuali garanzie a tutela del credito
    Una clausola ben scritta vale più di mille solleciti futuri.

    4. Riserva di proprietà e responsabilità sul prodotto
    In molti mercati esteri è importante specificare che la proprietà del bene resta al venditore fino al pagamento completo.
    Inoltre, è utile inserire:
    -limiti di responsabilità
    -modalità di gestione dei reclami
    -eventuali obblighi di conformità tecnica o certificazioni

    5. Clausole di risoluzione e forza maggiore
    Il Covid ci ha insegnato che eventi straordinari accadono. Una clausola di forza maggiore può evitare che ci si trovi inadempienti per cause fuori dal proprio controllo.
    Allo stesso modo, è essenziale prevedere quando e come si può risolvere il contratto, e con quali effetti.

    Attenzione agli errori più comuni
    Ecco alcuni rischi che molte PMI sottovalutano:
    -Usare modelli generici non adatti al commercio internazionale
    -Firmare contratti redatti solo nella lingua del partner
    -Non prevedere meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie (es. arbitrato internazionale)
    -Fidarsi troppo di accordi verbali o email “confermative”

    Proteggere l’accordo significa proteggere l’azienda
    Firmare un contratto internazionale ben costruito è un atto di responsabilità.
    Noi di Impresa.biz consigliamo sempre di affidarsi a professionisti esperti, soprattutto quando si esporta in Paesi extra UE, o quando si tratta di contratti complessi (distributori, licensing, joint venture).

    Vuoi un check-up legale del tuo contratto tipo?
    Scrivici: stiamo raccogliendo i casi più frequenti da trasformare in mini-guide pratiche per PMI.

    #ContrattiInternazionali #ExportLegal #PMIExport #RischiLegali #Incoterms2020 #CommercioEstero #TutelaContrattuale #ForzaMaggiore #ArbitratoInternazionale #ExportSicuro

    Contratti internazionali: clausole chiave e rischi legali Quando si lavora con l’estero, la firma di un contratto non è una formalità. Noi di Impresa.biz lo abbiamo visto accadere spesso: accordi presi “sulla fiducia” che si rivelano fragili davanti a un mancato pagamento, a una consegna in ritardo o a una controversia legale. Il contratto internazionale è uno strumento di tutela, non un ostacolo burocratico. E per funzionare davvero deve essere costruito su misura, chiaro, coerente con le normative internazionali e capace di prevenire i rischi più comuni. Vediamo insieme quali sono le clausole davvero essenziali e gli errori da evitare. 📌 1. La legge applicabile e il foro competente Sembrano dettagli legali, ma sono le prime cose da definire. -Quale legge regola il contratto? (italiana, del Paese del cliente, o una terza neutrale?) -In caso di lite, dove si va in tribunale? E in quale lingua? Sottovalutare queste voci può significare dover affrontare un contenzioso dall’altra parte del mondo. 📌 2. Le clausole Incoterms Le regole Incoterms (es. FOB, CIF, DDP) definiscono chi paga cosa, quando e dove finisce la responsabilità sul prodotto. Sono fondamentali per: -evitare ambiguità sui costi di trasporto e dogana -sapere chi si occupa di assicurazione e sdoganamento -tutelarsi in caso di danni durante il trasporto Molti contenziosi nascono proprio da Incoterms mal scelti o non aggiornati (l’ultima versione è quella del 2020). 📌 3. Clausole di pagamento chiare (e sicure) Pagamenti anticipati, lettere di credito, saldo a 30-60 giorni: ogni opzione ha i suoi rischi e vantaggi. È importante definire: -tempi e modalità di pagamento -valuta utilizzata -penali in caso di ritardo -eventuali garanzie a tutela del credito Una clausola ben scritta vale più di mille solleciti futuri. 📌 4. Riserva di proprietà e responsabilità sul prodotto In molti mercati esteri è importante specificare che la proprietà del bene resta al venditore fino al pagamento completo. Inoltre, è utile inserire: -limiti di responsabilità -modalità di gestione dei reclami -eventuali obblighi di conformità tecnica o certificazioni 📌 5. Clausole di risoluzione e forza maggiore Il Covid ci ha insegnato che eventi straordinari accadono. Una clausola di forza maggiore può evitare che ci si trovi inadempienti per cause fuori dal proprio controllo. Allo stesso modo, è essenziale prevedere quando e come si può risolvere il contratto, e con quali effetti. ⚠️ Attenzione agli errori più comuni Ecco alcuni rischi che molte PMI sottovalutano: -Usare modelli generici non adatti al commercio internazionale -Firmare contratti redatti solo nella lingua del partner -Non prevedere meccanismi alternativi di risoluzione delle controversie (es. arbitrato internazionale) -Fidarsi troppo di accordi verbali o email “confermative” ✅Proteggere l’accordo significa proteggere l’azienda Firmare un contratto internazionale ben costruito è un atto di responsabilità. Noi di Impresa.biz consigliamo sempre di affidarsi a professionisti esperti, soprattutto quando si esporta in Paesi extra UE, o quando si tratta di contratti complessi (distributori, licensing, joint venture). ✉️ Vuoi un check-up legale del tuo contratto tipo? Scrivici: stiamo raccogliendo i casi più frequenti da trasformare in mini-guide pratiche per PMI. 📌#ContrattiInternazionali #ExportLegal #PMIExport #RischiLegali #Incoterms2020 #CommercioEstero #TutelaContrattuale #ForzaMaggiore #ArbitratoInternazionale #ExportSicuro
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  • Investimenti diretti esteri: come valutare il rischio paese

    Noi di Impresa.biz sappiamo bene quanto l’investimento diretto estero (IDE) rappresenti una delle strategie più efficaci per crescere e consolidarsi in nuovi mercati. Tuttavia, investire fuori dall’Italia significa anche confrontarsi con una serie di rischi specifici, tra cui quello del rischio paese.
    Valutare correttamente questo rischio è fondamentale per proteggere il capitale, garantire la sostenibilità dell’investimento e pianificare le strategie di ingresso.

