• Come gestire i crediti commerciali e ridurre i rischi di insolvenza
    Noi di Impresa.biz conosciamo bene le difficoltà che molte aziende incontrano nella gestione dei crediti commerciali. Le vendite a credito sono una leva importante per sostenere la crescita, fidelizzare i clienti e restare competitivi sul mercato. Ma se non vengono gestite in modo strategico, possono trasformarsi rapidamente in un problema di liquidità.

    Una gestione efficace dei crediti commerciali è fondamentale per proteggere la salute finanziaria dell’impresa e prevenire il rischio di insolvenze che, purtroppo, sono sempre più frequenti, soprattutto in periodi di instabilità economica.

    1. Valutare l’affidabilità del cliente
    Il primo passo per evitare insoluti è analizzare la solvibilità dei clienti prima di concedere condizioni di pagamento dilazionate. Possiamo:
    -richiedere visure camerali aggiornate;
    -consultare banche dati sul rischio creditizio;
    -analizzare il comportamento storico dei clienti abituali.

    In questo modo possiamo definire limiti di fido e condizioni di pagamento su misura, differenziando il trattamento tra clienti solidi e soggetti a rischio.

    2. Stabilire politiche di credito chiare
    Ogni impresa dovrebbe dotarsi di una credit policy interna, chiara e condivisa, che definisca:
    -termini di pagamento standard;
    -procedure per la concessione di dilazioni;
    -modalità di gestione dei ritardi;
    -azioni da intraprendere in caso di insolvenza.
    Noi di Impresa.biz suggeriamo anche di formare il personale commerciale e amministrativo su questi aspetti, per evitare concessioni poco strategiche o decisioni non coerenti con gli obiettivi aziendali.

    3. Monitorare costantemente i crediti
    Non basta emettere fattura: serve un controllo costante dello stato dei crediti. È utile:
    -aggiornare un scadenzario clienti puntuale;
    -attivare solleciti proattivi già pochi giorni dopo la scadenza;
    -utilizzare software gestionali che integrano l’analisi del credito e notifiche automatiche.
    La tempestività è fondamentale: quanto più si interviene rapidamente, tanto più si riduce il rischio che il credito diventi incagliato o inesigibile.

    4. Valutare strumenti di tutela
    In alcuni casi, per proteggersi da situazioni ad alto rischio, può essere utile ricorrere a strumenti di tutela:
    -assicurazione del credito, per coprire il rischio di mancato pagamento;
    -factoring, per anticipare i crediti e trasferire il rischio all’intermediario;
    -garanzie bancarie o fideiussioni, da richiedere in fase contrattuale.
    Questi strumenti, se utilizzati in modo mirato, aiutano a trasformare il credito in liquidità e ridurre l’esposizione al rischio.

    5. Azioni legali e recupero crediti
    Quando il sollecito bonario non produce risultati, è importante non procrastinare:
    -si può attivare una lettera di messa in mora;
    -rivolgersi a un legale o società specializzata nel recupero crediti;
    -valutare il ricorso per decreto ingiuntivo, nei casi più gravi.
    Anche in questa fase, il tempo gioca un ruolo chiave: più si aspetta, più difficile diventa recuperare il dovuto.

    Gestire correttamente i crediti commerciali non è solo una questione contabile: significa proteggere la solidità finanziaria, garantire continuità operativa e creare un rapporto sano con i propri clienti. Noi di Impresa.biz ci impegniamo a fornire strumenti concreti per aiutare le imprese a essere sempre più consapevoli e resilienti.

    #ImpresaBiz #CreditiCommerciali #GestioneDelCredito #Insolvenza #PMI #RischioDiCredito #Liquidità #RecuperoCrediti #Fatturazione #BusinessProtection #ControlloFinanziario
    Come gestire i crediti commerciali e ridurre i rischi di insolvenza Noi di Impresa.biz conosciamo bene le difficoltà che molte aziende incontrano nella gestione dei crediti commerciali. Le vendite a credito sono una leva importante per sostenere la crescita, fidelizzare i clienti e restare competitivi sul mercato. Ma se non vengono gestite in modo strategico, possono trasformarsi rapidamente in un problema di liquidità. Una gestione efficace dei crediti commerciali è fondamentale per proteggere la salute finanziaria dell’impresa e prevenire il rischio di insolvenze che, purtroppo, sono sempre più frequenti, soprattutto in periodi di instabilità economica. 1. Valutare l’affidabilità del cliente Il primo passo per evitare insoluti è analizzare la solvibilità dei clienti prima di concedere condizioni di pagamento dilazionate. Possiamo: -richiedere visure camerali aggiornate; -consultare banche dati sul rischio creditizio; -analizzare il comportamento storico dei clienti abituali. In questo modo possiamo definire limiti di fido e condizioni di pagamento su misura, differenziando il trattamento tra clienti solidi e soggetti a rischio. 2. Stabilire politiche di credito chiare Ogni impresa dovrebbe dotarsi di una credit policy interna, chiara e condivisa, che definisca: -termini di pagamento standard; -procedure per la concessione di dilazioni; -modalità di gestione dei ritardi; -azioni da intraprendere in caso di insolvenza. Noi di Impresa.biz suggeriamo anche di formare il personale commerciale e amministrativo su questi aspetti, per evitare concessioni poco strategiche o decisioni non coerenti con gli obiettivi aziendali. 3. Monitorare costantemente i crediti Non basta emettere fattura: serve un controllo costante dello stato dei crediti. È utile: -aggiornare un scadenzario clienti puntuale; -attivare solleciti proattivi già pochi giorni dopo la scadenza; -utilizzare software gestionali che integrano l’analisi del credito e notifiche automatiche. La tempestività è fondamentale: quanto più si interviene rapidamente, tanto più si riduce il rischio che il credito diventi incagliato o inesigibile. 4. Valutare strumenti di tutela In alcuni casi, per proteggersi da situazioni ad alto rischio, può essere utile ricorrere a strumenti di tutela: -assicurazione del credito, per coprire il rischio di mancato pagamento; -factoring, per anticipare i crediti e trasferire il rischio all’intermediario; -garanzie bancarie o fideiussioni, da richiedere in fase contrattuale. Questi strumenti, se utilizzati in modo mirato, aiutano a trasformare il credito in liquidità e ridurre l’esposizione al rischio. 5. Azioni legali e recupero crediti Quando il sollecito bonario non produce risultati, è importante non procrastinare: -si può attivare una lettera di messa in mora; -rivolgersi a un legale o società specializzata nel recupero crediti; -valutare il ricorso per decreto ingiuntivo, nei casi più gravi. Anche in questa fase, il tempo gioca un ruolo chiave: più si aspetta, più difficile diventa recuperare il dovuto. Gestire correttamente i crediti commerciali non è solo una questione contabile: significa proteggere la solidità finanziaria, garantire continuità operativa e creare un rapporto sano con i propri clienti. Noi di Impresa.biz ci impegniamo a fornire strumenti concreti per aiutare le imprese a essere sempre più consapevoli e resilienti. #ImpresaBiz #CreditiCommerciali #GestioneDelCredito #Insolvenza #PMI #RischioDiCredito #Liquidità #RecuperoCrediti #Fatturazione #BusinessProtection #ControlloFinanziario
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  • Credito all’esportazione: cos’è e come funziona per le imprese italiane

    Noi di Impresa.biz siamo convinti che l’internazionalizzazione debba essere sostenuta non solo da buone idee, ma anche da strumenti concreti. Uno di questi è il credito all’esportazione, una leva strategica – spesso poco conosciuta – che può fare la differenza nei contratti con clienti esteri, soprattutto in Paesi extra-UE.
    In questo articolo facciamo chiarezza su cos’è, come funziona e perché è utile anche alle PMI.

    Cos’è il credito all’esportazione?
    Il credito all’esportazione è un meccanismo finanziario che consente all’impresa esportatrice italiana di offrire condizioni di pagamento dilazionate al cliente estero, senza dover rinunciare alla liquidità immediata.

    In pratica, è una forma di finanziamento garantito, che facilita la conclusione di contratti internazionali, specie in settori come:
    -macchinari,
    -impianti industriali,
    -infrastrutture,
    -beni strumentali complessi.

    Come funziona il meccanismo
    Due modelli principali:
    1. Credito fornitore
    L’impresa italiana concede al cliente estero un pagamento dilazionato (es. 2-5 anni) e ottiene il pagamento immediato grazie al finanziamento di una banca (italiana o internazionale). Il rischio commerciale viene coperto da SACE, che garantisce il credito in caso di insolvenza.
    È la formula più utilizzata dalle PMI italiane.

    2. Credito acquirente
    La banca italiana (o internazionale) eroga direttamente un prestito al cliente estero, che lo utilizza per pagare l’impresa italiana. In questo caso, il rapporto di credito è tra banca e acquirente straniero, ma è sempre garantito da SACE.
    Usato più spesso nei grandi progetti con clienti pubblici o multinazionali.

    Il ruolo di SACE
    SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è l’ente di garanzia pubblica che copre il rischio di mancato pagamento da parte del cliente estero. Grazie alle sue garanzie:
    -la banca eroga il finanziamento con maggiore sicurezza,
    -l’impresa italiana incassa subito,
    -il cliente estero ottiene condizioni di pagamento agevolate.
    Senza SACE, la banca raramente accetterebbe di finanziare clienti esteri su lunga durata.

