• Ottimizzazione dei flussi di lavoro: gli strumenti che uso per migliorare l’efficienza nello sviluppo

    Nel mio lavoro di sviluppatore e-commerce, ottimizzare i flussi di lavoro non è un optional, ma una necessità. Gestire codice, deployment, testing e collaborare con il team richiede processi chiari e strumenti efficaci. Solo così posso garantire consegne rapide, qualità e scalabilità.
    Negli anni ho affinato un set di tool e pratiche che mi aiutano a lavorare in modo più smart e produttivo. Ecco i principali che utilizzo quotidianamente.

    1. Git e GitHub/GitLab per il versionamento
    Il controllo versione è la base: non potrei mai lavorare senza Git. Usare repository su GitHub o GitLab mi permette di:
    -tenere traccia delle modifiche,
    -gestire branch feature/bugfix,
    -integrare code review e pull request,
    -automatizzare i test con CI/CD.

    2. CI/CD (Continuous Integration/Delivery)
    Automatizzo build, test e deploy usando pipeline su GitHub Actions, GitLab CI o Jenkins. Questo mi permette di:
    -individuare subito errori,
    -rilasciare rapidamente nuove funzionalità,
    -mantenere ambienti di staging sempre aggiornati.

    3. Testing automatizzato
    Scrivo test unitari e di integrazione (con Jest, Mocha o PHPUnit) per assicurarmi che ogni componente funzioni correttamente e che nuove modifiche non rompano il sistema. Il testing è un investimento che fa risparmiare tempo a lungo termine.

    4. Containerizzazione con Docker
    Utilizzo Docker per creare ambienti di sviluppo coerenti e replicabili. Questo elimina problemi di “funziona sul mio PC” e facilita la collaborazione con altri sviluppatori e con i team di deployment.

    5. Strumenti di project management
    Per coordinare attività, bug e scadenze uso tool come Jira, Trello o Asana. Avere una board condivisa aiuta a mantenere il focus, migliorare la comunicazione e rispettare i tempi.

    Perché ottimizzare i flussi di lavoro conta davvero
    Ottimizzare non è solo una questione di velocità: significa migliorare la qualità, ridurre gli errori e facilitare la collaborazione. Come sviluppatore, voglio che il mio lavoro sia sostenibile nel tempo e che i clienti siano soddisfatti sia della velocità sia della stabilità del prodotto.

    Se anche tu sviluppi e-commerce o software complessi, ti consiglio di investire tempo nella scelta degli strumenti giusti e nell’automazione dei processi. I benefici si vedono subito, soprattutto quando il progetto cresce e diventa più articolato.

    Se vuoi, posso condividere con te configurazioni, script e best practice per adottare questi strumenti nel tuo workflow.

    #EcommerceDev #WorkflowOptimization #Git #CI_CD #Docker #Testing #ProjectManagement #SviluppoAgile #Automazione #ImpresaDigitale
    ⚙️ Ottimizzazione dei flussi di lavoro: gli strumenti che uso per migliorare l’efficienza nello sviluppo Nel mio lavoro di sviluppatore e-commerce, ottimizzare i flussi di lavoro non è un optional, ma una necessità. Gestire codice, deployment, testing e collaborare con il team richiede processi chiari e strumenti efficaci. Solo così posso garantire consegne rapide, qualità e scalabilità. Negli anni ho affinato un set di tool e pratiche che mi aiutano a lavorare in modo più smart e produttivo. Ecco i principali che utilizzo quotidianamente. 🛠️ 1. Git e GitHub/GitLab per il versionamento Il controllo versione è la base: non potrei mai lavorare senza Git. Usare repository su GitHub o GitLab mi permette di: -tenere traccia delle modifiche, -gestire branch feature/bugfix, -integrare code review e pull request, -automatizzare i test con CI/CD. 🚀 2. CI/CD (Continuous Integration/Delivery) Automatizzo build, test e deploy usando pipeline su GitHub Actions, GitLab CI o Jenkins. Questo mi permette di: -individuare subito errori, -rilasciare rapidamente nuove funzionalità, -mantenere ambienti di staging sempre aggiornati. 🧪 3. Testing automatizzato Scrivo test unitari e di integrazione (con Jest, Mocha o PHPUnit) per assicurarmi che ogni componente funzioni correttamente e che nuove modifiche non rompano il sistema. Il testing è un investimento che fa risparmiare tempo a lungo termine. 📦 4. Containerizzazione con Docker Utilizzo Docker per creare ambienti di sviluppo coerenti e replicabili. Questo elimina problemi di “funziona sul mio PC” e facilita la collaborazione con altri sviluppatori e con i team di deployment. 🧩 5. Strumenti di project management Per coordinare attività, bug e scadenze uso tool come Jira, Trello o Asana. Avere una board condivisa aiuta a mantenere il focus, migliorare la comunicazione e rispettare i tempi. 🧠 Perché ottimizzare i flussi di lavoro conta davvero Ottimizzare non è solo una questione di velocità: significa migliorare la qualità, ridurre gli errori e facilitare la collaborazione. Come sviluppatore, voglio che il mio lavoro sia sostenibile nel tempo e che i clienti siano soddisfatti sia della velocità sia della stabilità del prodotto. ✅ Se anche tu sviluppi e-commerce o software complessi, ti consiglio di investire tempo nella scelta degli strumenti giusti e nell’automazione dei processi. I benefici si vedono subito, soprattutto quando il progetto cresce e diventa più articolato. Se vuoi, posso condividere con te configurazioni, script e best practice per adottare questi strumenti nel tuo workflow. #EcommerceDev #WorkflowOptimization #Git #CI_CD #Docker #Testing #ProjectManagement #SviluppoAgile #Automazione #ImpresaDigitale
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  • Holding estere: come strutturare legalmente una pianificazione fiscale internazionale efficace

