• Come aprire una nuova attività nel 2025: iter, costi e consigli

    Aprire una nuova attività nel 2025 può sembrare un salto nel vuoto. Anch’io all’inizio ero pieno di dubbi: “Da dove comincio?”, “Quanto mi costa?”, “E se sbaglio qualcosa con la burocrazia?”.
    La verità? È un percorso impegnativo, ma se fatto con metodo può dare grandi soddisfazioni.
    Ecco il mio racconto, passo dopo passo, su come ho aperto la mia attività, cosa ho imparato e cosa ti consiglio se vuoi lanciarti anche tu.

    1. Scegliere il tipo di attività (e la forma giuridica)
    Il primo bivio è: freelance, ditta individuale, società?

    Nel mio caso, ho scelto una ditta individuale con regime forfettario, perché:
    -I costi iniziali sono bassi
    -Paghi una tassa unica semplificata (imposta sostitutiva)
    -Ottimo se inizi da solo, con pochi rischi
    Se invece vuoi iniziare con un socio, magari per un e-commerce, potresti valutare una SRL semplificata (SRLS): capitale sociale minimo, ma più tutele.

    2. L’iter burocratico (più semplice di quanto credessi)
    Ecco cosa ho fatto:
    -Scelta del codice ATECO → fondamentale per sapere che attività stai aprendo
    -Apertura Partita IVA online tramite il commercialista o da solo sul sito dell’Agenzia delle Entrate
    -Iscrizione alla Camera di Commercio (per ditte e società)
    -Comunicazione al SUAP del Comune (per attività locali con sede fisica)
    -INPS e, in alcuni casi, INAIL → per contributi previdenziali e assicurativi
    -PEC e firma digitale → ormai obbligatorie per comunicazioni ufficiali
    Io ho fatto tutto con l’aiuto di un commercialista online: in 5 giorni lavorativi ero operativo.

    3. Costi reali per partire (dalla mia esperienza)
    Ecco una stima media per una ditta individuale in regime forfettario:
    -Commercialista (apertura + supporto): 300–500 € una tantum
    -Diritti Camera di Commercio e pratiche varie: circa 100–150 €
    -PEC + firma digitale: 50–100 € all’anno
    -INPS gestione separata (se freelance): contributi a percentuale sul reddito
    -Sito web base + dominio + logo: da 300 € in su (se fai da solo o con freelance)
    Totale? Con meno di 1.000–1.200 € puoi partire.
    Ovviamente dipende dal tipo di attività, ma almeno ti fai un’idea realistica.

    4. Consigli pratici che avrei voluto ricevere prima
    -Scegli bene il codice ATECO: impatta su tasse, contributi e agevolazioni
    -Non improvvisare il business plan, anche se sei da solo: ti serve per capire se l’attività è sostenibile
    -Cerca bandi o incentivi locali (Camera di Commercio, Invitalia, regioni): spesso c’è qualcosa anche per chi parte da zero
    -Apri prima una community o una pagina social, anche prima della P.IVA: così testi il mercato
    -Digitalizza tutto da subito: fatture elettroniche, contabilità, pagamenti online, CRM base

    Errori da evitare
    -Pensare “prima vedo se va, poi metto tutto in regola” → rischi multe
    -Aprire una società senza sapere gestirla → costi alti e più obblighi
    -Sottovalutare i contributi INPS → sono una spesa fissa, anche a reddito zero
    -Affidarti a consulenti improvvisati → meglio pagare qualcuno di serio, una volta sola

    Aprire una nuova attività nel 2025 è più accessibile di quanto sembri, ma serve preparazione, metodo e visione a lungo termine.
    Io ho imparato che partire bene fin dal primo giorno fa tutta la differenza.
    Se hai un’idea, mettila a terra, studia il contesto, parla con le persone giuste e... comincia!

    #apriunattività #nuovaimpresa2025 #partitapiva #PMIitalia #ecommerceitalia #startupitaliana #freelanceitalia #businessconsapevole #regimeforfettario #impresagiovane #lavorareindipendente #imprenditorialitàetica

    Come aprire una nuova attività nel 2025: iter, costi e consigli Aprire una nuova attività nel 2025 può sembrare un salto nel vuoto. Anch’io all’inizio ero pieno di dubbi: “Da dove comincio?”, “Quanto mi costa?”, “E se sbaglio qualcosa con la burocrazia?”. La verità? È un percorso impegnativo, ma se fatto con metodo può dare grandi soddisfazioni. Ecco il mio racconto, passo dopo passo, su come ho aperto la mia attività, cosa ho imparato e cosa ti consiglio se vuoi lanciarti anche tu. 🎯 1. Scegliere il tipo di attività (e la forma giuridica) Il primo bivio è: freelance, ditta individuale, società? Nel mio caso, ho scelto una ditta individuale con regime forfettario, perché: -I costi iniziali sono bassi -Paghi una tassa unica semplificata (imposta sostitutiva) -Ottimo se inizi da solo, con pochi rischi Se invece vuoi iniziare con un socio, magari per un e-commerce, potresti valutare una SRL semplificata (SRLS): capitale sociale minimo, ma più tutele. 📄 2. L’iter burocratico (più semplice di quanto credessi) Ecco cosa ho fatto: -Scelta del codice ATECO → fondamentale per sapere che attività stai aprendo -Apertura Partita IVA online tramite il commercialista o da solo sul sito dell’Agenzia delle Entrate -Iscrizione alla Camera di Commercio (per ditte e società) -Comunicazione al SUAP del Comune (per attività locali con sede fisica) -INPS e, in alcuni casi, INAIL → per contributi previdenziali e assicurativi -PEC e firma digitale → ormai obbligatorie per comunicazioni ufficiali Io ho fatto tutto con l’aiuto di un commercialista online: in 5 giorni lavorativi ero operativo. 💸 3. Costi reali per partire (dalla mia esperienza) Ecco una stima media per una ditta individuale in regime forfettario: -Commercialista (apertura + supporto): 300–500 € una tantum -Diritti Camera di Commercio e pratiche varie: circa 100–150 € -PEC + firma digitale: 50–100 € all’anno -INPS gestione separata (se freelance): contributi a percentuale sul reddito -Sito web base + dominio + logo: da 300 € in su (se fai da solo o con freelance) Totale? Con meno di 1.000–1.200 € puoi partire. Ovviamente dipende dal tipo di attività, ma almeno ti fai un’idea realistica. ✅ 4. Consigli pratici che avrei voluto ricevere prima -Scegli bene il codice ATECO: impatta su tasse, contributi e agevolazioni -Non improvvisare il business plan, anche se sei da solo: ti serve per capire se l’attività è sostenibile -Cerca bandi o incentivi locali (Camera di Commercio, Invitalia, regioni): spesso c’è qualcosa anche per chi parte da zero -Apri prima una community o una pagina social, anche prima della P.IVA: così testi il mercato -Digitalizza tutto da subito: fatture elettroniche, contabilità, pagamenti online, CRM base ❌ Errori da evitare -Pensare “prima vedo se va, poi metto tutto in regola” → rischi multe -Aprire una società senza sapere gestirla → costi alti e più obblighi -Sottovalutare i contributi INPS → sono una spesa fissa, anche a reddito zero -Affidarti a consulenti improvvisati → meglio pagare qualcuno di serio, una volta sola ✍️ Aprire una nuova attività nel 2025 è più accessibile di quanto sembri, ma serve preparazione, metodo e visione a lungo termine. Io ho imparato che partire bene fin dal primo giorno fa tutta la differenza. Se hai un’idea, mettila a terra, studia il contesto, parla con le persone giuste e... comincia! #apriunattività #nuovaimpresa2025 #partitapiva #PMIitalia #ecommerceitalia #startupitaliana #freelanceitalia #businessconsapevole #regimeforfettario #impresagiovane #lavorareindipendente #imprenditorialitàetica
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  • Marketing sostenibile: come integrare la sostenibilità nelle tue strategie
    Quando ho iniziato a riflettere sul mio ruolo nel mercato, una cosa mi è diventata chiara: non posso più vendere come se il pianeta non esistesse.
    Il marketing oggi deve essere sostenibile, autentico e trasparente. Non solo per una questione etica, ma anche perché i clienti — soprattutto i più giovani — cercano brand che si prendano cura dell’ambiente e della società.

    Integrare la sostenibilità nelle strategie di marketing non significa solo scrivere belle parole o aggiungere una “certificazione verde”. Vuol dire fare scelte concrete e comunicarle con onestà. Ecco come ho iniziato a farlo nel mio business, e come puoi farlo anche tu.

