• Strategie di remarketing: riconquistare i visitatori indecisi

    Una delle cose che mi ha fatto più arrabbiare all’inizio del mio percorso da e-commerce manager?
    Vedere centinaia di visitatori sul sito… ma zero ordini.
    Poi ho scoperto che in media solo il 2-3% dei visitatori converte al primo colpo. Gli altri? Se ne vanno, ma non sono persi per sempre.

    È lì che entra in gioco il remarketing: una delle leve più efficaci che ho usato per riconquistare gli indecisi e trasformare click in clienti.

    Cos'è il remarketing (e perché funziona)
    In parole semplici?
    È parlare di nuovo a chi ha già interagito con il tuo brand, ma non ha ancora completato un’azione (come l’acquisto o la registrazione).

    Nel mio caso, significa:
    -Riproporre il prodotto visto ma non acquistato
    -Ricordare un carrello abbandonato
    -Offrire un incentivo (ma senza svendere)
    Il remarketing funziona perché parla a persone già “calde”, che ti conoscono e ti hanno già dato attenzione. Serve solo dare il giusto stimolo per farle tornare.

    Le strategie che uso (e che consiglio)
    1. Facebook & Instagram Ads per carrelli abbandonati
    Ho creato una campagna su Meta Ads che si attiva solo per chi ha aggiunto al carrello ma non ha comprato.
    L’annuncio mostra proprio quel prodotto, con un messaggio del tipo:
    -“Hai lasciato qualcosa nel carrello? È ancora disponibile
    -Risultato? CTR altissimo e ROAS molto positivo.

    2. Email automatica post-visita
    Uso una semplice automazione che manda un’email a chi:
    -Ha visitato più volte la stessa pagina
    -Ha abbandonato il carrello
    -Si è iscritto ma non ha acquistato entro 3 giorni

    L’email è breve, personale, e spesso include una piccola spinta (es. spedizione gratuita o 5% di sconto).
    Importante: non esagerare con gli sconti, o abitui male il cliente.

    3. Annunci dinamici su Google Display
    Google mi permette di mostrare banner personalizzati con i prodotti visitati.
    Funziona bene soprattutto per articoli visivi (moda, home decor, design).
    L’ho testato con un budget piccolo e ho visto un rientro sulle spese migliore delle campagne generiche.

    4. Campagne “soft” per visitatori frequenti
    Non tutti sono pronti all’acquisto.
    A volte uso il remarketing per offrire contenuti di valore: es. articoli del blog, recensioni, video “dietro le quinte”.
    Serve per nutrire la relazione, non solo vendere.

    Cosa evitare
    -Bombardare con troppi annunci → effetto boomerang: l’utente si irrita
    -Usare messaggi troppo aggressivi → “Ultima occasione!” a chi ha solo visitato una pagina = pessimo
    -Remarketing senza segmentazione → mandare lo stesso annuncio a chi ha comprato e a chi non ha mai cliccato è un errore

    I miei strumenti preferiti per il remarketing
    -Meta Ads Manager (con eventi e segmenti personalizzati)
    -Google Ads – Display & Performance Max
    -Klaviyo / Mailchimp per email automation basata sul comportamento
    -Hotjar + GA4 per capire chi torna e cosa guarda più spesso

    Il remarketing è come riprendere un dialogo interrotto.
    Non devi inseguire il cliente, ma rientrare nella sua attenzione con il messaggio giusto, al momento giusto.

    E credimi: molte delle mie vendite migliori arrivano dopo il secondo o terzo contatto.

