• L'Impatto delle Politiche Fiscali sull'Internazionalizzazione delle Imprese Italiane

    Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione delle politiche fiscali, consapevoli che queste influenzano in modo decisivo le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane. Operare all’estero non significa solo affrontare nuove sfide commerciali, ma anche confrontarsi con regimi fiscali differenti, incentivi più o meno favorevoli e, talvolta, con meccanismi di doppia imposizione.

    La fiscalità, quindi, non è mai neutrale: può essere un ostacolo o un acceleratore della crescita internazionale.

    Regimi fiscali competitivi e scelte strategiche
    Quando valutiamo un mercato estero, uno degli elementi che analizziamo per primi è il contesto fiscale locale: livello di tassazione, incentivi per investitori stranieri, esenzioni sui profitti reinvestiti, trattati contro la doppia imposizione. Tutti fattori che possono determinare la scelta tra insediarsi con una filiale, operare tramite export diretto o costituire una joint venture.

    Ad esempio, paesi con corporate tax ridotta o con sistemi di agevolazione per le imprese manifatturiere possono diventare hub strategici per produzioni destinate a più mercati. In altri casi, invece, ci confrontiamo con burocrazie complesse, tassazione opaca e incertezza normativa, che rendono necessari strumenti di pianificazione fiscale accurati.

    Il ruolo della fiscalità nazionale
    Anche il sistema fiscale italiano gioca un ruolo chiave nel processo di internazionalizzazione. Alcuni strumenti – come il credito d’imposta per attività R&S, il Patent Box o i regimi per gli impatriati – possono supportare le imprese che innovano, crescono e si espandono all’estero. Tuttavia, siamo consapevoli che la pressione fiscale interna, se troppo elevata o imprevedibile, può limitare la competitività delle nostre imprese sui mercati globali.

    Per questo motivo, promuoviamo una cultura d’impresa in cui la fiscalità viene gestita in modo strategico, non solo come un adempimento, ma come leva di crescita.

    Pianificazione fiscale internazionale: una necessità
    Nell’internazionalizzazione, la pianificazione fiscale non è più un’opzione: è una necessità. Noi e le imprese che seguiamo ci affidiamo a consulenze specializzate per evitare duplicazioni d’imposta, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e garantire la conformità con le normative locali e internazionali (come il BEPS – Base Erosion and Profit Shifting promosso dall’OCSE).

    Inoltre, monitoriamo costantemente l’evoluzione delle direttive europee e degli accordi bilaterali, perché un cambiamento normativo può trasformare radicalmente la convenienza di un’operazione all’estero.

    Fiscalità come leva strategica
    Noi di Impresa.biz siamo convinti che, per un’impresa italiana che guarda ai mercati esteri, la fiscalità non debba mai essere trattata come un tema secondario. Al contrario, rappresenta una leva strategica da integrare fin da subito nel piano di espansione.

    Solo attraverso un approccio consapevole e una gestione fiscale proattiva possiamo affrontare l’internazionalizzazione con efficienza, proteggere i margini di profitto e valorizzare appieno il potenziale globale delle nostre imprese.

    #ImpresaBiz #PoliticheFiscali #Internazionalizzazione #ImpreseItaliane #FiscalitàInternazionale #DoppiaImposizione #EspansioneEstera #PianificazioneFiscale #Export #Competitività #TaxPlanning #FiscoGlobale #OCSE #BEPS
    L'Impatto delle Politiche Fiscali sull'Internazionalizzazione delle Imprese Italiane Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione delle politiche fiscali, consapevoli che queste influenzano in modo decisivo le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane. Operare all’estero non significa solo affrontare nuove sfide commerciali, ma anche confrontarsi con regimi fiscali differenti, incentivi più o meno favorevoli e, talvolta, con meccanismi di doppia imposizione. La fiscalità, quindi, non è mai neutrale: può essere un ostacolo o un acceleratore della crescita internazionale. Regimi fiscali competitivi e scelte strategiche Quando valutiamo un mercato estero, uno degli elementi che analizziamo per primi è il contesto fiscale locale: livello di tassazione, incentivi per investitori stranieri, esenzioni sui profitti reinvestiti, trattati contro la doppia imposizione. Tutti fattori che possono determinare la scelta tra insediarsi con una filiale, operare tramite export diretto o costituire una joint venture. Ad esempio, paesi con corporate tax ridotta o con sistemi di agevolazione per le imprese manifatturiere possono diventare hub strategici per produzioni destinate a più mercati. In altri casi, invece, ci confrontiamo con burocrazie complesse, tassazione opaca e incertezza normativa, che rendono necessari strumenti di pianificazione fiscale accurati. Il ruolo della fiscalità nazionale Anche il sistema fiscale italiano gioca un ruolo chiave nel processo di internazionalizzazione. Alcuni strumenti – come il credito d’imposta per attività R&S, il Patent Box o i regimi per gli impatriati – possono supportare le imprese che innovano, crescono e si espandono all’estero. Tuttavia, siamo consapevoli che la pressione fiscale interna, se troppo elevata o imprevedibile, può limitare la competitività delle nostre imprese sui mercati globali. Per questo motivo, promuoviamo una cultura d’impresa in cui la fiscalità viene gestita in modo strategico, non solo come un adempimento, ma come leva di crescita. Pianificazione fiscale internazionale: una necessità Nell’internazionalizzazione, la pianificazione fiscale non è più un’opzione: è una necessità. Noi e le imprese che seguiamo ci affidiamo a consulenze specializzate per evitare duplicazioni d’imposta, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e garantire la conformità con le normative locali e internazionali (come il BEPS – Base Erosion and Profit Shifting promosso dall’OCSE). Inoltre, monitoriamo costantemente l’evoluzione delle direttive europee e degli accordi bilaterali, perché un cambiamento normativo può trasformare radicalmente la convenienza di un’operazione all’estero. Fiscalità come leva strategica Noi di Impresa.biz siamo convinti che, per un’impresa italiana che guarda ai mercati esteri, la fiscalità non debba mai essere trattata come un tema secondario. Al contrario, rappresenta una leva strategica da integrare fin da subito nel piano di espansione. Solo attraverso un approccio consapevole e una gestione fiscale proattiva possiamo affrontare l’internazionalizzazione con efficienza, proteggere i margini di profitto e valorizzare appieno il potenziale globale delle nostre imprese. #ImpresaBiz #PoliticheFiscali #Internazionalizzazione #ImpreseItaliane #FiscalitàInternazionale #DoppiaImposizione #EspansioneEstera #PianificazioneFiscale #Export #Competitività #TaxPlanning #FiscoGlobale #OCSE #BEPS
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  • Normative e tasse per vendere online all’estero: cosa sapere

    Gestisco un e-commerce e mi sono reso conto fin da subito che vendere online all’estero non è solo una questione di traduzioni, spedizioni e pagamenti.
    Serve conoscere normative, fiscalità e adempimenti locali, altrimenti si rischia di incorrere in sanzioni, blocchi doganali o — peggio — perdere la fiducia dei clienti internazionali.
    Ecco, quindi, cosa ho imparato (spesso sulla mia pelle) e che consiglio di sapere prima di iniziare a vendere fuori dall’Italia.

    1. IVA e vendite intracomunitarie (UE)
    Se vendi online a privati in altri Paesi UE, devi conoscere la soglia dei 10.000 euro annui (per tutte le vendite UE complessive).
    -Se resti sotto questa soglia: applichi l’IVA italiana.
    -Se la superi: devi applicare l’IVA del Paese del cliente e registrarti al regime OSS (One Stop Shop).
    Io ho scelto di usare l’OSS: semplifica moltissimo la gestione fiscale in Europa.

    2. Vendite extra-UE: dazi, IVA e dichiarazioni doganali
    Fuori dall’Unione Europea, ogni Paese ha le sue regole.
    Le cose principali da sapere:
    -Dazi doganali e IVA locali possono ricadere su di te o sul cliente, a seconda di come imposti il contratto (es. DDP vs DAP).
    -È fondamentale inserire correttamente le voci doganali (HS code) nella documentazione di spedizione.
    In alcuni mercati (come UK, Svizzera o Canada) potresti dover registrare una partita IVA locale se superi certe soglie o vendi tramite marketplace.

    3. Adempimenti fiscali nei marketplace
    Se vendi tramite Amazon, Etsy, eBay o altri, occhio: in molti Paesi ora è il marketplace stesso a raccogliere e versare l’IVA.
    Ma tu devi comunque tenerne conto nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali.

    4. Regole locali su etichettatura, resi e privacy
    Ogni Paese ha leggi diverse su:
    -Etichette obbligatorie (soprattutto per alimenti, cosmetici, abbigliamento)
    -Politiche di reso (es. negli USA sono molto più “flessibili” che in Italia)
    -Normativa GDPR o equivalenti (per esempio, il CCPA in California)

    Io ho imparato a personalizzare il sito in base al Paese di destinazione: lingua, valute, privacy policy e termini di vendita.