    Cos’è il rischio paese?
    Il rischio paese si riferisce a tutte quelle incertezze legate al contesto politico, economico, sociale e finanziario di un Paese estero che possono influenzare negativamente un investimento o un’attività commerciale.

    Tra i fattori più importanti ci sono:
    -Instabilità politica o governi instabili,
    -Cambiamenti improvvisi nelle leggi o regolamenti,
    -Rischio di esproprio o nazionalizzazione,
    -Restrizioni sui movimenti di capitali,
    -Rischio di cambio valuta,
    -Rischio economico (inflazione, recessione, debito pubblico),
    -Rischi legati a conflitti, terrorismo o disordini sociali.

    Come valutare il rischio paese: i passaggi chiave
    1. Analisi dei rating internazionali
    Gli organismi come Fitch, Moody’s, Standard & Poor’s pubblicano rating sovrani che sintetizzano la rischiosità di un Paese.
    Un rating alto indica stabilità, mentre rating bassi segnalano criticità.

    2. Monitoraggio dei dati macroeconomici
    Osservare:
    -PIL e sua crescita,
    -Livello di inflazione,
    -Bilancia commerciale e debito pubblico,
    -Livello di disoccupazione.

    3. Valutazione della situazione politica
    -Durata e stabilità del governo,
    -Rischio di colpi di Stato, proteste o conflitti,
    -Trasparenza e indipendenza delle istituzioni.

    4. Analisi normativa e regolamentare
    -Facilità di fare impresa (World Bank Doing Business),
    -Protezione degli investitori stranieri,
    -Regime fiscale e incentivi,
    -Diritti di proprietà intellettuale e contrattuali.

    5. Rischio finanziario e valutario
    -Volatilità della moneta locale,
    -Restrizioni sui trasferimenti di denaro,
    -Accesso al credito locale.

    6. Rischi specifici del settore
    Alcuni settori sono più esposti (es. energia, infrastrutture, tecnologia).
    Valutare normative settoriali e potenziali cambi di regolamentazione.

    Strumenti per mitigare il rischio paese
    -Assicurazioni e garanzie SACE: proteggono contro espropri, inadempienze statali, blocchi valutari.
    -Diversificazione geografica: non concentrare investimenti in un solo Paese a rischio elevato.
    -Contratti ben strutturati: con clausole di arbitrato internazionale e protezioni legali.
    -Partner locali affidabili: per ridurre l’impatto delle variabili politiche ed economiche.

    Il nostro consiglio
    Noi di Impresa.biz raccomandiamo alle PMI di:
    -Non sottovalutare il rischio paese,
    -Affidarsi a professionisti per l’analisi approfondita,
    -Integrare questa valutazione nel business plan e nella strategia di internazionalizzazione.
    Solo così l’investimento diretto estero può diventare una leva di crescita solida e duratura.

    Vuoi una consulenza personalizzata per valutare il rischio paese nel tuo prossimo investimento?
    Contattaci per una diagnosi gratuita.

    #InvestimentiDirettiEsteri #RischioPaese #PMIitaliane #ExportSicuro #SACE #Internazionalizzazione #GestioneRischi #Impresabiz
    Investimenti diretti esteri: come valutare il rischio paese Noi di Impresa.biz sappiamo bene quanto l’investimento diretto estero (IDE) rappresenti una delle strategie più efficaci per crescere e consolidarsi in nuovi mercati. Tuttavia, investire fuori dall’Italia significa anche confrontarsi con una serie di rischi specifici, tra cui quello del rischio paese. Valutare correttamente questo rischio è fondamentale per proteggere il capitale, garantire la sostenibilità dell’investimento e pianificare le strategie di ingresso. 📌 Cos’è il rischio paese? Il rischio paese si riferisce a tutte quelle incertezze legate al contesto politico, economico, sociale e finanziario di un Paese estero che possono influenzare negativamente un investimento o un’attività commerciale. Tra i fattori più importanti ci sono: -Instabilità politica o governi instabili, -Cambiamenti improvvisi nelle leggi o regolamenti, -Rischio di esproprio o nazionalizzazione, -Restrizioni sui movimenti di capitali, -Rischio di cambio valuta, -Rischio economico (inflazione, recessione, debito pubblico), -Rischi legati a conflitti, terrorismo o disordini sociali. 🔎 Come valutare il rischio paese: i passaggi chiave 1. Analisi dei rating internazionali Gli organismi come Fitch, Moody’s, Standard & Poor’s pubblicano rating sovrani che sintetizzano la rischiosità di un Paese. ✅ Un rating alto indica stabilità, mentre rating bassi segnalano criticità. 2. Monitoraggio dei dati macroeconomici Osservare: -PIL e sua crescita, -Livello di inflazione, -Bilancia commerciale e debito pubblico, -Livello di disoccupazione. 3. Valutazione della situazione politica -Durata e stabilità del governo, -Rischio di colpi di Stato, proteste o conflitti, -Trasparenza e indipendenza delle istituzioni. 4. Analisi normativa e regolamentare -Facilità di fare impresa (World Bank Doing Business), -Protezione degli investitori stranieri, -Regime fiscale e incentivi, -Diritti di proprietà intellettuale e contrattuali. 5. Rischio finanziario e valutario -Volatilità della moneta locale, -Restrizioni sui trasferimenti di denaro, -Accesso al credito locale. 6. Rischi specifici del settore Alcuni settori sono più esposti (es. energia, infrastrutture, tecnologia). Valutare normative settoriali e potenziali cambi di regolamentazione. 🛡️ Strumenti per mitigare il rischio paese -Assicurazioni e garanzie SACE: proteggono contro espropri, inadempienze statali, blocchi valutari. -Diversificazione geografica: non concentrare investimenti in un solo Paese a rischio elevato. -Contratti ben strutturati: con clausole di arbitrato internazionale e protezioni legali. -Partner locali affidabili: per ridurre l’impatto delle variabili politiche ed economiche. 🎯 Il nostro consiglio Noi di Impresa.biz raccomandiamo alle PMI di: -Non sottovalutare il rischio paese, -Affidarsi a professionisti per l’analisi approfondita, -Integrare questa valutazione nel business plan e nella strategia di internazionalizzazione. Solo così l’investimento diretto estero può diventare una leva di crescita solida e duratura. 📩 Vuoi una consulenza personalizzata per valutare il rischio paese nel tuo prossimo investimento? Contattaci per una diagnosi gratuita. 🌍 #InvestimentiDirettiEsteri #RischioPaese #PMIitaliane #ExportSicuro #SACE #Internazionalizzazione #GestioneRischi #Impresabiz
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  • La Cybersecurity nell’Internazionalizzazione: Proteggere Dati e Transazioni