    #remarketing #ecommerceitalia #marketingstrategico #facebookads #googleads #emailautomation #carrelliabbandonati #digitalstrategy
    Strategie di remarketing: riconquistare i visitatori indecisi Una delle cose che mi ha fatto più arrabbiare all’inizio del mio percorso da e-commerce manager? Vedere centinaia di visitatori sul sito… ma zero ordini. Poi ho scoperto che in media solo il 2-3% dei visitatori converte al primo colpo. Gli altri? Se ne vanno, ma non sono persi per sempre. È lì che entra in gioco il remarketing: una delle leve più efficaci che ho usato per riconquistare gli indecisi e trasformare click in clienti. 🎯 Cos'è il remarketing (e perché funziona) In parole semplici? È parlare di nuovo a chi ha già interagito con il tuo brand, ma non ha ancora completato un’azione (come l’acquisto o la registrazione). Nel mio caso, significa: -Riproporre il prodotto visto ma non acquistato -Ricordare un carrello abbandonato -Offrire un incentivo (ma senza svendere) Il remarketing funziona perché parla a persone già “calde”, che ti conoscono e ti hanno già dato attenzione. Serve solo dare il giusto stimolo per farle tornare. ✅ Le strategie che uso (e che consiglio) 1. Facebook & Instagram Ads per carrelli abbandonati Ho creato una campagna su Meta Ads che si attiva solo per chi ha aggiunto al carrello ma non ha comprato. L’annuncio mostra proprio quel prodotto, con un messaggio del tipo: -“Hai lasciato qualcosa nel carrello? È ancora disponibile 👀” -Risultato? CTR altissimo e ROAS molto positivo. 2. Email automatica post-visita Uso una semplice automazione che manda un’email a chi: -Ha visitato più volte la stessa pagina -Ha abbandonato il carrello -Si è iscritto ma non ha acquistato entro 3 giorni L’email è breve, personale, e spesso include una piccola spinta (es. spedizione gratuita o 5% di sconto). Importante: non esagerare con gli sconti, o abitui male il cliente. 3. Annunci dinamici su Google Display Google mi permette di mostrare banner personalizzati con i prodotti visitati. Funziona bene soprattutto per articoli visivi (moda, home decor, design). L’ho testato con un budget piccolo e ho visto un rientro sulle spese migliore delle campagne generiche. 4. Campagne “soft” per visitatori frequenti Non tutti sono pronti all’acquisto. A volte uso il remarketing per offrire contenuti di valore: es. articoli del blog, recensioni, video “dietro le quinte”. Serve per nutrire la relazione, non solo vendere. ❌ Cosa evitare -Bombardare con troppi annunci → effetto boomerang: l’utente si irrita -Usare messaggi troppo aggressivi → “Ultima occasione!” a chi ha solo visitato una pagina = pessimo -Remarketing senza segmentazione → mandare lo stesso annuncio a chi ha comprato e a chi non ha mai cliccato è un errore 📊 I miei strumenti preferiti per il remarketing -Meta Ads Manager (con eventi e segmenti personalizzati) -Google Ads – Display & Performance Max -Klaviyo / Mailchimp per email automation basata sul comportamento -Hotjar + GA4 per capire chi torna e cosa guarda più spesso ✍️Il remarketing è come riprendere un dialogo interrotto. Non devi inseguire il cliente, ma rientrare nella sua attenzione con il messaggio giusto, al momento giusto. E credimi: molte delle mie vendite migliori arrivano dopo il secondo o terzo contatto. #remarketing #ecommerceitalia #marketingstrategico #facebookads #googleads #emailautomation #carrelliabbandonati #digitalstrategy
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  • Internazionalizzazione e ROAS: come calcolare il ritorno delle campagne all’estero

    Quando ho iniziato a investire in campagne digitali fuori dall’Italia, mi aspettavo che i numeri parlassero chiaro, come sempre. Invece ho scoperto che il ROAS (Return On Advertising Spend), all’estero, è tutt’altra storia rispetto al mercato nazionale.
    Non basta più fare “entrate ÷ spesa pubblicitaria”. Bisogna capire quanto costa davvero acquisire un cliente estero, quanto rende nel tempo e, soprattutto, quali fattori influenzano il ritorno sull’investimento in ogni singolo mercato.
    Ecco come oggi analizzo e interpreto il ROAS internazionale per capire se le mie campagne funzionano davvero.

    1. Il ROAS da solo non basta
    All’inizio guardavo solo il classico:
    ROAS = Ricavi generati ÷ Spesa pubblicitaria
    Se era superiore a 3, mi sentivo tranquillo.
    Ma poi ho capito che, per l’estero, serviva una lettura più strategica:
    -Quanto ho speso in traduzioni/localizzazione?
    -Quanto ho pagato in commissioni extra per valute, dazi, gateway?
    -Qual è il margine effettivo per quel Paese?
    Un ROAS di 3 in Italia può essere ottimo, ma lo stesso ROAS in UK, con margini più bassi e costi più alti, può significare andare in perdita.