    Perché il marketing sostenibile è un’opportunità (non un costo)
    Sostenibilità non è solo “spendere di più”. È anche un modo per:

    Differenziarti in un mercato sempre più affollato

    Costruire relazioni di fiducia durature con clienti consapevoli

    Ridurre sprechi e ottimizzare risorse

    Anticipare normative e richieste di trasparenza

    Aumentare la brand reputation

    Come ho integrato la sostenibilità nelle mie strategie
    1. Rivedere il prodotto e il packaging
    Ho scelto fornitori locali e materiali riciclabili o biodegradabili. Il packaging? Minimalista e completamente compostabile.
    Non l’ho fatto per marketing, ma perché credevo fosse giusto. Il bello è che i clienti lo apprezzano davvero, e lo dicono nelle recensioni.

    2. Essere trasparente e raccontare il percorso
    Invece di nascondere qualche “compromesso”, ho deciso di raccontare tutto:

    Come vengono prodotti i miei articoli

    Quali sono i limiti attuali

    Cosa sto facendo per migliorare

    I clienti vogliono onestà, non perfezione.

    3. Usare contenuti educativi
    Ho iniziato a condividere sul blog e sui social post e video che parlano di sostenibilità reale, non solo moda.
    Come ridurre gli sprechi, perché scegliere certi materiali, storie di artigiani locali. Questo crea engagement e senso di comunità.

    4. Scegliere canali e metodi pubblicitari etici
    Ho ridotto campagne su canali troppo invasivi o poco targettizzati, preferendo azioni organiche e collaborazioni con influencer che condividono valori veri.

    Strumenti e metriche per monitorare la sostenibilità
    -Certificazioni ambientali (se applicabili)
    -Calcolo dell’impronta di carbonio (esistono tool anche per PMI)
    -Survey clienti per capire percezione e aspettative
    -Monitoraggio degli sprechi in produzione e spedizione

    Errori da evitare
    -Usare il greenwashing: cioè comunicare sostenibilità senza fatti
    -Promettere troppo e non mantenere
    -Pensare che basti un solo gesto simbolico
    -Ignorare il feedback dei clienti su temi etici

    Il marketing sostenibile è una sfida ma anche una grande opportunità per chi vuole fare la differenza e creare un business più autentico e resiliente.
    Nel mio percorso, integrare sostenibilità ha dato senso a quello che faccio ogni giorno — e ha portato clienti che condividono i miei valori.

    Non si tratta di essere perfetti, ma di migliorare passo dopo passo, comunicando con trasparenza e onestà.

    E tu, come stai integrando la sostenibilità nel tuo marketing? Raccontami!

    #marketingsostenibile #sostenibilità #marketingetico #brandresponsabile #ecommercegreen #marketing2025 #consumatoriconsapevoli #marketingperPMI #greenbusiness #vendereconsapevole #impreseetiche

    Marketing sostenibile: come integrare la sostenibilità nelle tue strategie Quando ho iniziato a riflettere sul mio ruolo nel mercato, una cosa mi è diventata chiara: non posso più vendere come se il pianeta non esistesse. Il marketing oggi deve essere sostenibile, autentico e trasparente. Non solo per una questione etica, ma anche perché i clienti — soprattutto i più giovani — cercano brand che si prendano cura dell’ambiente e della società. Integrare la sostenibilità nelle strategie di marketing non significa solo scrivere belle parole o aggiungere una “certificazione verde”. Vuol dire fare scelte concrete e comunicarle con onestà. Ecco come ho iniziato a farlo nel mio business, e come puoi farlo anche tu. 🎯 Perché il marketing sostenibile è un’opportunità (non un costo) Sostenibilità non è solo “spendere di più”. È anche un modo per: Differenziarti in un mercato sempre più affollato Costruire relazioni di fiducia durature con clienti consapevoli Ridurre sprechi e ottimizzare risorse Anticipare normative e richieste di trasparenza Aumentare la brand reputation ✅ Come ho integrato la sostenibilità nelle mie strategie 1. Rivedere il prodotto e il packaging Ho scelto fornitori locali e materiali riciclabili o biodegradabili. Il packaging? Minimalista e completamente compostabile. Non l’ho fatto per marketing, ma perché credevo fosse giusto. Il bello è che i clienti lo apprezzano davvero, e lo dicono nelle recensioni. 2. Essere trasparente e raccontare il percorso Invece di nascondere qualche “compromesso”, ho deciso di raccontare tutto: Come vengono prodotti i miei articoli Quali sono i limiti attuali Cosa sto facendo per migliorare I clienti vogliono onestà, non perfezione. 3. Usare contenuti educativi Ho iniziato a condividere sul blog e sui social post e video che parlano di sostenibilità reale, non solo moda. Come ridurre gli sprechi, perché scegliere certi materiali, storie di artigiani locali. Questo crea engagement e senso di comunità. 4. Scegliere canali e metodi pubblicitari etici Ho ridotto campagne su canali troppo invasivi o poco targettizzati, preferendo azioni organiche e collaborazioni con influencer che condividono valori veri. 🛠️ Strumenti e metriche per monitorare la sostenibilità -Certificazioni ambientali (se applicabili) -Calcolo dell’impronta di carbonio (esistono tool anche per PMI) -Survey clienti per capire percezione e aspettative -Monitoraggio degli sprechi in produzione e spedizione ❌ Errori da evitare -Usare il greenwashing: cioè comunicare sostenibilità senza fatti -Promettere troppo e non mantenere -Pensare che basti un solo gesto simbolico -Ignorare il feedback dei clienti su temi etici ✍️ Il marketing sostenibile è una sfida ma anche una grande opportunità per chi vuole fare la differenza e creare un business più autentico e resiliente. Nel mio percorso, integrare sostenibilità ha dato senso a quello che faccio ogni giorno — e ha portato clienti che condividono i miei valori. Non si tratta di essere perfetti, ma di migliorare passo dopo passo, comunicando con trasparenza e onestà. E tu, come stai integrando la sostenibilità nel tuo marketing? Raccontami! #marketingsostenibile #sostenibilità #marketingetico #brandresponsabile #ecommercegreen #marketing2025 #consumatoriconsapevoli #marketingperPMI #greenbusiness #vendereconsapevole #impreseetiche
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  • Business Senza Frontiere: Come Espandersi all’Estero in Modo Sostenibile

    Noi di Impresa.biz crediamo fermamente che l’espansione all’estero rappresenti una delle sfide più stimolanti e strategiche per le imprese italiane. Tuttavia, oggi più che mai, questa crescita deve avvenire nel rispetto di criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale.

    La sostenibilità come leva competitiva
    Espandersi oltre confine non significa soltanto conquistare nuovi mercati o aumentare il fatturato: significa anche integrare pratiche sostenibili che garantiscano valore duraturo per la nostra impresa, per le comunità locali e per il pianeta.

    Siamo convinti che adottare una strategia sostenibile ci permetta di differenziarci, migliorare la reputazione aziendale e attrarre investitori e clienti sempre più attenti a questi temi.

    Strategie per un’espansione sostenibile
    Per noi, la sostenibilità in un contesto internazionale si declina in diversi ambiti:
    -Scelta dei mercati: privilegiamo paesi con normative ambientali e sociali solide, che favoriscano un business responsabile.
    -Supply chain responsabile: selezioniamo fornitori e partner che condividano i nostri valori, promuovendo trasparenza e rispetto dei diritti.
    -Innovazione green: investiamo in tecnologie che riducano l’impatto ambientale delle nostre attività, dalla produzione alla distribuzione.
    -Coinvolgimento delle comunità locali: sviluppiamo progetti che valorizzino il territorio e migliorino la qualità della vita delle persone.

    La sostenibilità come fattore di resilienza
    Noi di Impresa.biz osserviamo come le imprese che adottano pratiche sostenibili siano più resilienti ai cambiamenti di mercato, alle crisi globali e alle nuove regolamentazioni. Questo approccio ci aiuta a costruire relazioni durature con clienti, istituzioni e partner, oltre a favorire l’accesso a finanziamenti dedicati e incentivi.

    Un futuro senza confini e sostenibile
    Espandersi all’estero in modo sostenibile è una sfida che richiede consapevolezza, impegno e visione strategica. Noi di Impresa.biz siamo convinti che questa sia la strada giusta per garantire un successo duraturo e responsabile.

    Il business senza frontiere non può prescindere dalla responsabilità verso l’ambiente e la società: investire in sostenibilità significa costruire un futuro più solido, etico e competitivo per tutti.

