• Growth hacking per influencer: tecniche poco conosciute ma efficaci

    Quando ho iniziato a costruire la mia presenza online, ho capito subito che i metodi tradizionali non bastavano più. Serve qualcosa di più smart, rapido e spesso fuori dagli schemi: il growth hacking. Nel mio percorso, ho scoperto alcune tecniche poco conosciute ma davvero efficaci, e voglio condividerle con te.

    1. Micro-nicchie per ingaggi più alti
    Invece di puntare a un pubblico generico, ho concentrato i miei contenuti su micro-nicchie specifiche, meno affollate ma molto coinvolte. Questo mi ha permesso di creare una community fedele e aumentare il tasso di engagement.

    2. Collaborazioni incrociate “a catena”
    Oltre alle classiche collaborazioni, ho sperimentato un metodo che chiamo “a catena”: coinvolgo più influencer piccoli e medi in una serie di contenuti condivisi. Così ognuno porta il proprio pubblico e si crea un effetto moltiplicatore.

    3. Contenuti evergreen con spin-off creativi
    Creo contenuti che restano utili nel tempo (evergreen), ma li rinnovo spesso con spin-off originali, come video Q&A, infografiche aggiornate o challenge social. Così sfrutto al massimo ogni idea, aumentando la visibilità senza sforzi continui.

    4. Uso intelligente dei chatbot
    Ho integrato chatbot nelle mie piattaforme per coinvolgere i follower in modo automatico, offrendo contenuti personalizzati, risposte rapide e inviti a eventi o promozioni esclusive. Un modo efficace per fidelizzare senza perdere tempo.

    5. Test continui e rapidissimi
    Non aspetto settimane per vedere i risultati. Lancio idee, test velocemente con A/B testing e correggo la rotta in tempo reale. Questa agilità mi ha permesso di ottimizzare le strategie senza sprechi.

    Il growth hacking per influencer non è solo una moda, ma un approccio strategico e creativo che può fare la differenza. Io continuo a sperimentare e imparare, perché il segreto è non fermarsi mai.

    #GrowthHacking #InfluencerMarketing #StrategieDigitali #CommunityBuilding #ImpresaDigitale #ImpresaBiz

    🚀 Growth hacking per influencer: tecniche poco conosciute ma efficaci Quando ho iniziato a costruire la mia presenza online, ho capito subito che i metodi tradizionali non bastavano più. Serve qualcosa di più smart, rapido e spesso fuori dagli schemi: il growth hacking. Nel mio percorso, ho scoperto alcune tecniche poco conosciute ma davvero efficaci, e voglio condividerle con te. 1. Micro-nicchie per ingaggi più alti Invece di puntare a un pubblico generico, ho concentrato i miei contenuti su micro-nicchie specifiche, meno affollate ma molto coinvolte. Questo mi ha permesso di creare una community fedele e aumentare il tasso di engagement. 2. Collaborazioni incrociate “a catena” Oltre alle classiche collaborazioni, ho sperimentato un metodo che chiamo “a catena”: coinvolgo più influencer piccoli e medi in una serie di contenuti condivisi. Così ognuno porta il proprio pubblico e si crea un effetto moltiplicatore. 3. Contenuti evergreen con spin-off creativi Creo contenuti che restano utili nel tempo (evergreen), ma li rinnovo spesso con spin-off originali, come video Q&A, infografiche aggiornate o challenge social. Così sfrutto al massimo ogni idea, aumentando la visibilità senza sforzi continui. 4. Uso intelligente dei chatbot Ho integrato chatbot nelle mie piattaforme per coinvolgere i follower in modo automatico, offrendo contenuti personalizzati, risposte rapide e inviti a eventi o promozioni esclusive. Un modo efficace per fidelizzare senza perdere tempo. 5. Test continui e rapidissimi Non aspetto settimane per vedere i risultati. Lancio idee, test velocemente con A/B testing e correggo la rotta in tempo reale. Questa agilità mi ha permesso di ottimizzare le strategie senza sprechi. ✅ Il growth hacking per influencer non è solo una moda, ma un approccio strategico e creativo che può fare la differenza. Io continuo a sperimentare e imparare, perché il segreto è non fermarsi mai. #GrowthHacking #InfluencerMarketing #StrategieDigitali #CommunityBuilding #ImpresaDigitale #ImpresaBiz
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  • Come migliorare il tasso di conversione attraverso l’analisi del comportamento degli utenti

    Quando ho iniziato a gestire il mio e-commerce, mi sono subito resa conto che non bastava attrarre traffico, ma dovevo fare in modo che gli utenti completassero l'acquisto. L'analisi del comportamento degli utenti è fondamentale per ottimizzare il tasso di conversione e migliorare l'esperienza d'acquisto.