    A chi conviene e perché
    Alle imprese italiane che vogliono:
    -Concludere contratti più competitivi (dilazione = vantaggio commerciale),
    -Ridurre il rischio di credito,
    -Incassare subito il valore della fornitura.

    Ai clienti esteri che:
    -Possono acquistare in modo più sostenibile,
    -Non hanno accesso immediato a finanziamenti nel proprio Paese.

    Quali sono i requisiti?
    Per accedere al credito all’esportazione con copertura SACE, è necessario:
    -Avere un contratto di fornitura con cliente estero, firmato o in fase avanzata,
    -Dimostrare che almeno il 70% del valore è “made in Italy” (contenuto nazionale),
    -Presentare una documentazione tecnica e finanziaria chiara,
    -Coinvolgere una banca italiana o internazionale con esperienza in export finance.

    I tempi
    -Fase di studio/preistruttoria: 2-3 settimane con banca e SACE
    -Approvazione e firma contrattuale: 1-2 mesi
    -Erogazione: dopo la firma dei contratti e avvio della fornitura
    Meglio iniziare il processo in parallelo alla trattativa commerciale, non dopo.

    Il nostro consiglio
    Il credito all’esportazione non è solo per le grandi aziende. Con il giusto supporto, anche una PMI può usarlo per vincere gare internazionali, espandersi in nuovi mercati e fidelizzare clienti esteri.

    Noi di Impresa.biz supportiamo le imprese nella preparazione della documentazione, nella gestione della trattativa con le banche e nella richiesta di garanzia a SACE.

    Contattaci per una pre-valutazione gratuita del tuo progetto di export.

    #CreditoAllEsportazione #SACE #ExportPMI #Internazionalizzazione #ExportFinance #GaranziePubbliche #FinanziamentiEstero #MadeInItaly #Impresabiz

    Credito all’esportazione: cos’è e come funziona per le imprese italiane Noi di Impresa.biz siamo convinti che l’internazionalizzazione debba essere sostenuta non solo da buone idee, ma anche da strumenti concreti. Uno di questi è il credito all’esportazione, una leva strategica – spesso poco conosciuta – che può fare la differenza nei contratti con clienti esteri, soprattutto in Paesi extra-UE. In questo articolo facciamo chiarezza su cos’è, come funziona e perché è utile anche alle PMI. 📌 Cos’è il credito all’esportazione? Il credito all’esportazione è un meccanismo finanziario che consente all’impresa esportatrice italiana di offrire condizioni di pagamento dilazionate al cliente estero, senza dover rinunciare alla liquidità immediata. In pratica, è una forma di finanziamento garantito, che facilita la conclusione di contratti internazionali, specie in settori come: -macchinari, -impianti industriali, -infrastrutture, -beni strumentali complessi. 🔍 Come funziona il meccanismo Due modelli principali: 1. Credito fornitore L’impresa italiana concede al cliente estero un pagamento dilazionato (es. 2-5 anni) e ottiene il pagamento immediato grazie al finanziamento di una banca (italiana o internazionale). Il rischio commerciale viene coperto da SACE, che garantisce il credito in caso di insolvenza. 👉 È la formula più utilizzata dalle PMI italiane. 2. Credito acquirente La banca italiana (o internazionale) eroga direttamente un prestito al cliente estero, che lo utilizza per pagare l’impresa italiana. In questo caso, il rapporto di credito è tra banca e acquirente straniero, ma è sempre garantito da SACE. 👉 Usato più spesso nei grandi progetti con clienti pubblici o multinazionali. 🛡️ Il ruolo di SACE SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è l’ente di garanzia pubblica che copre il rischio di mancato pagamento da parte del cliente estero. Grazie alle sue garanzie: -la banca eroga il finanziamento con maggiore sicurezza, -l’impresa italiana incassa subito, -il cliente estero ottiene condizioni di pagamento agevolate. 📌 Senza SACE, la banca raramente accetterebbe di finanziare clienti esteri su lunga durata. 🎯 A chi conviene e perché ✅ Alle imprese italiane che vogliono: -Concludere contratti più competitivi (dilazione = vantaggio commerciale), -Ridurre il rischio di credito, -Incassare subito il valore della fornitura. ✅ Ai clienti esteri che: -Possono acquistare in modo più sostenibile, -Non hanno accesso immediato a finanziamenti nel proprio Paese. 🧩 Quali sono i requisiti? Per accedere al credito all’esportazione con copertura SACE, è necessario: -Avere un contratto di fornitura con cliente estero, firmato o in fase avanzata, -Dimostrare che almeno il 70% del valore è “made in Italy” (contenuto nazionale), -Presentare una documentazione tecnica e finanziaria chiara, -Coinvolgere una banca italiana o internazionale con esperienza in export finance. ⏱️ I tempi -Fase di studio/preistruttoria: 2-3 settimane con banca e SACE -Approvazione e firma contrattuale: 1-2 mesi -Erogazione: dopo la firma dei contratti e avvio della fornitura 📌 Meglio iniziare il processo in parallelo alla trattativa commerciale, non dopo. Il nostro consiglio Il credito all’esportazione non è solo per le grandi aziende. Con il giusto supporto, anche una PMI può usarlo per vincere gare internazionali, espandersi in nuovi mercati e fidelizzare clienti esteri. Noi di Impresa.biz supportiamo le imprese nella preparazione della documentazione, nella gestione della trattativa con le banche e nella richiesta di garanzia a SACE. 📩 Contattaci per una pre-valutazione gratuita del tuo progetto di export. 🌍 #CreditoAllEsportazione #SACE #ExportPMI #Internazionalizzazione #ExportFinance #GaranziePubbliche #FinanziamentiEstero #MadeInItaly #Impresabiz
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  • Rinegoziazione del debito: strategie per uscire dai debiti in modo sostenibile

    Noi di impresa.biz sappiamo quanto può essere difficile trovarsi in una situazione di debito che sembra insostenibile. La buona notizia è che esistono strategie efficaci per rinegoziare i debiti e ritrovare un equilibrio finanziario senza mettere a rischio la propria serenità. In questo articolo vogliamo condividere con voi le migliori pratiche per affrontare questa sfida con consapevolezza e responsabilità.

    Cos’è la rinegoziazione del debito
    La rinegoziazione del debito consiste nel rivedere le condizioni di un finanziamento esistente per ottenere termini più favorevoli, come una riduzione dei tassi d’interesse, l’allungamento della durata o una modifica delle modalità di pagamento. L’obiettivo è rendere più sostenibile il piano di rimborso, evitando così il rischio di insolvenza.

    Strategie per una rinegoziazione efficace
    1. Analisi approfondita della situazione debitoria
    Prima di tutto, consigliamo di fare un quadro chiaro di tutti i debiti in corso: importi, tassi, scadenze e condizioni. Solo conoscendo esattamente il proprio debito si può iniziare a pianificare una rinegoziazione efficace.
    2. Contattare i creditori con trasparenza
    Noi di impresa.biz crediamo che la comunicazione aperta e sincera con i creditori sia fondamentale. Spiegare la propria situazione e chiedere la revisione delle condizioni può portare a soluzioni vantaggiose per entrambe le parti.
    3. Valutare la possibilità di consolidare i debiti
    Consolidare più debiti in un unico prestito con condizioni migliori può semplificare la gestione e abbassare le rate mensili. È una strategia da considerare se si riesce a trovare un finanziamento con tassi più bassi.
    4. Sfruttare la consulenza di esperti
    Affidarsi a un consulente finanziario o a un esperto in gestione del debito può fare la differenza. Noi di impresa.biz offriamo supporto per individuare le soluzioni più adatte al caso specifico.

    Quando conviene rinegoziare il debito
    La rinegoziazione è consigliata quando:
    -Le rate attuali sono troppo alte rispetto alle proprie capacità di rimborso.
    -Si rischia di incorrere in ritardi o insolvenze.
    -Le condizioni di mercato permettono di ottenere tassi più bassi.
    -Si vuole evitare procedure legali o situazioni di sofferenza creditizia.

    Il nostro consiglio finale
    Uscire dai debiti in modo sostenibile è possibile se si agisce con consapevolezza e pianificazione. Noi di impresa.biz vi incoraggiamo a prendere in mano la situazione, a valutare tutte le opzioni e a non esitare a chiedere aiuto quando serve. La rinegoziazione del debito non è un fallimento, ma un passo intelligente verso il benessere finanziario.