    Quando abbiamo deciso di espandere la nostra attività all’estero, ci siamo concentrati su logistica, pagamenti, marketing internazionale. Ma c’era un aspetto che avevamo inizialmente sottovalutato: la sicurezza digitale.
    Eppure, più aumentano le interazioni online con fornitori, clienti e partner internazionali, più crescono i rischi legati alla cybersecurity.
    In questo articolo vogliamo condividere ciò che abbiamo imparato sulla pelle — e come ci siamo organizzati per proteggere dati, transazioni e reputazione mentre internazionalizzavamo la nostra impresa.

    1. I rischi aumentano con l’espansione
    Non appena abbiamo iniziato a operare con nuovi Paesi, ci siamo trovati a gestire:
    -Pagamenti internazionali su piattaforme diverse
    -Dati sensibili di clienti e partner stranieri
    -Accessi da più dispositivi e sedi operative distribuite
    -Condivisione di documenti strategici via cloud
    Tutto questo ci ha resi più vulnerabili a attacchi informatici, phishing, malware e furti di dati.

    2. Le prime misure che abbiamo adottato
    Abbiamo capito che serviva un cambio di passo. Ecco da dove siamo partiti:
    -Aggiornamento dei software di protezione su tutti i dispositivi aziendali
    -Attivazione di autenticazione a due fattori (2FA) per email e piattaforme gestionali
    -Backup regolari in cloud certificati europei
    -Introduzione di una VPN aziendale per connettersi da sedi estere

    3. Formazione interna: la prima barriera
    Un attacco informatico spesso passa dall’anello più debole: la persona.
    Per questo abbiamo organizzato formazioni di base per tutto il team, con simulazioni di phishing, buone pratiche per le password e attenzione ai link sospetti. È stato uno dei migliori investimenti fatti.

    4. GDPR e normative locali
    Internazionalizzare significa anche gestire dati in contesti normativi diversi.
    Ci siamo fatti affiancare da consulenti per garantire che il trattamento dei dati fosse conforme al GDPR europeo, ma anche alle normative locali (come il CCPA negli USA o le leggi sulla privacy in Asia).

    5. Collaborare con esperti di sicurezza
    Abbiamo deciso di non affrontare tutto da soli.
    Oggi collaboriamo con un fornitore esterno di cybersecurity che ci supporta nell’analisi dei rischi, nell’implementazione di firewall e nella gestione delle vulnerabilità.
    È una voce di spesa fissa, ma che consideriamo parte integrante della nostra strategia di espansione.

    Il nostro consiglio
    Internazionalizzare non significa solo vendere di più: significa esporsi di più.
    Mettere in sicurezza i propri sistemi informatici, i dati aziendali e i flussi di pagamento non è un optional, ma una condizione minima per operare in un mercato globale.