    Vendere online all’estero è una grande opportunità, ma solo se gestita in modo professionale anche dal punto di vista normativo e fiscale.
    Io consiglio di affiancarsi a un consulente export o fiscale esperto, almeno all’inizio: ti evita errori costosi e ti fa dormire sonni più tranquilli.

    Vuoi una checklist legale-fiscale per il tuo e-commerce internazionale?
    Scrivimi, te la preparo volentieri.

    #EcommerceInternazionale #TasseExport #IVAEstera #VendereOnlineAllEstero #NormativeExport #OSS #FiscalitàInternazionale #Dogane #Marketplace #PMIExport

    Normative e tasse per vendere online all’estero: cosa sapere Gestisco un e-commerce e mi sono reso conto fin da subito che vendere online all’estero non è solo una questione di traduzioni, spedizioni e pagamenti. Serve conoscere normative, fiscalità e adempimenti locali, altrimenti si rischia di incorrere in sanzioni, blocchi doganali o — peggio — perdere la fiducia dei clienti internazionali. Ecco, quindi, cosa ho imparato (spesso sulla mia pelle) e che consiglio di sapere prima di iniziare a vendere fuori dall’Italia. 1. IVA e vendite intracomunitarie (UE) Se vendi online a privati in altri Paesi UE, devi conoscere la soglia dei 10.000 euro annui (per tutte le vendite UE complessive). -Se resti sotto questa soglia: applichi l’IVA italiana. -Se la superi: devi applicare l’IVA del Paese del cliente e registrarti al regime OSS (One Stop Shop). Io ho scelto di usare l’OSS: semplifica moltissimo la gestione fiscale in Europa. 2. Vendite extra-UE: dazi, IVA e dichiarazioni doganali Fuori dall’Unione Europea, ogni Paese ha le sue regole. Le cose principali da sapere: -Dazi doganali e IVA locali possono ricadere su di te o sul cliente, a seconda di come imposti il contratto (es. DDP vs DAP). -È fondamentale inserire correttamente le voci doganali (HS code) nella documentazione di spedizione. In alcuni mercati (come UK, Svizzera o Canada) potresti dover registrare una partita IVA locale se superi certe soglie o vendi tramite marketplace. 3. Adempimenti fiscali nei marketplace Se vendi tramite Amazon, Etsy, eBay o altri, occhio: in molti Paesi ora è il marketplace stesso a raccogliere e versare l’IVA. Ma tu devi comunque tenerne conto nella contabilità e nelle dichiarazioni fiscali. 4. Regole locali su etichettatura, resi e privacy Ogni Paese ha leggi diverse su: -Etichette obbligatorie (soprattutto per alimenti, cosmetici, abbigliamento) -Politiche di reso (es. negli USA sono molto più “flessibili” che in Italia) -Normativa GDPR o equivalenti (per esempio, il CCPA in California) Io ho imparato a personalizzare il sito in base al Paese di destinazione: lingua, valute, privacy policy e termini di vendita. ✅ Vendere online all’estero è una grande opportunità, ma solo se gestita in modo professionale anche dal punto di vista normativo e fiscale. Io consiglio di affiancarsi a un consulente export o fiscale esperto, almeno all’inizio: ti evita errori costosi e ti fa dormire sonni più tranquilli. ✉️ Vuoi una checklist legale-fiscale per il tuo e-commerce internazionale? Scrivimi, te la preparo volentieri. 📌#EcommerceInternazionale #TasseExport #IVAEstera #VendereOnlineAllEstero #NormativeExport #OSS #FiscalitàInternazionale #Dogane #Marketplace #PMIExport
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  • IVA OSS (One Stop Shop) per e-commerce internazionali: come funziona e quando usarla
    So bene quanto la gestione fiscale sia uno degli aspetti più complessi per una PMI che si affaccia all’e-commerce internazionale, soprattutto in Europa. L’IVA OSS (One Stop Shop) è una soluzione pensata proprio per semplificare la vita alle imprese come la tua, evitando di dover aprire partite IVA e presentare dichiarazioni IVA in ogni Paese europeo in cui vendi.

    Cos’è l’IVA OSS?
    L’IVA OSS è un regime speciale dell’Unione Europea, attivo dal 1° luglio 2021, che consente alle imprese che vendono beni e servizi online a consumatori finali in altri Paesi UE di:
    -Dichiarare e versare l’IVA dovuta in tutti i Paesi UE tramite un’unica dichiarazione trimestrale,
    -Evitare l’apertura di una partita IVA in ogni singolo Paese dove si vende.
    In pratica, invece di gestire l’IVA Paese per Paese, puoi concentrarti su un unico sportello telematico nazionale (in Italia l’Agenzia delle Entrate) per adempiere agli obblighi fiscali.

    Quando si usa l’IVA OSS per l’e-commerce?
    L’IVA OSS si applica principalmente a:
    -Vendite a distanza di beni a consumatori finali in altri Paesi UE (es. e-commerce B2C),
    -Prestazioni di servizi digitali e altri servizi transfrontalieri a consumatori UE.
    Per le vendite di beni, il regime OSS diventa obbligatorio se superi il limite unico UE di 10.000 euro annui di vendite a distanza verso consumatori in altri Stati membri.

    Vantaggi principali per le PMI
    -Semplificazione fiscale: unica dichiarazione IVA per tutta l’UE,
    -Risparmio di tempo e costi evitando l’apertura di più partite IVA estere,
    -Conformità garantita e riduzione dei rischi di sanzioni,
    -Facilità di gestione con sistemi contabili integrati.

    Cosa serve per usare l’IVA OSS?
    -Essere registrati al sistema OSS tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate (se sei in Italia),
    -Tenere traccia accurata delle vendite, indicando Paese di destinazione e importo IVA applicato,
    -Presentare la dichiarazione OSS trimestrale entro il 30° giorno dopo la fine del trimestre.

    Quando l’IVA OSS non si applica?
    -Vendite a clienti con partita IVA (B2B),
    -Vendite di beni in stock già presenti in magazzini esteri (ad esempio con logistica di Amazon FBA),
    -Vendite fuori UE (in questo caso si applicano regole di esportazione senza IVA UE),
    -Alcune categorie specifiche di prodotti o servizi (come veicoli, beni usati, opere d’arte).

    Il mio consiglio
    Consiglio di adottare il regime IVA OSS per vendere in Europa con l’e-commerce, soprattutto se:
    -Vuoi evitare la complessità di aprire più partite IVA estere,
    -Il volume di vendite cross-border supera i 10.000 euro annui,
    -Vuoi mantenere la compliance fiscale senza rischi.

    Hai dubbi su come registrarti o gestire l’IVA OSS?
    Scrivimi: ti aiuto a valutare il regime più adatto e a impostare la contabilità corretta.

    #IVAOSS #EcommerceInternazionale #PMIitaliane #FiscalitàInternazionale #VendereInEuropa #OneStopShop #ExportDigitale #Impresabiz

    IVA OSS (One Stop Shop) per e-commerce internazionali: come funziona e quando usarla So bene quanto la gestione fiscale sia uno degli aspetti più complessi per una PMI che si affaccia all’e-commerce internazionale, soprattutto in Europa. L’IVA OSS (One Stop Shop) è una soluzione pensata proprio per semplificare la vita alle imprese come la tua, evitando di dover aprire partite IVA e presentare dichiarazioni IVA in ogni Paese europeo in cui vendi. 📌 Cos’è l’IVA OSS? L’IVA OSS è un regime speciale dell’Unione Europea, attivo dal 1° luglio 2021, che consente alle imprese che vendono beni e servizi online a consumatori finali in altri Paesi UE di: -Dichiarare e versare l’IVA dovuta in tutti i Paesi UE tramite un’unica dichiarazione trimestrale, -Evitare l’apertura di una partita IVA in ogni singolo Paese dove si vende. In pratica, invece di gestire l’IVA Paese per Paese, puoi concentrarti su un unico sportello telematico nazionale (in Italia l’Agenzia delle Entrate) per adempiere agli obblighi fiscali. 🛒 Quando si usa l’IVA OSS per l’e-commerce? L’IVA OSS si applica principalmente a: -Vendite a distanza di beni a consumatori finali in altri Paesi UE (es. e-commerce B2C), -Prestazioni di servizi digitali e altri servizi transfrontalieri a consumatori UE. Per le vendite di beni, il regime OSS diventa obbligatorio se superi il limite unico UE di 10.000 euro annui di vendite a distanza verso consumatori in altri Stati membri. ✅ Vantaggi principali per le PMI -Semplificazione fiscale: unica dichiarazione IVA per tutta l’UE, -Risparmio di tempo e costi evitando l’apertura di più partite IVA estere, -Conformità garantita e riduzione dei rischi di sanzioni, -Facilità di gestione con sistemi contabili integrati. ⚠️ Cosa serve per usare l’IVA OSS? -Essere registrati al sistema OSS tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate (se sei in Italia), -Tenere traccia accurata delle vendite, indicando Paese di destinazione e importo IVA applicato, -Presentare la dichiarazione OSS trimestrale entro il 30° giorno dopo la fine del trimestre. 🛑 Quando l’IVA OSS non si applica? -Vendite a clienti con partita IVA (B2B), -Vendite di beni in stock già presenti in magazzini esteri (ad esempio con logistica di Amazon FBA), -Vendite fuori UE (in questo caso si applicano regole di esportazione senza IVA UE), -Alcune categorie specifiche di prodotti o servizi (come veicoli, beni usati, opere d’arte). 🎯 Il mio consiglio Consiglio di adottare il regime IVA OSS per vendere in Europa con l’e-commerce, soprattutto se: -Vuoi evitare la complessità di aprire più partite IVA estere, -Il volume di vendite cross-border supera i 10.000 euro annui, -Vuoi mantenere la compliance fiscale senza rischi. 📩 Hai dubbi su come registrarti o gestire l’IVA OSS? Scrivimi: ti aiuto a valutare il regime più adatto e a impostare la contabilità corretta. 🌍 #IVAOSS #EcommerceInternazionale #PMIitaliane #FiscalitàInternazionale #VendereInEuropa #OneStopShop #ExportDigitale #Impresabiz
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  • Regole doganali e fiscali per vendere online fuori dall’UE