    In un contesto economico sempre più globalizzato, strutturare una pianificazione fiscale internazionale efficace non è solo una scelta strategica, ma una necessità per molte imprese che intendono espandersi e ottimizzare i propri costi fiscali. Noi di impresa.biz, da anni al fianco di imprenditori e professionisti, sappiamo quanto sia fondamentale impostare correttamente fin dall'inizio una struttura societaria solida e conforme alle normative vigenti. In questo articolo vogliamo condividere la nostra esperienza su un tema molto attuale: le holding estere.

    Perché una holding estera?
    Le holding estere possono offrire vantaggi significativi se inserite in una pianificazione fiscale ben studiata. Tra i principali benefici troviamo:

    -Ottimizzazione del carico fiscale complessivo, grazie alla scelta di giurisdizioni a fiscalità privilegiata o con regimi particolarmente favorevoli per i dividendi e le plusvalenze.
    -Protezione del patrimonio societario e personale, attraverso strutture più articolate e sicure.
    -Facilitazione delle operazioni internazionali, migliorando l’accesso a nuovi mercati e aumentando la credibilità con partner stranieri.

    Come strutturare una holding estera in modo legale
    Noi crediamo fermamente che l'efficacia della pianificazione fiscale debba sempre poggiare su basi legali solide. Ecco i passaggi principali che consigliamo ai nostri clienti:

    1. Analisi preventiva della situazione fiscale e patrimoniale: ogni impresa ha esigenze uniche. Occorre partire da un’analisi dettagliata della situazione attuale per definire obiettivi realistici.
    2. Scelta della giurisdizione più adatta: Paesi come Lussemburgo, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Malta o Cipro possono offrire vantaggi fiscali, ma la selezione deve tenere conto anche di aspetti come la reputazione, la stabilità politica e gli accordi contro la doppia imposizione.
    3. Costituzione della holding: è fondamentale affidarsi a professionisti esperti per gestire correttamente l’iter costitutivo, rispettando le normative locali e internazionali (come le direttive anti-abuso dell’UE, le norme OCSE e il principio della sostanza economica).
    4. Gestione operativa e fiscale della struttura: una holding non può essere “di facciata”. Deve avere una reale attività economica, una sede fisica, personale amministrativo, e deve rispettare gli obblighi contabili e fiscali del Paese ospitante.
    5. Monitoraggio costante e aggiornamento normativo: il contesto normativo cambia frequentemente. La nostra consulenza continua garantisce che le strutture restino sempre compliant.

    Legalità e trasparenza: i nostri pilastri
    In un’epoca in cui l’evasione fiscale è sempre più sotto i riflettori, noi di impresa.biz riteniamo fondamentale agire sempre con la massima trasparenza e nel rispetto delle leggi. La pianificazione fiscale internazionale non è un modo per “eludere”, ma un’opportunità per ottimizzare nel rispetto delle regole.

    Collaboriamo con un network internazionale di fiscalisti, avvocati e consulenti per offrire soluzioni su misura, sicure e sostenibili.

    Vuoi saperne di più o strutturare una holding all’estero per la tua impresa?
    Contattaci per una consulenza riservata: la nostra esperienza è al tuo servizio.