    #RinegoziazioneDebiti #GestioneDebiti #FinanzaResponsabile #ImpresaBiz #ConsulenzaFinanziaria #UscireDaiDebiti

    Rinegoziazione del debito: strategie per uscire dai debiti in modo sostenibile Noi di impresa.biz sappiamo quanto può essere difficile trovarsi in una situazione di debito che sembra insostenibile. La buona notizia è che esistono strategie efficaci per rinegoziare i debiti e ritrovare un equilibrio finanziario senza mettere a rischio la propria serenità. In questo articolo vogliamo condividere con voi le migliori pratiche per affrontare questa sfida con consapevolezza e responsabilità. Cos’è la rinegoziazione del debito La rinegoziazione del debito consiste nel rivedere le condizioni di un finanziamento esistente per ottenere termini più favorevoli, come una riduzione dei tassi d’interesse, l’allungamento della durata o una modifica delle modalità di pagamento. L’obiettivo è rendere più sostenibile il piano di rimborso, evitando così il rischio di insolvenza. Strategie per una rinegoziazione efficace 1. Analisi approfondita della situazione debitoria Prima di tutto, consigliamo di fare un quadro chiaro di tutti i debiti in corso: importi, tassi, scadenze e condizioni. Solo conoscendo esattamente il proprio debito si può iniziare a pianificare una rinegoziazione efficace. 2. Contattare i creditori con trasparenza Noi di impresa.biz crediamo che la comunicazione aperta e sincera con i creditori sia fondamentale. Spiegare la propria situazione e chiedere la revisione delle condizioni può portare a soluzioni vantaggiose per entrambe le parti. 3. Valutare la possibilità di consolidare i debiti Consolidare più debiti in un unico prestito con condizioni migliori può semplificare la gestione e abbassare le rate mensili. È una strategia da considerare se si riesce a trovare un finanziamento con tassi più bassi. 4. Sfruttare la consulenza di esperti Affidarsi a un consulente finanziario o a un esperto in gestione del debito può fare la differenza. Noi di impresa.biz offriamo supporto per individuare le soluzioni più adatte al caso specifico. Quando conviene rinegoziare il debito La rinegoziazione è consigliata quando: -Le rate attuali sono troppo alte rispetto alle proprie capacità di rimborso. -Si rischia di incorrere in ritardi o insolvenze. -Le condizioni di mercato permettono di ottenere tassi più bassi. -Si vuole evitare procedure legali o situazioni di sofferenza creditizia. Il nostro consiglio finale Uscire dai debiti in modo sostenibile è possibile se si agisce con consapevolezza e pianificazione. Noi di impresa.biz vi incoraggiamo a prendere in mano la situazione, a valutare tutte le opzioni e a non esitare a chiedere aiuto quando serve. La rinegoziazione del debito non è un fallimento, ma un passo intelligente verso il benessere finanziario. #RinegoziazioneDebiti #GestioneDebiti #FinanzaResponsabile #ImpresaBiz #ConsulenzaFinanziaria #UscireDaiDebiti
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  • Le Assicurazioni Commerciali per Proteggere l’Export e l’Import

    Quando abbiamo deciso di puntare seriamente sull’estero, ci siamo presto resi conto che vendere o acquistare fuori dai confini nazionali non è privo di rischi.
    Ritardi nei pagamenti, insolvenze, problemi doganali, danni alla merce: tutto può succedere quando si lavora con partner e sistemi normativi diversi.
    Ecco perché, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a utilizzare assicurazioni commerciali come strumento di protezione. In questo articolo condividiamo cosa abbiamo imparato, quali coperture abbiamo scelto e perché oggi non le consideriamo più un costo, ma un investimento.

    1. Perché assicurare le operazioni commerciali internazionali
    Quando esporti o importi, soprattutto con clienti nuovi o mercati ad alto rischio, ti esponi a rischi di credito e operativi difficili da controllare.
    Noi abbiamo vissuto in prima persona un ritardo di pagamento di 120 giorni che ha messo sotto pressione il nostro flusso di cassa.

    Dopo quell’episodio, abbiamo deciso che serviva uno scudo contro l’imprevisto.

    2. Le principali polizze che utilizziamo
    Assicurazione del credito commerciale
    Ci tutela in caso di insolvenza da parte del cliente estero (per fallimento, difficoltà finanziarie, inadempienze prolungate).
    In Italia, ci siamo affidati a operatori come SACE, ma anche a compagnie internazionali specializzate.
    Assicurazione sul trasporto merci
    Fondamentale per coprire danni, furti o perdite durante il trasporto, specie quando la merce viaggia via nave, aereo o attraversa più dogane.
    Polizze contro il rischio politico
    Se operi in Paesi instabili, puoi assicurarti contro eventi come guerre civili, confische o restrizioni valutarie. Noi l’abbiamo attivata in un progetto in Africa subsahariana.

    3. Come scegliamo la copertura giusta
    -Analizziamo il Paese di destinazione
    -Valutiamo la storia del cliente e i suoi pagamenti precedenti
    -Usiamo limiti di esposizione per area geografica
    -Lavoriamo con un broker assicurativo specializzato in export
    Questi passaggi ci aiutano a decidere quanto coprire e con quali strumenti, senza esagerare nei costi.

    4. I vantaggi concreti per il nostro business
    Da quando abbiamo introdotto queste assicurazioni:
    -Abbiamo potuto offrire condizioni di pagamento più competitive ai clienti, senza temere insoluti
    -Abbiamo ridotto drasticamente il rischio operativo
    -Abbiamo migliorato la relazione con le banche, che vedono più solidi i nostri crediti esteri

    Il nostro consiglio
    Se fai export o import, proteggiti prima. Le assicurazioni commerciali non sono un lusso: sono uno strumento strategico per crescere in sicurezza.
    Parlane con un esperto e scegli le coperture adatte alla tua impresa.

    #ExportSicuro #AssicurazioniCommerciali #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PMI #GestioneDelRischio #ImportExport #AssicurazioneCredito #SACE #ExportItalia #BusinessGlobale

    Le Assicurazioni Commerciali per Proteggere l’Export e l’Import Quando abbiamo deciso di puntare seriamente sull’estero, ci siamo presto resi conto che vendere o acquistare fuori dai confini nazionali non è privo di rischi. Ritardi nei pagamenti, insolvenze, problemi doganali, danni alla merce: tutto può succedere quando si lavora con partner e sistemi normativi diversi. Ecco perché, da un certo punto in poi, abbiamo iniziato a utilizzare assicurazioni commerciali come strumento di protezione. In questo articolo condividiamo cosa abbiamo imparato, quali coperture abbiamo scelto e perché oggi non le consideriamo più un costo, ma un investimento. 1. Perché assicurare le operazioni commerciali internazionali Quando esporti o importi, soprattutto con clienti nuovi o mercati ad alto rischio, ti esponi a rischi di credito e operativi difficili da controllare. Noi abbiamo vissuto in prima persona un ritardo di pagamento di 120 giorni che ha messo sotto pressione il nostro flusso di cassa. Dopo quell’episodio, abbiamo deciso che serviva uno scudo contro l’imprevisto. 2. Le principali polizze che utilizziamo ✅ Assicurazione del credito commerciale Ci tutela in caso di insolvenza da parte del cliente estero (per fallimento, difficoltà finanziarie, inadempienze prolungate). In Italia, ci siamo affidati a operatori come SACE, ma anche a compagnie internazionali specializzate. ✅ Assicurazione sul trasporto merci Fondamentale per coprire danni, furti o perdite durante il trasporto, specie quando la merce viaggia via nave, aereo o attraversa più dogane. ✅ Polizze contro il rischio politico Se operi in Paesi instabili, puoi assicurarti contro eventi come guerre civili, confische o restrizioni valutarie. Noi l’abbiamo attivata in un progetto in Africa subsahariana. 3. Come scegliamo la copertura giusta -Analizziamo il Paese di destinazione -Valutiamo la storia del cliente e i suoi pagamenti precedenti -Usiamo limiti di esposizione per area geografica -Lavoriamo con un broker assicurativo specializzato in export Questi passaggi ci aiutano a decidere quanto coprire e con quali strumenti, senza esagerare nei costi. 4. I vantaggi concreti per il nostro business Da quando abbiamo introdotto queste assicurazioni: -Abbiamo potuto offrire condizioni di pagamento più competitive ai clienti, senza temere insoluti -Abbiamo ridotto drasticamente il rischio operativo -Abbiamo migliorato la relazione con le banche, che vedono più solidi i nostri crediti esteri Il nostro consiglio Se fai export o import, proteggiti prima. Le assicurazioni commerciali non sono un lusso: sono uno strumento strategico per crescere in sicurezza. Parlane con un esperto e scegli le coperture adatte alla tua impresa. #ExportSicuro #AssicurazioniCommerciali #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PMI #GestioneDelRischio #ImportExport #AssicurazioneCredito #SACE #ExportItalia #BusinessGlobale
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  • Composizione negoziata della crisi: la nuova chance per le impresa

    Nel nostro lavoro in impresa.biz seguiamo da vicino l’evoluzione delle normative italiane per la gestione della crisi d’impresa. Una delle novità più interessanti introdotte dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è la Composizione negoziata della crisi.

    Si tratta di uno strumento pensato per offrire alle imprese in difficoltà una vera occasione di rilancio, con procedure snelle e meno costose rispetto a quelle tradizionali, e con un approccio collaborativo tra imprenditori e creditori.

    Cos’è la composizione negoziata della crisi?
    In pratica, è un percorso formale ma flessibile che permette all’imprenditore di:
    -Riconoscere tempestivamente lo stato di difficoltà
    -Coinvolgere i principali creditori in un tavolo negoziale
    -Definire un piano di risanamento che consenta di superare la crisi
    -Evitare procedure giudiziarie più onerose come il fallimento o il concordato

    Quali sono i vantaggi per le imprese?
    Noi di impresa.biz evidenziamo questi benefici principali:
    -Rapidità: il procedimento è più snello e si concentra sulla negoziazione, senza appesantimenti burocratici.
    -Riservatezza: si lavora in un contesto più discreto, proteggendo l’immagine dell’azienda.
    -Minori costi: costi legali e professionali ridotti rispetto alle procedure concorsuali.
    -Coinvolgimento diretto: imprenditore e creditori collaborano per trovare soluzioni condivise, riducendo conflitti.
    -Protezione dagli atti esecutivi: la procedura offre una temporanea sospensione delle azioni esecutive, dando respiro all’impresa.