    Quando ho iniziato a espandere il mio e-commerce oltre i confini europei, ho subito capito che vendere fuori dall’UE comporta una serie di regole doganali e fiscali diverse da quelle a cui ero abituato. Per evitare problemi e rendere la vendita internazionale davvero efficace, è fondamentale conoscerle bene.

    1. La dichiarazione doganale
    Ogni spedizione verso paesi extra-UE deve essere accompagnata da una dichiarazione doganale che elenca i prodotti e il loro valore. Questo serve a:
    -Calcolare i dazi doganali eventualmente dovuti
    -Controllare la conformità delle merci
    -Permettere lo sdoganamento rapido
    Spesso si usa il sistema CN22 o CN23 per pacchi postali, oppure documenti doganali più dettagliati per spedizioni commerciali.

    2. Dazi doganali e IVA all’importazione
    Ogni paese extra-UE ha tariffe doganali proprie, che variano in base alla tipologia di prodotto. Inoltre, spesso il cliente finale paga l’IVA all’importazione o altre tasse locali.
    Come venditore, devo chiarire ai clienti che potrebbero esserci costi aggiuntivi al momento della consegna e, se possibile, aiutare con informazioni o servizi per facilitare lo sdoganamento.

    3. Registrazione fiscale e obblighi IVA
    In alcuni paesi extra-UE, potrei dovermi registrare per l’IVA locale o altre imposte, specialmente se supero certe soglie di fatturato o ho magazzini locali.
    È fondamentale informarsi caso per caso e, se necessario, affidarsi a consulenti esperti per evitare sanzioni.

    4. Restrizioni e controlli sulle merci
    Alcuni prodotti sono soggetti a restrizioni o vietati in determinati paesi (es. cosmetici, alimentari, elettronica). Devo sempre verificare le normative specifiche prima di spedire.

    5. Documentazione e trasparenza
    Per evitare ritardi e controversie, è importante fornire sempre:
    -Fatture commerciali chiare e dettagliate
    -Descrizione precisa dei prodotti
    -Valore reale dichiarato

    Il mio consiglio
    Vendere fuori dall’UE apre opportunità immense, ma senza conoscere le regole si rischia di compromettere l’esperienza cliente e la redditività. Per questo ho scelto di:
    -Studiare bene ogni mercato prima di entrarci
    -Collaborare con spedizionieri e consulenti doganali affidabili
    -Comunicare in modo trasparente con i clienti sui costi e le tempistiche

    Se stai pensando di esportare con il tuo e-commerce, preparati con cura: è un investimento che ripaga.

    #EcommerceInternazionale #VendereFuoriUE #DaziDoganalieIVA #SpedizioniInternazionali #ExportOnline #RegoleDogana #FiscalitàInternazionale #ImpresaBiz #VendereOnline #EcommerceItalia

    Regole doganali e fiscali per vendere online fuori dall’UE Quando ho iniziato a espandere il mio e-commerce oltre i confini europei, ho subito capito che vendere fuori dall’UE comporta una serie di regole doganali e fiscali diverse da quelle a cui ero abituato. Per evitare problemi e rendere la vendita internazionale davvero efficace, è fondamentale conoscerle bene. 1. La dichiarazione doganale Ogni spedizione verso paesi extra-UE deve essere accompagnata da una dichiarazione doganale che elenca i prodotti e il loro valore. Questo serve a: -Calcolare i dazi doganali eventualmente dovuti -Controllare la conformità delle merci -Permettere lo sdoganamento rapido Spesso si usa il sistema CN22 o CN23 per pacchi postali, oppure documenti doganali più dettagliati per spedizioni commerciali. 2. Dazi doganali e IVA all’importazione Ogni paese extra-UE ha tariffe doganali proprie, che variano in base alla tipologia di prodotto. Inoltre, spesso il cliente finale paga l’IVA all’importazione o altre tasse locali. Come venditore, devo chiarire ai clienti che potrebbero esserci costi aggiuntivi al momento della consegna e, se possibile, aiutare con informazioni o servizi per facilitare lo sdoganamento. 3. Registrazione fiscale e obblighi IVA In alcuni paesi extra-UE, potrei dovermi registrare per l’IVA locale o altre imposte, specialmente se supero certe soglie di fatturato o ho magazzini locali. È fondamentale informarsi caso per caso e, se necessario, affidarsi a consulenti esperti per evitare sanzioni. 4. Restrizioni e controlli sulle merci Alcuni prodotti sono soggetti a restrizioni o vietati in determinati paesi (es. cosmetici, alimentari, elettronica). Devo sempre verificare le normative specifiche prima di spedire. 5. Documentazione e trasparenza Per evitare ritardi e controversie, è importante fornire sempre: -Fatture commerciali chiare e dettagliate -Descrizione precisa dei prodotti -Valore reale dichiarato Il mio consiglio Vendere fuori dall’UE apre opportunità immense, ma senza conoscere le regole si rischia di compromettere l’esperienza cliente e la redditività. Per questo ho scelto di: -Studiare bene ogni mercato prima di entrarci -Collaborare con spedizionieri e consulenti doganali affidabili -Comunicare in modo trasparente con i clienti sui costi e le tempistiche Se stai pensando di esportare con il tuo e-commerce, preparati con cura: è un investimento che ripaga. #EcommerceInternazionale #VendereFuoriUE #DaziDoganalieIVA #SpedizioniInternazionali #ExportOnline #RegoleDogana #FiscalitàInternazionale #ImpresaBiz #VendereOnline #EcommerceItalia
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  • Come affrontare le normative fiscali internazionali per l’e-commerce: IVA, imposte e compliance

    Vendere online all’estero è una grande opportunità, ma comporta anche una sfida importante: gestire le normative fiscali internazionali. Ogni paese ha le sue regole su IVA, dazi, imposte e dichiarazioni. Per chi fa e-commerce, ignorarle può significare sanzioni, blocchi doganali o perdita di fiducia da parte dei clienti.

    Ecco le strategie principali che seguiamo per restare compliant e far crescere il nostro business in modo sicuro e sostenibile.

    1. Conoscere le soglie IVA per paese
    Ogni stato ha una soglia di vendite oltre la quale sei obbligato a registrarti ai fini IVA in quel paese. Ad esempio, in Europa esiste una soglia comune di 10.000 euro annui (OSS), ma fuori dall’UE ogni nazione ha regole diverse.
    Strategia:
    Monitoriamo le vendite per paese e, appena si avvicinano le soglie, ci informiamo su come registrarci o automatizzare la raccolta dell’IVA locale.

    2. Usare il regime OSS (One Stop Shop) in Europa
    Dal 2021, l’OSS permette di dichiarare e versare l’IVA per tutte le vendite intracomunitarie tramite un unico sportello nel proprio paese. Questo semplifica molto la gestione fiscale se vendiamo in più stati membri UE.
    Strategia:
    Abbiamo registrato il nostro e-commerce all’OSS e versiamo l’IVA dovuta direttamente tramite questo sistema, evitando di aprire più partite IVA in tutta Europa.