    #ImpresaBiz #EspansioneSostenibile #BusinessGlobale #Sostenibilità #Internazionalizzazione #GreenBusiness #ResponsabilitàSociale #SupplyChainResponsabile #InnovazioneGreen #PMI #ImpreseItaliane #CrescitaResponsabile
    Business Senza Frontiere: Come Espandersi all’Estero in Modo Sostenibile Noi di Impresa.biz crediamo fermamente che l’espansione all’estero rappresenti una delle sfide più stimolanti e strategiche per le imprese italiane. Tuttavia, oggi più che mai, questa crescita deve avvenire nel rispetto di criteri di sostenibilità economica, sociale e ambientale. La sostenibilità come leva competitiva Espandersi oltre confine non significa soltanto conquistare nuovi mercati o aumentare il fatturato: significa anche integrare pratiche sostenibili che garantiscano valore duraturo per la nostra impresa, per le comunità locali e per il pianeta. Siamo convinti che adottare una strategia sostenibile ci permetta di differenziarci, migliorare la reputazione aziendale e attrarre investitori e clienti sempre più attenti a questi temi. Strategie per un’espansione sostenibile Per noi, la sostenibilità in un contesto internazionale si declina in diversi ambiti: -Scelta dei mercati: privilegiamo paesi con normative ambientali e sociali solide, che favoriscano un business responsabile. -Supply chain responsabile: selezioniamo fornitori e partner che condividano i nostri valori, promuovendo trasparenza e rispetto dei diritti. -Innovazione green: investiamo in tecnologie che riducano l’impatto ambientale delle nostre attività, dalla produzione alla distribuzione. -Coinvolgimento delle comunità locali: sviluppiamo progetti che valorizzino il territorio e migliorino la qualità della vita delle persone. La sostenibilità come fattore di resilienza Noi di Impresa.biz osserviamo come le imprese che adottano pratiche sostenibili siano più resilienti ai cambiamenti di mercato, alle crisi globali e alle nuove regolamentazioni. Questo approccio ci aiuta a costruire relazioni durature con clienti, istituzioni e partner, oltre a favorire l’accesso a finanziamenti dedicati e incentivi. Un futuro senza confini e sostenibile Espandersi all’estero in modo sostenibile è una sfida che richiede consapevolezza, impegno e visione strategica. Noi di Impresa.biz siamo convinti che questa sia la strada giusta per garantire un successo duraturo e responsabile. Il business senza frontiere non può prescindere dalla responsabilità verso l’ambiente e la società: investire in sostenibilità significa costruire un futuro più solido, etico e competitivo per tutti. #ImpresaBiz #EspansioneSostenibile #BusinessGlobale #Sostenibilità #Internazionalizzazione #GreenBusiness #ResponsabilitàSociale #SupplyChainResponsabile #InnovazioneGreen #PMI #ImpreseItaliane #CrescitaResponsabile
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  • Internazionalizzazione d’impresa: da dove cominciare per farlo davvero bene

    Noi di Impresa.biz crediamo che l’internazionalizzazione non sia solo una scelta strategica: è una necessità per crescere
    Negli ultimi anni abbiamo visto un numero crescente di PMI italiane affacciarsi sui mercati esteri. Non solo grandi industrie, ma anche imprese artigiane, startup innovative e aziende familiari stanno scoprendo quanto il “fuori Italia” possa diventare un’opportunità concreta.
    Ma da dove si comincia davvero quando si vuole internazionalizzare la propria impresa? E soprattutto: come farlo bene, senza bruciare tempo e risorse?

    Oggi vogliamo condividere con voi il nostro punto di vista, maturato ascoltando centinaia di imprenditori che ce l’hanno fatta — e anche chi ha imparato a proprie spese cosa non fare.

    1. Non si parte con l’export: si parte con una visione
    Troppe imprese vedono l’internazionalizzazione come una semplice attività di export. In realtà è qualcosa di più profondo: significa ripensare la propria azienda in chiave globale. Significa chiedersi:
    -Qual è il nostro valore aggiunto fuori dall’Italia?
    -A chi possiamo parlare là fuori?
    -Siamo pronti a cambiare, se serve?

    2. Studiare i mercati prima, non dopo
    Uno degli errori più frequenti è farsi trascinare dall’entusiasmo: “Abbiamo venduto in Germania, funziona!” — ma senza aver fatto un’analisi del mercato, della concorrenza, delle normative locali.
    Noi suggeriamo sempre di cominciare da un’analisi comparata dei mercati potenziali, e magari farsi accompagnare da chi li conosce davvero: enti locali, ICE, o anche professionisti specializzati.

    3. Internazionalizzare non si improvvisa
    Non basta tradurre il sito o partecipare a una fiera. L’internazionalizzazione richiede:
    -Una figura interna dedicata (Export Manager o Temporary Manager)
    -Risorse economiche pianificate
    -Un piano operativo a 12-24 mesi
    -Chi pensa “intanto proviamo” spesso si scontra con delusioni costose.

    4. I partner giusti fanno la differenza
    Dall’agente commerciale alla società logistica, dal consulente legale all’ente di promozione: costruire una rete di partner affidabili nel Paese target è cruciale.
    E ricordiamoci: non esiste un solo modo per internazionalizzare. E-commerce, distribuzione, joint venture, filiali, franchising… ogni modello ha pro e contro. Serve una scelta consapevole.

    5. Usiamo gli strumenti che già esistono
    In Italia esistono tanti strumenti per chi vuole crescere all’estero, ma pochi li conoscono. Tra i più utili:
    -ICE Agenzia (formazione, fiere, matching)
    -SIMEST (finanziamenti agevolati e a fondo perduto)
    -SACE (assicurazioni e garanzie)
    -Bandi regionali e PNRR
    Saperli usare può significare partire con una marcia in più — e con meno rischi.
    internazionalizzare è un percorso, non un salto nel vuoto
    Noi di Impresa.biz ci siamo posti una domanda: “Quante aziende italiane potrebbero diventare internazionali se fossero guidate con metodo e consapevolezza?”

    La risposta è: molte di più di quelle che crediamo.

    Ecco perché continueremo a parlare di internazionalizzazione, a raccontare storie, strumenti e opportunità concrete. Perché l’Italia ha bisogno di imprenditori coraggiosi, ma anche preparati.

    #ImpresaGlobale #CrescitaInternazionale #PMIItalianeNelMondo
    #StrategiaGlobale #Internazionalizzazione #AnalisiDiMercato #ExportManagement
    Internazionalizzazione d’impresa: da dove cominciare per farlo davvero bene Noi di Impresa.biz crediamo che l’internazionalizzazione non sia solo una scelta strategica: è una necessità per crescere Negli ultimi anni abbiamo visto un numero crescente di PMI italiane affacciarsi sui mercati esteri. Non solo grandi industrie, ma anche imprese artigiane, startup innovative e aziende familiari stanno scoprendo quanto il “fuori Italia” possa diventare un’opportunità concreta. Ma da dove si comincia davvero quando si vuole internazionalizzare la propria impresa? E soprattutto: come farlo bene, senza bruciare tempo e risorse? Oggi vogliamo condividere con voi il nostro punto di vista, maturato ascoltando centinaia di imprenditori che ce l’hanno fatta — e anche chi ha imparato a proprie spese cosa non fare. 1. Non si parte con l’export: si parte con una visione Troppe imprese vedono l’internazionalizzazione come una semplice attività di export. In realtà è qualcosa di più profondo: significa ripensare la propria azienda in chiave globale. Significa chiedersi: -Qual è il nostro valore aggiunto fuori dall’Italia? -A chi possiamo parlare là fuori? -Siamo pronti a cambiare, se serve? 2. Studiare i mercati prima, non dopo Uno degli errori più frequenti è farsi trascinare dall’entusiasmo: “Abbiamo venduto in Germania, funziona!” — ma senza aver fatto un’analisi del mercato, della concorrenza, delle normative locali. Noi suggeriamo sempre di cominciare da un’analisi comparata dei mercati potenziali, e magari farsi accompagnare da chi li conosce davvero: enti locali, ICE, o anche professionisti specializzati. 3. Internazionalizzare non si improvvisa Non basta tradurre il sito o partecipare a una fiera. L’internazionalizzazione richiede: -Una figura interna dedicata (Export Manager o Temporary Manager) -Risorse economiche pianificate -Un piano operativo a 12-24 mesi -Chi pensa “intanto proviamo” spesso si scontra con delusioni costose. 4. I partner giusti fanno la differenza Dall’agente commerciale alla società logistica, dal consulente legale all’ente di promozione: costruire una rete di partner affidabili nel Paese target è cruciale. E ricordiamoci: non esiste un solo modo per internazionalizzare. E-commerce, distribuzione, joint venture, filiali, franchising… ogni modello ha pro e contro. Serve una scelta consapevole. 5. Usiamo gli strumenti che già esistono In Italia esistono tanti strumenti per chi vuole crescere all’estero, ma pochi li conoscono. Tra i più utili: -ICE Agenzia (formazione, fiere, matching) -SIMEST (finanziamenti agevolati e a fondo perduto) -SACE (assicurazioni e garanzie) -Bandi regionali e PNRR Saperli usare può significare partire con una marcia in più — e con meno rischi. internazionalizzare è un percorso, non un salto nel vuoto Noi di Impresa.biz ci siamo posti una domanda: “Quante aziende italiane potrebbero diventare internazionali se fossero guidate con metodo e consapevolezza?” La risposta è: molte di più di quelle che crediamo. Ecco perché continueremo a parlare di internazionalizzazione, a raccontare storie, strumenti e opportunità concrete. Perché l’Italia ha bisogno di imprenditori coraggiosi, ma anche preparati. 📌 #ImpresaGlobale #CrescitaInternazionale #PMIItalianeNelMondo #StrategiaGlobale #Internazionalizzazione #AnalisiDiMercato #ExportManagement
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  • Credito all’esportazione: cos’è e come funziona per le imprese italiane

    Noi di Impresa.biz siamo convinti che l’internazionalizzazione debba essere sostenuta non solo da buone idee, ma anche da strumenti concreti. Uno di questi è il credito all’esportazione, una leva strategica – spesso poco conosciuta – che può fare la differenza nei contratti con clienti esteri, soprattutto in Paesi extra-UE.
    In questo articolo facciamo chiarezza su cos’è, come funziona e perché è utile anche alle PMI.