    Come funziona il processo?
    Accordo con un esperto indipendente
    L’imprenditore deve coinvolgere un professionista indipendente che coordini la negoziazione, con un ruolo di garante e facilitatore.
    Analisi della situazione e proposta
    Il professionista analizza la situazione economico-finanziaria e assiste nella stesura di un piano di risanamento realizzabile.
    Convocazione dei creditori
    Viene convocato un tavolo negoziale con i creditori principali per discutere e approvare il piano.
    Esecuzione del piano
    Se la maggioranza dei creditori approva, si procede con la realizzazione del piano, monitorato dall’esperto.

    Quando è il momento giusto per avviare la composizione negoziata?
    Per noi di impresa.biz, la tempestività è fondamentale:
    -Prima si agisce, più alte sono le probabilità di successo.
    -Non bisogna aspettare di essere già travolti dai debiti o dalle azioni esecutive.
    Riconoscere i segnali di crisi in anticipo e scegliere questo percorso può davvero fare la differenza.

    Il nostro consiglio
    La composizione negoziata della crisi rappresenta una nuova chance concreta per le imprese italiane che vogliono rialzarsi senza dover affrontare lunghe e costose procedure fallimentari.

    Se stai valutando questa opzione o vuoi capire come prepararti al meglio, noi di impresa.biz siamo pronti a supportarti con competenza e pragmatismo.

    Ti serve aiuto per avviare la composizione negoziata?
    Offriamo consulenza su:
    -Valutazione della situazione aziendale
    -Supporto nella scelta dell’esperto indipendente
    -Preparazione del piano di risanamento
    -Negoziazione con i creditori
    -Monitoraggio e assistenza nell’esecuzione

    Contattaci: insieme possiamo trasformare la crisi in un’opportunità di crescita.

    #ComposizioneNegozIata #CrisiAziendale #ImpresaBiz #GestioneCrisi #FinanzaImpresa #PMI #Turnaround #RisanamentoAziendale #SoluzioniCrisi #ConsulenzaImpresa
    Composizione negoziata della crisi: la nuova chance per le impresa Nel nostro lavoro in impresa.biz seguiamo da vicino l’evoluzione delle normative italiane per la gestione della crisi d’impresa. Una delle novità più interessanti introdotte dal Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza è la Composizione negoziata della crisi. Si tratta di uno strumento pensato per offrire alle imprese in difficoltà una vera occasione di rilancio, con procedure snelle e meno costose rispetto a quelle tradizionali, e con un approccio collaborativo tra imprenditori e creditori. Cos’è la composizione negoziata della crisi? In pratica, è un percorso formale ma flessibile che permette all’imprenditore di: -Riconoscere tempestivamente lo stato di difficoltà -Coinvolgere i principali creditori in un tavolo negoziale -Definire un piano di risanamento che consenta di superare la crisi -Evitare procedure giudiziarie più onerose come il fallimento o il concordato Quali sono i vantaggi per le imprese? Noi di impresa.biz evidenziamo questi benefici principali: -Rapidità: il procedimento è più snello e si concentra sulla negoziazione, senza appesantimenti burocratici. -Riservatezza: si lavora in un contesto più discreto, proteggendo l’immagine dell’azienda. -Minori costi: costi legali e professionali ridotti rispetto alle procedure concorsuali. -Coinvolgimento diretto: imprenditore e creditori collaborano per trovare soluzioni condivise, riducendo conflitti. -Protezione dagli atti esecutivi: la procedura offre una temporanea sospensione delle azioni esecutive, dando respiro all’impresa. Come funziona il processo? Accordo con un esperto indipendente L’imprenditore deve coinvolgere un professionista indipendente che coordini la negoziazione, con un ruolo di garante e facilitatore. Analisi della situazione e proposta Il professionista analizza la situazione economico-finanziaria e assiste nella stesura di un piano di risanamento realizzabile. Convocazione dei creditori Viene convocato un tavolo negoziale con i creditori principali per discutere e approvare il piano. Esecuzione del piano Se la maggioranza dei creditori approva, si procede con la realizzazione del piano, monitorato dall’esperto. Quando è il momento giusto per avviare la composizione negoziata? Per noi di impresa.biz, la tempestività è fondamentale: -Prima si agisce, più alte sono le probabilità di successo. -Non bisogna aspettare di essere già travolti dai debiti o dalle azioni esecutive. Riconoscere i segnali di crisi in anticipo e scegliere questo percorso può davvero fare la differenza. Il nostro consiglio La composizione negoziata della crisi rappresenta una nuova chance concreta per le imprese italiane che vogliono rialzarsi senza dover affrontare lunghe e costose procedure fallimentari. Se stai valutando questa opzione o vuoi capire come prepararti al meglio, noi di impresa.biz siamo pronti a supportarti con competenza e pragmatismo. Ti serve aiuto per avviare la composizione negoziata? Offriamo consulenza su: -Valutazione della situazione aziendale -Supporto nella scelta dell’esperto indipendente -Preparazione del piano di risanamento -Negoziazione con i creditori -Monitoraggio e assistenza nell’esecuzione Contattaci: insieme possiamo trasformare la crisi in un’opportunità di crescita. #ComposizioneNegozIata #CrisiAziendale #ImpresaBiz #GestioneCrisi #FinanzaImpresa #PMI #Turnaround #RisanamentoAziendale #SoluzioniCrisi #ConsulenzaImpresa
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  • Codice della crisi d’impresa: obblighi e strumenti per evitare sanzioni

    Noi di impresa.biz sappiamo quanto la gestione della continuità aziendale sia diventata centrale per ogni imprenditore. Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019), il legislatore ha voluto introdurre una vera e propria cultura della prevenzione, imponendo obblighi precisi alle aziende per intercettare per tempo segnali di difficoltà.

    In questo articolo vi spieghiamo in modo chiaro quali sono gli obblighi previsti, quali strumenti adottare e come evitare sanzioni o responsabilità per l’imprenditore e l’organo amministrativo.

    Cosa prevede il Codice della Crisi d’Impresa?
    Il Codice impone a tutte le imprese (soprattutto S.r.l. e società di capitali) di:
    -Adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alla dimensione dell’impresa
    -Monitorare costantemente la sostenibilità dei debiti e i segnali di squilibrio economico-finanziario
    -Attivarsi tempestivamente in caso di crisi, utilizzando strumenti di allerta e composizione assistita
    Questi obblighi non sono solo formali: il mancato adempimento può generare responsabilità personali per amministratori e sindaci, oltre a sanzioni e limitazioni all’accesso ai benefici pubblici.

    Quali sono i segnali di crisi da monitorare?
    Il Codice individua alcuni indicatori di allerta fondamentali:
    -Riduzione significativa del patrimonio netto
    -Squilibri nei flussi di cassa
    -Difficoltà nei pagamenti verso fornitori, erario, INPS o banche
    -Andamento negativo di margini e redditività
    -Superamento di determinati indici (DSCR, rapporto tra attivo e debiti, ecc.)
    Noi di impresa.biz offriamo strumenti digitali e analisi di bilancio evolute per monitorare questi indicatori in tempo reale.

    Strumenti per prevenire la crisi: ecco cosa serve
    Per evitare problemi e agire in modo conforme alla normativa, ogni impresa dovrebbe dotarsi di:
    Un assetto organizzativo e gestionale documentato
    Un sistema di controllo interno dei flussi finanziari
    Procedure di pianificazione e budgeting
    Verifiche periodiche tramite indicatori e KPIs
    Supporto consulenziale qualificato per la diagnosi precoce della crisi
    Con il nostro supporto, le PMI possono implementare un sistema efficace di prevenzione della crisi, anche attraverso software integrati e check-up aziendali periodici.

    Cosa rischia chi non si adegua?
    Ignorare gli obblighi del Codice della Crisi significa esporsi a:
    Azioni di responsabilità da parte dei creditori o dei soci
    Sanzioni civili e interdizioni
    Impossibilità di accedere a bandi, agevolazioni e crediti d’imposta
    Danni reputazionali per l’impresa e l’imprenditore
    Adeguarsi non è più un’opzione: è una necessità legale e strategica.

    Il Codice della Crisi d’Impresa non deve essere visto come un ostacolo, ma come un’opportunità per rendere la propria azienda più solida, trasparente e sostenibile nel tempo.

    Noi di impresa.biz siamo al fianco delle imprese per:
    ✔ Analizzare la situazione attuale
    ✔ Implementare assetti adeguati
    ✔ Monitorare gli indicatori di crisi
    ✔ Redigere piani di risanamento, se necessario

    Contattaci per un check-up gratuito: prevenire oggi significa proteggere il futuro della tua impresa.