    2. Diversi mercati, diversi costi pubblicitari
    Una campagna Facebook in Italia mi costa molto meno rispetto agli Stati Uniti o alla Germania.
    La concorrenza pubblicitaria è più alta, i CPC salgono e il CAC (costo di acquisizione cliente) può raddoppiare.

    Quindi per ogni Paese io analizzo:
    -CPC e CPM medi
    -Tasso di conversione locale
    -Ordine medio per Paese
    -Frequenza di acquisto
    -E solo dopo calcolo un ROAS “intelligente”.

    3. Il valore del cliente nel tempo (LTV)
    Un cliente estero magari costa di più da acquisire, ma ha:
    -Un ordine medio più alto
    -Una maggiore fedeltà (in certi mercati nordici o anglosassoni)
    -Una propensione a comprare su abbonamento o ricorsivamente
    Quindi, io incrocio il ROAS con il Customer Lifetime Value: se la prima vendita ha un ROAS basso ma apre la porta a 3-4 acquisti futuri, può valere la pena investire lo stesso.

    4. ROAS di breve vs ROAS di lungo periodo
    Ho smesso di giudicare una campagna solo dopo una settimana.
    Oggi mi do almeno 30-45 giorni per analizzare:
    -Quanto tempo impiega il cliente a convertire?
    -Dopo quanti giorni (e quante visite) arriva il primo acquisto?
    -Il traffico freddo si trasforma in acquisto solo con remarketing?
    Molti mercati esteri richiedono più tempo e più fiducia per convertire.

    5. Tracciamento avanzato e analisi per Paese
    Uso strumenti come:
    -UTM personalizzati per tracciare campagne per Paese
    -Google Analytics 4 con segmenti geografici
    -Report ROAS multipaese su Meta e Google Ads
    Così vedo dove il budget è speso bene, dove serve ottimizzare, dove sto solo “pagando traffico”.

    Oggi il mio approccio al ROAS internazionale è molto più raffinato.
    Non guardo solo il ritorno immediato, ma tutto l’ecosistema del cliente estero: costi nascosti, valore nel tempo, differenze culturali, ciclo d’acquisto.

    Internazionalizzare vuol dire anche ripensare le metriche, con pazienza e consapevolezza. E a volte, un ROAS “basso” può essere la porta giusta per crescere.

    Vuoi costruire un modello di ROAS su misura per i tuoi mercati esteri?
    Scrivimi, ti aiuto a impostarlo con i dati reali del tuo e-commerce.

    #ROASInternazionale #EcommerceExport #DigitalExport #VendereAllEstero #FacebookAds #GoogleAds #StrategiaEcommerce #PMIExport #MarketingInternazionale #CustomerLTV #AnalisiCampagne