    Cos’è il credito all’esportazione?
    Il credito all’esportazione è un meccanismo finanziario che consente all’impresa esportatrice italiana di offrire condizioni di pagamento dilazionate al cliente estero, senza dover rinunciare alla liquidità immediata.

    In pratica, è una forma di finanziamento garantito, che facilita la conclusione di contratti internazionali, specie in settori come:
    -macchinari,
    -impianti industriali,
    -infrastrutture,
    -beni strumentali complessi.

    Come funziona il meccanismo
    Due modelli principali:
    1. Credito fornitore
    L’impresa italiana concede al cliente estero un pagamento dilazionato (es. 2-5 anni) e ottiene il pagamento immediato grazie al finanziamento di una banca (italiana o internazionale). Il rischio commerciale viene coperto da SACE, che garantisce il credito in caso di insolvenza.
    È la formula più utilizzata dalle PMI italiane.

    2. Credito acquirente
    La banca italiana (o internazionale) eroga direttamente un prestito al cliente estero, che lo utilizza per pagare l’impresa italiana. In questo caso, il rapporto di credito è tra banca e acquirente straniero, ma è sempre garantito da SACE.
    Usato più spesso nei grandi progetti con clienti pubblici o multinazionali.

    Il ruolo di SACE
    SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è l’ente di garanzia pubblica che copre il rischio di mancato pagamento da parte del cliente estero. Grazie alle sue garanzie:
    -la banca eroga il finanziamento con maggiore sicurezza,
    -l’impresa italiana incassa subito,
    -il cliente estero ottiene condizioni di pagamento agevolate.
    Senza SACE, la banca raramente accetterebbe di finanziare clienti esteri su lunga durata.

    A chi conviene e perché
    Alle imprese italiane che vogliono:
    -Concludere contratti più competitivi (dilazione = vantaggio commerciale),
    -Ridurre il rischio di credito,
    -Incassare subito il valore della fornitura.

    Ai clienti esteri che:
    -Possono acquistare in modo più sostenibile,
    -Non hanno accesso immediato a finanziamenti nel proprio Paese.

    Quali sono i requisiti?
    Per accedere al credito all’esportazione con copertura SACE, è necessario:
    -Avere un contratto di fornitura con cliente estero, firmato o in fase avanzata,
    -Dimostrare che almeno il 70% del valore è “made in Italy” (contenuto nazionale),
    -Presentare una documentazione tecnica e finanziaria chiara,
    -Coinvolgere una banca italiana o internazionale con esperienza in export finance.

    I tempi
    -Fase di studio/preistruttoria: 2-3 settimane con banca e SACE
    -Approvazione e firma contrattuale: 1-2 mesi
    -Erogazione: dopo la firma dei contratti e avvio della fornitura
    Meglio iniziare il processo in parallelo alla trattativa commerciale, non dopo.

    Il nostro consiglio
    Il credito all’esportazione non è solo per le grandi aziende. Con il giusto supporto, anche una PMI può usarlo per vincere gare internazionali, espandersi in nuovi mercati e fidelizzare clienti esteri.

    Noi di Impresa.biz supportiamo le imprese nella preparazione della documentazione, nella gestione della trattativa con le banche e nella richiesta di garanzia a SACE.

    Contattaci per una pre-valutazione gratuita del tuo progetto di export.

    #CreditoAllEsportazione #SACE #ExportPMI #Internazionalizzazione #ExportFinance #GaranziePubbliche #FinanziamentiEstero #MadeInItaly #Impresabiz

    Credito all’esportazione: cos’è e come funziona per le imprese italiane Noi di Impresa.biz siamo convinti che l’internazionalizzazione debba essere sostenuta non solo da buone idee, ma anche da strumenti concreti. Uno di questi è il credito all’esportazione, una leva strategica – spesso poco conosciuta – che può fare la differenza nei contratti con clienti esteri, soprattutto in Paesi extra-UE. In questo articolo facciamo chiarezza su cos’è, come funziona e perché è utile anche alle PMI. 📌 Cos’è il credito all’esportazione? Il credito all’esportazione è un meccanismo finanziario che consente all’impresa esportatrice italiana di offrire condizioni di pagamento dilazionate al cliente estero, senza dover rinunciare alla liquidità immediata. In pratica, è una forma di finanziamento garantito, che facilita la conclusione di contratti internazionali, specie in settori come: -macchinari, -impianti industriali, -infrastrutture, -beni strumentali complessi. 🔍 Come funziona il meccanismo Due modelli principali: 1. Credito fornitore L’impresa italiana concede al cliente estero un pagamento dilazionato (es. 2-5 anni) e ottiene il pagamento immediato grazie al finanziamento di una banca (italiana o internazionale). Il rischio commerciale viene coperto da SACE, che garantisce il credito in caso di insolvenza. 👉 È la formula più utilizzata dalle PMI italiane. 2. Credito acquirente La banca italiana (o internazionale) eroga direttamente un prestito al cliente estero, che lo utilizza per pagare l’impresa italiana. In questo caso, il rapporto di credito è tra banca e acquirente straniero, ma è sempre garantito da SACE. 👉 Usato più spesso nei grandi progetti con clienti pubblici o multinazionali. 🛡️ Il ruolo di SACE SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è l’ente di garanzia pubblica che copre il rischio di mancato pagamento da parte del cliente estero. Grazie alle sue garanzie: -la banca eroga il finanziamento con maggiore sicurezza, -l’impresa italiana incassa subito, -il cliente estero ottiene condizioni di pagamento agevolate. 📌 Senza SACE, la banca raramente accetterebbe di finanziare clienti esteri su lunga durata. 🎯 A chi conviene e perché ✅ Alle imprese italiane che vogliono: -Concludere contratti più competitivi (dilazione = vantaggio commerciale), -Ridurre il rischio di credito, -Incassare subito il valore della fornitura. ✅ Ai clienti esteri che: -Possono acquistare in modo più sostenibile, -Non hanno accesso immediato a finanziamenti nel proprio Paese. 🧩 Quali sono i requisiti? Per accedere al credito all’esportazione con copertura SACE, è necessario: -Avere un contratto di fornitura con cliente estero, firmato o in fase avanzata, -Dimostrare che almeno il 70% del valore è “made in Italy” (contenuto nazionale), -Presentare una documentazione tecnica e finanziaria chiara, -Coinvolgere una banca italiana o internazionale con esperienza in export finance. ⏱️ I tempi -Fase di studio/preistruttoria: 2-3 settimane con banca e SACE -Approvazione e firma contrattuale: 1-2 mesi -Erogazione: dopo la firma dei contratti e avvio della fornitura 📌 Meglio iniziare il processo in parallelo alla trattativa commerciale, non dopo. Il nostro consiglio Il credito all’esportazione non è solo per le grandi aziende. Con il giusto supporto, anche una PMI può usarlo per vincere gare internazionali, espandersi in nuovi mercati e fidelizzare clienti esteri. Noi di Impresa.biz supportiamo le imprese nella preparazione della documentazione, nella gestione della trattativa con le banche e nella richiesta di garanzia a SACE. 📩 Contattaci per una pre-valutazione gratuita del tuo progetto di export. 🌍 #CreditoAllEsportazione #SACE #ExportPMI #Internazionalizzazione #ExportFinance #GaranziePubbliche #FinanziamentiEstero #MadeInItaly #Impresabiz
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  • Finanziamenti SIMEST: come accedere alle agevolazioni per l’estero

    Noi di Impresa.biz sappiamo bene quanto l’internazionalizzazione sia una sfida, soprattutto per le PMI. Ma oggi, grazie ai finanziamenti SIMEST, le imprese italiane hanno a disposizione strumenti agevolati per affrontare i mercati esteri con maggiore sicurezza, liquidità e competitività.
    Ecco una guida pratica per capire cosa offre SIMEST, chi può accedere e come prepararsi al meglio.