    #Cybersecurity #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #SicurezzaDigitale #ExportSicuro #PMI #ProtezioneDati #GDPR #BusinessGlobale #DigitalRisk

    La Cybersecurity nell’Internazionalizzazione: Proteggere Dati e Transazioni Quando abbiamo deciso di espandere la nostra attività all’estero, ci siamo concentrati su logistica, pagamenti, marketing internazionale. Ma c’era un aspetto che avevamo inizialmente sottovalutato: la sicurezza digitale. Eppure, più aumentano le interazioni online con fornitori, clienti e partner internazionali, più crescono i rischi legati alla cybersecurity. In questo articolo vogliamo condividere ciò che abbiamo imparato sulla pelle — e come ci siamo organizzati per proteggere dati, transazioni e reputazione mentre internazionalizzavamo la nostra impresa. 1. I rischi aumentano con l’espansione Non appena abbiamo iniziato a operare con nuovi Paesi, ci siamo trovati a gestire: -Pagamenti internazionali su piattaforme diverse -Dati sensibili di clienti e partner stranieri -Accessi da più dispositivi e sedi operative distribuite -Condivisione di documenti strategici via cloud Tutto questo ci ha resi più vulnerabili a attacchi informatici, phishing, malware e furti di dati. 2. Le prime misure che abbiamo adottato Abbiamo capito che serviva un cambio di passo. Ecco da dove siamo partiti: -Aggiornamento dei software di protezione su tutti i dispositivi aziendali -Attivazione di autenticazione a due fattori (2FA) per email e piattaforme gestionali -Backup regolari in cloud certificati europei -Introduzione di una VPN aziendale per connettersi da sedi estere 3. Formazione interna: la prima barriera Un attacco informatico spesso passa dall’anello più debole: la persona. Per questo abbiamo organizzato formazioni di base per tutto il team, con simulazioni di phishing, buone pratiche per le password e attenzione ai link sospetti. È stato uno dei migliori investimenti fatti. 4. GDPR e normative locali Internazionalizzare significa anche gestire dati in contesti normativi diversi. Ci siamo fatti affiancare da consulenti per garantire che il trattamento dei dati fosse conforme al GDPR europeo, ma anche alle normative locali (come il CCPA negli USA o le leggi sulla privacy in Asia). 5. Collaborare con esperti di sicurezza Abbiamo deciso di non affrontare tutto da soli. Oggi collaboriamo con un fornitore esterno di cybersecurity che ci supporta nell’analisi dei rischi, nell’implementazione di firewall e nella gestione delle vulnerabilità. È una voce di spesa fissa, ma che consideriamo parte integrante della nostra strategia di espansione. Il nostro consiglio Internazionalizzare non significa solo vendere di più: significa esporsi di più. Mettere in sicurezza i propri sistemi informatici, i dati aziendali e i flussi di pagamento non è un optional, ma una condizione minima per operare in un mercato globale. #Cybersecurity #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #SicurezzaDigitale #ExportSicuro #PMI #ProtezioneDati #GDPR #BusinessGlobale #DigitalRisk
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  • Le Assicurazioni Commerciali per Proteggere l’Export e l’Import

    Quando abbiamo deciso di puntare seriamente sull’estero, ci siamo presto resi conto che vendere o acquistare fuori dai confini nazionali non è privo di rischi.
    Ritardi nei pagamenti, insolvenze, problemi doganali, danni alla merce: tutto può succedere quando si lavora con partner e sistemi normativi diversi.
    Ecco perché, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a utilizzare assicurazioni commerciali come strumento di protezione. In questo articolo condividiamo cosa abbiamo imparato, quali coperture abbiamo scelto e perché oggi non le consideriamo più un costo, ma un investimento.

    1. Perché assicurare le operazioni commerciali internazionali
    Quando esporti o importi, soprattutto con clienti nuovi o mercati ad alto rischio, ti esponi a rischi di credito e operativi difficili da controllare.
    Noi abbiamo vissuto in prima persona un ritardo di pagamento di 120 giorni che ha messo sotto pressione il nostro flusso di cassa.

    Dopo quell’episodio, abbiamo deciso che serviva uno scudo contro l’imprevisto.

    2. Le principali polizze che utilizziamo
    Assicurazione del credito commerciale
    Ci tutela in caso di insolvenza da parte del cliente estero (per fallimento, difficoltà finanziarie, inadempienze prolungate).
    In Italia, ci siamo affidati a operatori come SACE, ma anche a compagnie internazionali specializzate.
    Assicurazione sul trasporto merci
    Fondamentale per coprire danni, furti o perdite durante il trasporto, specie quando la merce viaggia via nave, aereo o attraversa più dogane.
    Polizze contro il rischio politico
    Se operi in Paesi instabili, puoi assicurarti contro eventi come guerre civili, confische o restrizioni valutarie. Noi l’abbiamo attivata in un progetto in Africa subsahariana.

    3. Come scegliamo la copertura giusta
    -Analizziamo il Paese di destinazione
    -Valutiamo la storia del cliente e i suoi pagamenti precedenti
    -Usiamo limiti di esposizione per area geografica
    -Lavoriamo con un broker assicurativo specializzato in export
    Questi passaggi ci aiutano a decidere quanto coprire e con quali strumenti, senza esagerare nei costi.

    4. I vantaggi concreti per il nostro business
    Da quando abbiamo introdotto queste assicurazioni:
    -Abbiamo potuto offrire condizioni di pagamento più competitive ai clienti, senza temere insoluti
    -Abbiamo ridotto drasticamente il rischio operativo
    -Abbiamo migliorato la relazione con le banche, che vedono più solidi i nostri crediti esteri

    Il nostro consiglio
    Se fai export o import, proteggiti prima. Le assicurazioni commerciali non sono un lusso: sono uno strumento strategico per crescere in sicurezza.
    Parlane con un esperto e scegli le coperture adatte alla tua impresa.

