• Export consortile: un’opportunità per le PMI italiane

    Noi di Impresa.biz crediamo fortemente che l’export consortile rappresenti una leva strategica molto efficace per le PMI italiane che vogliono crescere e affermarsi nei mercati internazionali.
    Attraverso la collaborazione e la condivisione di risorse, le piccole e medie imprese possono superare molti ostacoli che, da sole, sarebbero difficili da affrontare.

    Vediamo insieme perché l’export consortile può fare la differenza.

    1. Cos’è l’export consortile
    L’export consortile è una forma di collaborazione tra più imprese che si uniscono in un consorzio per gestire insieme l’attività di esportazione.
    Questa aggregazione permette di:
    -Condividere i costi di marketing, logistica e partecipazione a fiere
    -Aumentare la visibilità e il potere contrattuale verso distributori e buyer esteri
    -Accedere più facilmente a programmi di finanziamento e incentivi pubblici

    2. I vantaggi per le PMI
    -Riduzione dei rischi: condividendo investimenti e informazioni, diminuiscono i rischi legati all’ingresso in mercati esteri.
    -Maggiore competitività: un consorzio può offrire un portafoglio prodotti più ampio e servizi più completi.
    -Networking e know-how: le imprese si scambiano competenze e contatti, accelerando il processo di internazionalizzazione.
    -Economia di scala: si ottengono costi inferiori grazie alla gestione collettiva di attività strategiche.

    3. Come aderire a un consorzio export
    -Verificare l’affidabilità e la missione del consorzio
    -Valutare i vantaggi concreti e le modalità di partecipazione
    -Controllare il livello di supporto offerto in termini di formazione, assistenza e promozione
    -Considerare la compatibilità con la propria strategia aziendale

    Noi di Impresa.biz consigliamo a tutte le PMI che puntano all’internazionalizzazione di valutare seriamente l’opportunità dell’export consortile.
    È una formula vincente per unire le forze, accrescere il proprio peso sul mercato globale e crescere con maggiore sicurezza.

    Vuoi scoprire quali consorzi export sono più attivi nel tuo settore?
    Scrivici, ti aiutiamo a trovare la soluzione migliore per la tua impresa.

    #ExportConsortile #PMIExport #Internazionalizzazione #ConsorziExport #CollaborazionePMI #StrategieExport #BusinessEstero #CrescitaPMI #ExportItalia

    Export consortile: un’opportunità per le PMI italiane Noi di Impresa.biz crediamo fortemente che l’export consortile rappresenti una leva strategica molto efficace per le PMI italiane che vogliono crescere e affermarsi nei mercati internazionali. Attraverso la collaborazione e la condivisione di risorse, le piccole e medie imprese possono superare molti ostacoli che, da sole, sarebbero difficili da affrontare. Vediamo insieme perché l’export consortile può fare la differenza. 1. Cos’è l’export consortile L’export consortile è una forma di collaborazione tra più imprese che si uniscono in un consorzio per gestire insieme l’attività di esportazione. Questa aggregazione permette di: -Condividere i costi di marketing, logistica e partecipazione a fiere -Aumentare la visibilità e il potere contrattuale verso distributori e buyer esteri -Accedere più facilmente a programmi di finanziamento e incentivi pubblici 2. I vantaggi per le PMI -Riduzione dei rischi: condividendo investimenti e informazioni, diminuiscono i rischi legati all’ingresso in mercati esteri. -Maggiore competitività: un consorzio può offrire un portafoglio prodotti più ampio e servizi più completi. -Networking e know-how: le imprese si scambiano competenze e contatti, accelerando il processo di internazionalizzazione. -Economia di scala: si ottengono costi inferiori grazie alla gestione collettiva di attività strategiche. 3. Come aderire a un consorzio export -Verificare l’affidabilità e la missione del consorzio -Valutare i vantaggi concreti e le modalità di partecipazione -Controllare il livello di supporto offerto in termini di formazione, assistenza e promozione -Considerare la compatibilità con la propria strategia aziendale ✅ Noi di Impresa.biz consigliamo a tutte le PMI che puntano all’internazionalizzazione di valutare seriamente l’opportunità dell’export consortile. È una formula vincente per unire le forze, accrescere il proprio peso sul mercato globale e crescere con maggiore sicurezza. ✉️ Vuoi scoprire quali consorzi export sono più attivi nel tuo settore? Scrivici, ti aiutiamo a trovare la soluzione migliore per la tua impresa. 📌#ExportConsortile #PMIExport #Internazionalizzazione #ConsorziExport #CollaborazionePMI #StrategieExport #BusinessEstero #CrescitaPMI #ExportItalia
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  • Il ruolo dei certificati di origine nel commercio elettronico globale

    Nel mio percorso di supporto alle PMI italiane che vendono online all’estero, ho compreso quanto i certificati di origine siano un elemento chiave per facilitare le operazioni di commercio internazionale e rafforzare la fiducia dei clienti.

    1. Cosa sono i certificati di origine

    I certificati di origine sono documenti ufficiali che attestano il paese in cui un prodotto è stato fabbricato o assemblato. Per me, questi certificati rappresentano una garanzia di trasparenza e autenticità, elementi fondamentali nel commercio globale.

    2. Importanza per le dogane e la normativa

    Quando spedisco prodotti all’estero, so che i certificati di origine facilitano le procedure doganali, velocizzano lo sdoganamento e possono permettere di beneficiare di accordi commerciali preferenziali, come tariffe doganali ridotte o esenzioni. Questo incide direttamente su tempi di consegna e costi.

    3. Valore nel marketing e nel branding

    Oltre all’aspetto burocratico, ritengo che il certificato di origine sia un potente strumento di marketing, soprattutto per i prodotti “Made in Italy”. Comunicare ai clienti esteri l’origine italiana dei prodotti aiuta a valorizzare qualità, tradizione e artigianalità, elementi molto apprezzati nei mercati internazionali.

    4. Come ottenere i certificati di origine

    In Italia, i certificati di origine sono rilasciati dalle Camere di Commercio. Io consiglio sempre di avviare la procedura con anticipo e di mantenere tutta la documentazione in ordine per evitare ritardi.

    5. Sfide e attenzione alla correttezza

    È importante che il certificato di origine sia accurato e corrisponda esattamente alla realtà produttiva. Un errore può causare sanzioni o problemi con le autorità doganali. Per questo, dedico sempre particolare cura a questo aspetto.

    In conclusione, i certificati di origine sono molto più di un semplice documento burocratico: sono un fattore strategico che può facilitare le vendite internazionali e valorizzare il brand. Nel mio lavoro con le PMI italiane, insisto spesso sull’importanza di gestirli correttamente.