    Chi è SIMEST e cosa offre?
    SIMEST è la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Lo fa attraverso:
    -finanziamenti agevolati a tasso molto basso (spesso intorno allo 0,5% o meno),
    -contributi a fondo perduto (in alcune misure e periodi),
    -partecipazioni nel capitale per progetti strategici.
    Tutto è rivolto a PMI e Mid Cap italiane con piani concreti di espansione all’estero.

    Le principali linee di finanziamento 2025
    I bandi SIMEST vengono periodicamente aggiornati, ma ci sono sei misure principali su cui puntare nel 2025:

    1. Transizione digitale ed ecologica
    Sostiene investimenti per migliorare la competitività attraverso digitalizzazione, innovazione, sostenibilità ambientale e processi produttivi destinati all’estero.
    Ideale per chi vuole internazionalizzare in modo moderno e green.

    2. Fiere e mostre internazionali
    Copre spese per la partecipazione a fiere all’estero o eventi internazionali in Italia, inclusi costi di viaggio, stand, materiali promozionali.
    Perfetto per chi muove i primi passi nei mercati esteri.

    3. E-commerce
    Supporta la realizzazione di piattaforme proprie o l’accesso a marketplace internazionali (come Amazon, Alibaba, ecc.).
    Strategico per chi vuole vendere online all’estero.

    4. Inserimento in mercati esteri
    Finanzia l’apertura di sedi, uffici commerciali o stabilimenti produttivi in altri Paesi.
    Per chi è pronto a presidiare direttamente un nuovo mercato.

    5. Certificazioni e consulenze
    Agevola l’ottenimento di certificazioni internazionali, marchi, brevetti e l’utilizzo di consulenze specialistiche legate all’internazionalizzazione.

    6. Temporary Export Manager (TEM)
    Sostiene i costi per avvalersi di un export manager temporaneo, esperto nel posizionamento all’estero.

    Chi può accedere?
    Possono accedere ai finanziamenti SIMEST le PMI italiane (in alcuni casi anche Mid Cap), con almeno due bilanci approvati e con una proiezione concreta verso i mercati internazionali. Sono richiesti:
    -un piano chiaro di spesa e obiettivi,
    -documentazione amministrativa completa (visure, bilanci, ecc.),
    -rispetto dei requisiti UE (in tema di aiuti di Stato e sostenibilità).

    Come funziona la procedura
    -Registrazione sul portale SIMEST e creazione dell’identità digitale dell’azienda.
    -Caricamento della domanda online, con piano d’investimento e documentazione richiesta.
    -Valutazione da parte di SIMEST, in genere in 1-3 mesi.
    -Erogazione del finanziamento: in parte anticipata e in parte a rimborso.
    -Rendicontazione finale a conclusione del progetto.
    Le misure SIMEST funzionano a sportello, quindi il tempismo è tutto: prima si presenta la domanda, più si hanno chance di accesso.

    Gli errori da evitare
    Presentare un progetto generico o mal strutturato
    Non dimostrare la reale proiezione internazionale dell’impresa
    Mancanza di documentazione o incongruenze tra budget e piano d’azione
    Attendere l’ultimo minuto per preparare la domanda

    Il nostro consiglio
    Noi di Impresa.biz consigliamo di iniziare subito la preparazione della documentazione, anche se il bando non è ancora aperto. Avere un business plan solido, obiettivi misurabili e un partner esperto nella compilazione delle domande fa davvero la differenza.

    Vuoi sapere se la tua azienda è idonea a una misura SIMEST?
    Contattaci per una verifica gratuita del profilo aziendale e ricevi un check-up su misura per i tuoi progetti all’estero.

    #FinanziamentiSIMEST #Internazionalizzazione #PMIitaliane #Fondo394 #Export2025 #EcommerceEstero #TransizioneDigitale #FiereInternazionali #Impresabiz

    Finanziamenti SIMEST: come accedere alle agevolazioni per l’estero Noi di Impresa.biz sappiamo bene quanto l’internazionalizzazione sia una sfida, soprattutto per le PMI. Ma oggi, grazie ai finanziamenti SIMEST, le imprese italiane hanno a disposizione strumenti agevolati per affrontare i mercati esteri con maggiore sicurezza, liquidità e competitività. Ecco una guida pratica per capire cosa offre SIMEST, chi può accedere e come prepararsi al meglio. 📌 Chi è SIMEST e cosa offre? SIMEST è la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Lo fa attraverso: -finanziamenti agevolati a tasso molto basso (spesso intorno allo 0,5% o meno), -contributi a fondo perduto (in alcune misure e periodi), -partecipazioni nel capitale per progetti strategici. Tutto è rivolto a PMI e Mid Cap italiane con piani concreti di espansione all’estero. ✈️ Le principali linee di finanziamento 2025 I bandi SIMEST vengono periodicamente aggiornati, ma ci sono sei misure principali su cui puntare nel 2025: 1. Transizione digitale ed ecologica Sostiene investimenti per migliorare la competitività attraverso digitalizzazione, innovazione, sostenibilità ambientale e processi produttivi destinati all’estero. 👉 Ideale per chi vuole internazionalizzare in modo moderno e green. 2. Fiere e mostre internazionali Copre spese per la partecipazione a fiere all’estero o eventi internazionali in Italia, inclusi costi di viaggio, stand, materiali promozionali. 👉 Perfetto per chi muove i primi passi nei mercati esteri. 3. E-commerce Supporta la realizzazione di piattaforme proprie o l’accesso a marketplace internazionali (come Amazon, Alibaba, ecc.). 👉 Strategico per chi vuole vendere online all’estero. 4. Inserimento in mercati esteri Finanzia l’apertura di sedi, uffici commerciali o stabilimenti produttivi in altri Paesi. 👉 Per chi è pronto a presidiare direttamente un nuovo mercato. 5. Certificazioni e consulenze Agevola l’ottenimento di certificazioni internazionali, marchi, brevetti e l’utilizzo di consulenze specialistiche legate all’internazionalizzazione. 6. Temporary Export Manager (TEM) Sostiene i costi per avvalersi di un export manager temporaneo, esperto nel posizionamento all’estero. ✅ Chi può accedere? Possono accedere ai finanziamenti SIMEST le PMI italiane (in alcuni casi anche Mid Cap), con almeno due bilanci approvati e con una proiezione concreta verso i mercati internazionali. Sono richiesti: -un piano chiaro di spesa e obiettivi, -documentazione amministrativa completa (visure, bilanci, ecc.), -rispetto dei requisiti UE (in tema di aiuti di Stato e sostenibilità). 🧩 Come funziona la procedura -Registrazione sul portale SIMEST e creazione dell’identità digitale dell’azienda. -Caricamento della domanda online, con piano d’investimento e documentazione richiesta. -Valutazione da parte di SIMEST, in genere in 1-3 mesi. -Erogazione del finanziamento: in parte anticipata e in parte a rimborso. -Rendicontazione finale a conclusione del progetto. 📌 Le misure SIMEST funzionano a sportello, quindi il tempismo è tutto: prima si presenta la domanda, più si hanno chance di accesso. 🛑 Gli errori da evitare ❌ Presentare un progetto generico o mal strutturato ❌ Non dimostrare la reale proiezione internazionale dell’impresa ❌ Mancanza di documentazione o incongruenze tra budget e piano d’azione ❌ Attendere l’ultimo minuto per preparare la domanda 🎯 Il nostro consiglio Noi di Impresa.biz consigliamo di iniziare subito la preparazione della documentazione, anche se il bando non è ancora aperto. Avere un business plan solido, obiettivi misurabili e un partner esperto nella compilazione delle domande fa davvero la differenza. Vuoi sapere se la tua azienda è idonea a una misura SIMEST? 👉 Contattaci per una verifica gratuita del profilo aziendale e ricevi un check-up su misura per i tuoi progetti all’estero. 💬 #FinanziamentiSIMEST #Internazionalizzazione #PMIitaliane #Fondo394 #Export2025 #EcommerceEstero #TransizioneDigitale #FiereInternazionali #Impresabiz
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  • La valutazione del merito creditizio: come funziona e come migliorarlo

    Noi di impresa.biz sappiamo quanto sia importante il merito creditizio per chiunque voglia accedere a finanziamenti, mutui o prestiti. La valutazione del merito creditizio è infatti il primo filtro che banche e istituti di credito usano per decidere se concedere un prestito e a quali condizioni.