    1. Analizzare il percorso dell'utente
    Osservare come gli utenti navigano nel sito è il primo passo per migliorare il tasso di conversione. Dove entrano? Dove abbandonano?

    Cosa faccio:
    -Uso Google Analytics per monitorare le pagine più visitate e i punti di uscita.
    -Strumenti come Hotjar e Crazy Egg per creare heatmaps e analizzare i clic.

    2. Capire i punti di abbandono
    Molti utenti abbandonano durante il checkout. È fondamentale identificare e ottimizzare questi passaggi.

    Cosa faccio:
    -Analizzo i dati di Google Analytics e vedo dove avvengono i più frequenti abbandoni.
    -Con Hotjar vedo come interagiscono con la pagina e cosa li ferma.

    3. Ottimizzare il funnel di conversione
    Ottimizzare il processo di acquisto aiuta a ridurre gli abbandoni.

    Cosa faccio:
    -Semplifico il checkout e offro opzioni di pagamento multiple.
    -Rendo il checkout mobile-friendly per facilitare gli acquisti da smartphone.

    4. Testare varianti
    Faccio A/B testing per capire cosa funziona meglio e ottimizzare le pagine per le conversioni.

    Cosa faccio:
    Uso strumenti come Optimizely o Google Optimize per testare varianti delle pagine.

    5. Migliorare l'esperienza mobile
    Poiché il traffico mobile è in crescita, ottimizzare l’esperienza mobile è cruciale.

    Cosa faccio:
    Ottimizzo la navigazione e il processo di checkout per dispositivi mobili.

    6. Personalizzare l’esperienza dell’utente
    Offrire un'esperienza personalizzata aumenta le conversioni.

    Cosa faccio:
    Utilizzo i dati di navigazione per suggerire prodotti e invio email personalizzate.

    7. Monitorare e agire rapidamente
    L’analisi del comportamento è un processo continuo. È importante monitorare e adattare costantemente la strategia.

    Cosa faccio:
    Monitora costantemente le metriche di conversione e adatta la strategia in tempo reale.

    L'analisi del comportamento degli utenti è fondamentale per ottimizzare il tasso di conversione. Grazie agli strumenti di analisi, A/B testing e monitoraggio continuo, è possibile migliorare ogni fase del percorso d’acquisto, portando a più acquisti e una base clienti più fedele.



    #ConversionRateOptimization #ABTesting #UserBehaviorAnalysis #EcommerceTips #CustomerExperience #GrowthHacking #EcommerceStrategy

    📊 Come migliorare il tasso di conversione attraverso l’analisi del comportamento degli utenti Quando ho iniziato a gestire il mio e-commerce, mi sono subito resa conto che non bastava attrarre traffico, ma dovevo fare in modo che gli utenti completassero l'acquisto. L'analisi del comportamento degli utenti è fondamentale per ottimizzare il tasso di conversione e migliorare l'esperienza d'acquisto. 🔍 1. Analizzare il percorso dell'utente Osservare come gli utenti navigano nel sito è il primo passo per migliorare il tasso di conversione. Dove entrano? Dove abbandonano? ✅ Cosa faccio: -Uso Google Analytics per monitorare le pagine più visitate e i punti di uscita. -Strumenti come Hotjar e Crazy Egg per creare heatmaps e analizzare i clic. 🧠 2. Capire i punti di abbandono Molti utenti abbandonano durante il checkout. È fondamentale identificare e ottimizzare questi passaggi. ✅ Cosa faccio: -Analizzo i dati di Google Analytics e vedo dove avvengono i più frequenti abbandoni. -Con Hotjar vedo come interagiscono con la pagina e cosa li ferma. 🔄 3. Ottimizzare il funnel di conversione Ottimizzare il processo di acquisto aiuta a ridurre gli abbandoni. ✅ Cosa faccio: -Semplifico il checkout e offro opzioni di pagamento multiple. -Rendo il checkout mobile-friendly per facilitare gli acquisti da smartphone. 🧩 4. Testare varianti Faccio A/B testing per capire cosa funziona meglio e ottimizzare le pagine per le conversioni. ✅ Cosa faccio: Uso strumenti come Optimizely o Google Optimize per testare varianti delle pagine. 📱 5. Migliorare l'esperienza mobile Poiché il traffico mobile è in crescita, ottimizzare l’esperienza mobile è cruciale. ✅ Cosa faccio: Ottimizzo la navigazione e il processo di checkout per dispositivi mobili. 👥 6. Personalizzare l’esperienza dell’utente Offrire un'esperienza personalizzata aumenta le conversioni. ✅ Cosa faccio: Utilizzo i dati di navigazione per suggerire prodotti e invio email personalizzate. 🔑 7. Monitorare e agire rapidamente L’analisi del comportamento è un processo continuo. È importante monitorare e adattare costantemente la strategia. ✅ Cosa faccio: Monitora costantemente le metriche di conversione e adatta la strategia in tempo reale. L'analisi del comportamento degli utenti è fondamentale per ottimizzare il tasso di conversione. Grazie agli strumenti di analisi, A/B testing e monitoraggio continuo, è possibile migliorare ogni fase del percorso d’acquisto, portando a più acquisti e una base clienti più fedele. #ConversionRateOptimization #ABTesting #UserBehaviorAnalysis #EcommerceTips #CustomerExperience #GrowthHacking #EcommerceStrategy
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  • Come usare A/B testing per ottimizzare il tuo e-commerce