    #CertificatiDiOrigine #CommercioElettronicoGlobale #ExportItalia #MadeInItaly #PMIItalia #ExportDigitale
    Il ruolo dei certificati di origine nel commercio elettronico globale Nel mio percorso di supporto alle PMI italiane che vendono online all’estero, ho compreso quanto i certificati di origine siano un elemento chiave per facilitare le operazioni di commercio internazionale e rafforzare la fiducia dei clienti. 1. Cosa sono i certificati di origine I certificati di origine sono documenti ufficiali che attestano il paese in cui un prodotto è stato fabbricato o assemblato. Per me, questi certificati rappresentano una garanzia di trasparenza e autenticità, elementi fondamentali nel commercio globale. 2. Importanza per le dogane e la normativa Quando spedisco prodotti all’estero, so che i certificati di origine facilitano le procedure doganali, velocizzano lo sdoganamento e possono permettere di beneficiare di accordi commerciali preferenziali, come tariffe doganali ridotte o esenzioni. Questo incide direttamente su tempi di consegna e costi. 3. Valore nel marketing e nel branding Oltre all’aspetto burocratico, ritengo che il certificato di origine sia un potente strumento di marketing, soprattutto per i prodotti “Made in Italy”. Comunicare ai clienti esteri l’origine italiana dei prodotti aiuta a valorizzare qualità, tradizione e artigianalità, elementi molto apprezzati nei mercati internazionali. 4. Come ottenere i certificati di origine In Italia, i certificati di origine sono rilasciati dalle Camere di Commercio. Io consiglio sempre di avviare la procedura con anticipo e di mantenere tutta la documentazione in ordine per evitare ritardi. 5. Sfide e attenzione alla correttezza È importante che il certificato di origine sia accurato e corrisponda esattamente alla realtà produttiva. Un errore può causare sanzioni o problemi con le autorità doganali. Per questo, dedico sempre particolare cura a questo aspetto. In conclusione, i certificati di origine sono molto più di un semplice documento burocratico: sono un fattore strategico che può facilitare le vendite internazionali e valorizzare il brand. Nel mio lavoro con le PMI italiane, insisto spesso sull’importanza di gestirli correttamente. #CertificatiDiOrigine #CommercioElettronicoGlobale #ExportItalia #MadeInItaly #PMIItalia #ExportDigitale
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  • I mercati più promettenti per le PMI italiane nel 2025

    Noi di Impresa.biz lavoriamo ogni giorno per aiutare le piccole e medie imprese italiane a crescere, innovare ed espandersi. In un contesto globale in continua evoluzione, conoscere i mercati più promettenti per l’export e l’internazionalizzazione è fondamentale. Per questo motivo abbiamo analizzato tendenze, dati economici e scenari geopolitici per individuare le aree geografiche su cui puntare nel 2025.

    1. Emirati Arabi Uniti e Golfo Persico: lusso, innovazione e sostenibilità
    I Paesi del Golfo continuano a investire in diversificazione economica, smart city, turismo e tecnologie green. Per le PMI italiane del design, del food & beverage, della moda e delle tecnologie ambientali, questa area rappresenta un’opportunità concreta.
    Cosa può funzionare: prodotti di alta gamma, tecnologie per la gestione delle risorse idriche, soluzioni smart per l’edilizia.

    2. India: il gigante che guarda al made in Italy
    L’India è una delle economie in più rapida crescita al mondo. La classe media è in forte espansione e cresce l’interesse per i prodotti italiani, percepiti come sinonimo di qualità, autenticità e stile.
    Settori strategici: agroalimentare, macchinari industriali, tecnologie per la salute, formazione professionale.

    3. Africa Sub-sahariana: sfide e opportunità
    Nonostante le difficoltà strutturali, alcuni Paesi africani (come Kenya, Ruanda e Nigeria) stanno mostrando segnali concreti di sviluppo. Le PMI italiane possono giocare un ruolo chiave nella transizione energetica, nelle infrastrutture leggere e nell’agritech.
    Occhio alle partnership locali e alle opportunità offerte da progetti europei di cooperazione.

    4. Stati Uniti: sempre una certezza, ma con più digitale
    Gli USA restano un mercato fondamentale, soprattutto per le PMI che innovano nel digitale, nella sostenibilità e nei settori ad alto valore aggiunto. L’e-commerce B2B, in particolare, può essere una porta d’ingresso più accessibile di quanto si pensi.
    Focus su: software, prodotti bio, medicale, arredamento di design.

    5. Sud-Est Asiatico: Thailandia, Vietnam e Indonesia
    In questa macro-area cresce la domanda di tecnologie, beni di consumo di fascia media-alta e formazione. Le nostre PMI hanno tutte le carte in regola per portare valore aggiunto in questi mercati emergenti.
    Un consiglio: considerare l’approccio “hub & spoke” usando Singapore come base operativa.

    Il 2025 sarà un anno decisivo per molte PMI italiane. I mercati internazionali offrono opportunità, ma richiedono preparazione, strategie digitali e la capacità di adattarsi a contesti diversi. Noi di Impresa.biz continueremo a fornire strumenti, analisi e ispirazioni per accompagnare le imprese italiane nella loro crescita globale.

    #PMI #Internazionalizzazione #MercatiEsteri2025 #MadeInItaly #ExportItaliano #BusinessInternazionale #ImpreseItaliane #Impresabiz

    I mercati più promettenti per le PMI italiane nel 2025 Noi di Impresa.biz lavoriamo ogni giorno per aiutare le piccole e medie imprese italiane a crescere, innovare ed espandersi. In un contesto globale in continua evoluzione, conoscere i mercati più promettenti per l’export e l’internazionalizzazione è fondamentale. Per questo motivo abbiamo analizzato tendenze, dati economici e scenari geopolitici per individuare le aree geografiche su cui puntare nel 2025. 1. Emirati Arabi Uniti e Golfo Persico: lusso, innovazione e sostenibilità I Paesi del Golfo continuano a investire in diversificazione economica, smart city, turismo e tecnologie green. Per le PMI italiane del design, del food & beverage, della moda e delle tecnologie ambientali, questa area rappresenta un’opportunità concreta. ➡️ Cosa può funzionare: prodotti di alta gamma, tecnologie per la gestione delle risorse idriche, soluzioni smart per l’edilizia. 2. India: il gigante che guarda al made in Italy L’India è una delle economie in più rapida crescita al mondo. La classe media è in forte espansione e cresce l’interesse per i prodotti italiani, percepiti come sinonimo di qualità, autenticità e stile. ➡️ Settori strategici: agroalimentare, macchinari industriali, tecnologie per la salute, formazione professionale. 3. Africa Sub-sahariana: sfide e opportunità Nonostante le difficoltà strutturali, alcuni Paesi africani (come Kenya, Ruanda e Nigeria) stanno mostrando segnali concreti di sviluppo. Le PMI italiane possono giocare un ruolo chiave nella transizione energetica, nelle infrastrutture leggere e nell’agritech. ➡️ Occhio alle partnership locali e alle opportunità offerte da progetti europei di cooperazione. 4. Stati Uniti: sempre una certezza, ma con più digitale Gli USA restano un mercato fondamentale, soprattutto per le PMI che innovano nel digitale, nella sostenibilità e nei settori ad alto valore aggiunto. L’e-commerce B2B, in particolare, può essere una porta d’ingresso più accessibile di quanto si pensi. ➡️ Focus su: software, prodotti bio, medicale, arredamento di design. 5. Sud-Est Asiatico: Thailandia, Vietnam e Indonesia In questa macro-area cresce la domanda di tecnologie, beni di consumo di fascia media-alta e formazione. Le nostre PMI hanno tutte le carte in regola per portare valore aggiunto in questi mercati emergenti. ➡️ Un consiglio: considerare l’approccio “hub & spoke” usando Singapore come base operativa. Il 2025 sarà un anno decisivo per molte PMI italiane. I mercati internazionali offrono opportunità, ma richiedono preparazione, strategie digitali e la capacità di adattarsi a contesti diversi. Noi di Impresa.biz continueremo a fornire strumenti, analisi e ispirazioni per accompagnare le imprese italiane nella loro crescita globale. 🌍 #PMI #Internazionalizzazione #MercatiEsteri2025 #MadeInItaly #ExportItaliano #BusinessInternazionale #ImpreseItaliane #Impresabiz
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  • Le Assicurazioni Commerciali per Proteggere l’Export e l’Import