    #CrisiImpresa #CodiceCrisi #AssettiOrganizzativi #PrevenzioneCrisi #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ControlloDiGestione #PMI #SostenibilitàFinanziaria #BusinessCheckUp #ResponsabilitàAmministratori #SalvaguardiaImpresa

    Codice della crisi d’impresa: obblighi e strumenti per evitare sanzioni Noi di impresa.biz sappiamo quanto la gestione della continuità aziendale sia diventata centrale per ogni imprenditore. Con l’entrata in vigore del Codice della Crisi d’Impresa e dell’Insolvenza (D.lgs. 14/2019), il legislatore ha voluto introdurre una vera e propria cultura della prevenzione, imponendo obblighi precisi alle aziende per intercettare per tempo segnali di difficoltà. In questo articolo vi spieghiamo in modo chiaro quali sono gli obblighi previsti, quali strumenti adottare e come evitare sanzioni o responsabilità per l’imprenditore e l’organo amministrativo. Cosa prevede il Codice della Crisi d’Impresa? Il Codice impone a tutte le imprese (soprattutto S.r.l. e società di capitali) di: -Adottare un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura e alla dimensione dell’impresa -Monitorare costantemente la sostenibilità dei debiti e i segnali di squilibrio economico-finanziario -Attivarsi tempestivamente in caso di crisi, utilizzando strumenti di allerta e composizione assistita 👉 Questi obblighi non sono solo formali: il mancato adempimento può generare responsabilità personali per amministratori e sindaci, oltre a sanzioni e limitazioni all’accesso ai benefici pubblici. Quali sono i segnali di crisi da monitorare? Il Codice individua alcuni indicatori di allerta fondamentali: -Riduzione significativa del patrimonio netto -Squilibri nei flussi di cassa -Difficoltà nei pagamenti verso fornitori, erario, INPS o banche -Andamento negativo di margini e redditività -Superamento di determinati indici (DSCR, rapporto tra attivo e debiti, ecc.) 👉 Noi di impresa.biz offriamo strumenti digitali e analisi di bilancio evolute per monitorare questi indicatori in tempo reale. Strumenti per prevenire la crisi: ecco cosa serve Per evitare problemi e agire in modo conforme alla normativa, ogni impresa dovrebbe dotarsi di: ✅ Un assetto organizzativo e gestionale documentato ✅ Un sistema di controllo interno dei flussi finanziari ✅ Procedure di pianificazione e budgeting ✅ Verifiche periodiche tramite indicatori e KPIs ✅ Supporto consulenziale qualificato per la diagnosi precoce della crisi 👉 Con il nostro supporto, le PMI possono implementare un sistema efficace di prevenzione della crisi, anche attraverso software integrati e check-up aziendali periodici. Cosa rischia chi non si adegua? Ignorare gli obblighi del Codice della Crisi significa esporsi a: ❌ Azioni di responsabilità da parte dei creditori o dei soci ❌ Sanzioni civili e interdizioni ❌ Impossibilità di accedere a bandi, agevolazioni e crediti d’imposta ❌ Danni reputazionali per l’impresa e l’imprenditore 👉 Adeguarsi non è più un’opzione: è una necessità legale e strategica. Il Codice della Crisi d’Impresa non deve essere visto come un ostacolo, ma come un’opportunità per rendere la propria azienda più solida, trasparente e sostenibile nel tempo. Noi di impresa.biz siamo al fianco delle imprese per: ✔ Analizzare la situazione attuale ✔ Implementare assetti adeguati ✔ Monitorare gli indicatori di crisi ✔ Redigere piani di risanamento, se necessario Contattaci per un check-up gratuito: prevenire oggi significa proteggere il futuro della tua impresa. #CrisiImpresa #CodiceCrisi #AssettiOrganizzativi #PrevenzioneCrisi #ImpresaBiz #GestioneAziendale #ControlloDiGestione #PMI #SostenibilitàFinanziaria #BusinessCheckUp #ResponsabilitàAmministratori #SalvaguardiaImpresa
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  • Leasing, factoring, crowdfunding: alternative al prestito bancario

    In un contesto in cui ottenere un prestito bancario è sempre più difficile, soprattutto per piccole imprese come le nostre, ci siamo trovati spesso a chiederci: esistono alternative concrete per finanziare l’attività senza passare dal canale tradizionale?
    La risposta è sì. Con un po’ di ricerca e qualche sperimentazione, abbiamo scoperto strumenti alternativi come leasing, factoring e crowdfunding, che possono fare davvero la differenza. In questo articolo vi raccontiamo come funzionano, quando usarli e perché, in alcuni casi, possono essere più efficaci di un finanziamento classico.

    1. Leasing: investire senza immobilizzare capitale
    Abbiamo scoperto il leasing quando avevamo bisogno di acquistare un macchinario costoso per aumentare la produzione, ma non volevamo prosciugare la liquidità.

    Con il leasing, un istituto finanziario acquista il bene per conto nostro e noi lo utilizziamo pagando un canone periodico. Alla fine del contratto, possiamo decidere se riscattarlo o restituirlo. Ci è stato utile perché:
    -Non blocca il capitale iniziale
    -Permette di dedurre i canoni dal reddito d’impresa
    -È più facile da ottenere rispetto a un prestito
    L’abbiamo utilizzato anche per auto aziendali, attrezzature e hardware, e si è rivelato uno strumento flessibile e sostenibile.

    2. Factoring: liquidità immediata sui crediti
    Il factoring ci ha aiutato a risolvere un problema frequente: tempi lunghi di pagamento da parte dei clienti. Con questo strumento, possiamo cedere i nostri crediti (cioè le fatture emesse) a una società specializzata, che ci anticipa fino all’80-90% dell’importo.

    Il vantaggio principale? Otteniamo liquidità immediata, senza dover aspettare mesi per incassare. Inoltre:
    -Miglioriamo la gestione del cash flow
    -Riduciamo il rischio di insolvenza (soprattutto con il factoring pro soluto)
    -Esternalizziamo anche la gestione del credito
    Per noi è stato particolarmente utile nei periodi di crescita, quando avevamo bisogno di cassa per sostenere nuovi ordini.

    3. Crowdfunding: finanziare un progetto con la community
    Quando abbiamo voluto lanciare un nuovo prodotto, abbiamo pensato di coinvolgere direttamente clienti e sostenitori. È così che ci siamo avvicinati al crowdfunding, una forma di finanziamento collettivo online.

    Ci sono diverse tipologie:
    -Reward-based crowdfunding: chi contribuisce riceve un prodotto o una ricompensa
    -Equity crowdfunding: chi investe acquisisce quote della società
    -Lending crowdfunding: si tratta di veri e propri prestiti da parte di privati
    Abbiamo scelto il modello “reward” su una piattaforma specializzata, e in poche settimane abbiamo raccolto i fondi necessari, ottenendo anche visibilità e feedback immediati sul nostro progetto.

    Quando usare queste alternative?
    Ogni strumento ha il suo contesto ideale. Ecco, in sintesi, come li abbiamo utilizzati:


    Strumento Quando l’abbiamo usato
    Leasing Per acquistare beni strumentali, veicoli, attrezzature
    Factoring Per ottenere liquidità da fatture a lungo termine
    Crowdfunding Per lanciare nuovi prodotti o iniziative innovative
    La chiave è valutare attentamente il fabbisogno, i costi, i tempi e il livello di rischio che siamo disposti a sostenere.

    Oggi, fare impresa significa anche saper diversificare le fonti di finanziamento. Leasing, factoring e crowdfunding non sono soluzioni miracolose, ma strumenti reali, accessibili e spesso sottovalutati che ci permettono di crescere, investire e innovare anche quando il credito bancario è fuori portata.

    Il nostro consiglio? Informarsi, confrontare più opzioni e scegliere quella che meglio si adatta alle esigenze del momento. Perché un’impresa flessibile è un’impresa che resiste e prospera.

    #FinanzaAlternativa #PMIItalia #Microimprese #Leasing #Factoring #CrowdfundingItalia #Finanziamenti #AccessoAlCredito #GestioneImpresa #ImpresaBiz #BusinessTools #InnovazioneFinanziaria

    Leasing, factoring, crowdfunding: alternative al prestito bancario In un contesto in cui ottenere un prestito bancario è sempre più difficile, soprattutto per piccole imprese come le nostre, ci siamo trovati spesso a chiederci: esistono alternative concrete per finanziare l’attività senza passare dal canale tradizionale? La risposta è sì. Con un po’ di ricerca e qualche sperimentazione, abbiamo scoperto strumenti alternativi come leasing, factoring e crowdfunding, che possono fare davvero la differenza. In questo articolo vi raccontiamo come funzionano, quando usarli e perché, in alcuni casi, possono essere più efficaci di un finanziamento classico. 1. Leasing: investire senza immobilizzare capitale Abbiamo scoperto il leasing quando avevamo bisogno di acquistare un macchinario costoso per aumentare la produzione, ma non volevamo prosciugare la liquidità. Con il leasing, un istituto finanziario acquista il bene per conto nostro e noi lo utilizziamo pagando un canone periodico. Alla fine del contratto, possiamo decidere se riscattarlo o restituirlo. Ci è stato utile perché: -Non blocca il capitale iniziale -Permette di dedurre i canoni dal reddito d’impresa -È più facile da ottenere rispetto a un prestito L’abbiamo utilizzato anche per auto aziendali, attrezzature e hardware, e si è rivelato uno strumento flessibile e sostenibile. 2. Factoring: liquidità immediata sui crediti Il factoring ci ha aiutato a risolvere un problema frequente: tempi lunghi di pagamento da parte dei clienti. Con questo strumento, possiamo cedere i nostri crediti (cioè le fatture emesse) a una società specializzata, che ci anticipa fino all’80-90% dell’importo. Il vantaggio principale? Otteniamo liquidità immediata, senza dover aspettare mesi per incassare. Inoltre: -Miglioriamo la gestione del cash flow -Riduciamo il rischio di insolvenza (soprattutto con il factoring pro soluto) -Esternalizziamo anche la gestione del credito Per noi è stato particolarmente utile nei periodi di crescita, quando avevamo bisogno di cassa per sostenere nuovi ordini. 3. Crowdfunding: finanziare un progetto con la community Quando abbiamo voluto lanciare un nuovo prodotto, abbiamo pensato di coinvolgere direttamente clienti e sostenitori. È così che ci siamo avvicinati al crowdfunding, una forma di finanziamento collettivo online. Ci sono diverse tipologie: -Reward-based crowdfunding: chi contribuisce riceve un prodotto o una ricompensa -Equity crowdfunding: chi investe acquisisce quote della società -Lending crowdfunding: si tratta di veri e propri prestiti da parte di privati Abbiamo scelto il modello “reward” su una piattaforma specializzata, e in poche settimane abbiamo raccolto i fondi necessari, ottenendo anche visibilità e feedback immediati sul nostro progetto. Quando usare queste alternative? Ogni strumento ha il suo contesto ideale. Ecco, in sintesi, come li abbiamo utilizzati: Strumento Quando l’abbiamo usato Leasing Per acquistare beni strumentali, veicoli, attrezzature Factoring Per ottenere liquidità da fatture a lungo termine Crowdfunding Per lanciare nuovi prodotti o iniziative innovative La chiave è valutare attentamente il fabbisogno, i costi, i tempi e il livello di rischio che siamo disposti a sostenere. Oggi, fare impresa significa anche saper diversificare le fonti di finanziamento. Leasing, factoring e crowdfunding non sono soluzioni miracolose, ma strumenti reali, accessibili e spesso sottovalutati che ci permettono di crescere, investire e innovare anche quando il credito bancario è fuori portata. Il nostro consiglio? Informarsi, confrontare più opzioni e scegliere quella che meglio si adatta alle esigenze del momento. Perché un’impresa flessibile è un’impresa che resiste e prospera. #FinanzaAlternativa #PMIItalia #Microimprese #Leasing #Factoring #CrowdfundingItalia #Finanziamenti #AccessoAlCredito #GestioneImpresa #ImpresaBiz #BusinessTools #InnovazioneFinanziaria
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  • Geopolitica e Rischi per le Imprese che Operano a Livello Globale
    Come prepararsi agli shock politici, economici e normativi che condizionano il business internazionale