    Quando ho iniziato a gestire il mio e-commerce, una delle cose che mi ha aiutato davvero a capire cosa funziona e cosa no è stato l’A/B testing. Ho capito che, più che affidarmi a sensazioni o intuizioni, il miglior modo per migliorare le conversioni è testare.
    L’A/B testing mi ha permesso di ottimizzare il sito in modo scientifico e mirato, portando ad un vero incremento delle vendite.

    Ma cos’è l’A/B testing? È un metodo che ti permette di testare due versioni di una pagina o di un elemento del sito per vedere quale funziona meglio, confrontando i risultati in tempo reale. Ecco come lo uso per migliorare il mio e-commerce.

    1. Identificare cosa testare
    Non si tratta di fare test a caso: l’A/B testing è efficace se sai esattamente cosa migliorare. Ho imparato che è fondamentale focalizzarsi su ciò che può avere il maggiore impatto sulle conversioni.

    Cosa testare:
    -Headline della pagina (titolo principale).
    -CTA (Call to Action): testo, colore, posizione del bottone.
    -Immagini dei prodotti: varie angolazioni, contesti d'uso.
    -Descrizione prodotto: lunga o breve, con o senza bullet points.
    -Processo di checkout: semplificazione dei passaggi, layout.
    -Offerte e sconti: diverse modalità di comunicazione (percentuali vs. valore fisso).
    -Tempi di caricamento delle pagine: come migliorare l’esperienza utente.

    2. Creare varianti e impostare il test
    Per ogni elemento che voglio testare, creo due versioni: la versione A (quella originale) e la versione B (con una variazione). Poi impongo il test per un periodo determinato, affinché i risultati siano significativi.

    Come faccio:
    -Creo la variante B solo cambiando un elemento alla volta, per essere sicura che il cambiamento sia la causa di eventuali differenze.
    -Imposto il test in modo che una parte del traffico veda la versione A e un'altra parte la versione B.
    -Utilizzo strumenti come Google Optimize, Optimizely o VWO per gestire il test facilmente.

    3. Raccogliere e analizzare i dati
    Quando il test è attivo, l'importante è monitorare e analizzare i risultati con attenzione. Ogni piccolo cambiamento ha un impatto, quindi bisogna guardare i numeri con attenzione.

    Dati da monitorare:
    -Tasso di conversione: il parametro principale per capire se una variante è più performante.
    -Tasso di clic (CTR): per capire quale versione attrae più attenzione.
    -Tempo di permanenza sulla pagina: per misurare il coinvolgimento.
    -Abbandoni del carrello: per testare se il cambiamento ha ridotto i tassi di abbandono.
    Concludo il test quando ho raccolto abbastanza dati per avere una conclusione statisticamente significativa (di solito almeno 100 conversioni per versione).

    4. Implementare i cambiamenti
    Se la versione B ha funzionato meglio (più vendite, più clic, ecc.), allora passo all’implementazione permanente di quel cambiamento nel sito.