    #ExportSicuro #AssicurazioniCommerciali #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PMI #GestioneDelRischio #ImportExport #AssicurazioneCredito #SACE #ExportItalia #BusinessGlobale

    Le Assicurazioni Commerciali per Proteggere l’Export e l’Import Quando abbiamo deciso di puntare seriamente sull’estero, ci siamo presto resi conto che vendere o acquistare fuori dai confini nazionali non è privo di rischi. Ritardi nei pagamenti, insolvenze, problemi doganali, danni alla merce: tutto può succedere quando si lavora con partner e sistemi normativi diversi. Ecco perché, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a utilizzare assicurazioni commerciali come strumento di protezione. In questo articolo condividiamo cosa abbiamo imparato, quali coperture abbiamo scelto e perché oggi non le consideriamo più un costo, ma un investimento. 1. Perché assicurare le operazioni commerciali internazionali Quando esporti o importi, soprattutto con clienti nuovi o mercati ad alto rischio, ti esponi a rischi di credito e operativi difficili da controllare. Noi abbiamo vissuto in prima persona un ritardo di pagamento di 120 giorni che ha messo sotto pressione il nostro flusso di cassa. Dopo quell’episodio, abbiamo deciso che serviva uno scudo contro l’imprevisto. 2. Le principali polizze che utilizziamo ✅ Assicurazione del credito commerciale Ci tutela in caso di insolvenza da parte del cliente estero (per fallimento, difficoltà finanziarie, inadempienze prolungate). In Italia, ci siamo affidati a operatori come SACE, ma anche a compagnie internazionali specializzate. ✅ Assicurazione sul trasporto merci Fondamentale per coprire danni, furti o perdite durante il trasporto, specie quando la merce viaggia via nave, aereo o attraversa più dogane. ✅ Polizze contro il rischio politico Se operi in Paesi instabili, puoi assicurarti contro eventi come guerre civili, confische o restrizioni valutarie. Noi l’abbiamo attivata in un progetto in Africa subsahariana. 3. Come scegliamo la copertura giusta -Analizziamo il Paese di destinazione -Valutiamo la storia del cliente e i suoi pagamenti precedenti -Usiamo limiti di esposizione per area geografica -Lavoriamo con un broker assicurativo specializzato in export Questi passaggi ci aiutano a decidere quanto coprire e con quali strumenti, senza esagerare nei costi. 4. I vantaggi concreti per il nostro business Da quando abbiamo introdotto queste assicurazioni: -Abbiamo potuto offrire condizioni di pagamento più competitive ai clienti, senza temere insoluti -Abbiamo ridotto drasticamente il rischio operativo -Abbiamo migliorato la relazione con le banche, che vedono più solidi i nostri crediti esteri Il nostro consiglio Se fai export o import, proteggiti prima. Le assicurazioni commerciali non sono un lusso: sono uno strumento strategico per crescere in sicurezza. Parlane con un esperto e scegli le coperture adatte alla tua impresa. #ExportSicuro #AssicurazioniCommerciali #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PMI #GestioneDelRischio #ImportExport #AssicurazioneCredito #SACE #ExportItalia #BusinessGlobale
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  • Dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms 2020: cosa devono sapere le aziende esportatrici

    Nel 2025, esportare significa affrontare un sistema complesso ma ricco di opportunità. Le aziende italiane che operano con l’estero – in particolare nell’Unione Europea – devono tenere sotto controllo tre elementi chiave per operare in modo sicuro e fiscalmente corretto: dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms.
    Noi di impresa.biz, affianchiamo ogni giorno imprese manifatturiere, commerciali e artigiane nella gestione operativa e strategica delle esportazioni, e sappiamo bene quanto errori anche piccoli su questi temi possano trasformarsi in sanzioni, blocchi doganali o perdita di agevolazioni fiscali.

    1. Dogane: più che un passaggio obbligato, un punto strategico
    Le dogane non sono solo un cancello da attraversare.
    Nel nostro lavoro, le consideriamo una leva competitiva, perché:

    Consentono l’accesso a regimi preferenziali (es. EUR1, origine preferenziale)
    Offrono la possibilità di utilizzare depositi doganali per gestire la logistica e il cash flow
    Permettono di semplificare le dichiarazioni tramite REX, AEO o rappresentanza indiretta

    Molte imprese non sono consapevoli della documentazione doganale necessaria, né del rischio di perdere il beneficio dell’“esportazione non imponibile” se la prova dell’uscita delle merci non è completa.

    2. IVA intracomunitaria: attenzione a documenti, tempi e codice cliente
    Le operazioni intracomunitarie possono sembrare più semplici delle esportazioni extra-UE, ma sono sottoposte a controlli rigorosi.

    Per applicare correttamente il regime di non imponibilità IVA, l’azienda deve:
    -Verificare che il cliente sia registrato al VIES (Sistema elettronico per lo scambio di informazioni IVA)
    -Dimostrare che i beni sono effettivamente spediti in un altro Stato UE (documenti di trasporto firmati, CMR, prove alternative)
    -Emettere fattura senza IVA e riportare il numero identificativo del cliente estero
    -Errori o mancanze nella documentazione possono far scattare l'obbligo di versare l’IVA in Italia con sanzioni.

    3. Incoterms 2020: non sono solo clausole di consegna
    Molte imprese usano gli Incoterms senza conoscerne davvero le implicazioni legali, fiscali e assicurative.

    Gli Incoterms (International Commercial Terms) definiscono:
    -Chi sostiene i costi di trasporto e assicurazione
    -Chi si occupa delle formalità doganali (export/import)
    -Quando e dove avviene il trasferimento del rischio

    Ad esempio:
    -Con EXW (Ex Works), la responsabilità e i costi passano al cliente subito: è rischioso per l’exporter, soprattutto per dimostrare l’uscita delle merci ai fini IVA.
    -Con DAP o DDP, l’azienda esportatrice potrebbe essere obbligata a registrarsi fiscalmente nel Paese di destinazione, se assume l’onere dell’importazione.