    #HoldingEstera #PianificazioneFiscale #Internazionalizzazione #FiscalitàInternazionale #ImpreseAllEstero #TaxPlanning #ConsulenzaFiscale #ImpresaBiz
    Holding estere: come strutturare legalmente una pianificazione fiscale internazionale efficace In un contesto economico sempre più globalizzato, strutturare una pianificazione fiscale internazionale efficace non è solo una scelta strategica, ma una necessità per molte imprese che intendono espandersi e ottimizzare i propri costi fiscali. Noi di impresa.biz, da anni al fianco di imprenditori e professionisti, sappiamo quanto sia fondamentale impostare correttamente fin dall'inizio una struttura societaria solida e conforme alle normative vigenti. In questo articolo vogliamo condividere la nostra esperienza su un tema molto attuale: le holding estere. Perché una holding estera? Le holding estere possono offrire vantaggi significativi se inserite in una pianificazione fiscale ben studiata. Tra i principali benefici troviamo: -Ottimizzazione del carico fiscale complessivo, grazie alla scelta di giurisdizioni a fiscalità privilegiata o con regimi particolarmente favorevoli per i dividendi e le plusvalenze. -Protezione del patrimonio societario e personale, attraverso strutture più articolate e sicure. -Facilitazione delle operazioni internazionali, migliorando l’accesso a nuovi mercati e aumentando la credibilità con partner stranieri. Come strutturare una holding estera in modo legale Noi crediamo fermamente che l'efficacia della pianificazione fiscale debba sempre poggiare su basi legali solide. Ecco i passaggi principali che consigliamo ai nostri clienti: 1. Analisi preventiva della situazione fiscale e patrimoniale: ogni impresa ha esigenze uniche. Occorre partire da un’analisi dettagliata della situazione attuale per definire obiettivi realistici. 2. Scelta della giurisdizione più adatta: Paesi come Lussemburgo, Svizzera, Emirati Arabi Uniti, Malta o Cipro possono offrire vantaggi fiscali, ma la selezione deve tenere conto anche di aspetti come la reputazione, la stabilità politica e gli accordi contro la doppia imposizione. 3. Costituzione della holding: è fondamentale affidarsi a professionisti esperti per gestire correttamente l’iter costitutivo, rispettando le normative locali e internazionali (come le direttive anti-abuso dell’UE, le norme OCSE e il principio della sostanza economica). 4. Gestione operativa e fiscale della struttura: una holding non può essere “di facciata”. Deve avere una reale attività economica, una sede fisica, personale amministrativo, e deve rispettare gli obblighi contabili e fiscali del Paese ospitante. 5. Monitoraggio costante e aggiornamento normativo: il contesto normativo cambia frequentemente. La nostra consulenza continua garantisce che le strutture restino sempre compliant. Legalità e trasparenza: i nostri pilastri In un’epoca in cui l’evasione fiscale è sempre più sotto i riflettori, noi di impresa.biz riteniamo fondamentale agire sempre con la massima trasparenza e nel rispetto delle leggi. La pianificazione fiscale internazionale non è un modo per “eludere”, ma un’opportunità per ottimizzare nel rispetto delle regole. Collaboriamo con un network internazionale di fiscalisti, avvocati e consulenti per offrire soluzioni su misura, sicure e sostenibili. 📌 Vuoi saperne di più o strutturare una holding all’estero per la tua impresa? Contattaci per una consulenza riservata: la nostra esperienza è al tuo servizio. #HoldingEstera #PianificazioneFiscale #Internazionalizzazione #FiscalitàInternazionale #ImpreseAllEstero #TaxPlanning #ConsulenzaFiscale #ImpresaBiz
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  • Integrazione API per e-commerce: come connettere il tuo negozio online con sistemi di pagamento, magazzino e CRM

    Quando ho iniziato a sviluppare soluzioni e-commerce su misura per i miei clienti (e per i miei progetti), mi sono presto reso conto che il vero potenziale di un negozio online si esprime solo attraverso un’integrazione profonda tra più sistemi: pagamenti, magazzino, contabilità, CRM. Il modo più efficace per farlo? Le API.

    Cos’è un’API e perché è fondamentale in un e-commerce
    Le API (Application Programming Interface) sono ponti che permettono a due sistemi software di "parlarsi". In un e-commerce, questo significa poter sincronizzare in tempo reale:
    -Pagamenti online
    -Disponibilità e movimentazione del magazzino
    -Anagrafiche clienti e ordini
    -Fatturazione, spedizioni, CRM e molto altro
    Un’integrazione API ben fatta migliora l’esperienza utente, riduce gli errori umani e automatizza operazioni ripetitive. Ma soprattutto, rende scalabile il tuo negozio.

    Sistemi da integrare tramite API
    1. Gateway di pagamento (Stripe, PayPal, Nexi, ecc.)
    Integrare direttamente i sistemi di pagamento consente:
    -Transazioni rapide e sicure
    -Riconciliazione automatica dei pagamenti
    -Gestione di rimborsi e dispute via API
    -Notifiche in tempo reale sull'esito dei pagamenti (webhook)

    Esempio tecnico: uso le API di Stripe per creare sessioni di pagamento e automatizzare la conferma dell’ordine sul sito una volta ricevuto il pagamento.