    Cosa faccio dopo:
    -Faccio un’analisi del test e cerco di capire perché quella variante ha funzionato meglio.
    -Adatto anche altri elementi del sito, partendo dai risultati di questo primo test.
    -Continuo a fare altri test, non fermandomi mai a una sola iterazione.

    5. Testare continuamente
    Il bello dell’A/B testing è che non finisce mai. Ogni piccola modifica può migliorare l’esperienza utente e le performance, quindi continuo sempre a testare nuovi elementi.

    Consigli:
    -Inizia con gli elementi più critici: homepage, pagine di prodotto, processo di checkout.
    -Non smettere mai di analizzare e imparare dai risultati.
    -Testa piccole modifiche a intervalli regolari, per ottimizzare costantemente.

    L’A/B testing è una delle chiavi per ottimizzare il tuo e-commerce e massimizzare le vendite. Non è solo una questione di “tentativi ed errori”, ma di analisi continua dei dati per prendere decisioni informate.
    Con un approccio metodico e costante, ho visto crescere le conversioni, migliorare la user experience e ottimizzare il sito in modo sempre più mirato. Se non lo stai già facendo, è il momento di iniziare!

    #ABTesting #EcommerceOptimization #TestA/B #ConversionRate #MarketingData #GrowthHacking #EcommerceTips

    🔍 Come usare A/B testing per ottimizzare il tuo e-commerce Quando ho iniziato a gestire il mio e-commerce, una delle cose che mi ha aiutato davvero a capire cosa funziona e cosa no è stato l’A/B testing. Ho capito che, più che affidarmi a sensazioni o intuizioni, il miglior modo per migliorare le conversioni è testare. L’A/B testing mi ha permesso di ottimizzare il sito in modo scientifico e mirato, portando ad un vero incremento delle vendite. Ma cos’è l’A/B testing? È un metodo che ti permette di testare due versioni di una pagina o di un elemento del sito per vedere quale funziona meglio, confrontando i risultati in tempo reale. Ecco come lo uso per migliorare il mio e-commerce. 🔄 1. Identificare cosa testare Non si tratta di fare test a caso: l’A/B testing è efficace se sai esattamente cosa migliorare. Ho imparato che è fondamentale focalizzarsi su ciò che può avere il maggiore impatto sulle conversioni. ✅ Cosa testare: -Headline della pagina (titolo principale). -CTA (Call to Action): testo, colore, posizione del bottone. -Immagini dei prodotti: varie angolazioni, contesti d'uso. -Descrizione prodotto: lunga o breve, con o senza bullet points. -Processo di checkout: semplificazione dei passaggi, layout. -Offerte e sconti: diverse modalità di comunicazione (percentuali vs. valore fisso). -Tempi di caricamento delle pagine: come migliorare l’esperienza utente. 🧪 2. Creare varianti e impostare il test Per ogni elemento che voglio testare, creo due versioni: la versione A (quella originale) e la versione B (con una variazione). Poi impongo il test per un periodo determinato, affinché i risultati siano significativi. ✅ Come faccio: -Creo la variante B solo cambiando un elemento alla volta, per essere sicura che il cambiamento sia la causa di eventuali differenze. -Imposto il test in modo che una parte del traffico veda la versione A e un'altra parte la versione B. -Utilizzo strumenti come Google Optimize, Optimizely o VWO per gestire il test facilmente. 📊 3. Raccogliere e analizzare i dati Quando il test è attivo, l'importante è monitorare e analizzare i risultati con attenzione. Ogni piccolo cambiamento ha un impatto, quindi bisogna guardare i numeri con attenzione. ✅ Dati da monitorare: -Tasso di conversione: il parametro principale per capire se una variante è più performante. -Tasso di clic (CTR): per capire quale versione attrae più attenzione. -Tempo di permanenza sulla pagina: per misurare il coinvolgimento. -Abbandoni del carrello: per testare se il cambiamento ha ridotto i tassi di abbandono. 💡 Concludo il test quando ho raccolto abbastanza dati per avere una conclusione statisticamente significativa (di solito almeno 100 conversioni per versione). 🏆 4. Implementare i cambiamenti Se la versione B ha funzionato meglio (più vendite, più clic, ecc.), allora passo all’implementazione permanente di quel cambiamento nel sito. ✅ Cosa faccio dopo: -Faccio un’analisi del test e cerco di capire perché quella variante ha funzionato meglio. -Adatto anche altri elementi del sito, partendo dai risultati di questo primo test. -Continuo a fare altri test, non fermandomi mai a una sola iterazione. 💡 5. Testare continuamente Il bello dell’A/B testing è che non finisce mai. Ogni piccola modifica può migliorare l’esperienza utente e le performance, quindi continuo sempre a testare nuovi elementi. ✅ Consigli: -Inizia con gli elementi più critici: homepage, pagine di prodotto, processo di checkout. -Non smettere mai di analizzare e imparare dai risultati. -Testa piccole modifiche a intervalli regolari, per ottimizzare costantemente. L’A/B testing è una delle chiavi per ottimizzare il tuo e-commerce e massimizzare le vendite. Non è solo una questione di “tentativi ed errori”, ma di analisi continua dei dati per prendere decisioni informate. Con un approccio metodico e costante, ho visto crescere le conversioni, migliorare la user experience e ottimizzare il sito in modo sempre più mirato. Se non lo stai già facendo, è il momento di iniziare! #ABTesting #EcommerceOptimization #TestA/B #ConversionRate #MarketingData #GrowthHacking #EcommerceTips
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  • Co-branding e joint venture digitali: come ho creato partnership che funzionano davvero
    Quando ho avviato il mio e-commerce, pensavo che la crescita dipendesse solo dal miglioramento interno: ottimizzare il sito, curare la comunicazione, aumentare il traffico. Tutto vero, ma a un certo punto ho capito una cosa: collaborare con altri brand può moltiplicare le opportunità. Da lì è nata la mia esperienza con il co-branding e le joint venture digitali.