    Quando abbiamo deciso di puntare seriamente sull’estero, ci siamo presto resi conto che vendere o acquistare fuori dai confini nazionali non è privo di rischi.
    Ritardi nei pagamenti, insolvenze, problemi doganali, danni alla merce: tutto può succedere quando si lavora con partner e sistemi normativi diversi.
    Ecco perché, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a utilizzare assicurazioni commerciali come strumento di protezione. In questo articolo condividiamo cosa abbiamo imparato, quali coperture abbiamo scelto e perché oggi non le consideriamo più un costo, ma un investimento.

    1. Perché assicurare le operazioni commerciali internazionali
    Quando esporti o importi, soprattutto con clienti nuovi o mercati ad alto rischio, ti esponi a rischi di credito e operativi difficili da controllare.
    Noi abbiamo vissuto in prima persona un ritardo di pagamento di 120 giorni che ha messo sotto pressione il nostro flusso di cassa.

    Dopo quell’episodio, abbiamo deciso che serviva uno scudo contro l’imprevisto.

    2. Le principali polizze che utilizziamo
    Assicurazione del credito commerciale
    Ci tutela in caso di insolvenza da parte del cliente estero (per fallimento, difficoltà finanziarie, inadempienze prolungate).
    In Italia, ci siamo affidati a operatori come SACE, ma anche a compagnie internazionali specializzate.
    Assicurazione sul trasporto merci
    Fondamentale per coprire danni, furti o perdite durante il trasporto, specie quando la merce viaggia via nave, aereo o attraversa più dogane.
    Polizze contro il rischio politico
    Se operi in Paesi instabili, puoi assicurarti contro eventi come guerre civili, confische o restrizioni valutarie. Noi l’abbiamo attivata in un progetto in Africa subsahariana.

    3. Come scegliamo la copertura giusta
    -Analizziamo il Paese di destinazione
    -Valutiamo la storia del cliente e i suoi pagamenti precedenti
    -Usiamo limiti di esposizione per area geografica
    -Lavoriamo con un broker assicurativo specializzato in export
    Questi passaggi ci aiutano a decidere quanto coprire e con quali strumenti, senza esagerare nei costi.

    4. I vantaggi concreti per il nostro business
    Da quando abbiamo introdotto queste assicurazioni:
    -Abbiamo potuto offrire condizioni di pagamento più competitive ai clienti, senza temere insoluti
    -Abbiamo ridotto drasticamente il rischio operativo
    -Abbiamo migliorato la relazione con le banche, che vedono più solidi i nostri crediti esteri

    Il nostro consiglio
    Se fai export o import, proteggiti prima. Le assicurazioni commerciali non sono un lusso: sono uno strumento strategico per crescere in sicurezza.
    Parlane con un esperto e scegli le coperture adatte alla tua impresa.

    #ExportSicuro #AssicurazioniCommerciali #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PMI #GestioneDelRischio #ImportExport #AssicurazioneCredito #SACE #ExportItalia #BusinessGlobale

    Le Assicurazioni Commerciali per Proteggere l’Export e l’Import Quando abbiamo deciso di puntare seriamente sull’estero, ci siamo presto resi conto che vendere o acquistare fuori dai confini nazionali non è privo di rischi. Ritardi nei pagamenti, insolvenze, problemi doganali, danni alla merce: tutto può succedere quando si lavora con partner e sistemi normativi diversi. Ecco perché, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a utilizzare assicurazioni commerciali come strumento di protezione. In questo articolo condividiamo cosa abbiamo imparato, quali coperture abbiamo scelto e perché oggi non le consideriamo più un costo, ma un investimento. 1. Perché assicurare le operazioni commerciali internazionali Quando esporti o importi, soprattutto con clienti nuovi o mercati ad alto rischio, ti esponi a rischi di credito e operativi difficili da controllare. Noi abbiamo vissuto in prima persona un ritardo di pagamento di 120 giorni che ha messo sotto pressione il nostro flusso di cassa. Dopo quell’episodio, abbiamo deciso che serviva uno scudo contro l’imprevisto. 2. Le principali polizze che utilizziamo ✅ Assicurazione del credito commerciale Ci tutela in caso di insolvenza da parte del cliente estero (per fallimento, difficoltà finanziarie, inadempienze prolungate). In Italia, ci siamo affidati a operatori come SACE, ma anche a compagnie internazionali specializzate. ✅ Assicurazione sul trasporto merci Fondamentale per coprire danni, furti o perdite durante il trasporto, specie quando la merce viaggia via nave, aereo o attraversa più dogane. ✅ Polizze contro il rischio politico Se operi in Paesi instabili, puoi assicurarti contro eventi come guerre civili, confische o restrizioni valutarie. Noi l’abbiamo attivata in un progetto in Africa subsahariana. 3. Come scegliamo la copertura giusta -Analizziamo il Paese di destinazione -Valutiamo la storia del cliente e i suoi pagamenti precedenti -Usiamo limiti di esposizione per area geografica -Lavoriamo con un broker assicurativo specializzato in export Questi passaggi ci aiutano a decidere quanto coprire e con quali strumenti, senza esagerare nei costi. 4. I vantaggi concreti per il nostro business Da quando abbiamo introdotto queste assicurazioni: -Abbiamo potuto offrire condizioni di pagamento più competitive ai clienti, senza temere insoluti -Abbiamo ridotto drasticamente il rischio operativo -Abbiamo migliorato la relazione con le banche, che vedono più solidi i nostri crediti esteri Il nostro consiglio Se fai export o import, proteggiti prima. Le assicurazioni commerciali non sono un lusso: sono uno strumento strategico per crescere in sicurezza. Parlane con un esperto e scegli le coperture adatte alla tua impresa. #ExportSicuro #AssicurazioniCommerciali #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PMI #GestioneDelRischio #ImportExport #AssicurazioneCredito #SACE #ExportItalia #BusinessGlobale
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  • Rischi e Opportunità di Cambio Valutario nelle Operazioni Internazionali