    2. Gestionali di magazzino / ERP
    Un magazzino connesso via API significa:
    -Inventario aggiornato in tempo reale
    -Riduzione dei problemi di over-selling
    -Tracciamento automatico delle spedizioni

    Ad esempio, collegando WooCommerce a un gestionale come Danea o Odoo via API, ogni ordine sottrae automaticamente le quantità disponibili.

    3. CRM e marketing automation
    I dati raccolti dal tuo e-commerce possono alimentare:
    -Strategie di email marketing
    -Segmentazione dei clienti
    -Automatismi post-vendita
    Uso spesso le API di HubSpot o Mailchimp per sincronizzare automaticamente clienti, comportamenti d’acquisto e trigger personalizzati.

    4. Fatturazione e contabilità
    API come quelle di Fatture in Cloud, Aruba, o Xero ti permettono di:
    -Generare fatture automatiche
    -Inviare i documenti al commercialista o all’Agenzia delle Entrate
    -Gestire l’IVA corretta in base a cliente e prodotto

    Come approccio un progetto di integrazione API
    Analisi dei sistemi coinvolti
    -Individuo quali software esterni devono comunicare con l’e-commerce (es. ERP, CRM, gestionale fatture, ecc.).
    -Verifica della documentazione API
    Ogni strumento ha le sue API con specifici endpoint, limiti e modalità di autenticazione. La documentazione ufficiale è il punto di partenza.
    -Sviluppo dell’integrazione
    Creo script backend (PHP, Node.js o Python) per automatizzare le chiamate API e gestire flussi come ordini, aggiornamenti di stock o creazione di documenti fiscali.
    -Test e gestione degli errori
    Le API possono fallire per timeout, credenziali errate, formati non validi. Gestire le eccezioni è cruciale per garantire stabilità.
    -Monitoraggio e manutenzione
    Uso sistemi di logging e webhook per tracciare lo stato delle integrazioni e intervenire in caso di problemi.

    I vantaggi concreti dell’integrazione API
    -Efficienza: meno operazioni manuali, meno errori
    -Scalabilità: puoi gestire più ordini, prodotti e clienti senza aumentare il carico operativo
    -Reattività: ogni azione ha una risposta immediata (es. cliente che riceve una mail quando l’ordine è spedito)
    -Personalizzazione: puoi creare esperienze utente uniche, legate ai dati reali che transitano nel tuo ecosistema
    Attenzione a questi aspetti
    Sicurezza: ogni API va autenticata correttamente (token, OAuth, ecc.) per evitare accessi non autorizzati.
    -Costi nascosti: alcune API hanno limiti d’uso o costi a chiamata. Occhio a eventuali fee.
    -Versioning: quando una piattaforma aggiorna le proprie API, potresti dover aggiornare anche il tuo codice.

    Integrare API nel tuo e-commerce non è solo una questione tecnica: è una strategia di crescita. Automatizzando e collegando i sistemi chiave del tuo business, puoi offrire un servizio più fluido, veloce e professionale, sia al cliente finale che al team interno.

    Se stai pensando di scalare il tuo e-commerce, il primo passo è smettere di lavorare "a compartimenti stagni". Le API sono la colla invisibile che tiene tutto insieme.

    #ecommerce #integrazioneAPI #automazioneaziendale #CRM #pagamentionline #StripeAPI #gestionalemagazzino #ERP #fatturazioneelettronica #contabilitàdigitale