    Negli ultimi anni, la crescente instabilità geopolitica ha riportato al centro dell’attenzione un concetto che molte imprese avevano sottovalutato: il rischio paese. Noi di Impresa.biz, affiancando aziende italiane attive sui mercati esteri, vediamo come gli equilibri politici e le tensioni internazionali abbiano un impatto diretto su forniture, mercati di sbocco, trasporti e costi operativi.

    La globalizzazione ha portato nuove opportunità, ma anche una maggiore esposizione a fattori fuori dal nostro controllo: guerre commerciali, sanzioni, dazi, instabilità valutarie, colpi di Stato, cyber-attacchi e mutamenti normativi improvvisi.

    Geopolitica: cosa intendiamo davvero?
    Con il termine geopolitica ci riferiamo all’intreccio tra:
    -Politica internazionale (alleanze, tensioni tra Stati, sanzioni)
    -Economia globale (materie prime, valute, catene di fornitura)
    -Sicurezza e difesa (conflitti, terrorismo, attacchi informatici)

    Questi elementi influenzano direttamente l’ambiente in cui operano le imprese, soprattutto quelle con rapporti commerciali internazionali o dipendenti da fornitori esteri.

    I principali rischi geopolitici per le imprese italiane
    1. Conflitti armati e instabilità politica
    Come abbiamo visto in Ucraina o in Medio Oriente, un conflitto può bloccare forniture, far esplodere i costi energetici, interrompere rotte logistiche.

    2. Rischio normativo e commerciale
    Dazi doganali, divieti di esportazione o modifiche improvvise alle leggi locali possono minare la sostenibilità economica di una filiale estera o bloccare una commessa già in corso.

    3. Cybersecurity e infrastrutture critiche
    Le tensioni geopolitiche si riflettono anche nel cyberspazio. Le aziende sono esposte a ransomware, spionaggio industriale, sabotaggi digitali.

    4. Manipolazione valutaria e instabilità economica
    L’inflazione in un mercato emergente o il crollo di una valuta possono ridurre i margini o causare l’insolvenza di clienti esteri.

    5. Sanzioni internazionali e reputazione
    Fare affari con soggetti o Paesi sottoposti a sanzioni può comportare gravi conseguenze legali e danni all’immagine aziendale.

    Come possono prepararsi le imprese?
    Noi di Impresa.biz consigliamo un approccio basato su prevenzione, diversificazione e resilienza. Ecco alcune leve concrete:
    -Mappare i rischi geografici: analizzare regolarmente i Paesi in cui si opera, utilizzando indicatori di rischio politico, economico e normativo.
    -Diversificare fornitori e mercati: evitare dipendenze critiche da singoli hub produttivi o Paesi ad alta instabilità.
    -Integrare la geopolitica nella strategia aziendale: coinvolgere i CdA e i responsabili commerciali in scenari e simulazioni di rischio.
    -Rafforzare la sicurezza informatica: adottare misure avanzate di protezione e continuità operativa contro attacchi digitali.
    -Prevedere clausole contrattuali flessibili: tutelarsi nei contratti internazionali con clausole di forza maggiore o di revisione prezzi.

    PMI globali: più esposte, ma anche più reattive
    Le piccole e medie imprese spesso non hanno un risk manager interno o un dipartimento dedicato all’analisi geopolitica. Ma hanno il vantaggio di essere più agili e capaci di riposizionarsi rapidamente, a patto che abbiano consapevolezza del rischio e accesso alle giuste informazioni.

    Operare nel mercato globale oggi richiede molto più di buoni prodotti e prezzi competitivi. Significa saper leggere il contesto geopolitico, anticipare i rischi e adattare la propria strategia in tempo reale.
    Noi di Impresa.biz crediamo che la vera competitività stia proprio in questa capacità di visione e preparazione.

    #geopolitica #rischioPaese #export #internazionalizzazione #PMIglobali #cyberrisk #supplychain #sicurezzaaziendale #strategieinternazionali #impresaresiliente

    Geopolitica e Rischi per le Imprese che Operano a Livello Globale Come prepararsi agli shock politici, economici e normativi che condizionano il business internazionale Negli ultimi anni, la crescente instabilità geopolitica ha riportato al centro dell’attenzione un concetto che molte imprese avevano sottovalutato: il rischio paese. Noi di Impresa.biz, affiancando aziende italiane attive sui mercati esteri, vediamo come gli equilibri politici e le tensioni internazionali abbiano un impatto diretto su forniture, mercati di sbocco, trasporti e costi operativi. La globalizzazione ha portato nuove opportunità, ma anche una maggiore esposizione a fattori fuori dal nostro controllo: guerre commerciali, sanzioni, dazi, instabilità valutarie, colpi di Stato, cyber-attacchi e mutamenti normativi improvvisi. 🌍 Geopolitica: cosa intendiamo davvero? Con il termine geopolitica ci riferiamo all’intreccio tra: -Politica internazionale (alleanze, tensioni tra Stati, sanzioni) -Economia globale (materie prime, valute, catene di fornitura) -Sicurezza e difesa (conflitti, terrorismo, attacchi informatici) Questi elementi influenzano direttamente l’ambiente in cui operano le imprese, soprattutto quelle con rapporti commerciali internazionali o dipendenti da fornitori esteri. 🧭 I principali rischi geopolitici per le imprese italiane 1. Conflitti armati e instabilità politica Come abbiamo visto in Ucraina o in Medio Oriente, un conflitto può bloccare forniture, far esplodere i costi energetici, interrompere rotte logistiche. 2. Rischio normativo e commerciale Dazi doganali, divieti di esportazione o modifiche improvvise alle leggi locali possono minare la sostenibilità economica di una filiale estera o bloccare una commessa già in corso. 3. Cybersecurity e infrastrutture critiche Le tensioni geopolitiche si riflettono anche nel cyberspazio. Le aziende sono esposte a ransomware, spionaggio industriale, sabotaggi digitali. 4. Manipolazione valutaria e instabilità economica L’inflazione in un mercato emergente o il crollo di una valuta possono ridurre i margini o causare l’insolvenza di clienti esteri. 5. Sanzioni internazionali e reputazione Fare affari con soggetti o Paesi sottoposti a sanzioni può comportare gravi conseguenze legali e danni all’immagine aziendale. 🛡️ Come possono prepararsi le imprese? Noi di Impresa.biz consigliamo un approccio basato su prevenzione, diversificazione e resilienza. Ecco alcune leve concrete: -Mappare i rischi geografici: analizzare regolarmente i Paesi in cui si opera, utilizzando indicatori di rischio politico, economico e normativo. -Diversificare fornitori e mercati: evitare dipendenze critiche da singoli hub produttivi o Paesi ad alta instabilità. -Integrare la geopolitica nella strategia aziendale: coinvolgere i CdA e i responsabili commerciali in scenari e simulazioni di rischio. -Rafforzare la sicurezza informatica: adottare misure avanzate di protezione e continuità operativa contro attacchi digitali. -Prevedere clausole contrattuali flessibili: tutelarsi nei contratti internazionali con clausole di forza maggiore o di revisione prezzi. ✈️ PMI globali: più esposte, ma anche più reattive Le piccole e medie imprese spesso non hanno un risk manager interno o un dipartimento dedicato all’analisi geopolitica. Ma hanno il vantaggio di essere più agili e capaci di riposizionarsi rapidamente, a patto che abbiano consapevolezza del rischio e accesso alle giuste informazioni. Operare nel mercato globale oggi richiede molto più di buoni prodotti e prezzi competitivi. Significa saper leggere il contesto geopolitico, anticipare i rischi e adattare la propria strategia in tempo reale. Noi di Impresa.biz crediamo che la vera competitività stia proprio in questa capacità di visione e preparazione. #geopolitica #rischioPaese #export #internazionalizzazione #PMIglobali #cyberrisk #supplychain #sicurezzaaziendale #strategieinternazionali #impresaresiliente
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  • Strategie di Internazionalizzazione: Come Espandere l'Impresa all'Estero

    Espandere la propria impresa all’estero è una delle principali sfide e opportunità per le aziende che desiderano crescere e diversificare i propri ricavi. L’internazionalizzazione permette di accedere a nuovi mercati, aumentare la base di clienti e ridurre la dipendenza dal mercato locale. Tuttavia, un processo di espansione internazionale richiede una pianificazione attenta e un’analisi dettagliata dei mercati esteri, delle normative locali e delle dinamiche culturali.