    Quando abbiamo cominciato a operare sui mercati esteri, uno degli aspetti che abbiamo sottovalutato inizialmente è stato il rischio di cambio.
    Fare affari in valute diverse dall’euro può creare margini inaspettati, ma anche perdite se non si adottano le giuste precauzioni. Oggi, dopo anni di esperienza, possiamo dire con certezza: gestire il cambio è una competenza strategica per l’internazionalizzazione.
    Ecco cosa abbiamo imparato sul campo — tra rischi, opportunità e strumenti utili per proteggere il business.

    1. Il rischio di cambio: di cosa si tratta
    Quando vendiamo o compriamo in una valuta diversa dalla nostra, siamo esposti a fluttuazioni che possono incidere direttamente sui ricavi o sui costi.
    Ad esempio, se vendiamo in dollari e il dollaro si indebolisce, incasseremo meno euro del previsto. Il contrario può essere un’opportunità.

    2. Quando ci siamo accorti del problema
    All’inizio non ci pensavamo troppo: un pagamento in dollari era pur sempre un’entrata.
    Ma con l’aumento dei volumi e la variabilità dei mercati (soprattutto in tempi incerti), ci siamo trovati ad avere perdite non previste, causate solo dal tasso di cambio. È lì che abbiamo capito l’importanza di una strategia.

    3. Le opportunità (se sai come gestirle)
    Il cambio può diventare anche un vantaggio competitivo.
    In alcuni momenti favorevoli, abbiamo visto crescere i nostri margini semplicemente grazie al rafforzamento dell’euro rispetto a valute con cui acquistavamo materie prime o servizi.
    Ma serve una pianificazione accurata per non lasciare tutto al caso.

    4. Come ci proteggiamo oggi
    Abbiamo adottato una serie di strumenti e pratiche per ridurre il rischio di cambio:
    -Coperture valutarie (hedging) tramite contratti forward con le banche
    -Fatturazione in euro dove possibile
    -Diversificazione dei mercati per non dipendere da una sola valuta
    -Monitoraggio costante dei tassi di cambio e scenari macroeconomici
    -Collaborazione con un consulente finanziario specializzato in export

    5. Il nostro consiglio
    Non aspettare che il rischio di cambio colpisca il tuo margine operativo.
    Affrontalo con consapevolezza e strumenti adeguati. Anche una PMI può strutturare una strategia di gestione valutaria efficace, con costi accessibili e grande impatto sui risultati.

    #CambioValutario #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #GestioneDelRischio #PMI #EsportareSicuri #Hedging #ExportItalia #FinanzaInternazionale #FatturazioneEstera

    Rischi e Opportunità di Cambio Valutario nelle Operazioni Internazionali Quando abbiamo cominciato a operare sui mercati esteri, uno degli aspetti che abbiamo sottovalutato inizialmente è stato il rischio di cambio. Fare affari in valute diverse dall’euro può creare margini inaspettati, ma anche perdite se non si adottano le giuste precauzioni. Oggi, dopo anni di esperienza, possiamo dire con certezza: gestire il cambio è una competenza strategica per l’internazionalizzazione. Ecco cosa abbiamo imparato sul campo — tra rischi, opportunità e strumenti utili per proteggere il business. 1. Il rischio di cambio: di cosa si tratta Quando vendiamo o compriamo in una valuta diversa dalla nostra, siamo esposti a fluttuazioni che possono incidere direttamente sui ricavi o sui costi. Ad esempio, se vendiamo in dollari e il dollaro si indebolisce, incasseremo meno euro del previsto. Il contrario può essere un’opportunità. 2. Quando ci siamo accorti del problema All’inizio non ci pensavamo troppo: un pagamento in dollari era pur sempre un’entrata. Ma con l’aumento dei volumi e la variabilità dei mercati (soprattutto in tempi incerti), ci siamo trovati ad avere perdite non previste, causate solo dal tasso di cambio. È lì che abbiamo capito l’importanza di una strategia. 3. Le opportunità (se sai come gestirle) Il cambio può diventare anche un vantaggio competitivo. In alcuni momenti favorevoli, abbiamo visto crescere i nostri margini semplicemente grazie al rafforzamento dell’euro rispetto a valute con cui acquistavamo materie prime o servizi. Ma serve una pianificazione accurata per non lasciare tutto al caso. 4. Come ci proteggiamo oggi Abbiamo adottato una serie di strumenti e pratiche per ridurre il rischio di cambio: -Coperture valutarie (hedging) tramite contratti forward con le banche -Fatturazione in euro dove possibile -Diversificazione dei mercati per non dipendere da una sola valuta -Monitoraggio costante dei tassi di cambio e scenari macroeconomici -Collaborazione con un consulente finanziario specializzato in export 5. Il nostro consiglio Non aspettare che il rischio di cambio colpisca il tuo margine operativo. Affrontalo con consapevolezza e strumenti adeguati. Anche una PMI può strutturare una strategia di gestione valutaria efficace, con costi accessibili e grande impatto sui risultati. #CambioValutario #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #GestioneDelRischio #PMI #EsportareSicuri #Hedging #ExportItalia #FinanzaInternazionale #FatturazioneEstera
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  • Finanziamenti e Incentivi per l’Internazionalizzazione delle PMI Italiane

    Uno degli ostacoli principali che abbiamo incontrato quando abbiamo deciso di portare la nostra impresa oltre i confini italiani è stato capire come finanziare l’internazionalizzazione.
    Espandersi all’estero richiede investimenti importanti — in marketing, logistica, formazione, consulenze e tecnologia. Fortunatamente, esistono strumenti dedicati alle PMI che vogliono crescere sui mercati internazionali.

    In questo articolo vogliamo condividere con voi la nostra esperienza diretta con bandi, contributi e finanziamenti pubblici che possono fare davvero la differenza.

    1. SIMEST: il nostro alleato più prezioso
    Uno dei primi strumenti che abbiamo utilizzato è stato il supporto di SIMEST, che offre finanziamenti agevolati (e in parte a fondo perduto) per attività legate all’internazionalizzazione, come:
    -Partecipazione a fiere internazionali
    -Apertura di sedi o negozi all’estero
    -Sviluppo di e-commerce per mercati esteri
    -Temporary export manager
    Il processo non è sempre semplice, ma ne è valsa la pena: ci ha permesso di partire con basi solide.