    Integrazione API per e-commerce: come connettere il tuo negozio online con sistemi di pagamento, magazzino e CRM Quando ho iniziato a sviluppare soluzioni e-commerce su misura per i miei clienti (e per i miei progetti), mi sono presto reso conto che il vero potenziale di un negozio online si esprime solo attraverso un’integrazione profonda tra più sistemi: pagamenti, magazzino, contabilità, CRM. Il modo più efficace per farlo? Le API. 🔗 Cos’è un’API e perché è fondamentale in un e-commerce Le API (Application Programming Interface) sono ponti che permettono a due sistemi software di "parlarsi". In un e-commerce, questo significa poter sincronizzare in tempo reale: -Pagamenti online -Disponibilità e movimentazione del magazzino -Anagrafiche clienti e ordini -Fatturazione, spedizioni, CRM e molto altro Un’integrazione API ben fatta migliora l’esperienza utente, riduce gli errori umani e automatizza operazioni ripetitive. Ma soprattutto, rende scalabile il tuo negozio. 🛒 Sistemi da integrare tramite API 1. Gateway di pagamento (Stripe, PayPal, Nexi, ecc.) Integrare direttamente i sistemi di pagamento consente: -Transazioni rapide e sicure -Riconciliazione automatica dei pagamenti -Gestione di rimborsi e dispute via API -Notifiche in tempo reale sull'esito dei pagamenti (webhook) 🔧 Esempio tecnico: uso le API di Stripe per creare sessioni di pagamento e automatizzare la conferma dell’ordine sul sito una volta ricevuto il pagamento. 2. Gestionali di magazzino / ERP Un magazzino connesso via API significa: -Inventario aggiornato in tempo reale -Riduzione dei problemi di over-selling -Tracciamento automatico delle spedizioni ➡️ Ad esempio, collegando WooCommerce a un gestionale come Danea o Odoo via API, ogni ordine sottrae automaticamente le quantità disponibili. 3. CRM e marketing automation I dati raccolti dal tuo e-commerce possono alimentare: -Strategie di email marketing -Segmentazione dei clienti -Automatismi post-vendita Uso spesso le API di HubSpot o Mailchimp per sincronizzare automaticamente clienti, comportamenti d’acquisto e trigger personalizzati. 4. Fatturazione e contabilità API come quelle di Fatture in Cloud, Aruba, o Xero ti permettono di: -Generare fatture automatiche -Inviare i documenti al commercialista o all’Agenzia delle Entrate -Gestire l’IVA corretta in base a cliente e prodotto ⚙️ Come approccio un progetto di integrazione API Analisi dei sistemi coinvolti -Individuo quali software esterni devono comunicare con l’e-commerce (es. ERP, CRM, gestionale fatture, ecc.). -Verifica della documentazione API Ogni strumento ha le sue API con specifici endpoint, limiti e modalità di autenticazione. La documentazione ufficiale è il punto di partenza. -Sviluppo dell’integrazione Creo script backend (PHP, Node.js o Python) per automatizzare le chiamate API e gestire flussi come ordini, aggiornamenti di stock o creazione di documenti fiscali. -Test e gestione degli errori Le API possono fallire per timeout, credenziali errate, formati non validi. Gestire le eccezioni è cruciale per garantire stabilità. -Monitoraggio e manutenzione Uso sistemi di logging e webhook per tracciare lo stato delle integrazioni e intervenire in caso di problemi. 🎯 I vantaggi concreti dell’integrazione API -Efficienza: meno operazioni manuali, meno errori -Scalabilità: puoi gestire più ordini, prodotti e clienti senza aumentare il carico operativo -Reattività: ogni azione ha una risposta immediata (es. cliente che riceve una mail quando l’ordine è spedito) -Personalizzazione: puoi creare esperienze utente uniche, legate ai dati reali che transitano nel tuo ecosistema 🚧 Attenzione a questi aspetti Sicurezza: ogni API va autenticata correttamente (token, OAuth, ecc.) per evitare accessi non autorizzati. -Costi nascosti: alcune API hanno limiti d’uso o costi a chiamata. Occhio a eventuali fee. -Versioning: quando una piattaforma aggiorna le proprie API, potresti dover aggiornare anche il tuo codice. Integrare API nel tuo e-commerce non è solo una questione tecnica: è una strategia di crescita. Automatizzando e collegando i sistemi chiave del tuo business, puoi offrire un servizio più fluido, veloce e professionale, sia al cliente finale che al team interno. Se stai pensando di scalare il tuo e-commerce, il primo passo è smettere di lavorare "a compartimenti stagni". Le API sono la colla invisibile che tiene tutto insieme. #ecommerce #integrazioneAPI #automazioneaziendale #CRM #pagamentionline #StripeAPI #gestionalemagazzino #ERP #fatturazioneelettronica #contabilitàdigitale
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  • Prezzi e preventivi: come calcolare il valore del proprio lavoro
    Uno degli aspetti più delicati del nostro lavoro, sia che siamo liberi professionisti, artigiani o imprenditori, è stabilire un prezzo corretto per ciò che offriamo. Spesso ci troviamo divisi tra il timore di chiedere “troppo” e il rischio, ben più concreto, di svendere le nostre competenze. Eppure, saper calcolare e comunicare il giusto valore del nostro lavoro è fondamentale per la sostenibilità del nostro business.

    Vediamo insieme come possiamo affrontare questo processo con metodo e consapevolezza.

    1. Partiamo dai costi: quanto ci costa davvero lavorare?
    Non possiamo fissare un prezzo senza conoscere i costi diretti e indiretti della nostra attività. Dobbiamo includere:
    -Costi fissi (affitto, utenze, software, commercialista)
    -Costi variabili (materiali, forniture, trasferte)
    -Contributi previdenziali e tasse
    -Tempo impiegato per la realizzazione, la comunicazione e la gestione del cliente
    Teniamo traccia delle ore effettive lavorate, anche quelle “invisibili” come preventivi, email e revisioni. Solo così possiamo capire se il nostro lavoro è davvero sostenibile.