    In questo articolo vi spieghiamo come funziona questa valutazione e soprattutto come è possibile migliorarla per aumentare le chance di ottenere credito a condizioni vantaggiose.

    Cos’è il merito creditizio
    Il merito creditizio è una valutazione della capacità di un soggetto – persona fisica o impresa – di restituire un finanziamento nei tempi e modi previsti. Questa analisi si basa su dati finanziari, storico dei pagamenti, livello di indebitamento e altri indicatori di affidabilità.

    Come funziona la valutazione del merito creditizio
    Le banche e le società finanziarie raccolgono informazioni su:
    -Storico creditizio: presenza di pagamenti puntuali o ritardi, eventuali protesti o segnalazioni negative.
    -Reddito e stabilità lavorativa: capacità di generare entrate sufficienti a coprire il debito.
    -Rapporto tra debito e reddito: quanto si è già indebitati rispetto al proprio reddito.
    Altri fattori: ad esempio garanzie offerte o patrimoni posseduti.
    Su questi dati si basa un punteggio, noto anche come credit score, che sintetizza l’affidabilità del richiedente.

    Come migliorare il proprio merito creditizio
    Noi di impresa.biz consigliamo alcune strategie efficaci per migliorare il merito creditizio:
    -Pagare sempre le rate puntualmente: evitare ritardi nei pagamenti è fondamentale per costruire un buon storico.
    -Ridurre i debiti esistenti: un rapporto debito/reddito basso è un segnale positivo.
    -Evitare richieste di credito troppo frequenti: molte domande di prestito in breve tempo possono essere viste come un campanello d’allarme.
    -Controllare periodicamente il proprio credito: verificare le informazioni riportate nelle centrali rischi e correggere eventuali errori.
    -Mantenere un buon equilibrio tra credito utilizzato e credito disponibile: specialmente per chi usa carte revolving o linee di credito.

    Perché migliorare il merito creditizio conviene
    Un buon merito creditizio si traduce in maggiori possibilità di ottenere finanziamenti, tassi di interesse più bassi e condizioni contrattuali migliori. Inoltre, rende più semplice affrontare situazioni finanziarie impreviste senza compromettere la propria affidabilità.

    Il nostro consiglio
    Noi di impresa.biz vi invitiamo a considerare il merito creditizio come un patrimonio da curare nel tempo. Costruirlo con attenzione è un investimento per il futuro, che apre porte a nuove opportunità di crescita e sicurezza finanziaria.

    #MeritoCreditizio #CreditScore #FinanzaPersonale #ImpresaBiz #ConsigliFinanziari #GestioneDelCredito
    La valutazione del merito creditizio: come funziona e come migliorarlo Noi di impresa.biz sappiamo quanto sia importante il merito creditizio per chiunque voglia accedere a finanziamenti, mutui o prestiti. La valutazione del merito creditizio è infatti il primo filtro che banche e istituti di credito usano per decidere se concedere un prestito e a quali condizioni. In questo articolo vi spieghiamo come funziona questa valutazione e soprattutto come è possibile migliorarla per aumentare le chance di ottenere credito a condizioni vantaggiose. Cos’è il merito creditizio Il merito creditizio è una valutazione della capacità di un soggetto – persona fisica o impresa – di restituire un finanziamento nei tempi e modi previsti. Questa analisi si basa su dati finanziari, storico dei pagamenti, livello di indebitamento e altri indicatori di affidabilità. Come funziona la valutazione del merito creditizio Le banche e le società finanziarie raccolgono informazioni su: -Storico creditizio: presenza di pagamenti puntuali o ritardi, eventuali protesti o segnalazioni negative. -Reddito e stabilità lavorativa: capacità di generare entrate sufficienti a coprire il debito. -Rapporto tra debito e reddito: quanto si è già indebitati rispetto al proprio reddito. Altri fattori: ad esempio garanzie offerte o patrimoni posseduti. Su questi dati si basa un punteggio, noto anche come credit score, che sintetizza l’affidabilità del richiedente. Come migliorare il proprio merito creditizio Noi di impresa.biz consigliamo alcune strategie efficaci per migliorare il merito creditizio: -Pagare sempre le rate puntualmente: evitare ritardi nei pagamenti è fondamentale per costruire un buon storico. -Ridurre i debiti esistenti: un rapporto debito/reddito basso è un segnale positivo. -Evitare richieste di credito troppo frequenti: molte domande di prestito in breve tempo possono essere viste come un campanello d’allarme. -Controllare periodicamente il proprio credito: verificare le informazioni riportate nelle centrali rischi e correggere eventuali errori. -Mantenere un buon equilibrio tra credito utilizzato e credito disponibile: specialmente per chi usa carte revolving o linee di credito. Perché migliorare il merito creditizio conviene Un buon merito creditizio si traduce in maggiori possibilità di ottenere finanziamenti, tassi di interesse più bassi e condizioni contrattuali migliori. Inoltre, rende più semplice affrontare situazioni finanziarie impreviste senza compromettere la propria affidabilità. Il nostro consiglio Noi di impresa.biz vi invitiamo a considerare il merito creditizio come un patrimonio da curare nel tempo. Costruirlo con attenzione è un investimento per il futuro, che apre porte a nuove opportunità di crescita e sicurezza finanziaria. #MeritoCreditizio #CreditScore #FinanzaPersonale #ImpresaBiz #ConsigliFinanziari #GestioneDelCredito
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  • IVA, imposte e scadenze: guida pratica per l’imprenditore

    Noi di Impresa.biz ci confrontiamo ogni giorno con imprenditori che vivono le scadenze fiscali come un labirinto di obblighi e sigle incomprensibili. Lo capiamo: gestire una PMI in Italia vuol dire anche tenere sotto controllo l’IVA, le imposte dirette e tutte le scadenze con il fisco, senza lasciare nulla al caso.

    Ecco perché abbiamo deciso di scrivere questa guida pratica: per aiutarti a non perdere mai di vista gli adempimenti fiscali più importanti e, soprattutto, per permetterti di gestire le tue finanze in modo più strategico e consapevole.

    IVA: cos’è e come gestirla
    L’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) è una delle imposte indirette più rilevanti per chi fa impresa. La sua gestione corretta è fondamentale per non incorrere in errori o sanzioni.

    Quando si applica?
    In quasi tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi. L’aliquota standard è al 22%, ma esistono anche aliquote ridotte (4%, 5%, 10%) per categorie specifiche.
    Come si versa?
    Attraverso il modello F24, con periodicità mensile o trimestrale, a seconda del volume d’affari.
    Scadenze principali IVA:
    -Mensile: 16 del mese successivo
    -Trimestrale: 16 del mese successivo al trimestre (aprile, luglio, ottobre, gennaio)
    -Liquidazione IVA annuale: entro il 30 aprile
    -Dichiarazione IVA: tra il 1° febbraio e il 30 aprile
    Il nostro consiglio: gestisci la liquidità tenendo conto che l’IVA incassata non è denaro “tuo”, ma dovrà essere versata.

    Imposte: IRES, IRPEF, IRAP
    Oltre all’IVA, ogni impresa è tenuta a versare imposte dirette sul reddito. Le principali sono:
    ▪ IRES (per società di capitali)
    Aliquota ordinaria: 24%
    Calcolata sull’utile netto di esercizio, con alcune variazioni in base alla deducibilità dei costi
    ▪ IRPEF (per ditte individuali e società di persone)
    Imposta progressiva per scaglioni, dal 23% al 43%
    Colpisce il reddito dell’imprenditore o dei soci
    ▪ IRAP
    Imposta regionale sulle attività produttive
    Aliquota base: 3,9% (può variare per settore o regione)
    Calcolata su una base imponibile diversa da IRES e IRPEF, spesso penalizzando chi ha molti dipendenti

    Le scadenze fiscali chiave
    Ecco un calendario fiscale sintetico che ogni imprenditore dovrebbe avere a portata di mano:
    🗓 16 marzo
    Versamento saldo IVA annuale (con eventuale rateizzazione)
    🗓 30 aprile
    Dichiarazione IVA annuale
    🗓 30 giugno
    Versamento saldo e primo acconto di IRES, IRPEF e IRAP
    🗓 30 novembre
    Versamento secondo acconto di IRES, IRPEF e IRAP
    🗓 Fine mese (16)
    Versamenti periodici IVA, ritenute IRPEF su dipendenti e collaboratori, contributi INPS

    Il nostro consiglio
    Pianificare il calendario fiscale non è solo un obbligo, ma una forma di prevenzione finanziaria. Spesso le imprese si trovano in difficoltà non per mancanza di fatturato, ma per una gestione passiva delle scadenze.