    2. Bandi regionali e Camera di Commercio
    Ogni Regione italiana pubblica bandi a sostegno dell’export, spesso con contributi a fondo perduto per spese promozionali, traduzioni, certificazioni, missioni commerciali.
    Anche le Camere di Commercio offrono voucher per digitalizzazione e fiere internazionali, strumenti che abbiamo sfruttato in più occasioni per testare nuovi mercati con costi ridotti.

    3. Fondi europei: COSME e Horizon Europe
    A livello europeo esistono programmi come COSME, destinato alle PMI, e Horizon Europe, più orientato all’innovazione.
    Abbiamo valutato anche questi canali, in collaborazione con enti di consulenza, soprattutto per progetti con un alto contenuto tecnologico o strategico.

    4. Crediti d’imposta e incentivi fiscali
    Oltre ai contributi diretti, abbiamo approfittato di agevolazioni fiscali su spese per digitalizzazione, formazione e investimenti in innovazione utili all’internazionalizzazione.
    Consultare un commercialista esperto in bandi ci ha aiutato a non lasciare nulla di intentato.

    Il nostro consiglio
    Non aspettare di avere budget elevati: ci sono risorse già disponibili per chi vuole crescere all’estero.
    Basta sapere dove guardare, muoversi per tempo e — se serve — farsi affiancare da chi conosce bene il settore.

    #Internazionalizzazione #FinanziamentiPMI #ExportItalia #ImpresaBiz #BandiPubblici #SIMEST #VoucherInternazionalizzazione #MadeInItaly #PMI #EspansioneEstera #BusinessGlobale

    Finanziamenti e Incentivi per l’Internazionalizzazione delle PMI Italiane Uno degli ostacoli principali che abbiamo incontrato quando abbiamo deciso di portare la nostra impresa oltre i confini italiani è stato capire come finanziare l’internazionalizzazione. Espandersi all’estero richiede investimenti importanti — in marketing, logistica, formazione, consulenze e tecnologia. Fortunatamente, esistono strumenti dedicati alle PMI che vogliono crescere sui mercati internazionali. In questo articolo vogliamo condividere con voi la nostra esperienza diretta con bandi, contributi e finanziamenti pubblici che possono fare davvero la differenza. 1. SIMEST: il nostro alleato più prezioso Uno dei primi strumenti che abbiamo utilizzato è stato il supporto di SIMEST, che offre finanziamenti agevolati (e in parte a fondo perduto) per attività legate all’internazionalizzazione, come: -Partecipazione a fiere internazionali -Apertura di sedi o negozi all’estero -Sviluppo di e-commerce per mercati esteri -Temporary export manager Il processo non è sempre semplice, ma ne è valsa la pena: ci ha permesso di partire con basi solide. 2. Bandi regionali e Camera di Commercio Ogni Regione italiana pubblica bandi a sostegno dell’export, spesso con contributi a fondo perduto per spese promozionali, traduzioni, certificazioni, missioni commerciali. Anche le Camere di Commercio offrono voucher per digitalizzazione e fiere internazionali, strumenti che abbiamo sfruttato in più occasioni per testare nuovi mercati con costi ridotti. 3. Fondi europei: COSME e Horizon Europe A livello europeo esistono programmi come COSME, destinato alle PMI, e Horizon Europe, più orientato all’innovazione. Abbiamo valutato anche questi canali, in collaborazione con enti di consulenza, soprattutto per progetti con un alto contenuto tecnologico o strategico. 4. Crediti d’imposta e incentivi fiscali Oltre ai contributi diretti, abbiamo approfittato di agevolazioni fiscali su spese per digitalizzazione, formazione e investimenti in innovazione utili all’internazionalizzazione. Consultare un commercialista esperto in bandi ci ha aiutato a non lasciare nulla di intentato. Il nostro consiglio Non aspettare di avere budget elevati: ci sono risorse già disponibili per chi vuole crescere all’estero. Basta sapere dove guardare, muoversi per tempo e — se serve — farsi affiancare da chi conosce bene il settore. #Internazionalizzazione #FinanziamentiPMI #ExportItalia #ImpresaBiz #BandiPubblici #SIMEST #VoucherInternazionalizzazione #MadeInItaly #PMI #EspansioneEstera #BusinessGlobale
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  • Dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms 2020: cosa devono sapere le aziende esportatrici

    Nel 2025, esportare significa affrontare un sistema complesso ma ricco di opportunità. Le aziende italiane che operano con l’estero – in particolare nell’Unione Europea – devono tenere sotto controllo tre elementi chiave per operare in modo sicuro e fiscalmente corretto: dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms.
    Noi di impresa.biz, affianchiamo ogni giorno imprese manifatturiere, commerciali e artigiane nella gestione operativa e strategica delle esportazioni, e sappiamo bene quanto errori anche piccoli su questi temi possano trasformarsi in sanzioni, blocchi doganali o perdita di agevolazioni fiscali.

    1. Dogane: più che un passaggio obbligato, un punto strategico
    Le dogane non sono solo un cancello da attraversare.
    Nel nostro lavoro, le consideriamo una leva competitiva, perché:

    Consentono l’accesso a regimi preferenziali (es. EUR1, origine preferenziale)
    Offrono la possibilità di utilizzare depositi doganali per gestire la logistica e il cash flow
    Permettono di semplificare le dichiarazioni tramite REX, AEO o rappresentanza indiretta

    Molte imprese non sono consapevoli della documentazione doganale necessaria, né del rischio di perdere il beneficio dell’“esportazione non imponibile” se la prova dell’uscita delle merci non è completa.

    2. IVA intracomunitaria: attenzione a documenti, tempi e codice cliente
    Le operazioni intracomunitarie possono sembrare più semplici delle esportazioni extra-UE, ma sono sottoposte a controlli rigorosi.

    Per applicare correttamente il regime di non imponibilità IVA, l’azienda deve:
    -Verificare che il cliente sia registrato al VIES (Sistema elettronico per lo scambio di informazioni IVA)
    -Dimostrare che i beni sono effettivamente spediti in un altro Stato UE (documenti di trasporto firmati, CMR, prove alternative)
    -Emettere fattura senza IVA e riportare il numero identificativo del cliente estero
    -Errori o mancanze nella documentazione possono far scattare l'obbligo di versare l’IVA in Italia con sanzioni.

    3. Incoterms 2020: non sono solo clausole di consegna
    Molte imprese usano gli Incoterms senza conoscerne davvero le implicazioni legali, fiscali e assicurative.