    Noi consigliamo sempre di analizzare Incoterms, trasporti e flussi documentali in modo integrato, per evitare incongruenze tra contratto commerciale, pratica doganale e trattamento fiscale.

    Il nostro metodo per supportare gli esportatori
    Noi di impresa.biz offriamo consulenza completa per la gestione dell’export, che integra aspetti fiscali, logistici e legali:

    🗂 Analisi personalizzata dei flussi di vendita UE ed extra-UE
    Verifica e ottimizzazione degli Incoterms utilizzati nei contratti
    Controllo della corretta applicazione del regime IVA intracomunitario
    Supporto nelle procedure doganali e nella gestione dei documenti di esportazione
    Assistenza in caso di controlli o contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate o delle Dogane

    La tua azienda esporta beni o servizi? Vuoi evitare errori e ottimizzare la gestione doganale e fiscale delle tue operazioni?
    Contattaci: possiamo aiutarti a strutturare le tue esportazioni in modo sicuro, documentato e fiscalmente efficiente.

    #Dogane2025 #IVAIntracomunitaria #Incoterms2020 #ExportSicuro #InternazionalizzazionePMI #CommercioEstero #ExportItalia #ImpresaBiz #DocumentiDoganali #FatturazioneEstera #ControlliIVA
    Dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms 2020: cosa devono sapere le aziende esportatrici Nel 2025, esportare significa affrontare un sistema complesso ma ricco di opportunità. Le aziende italiane che operano con l’estero – in particolare nell’Unione Europea – devono tenere sotto controllo tre elementi chiave per operare in modo sicuro e fiscalmente corretto: dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms. Noi di impresa.biz, affianchiamo ogni giorno imprese manifatturiere, commerciali e artigiane nella gestione operativa e strategica delle esportazioni, e sappiamo bene quanto errori anche piccoli su questi temi possano trasformarsi in sanzioni, blocchi doganali o perdita di agevolazioni fiscali. 1. Dogane: più che un passaggio obbligato, un punto strategico Le dogane non sono solo un cancello da attraversare. Nel nostro lavoro, le consideriamo una leva competitiva, perché: ✅ Consentono l’accesso a regimi preferenziali (es. EUR1, origine preferenziale) ✅ Offrono la possibilità di utilizzare depositi doganali per gestire la logistica e il cash flow ✅ Permettono di semplificare le dichiarazioni tramite REX, AEO o rappresentanza indiretta Molte imprese non sono consapevoli della documentazione doganale necessaria, né del rischio di perdere il beneficio dell’“esportazione non imponibile” se la prova dell’uscita delle merci non è completa. 2. IVA intracomunitaria: attenzione a documenti, tempi e codice cliente Le operazioni intracomunitarie possono sembrare più semplici delle esportazioni extra-UE, ma sono sottoposte a controlli rigorosi. Per applicare correttamente il regime di non imponibilità IVA, l’azienda deve: -Verificare che il cliente sia registrato al VIES (Sistema elettronico per lo scambio di informazioni IVA) -Dimostrare che i beni sono effettivamente spediti in un altro Stato UE (documenti di trasporto firmati, CMR, prove alternative) -Emettere fattura senza IVA e riportare il numero identificativo del cliente estero -Errori o mancanze nella documentazione possono far scattare l'obbligo di versare l’IVA in Italia con sanzioni. 3. Incoterms 2020: non sono solo clausole di consegna Molte imprese usano gli Incoterms senza conoscerne davvero le implicazioni legali, fiscali e assicurative. Gli Incoterms (International Commercial Terms) definiscono: -Chi sostiene i costi di trasporto e assicurazione -Chi si occupa delle formalità doganali (export/import) -Quando e dove avviene il trasferimento del rischio Ad esempio: -Con EXW (Ex Works), la responsabilità e i costi passano al cliente subito: è rischioso per l’exporter, soprattutto per dimostrare l’uscita delle merci ai fini IVA. -Con DAP o DDP, l’azienda esportatrice potrebbe essere obbligata a registrarsi fiscalmente nel Paese di destinazione, se assume l’onere dell’importazione. Noi consigliamo sempre di analizzare Incoterms, trasporti e flussi documentali in modo integrato, per evitare incongruenze tra contratto commerciale, pratica doganale e trattamento fiscale. Il nostro metodo per supportare gli esportatori Noi di impresa.biz offriamo consulenza completa per la gestione dell’export, che integra aspetti fiscali, logistici e legali: 🗂 Analisi personalizzata dei flussi di vendita UE ed extra-UE 📦 Verifica e ottimizzazione degli Incoterms utilizzati nei contratti 📊 Controllo della corretta applicazione del regime IVA intracomunitario 📁 Supporto nelle procedure doganali e nella gestione dei documenti di esportazione 🔍 Assistenza in caso di controlli o contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate o delle Dogane 📌 La tua azienda esporta beni o servizi? Vuoi evitare errori e ottimizzare la gestione doganale e fiscale delle tue operazioni? Contattaci: possiamo aiutarti a strutturare le tue esportazioni in modo sicuro, documentato e fiscalmente efficiente. #Dogane2025 #IVAIntracomunitaria #Incoterms2020 #ExportSicuro #InternazionalizzazionePMI #CommercioEstero #ExportItalia #ImpresaBiz #DocumentiDoganali #FatturazioneEstera #ControlliIVA
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  • Nel 2025, fare impresa a livello internazionale significa confrontarsi con un contesto geopolitico sempre più instabile. Per le PMI italiane, questo scenario richiede consapevolezza, preparazione e strategie di gestione del rischio più evolute. Le opportunità non mancano, ma è fondamentale saper leggere in anticipo i segnali di cambiamento nei mercati esteri.