    Internazionalizzazione e ROAS: come calcolare il ritorno delle campagne all’estero Quando ho iniziato a investire in campagne digitali fuori dall’Italia, mi aspettavo che i numeri parlassero chiaro, come sempre. Invece ho scoperto che il ROAS (Return On Advertising Spend), all’estero, è tutt’altra storia rispetto al mercato nazionale. Non basta più fare “entrate ÷ spesa pubblicitaria”. Bisogna capire quanto costa davvero acquisire un cliente estero, quanto rende nel tempo e, soprattutto, quali fattori influenzano il ritorno sull’investimento in ogni singolo mercato. Ecco come oggi analizzo e interpreto il ROAS internazionale per capire se le mie campagne funzionano davvero. 1. Il ROAS da solo non basta All’inizio guardavo solo il classico: ROAS = Ricavi generati ÷ Spesa pubblicitaria Se era superiore a 3, mi sentivo tranquillo. Ma poi ho capito che, per l’estero, serviva una lettura più strategica: -Quanto ho speso in traduzioni/localizzazione? -Quanto ho pagato in commissioni extra per valute, dazi, gateway? -Qual è il margine effettivo per quel Paese? 👉 Un ROAS di 3 in Italia può essere ottimo, ma lo stesso ROAS in UK, con margini più bassi e costi più alti, può significare andare in perdita. 2. Diversi mercati, diversi costi pubblicitari Una campagna Facebook in Italia mi costa molto meno rispetto agli Stati Uniti o alla Germania. La concorrenza pubblicitaria è più alta, i CPC salgono e il CAC (costo di acquisizione cliente) può raddoppiare. Quindi per ogni Paese io analizzo: -CPC e CPM medi -Tasso di conversione locale -Ordine medio per Paese -Frequenza di acquisto -E solo dopo calcolo un ROAS “intelligente”. 3. Il valore del cliente nel tempo (LTV) Un cliente estero magari costa di più da acquisire, ma ha: -Un ordine medio più alto -Una maggiore fedeltà (in certi mercati nordici o anglosassoni) -Una propensione a comprare su abbonamento o ricorsivamente Quindi, io incrocio il ROAS con il Customer Lifetime Value: se la prima vendita ha un ROAS basso ma apre la porta a 3-4 acquisti futuri, può valere la pena investire lo stesso. 4. ROAS di breve vs ROAS di lungo periodo Ho smesso di giudicare una campagna solo dopo una settimana. Oggi mi do almeno 30-45 giorni per analizzare: -Quanto tempo impiega il cliente a convertire? -Dopo quanti giorni (e quante visite) arriva il primo acquisto? -Il traffico freddo si trasforma in acquisto solo con remarketing? Molti mercati esteri richiedono più tempo e più fiducia per convertire. 5. Tracciamento avanzato e analisi per Paese Uso strumenti come: -UTM personalizzati per tracciare campagne per Paese -Google Analytics 4 con segmenti geografici -Report ROAS multipaese su Meta e Google Ads Così vedo dove il budget è speso bene, dove serve ottimizzare, dove sto solo “pagando traffico”. ✅Oggi il mio approccio al ROAS internazionale è molto più raffinato. Non guardo solo il ritorno immediato, ma tutto l’ecosistema del cliente estero: costi nascosti, valore nel tempo, differenze culturali, ciclo d’acquisto. Internazionalizzare vuol dire anche ripensare le metriche, con pazienza e consapevolezza. E a volte, un ROAS “basso” può essere la porta giusta per crescere. ✉️ Vuoi costruire un modello di ROAS su misura per i tuoi mercati esteri? Scrivimi, ti aiuto a impostarlo con i dati reali del tuo e-commerce. 📌#ROASInternazionale #EcommerceExport #DigitalExport #VendereAllEstero #FacebookAds #GoogleAds #StrategiaEcommerce #PMIExport #MarketingInternazionale #CustomerLTV #AnalisiCampagne
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  • Google Ads e Facebook Ads: come creo campagne efficaci per il mio e-commerce

    Gestendo un e-commerce, ho imparato che non basta avere un buon prodotto: bisogna saperlo promuovere nel posto giusto, al momento giusto. Le campagne Google Ads e Facebook Ads, se usate nel modo corretto, sono tra gli strumenti più potenti per far crescere le vendite. Ecco come le gestisco io, dopo tanti test (e qualche errore iniziale!).

    1. Parto sempre da un obiettivo chiaro
    Prima di creare una campagna, mi chiedo: cosa voglio ottenere? Più traffico? Più vendite? Recuperare carrelli abbandonati? Un obiettivo definito mi permette di scegliere il tipo di annuncio e misurare davvero i risultati.

    2. Su Google Ads intercetto chi cerca (già) quello che vendo
    Google è perfetto per intercettare domanda consapevole. Imposto campagne con parole chiave specifiche, spesso long tail (tipo “scarpe running leggere donna”) e monitoro attentamente quali keyword portano conversioni.
    Uso Google Shopping per prodotti con immagini accattivanti, e mi assicuro che il feed sia aggiornato e ben strutturato.

    3. Con Facebook Ads creo bisogno e curiosità
    Facebook (e Instagram) mi aiutano a creare interesse, anche tra chi ancora non mi conosce. Segmento bene il pubblico per interessi, età, comportamento e carico contenuti visuali di qualità: immagini reali, video brevi, recensioni. I caroselli funzionano benissimo per mostrare più prodotti.