    3. Gestire le imposte fuori dall’Unione Europea
    Fuori dall’UE, ogni paese ha le proprie regole fiscali. Ad esempio, in Regno Unito l’IVA va riscossa per vendite superiori a 135 GBP, mentre negli USA si applicano le sales tax statali, non federali.
    Strategia:
    Usiamo strumenti fiscali e software come Avalara, TaxJar o quelli integrati nei CMS per calcolare e applicare correttamente le imposte per ogni paese e stato.

    4. Automatizzare la compliance fiscale
    Tenere tutto sotto controllo manualmente è quasi impossibile. Utilizziamo software che si occupano di:
    -calcolare le imposte in tempo reale
    -generare le fatture conformi alle normative locali
    -archiviare la documentazione necessaria per eventuali controlli
    Strumenti utili:
    Shopify Tax, Quaderno, TaxJar, Avalara

    5. Dichiarazioni, documentazione e archiviazione
    In molti paesi è obbligatorio conservare le fatture e i documenti fiscali per diversi anni. Inoltre, bisogna effettuare dichiarazioni regolari, mensili o trimestrali.
    Strategia:
    Abbiamo definito un calendario fiscale internazionale, integrato con il nostro gestionale, e collaboriamo con consulenti specializzati in fiscalità estera per non perdere scadenze.

    6. Collaborare con un consulente fiscale internazionale
    Ogni mercato ha le sue peculiarità fiscali. Per evitare errori costosi, ci affidiamo a un consulente esperto che ci supporta nella scelta delle strutture legali, nella registrazione IVA e nella gestione degli obblighi tributari locali.
    Bonus tip:
    Meglio ancora se il consulente ha esperienza specifica con e-commerce digitali o vendite cross-border.

    Vendere all’estero è un passo importante per crescere, ma richiede preparazione. Gestire correttamente IVA, imposte locali e compliance ci permette non solo di essere in regola, ma anche di offrire un servizio trasparente e professionale ai nostri clienti ovunque si trovino.
    Prevenzione > Sanzioni
    Automazione > Errori
    Consulenza > Improvvisazione


    #IVA #RegimeOSS #VATThresholds#EcommerceInternazionale #FiscoDigitale #TaxCompliance #TaxReady #VenditeGlobali #EcommerceCompliance
    #ConsulenzaFiscale #FiscalitàInternazionale




    Come affrontare le normative fiscali internazionali per l’e-commerce: IVA, imposte e compliance Vendere online all’estero è una grande opportunità, ma comporta anche una sfida importante: gestire le normative fiscali internazionali. Ogni paese ha le sue regole su IVA, dazi, imposte e dichiarazioni. Per chi fa e-commerce, ignorarle può significare sanzioni, blocchi doganali o perdita di fiducia da parte dei clienti. Ecco le strategie principali che seguiamo per restare compliant e far crescere il nostro business in modo sicuro e sostenibile. 1. Conoscere le soglie IVA per paese Ogni stato ha una soglia di vendite oltre la quale sei obbligato a registrarti ai fini IVA in quel paese. Ad esempio, in Europa esiste una soglia comune di 10.000 euro annui (OSS), ma fuori dall’UE ogni nazione ha regole diverse. 📌 Strategia: Monitoriamo le vendite per paese e, appena si avvicinano le soglie, ci informiamo su come registrarci o automatizzare la raccolta dell’IVA locale. 2. Usare il regime OSS (One Stop Shop) in Europa Dal 2021, l’OSS permette di dichiarare e versare l’IVA per tutte le vendite intracomunitarie tramite un unico sportello nel proprio paese. Questo semplifica molto la gestione fiscale se vendiamo in più stati membri UE. 📌 Strategia: Abbiamo registrato il nostro e-commerce all’OSS e versiamo l’IVA dovuta direttamente tramite questo sistema, evitando di aprire più partite IVA in tutta Europa. 3. Gestire le imposte fuori dall’Unione Europea Fuori dall’UE, ogni paese ha le proprie regole fiscali. Ad esempio, in Regno Unito l’IVA va riscossa per vendite superiori a 135 GBP, mentre negli USA si applicano le sales tax statali, non federali. 📌 Strategia: Usiamo strumenti fiscali e software come Avalara, TaxJar o quelli integrati nei CMS per calcolare e applicare correttamente le imposte per ogni paese e stato. 4. Automatizzare la compliance fiscale Tenere tutto sotto controllo manualmente è quasi impossibile. Utilizziamo software che si occupano di: -calcolare le imposte in tempo reale -generare le fatture conformi alle normative locali -archiviare la documentazione necessaria per eventuali controlli 📌 Strumenti utili: ⚙️ Shopify Tax, Quaderno, TaxJar, Avalara 5. Dichiarazioni, documentazione e archiviazione In molti paesi è obbligatorio conservare le fatture e i documenti fiscali per diversi anni. Inoltre, bisogna effettuare dichiarazioni regolari, mensili o trimestrali. 📌 Strategia: Abbiamo definito un calendario fiscale internazionale, integrato con il nostro gestionale, e collaboriamo con consulenti specializzati in fiscalità estera per non perdere scadenze. 6. Collaborare con un consulente fiscale internazionale Ogni mercato ha le sue peculiarità fiscali. Per evitare errori costosi, ci affidiamo a un consulente esperto che ci supporta nella scelta delle strutture legali, nella registrazione IVA e nella gestione degli obblighi tributari locali. 📌 Bonus tip: Meglio ancora se il consulente ha esperienza specifica con e-commerce digitali o vendite cross-border. Vendere all’estero è un passo importante per crescere, ma richiede preparazione. Gestire correttamente IVA, imposte locali e compliance ci permette non solo di essere in regola, ma anche di offrire un servizio trasparente e professionale ai nostri clienti ovunque si trovino. ✔️ Prevenzione > Sanzioni ✔️ Automazione > Errori ✔️ Consulenza > Improvvisazione #IVA #RegimeOSS #VATThresholds#EcommerceInternazionale #FiscoDigitale #TaxCompliance #TaxReady #VenditeGlobali #EcommerceCompliance #ConsulenzaFiscale #FiscalitàInternazionale
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  • Accordi Bilaterali e Convenzioni Fiscali: Come Ridurre la Doppia Imposizione nei Mercati Esteri

    Quando un’impresa italiana decide di espandersi all’estero, uno dei primi ostacoli che può incontrare è la doppia imposizione fiscale: il rischio di vedersi tassare gli stessi redditi sia in Italia che nel Paese estero in cui si opera. In qualità di consulenti esperti in fiscalità internazionale, noi di Impresa.biz sappiamo quanto sia importante conoscere e sfruttare le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione per tutelare la competitività delle imprese sui mercati globali.

    Cos’è la Doppia Imposizione e Perché va Evitata
    La doppia imposizione si verifica quando due Stati esercitano il diritto di tassare lo stesso reddito. Questo accade, ad esempio, se un’impresa residente in Italia apre una filiale in un altro Paese e si vede tassare i profitti sia dal fisco locale che dall’Agenzia delle Entrate italiana.

    Il rischio principale? Una pressione fiscale eccessiva che scoraggia l’internazionalizzazione e penalizza la competitività delle nostre PMI.

    Cosa Sono le Convenzioni Contro la Doppia Imposizione
    Per evitare questo scenario, l’Italia ha sottoscritto oltre 100 convenzioni internazionali con altri Stati. Queste convenzioni:
    -Definiscono la residenza fiscale dell’impresa o del contribuente.
    -Stabiliscono criteri di ripartizione del potere impositivo tra gli Stati.
    -Prevedono metodi per evitare la doppia tassazione, come:
    -Esenzione del reddito già tassato all’estero.
    -Detrazione delle imposte pagate all’estero dal carico fiscale in Italia.

    Noi di Impresa.biz, quando accompagniamo le aziende nei processi di internazionalizzazione, partiamo sempre dall’analisi della convenzione fiscale in vigore tra l’Italia e il Paese target.

    Come Funzionano gli Accordi Bilaterali nella Pratica
    Facciamo un esempio concreto. Un’impresa italiana esporta servizi di consulenza in Germania e riceve un pagamento con ritenuta d’acconto tedesca. Senza un accordo, questo importo verrebbe tassato anche in Italia. Con la convenzione, invece, è possibile:
    -Recuperare la ritenuta tedesca come credito d’imposta in Italia.
    -Evitare il doppio pagamento, pagando solo l’eccedenza d’imposta, se dovuta.

    Inoltre, la convenzione regola anche altre forme di reddito, come interessi, dividendi e royalties, spesso prevedendo aliquote agevolate o esenzioni.

    Il Ruolo del Modello OCSE
    Quasi tutte le convenzioni stipulate dall’Italia si basano sul Modello OCSE, che rappresenta lo standard internazionale più adottato. Il modello stabilisce le definizioni di stabile organizzazione, criteri per i dividendi, redditi immobiliari, e molto altro. Tuttavia, ogni convenzione ha caratteristiche specifiche, ed è fondamentale analizzarla caso per caso.