    Rischio Paese: cos’è e perché è cruciale
    Il rischio Paese è l’insieme delle condizioni politiche, economiche, sociali e normative che possono influenzare negativamente le attività di un’impresa in un determinato Stato. Include fattori come:

    -instabilità politica e conflitti,
    -crisi economiche,
    -tensioni commerciali,
    -cambiamenti normativi o fiscali imprevisti,
    -rischi di nazionalizzazione o esproprio.

    Nel 2025, tra guerre in corso, transizioni energetiche, elezioni chiave e tensioni tra grandi potenze, questi fattori sono diventati più dinamici e interconnessi.

    Le aree a rischio e le nuove opportunità
    Le PMI devono monitorare con attenzione:
    -Europa dell’Est e Medio Oriente, per l’impatto diretto su energia e catene di fornitura.
    -Africa e Sud-est asiatico, mercati in crescita ma con rischi legati a governance e infrastrutture.
    -America Latina, che offre sbocchi commerciali interessanti, ma può essere soggetta a volatilità politica e inflazione.

    Allo stesso tempo, si stanno aprendo opportunità in paesi che stanno stabilizzando il proprio clima economico o politico, attratti da investimenti diretti esteri e riforme strutturali.

    Come proteggersi: strategie per le PMI
    -Analisi del rischio Paese: strumenti come le schede OCSE, SACE o Coface offrono valutazioni aggiornate per orientare le decisioni.
    -Diversificazione geografica: non concentrare tutte le attività su un solo Paese riduce l’esposizione.
    -Coperture assicurative: soluzioni come quelle offerte da SACE proteggono da eventi politici, mancati pagamenti o espropri.
    -Presidi locali e partner affidabili: conoscere il contesto attraverso collaborazioni locali riduce l’impatto dell’incertezza.
    -Clausole contrattuali flessibili: nei contratti internazionali, prevedere meccanismi di uscita o revisione in caso di eventi straordinari.

    Nel 2025, la geopolitica è parte integrante della strategia d’impresa. Le PMI che vogliono internazionalizzarsi o consolidare la propria presenza all’estero devono integrare la variabile rischio Paese nella propria analisi, per prendere decisioni più informate e costruire modelli di business resilienti.

    #RischioPaese #Geopolitica2025 #Internazionalizzazione #PMI #ExportSicuro #StrategieGlobali #BusinessInternazionale

    Nel 2025, fare impresa a livello internazionale significa confrontarsi con un contesto geopolitico sempre più instabile. Per le PMI italiane, questo scenario richiede consapevolezza, preparazione e strategie di gestione del rischio più evolute. Le opportunità non mancano, ma è fondamentale saper leggere in anticipo i segnali di cambiamento nei mercati esteri. Rischio Paese: cos’è e perché è cruciale Il rischio Paese è l’insieme delle condizioni politiche, economiche, sociali e normative che possono influenzare negativamente le attività di un’impresa in un determinato Stato. Include fattori come: -instabilità politica e conflitti, -crisi economiche, -tensioni commerciali, -cambiamenti normativi o fiscali imprevisti, -rischi di nazionalizzazione o esproprio. Nel 2025, tra guerre in corso, transizioni energetiche, elezioni chiave e tensioni tra grandi potenze, questi fattori sono diventati più dinamici e interconnessi. Le aree a rischio e le nuove opportunità Le PMI devono monitorare con attenzione: -Europa dell’Est e Medio Oriente, per l’impatto diretto su energia e catene di fornitura. -Africa e Sud-est asiatico, mercati in crescita ma con rischi legati a governance e infrastrutture. -America Latina, che offre sbocchi commerciali interessanti, ma può essere soggetta a volatilità politica e inflazione. Allo stesso tempo, si stanno aprendo opportunità in paesi che stanno stabilizzando il proprio clima economico o politico, attratti da investimenti diretti esteri e riforme strutturali. Come proteggersi: strategie per le PMI -Analisi del rischio Paese: strumenti come le schede OCSE, SACE o Coface offrono valutazioni aggiornate per orientare le decisioni. -Diversificazione geografica: non concentrare tutte le attività su un solo Paese riduce l’esposizione. -Coperture assicurative: soluzioni come quelle offerte da SACE proteggono da eventi politici, mancati pagamenti o espropri. -Presidi locali e partner affidabili: conoscere il contesto attraverso collaborazioni locali riduce l’impatto dell’incertezza. -Clausole contrattuali flessibili: nei contratti internazionali, prevedere meccanismi di uscita o revisione in caso di eventi straordinari. Nel 2025, la geopolitica è parte integrante della strategia d’impresa. Le PMI che vogliono internazionalizzarsi o consolidare la propria presenza all’estero devono integrare la variabile rischio Paese nella propria analisi, per prendere decisioni più informate e costruire modelli di business resilienti. #RischioPaese #Geopolitica2025 #Internazionalizzazione #PMI #ExportSicuro #StrategieGlobali #BusinessInternazionale
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  • L'internazionalizzazione apre nuove opportunità, ma porta con sé anche rischi specifici, spesso non presenti nel mercato domestico. Gestirli in modo proattivo è fondamentale per proteggere margini, investimenti e continuità operativa.