    2. Valutiamo il mercato: quanto chiedono gli altri?
    Analizziamo la concorrenza, ma non copiamola alla cieca. Il prezzo medio del mercato può darci un riferimento, ma il nostro valore non si basa solo sul prezzo: dipende da esperienza, specializzazione, qualità e affidabilità.

    Possiamo chiederci:
    -In cosa ci differenziamo dagli altri?
    -Quale valore portiamo al cliente finale?
    -Offriamo un servizio base o una soluzione completa?

    3. Usiamo il metodo del “costo + margine”
    Un approccio semplice ma efficace è questo:
    -Prezzo minimo = costi totali + margine di profitto desiderato
    Se, ad esempio, un lavoro ci costa 300 euro (tra tempo e spese) e vogliamo avere un margine del 30%, il nostro prezzo non dovrebbe essere inferiore a 390 euro.
    Ma attenzione: il margine non è un lusso, è ciò che ci permette di reinvestire, crescere e assicurarci stabilità.

    4. Preventivo: non solo numeri, ma valore
    Il preventivo è uno strumento di comunicazione, non solo una lista di voci con cifre. Deve essere chiaro, trasparente e professionale. E deve spiegare cosa include (e cosa no) il prezzo:
    -Tempi di consegna
    -Numero di revisioni comprese
    -Extra a pagamento
    -Condizioni di pagamento

    Un preventivo ben scritto riduce malintesi, trasmette fiducia e spesso giustifica un prezzo più alto, perché mostra organizzazione e competenza.

    5. Impariamo a dire di no (con criterio)
    Accettare lavori sottopagati “per farsi conoscere” o “per non perdere il cliente” è una trappola pericolosa. Quando abbassiamo troppo i prezzi:
    -Svalutiamo il nostro lavoro e l’intero settore
    -Attiriamo clienti che non ci rispettano
    -Rischiamo di lavorare in perdita
    Impariamo a selezionare i clienti giusti, quelli che comprendono il valore, non solo il costo. È meglio fare meno lavori ma ben pagati, che riempirci di progetti che non portano crescita.

    Calcolare il valore del nostro lavoro non è solo una questione economica: è un atto di rispetto verso noi stessi, il nostro tempo e le nostre competenze. Prezzi giusti e preventivi chiari ci aiutano a lavorare meglio, a costruire relazioni sane con i clienti e a far crescere in modo sostenibile la nostra attività.

    #PrezziGiusti | #ValoreDelLavoro | #Preventivo | #GestioneImpresa | #Freelancer | #Imprenditoria | #BusinessSostenibile | #LavoroProfessionale



    Prezzi e preventivi: come calcolare il valore del proprio lavoro Uno degli aspetti più delicati del nostro lavoro, sia che siamo liberi professionisti, artigiani o imprenditori, è stabilire un prezzo corretto per ciò che offriamo. Spesso ci troviamo divisi tra il timore di chiedere “troppo” e il rischio, ben più concreto, di svendere le nostre competenze. Eppure, saper calcolare e comunicare il giusto valore del nostro lavoro è fondamentale per la sostenibilità del nostro business. Vediamo insieme come possiamo affrontare questo processo con metodo e consapevolezza. 1. Partiamo dai costi: quanto ci costa davvero lavorare? Non possiamo fissare un prezzo senza conoscere i costi diretti e indiretti della nostra attività. Dobbiamo includere: -Costi fissi (affitto, utenze, software, commercialista) -Costi variabili (materiali, forniture, trasferte) -Contributi previdenziali e tasse -Tempo impiegato per la realizzazione, la comunicazione e la gestione del cliente Teniamo traccia delle ore effettive lavorate, anche quelle “invisibili” come preventivi, email e revisioni. Solo così possiamo capire se il nostro lavoro è davvero sostenibile. 2. Valutiamo il mercato: quanto chiedono gli altri? Analizziamo la concorrenza, ma non copiamola alla cieca. Il prezzo medio del mercato può darci un riferimento, ma il nostro valore non si basa solo sul prezzo: dipende da esperienza, specializzazione, qualità e affidabilità. Possiamo chiederci: -In cosa ci differenziamo dagli altri? -Quale valore portiamo al cliente finale? -Offriamo un servizio base o una soluzione completa? 3. Usiamo il metodo del “costo + margine” Un approccio semplice ma efficace è questo: -Prezzo minimo = costi totali + margine di profitto desiderato Se, ad esempio, un lavoro ci costa 300 euro (tra tempo e spese) e vogliamo avere un margine del 30%, il nostro prezzo non dovrebbe essere inferiore a 390 euro. Ma attenzione: il margine non è un lusso, è ciò che ci permette di reinvestire, crescere e assicurarci stabilità. 4. Preventivo: non solo numeri, ma valore Il preventivo è uno strumento di comunicazione, non solo una lista di voci con cifre. Deve essere chiaro, trasparente e professionale. E deve spiegare cosa include (e cosa no) il prezzo: -Tempi di consegna -Numero di revisioni comprese -Extra a pagamento -Condizioni di pagamento Un preventivo ben scritto riduce malintesi, trasmette fiducia e spesso giustifica un prezzo più alto, perché mostra organizzazione e competenza. 5. Impariamo a dire di no (con criterio) Accettare lavori sottopagati “per farsi conoscere” o “per non perdere il cliente” è una trappola pericolosa. Quando abbassiamo troppo i prezzi: -Svalutiamo il nostro lavoro e l’intero settore -Attiriamo clienti che non ci rispettano -Rischiamo di lavorare in perdita Impariamo a selezionare i clienti giusti, quelli che comprendono il valore, non solo il costo. È meglio fare meno lavori ma ben pagati, che riempirci di progetti che non portano crescita. Calcolare il valore del nostro lavoro non è solo una questione economica: è un atto di rispetto verso noi stessi, il nostro tempo e le nostre competenze. Prezzi giusti e preventivi chiari ci aiutano a lavorare meglio, a costruire relazioni sane con i clienti e a far crescere in modo sostenibile la nostra attività. #PrezziGiusti | #ValoreDelLavoro | #Preventivo | #GestioneImpresa | #Freelancer | #Imprenditoria | #BusinessSostenibile | #LavoroProfessionale
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  • Investire nel Mio Futuro: Come Mi Sto Preparando Finanziariamente per la Fine della Mia Carriera da Influencer