    Noi di Impresa.biz consigliamo di:
    Affidarti a un consulente aggiornato
    Integrare le scadenze fiscali nel piano di tesoreria
    Anticipare i versamenti nei mesi di maggiore liquidità
    Monitorare sempre i crediti d’imposta e le compensazioni possibili

    Una gestione fiscale efficiente non rende solo più tranquilli: libera energie mentali e risorse economiche per far crescere davvero la tua impresa.

    #IVA #ScadenzeFiscali #FiscoPMI #PianificazioneFiscale #IRES #IRPEF #IRAP #CalendarioFiscale #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ContabilitàImpresa

    IVA, imposte e scadenze: guida pratica per l’imprenditore Noi di Impresa.biz ci confrontiamo ogni giorno con imprenditori che vivono le scadenze fiscali come un labirinto di obblighi e sigle incomprensibili. Lo capiamo: gestire una PMI in Italia vuol dire anche tenere sotto controllo l’IVA, le imposte dirette e tutte le scadenze con il fisco, senza lasciare nulla al caso. Ecco perché abbiamo deciso di scrivere questa guida pratica: per aiutarti a non perdere mai di vista gli adempimenti fiscali più importanti e, soprattutto, per permetterti di gestire le tue finanze in modo più strategico e consapevole. IVA: cos’è e come gestirla L’IVA (Imposta sul Valore Aggiunto) è una delle imposte indirette più rilevanti per chi fa impresa. La sua gestione corretta è fondamentale per non incorrere in errori o sanzioni. 🔹 Quando si applica? In quasi tutte le cessioni di beni e prestazioni di servizi. L’aliquota standard è al 22%, ma esistono anche aliquote ridotte (4%, 5%, 10%) per categorie specifiche. 🔹 Come si versa? Attraverso il modello F24, con periodicità mensile o trimestrale, a seconda del volume d’affari. 🔹 Scadenze principali IVA: -Mensile: 16 del mese successivo -Trimestrale: 16 del mese successivo al trimestre (aprile, luglio, ottobre, gennaio) -Liquidazione IVA annuale: entro il 30 aprile -Dichiarazione IVA: tra il 1° febbraio e il 30 aprile 👉 Il nostro consiglio: gestisci la liquidità tenendo conto che l’IVA incassata non è denaro “tuo”, ma dovrà essere versata. Imposte: IRES, IRPEF, IRAP Oltre all’IVA, ogni impresa è tenuta a versare imposte dirette sul reddito. Le principali sono: ▪ IRES (per società di capitali) Aliquota ordinaria: 24% Calcolata sull’utile netto di esercizio, con alcune variazioni in base alla deducibilità dei costi ▪ IRPEF (per ditte individuali e società di persone) Imposta progressiva per scaglioni, dal 23% al 43% Colpisce il reddito dell’imprenditore o dei soci ▪ IRAP Imposta regionale sulle attività produttive Aliquota base: 3,9% (può variare per settore o regione) Calcolata su una base imponibile diversa da IRES e IRPEF, spesso penalizzando chi ha molti dipendenti Le scadenze fiscali chiave Ecco un calendario fiscale sintetico che ogni imprenditore dovrebbe avere a portata di mano: 🗓 16 marzo Versamento saldo IVA annuale (con eventuale rateizzazione) 🗓 30 aprile Dichiarazione IVA annuale 🗓 30 giugno Versamento saldo e primo acconto di IRES, IRPEF e IRAP 🗓 30 novembre Versamento secondo acconto di IRES, IRPEF e IRAP 🗓 Fine mese (16) Versamenti periodici IVA, ritenute IRPEF su dipendenti e collaboratori, contributi INPS Il nostro consiglio Pianificare il calendario fiscale non è solo un obbligo, ma una forma di prevenzione finanziaria. Spesso le imprese si trovano in difficoltà non per mancanza di fatturato, ma per una gestione passiva delle scadenze. Noi di Impresa.biz consigliamo di: ✅ Affidarti a un consulente aggiornato ✅ Integrare le scadenze fiscali nel piano di tesoreria ✅ Anticipare i versamenti nei mesi di maggiore liquidità ✅ Monitorare sempre i crediti d’imposta e le compensazioni possibili Una gestione fiscale efficiente non rende solo più tranquilli: libera energie mentali e risorse economiche per far crescere davvero la tua impresa. #IVA #ScadenzeFiscali #FiscoPMI #PianificazioneFiscale #IRES #IRPEF #IRAP #CalendarioFiscale #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ContabilitàImpresa
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  • Crowdfunding equity: un’opportunità per finanziare la crescita aziendale

    Nel nostro percorso in impresa.biz osserviamo sempre con interesse le nuove forme di finanziamento che possono supportare la crescita delle imprese, in particolare delle PMI e delle startup. Tra queste, il crowdfunding equity si sta affermando come un’opportunità concreta per raccogliere capitale senza ricorrere esclusivamente a banche o investitori tradizionali.

    Cos’è il crowdfunding equity?
    Il crowdfunding equity è una modalità di finanziamento collettivo in cui un gruppo di investitori sottoscrive quote di capitale di una società, diventando soci e partecipando quindi agli utili e alle decisioni aziendali. A differenza del crowdfunding tradizionale basato su donazioni o ricompense, qui si parla di vero e proprio investimento in equity.

    Perché scegliere il crowdfunding equity?
    Noi di impresa.biz riteniamo che questo strumento offra diversi vantaggi:
    -Accesso a capitale di rischio senza indebitamento
    Non si contraggono debiti, ma si raccolgono fondi che rafforzano il patrimonio netto.
    -Visibilità e marketing
    La campagna di crowdfunding può aumentare la notorietà dell’azienda e attrarre potenziali clienti e partner.
    -Coinvolgimento di una community di investitori
    Gli investitori diventano ambasciatori del progetto e possono contribuire anche con competenze e networking.
    -Flessibilità e rapidità
    La raccolta può essere più veloce rispetto a processi tradizionali di venture capital o banche.

    Come funziona concretamente?
    1. Preparazione del progetto
    Serve un business plan solido, una presentazione chiara e la definizione di obiettivi di raccolta.
    2. Scelta della piattaforma di crowdfunding
    Esistono piattaforme specializzate e autorizzate dove presentare la campagna.
    3. Lancio e promozione della campagna
    È fondamentale una strategia di comunicazione per raggiungere potenziali investitori.
    4. Raccolta fondi e gestione degli investitori
    Si sottoscrivono quote societarie, con obblighi di trasparenza e reporting verso gli investitori.

    Esempio pratico
    Abbiamo seguito una PMI innovativa che ha utilizzato il crowdfunding equity per finanziare l’espansione internazionale. Oltre a raccogliere il capitale necessario, l’azienda ha costruito una rete di investitori interessati e coinvolti nel progetto di crescita.

    Il nostro supporto in impresa.biz
    Offriamo consulenza completa su:
    -Valutazione della fattibilità e preparazione del progetto
    -Redazione del business plan e documentazione legale
    -Supporto nella scelta e gestione della piattaforma di crowdfunding
    -Strategie di comunicazione e gestione rapporti con investitori

    Il crowdfunding equity rappresenta per noi di impresa.biz una leva innovativa e accessibile per finanziare la crescita aziendale, soprattutto per PMI e startup con progetti ambiziosi e voglia di innovare.

    Se vuoi esplorare questa opportunità, contattaci: insieme possiamo valutare se il crowdfunding equity è la strada giusta per la tua impresa!