    Il risk management nel commercio internazionale è una leva strategica, non solo una misura difensiva. Ecco i principali rischi da considerare e gli strumenti per mitigarli.

    1. Rischi politici e normativi
    Le imprese che operano in contesti internazionali devono tenere conto dell’instabilità politica, delle guerre commerciali, delle sanzioni economiche e dei cambiamenti normativi improvvisi.

    Come proteggersi:
    -Verificare sempre i livelli di rischio paese (fonti: SACE, OCSE, Ministero Affari Esteri)
    -Utilizzare coperture assicurative contro il rischio politico (es. espropri, blocchi dei pagamenti, eventi bellici)
    -Predisporre clausole contrattuali flessibili (es. forza maggiore)

    2. Rischio cambio: fluttuazioni valutarie
    Le operazioni in valuta estera espongono l’azienda al rischio di cambio. Le fluttuazioni possono ridurre significativamente i ricavi o aumentare i costi.

    Come proteggersi:
    -Usare strumenti di copertura finanziaria (forward, opzioni, swap valutari)
    -Fatturare, se possibile, in euro o nella valuta più stabile
    -Coordinare le entrate e le uscite nella stessa valuta per ridurre l’esposizione

    3. Rischio di credito e insolvenza
    Nei mercati esteri è più difficile valutare l’affidabilità dei clienti. Il rischio di mancato pagamento è concreto, soprattutto in assenza di relazioni consolidate.

    Come proteggersi:
    -Richiedere pagamenti anticipati o garantiti (es. lettere di credito, stand-by letter)
    -Assicurare i crediti con polizze credito all’export (SACE, compagnie private)
    -Usare servizi di credit check internazionali per valutare il rischio cliente

    4. Strumenti e approccio integrato
    Il risk management non si improvvisa. Serve un approccio strutturato e integrato nei processi decisionali:

    Mappatura dei rischi per mercato/cliente/operazione
    Utilizzo di strumenti assicurativi e finanziari
    Monitoraggio continuo del contesto geopolitico ed economico
    Supporto di professionisti specializzati (export manager, legali, risk advisor)

    Espandersi all’estero è una scelta strategica, ma va accompagnata da una gestione consapevole dei rischi. Avere gli strumenti giusti per proteggersi da instabilità politiche, valutarie e commerciali è oggi parte integrante del fare impresa a livello globale.

    #RiskManagement #CommercioInternazionale #GestioneDeiRischi #CambioValuta #SACE #CreditoAllExport #Internazionalizzazione #ExportSicuro #BusinessGlobale

    L'internazionalizzazione apre nuove opportunità, ma porta con sé anche rischi specifici, spesso non presenti nel mercato domestico. Gestirli in modo proattivo è fondamentale per proteggere margini, investimenti e continuità operativa. Il risk management nel commercio internazionale è una leva strategica, non solo una misura difensiva. Ecco i principali rischi da considerare e gli strumenti per mitigarli. 1. Rischi politici e normativi Le imprese che operano in contesti internazionali devono tenere conto dell’instabilità politica, delle guerre commerciali, delle sanzioni economiche e dei cambiamenti normativi improvvisi. Come proteggersi: -Verificare sempre i livelli di rischio paese (fonti: SACE, OCSE, Ministero Affari Esteri) -Utilizzare coperture assicurative contro il rischio politico (es. espropri, blocchi dei pagamenti, eventi bellici) -Predisporre clausole contrattuali flessibili (es. forza maggiore) 2. Rischio cambio: fluttuazioni valutarie Le operazioni in valuta estera espongono l’azienda al rischio di cambio. Le fluttuazioni possono ridurre significativamente i ricavi o aumentare i costi. Come proteggersi: -Usare strumenti di copertura finanziaria (forward, opzioni, swap valutari) -Fatturare, se possibile, in euro o nella valuta più stabile -Coordinare le entrate e le uscite nella stessa valuta per ridurre l’esposizione 3. Rischio di credito e insolvenza Nei mercati esteri è più difficile valutare l’affidabilità dei clienti. Il rischio di mancato pagamento è concreto, soprattutto in assenza di relazioni consolidate. Come proteggersi: -Richiedere pagamenti anticipati o garantiti (es. lettere di credito, stand-by letter) -Assicurare i crediti con polizze credito all’export (SACE, compagnie private) -Usare servizi di credit check internazionali per valutare il rischio cliente 4. Strumenti e approccio integrato Il risk management non si improvvisa. Serve un approccio strutturato e integrato nei processi decisionali: ✅ Mappatura dei rischi per mercato/cliente/operazione ✅ Utilizzo di strumenti assicurativi e finanziari ✅ Monitoraggio continuo del contesto geopolitico ed economico ✅ Supporto di professionisti specializzati (export manager, legali, risk advisor) Espandersi all’estero è una scelta strategica, ma va accompagnata da una gestione consapevole dei rischi. Avere gli strumenti giusti per proteggersi da instabilità politiche, valutarie e commerciali è oggi parte integrante del fare impresa a livello globale. #RiskManagement #CommercioInternazionale #GestioneDeiRischi #CambioValuta #SACE #CreditoAllExport #Internazionalizzazione #ExportSicuro #BusinessGlobale
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