    4. Retargeting: il mio alleato più potente
    Una delle cose che ha migliorato le mie performance è il retargeting: inseguito (con garbo) chi ha visitato il sito, ha messo prodotti nel carrello o ha visto una pagina specifica. Su Facebook e Google, creo campagne personalizzate per recuperare questi utenti e portarli all’acquisto.

    5. Monitoro ogni singolo euro
    Non lascio nulla al caso: controllo CTR, CPC, ROAS, e soprattutto tasso di conversione per annuncio e per pubblico. Se qualcosa non funziona, la cambio senza aspettare settimane. A volte basta una modifica nel testo o un'immagine diversa per far decollare una campagna.

    6. A/B testing sempre
    Ogni campagna nuova la testo in due o tre varianti. Magari cambio l'immagine, la CTA o la descrizione. Lascio correre per qualche giorno, poi elimino ciò che non converte.
    Testare è l’unico modo per migliorare costantemente.

    Google Ads e Facebook Ads non sono magie, ma strumenti da usare con metodo. Con il tempo ho imparato a bilanciare visibilità e conversione, e i numeri del mio e-commerce lo dimostrano. Il segreto? Capire il cliente, parlare nel suo linguaggio e guidarlo con intelligenza verso l’acquisto.

    #GoogleAds #FacebookAds #EcommerceMarketing #CampagneDigitali #VenditeOnline #PerformanceMarketing #StrategieADV #DigitalAds #Retargeting #PianoMarketing #CrescitaEcommerce

    Google Ads e Facebook Ads: come creo campagne efficaci per il mio e-commerce Gestendo un e-commerce, ho imparato che non basta avere un buon prodotto: bisogna saperlo promuovere nel posto giusto, al momento giusto. Le campagne Google Ads e Facebook Ads, se usate nel modo corretto, sono tra gli strumenti più potenti per far crescere le vendite. Ecco come le gestisco io, dopo tanti test (e qualche errore iniziale!). 1. Parto sempre da un obiettivo chiaro Prima di creare una campagna, mi chiedo: cosa voglio ottenere? Più traffico? Più vendite? Recuperare carrelli abbandonati? Un obiettivo definito mi permette di scegliere il tipo di annuncio e misurare davvero i risultati. 2. Su Google Ads intercetto chi cerca (già) quello che vendo Google è perfetto per intercettare domanda consapevole. Imposto campagne con parole chiave specifiche, spesso long tail (tipo “scarpe running leggere donna”) e monitoro attentamente quali keyword portano conversioni. Uso Google Shopping per prodotti con immagini accattivanti, e mi assicuro che il feed sia aggiornato e ben strutturato. 3. Con Facebook Ads creo bisogno e curiosità Facebook (e Instagram) mi aiutano a creare interesse, anche tra chi ancora non mi conosce. Segmento bene il pubblico per interessi, età, comportamento e carico contenuti visuali di qualità: immagini reali, video brevi, recensioni. I caroselli funzionano benissimo per mostrare più prodotti. 4. Retargeting: il mio alleato più potente Una delle cose che ha migliorato le mie performance è il retargeting: inseguito (con garbo) chi ha visitato il sito, ha messo prodotti nel carrello o ha visto una pagina specifica. Su Facebook e Google, creo campagne personalizzate per recuperare questi utenti e portarli all’acquisto. 5. Monitoro ogni singolo euro Non lascio nulla al caso: controllo CTR, CPC, ROAS, e soprattutto tasso di conversione per annuncio e per pubblico. Se qualcosa non funziona, la cambio senza aspettare settimane. A volte basta una modifica nel testo o un'immagine diversa per far decollare una campagna. 6. A/B testing sempre Ogni campagna nuova la testo in due o tre varianti. Magari cambio l'immagine, la CTA o la descrizione. Lascio correre per qualche giorno, poi elimino ciò che non converte. Testare è l’unico modo per migliorare costantemente. Google Ads e Facebook Ads non sono magie, ma strumenti da usare con metodo. Con il tempo ho imparato a bilanciare visibilità e conversione, e i numeri del mio e-commerce lo dimostrano. Il segreto? Capire il cliente, parlare nel suo linguaggio e guidarlo con intelligenza verso l’acquisto. #GoogleAds #FacebookAds #EcommerceMarketing #CampagneDigitali #VenditeOnline #PerformanceMarketing #StrategieADV #DigitalAds #Retargeting #PianoMarketing #CrescitaEcommerce
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  • Strategie di social media marketing per aumentare le vendite online

    Lavorando ogni giorno nel mio e-commerce, ho imparato che i social media non servono solo a “farsi vedere”, ma sono veri e propri canali di vendita, se utilizzati con strategia. Nel tempo, ho testato diverse azioni e oggi voglio condividere quelle che per me funzionano davvero per aumentare le vendite online.