    Cosa intendo per co-branding (e perché funziona)
    Il co-branding è una collaborazione tra due brand che uniscono le forze per creare un prodotto, un’offerta o un’esperienza condivisa. Per me è stato un modo per:

    Raggiungere un pubblico nuovo, ma affine al mio.

    Aumentare la credibilità del mio marchio, associandolo ad aziende che condividono i miei valori.

    Lanciare prodotti unici o edizioni limitate che generano interesse e viralità.

    Un esempio concreto? Ho collaborato con un artigiano locale per creare una linea di packaging personalizzato: lui ci ha messo il design, io la distribuzione. Entrambi abbiamo guadagnato visibilità.

    Le joint venture digitali: come ho costruito alleanze strategiche
    Le joint venture digitali sono un passo oltre: partnership più strutturate, basate su obiettivi comuni (come vendite, lead generation o sviluppo prodotto).

    Nel mio caso, ho fatto squadra con un altro e-commerce specializzato in prodotti complementari ai miei. Abbiamo condiviso:
    -Una campagna di email marketing a database incrociato.
    -Un codice sconto valido su entrambi i siti.
    -Un mini-sito condiviso con landing page a doppio brand.

    Risultato? Tasso di conversione più alto del 30% rispetto alle nostre promo singole, e una crescita visibile anche sui social.

    Cosa ho imparato (anche dagli errori)
    Non tutte le collaborazioni sono efficaci. Ho capito che:
    -Serve un allineamento valoriale tra i brand: la coerenza conta.
    -È importante definire ruoli, obiettivi e benefici reciproci fin dall’inizio.
    -Meglio partire con progetti piccoli, testare, e solo dopo espandere l’alleanza.
    -Un altro punto fondamentale è la comunicazione: aggiorniamoci spesso, misuriamo i risultati insieme e adattiamo la strategia quando serve.

    Quali strumenti ho usato
    -Collaborazioni via social (Instagram, TikTok): reel, live, giveaway congiunti.
    -Tool di tracciamento UTM per monitorare le performance dei link condivisi.
    -CRM e automazioni email per segmentare i clienti provenienti dalle varie campagne.

    Il valore delle partnership nel digitale
    Oggi più che mai, i piccoli brand possono ottenere grandi risultati non facendo tutto da soli, ma scegliendo i partner giusti. Il co-branding e le joint venture digitali mi hanno permesso di:
    -Aumentare la visibilità senza alzare i costi pubblicitari.
    -Rafforzare la community con contenuti e prodotti nuovi.
    -Costruire una rete di contatti preziosa anche per il futuro.