    Gli Incoterms (International Commercial Terms) definiscono:
    -Chi sostiene i costi di trasporto e assicurazione
    -Chi si occupa delle formalità doganali (export/import)
    -Quando e dove avviene il trasferimento del rischio

    Ad esempio:
    -Con EXW (Ex Works), la responsabilità e i costi passano al cliente subito: è rischioso per l’exporter, soprattutto per dimostrare l’uscita delle merci ai fini IVA.
    -Con DAP o DDP, l’azienda esportatrice potrebbe essere obbligata a registrarsi fiscalmente nel Paese di destinazione, se assume l’onere dell’importazione.

    Noi consigliamo sempre di analizzare Incoterms, trasporti e flussi documentali in modo integrato, per evitare incongruenze tra contratto commerciale, pratica doganale e trattamento fiscale.

    Il nostro metodo per supportare gli esportatori
    Noi di impresa.biz offriamo consulenza completa per la gestione dell’export, che integra aspetti fiscali, logistici e legali:

    🗂 Analisi personalizzata dei flussi di vendita UE ed extra-UE
    Verifica e ottimizzazione degli Incoterms utilizzati nei contratti
    Controllo della corretta applicazione del regime IVA intracomunitario
    Supporto nelle procedure doganali e nella gestione dei documenti di esportazione
    Assistenza in caso di controlli o contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate o delle Dogane

    La tua azienda esporta beni o servizi? Vuoi evitare errori e ottimizzare la gestione doganale e fiscale delle tue operazioni?
    Contattaci: possiamo aiutarti a strutturare le tue esportazioni in modo sicuro, documentato e fiscalmente efficiente.

    #Dogane2025 #IVAIntracomunitaria #Incoterms2020 #ExportSicuro #InternazionalizzazionePMI #CommercioEstero #ExportItalia #ImpresaBiz #DocumentiDoganali #FatturazioneEstera #ControlliIVA
    Dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms 2020: cosa devono sapere le aziende esportatrici Nel 2025, esportare significa affrontare un sistema complesso ma ricco di opportunità. Le aziende italiane che operano con l’estero – in particolare nell’Unione Europea – devono tenere sotto controllo tre elementi chiave per operare in modo sicuro e fiscalmente corretto: dogane, IVA intracomunitaria e regole Incoterms. Noi di impresa.biz, affianchiamo ogni giorno imprese manifatturiere, commerciali e artigiane nella gestione operativa e strategica delle esportazioni, e sappiamo bene quanto errori anche piccoli su questi temi possano trasformarsi in sanzioni, blocchi doganali o perdita di agevolazioni fiscali. 1. Dogane: più che un passaggio obbligato, un punto strategico Le dogane non sono solo un cancello da attraversare. Nel nostro lavoro, le consideriamo una leva competitiva, perché: ✅ Consentono l’accesso a regimi preferenziali (es. EUR1, origine preferenziale) ✅ Offrono la possibilità di utilizzare depositi doganali per gestire la logistica e il cash flow ✅ Permettono di semplificare le dichiarazioni tramite REX, AEO o rappresentanza indiretta Molte imprese non sono consapevoli della documentazione doganale necessaria, né del rischio di perdere il beneficio dell’“esportazione non imponibile” se la prova dell’uscita delle merci non è completa. 2. IVA intracomunitaria: attenzione a documenti, tempi e codice cliente Le operazioni intracomunitarie possono sembrare più semplici delle esportazioni extra-UE, ma sono sottoposte a controlli rigorosi. Per applicare correttamente il regime di non imponibilità IVA, l’azienda deve: -Verificare che il cliente sia registrato al VIES (Sistema elettronico per lo scambio di informazioni IVA) -Dimostrare che i beni sono effettivamente spediti in un altro Stato UE (documenti di trasporto firmati, CMR, prove alternative) -Emettere fattura senza IVA e riportare il numero identificativo del cliente estero -Errori o mancanze nella documentazione possono far scattare l'obbligo di versare l’IVA in Italia con sanzioni. 3. Incoterms 2020: non sono solo clausole di consegna Molte imprese usano gli Incoterms senza conoscerne davvero le implicazioni legali, fiscali e assicurative. Gli Incoterms (International Commercial Terms) definiscono: -Chi sostiene i costi di trasporto e assicurazione -Chi si occupa delle formalità doganali (export/import) -Quando e dove avviene il trasferimento del rischio Ad esempio: -Con EXW (Ex Works), la responsabilità e i costi passano al cliente subito: è rischioso per l’exporter, soprattutto per dimostrare l’uscita delle merci ai fini IVA. -Con DAP o DDP, l’azienda esportatrice potrebbe essere obbligata a registrarsi fiscalmente nel Paese di destinazione, se assume l’onere dell’importazione. Noi consigliamo sempre di analizzare Incoterms, trasporti e flussi documentali in modo integrato, per evitare incongruenze tra contratto commerciale, pratica doganale e trattamento fiscale. Il nostro metodo per supportare gli esportatori Noi di impresa.biz offriamo consulenza completa per la gestione dell’export, che integra aspetti fiscali, logistici e legali: 🗂 Analisi personalizzata dei flussi di vendita UE ed extra-UE 📦 Verifica e ottimizzazione degli Incoterms utilizzati nei contratti 📊 Controllo della corretta applicazione del regime IVA intracomunitario 📁 Supporto nelle procedure doganali e nella gestione dei documenti di esportazione 🔍 Assistenza in caso di controlli o contestazioni da parte dell’Agenzia delle Entrate o delle Dogane 📌 La tua azienda esporta beni o servizi? Vuoi evitare errori e ottimizzare la gestione doganale e fiscale delle tue operazioni? Contattaci: possiamo aiutarti a strutturare le tue esportazioni in modo sicuro, documentato e fiscalmente efficiente. #Dogane2025 #IVAIntracomunitaria #Incoterms2020 #ExportSicuro #InternazionalizzazionePMI #CommercioEstero #ExportItalia #ImpresaBiz #DocumentiDoganali #FatturazioneEstera #ControlliIVA
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  • Temporary Export Manager: come funziona e perché è utile anche alle microimprese

    Nel 2025, l’export continua a rappresentare una delle principali leve di crescita per le imprese italiane, anche le più piccole.
    Tuttavia, molte micro e piccole imprese non dispongono internamente delle competenze e risorse necessarie per affrontare i mercati esteri con metodo e continuità.

    Noi di impresa.biz, da anni impegnati nell’internazionalizzazione delle PMI, riteniamo che uno degli strumenti più efficaci, flessibili e concreti per avviare (o rilanciare) un progetto di export sia la figura del Temporary Export Manager (TEM).

    Chi è il Temporary Export Manager
    Il Temporary Export Manager è un professionista o consulente specializzato nei processi di internazionalizzazione, inserito temporaneamente in azienda per:

    Analizzare i mercati esteri più adatti
    Definire una strategia di ingresso o sviluppo
    Costruire un piano operativo export (canali, pricing, fiere, distributori)
    Gestire contatti con buyer, clienti, partner internazionali
    Supportare la parte logistica, contrattuale e doganale

    A differenza di un export manager assunto a tempo pieno, il TEM lavora a progetto, con durata e obiettivi precisi, spesso finanziabili con bandi regionali o fondi SIMEST.