    1. Non pubblico “a caso”: ho un piano
    All’inizio pubblicavo contenuti a sensazione, ma i risultati erano scarsi. Poi ho capito che serve un calendario editoriale: oggi programmo i post con un mix di contenuti promozionali, informativi e “dietro le quinte”. Così mantengo l’attenzione del pubblico e costruisco una relazione costante.

    2. Creo contenuti che parlano ai miei clienti
    Uso il linguaggio dei miei clienti, rispondo alle loro domande più frequenti e condivido le loro esperienze. Le storie e le recensioni reali funzionano molto più di qualsiasi slogan. La gente vuole fidarsi prima di comprare.

    3. Investo su ADV, ma in modo mirato
    La pubblicità a pagamento è essenziale, ma non butto soldi: seleziono il target, monitoro le metriche e ottimizzo le campagne ogni settimana. Una promozione ben strutturata su Facebook o Instagram porta traffico, ma solo se accompagnata da una landing page efficace.

    4. Uso le call to action giuste
    Ogni post ha un obiettivo: che sia “Scopri di più”, “Aggiungi al carrello” o “Scrivimi in DM”. Chiedo chiaramente cosa voglio che facciano. Sembra banale, ma ha cambiato il mio tasso di conversione.

    5. Sfrutto le collaborazioni e gli user generated content
    Lavoro con piccoli creator e invito i clienti a condividere foto dei loro acquisti. Quando le persone vedono altri soddisfatti, si convincono a comprare anche loro. È marketing sociale autentico.

    6. Rispondo sempre, anche ai commenti negativi
    Un social media attivo è anche uno sportello clienti. Rispondere velocemente – e con educazione – mi ha evitato perdite di vendite e ha fatto la differenza nella fidelizzazione.

    Il social media marketing non è solo pubblicità: è costruire fiducia, ascoltare i clienti e guidarli passo passo verso l’acquisto. Non esistono formule magiche, ma con coerenza, analisi e creatività, i risultati arrivano. Io ci sono riuscito, e continuo a crescere.

    #SocialMediaMarketing #VenditeOnline #StrategieDigitali #EcommerceTips #MarketingPMI #ContentMarketing #InstagramMarketing #FacebookAds #FidelizzazioneClienti #BrandingOnline #ImpresaDigitale
    Strategie di social media marketing per aumentare le vendite online Lavorando ogni giorno nel mio e-commerce, ho imparato che i social media non servono solo a “farsi vedere”, ma sono veri e propri canali di vendita, se utilizzati con strategia. Nel tempo, ho testato diverse azioni e oggi voglio condividere quelle che per me funzionano davvero per aumentare le vendite online. 1. Non pubblico “a caso”: ho un piano All’inizio pubblicavo contenuti a sensazione, ma i risultati erano scarsi. Poi ho capito che serve un calendario editoriale: oggi programmo i post con un mix di contenuti promozionali, informativi e “dietro le quinte”. Così mantengo l’attenzione del pubblico e costruisco una relazione costante. 2. Creo contenuti che parlano ai miei clienti Uso il linguaggio dei miei clienti, rispondo alle loro domande più frequenti e condivido le loro esperienze. Le storie e le recensioni reali funzionano molto più di qualsiasi slogan. La gente vuole fidarsi prima di comprare. 3. Investo su ADV, ma in modo mirato La pubblicità a pagamento è essenziale, ma non butto soldi: seleziono il target, monitoro le metriche e ottimizzo le campagne ogni settimana. Una promozione ben strutturata su Facebook o Instagram porta traffico, ma solo se accompagnata da una landing page efficace. 4. Uso le call to action giuste Ogni post ha un obiettivo: che sia “Scopri di più”, “Aggiungi al carrello” o “Scrivimi in DM”. Chiedo chiaramente cosa voglio che facciano. Sembra banale, ma ha cambiato il mio tasso di conversione. 5. Sfrutto le collaborazioni e gli user generated content Lavoro con piccoli creator e invito i clienti a condividere foto dei loro acquisti. Quando le persone vedono altri soddisfatti, si convincono a comprare anche loro. È marketing sociale autentico. 6. Rispondo sempre, anche ai commenti negativi Un social media attivo è anche uno sportello clienti. Rispondere velocemente – e con educazione – mi ha evitato perdite di vendite e ha fatto la differenza nella fidelizzazione. Il social media marketing non è solo pubblicità: è costruire fiducia, ascoltare i clienti e guidarli passo passo verso l’acquisto. Non esistono formule magiche, ma con coerenza, analisi e creatività, i risultati arrivano. Io ci sono riuscito, e continuo a crescere. #SocialMediaMarketing #VenditeOnline #StrategieDigitali #EcommerceTips #MarketingPMI #ContentMarketing #InstagramMarketing #FacebookAds #FidelizzazioneClienti #BrandingOnline #ImpresaDigitale
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  • Come targetizzare il pubblico giusto sui social media: tecniche di targeting avanzato per raggiungere il pubblico ideale