    Attenzione alla Residenza Fiscale e alla Stabile Organizzazione
    Uno degli aspetti più delicati è la residenza fiscale e la possibile configurazione di una stabile organizzazione all’estero. Un errore in questa valutazione può far scattare la tassazione estera anche senza volontà dell’impresa. Noi di Impresa.biz aiutiamo le aziende a strutturare correttamente le operazioni internazionali, evitando situazioni di incertezza o rischio di sanzioni.

    I Nostri Consigli Operativi
    Per ridurre il rischio di doppia imposizione, consigliamo sempre di:

    Verificare la presenza di una convenzione fiscale tra Italia e il Paese target
    Analizzare in dettaglio le clausole relative al tipo di reddito generato
    Documentare ogni passaggio fiscale e contrattuale in modo trasparente
    Richiedere certificazioni di residenza fiscale dove necessarie
    Predisporre una corretta struttura contrattuale per royalties, dividendi, interessi

    Le convenzioni contro la doppia imposizione sono uno strumento strategico per chi fa impresa nei mercati internazionali. Noi di Impresa.biz supportiamo le aziende italiane nell’interpretazione e applicazione corretta di questi accordi, riducendo il carico fiscale complessivo e aumentando la sicurezza operativa all’estero.

    #DoppiaImposizione #FiscalitàInternazionale #AccordiBilaterali #ConvenzioniFiscali #Internazionalizzazione #TassazioneEstera #PMIallEstero #ImpresaGlobale #ResidenzaFiscale #StabileOrganizzazione

    Se la tua azienda lavora o vuole espandersi all’estero, contattaci: possiamo aiutarti a evitare la doppia imposizione e a strutturare al meglio la tua crescita internazionale.
    Accordi Bilaterali e Convenzioni Fiscali: Come Ridurre la Doppia Imposizione nei Mercati Esteri Quando un’impresa italiana decide di espandersi all’estero, uno dei primi ostacoli che può incontrare è la doppia imposizione fiscale: il rischio di vedersi tassare gli stessi redditi sia in Italia che nel Paese estero in cui si opera. In qualità di consulenti esperti in fiscalità internazionale, noi di Impresa.biz sappiamo quanto sia importante conoscere e sfruttare le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione per tutelare la competitività delle imprese sui mercati globali. Cos’è la Doppia Imposizione e Perché va Evitata La doppia imposizione si verifica quando due Stati esercitano il diritto di tassare lo stesso reddito. Questo accade, ad esempio, se un’impresa residente in Italia apre una filiale in un altro Paese e si vede tassare i profitti sia dal fisco locale che dall’Agenzia delle Entrate italiana. Il rischio principale? Una pressione fiscale eccessiva che scoraggia l’internazionalizzazione e penalizza la competitività delle nostre PMI. Cosa Sono le Convenzioni Contro la Doppia Imposizione Per evitare questo scenario, l’Italia ha sottoscritto oltre 100 convenzioni internazionali con altri Stati. Queste convenzioni: -Definiscono la residenza fiscale dell’impresa o del contribuente. -Stabiliscono criteri di ripartizione del potere impositivo tra gli Stati. -Prevedono metodi per evitare la doppia tassazione, come: -Esenzione del reddito già tassato all’estero. -Detrazione delle imposte pagate all’estero dal carico fiscale in Italia. Noi di Impresa.biz, quando accompagniamo le aziende nei processi di internazionalizzazione, partiamo sempre dall’analisi della convenzione fiscale in vigore tra l’Italia e il Paese target. Come Funzionano gli Accordi Bilaterali nella Pratica Facciamo un esempio concreto. Un’impresa italiana esporta servizi di consulenza in Germania e riceve un pagamento con ritenuta d’acconto tedesca. Senza un accordo, questo importo verrebbe tassato anche in Italia. Con la convenzione, invece, è possibile: -Recuperare la ritenuta tedesca come credito d’imposta in Italia. -Evitare il doppio pagamento, pagando solo l’eccedenza d’imposta, se dovuta. Inoltre, la convenzione regola anche altre forme di reddito, come interessi, dividendi e royalties, spesso prevedendo aliquote agevolate o esenzioni. Il Ruolo del Modello OCSE Quasi tutte le convenzioni stipulate dall’Italia si basano sul Modello OCSE, che rappresenta lo standard internazionale più adottato. Il modello stabilisce le definizioni di stabile organizzazione, criteri per i dividendi, redditi immobiliari, e molto altro. Tuttavia, ogni convenzione ha caratteristiche specifiche, ed è fondamentale analizzarla caso per caso. Attenzione alla Residenza Fiscale e alla Stabile Organizzazione Uno degli aspetti più delicati è la residenza fiscale e la possibile configurazione di una stabile organizzazione all’estero. Un errore in questa valutazione può far scattare la tassazione estera anche senza volontà dell’impresa. Noi di Impresa.biz aiutiamo le aziende a strutturare correttamente le operazioni internazionali, evitando situazioni di incertezza o rischio di sanzioni. I Nostri Consigli Operativi Per ridurre il rischio di doppia imposizione, consigliamo sempre di: ✅ Verificare la presenza di una convenzione fiscale tra Italia e il Paese target ✅ Analizzare in dettaglio le clausole relative al tipo di reddito generato ✅ Documentare ogni passaggio fiscale e contrattuale in modo trasparente ✅ Richiedere certificazioni di residenza fiscale dove necessarie ✅ Predisporre una corretta struttura contrattuale per royalties, dividendi, interessi Le convenzioni contro la doppia imposizione sono uno strumento strategico per chi fa impresa nei mercati internazionali. Noi di Impresa.biz supportiamo le aziende italiane nell’interpretazione e applicazione corretta di questi accordi, riducendo il carico fiscale complessivo e aumentando la sicurezza operativa all’estero. #DoppiaImposizione #FiscalitàInternazionale #AccordiBilaterali #ConvenzioniFiscali #Internazionalizzazione #TassazioneEstera #PMIallEstero #ImpresaGlobale #ResidenzaFiscale #StabileOrganizzazione Se la tua azienda lavora o vuole espandersi all’estero, contattaci: possiamo aiutarti a evitare la doppia imposizione e a strutturare al meglio la tua crescita internazionale.
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  • Fiscalità delle Multinazionali: Come Navigare le Nuove Normative Internazionali Dopo la Riforma Fiscale Globale

    In Impresa.biz, ci rendiamo conto che le multinazionali si trovano ad affrontare nuove sfide fiscali dopo la recente riforma fiscale globale. Le modifiche introdotte dall'OCSE hanno cambiato le regole della fiscalità internazionale, e noi, come consulenti fiscali, sappiamo quanto sia cruciale adattarsi a queste nuove normative per garantire conformità e ottimizzare la pianificazione fiscale internazionale.

    La Riforma Fiscale Globale: Cosa Cambia?
    La riforma fiscale globale, che ha coinvolto oltre 130 Paesi, ha introdotto cambiamenti significativi, tra cui:
    -Imposta minima globale del 15%: I Paesi non possono più applicare tassi fiscali inferiori a questa soglia, limitando la possibilità di trasferire profitti in giurisdizioni a bassa tassazione.
    -Allocazione dei profitti: Le nuove regole stabiliscono come i profitti devono essere distribuiti tra i vari Paesi in cui operano le multinazionali.
    -Digital Services Tax (DST): Le multinazionali digitali sono ora soggette a imposte anche nei Paesi dove non hanno una presenza fisica.
    -Modifiche ai transfer pricing: Le aziende sono obbligate a mantenere una documentazione più rigorosa sui prezzi di trasferimento tra le varie entità.

    Come Navigare le Nuove Normative Fiscali?
    In Impresa.biz, crediamo che le multinazionali debbano rivedere le loro strategie fiscali globali per adattarsi a queste nuove regole. Ecco come possiamo aiutarvi a navigare questo cambiamento:

    1. Rivedere la Struttura Fiscale
    Aiutiamo le aziende a analizzare la distribuzione dei profitti e a rivedere la struttura fiscale globale per evitare imposte aggiuntive. È fondamentale allineare i modelli operativi alle nuove normative fiscali.
    2. Pianificazione dei Profitti
    Con l'introduzione dell'imposta minima globale e le nuove regole sull'allocazione dei profitti, assistiamo le multinazionali nella pianificazione fiscale per dichiarare correttamente i profitti nei mercati di riferimento. È fondamentale rivedere le politiche di transfer pricing per evitare problematiche fiscali.
    3. Gestire la Digital Services Tax
    In qualità di consulenti, possiamo supportare le aziende digitali nell'affrontare la tassa sui servizi digitali, adattando i modelli di business per ridurre al minimo l'impatto fiscale.
    4. Investire in Documentazione e Compliance
    Supportiamo le multinazionali nell'adozione di sistemi di raccolta dati e nella preparazione della documentazione fiscale, garantendo che tutte le pratiche siano conformi alle nuove regole sui transfer pricing.