    #Cobranding #JointVentureDigitale #EcommerceStrategy #CollaborazioniBrand #MarketingCollaborativo #DigitalPartnership #Branding #GrowthHacking #PiccoleImprese #EcommerceItalia
    Co-branding e joint venture digitali: come ho creato partnership che funzionano davvero Quando ho avviato il mio e-commerce, pensavo che la crescita dipendesse solo dal miglioramento interno: ottimizzare il sito, curare la comunicazione, aumentare il traffico. Tutto vero, ma a un certo punto ho capito una cosa: collaborare con altri brand può moltiplicare le opportunità. Da lì è nata la mia esperienza con il co-branding e le joint venture digitali. Cosa intendo per co-branding (e perché funziona) Il co-branding è una collaborazione tra due brand che uniscono le forze per creare un prodotto, un’offerta o un’esperienza condivisa. Per me è stato un modo per: Raggiungere un pubblico nuovo, ma affine al mio. Aumentare la credibilità del mio marchio, associandolo ad aziende che condividono i miei valori. Lanciare prodotti unici o edizioni limitate che generano interesse e viralità. 👉 Un esempio concreto? Ho collaborato con un artigiano locale per creare una linea di packaging personalizzato: lui ci ha messo il design, io la distribuzione. Entrambi abbiamo guadagnato visibilità. Le joint venture digitali: come ho costruito alleanze strategiche Le joint venture digitali sono un passo oltre: partnership più strutturate, basate su obiettivi comuni (come vendite, lead generation o sviluppo prodotto). Nel mio caso, ho fatto squadra con un altro e-commerce specializzato in prodotti complementari ai miei. Abbiamo condiviso: -Una campagna di email marketing a database incrociato. -Un codice sconto valido su entrambi i siti. -Un mini-sito condiviso con landing page a doppio brand. Risultato? Tasso di conversione più alto del 30% rispetto alle nostre promo singole, e una crescita visibile anche sui social. Cosa ho imparato (anche dagli errori) Non tutte le collaborazioni sono efficaci. Ho capito che: -Serve un allineamento valoriale tra i brand: la coerenza conta. -È importante definire ruoli, obiettivi e benefici reciproci fin dall’inizio. -Meglio partire con progetti piccoli, testare, e solo dopo espandere l’alleanza. -Un altro punto fondamentale è la comunicazione: aggiorniamoci spesso, misuriamo i risultati insieme e adattiamo la strategia quando serve. Quali strumenti ho usato -Collaborazioni via social (Instagram, TikTok): reel, live, giveaway congiunti. -Tool di tracciamento UTM per monitorare le performance dei link condivisi. -CRM e automazioni email per segmentare i clienti provenienti dalle varie campagne. Il valore delle partnership nel digitale Oggi più che mai, i piccoli brand possono ottenere grandi risultati non facendo tutto da soli, ma scegliendo i partner giusti. Il co-branding e le joint venture digitali mi hanno permesso di: -Aumentare la visibilità senza alzare i costi pubblicitari. -Rafforzare la community con contenuti e prodotti nuovi. -Costruire una rete di contatti preziosa anche per il futuro. #Cobranding #JointVentureDigitale #EcommerceStrategy #CollaborazioniBrand #MarketingCollaborativo #DigitalPartnership #Branding #GrowthHacking #PiccoleImprese #EcommerceItalia
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  • Cos’è la lead generation su LinkedIn
    Generare contatti interessati al tuo prodotto/servizio sfruttando LinkedIn come canale diretto, grazie a contenuti, connessioni e messaggi mirati.

    Strategia completa di Lead Generation su LinkedIn
    1. Ottimizza il tuo profilo personale
    -Il tuo profilo è la tua landing page.
    -Foto professionale + copertina brandizzata
    -Titolo chiaro e orientato al valore (es. “Aiuto le PMI a crescere con l’AI”)
    -Sommario che spiega cosa fai + come puoi aiutare
    -CTA nel profilo (es. link a un calendario per call)


    2. Identifica il tuo target
    -Usa la ricerca avanzata per trovare decision maker o buyer ideali:
    -Per settore, ruolo, azienda, località
    -Filtra chi è attivo e interagisce
    -Strumento extra: LinkedIn Sales Navigator (potentissimo nel B2B)

    3. Approccio in 3 fasi (soft outreach)
    a) Collegamento mirato (con nota)
    "Ciao Marco, vedo che anche tu lavori nel mondo [settore]. Mi farebbe piacere connetterci!"
    b) Interazione “calda”
    Commenta contenuti suoi (non a caso: sii rilevante)

    Metti like e scrivi messaggi brevi e umani
    c) Messaggio 1to1 (con valore)
    "Ciao Marco, noto che stai lavorando su [tema]. Ho realizzato una mini guida/tool gratuito che potrebbe interessarti. Posso mandartela?"