    Raggiungere il pubblico giusto sui social media è fondamentale per il successo di qualsiasi strategia di marketing. Personalmente, ho imparato che il targeting avanzato può fare una grande differenza nel mio modo di connettermi con i follower giusti e generare engagement. Ecco alcune delle tecniche che utilizzo per targetizzare il pubblico ideale!

    1. Usare i dati demografici
    Le piattaforme come Instagram, Facebook e LinkedIn offrono dettagliate opzioni di targeting basate su età, genere, posizione geografica e interessi. Utilizzo questi parametri per assicurarmi di raggiungere persone che sono davvero interessate ai miei contenuti.

    2. Creare audience personalizzate
    Con strumenti come Facebook Ads e Instagram, posso caricare liste di contatti esistenti (ad esempio, le persone che hanno interagito con i miei post o visitato il mio sito). In questo modo, raggiungo le persone che già conoscono il mio brand, creando una connessione più profonda.

    3. Utilizzare il targeting per interessi
    I social media consentono di targetizzare le persone in base agli interessi. Se il mio contenuto si rivolge a chi ama la moda, la bellezza, o un particolare stile di vita, posso definire questi parametri per indirizzare i miei post a chi ha mostrato interesse in queste categorie.

    4. Segmentare per comportamento d’acquisto
    Posso usare i dati comportamentali per capire chi sta cercando prodotti o servizi simili a quelli che offro. Ad esempio, se una persona ha interagito con pubblicità di prodotti simili al mio, posso raggiungerla con offerte mirate, aumentando così la probabilità di conversione.

    5. Retargeting: raggiungere chi ha già interagito
    Il retargeting è uno degli strumenti più potenti per riconnettermi con chi ha già visitato il mio profilo, il mio sito o ha interagito con i miei contenuti in passato. Questo tipo di targeting aumenta notevolmente le probabilità di conversione.

    6. Utilizzare le Lookalike Audiences
    Le "Lookalike Audiences" sono perfette per trovare nuove persone simili ai miei follower più attivi. Utilizzando questa opzione, posso far crescere il mio pubblico in modo naturale, senza perdermi in nicchie troppo larghe o poco interessate.

    7. Testare e ottimizzare continuamente
    Monitoro sempre le performance delle campagne pubblicitarie e faccio A/B testing per vedere quale messaggio e quale pubblico funziona meglio. In questo modo, posso ottimizzare continuamente la mia strategia di targeting e raggiungere il pubblico più coinvolto.

    8. Monitorare le interazioni con i contenuti
    Osservo attentamente come il pubblico interagisce con i miei contenuti (like, commenti, condivisioni) per capire meglio chi sono e come si comportano i miei follower ideali. Più capisco il mio pubblico, meglio posso targetizzare i miei contenuti.

    9. Integrazione con influencer e partnership strategiche
    Collaboro con altri influencer o brand che condividono un pubblico simile al mio. Questo mi consente di entrare in contatto con nuove audience che potrebbero essere interessate al mio contenuto.