    Opportunità per le Multinazionali
    Pur trattandosi di una sfida, la riforma fiscale globale offre anche opportunità. Il sistema fiscale più armonizzato riduce i conflitti tra giurisdizioni e crea un ambiente commerciale più stabile. Le multinazionali che si adattano velocemente possono ottenere vantaggi competitivi e migliorare la loro reputazione fiscale globale.

    In Impresa.biz, sappiamo che la pianificazione fiscale internazionale è fondamentale per navigare con successo le nuove normative fiscali globali. Con una strategia solida e l'adozione di tecnologie avanzate per la gestione fiscale, possiamo aiutarvi a ridurre i rischi fiscali e a proteggere la posizione della vostra azienda nei mercati internazionali.

    #FiscalitàInternazionale #Multinazionali #RiformaFiscaleGlobale #PianificazioneFiscale #OECD #DigitalServicesTax #TransferPricing #ComplianceFiscale #FiscalitàGlobale

    Se avete bisogno di supporto nella gestione della nuova normativa fiscale globale, contattateci per una consulenza personalizzata.

    Fiscalità delle Multinazionali: Come Navigare le Nuove Normative Internazionali Dopo la Riforma Fiscale Globale In Impresa.biz, ci rendiamo conto che le multinazionali si trovano ad affrontare nuove sfide fiscali dopo la recente riforma fiscale globale. Le modifiche introdotte dall'OCSE hanno cambiato le regole della fiscalità internazionale, e noi, come consulenti fiscali, sappiamo quanto sia cruciale adattarsi a queste nuove normative per garantire conformità e ottimizzare la pianificazione fiscale internazionale. La Riforma Fiscale Globale: Cosa Cambia? La riforma fiscale globale, che ha coinvolto oltre 130 Paesi, ha introdotto cambiamenti significativi, tra cui: -Imposta minima globale del 15%: I Paesi non possono più applicare tassi fiscali inferiori a questa soglia, limitando la possibilità di trasferire profitti in giurisdizioni a bassa tassazione. -Allocazione dei profitti: Le nuove regole stabiliscono come i profitti devono essere distribuiti tra i vari Paesi in cui operano le multinazionali. -Digital Services Tax (DST): Le multinazionali digitali sono ora soggette a imposte anche nei Paesi dove non hanno una presenza fisica. -Modifiche ai transfer pricing: Le aziende sono obbligate a mantenere una documentazione più rigorosa sui prezzi di trasferimento tra le varie entità. Come Navigare le Nuove Normative Fiscali? In Impresa.biz, crediamo che le multinazionali debbano rivedere le loro strategie fiscali globali per adattarsi a queste nuove regole. Ecco come possiamo aiutarvi a navigare questo cambiamento: 1. Rivedere la Struttura Fiscale Aiutiamo le aziende a analizzare la distribuzione dei profitti e a rivedere la struttura fiscale globale per evitare imposte aggiuntive. È fondamentale allineare i modelli operativi alle nuove normative fiscali. 2. Pianificazione dei Profitti Con l'introduzione dell'imposta minima globale e le nuove regole sull'allocazione dei profitti, assistiamo le multinazionali nella pianificazione fiscale per dichiarare correttamente i profitti nei mercati di riferimento. È fondamentale rivedere le politiche di transfer pricing per evitare problematiche fiscali. 3. Gestire la Digital Services Tax In qualità di consulenti, possiamo supportare le aziende digitali nell'affrontare la tassa sui servizi digitali, adattando i modelli di business per ridurre al minimo l'impatto fiscale. 4. Investire in Documentazione e Compliance Supportiamo le multinazionali nell'adozione di sistemi di raccolta dati e nella preparazione della documentazione fiscale, garantendo che tutte le pratiche siano conformi alle nuove regole sui transfer pricing. Opportunità per le Multinazionali Pur trattandosi di una sfida, la riforma fiscale globale offre anche opportunità. Il sistema fiscale più armonizzato riduce i conflitti tra giurisdizioni e crea un ambiente commerciale più stabile. Le multinazionali che si adattano velocemente possono ottenere vantaggi competitivi e migliorare la loro reputazione fiscale globale. In Impresa.biz, sappiamo che la pianificazione fiscale internazionale è fondamentale per navigare con successo le nuove normative fiscali globali. Con una strategia solida e l'adozione di tecnologie avanzate per la gestione fiscale, possiamo aiutarvi a ridurre i rischi fiscali e a proteggere la posizione della vostra azienda nei mercati internazionali. #FiscalitàInternazionale #Multinazionali #RiformaFiscaleGlobale #PianificazioneFiscale #OECD #DigitalServicesTax #TransferPricing #ComplianceFiscale #FiscalitàGlobale Se avete bisogno di supporto nella gestione della nuova normativa fiscale globale, contattateci per una consulenza personalizzata.
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  • Le novità del BEPS 2.0: cosa cambia per le PMI italiane con attività all’estero

    Nel 2025 il progetto BEPS 2.0 dell’OCSE ha superato la fase teorica ed è entrato pienamente in vigore, portando con sé una serie di implicazioni concrete anche per le PMI italiane che operano oltre confine.
    Noi di impresa.biz, da sempre attenti alle evoluzioni della fiscalità internazionale, stiamo supportando numerose imprese nell’adeguarsi al nuovo scenario. Ecco cosa sta davvero cambiando – e perché è importante agire subito.

    Cos’è il BEPS 2.0?
    Il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) nasce per combattere l’erosione della base imponibile e il trasferimento artificiale dei profitti in Paesi a bassa fiscalità.
    Con la versione 2.0, l’OCSE introduce due pilastri fondamentali:

    -Pillar 1: ridistribuzione del diritto di tassazione tra Paesi, anche in assenza di stabile organizzazione, per le imprese con significativa attività digitale o commerciale all’estero.
    -Pillar 2: introduzione di un’imposta minima globale del 15% per i gruppi con ricavi consolidati superiori a 750 milioni di euro, attraverso il meccanismo del Global Anti-Base Erosion (GloBE).

    A prima vista, potrebbe sembrare che questi cambiamenti riguardino solo le multinazionali. Ma la realtà è diversa.

    Perché anche le PMI italiane devono prestare attenzione
    Nel nostro lavoro di consulenza, abbiamo osservato come molti principi del BEPS 2.0 abbiano ricadute anche sulle PMI, soprattutto quelle con filiali, società controllate o strutture holding all’estero. Ecco perché:

    -Effetto domino normativo: diversi Paesi stanno già adottando norme simili a quelle del BEPS 2.0, anche per imprese al di sotto della soglia dei 750 milioni, alzando il livello dei controlli.
    -Maggiore trasparenza fiscale: l’obbligo di dimostrare la sostanza economica delle attività estere diventa sempre più stringente.
    -Controlli incrociati automatici: grazie allo scambio di informazioni tra Stati (CRS), le autorità fiscali italiane sono oggi in grado di rilevare facilmente incongruenze tra struttura e operatività.
    -Nuovi standard per i transfer pricing: anche le PMI devono adeguare le loro politiche interne per evitare contestazioni sui prezzi di trasferimento tra società del gruppo.

    Le opportunità per chi si adegua in tempo
    Noi crediamo che ogni cambiamento normativo porti con sé non solo obblighi, ma anche opportunità per chi sa adattarsi. In particolare, il nuovo contesto permette alle PMI:

    -Di rafforzare la propria credibilità a livello internazionale, costruendo strutture trasparenti e sostenibili.
    -Di anticipare verifiche e controlli, evitando contestazioni future.
    -Di pianificare l’espansione all’estero in modo più efficiente, sfruttando le convenzioni contro la doppia imposizione e i vantaggi di alcune giurisdizioni cooperative.

    Cosa consigliamo alle PMI italiane nel 2025
    Noi di impresa.biz stiamo accompagnando le PMI italiane verso un nuovo modello di fiscalità internazionale, basato su legalità, sostanza e pianificazione.
    Ecco le prime azioni che suggeriamo:

    -Verificare la compliance delle strutture estere già esistenti, valutando rischi e opportunità.
    -Rivedere la documentazione fiscale, in particolare le politiche di transfer pricing.
    -Costruire nuove strutture con un approccio “BEPS-proof”, ossia solide dal punto di vista della sostanza economica e della coerenza fiscale.

    La tua PMI è pronta per il nuovo scenario fiscale internazionale?
    Contattaci per una consulenza: possiamo aiutarti a trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo.