    Perché anche una microimpresa può beneficiarne
    Nel nostro lavoro quotidiano, vediamo troppe microimprese convinte che “non è il momento” per pensare all’export.
    La verità è che oggi esportare è possibile anche con pochi prodotti e risorse limitate, se si parte con un approccio mirato, professionale e realistico.

    Il TEM è ideale per realtà di piccole dimensioni perché:
    -Porta esperienza immediatamente operativa, senza costi fissi a lungo termine
    -Costruisce processi esportabili che restano in azienda
    -Aiuta a evitare errori costosi nei primi approcci ai mercati esteri
    -Può essere finanziato fino al 100% da bandi regionali o da Invitalia/SIMEST
    -Consente di testare un mercato senza assumere personale in via definitiva

    Come funziona il servizio TEM con impresa.biz
    Noi di impresa.biz offriamo un servizio TEM flessibile, su misura per le micro e piccole imprese, in particolare nei settori agroalimentare, manifatturiero, artigianale, moda, design, meccanica e servizi innovativi.

    Ecco il nostro approccio:
    -Analisi del potenziale export dell’azienda
    -Individuazione mercati e canali più promettenti
    -Piano export personalizzato con obiettivi misurabili
    -Incarico operativo TEM (da 3 a 12 mesi), anche in modalità “part-time”

    Assistenza nella partecipazione a bandi e contributi pubblici

    Sei una micro o piccola impresa e vuoi iniziare a vendere all’estero senza fare salti nel buio?
    Contattaci: possiamo affiancarti con un Temporary Export Manager esperto, flessibile e orientato ai risultati.

    #ExportManager #TemporaryExportManager #InternazionalizzazionePMI #Microimpresa #ExportItalia #PianoExport #Internazionalizzazione #ImpresaBiz
    Temporary Export Manager: come funziona e perché è utile anche alle microimprese Nel 2025, l’export continua a rappresentare una delle principali leve di crescita per le imprese italiane, anche le più piccole. Tuttavia, molte micro e piccole imprese non dispongono internamente delle competenze e risorse necessarie per affrontare i mercati esteri con metodo e continuità. Noi di impresa.biz, da anni impegnati nell’internazionalizzazione delle PMI, riteniamo che uno degli strumenti più efficaci, flessibili e concreti per avviare (o rilanciare) un progetto di export sia la figura del Temporary Export Manager (TEM). Chi è il Temporary Export Manager Il Temporary Export Manager è un professionista o consulente specializzato nei processi di internazionalizzazione, inserito temporaneamente in azienda per: ✅ Analizzare i mercati esteri più adatti ✅ Definire una strategia di ingresso o sviluppo ✅ Costruire un piano operativo export (canali, pricing, fiere, distributori) ✅ Gestire contatti con buyer, clienti, partner internazionali ✅ Supportare la parte logistica, contrattuale e doganale A differenza di un export manager assunto a tempo pieno, il TEM lavora a progetto, con durata e obiettivi precisi, spesso finanziabili con bandi regionali o fondi SIMEST. Perché anche una microimpresa può beneficiarne Nel nostro lavoro quotidiano, vediamo troppe microimprese convinte che “non è il momento” per pensare all’export. La verità è che oggi esportare è possibile anche con pochi prodotti e risorse limitate, se si parte con un approccio mirato, professionale e realistico. Il TEM è ideale per realtà di piccole dimensioni perché: -Porta esperienza immediatamente operativa, senza costi fissi a lungo termine -Costruisce processi esportabili che restano in azienda -Aiuta a evitare errori costosi nei primi approcci ai mercati esteri -Può essere finanziato fino al 100% da bandi regionali o da Invitalia/SIMEST -Consente di testare un mercato senza assumere personale in via definitiva Come funziona il servizio TEM con impresa.biz Noi di impresa.biz offriamo un servizio TEM flessibile, su misura per le micro e piccole imprese, in particolare nei settori agroalimentare, manifatturiero, artigianale, moda, design, meccanica e servizi innovativi. Ecco il nostro approccio: -Analisi del potenziale export dell’azienda -Individuazione mercati e canali più promettenti -Piano export personalizzato con obiettivi misurabili -Incarico operativo TEM (da 3 a 12 mesi), anche in modalità “part-time” Assistenza nella partecipazione a bandi e contributi pubblici 📌 Sei una micro o piccola impresa e vuoi iniziare a vendere all’estero senza fare salti nel buio? Contattaci: possiamo affiancarti con un Temporary Export Manager esperto, flessibile e orientato ai risultati. #ExportManager #TemporaryExportManager #InternazionalizzazionePMI #Microimpresa #ExportItalia #PianoExport #Internazionalizzazione #ImpresaBiz
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  • Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia?

    Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta.

    Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore.

    Dove (e come) puntare oggi?
    Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni.

    1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione
    Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico.
    -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità.
    -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design.
    -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico.

    2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani
    Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita.
    -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici.
    -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica.
    -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo.

    3. Internazionalizzazione digitale
    Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per:
    -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.)
    -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate
    -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere
    -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali

    4. Valore aggiunto, non prezzo basso
    Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche:
    -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico
    -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali
    -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali

    5. Nuove forme di internazionalizzazione
    Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche:
    -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza
    -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri
    -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale
    -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani

    Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo.

    Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia.

    #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale

    Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia? Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta. Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore. Dove (e come) puntare oggi? Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni. 1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico. -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità. -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design. -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico. 2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita. -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici. -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica. -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo. 3. Internazionalizzazione digitale Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per: -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.) -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali 4. Valore aggiunto, non prezzo basso Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche: -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali 5. Nuove forme di internazionalizzazione Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche: -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo. Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia. #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale
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  • Il ruolo degli accordi internazionali e delle alleanze strategiche
    Nel contesto attuale, dove i mercati sono sempre più interconnessi e la competizione è ormai globale, le imprese non possono più permettersi di ragionare solo in ottica nazionale. L'internazionalizzazione non è più una scelta per pochi, ma una necessità per chi vuole crescere e rimanere competitivo. In questo scenario, gli accordi internazionali e le alleanze strategiche giocano un ruolo fondamentale nel creare le condizioni favorevoli per l’espansione all’estero, semplificando processi e riducendo rischi.

    Gli accordi internazionali: una cornice favorevole all’impresa
    Gli accordi internazionali, siano essi commerciali, doganali o fiscali, rappresentano uno strumento chiave per facilitare lo scambio di beni, servizi e capitali tra paesi. Penso ad esempio agli accordi di libero scambio (FTA – Free Trade Agreements), che permettono di esportare e importare a condizioni agevolate, abbattendo dazi e altre barriere tariffarie.