    #Crowdfunding #EquityCrowdfunding #FinanziamentoPMI #ImpresaBiz #Startup #CrescitaAziendale #InnovazioneFinanziaria #Investimenti #FinanzaAlternativa
    Crowdfunding equity: un’opportunità per finanziare la crescita aziendale Nel nostro percorso in impresa.biz osserviamo sempre con interesse le nuove forme di finanziamento che possono supportare la crescita delle imprese, in particolare delle PMI e delle startup. Tra queste, il crowdfunding equity si sta affermando come un’opportunità concreta per raccogliere capitale senza ricorrere esclusivamente a banche o investitori tradizionali. Cos’è il crowdfunding equity? Il crowdfunding equity è una modalità di finanziamento collettivo in cui un gruppo di investitori sottoscrive quote di capitale di una società, diventando soci e partecipando quindi agli utili e alle decisioni aziendali. A differenza del crowdfunding tradizionale basato su donazioni o ricompense, qui si parla di vero e proprio investimento in equity. Perché scegliere il crowdfunding equity? Noi di impresa.biz riteniamo che questo strumento offra diversi vantaggi: -Accesso a capitale di rischio senza indebitamento Non si contraggono debiti, ma si raccolgono fondi che rafforzano il patrimonio netto. -Visibilità e marketing La campagna di crowdfunding può aumentare la notorietà dell’azienda e attrarre potenziali clienti e partner. -Coinvolgimento di una community di investitori Gli investitori diventano ambasciatori del progetto e possono contribuire anche con competenze e networking. -Flessibilità e rapidità La raccolta può essere più veloce rispetto a processi tradizionali di venture capital o banche. Come funziona concretamente? 1. Preparazione del progetto Serve un business plan solido, una presentazione chiara e la definizione di obiettivi di raccolta. 2. Scelta della piattaforma di crowdfunding Esistono piattaforme specializzate e autorizzate dove presentare la campagna. 3. Lancio e promozione della campagna È fondamentale una strategia di comunicazione per raggiungere potenziali investitori. 4. Raccolta fondi e gestione degli investitori Si sottoscrivono quote societarie, con obblighi di trasparenza e reporting verso gli investitori. Esempio pratico Abbiamo seguito una PMI innovativa che ha utilizzato il crowdfunding equity per finanziare l’espansione internazionale. Oltre a raccogliere il capitale necessario, l’azienda ha costruito una rete di investitori interessati e coinvolti nel progetto di crescita. Il nostro supporto in impresa.biz Offriamo consulenza completa su: -Valutazione della fattibilità e preparazione del progetto -Redazione del business plan e documentazione legale -Supporto nella scelta e gestione della piattaforma di crowdfunding -Strategie di comunicazione e gestione rapporti con investitori Il crowdfunding equity rappresenta per noi di impresa.biz una leva innovativa e accessibile per finanziare la crescita aziendale, soprattutto per PMI e startup con progetti ambiziosi e voglia di innovare. Se vuoi esplorare questa opportunità, contattaci: insieme possiamo valutare se il crowdfunding equity è la strada giusta per la tua impresa! #Crowdfunding #EquityCrowdfunding #FinanziamentoPMI #ImpresaBiz #Startup #CrescitaAziendale #InnovazioneFinanziaria #Investimenti #FinanzaAlternativa
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  • Codice della crisi d’impresa: obblighi e strumenti per evitare sanzioni

    Noi di impresa.biz sappiamo quanto la gestione della continuità aziendale sia diventata centrale per ogni imprenditore. Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019), il legislatore ha voluto introdurre una vera e propria cultura della prevenzione, imponendo obblighi precisi alle aziende per intercettare per tempo segnali di difficoltà.

    In questo articolo vi spieghiamo in modo chiaro quali sono gli obblighi previsti, quali strumenti adottare e come evitare sanzioni o responsabilità per l’imprenditore e l’organo amministrativo.

    Cosa prevede il Codice della Crisi d’Impresa?
    Il Codice impone a tutte le imprese (soprattutto S.r.l. e società di capitali) di:
    -Adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alla dimensione dell’impresa
    -Monitorare costantemente la sostenibilità dei debiti e i segnali di squilibrio economico-finanziario
    -Attivarsi tempestivamente in caso di crisi, utilizzando strumenti di allerta e composizione assistita
    Questi obblighi non sono solo formali: il mancato adempimento può generare responsabilità personali per amministratori e sindaci, oltre a sanzioni e limitazioni all’accesso ai benefici pubblici.

    Quali sono i segnali di crisi da monitorare?
    Il Codice individua alcuni indicatori di allerta fondamentali:
    -Riduzione significativa del patrimonio netto
    -Squilibri nei flussi di cassa
    -Difficoltà nei pagamenti verso fornitori, erario, INPS o banche
    -Andamento negativo di margini e redditività
    -Superamento di determinati indici (DSCR, rapporto tra attivo e debiti, ecc.)
    Noi di impresa.biz offriamo strumenti digitali e analisi di bilancio evolute per monitorare questi indicatori in tempo reale.

    Strumenti per prevenire la crisi: ecco cosa serve
    Per evitare problemi e agire in modo conforme alla normativa, ogni impresa dovrebbe dotarsi di:
    Un assetto organizzativo e gestionale documentato
    Un sistema di controllo interno dei flussi finanziari
    Procedure di pianificazione e budgeting
    Verifiche periodiche tramite indicatori e KPIs
    Supporto consulenziale qualificato per la diagnosi precoce della crisi
    Con il nostro supporto, le PMI possono implementare un sistema efficace di prevenzione della crisi, anche attraverso software integrati e check-up aziendali periodici.

    Cosa rischia chi non si adegua?
    Ignorare gli obblighi del Codice della Crisi significa esporsi a:
    Azioni di responsabilità da parte dei creditori o dei soci
    Sanzioni civili e interdizioni
    Impossibilità di accedere a bandi, agevolazioni e crediti d’imposta
    Danni reputazionali per l’impresa e l’imprenditore
    Adeguarsi non è più un’opzione: è una necessità legale e strategica.

    Il Codice della Crisi d’Impresa non deve essere visto come un ostacolo, ma come un’opportunità per rendere la propria azienda più solida, trasparente e sostenibile nel tempo.

    Noi di impresa.biz siamo al fianco delle imprese per:
    ✔ Analizzare la situazione attuale
    ✔ Implementare assetti adeguati
    ✔ Monitorare gli indicatori di crisi
    ✔ Redigere piani di risanamento, se necessario

    Contattaci per un check-up gratuito: prevenire oggi significa proteggere il futuro della tua impresa.

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    Codice della crisi d’impresa: obblighi e strumenti per evitare sanzioni Noi di impresa.biz sappiamo quanto la gestione della continuità aziendale sia diventata centrale per ogni imprenditore. Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019), il legislatore ha voluto introdurre una vera e propria cultura della prevenzione, imponendo obblighi precisi alle aziende per intercettare per tempo segnali di difficoltà. In questo articolo vi spieghiamo in modo chiaro quali sono gli obblighi previsti, quali strumenti adottare e come evitare sanzioni o responsabilità per l’imprenditore e l’organo amministrativo. Cosa prevede il Codice della Crisi d’Impresa? Il Codice impone a tutte le imprese (soprattutto S.r.l. e società di capitali) di: -Adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alla dimensione dell’impresa -Monitorare costantemente la sostenibilità dei debiti e i segnali di squilibrio economico-finanziario -Attivarsi tempestivamente in caso di crisi, utilizzando strumenti di allerta e composizione assistita 👉 Questi obblighi non sono solo formali: il mancato adempimento può generare responsabilità personali per amministratori e sindaci, oltre a sanzioni e limitazioni all’accesso ai benefici pubblici. Quali sono i segnali di crisi da monitorare? Il Codice individua alcuni indicatori di allerta fondamentali: -Riduzione significativa del patrimonio netto -Squilibri nei flussi di cassa -Difficoltà nei pagamenti verso fornitori, erario, INPS o banche -Andamento negativo di margini e redditività -Superamento di determinati indici (DSCR, rapporto tra attivo e debiti, ecc.) 👉 Noi di impresa.biz offriamo strumenti digitali e analisi di bilancio evolute per monitorare questi indicatori in tempo reale. Strumenti per prevenire la crisi: ecco cosa serve Per evitare problemi e agire in modo conforme alla normativa, ogni impresa dovrebbe dotarsi di: ✅ Un assetto organizzativo e gestionale documentato ✅ Un sistema di controllo interno dei flussi finanziari ✅ Procedure di pianificazione e budgeting ✅ Verifiche periodiche tramite indicatori e KPIs ✅ Supporto consulenziale qualificato per la diagnosi precoce della crisi 👉 Con il nostro supporto, le PMI possono implementare un sistema efficace di prevenzione della crisi, anche attraverso software integrati e check-up aziendali periodici. Cosa rischia chi non si adegua? Ignorare gli obblighi del Codice della Crisi significa esporsi a: ❌ Azioni di responsabilità da parte dei creditori o dei soci ❌ Sanzioni civili e interdizioni ❌ Impossibilità di accedere a bandi, agevolazioni e crediti d’imposta ❌ Danni reputazionali per l’impresa e l’imprenditore 👉 Adeguarsi non è più un’opzione: è una necessità legale e strategica. Il Codice della Crisi d’Impresa non deve essere visto come un ostacolo, ma come un’opportunità per rendere la propria azienda più solida, trasparente e sostenibile nel tempo. Noi di impresa.biz siamo al fianco delle imprese per: ✔ Analizzare la situazione attuale ✔ Implementare assetti adeguati ✔ Monitorare gli indicatori di crisi ✔ Redigere piani di risanamento, se necessario Contattaci per un check-up gratuito: prevenire oggi significa proteggere il futuro della tua impresa. #CrisiImpresa #CodiceCrisi #AssettiOrganizzativi #PrevenzioneCrisi #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ControlloDiGestione #PMI #SostenibilitàFinanziaria #BusinessCheckUp #ResponsabilitàAmministratori #SalvaguardiaImpresa
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