    #BEPS2025 #BEPS2 #FiscalitàInternazionale #PMIAllEstero #ImposteMinimeGlobali #TransferPricing #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PianificazioneFiscale #ComplianceFiscale

    Le novità del BEPS 2.0: cosa cambia per le PMI italiane con attività all’estero Nel 2025 il progetto BEPS 2.0 dell’OCSE ha superato la fase teorica ed è entrato pienamente in vigore, portando con sé una serie di implicazioni concrete anche per le PMI italiane che operano oltre confine. Noi di impresa.biz, da sempre attenti alle evoluzioni della fiscalità internazionale, stiamo supportando numerose imprese nell’adeguarsi al nuovo scenario. Ecco cosa sta davvero cambiando – e perché è importante agire subito. Cos’è il BEPS 2.0? Il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) nasce per combattere l’erosione della base imponibile e il trasferimento artificiale dei profitti in Paesi a bassa fiscalità. Con la versione 2.0, l’OCSE introduce due pilastri fondamentali: -Pillar 1: ridistribuzione del diritto di tassazione tra Paesi, anche in assenza di stabile organizzazione, per le imprese con significativa attività digitale o commerciale all’estero. -Pillar 2: introduzione di un’imposta minima globale del 15% per i gruppi con ricavi consolidati superiori a 750 milioni di euro, attraverso il meccanismo del Global Anti-Base Erosion (GloBE). A prima vista, potrebbe sembrare che questi cambiamenti riguardino solo le multinazionali. Ma la realtà è diversa. Perché anche le PMI italiane devono prestare attenzione Nel nostro lavoro di consulenza, abbiamo osservato come molti principi del BEPS 2.0 abbiano ricadute anche sulle PMI, soprattutto quelle con filiali, società controllate o strutture holding all’estero. Ecco perché: -Effetto domino normativo: diversi Paesi stanno già adottando norme simili a quelle del BEPS 2.0, anche per imprese al di sotto della soglia dei 750 milioni, alzando il livello dei controlli. -Maggiore trasparenza fiscale: l’obbligo di dimostrare la sostanza economica delle attività estere diventa sempre più stringente. -Controlli incrociati automatici: grazie allo scambio di informazioni tra Stati (CRS), le autorità fiscali italiane sono oggi in grado di rilevare facilmente incongruenze tra struttura e operatività. -Nuovi standard per i transfer pricing: anche le PMI devono adeguare le loro politiche interne per evitare contestazioni sui prezzi di trasferimento tra società del gruppo. Le opportunità per chi si adegua in tempo Noi crediamo che ogni cambiamento normativo porti con sé non solo obblighi, ma anche opportunità per chi sa adattarsi. In particolare, il nuovo contesto permette alle PMI: -Di rafforzare la propria credibilità a livello internazionale, costruendo strutture trasparenti e sostenibili. -Di anticipare verifiche e controlli, evitando contestazioni future. -Di pianificare l’espansione all’estero in modo più efficiente, sfruttando le convenzioni contro la doppia imposizione e i vantaggi di alcune giurisdizioni cooperative. Cosa consigliamo alle PMI italiane nel 2025 Noi di impresa.biz stiamo accompagnando le PMI italiane verso un nuovo modello di fiscalità internazionale, basato su legalità, sostanza e pianificazione. Ecco le prime azioni che suggeriamo: -Verificare la compliance delle strutture estere già esistenti, valutando rischi e opportunità. -Rivedere la documentazione fiscale, in particolare le politiche di transfer pricing. -Costruire nuove strutture con un approccio “BEPS-proof”, ossia solide dal punto di vista della sostanza economica e della coerenza fiscale. 📌 La tua PMI è pronta per il nuovo scenario fiscale internazionale? Contattaci per una consulenza: possiamo aiutarti a trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo. #BEPS2025 #BEPS2 #FiscalitàInternazionale #PMIAllEstero #ImposteMinimeGlobali #TransferPricing #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PianificazioneFiscale #ComplianceFiscale
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  • Residenza fiscale delle imprese: rischi e opportunità nel 2025

    Nel 2025 il tema della residenza fiscale delle imprese è tornato al centro del dibattito, sia per l’evoluzione delle normative internazionali che per l’intensificarsi dei controlli da parte delle autorità fiscali.
    Noi di impresa.biz, da anni impegnati nell'affiancare le aziende nei processi di internazionalizzazione e ottimizzazione fiscale, riteniamo fondamentale fare chiarezza su un tema tanto strategico quanto delicato.

    Cosa si intende per residenza fiscale di un’impresa?
    In linea generale, un’impresa è considerata fiscalmente residente nel Paese in cui ha la sede della direzione effettiva o, in alcuni casi, dove viene svolta la gestione principale delle attività aziendali.
    Nel 2025, a seguito dell'applicazione rafforzata dei principi OCSE e delle direttive UE anti-abuso, la residenza fiscale si determina sempre più in base alla sostanza economica, non soltanto alla forma giuridica.

    I principali rischi legati alla residenza fiscale
    Nel nostro lavoro quotidiano incontriamo spesso imprese che hanno strutture internazionali formalmente ineccepibili, ma che non resistono a una verifica di sostanza. Ecco alcuni rischi che monitoriamo costantemente:

    -Rischio di doppia imposizione: quando due Stati rivendicano la residenza fiscale della stessa entità.
    -Rischio di contestazione di esterovestizione: se l’impresa risulta formalmente residente all’estero ma è di fatto gestita dall’Italia, le autorità fiscali possono disconoscere la residenza estera, con sanzioni molto pesanti.
    -Rischio reputazionale e bancario: una struttura poco trasparente o fiscalmente ambigua può compromettere i rapporti con istituti di credito e partner internazionali.

    Le opportunità del 2025: come operare legalmente e con efficienza
    Nonostante i maggiori controlli, il 2025 offre anche molte opportunità per le imprese attente e ben strutturate. Ecco le principali leve su cui interveniamo con i nostri clienti:

    1. Trasparenza e sostanza economica: oggi più che mai è fondamentale dimostrare che le attività estere hanno una reale operatività, con personale, uffici e decisioni autonome.
    2. Scelta consapevole della giurisdizione: alcuni Paesi continuano a offrire regimi fiscali vantaggiosi, ma è essenziale selezionarli in base alla loro adesione agli standard internazionali (BEPS, CRS, FATCA, ecc.).
    3. Riorganizzazione delle strutture societarie: molte imprese stanno rivedendo le proprie holding o sedi secondarie per adeguarsi alle nuove normative.
    4. Utilizzo strategico delle convenzioni contro la doppia imposizione: una corretta pianificazione consente di evitare sovrapposizioni fiscali e proteggere gli utili.

    Il nostro approccio alla consulenza sulla residenza fiscale
    Noi di impresa.biz lavoriamo fianco a fianco con i nostri clienti per analizzare a fondo la situazione della loro impresa, costruendo soluzioni personalizzate, trasparenti e in piena conformità con le normative italiane e internazionali.
    Ogni struttura deve avere un’anima operativa, e ogni strategia fiscale deve poter essere spiegata e documentata senza zone d’ombra.

    Hai dubbi sulla residenza fiscale della tua azienda o vuoi espanderti all’estero con la giusta struttura?
    Contattaci per una consulenza personalizzata: la prevenzione oggi vale molto più di una difesa domani.

    #ResidenzaFiscale #PianificazioneFiscale #FiscalitàInternazionale #SostanzaEconomica #TaxCompliance #ImpresaBiz #Internazionalizzazione #BEPS2025 #ResidenzaSocietaria