    La carriera da influencer è sicuramente entusiasmante e mi ha offerto tante opportunità, ma so che come ogni professione, è importante pianificare il mio futuro. Non voglio trovarmi impreparata quando questa fase della mia carriera finirà, quindi sto già facendo scelte strategiche per garantirmi una stabilità economica duratura. Ecco come mi sto preparando.

    1. Diversificare le Entrate
    Il guadagno che arriva dalle sponsorizzazioni e collaborazioni sui social media può essere incostante, quindi ho deciso di diversificare le mie fonti di reddito. Oltre a continuare con il mio lavoro da influencer, ho avviato alcune attività parallele, come il lancio di un piccolo business online e l’esplorazione di investimenti in immobili e azioni. Questa diversificazione mi permette di non dipendere completamente da una sola fonte di guadagno e di affrontare eventuali fluttuazioni del mercato con più serenità.

    2. Investire in un Fondo Pensione
    Nonostante la carriera da influencer possa sembrare molto redditizia, è fondamentale pensare al lungo periodo. Ho iniziato a mettere da parte una parte del mio reddito in un fondo pensione, così da garantirmi una sicurezza economica quando deciderò di rallentare o quando la mia carriera da influencer sarà giunta al termine. Questa è una scelta consapevole che mi dà tranquillità per il futuro.

    3. Creare un Fondo di Emergenza
    Avere un fondo di emergenza è essenziale. Ho creato un fondo separato che mi permette di affrontare imprevisti senza dover compromettere il mio stile di vita. Questo fondo mi dà la libertà di non preoccuparmi ogni volta che qualcosa non va come previsto, soprattutto quando i guadagni da influencer sono stagionali o imprevedibili.

    4. Educazione Finanziaria Continua
    Per me, investire nell’educazione finanziaria è fondamentale. Sto dedicando del tempo per migliorare le mie competenze in gestione del denaro, investimenti e ottimizzazione delle entrate. Grazie a corsi online e risorse dedicate, sto imparando a fare scelte consapevoli che mi permettano di ridurre i rischi finanziari e ottenere rendimenti migliori dai miei investimenti. Voglio sentirmi sicura delle decisioni che prendo per il mio futuro.

    5. Creare un Brand a Lungo Periodo
    Un altro aspetto fondamentale nella mia strategia per il futuro è la creazione di un brand che possa andare oltre i social media. Sto lavorando su progetti che possano generare entrate anche dopo la fine della mia carriera da influencer. Che si tratti di lanciare una linea di prodotti, scrivere un libro o creare contenuti evergreen, voglio costruire un patrimonio duraturo. Così, anche quando i riflettori sui social si spegneranno, il mio brand continuerà a prosperare.

    Prepararsi finanziariamente per la fine della carriera da influencer è una delle decisioni più sagge che possa prendere. Non si tratta solo di mettere da parte dei soldi, ma di sviluppare una visione a lungo termine. Con una pianificazione strategica, posso garantirmi un futuro stabile e prospero, anche quando i social cambieranno o quando deciderò di intraprendere nuove strade.