    1. Cos'è l'Internazionalizzazione e Perché è Importante?
    L’internazionalizzazione è il processo attraverso il quale un’impresa estende la propria attività oltre i confini nazionali. Questo processo consente di:
    -Aumentare il fatturato accedendo a mercati con una maggiore domanda di prodotti o servizi.
    -Diversificare il rischio riducendo la dipendenza da un singolo mercato.
    -Sfruttare economie di scala in produzioni più grandi.
    -Accedere a risorse e competenze che potrebbero non essere disponibili nel mercato domestico.

    La chiave per un'espansione internazionale di successo è adottare una strategia ben strutturata, che tenga conto delle caratteristiche specifiche di ogni mercato estero e delle opportunità da sfruttare.

    2. Fasi Preliminari per l’Internazionalizzazione
    Prima di intraprendere l'espansione internazionale, è fondamentale seguire alcune fasi preliminari di pianificazione:

    a. Analisi dei Mercati Esteri
    Per scegliere i mercati più adatti all'espansione, è necessario condurre un’accurata analisi di mercato. Alcuni passi chiave includono:
    -Analisi della domanda: Verificare se i prodotti o servizi offerti hanno una domanda significativa nel paese target.
    -Analisi della concorrenza: Identificare i principali concorrenti locali e internazionali, e studiare le loro strategie.
    -Valutazione economica e politica: Esaminare la stabilità economica e politica del paese, per comprendere i rischi e le opportunità.
    -Profilo demografico e culturale: Comprendere le abitudini e le preferenze dei consumatori nel mercato target, per adattare l’offerta.

    L'analisi di questi fattori aiuta a selezionare i mercati più promettenti e a personalizzare l’offerta in base alle esigenze locali.

    b. Scelta della Modalità di Entrata nel Mercato Estero
    Esistono diverse modalità di espansione internazionale, ciascuna con i suoi pro e contro. La scelta della modalità dipende dalle risorse dell'impresa e dagli obiettivi di lungo periodo:
    -Esportazione diretta: Vendita dei prodotti direttamente ai consumatori o distributori esteri. È la modalità meno complessa ma può avere margini ridotti.
    -Licensing e franchising: Consente di concedere in licenza i diritti di produzione e vendita a partner locali, riducendo i rischi e i costi.
    -Joint Venture: Creazione di un'alleanza con una società locale, per condividere risorse e competenze. È una modalità vantaggiosa per entrare in mercati complessi.
    -Acquisizione o fusione: Acquistare una società locale o fondersi con essa può consentire un'espansione rapida e l'accesso immediato a risorse locali.

    3. Normative Locali: Conoscere le Leggi del Paese
    Un aspetto cruciale nell’espansione internazionale è la conformità alle normative locali. Ogni paese ha leggi e regolamenti specifici che riguardano:
    -Normative fiscali: Imposte sul reddito, IVA, tasse doganali, e incentivi fiscali.
    -Leggi commerciali e contrattuali: Le leggi che regolano i contratti di vendita, distribuzione, franchising e joint venture.
    -Normative sul lavoro: Leggi sul lavoro, contratti e condizioni lavorative, che variano da paese a paese.
    -Normative doganali: Regole relative all’importazione ed esportazione di beni, con specifiche restrizioni e tariffe doganali.
    -Regolamenti sanitari e ambientali: Le normative che riguardano la sicurezza dei prodotti, la sostenibilità ambientale e le certificazioni necessarie.

    In alcuni mercati, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, potrebbero esserci barriere non tariffarie (come regolamenti stringenti o pratiche burocratiche) che potrebbero rendere più difficile l'ingresso.

    Suggerimento:
    Prima di entrare in un nuovo mercato, è fondamentale avere il supporto di esperti locali (avvocati, consulenti fiscali) per garantire che l'impresa operi nel pieno rispetto delle normative.

    4. Adattamento della Strategia Marketing e Comunicazione
    Una volta scelto il mercato e definita la modalità di ingresso, è importante adattare la strategia di marketing alle specificità locali. La personalizzazione dell’offerta in base alle esigenze culturali e di consumo è essenziale per il successo:
    -Adattamento del prodotto: Alcuni prodotti potrebbero necessitare di modifiche per rispondere ai gusti o alle necessità locali (ad esempio, il packaging o le caratteristiche tecniche).
    -Comunicazione e branding: La comunicazione deve essere adattata alla lingua, alle abitudini culturali e ai valori locali. È importante evitare messaggi che potrebbero risultare offensivi o fuori luogo.
    -Distribuzione e rete di vendita: Selezionare i canali di distribuzione più adeguati al paese target (distributori, negozi online, retailer locali).
    -Strategie di prezzo: Tenere conto del potere d'acquisto locale, della concorrenza e delle normative fiscali per determinare la strategia di pricing più adeguata.

    5. Supporto e Finanziamenti per l’Internazionalizzazione
    L’espansione internazionale può richiedere significativi investimenti. Fortunatamente, le PMI possono usufruire di diversi strumenti di supporto e finanziamenti per facilitare il processo di internazionalizzazione, tra cui:
    -Finanziamenti pubblici e agevolazioni fiscali: Programmi di supporto finanziario per le PMI che intraprendono progetti di internazionalizzazione, offerti da enti locali, nazionali e internazionali.
    -Assicurazione del credito all’esportazione: Per proteggere l’impresa da eventuali rischi legati all’esportazione (es. insolvenza del cliente).
    -Consulenza gratuita o a basso costo: Molte organizzazioni, come le Camere di Commercio e le associazioni di categoria, offrono consulenze e seminari gratuiti per le PMI che desiderano espandersi all’estero.

    L'internazionalizzazione rappresenta una grande opportunità per le PMI che desiderano espandere il proprio mercato e aumentare la competitività. Tuttavia, è fondamentale affrontarla con una strategia ben pianificata che comprenda l'analisi dei mercati, l’adattamento alle normative locali, e la personalizzazione della comunicazione.

    Con la giusta preparazione, il supporto adeguato e una strategia di marketing mirata, le PMI possono non solo superare le sfide dell’internazionalizzazione, ma ottenere anche vantaggi competitivi duraturi nei mercati globali.