    Per un’impresa che vuole approcciare nuovi mercati, operare in un contesto regolato da un trattato di cooperazione può significare maggiore prevedibilità normativa, riduzione dei costi di ingresso e, spesso, anche accesso agevolato a gare pubbliche o incentivi locali. In pratica, l’impresa non parte da zero, ma può contare su un terreno parzialmente “preparato” che rende più agevole il cammino verso l’internazionalizzazione.

    Le alleanze strategiche: crescere insieme è meglio
    Se gli accordi internazionali sono il quadro normativo, le alleanze strategiche sono lo strumento operativo. Sempre più spesso, infatti, le imprese decidono di non affrontare da sole i mercati esteri, ma di collaborare con partner locali o internazionali. Le forme possono essere diverse: joint venture, accordi di distribuzione, franchising, licenze, partnership tecnologiche o produttive.

    Queste alleanze permettono di unire forze, competenze e risorse. Un partner locale, ad esempio, conosce meglio le dinamiche culturali, i gusti dei consumatori e i canali di vendita più efficaci. Dal canto suo, l’impresa straniera può portare know-how, tecnologia e capacità produttive. Il risultato? Un vantaggio competitivo per entrambe le parti, e soprattutto una riduzione dei rischi legati all’ingresso in un mercato nuovo.

    Alcuni vantaggi concreti
    Parlando da chi vive l’impresa ogni giorno, posso dire che tra i principali benefici ottenibili grazie a questi strumenti ci sono:
    -Accesso facilitato ai mercati esteri
    Gli accordi internazionali semplificano l’export e rendono più attraente l’investimento in certi paesi.
    -Riduzione dei costi
    Meno dazi, minori spese legali e normative, condivisione degli investimenti iniziali con i partner locali.
    -Maggiore capacità di adattamento
    Collaborare con chi già conosce il territorio permette di localizzare prodotti e servizi in modo più efficace.
    -Espansione più rapida
    Invece di costruire tutto da zero, le alleanze strategiche offrono accesso immediato a reti commerciali e infrastrutture già esistenti.

    La chiave è scegliere bene
    Naturalmente, non basta firmare un accordo o trovare un partner: la scelta va fatta con attenzione, valutando compatibilità strategica, solidità finanziaria, obiettivi comuni e visione a lungo termine. Le alleanze strategiche funzionano solo quando sono costruite su basi solide, dove la fiducia e la trasparenza sono centrali.

    Oggi più che mai, per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi, fare rete e sfruttare le opportunità offerte dagli accordi internazionali e dalle alleanze strategiche è essenziale. Non si tratta solo di espandere il proprio mercato, ma di farlo in modo intelligente, riducendo i rischi, ottimizzando le risorse e costruendo relazioni durature che possano portare valore nel tempo.

    #Internazionalizzazione #AccordiInternazionali #AlleanzeStrategiche #EspansioneGlobale #BusinessGlobale #CommercioEstero #ExportItalia
    Il ruolo degli accordi internazionali e delle alleanze strategiche Nel contesto attuale, dove i mercati sono sempre più interconnessi e la competizione è ormai globale, le imprese non possono più permettersi di ragionare solo in ottica nazionale. L'internazionalizzazione non è più una scelta per pochi, ma una necessità per chi vuole crescere e rimanere competitivo. In questo scenario, gli accordi internazionali e le alleanze strategiche giocano un ruolo fondamentale nel creare le condizioni favorevoli per l’espansione all’estero, semplificando processi e riducendo rischi. Gli accordi internazionali: una cornice favorevole all’impresa Gli accordi internazionali, siano essi commerciali, doganali o fiscali, rappresentano uno strumento chiave per facilitare lo scambio di beni, servizi e capitali tra paesi. Penso ad esempio agli accordi di libero scambio (FTA – Free Trade Agreements), che permettono di esportare e importare a condizioni agevolate, abbattendo dazi e altre barriere tariffarie. Per un’impresa che vuole approcciare nuovi mercati, operare in un contesto regolato da un trattato di cooperazione può significare maggiore prevedibilità normativa, riduzione dei costi di ingresso e, spesso, anche accesso agevolato a gare pubbliche o incentivi locali. In pratica, l’impresa non parte da zero, ma può contare su un terreno parzialmente “preparato” che rende più agevole il cammino verso l’internazionalizzazione. Le alleanze strategiche: crescere insieme è meglio Se gli accordi internazionali sono il quadro normativo, le alleanze strategiche sono lo strumento operativo. Sempre più spesso, infatti, le imprese decidono di non affrontare da sole i mercati esteri, ma di collaborare con partner locali o internazionali. Le forme possono essere diverse: joint venture, accordi di distribuzione, franchising, licenze, partnership tecnologiche o produttive. Queste alleanze permettono di unire forze, competenze e risorse. Un partner locale, ad esempio, conosce meglio le dinamiche culturali, i gusti dei consumatori e i canali di vendita più efficaci. Dal canto suo, l’impresa straniera può portare know-how, tecnologia e capacità produttive. Il risultato? Un vantaggio competitivo per entrambe le parti, e soprattutto una riduzione dei rischi legati all’ingresso in un mercato nuovo. Alcuni vantaggi concreti Parlando da chi vive l’impresa ogni giorno, posso dire che tra i principali benefici ottenibili grazie a questi strumenti ci sono: -Accesso facilitato ai mercati esteri Gli accordi internazionali semplificano l’export e rendono più attraente l’investimento in certi paesi. -Riduzione dei costi Meno dazi, minori spese legali e normative, condivisione degli investimenti iniziali con i partner locali. -Maggiore capacità di adattamento Collaborare con chi già conosce il territorio permette di localizzare prodotti e servizi in modo più efficace. -Espansione più rapida Invece di costruire tutto da zero, le alleanze strategiche offrono accesso immediato a reti commerciali e infrastrutture già esistenti. La chiave è scegliere bene Naturalmente, non basta firmare un accordo o trovare un partner: la scelta va fatta con attenzione, valutando compatibilità strategica, solidità finanziaria, obiettivi comuni e visione a lungo termine. Le alleanze strategiche funzionano solo quando sono costruite su basi solide, dove la fiducia e la trasparenza sono centrali. Oggi più che mai, per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi, fare rete e sfruttare le opportunità offerte dagli accordi internazionali e dalle alleanze strategiche è essenziale. Non si tratta solo di espandere il proprio mercato, ma di farlo in modo intelligente, riducendo i rischi, ottimizzando le risorse e costruendo relazioni durature che possano portare valore nel tempo. #Internazionalizzazione #AccordiInternazionali #AlleanzeStrategiche #EspansioneGlobale #BusinessGlobale #CommercioEstero #ExportItalia
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