    Il targeting avanzato mi aiuta a raggiungere il pubblico giusto con il messaggio giusto al momento giusto. Se utilizzi correttamente questi strumenti, potrai costruire una community più solida e coinvolta!

    #TargetingAvanzato #SocialMediaMarketing #PubblicoGiusto #InfluencerMarketing #StrategiaSocial #MarketingDigitale #FacebookAds #InstagramAds #PubblicoIdeale #BrandAwareness
    Come targetizzare il pubblico giusto sui social media: tecniche di targeting avanzato per raggiungere il pubblico ideale Raggiungere il pubblico giusto sui social media è fondamentale per il successo di qualsiasi strategia di marketing. 💡 Personalmente, ho imparato che il targeting avanzato può fare una grande differenza nel mio modo di connettermi con i follower giusti e generare engagement. Ecco alcune delle tecniche che utilizzo per targetizzare il pubblico ideale! 🎯 1. Usare i dati demografici 👥 Le piattaforme come Instagram, Facebook e LinkedIn offrono dettagliate opzioni di targeting basate su età, genere, posizione geografica e interessi. Utilizzo questi parametri per assicurarmi di raggiungere persone che sono davvero interessate ai miei contenuti. 📊 2. Creare audience personalizzate 🔄 Con strumenti come Facebook Ads e Instagram, posso caricare liste di contatti esistenti (ad esempio, le persone che hanno interagito con i miei post o visitato il mio sito). In questo modo, raggiungo le persone che già conoscono il mio brand, creando una connessione più profonda. 📧 3. Utilizzare il targeting per interessi 💖 I social media consentono di targetizzare le persone in base agli interessi. Se il mio contenuto si rivolge a chi ama la moda, la bellezza, o un particolare stile di vita, posso definire questi parametri per indirizzare i miei post a chi ha mostrato interesse in queste categorie. 👗💄 4. Segmentare per comportamento d’acquisto 🛒 Posso usare i dati comportamentali per capire chi sta cercando prodotti o servizi simili a quelli che offro. Ad esempio, se una persona ha interagito con pubblicità di prodotti simili al mio, posso raggiungerla con offerte mirate, aumentando così la probabilità di conversione. 🛍️ 5. Retargeting: raggiungere chi ha già interagito 🔄 Il retargeting è uno degli strumenti più potenti per riconnettermi con chi ha già visitato il mio profilo, il mio sito o ha interagito con i miei contenuti in passato. Questo tipo di targeting aumenta notevolmente le probabilità di conversione. 🎯 6. Utilizzare le Lookalike Audiences 🔍 Le "Lookalike Audiences" sono perfette per trovare nuove persone simili ai miei follower più attivi. Utilizzando questa opzione, posso far crescere il mio pubblico in modo naturale, senza perdermi in nicchie troppo larghe o poco interessate. 🌱 7. Testare e ottimizzare continuamente 🔄 Monitoro sempre le performance delle campagne pubblicitarie e faccio A/B testing per vedere quale messaggio e quale pubblico funziona meglio. In questo modo, posso ottimizzare continuamente la mia strategia di targeting e raggiungere il pubblico più coinvolto. 📊 8. Monitorare le interazioni con i contenuti 📱 Osservo attentamente come il pubblico interagisce con i miei contenuti (like, commenti, condivisioni) per capire meglio chi sono e come si comportano i miei follower ideali. Più capisco il mio pubblico, meglio posso targetizzare i miei contenuti. 🔍 9. Integrazione con influencer e partnership strategiche 🤝 Collaboro con altri influencer o brand che condividono un pubblico simile al mio. Questo mi consente di entrare in contatto con nuove audience che potrebbero essere interessate al mio contenuto. 💬 Il targeting avanzato mi aiuta a raggiungere il pubblico giusto con il messaggio giusto al momento giusto. Se utilizzi correttamente questi strumenti, potrai costruire una community più solida e coinvolta! 💪✨ #TargetingAvanzato #SocialMediaMarketing #PubblicoGiusto #InfluencerMarketing #StrategiaSocial #MarketingDigitale #FacebookAds #InstagramAds #PubblicoIdeale #BrandAwareness
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