    Residenza fiscale delle imprese: rischi e opportunità nel 2025 Nel 2025 il tema della residenza fiscale delle imprese è tornato al centro del dibattito, sia per l’evoluzione delle normative internazionali che per l’intensificarsi dei controlli da parte delle autorità fiscali. Noi di impresa.biz, da anni impegnati nell'affiancare le aziende nei processi di internazionalizzazione e ottimizzazione fiscale, riteniamo fondamentale fare chiarezza su un tema tanto strategico quanto delicato. Cosa si intende per residenza fiscale di un’impresa? In linea generale, un’impresa è considerata fiscalmente residente nel Paese in cui ha la sede della direzione effettiva o, in alcuni casi, dove viene svolta la gestione principale delle attività aziendali. Nel 2025, a seguito dell'applicazione rafforzata dei principi OCSE e delle direttive UE anti-abuso, la residenza fiscale si determina sempre più in base alla sostanza economica, non soltanto alla forma giuridica. I principali rischi legati alla residenza fiscale Nel nostro lavoro quotidiano incontriamo spesso imprese che hanno strutture internazionali formalmente ineccepibili, ma che non resistono a una verifica di sostanza. Ecco alcuni rischi che monitoriamo costantemente: -Rischio di doppia imposizione: quando due Stati rivendicano la residenza fiscale della stessa entità. -Rischio di contestazione di esterovestizione: se l’impresa risulta formalmente residente all’estero ma è di fatto gestita dall’Italia, le autorità fiscali possono disconoscere la residenza estera, con sanzioni molto pesanti. -Rischio reputazionale e bancario: una struttura poco trasparente o fiscalmente ambigua può compromettere i rapporti con istituti di credito e partner internazionali. Le opportunità del 2025: come operare legalmente e con efficienza Nonostante i maggiori controlli, il 2025 offre anche molte opportunità per le imprese attente e ben strutturate. Ecco le principali leve su cui interveniamo con i nostri clienti: 1. Trasparenza e sostanza economica: oggi più che mai è fondamentale dimostrare che le attività estere hanno una reale operatività, con personale, uffici e decisioni autonome. 2. Scelta consapevole della giurisdizione: alcuni Paesi continuano a offrire regimi fiscali vantaggiosi, ma è essenziale selezionarli in base alla loro adesione agli standard internazionali (BEPS, CRS, FATCA, ecc.). 3. Riorganizzazione delle strutture societarie: molte imprese stanno rivedendo le proprie holding o sedi secondarie per adeguarsi alle nuove normative. 4. Utilizzo strategico delle convenzioni contro la doppia imposizione: una corretta pianificazione consente di evitare sovrapposizioni fiscali e proteggere gli utili. Il nostro approccio alla consulenza sulla residenza fiscale Noi di impresa.biz lavoriamo fianco a fianco con i nostri clienti per analizzare a fondo la situazione della loro impresa, costruendo soluzioni personalizzate, trasparenti e in piena conformità con le normative italiane e internazionali. Ogni struttura deve avere un’anima operativa, e ogni strategia fiscale deve poter essere spiegata e documentata senza zone d’ombra. 📞 Hai dubbi sulla residenza fiscale della tua azienda o vuoi espanderti all’estero con la giusta struttura? Contattaci per una consulenza personalizzata: la prevenzione oggi vale molto più di una difesa domani. #ResidenzaFiscale #PianificazioneFiscale #FiscalitàInternazionale #SostanzaEconomica #TaxCompliance #ImpresaBiz #Internazionalizzazione #BEPS2025 #ResidenzaSocietaria
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  • Holding estere: come strutturare legalmente una pianificazione fiscale internazionale efficace

    In un contesto economico sempre più globalizzato, strutturare una pianificazione fiscale internazionale efficace non è solo una scelta strategica, ma una necessità per molte imprese che intendono espandersi e ottimizzare i propri costi fiscali. Noi di impresa.biz, da anni al fianco di imprenditori e professionisti, sappiamo quanto sia fondamentale impostare correttamente fin dall'inizio una struttura societaria solida e conforme alle normative vigenti. In questo articolo vogliamo condividere la nostra esperienza su un tema molto attuale: le holding estere.

    Perché una holding estera?
    Le holding estere possono offrire vantaggi significativi se inserite in una pianificazione fiscale ben studiata. Tra i principali benefici troviamo:

    -Ottimizzazione del carico fiscale complessivo, grazie alla scelta di giurisdizioni a fiscalità privilegiata o con regimi particolarmente favorevoli per i dividendi e le plusvalenze.
    -Protezione del patrimonio societario e personale, attraverso strutture più articolate e sicure.
    -Facilitazione delle operazioni internazionali, migliorando l’accesso a nuovi mercati e aumentando la credibilità con partner stranieri.

    Come strutturare una holding estera in modo legale
    Noi crediamo fermamente che l'efficacia della pianificazione fiscale debba sempre poggiare su basi legali solide. Ecco i passaggi principali che consigliamo ai nostri clienti:

    1. Analisi preventiva della situazione fiscale e patrimoniale: ogni impresa ha esigenze uniche. Occorre partire da un’analisi dettagliata della situazione attuale per definire obiettivi realistici.
    2. Scelta della giurisdizione più adatta: Paesi come Lussemburgo, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Malta o Cipro possono offrire vantaggi fiscali, ma la selezione deve tenere conto anche di aspetti come la reputazione, la stabilità politica e gli accordi contro la doppia imposizione.
    3. Costituzione della holding: è fondamentale affidarsi a professionisti esperti per gestire correttamente l’iter costitutivo, rispettando le normative locali e internazionali (come le direttive anti-abuso dell’UE, le norme OCSE e il principio della sostanza economica).
    4. Gestione operativa e fiscale della struttura: una holding non può essere “di facciata”. Deve avere una reale attività economica, una sede fisica, personale amministrativo, e deve rispettare gli obblighi contabili e fiscali del Paese ospitante.
    5. Monitoraggio costante e aggiornamento normativo: il contesto normativo cambia frequentemente. La nostra consulenza continua garantisce che le strutture restino sempre compliant.

    Legalità e trasparenza: i nostri pilastri
    In un’epoca in cui l’evasione fiscale è sempre più sotto i riflettori, noi di impresa.biz riteniamo fondamentale agire sempre con la massima trasparenza e nel rispetto delle leggi. La pianificazione fiscale internazionale non è un modo per “eludere”, ma un’opportunità per ottimizzare nel rispetto delle regole.

    Collaboriamo con un network internazionale di fiscalisti, avvocati e consulenti per offrire soluzioni su misura, sicure e sostenibili.

    Vuoi saperne di più o strutturare una holding all’estero per la tua impresa?
    Contattaci per una consulenza riservata: la nostra esperienza è al tuo servizio.

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    Holding estere: come strutturare legalmente una pianificazione fiscale internazionale efficace In un contesto economico sempre più globalizzato, strutturare una pianificazione fiscale internazionale efficace non è solo una scelta strategica, ma una necessità per molte imprese che intendono espandersi e ottimizzare i propri costi fiscali. Noi di impresa.biz, da anni al fianco di imprenditori e professionisti, sappiamo quanto sia fondamentale impostare correttamente fin dall'inizio una struttura societaria solida e conforme alle normative vigenti. In questo articolo vogliamo condividere la nostra esperienza su un tema molto attuale: le holding estere. Perché una holding estera? Le holding estere possono offrire vantaggi significativi se inserite in una pianificazione fiscale ben studiata. Tra i principali benefici troviamo: -Ottimizzazione del carico fiscale complessivo, grazie alla scelta di giurisdizioni a fiscalità privilegiata o con regimi particolarmente favorevoli per i dividendi e le plusvalenze. -Protezione del patrimonio societario e personale, attraverso strutture più articolate e sicure. -Facilitazione delle operazioni internazionali, migliorando l’accesso a nuovi mercati e aumentando la credibilità con partner stranieri. Come strutturare una holding estera in modo legale Noi crediamo fermamente che l'efficacia della pianificazione fiscale debba sempre poggiare su basi legali solide. Ecco i passaggi principali che consigliamo ai nostri clienti: 1. Analisi preventiva della situazione fiscale e patrimoniale: ogni impresa ha esigenze uniche. Occorre partire da un’analisi dettagliata della situazione attuale per definire obiettivi realistici. 2. Scelta della giurisdizione più adatta: Paesi come Lussemburgo, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Malta o Cipro possono offrire vantaggi fiscali, ma la selezione deve tenere conto anche di aspetti come la reputazione, la stabilità politica e gli accordi contro la doppia imposizione. 3. Costituzione della holding: è fondamentale affidarsi a professionisti esperti per gestire correttamente l’iter costitutivo, rispettando le normative locali e internazionali (come le direttive anti-abuso dell’UE, le norme OCSE e il principio della sostanza economica). 4. Gestione operativa e fiscale della struttura: una holding non può essere “di facciata”. Deve avere una reale attività economica, una sede fisica, personale amministrativo, e deve rispettare gli obblighi contabili e fiscali del Paese ospitante. 5. Monitoraggio costante e aggiornamento normativo: il contesto normativo cambia frequentemente. La nostra consulenza continua garantisce che le strutture restino sempre compliant. Legalità e trasparenza: i nostri pilastri In un’epoca in cui l’evasione fiscale è sempre più sotto i riflettori, noi di impresa.biz riteniamo fondamentale agire sempre con la massima trasparenza e nel rispetto delle leggi. La pianificazione fiscale internazionale non è un modo per “eludere”, ma un’opportunità per ottimizzare nel rispetto delle regole. Collaboriamo con un network internazionale di fiscalisti, avvocati e consulenti per offrire soluzioni su misura, sicure e sostenibili. 📌 Vuoi saperne di più o strutturare una holding all’estero per la tua impresa? Contattaci per una consulenza riservata: la nostra esperienza è al tuo servizio. #HoldingEstera #PianificazioneFiscale #Internazionalizzazione #FiscalitàInternazionale #ImpreseAllEstero #TaxPlanning #ConsulenzaFiscale #ImpresaBiz
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