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    Strategie di Internazionalizzazione: Come Espandere l'Impresa all'Estero Espandere la propria impresa all’estero è una delle principali sfide e opportunità per le aziende che desiderano crescere e diversificare i propri ricavi. L’internazionalizzazione permette di accedere a nuovi mercati, aumentare la base di clienti e ridurre la dipendenza dal mercato locale. Tuttavia, un processo di espansione internazionale richiede una pianificazione attenta e un’analisi dettagliata dei mercati esteri, delle normative locali e delle dinamiche culturali. 1. Cos'è l'Internazionalizzazione e Perché è Importante? L’internazionalizzazione è il processo attraverso il quale un’impresa estende la propria attività oltre i confini nazionali. Questo processo consente di: -Aumentare il fatturato accedendo a mercati con una maggiore domanda di prodotti o servizi. -Diversificare il rischio riducendo la dipendenza da un singolo mercato. -Sfruttare economie di scala in produzioni più grandi. -Accedere a risorse e competenze che potrebbero non essere disponibili nel mercato domestico. La chiave per un'espansione internazionale di successo è adottare una strategia ben strutturata, che tenga conto delle caratteristiche specifiche di ogni mercato estero e delle opportunità da sfruttare. 2. Fasi Preliminari per l’Internazionalizzazione Prima di intraprendere l'espansione internazionale, è fondamentale seguire alcune fasi preliminari di pianificazione: a. Analisi dei Mercati Esteri Per scegliere i mercati più adatti all'espansione, è necessario condurre un’accurata analisi di mercato. Alcuni passi chiave includono: -Analisi della domanda: Verificare se i prodotti o servizi offerti hanno una domanda significativa nel paese target. -Analisi della concorrenza: Identificare i principali concorrenti locali e internazionali, e studiare le loro strategie. -Valutazione economica e politica: Esaminare la stabilità economica e politica del paese, per comprendere i rischi e le opportunità. -Profilo demografico e culturale: Comprendere le abitudini e le preferenze dei consumatori nel mercato target, per adattare l’offerta. L'analisi di questi fattori aiuta a selezionare i mercati più promettenti e a personalizzare l’offerta in base alle esigenze locali. b. Scelta della Modalità di Entrata nel Mercato Estero Esistono diverse modalità di espansione internazionale, ciascuna con i suoi pro e contro. La scelta della modalità dipende dalle risorse dell'impresa e dagli obiettivi di lungo periodo: -Esportazione diretta: Vendita dei prodotti direttamente ai consumatori o distributori esteri. È la modalità meno complessa ma può avere margini ridotti. -Licensing e franchising: Consente di concedere in licenza i diritti di produzione e vendita a partner locali, riducendo i rischi e i costi. -Joint Venture: Creazione di un'alleanza con una società locale, per condividere risorse e competenze. È una modalità vantaggiosa per entrare in mercati complessi. -Acquisizione o fusione: Acquistare una società locale o fondersi con essa può consentire un'espansione rapida e l'accesso immediato a risorse locali. 3. Normative Locali: Conoscere le Leggi del Paese Un aspetto cruciale nell’espansione internazionale è la conformità alle normative locali. Ogni paese ha leggi e regolamenti specifici che riguardano: -Normative fiscali: Imposte sul reddito, IVA, tasse doganali, e incentivi fiscali. -Leggi commerciali e contrattuali: Le leggi che regolano i contratti di vendita, distribuzione, franchising e joint venture. -Normative sul lavoro: Leggi sul lavoro, contratti e condizioni lavorative, che variano da paese a paese. -Normative doganali: Regole relative all’importazione ed esportazione di beni, con specifiche restrizioni e tariffe doganali. -Regolamenti sanitari e ambientali: Le normative che riguardano la sicurezza dei prodotti, la sostenibilità ambientale e le certificazioni necessarie. In alcuni mercati, soprattutto nei paesi in via di sviluppo, potrebbero esserci barriere non tariffarie (come regolamenti stringenti o pratiche burocratiche) che potrebbero rendere più difficile l'ingresso. Suggerimento: Prima di entrare in un nuovo mercato, è fondamentale avere il supporto di esperti locali (avvocati, consulenti fiscali) per garantire che l'impresa operi nel pieno rispetto delle normative. 4. Adattamento della Strategia Marketing e Comunicazione Una volta scelto il mercato e definita la modalità di ingresso, è importante adattare la strategia di marketing alle specificità locali. La personalizzazione dell’offerta in base alle esigenze culturali e di consumo è essenziale per il successo: -Adattamento del prodotto: Alcuni prodotti potrebbero necessitare di modifiche per rispondere ai gusti o alle necessità locali (ad esempio, il packaging o le caratteristiche tecniche). -Comunicazione e branding: La comunicazione deve essere adattata alla lingua, alle abitudini culturali e ai valori locali. È importante evitare messaggi che potrebbero risultare offensivi o fuori luogo. -Distribuzione e rete di vendita: Selezionare i canali di distribuzione più adeguati al paese target (distributori, negozi online, retailer locali). -Strategie di prezzo: Tenere conto del potere d'acquisto locale, della concorrenza e delle normative fiscali per determinare la strategia di pricing più adeguata. 5. Supporto e Finanziamenti per l’Internazionalizzazione L’espansione internazionale può richiedere significativi investimenti. Fortunatamente, le PMI possono usufruire di diversi strumenti di supporto e finanziamenti per facilitare il processo di internazionalizzazione, tra cui: -Finanziamenti pubblici e agevolazioni fiscali: Programmi di supporto finanziario per le PMI che intraprendono progetti di internazionalizzazione, offerti da enti locali, nazionali e internazionali. -Assicurazione del credito all’esportazione: Per proteggere l’impresa da eventuali rischi legati all’esportazione (es. insolvenza del cliente). -Consulenza gratuita o a basso costo: Molte organizzazioni, come le Camere di Commercio e le associazioni di categoria, offrono consulenze e seminari gratuiti per le PMI che desiderano espandersi all’estero. L'internazionalizzazione rappresenta una grande opportunità per le PMI che desiderano espandere il proprio mercato e aumentare la competitività. Tuttavia, è fondamentale affrontarla con una strategia ben pianificata che comprenda l'analisi dei mercati, l’adattamento alle normative locali, e la personalizzazione della comunicazione. Con la giusta preparazione, il supporto adeguato e una strategia di marketing mirata, le PMI possono non solo superare le sfide dell’internazionalizzazione, ma ottenere anche vantaggi competitivi duraturi nei mercati globali. #Internazionalizzazione #PMI #EspansioneInternazionale #StrategieMarketing #MercatiEsterni #NormativeLocali #BusinessGlobali #CrescitaAziendale
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  • L'internazionalizzazione apre nuove opportunità, ma porta con sé anche rischi specifici, spesso non presenti nel mercato domestico. Gestirli in modo proattivo è fondamentale per proteggere margini, investimenti e continuità operativa.

    Il risk management nel commercio internazionale è una leva strategica, non solo una misura difensiva. Ecco i principali rischi da considerare e gli strumenti per mitigarli.

    1. Rischi politici e normativi
    Le imprese che operano in contesti internazionali devono tenere conto dell’instabilità politica, delle guerre commerciali, delle sanzioni economiche e dei cambiamenti normativi improvvisi.

    Come proteggersi:
    -Verificare sempre i livelli di rischio paese (fonti: SACE, OCSE, Ministero Affari Esteri)
    -Utilizzare coperture assicurative contro il rischio politico (es. espropri, blocchi dei pagamenti, eventi bellici)
    -Predisporre clausole contrattuali flessibili (es. forza maggiore)

    2. Rischio cambio: fluttuazioni valutarie
    Le operazioni in valuta estera espongono l’azienda al rischio di cambio. Le fluttuazioni possono ridurre significativamente i ricavi o aumentare i costi.

    Come proteggersi:
    -Usare strumenti di copertura finanziaria (forward, opzioni, swap valutari)
    -Fatturare, se possibile, in euro o nella valuta più stabile
    -Coordinare le entrate e le uscite nella stessa valuta per ridurre l’esposizione

    3. Rischio di credito e insolvenza
    Nei mercati esteri è più difficile valutare l’affidabilità dei clienti. Il rischio di mancato pagamento è concreto, soprattutto in assenza di relazioni consolidate.

    Come proteggersi:
    -Richiedere pagamenti anticipati o garantiti (es. lettere di credito, stand-by letter)
    -Assicurare i crediti con polizze credito all’export (SACE, compagnie private)
    -Usare servizi di credit check internazionali per valutare il rischio cliente

    4. Strumenti e approccio integrato
    Il risk management non si improvvisa. Serve un approccio strutturato e integrato nei processi decisionali:

    Mappatura dei rischi per mercato/cliente/operazione
    Utilizzo di strumenti assicurativi e finanziari
    Monitoraggio continuo del contesto geopolitico ed economico
    Supporto di professionisti specializzati (export manager, legali, risk advisor)

    Espandersi all’estero è una scelta strategica, ma va accompagnata da una gestione consapevole dei rischi. Avere gli strumenti giusti per proteggersi da instabilità politiche, valutarie e commerciali è oggi parte integrante del fare impresa a livello globale.

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    L'internazionalizzazione apre nuove opportunità, ma porta con sé anche rischi specifici, spesso non presenti nel mercato domestico. Gestirli in modo proattivo è fondamentale per proteggere margini, investimenti e continuità operativa. Il risk management nel commercio internazionale è una leva strategica, non solo una misura difensiva. Ecco i principali rischi da considerare e gli strumenti per mitigarli. 1. Rischi politici e normativi Le imprese che operano in contesti internazionali devono tenere conto dell’instabilità politica, delle guerre commerciali, delle sanzioni economiche e dei cambiamenti normativi improvvisi. Come proteggersi: -Verificare sempre i livelli di rischio paese (fonti: SACE, OCSE, Ministero Affari Esteri) -Utilizzare coperture assicurative contro il rischio politico (es. espropri, blocchi dei pagamenti, eventi bellici) -Predisporre clausole contrattuali flessibili (es. forza maggiore) 2. Rischio cambio: fluttuazioni valutarie Le operazioni in valuta estera espongono l’azienda al rischio di cambio. Le fluttuazioni possono ridurre significativamente i ricavi o aumentare i costi. Come proteggersi: -Usare strumenti di copertura finanziaria (forward, opzioni, swap valutari) -Fatturare, se possibile, in euro o nella valuta più stabile -Coordinare le entrate e le uscite nella stessa valuta per ridurre l’esposizione 3. Rischio di credito e insolvenza Nei mercati esteri è più difficile valutare l’affidabilità dei clienti. Il rischio di mancato pagamento è concreto, soprattutto in assenza di relazioni consolidate. Come proteggersi: -Richiedere pagamenti anticipati o garantiti (es. lettere di credito, stand-by letter) -Assicurare i crediti con polizze credito all’export (SACE, compagnie private) -Usare servizi di credit check internazionali per valutare il rischio cliente 4. Strumenti e approccio integrato Il risk management non si improvvisa. Serve un approccio strutturato e integrato nei processi decisionali: ✅ Mappatura dei rischi per mercato/cliente/operazione ✅ Utilizzo di strumenti assicurativi e finanziari ✅ Monitoraggio continuo del contesto geopolitico ed economico ✅ Supporto di professionisti specializzati (export manager, legali, risk advisor) Espandersi all’estero è una scelta strategica, ma va accompagnata da una gestione consapevole dei rischi. Avere gli strumenti giusti per proteggersi da instabilità politiche, valutarie e commerciali è oggi parte integrante del fare impresa a livello globale. #RiskManagement #CommercioInternazionale #GestioneDeiRischi #CambioValuta #SACE #CreditoAllExport #Internazionalizzazione #ExportSicuro #BusinessGlobale
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