    Evita il classico messaggio venditore diretto. Offri valore prima di vendere.

    4. Crea contenuti che attirano lead
    Post che parlano di problemi comuni del tuo target
    -Mini-case study di tuoi clienti
    -Slide con checklist o trend
    -Video brevi (anche selfie professionali)
    -Call to action in fondo: “Vuoi approfondire? Scrivimi in DM”
    -Format 2025 top: carousels, storytelling + numeri concreti, domande aperte

    5. Lead magnet + automatizzazione
    -Offri un contenuto gratuito utile (PDF, webinar, quiz)
    -Usa tool per gestire richieste e lead:
    -Calendly per prenotazioni
    -Typeform per form intelligenti
    -Lemlist / Waalaxy per automazione soft (con etica!)

    6. Monitora, ottimizza, scala
    -Tieni traccia dei messaggi inviati e risposte (CRM, foglio Excel, HubSpot)
    -Analizza quali contenuti ti portano più DM o richieste
    -Aggiorna il tuo pitch in base a feedback ricevuti

    Pro tip
    Crea una mini rubrica settimanale su LinkedIn (es. "Lunedì Lead" o "Tips del Giovedì") per diventare punto di riferimento nella tua nicchia.

    #LinkedInMarketing #LeadGeneration #SocialSelling #LinkedInTips #B2BMarketing #LinkedInPerBusiness #GrowthHacking #DigitalSales

    🔎 Cos’è la lead generation su LinkedIn Generare contatti interessati al tuo prodotto/servizio sfruttando LinkedIn come canale diretto, grazie a contenuti, connessioni e messaggi mirati. ⚙️ Strategia completa di Lead Generation su LinkedIn 1. 🔧 Ottimizza il tuo profilo personale -Il tuo profilo è la tua landing page. -Foto professionale + copertina brandizzata -Titolo chiaro e orientato al valore (es. “Aiuto le PMI a crescere con l’AI”) -Sommario che spiega cosa fai + come puoi aiutare -CTA nel profilo (es. link a un calendario per call) 2. 🎯 Identifica il tuo target -Usa la ricerca avanzata per trovare decision maker o buyer ideali: -Per settore, ruolo, azienda, località -Filtra chi è attivo e interagisce -Strumento extra: LinkedIn Sales Navigator (potentissimo nel B2B) 3. 💌 Approccio in 3 fasi (soft outreach) a) Collegamento mirato (con nota) "Ciao Marco, vedo che anche tu lavori nel mondo [settore]. Mi farebbe piacere connetterci!" b) Interazione “calda” Commenta contenuti suoi (non a caso: sii rilevante) Metti like e scrivi messaggi brevi e umani c) Messaggio 1to1 (con valore) "Ciao Marco, noto che stai lavorando su [tema]. Ho realizzato una mini guida/tool gratuito che potrebbe interessarti. Posso mandartela?" 💡 Evita il classico messaggio venditore diretto. Offri valore prima di vendere. 4. 📝 Crea contenuti che attirano lead Post che parlano di problemi comuni del tuo target -Mini-case study di tuoi clienti -Slide con checklist o trend -Video brevi (anche selfie professionali) -Call to action in fondo: “Vuoi approfondire? Scrivimi in DM” -Format 2025 top: carousels, storytelling + numeri concreti, domande aperte 5. 🎣 Lead magnet + automatizzazione -Offri un contenuto gratuito utile (PDF, webinar, quiz) -Usa tool per gestire richieste e lead: -Calendly per prenotazioni -Typeform per form intelligenti -Lemlist / Waalaxy per automazione soft (con etica!) 6. 📊 Monitora, ottimizza, scala -Tieni traccia dei messaggi inviati e risposte (CRM, foglio Excel, HubSpot) -Analizza quali contenuti ti portano più DM o richieste -Aggiorna il tuo pitch in base a feedback ricevuti 💡 Pro tip Crea una mini rubrica settimanale su LinkedIn (es. "Lunedì Lead" o "Tips del Giovedì") per diventare punto di riferimento nella tua nicchia. #LinkedInMarketing #LeadGeneration #SocialSelling #LinkedInTips #B2BMarketing #LinkedInPerBusiness #GrowthHacking #DigitalSales
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