    #FuturoFinanziario #InfluencerLife #Diversificazione #Investimenti #EducazioneFinanziaria #Pensione #SicurezzaFinanziaria #BrandPersonale #StrategiaInfluencer


    Investire nel Mio Futuro: Come Mi Sto Preparando Finanziariamente per la Fine della Mia Carriera da Influencer La carriera da influencer è sicuramente entusiasmante e mi ha offerto tante opportunità, ma so che come ogni professione, è importante pianificare il mio futuro. Non voglio trovarmi impreparata quando questa fase della mia carriera finirà, quindi sto già facendo scelte strategiche per garantirmi una stabilità economica duratura. Ecco come mi sto preparando. 1. Diversificare le Entrate Il guadagno che arriva dalle sponsorizzazioni e collaborazioni sui social media può essere incostante, quindi ho deciso di diversificare le mie fonti di reddito. Oltre a continuare con il mio lavoro da influencer, ho avviato alcune attività parallele, come il lancio di un piccolo business online e l’esplorazione di investimenti in immobili e azioni. Questa diversificazione mi permette di non dipendere completamente da una sola fonte di guadagno e di affrontare eventuali fluttuazioni del mercato con più serenità. 2. Investire in un Fondo Pensione Nonostante la carriera da influencer possa sembrare molto redditizia, è fondamentale pensare al lungo periodo. Ho iniziato a mettere da parte una parte del mio reddito in un fondo pensione, così da garantirmi una sicurezza economica quando deciderò di rallentare o quando la mia carriera da influencer sarà giunta al termine. Questa è una scelta consapevole che mi dà tranquillità per il futuro. 3. Creare un Fondo di Emergenza Avere un fondo di emergenza è essenziale. Ho creato un fondo separato che mi permette di affrontare imprevisti senza dover compromettere il mio stile di vita. Questo fondo mi dà la libertà di non preoccuparmi ogni volta che qualcosa non va come previsto, soprattutto quando i guadagni da influencer sono stagionali o imprevedibili. 4. Educazione Finanziaria Continua Per me, investire nell’educazione finanziaria è fondamentale. Sto dedicando del tempo per migliorare le mie competenze in gestione del denaro, investimenti e ottimizzazione delle entrate. Grazie a corsi online e risorse dedicate, sto imparando a fare scelte consapevoli che mi permettano di ridurre i rischi finanziari e ottenere rendimenti migliori dai miei investimenti. Voglio sentirmi sicura delle decisioni che prendo per il mio futuro. 5. Creare un Brand a Lungo Periodo Un altro aspetto fondamentale nella mia strategia per il futuro è la creazione di un brand che possa andare oltre i social media. Sto lavorando su progetti che possano generare entrate anche dopo la fine della mia carriera da influencer. Che si tratti di lanciare una linea di prodotti, scrivere un libro o creare contenuti evergreen, voglio costruire un patrimonio duraturo. Così, anche quando i riflettori sui social si spegneranno, il mio brand continuerà a prosperare. Prepararsi finanziariamente per la fine della carriera da influencer è una delle decisioni più sagge che possa prendere. Non si tratta solo di mettere da parte dei soldi, ma di sviluppare una visione a lungo termine. Con una pianificazione strategica, posso garantirmi un futuro stabile e prospero, anche quando i social cambieranno o quando deciderò di intraprendere nuove strade. #FuturoFinanziario #InfluencerLife #Diversificazione #Investimenti #EducazioneFinanziaria #Pensione #SicurezzaFinanziaria #BrandPersonale #StrategiaInfluencer
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  • Giovani e lavoro: perché sempre più talenti italiani cercano all’estero

    Negli ultimi anni, è diventato sempre più evidente un fenomeno che, purtroppo, non è più solo una “tendenza”: i giovani talenti italiani stanno cercando lavoro all’estero in numero crescente. Un fenomeno che ha radici profonde, ma che oggi assume connotazioni ancora più marcate, a causa delle incertezze economiche e professionali in Italia.

    In impresa.biz abbiamo seguito questo processo da vicino, parlando con imprenditori e giovani professionisti, cercando di capire le motivazioni di questo esodo e, soprattutto, cosa significa per il futuro del nostro Paese.

    1. L’incertezza economica e la ricerca di opportunità
    Non è una novità che l’Italia abbia attraversato periodi di crisi, ma oggi i giovani si trovano a fare i conti con una situazione che, purtroppo, non sembra migliorare. L’incertezza economica e la difficoltà di accesso al mercato del lavoro sono fattori che spingono molti giovani a guardare altrove.
    -Contratti precari, salari bassi e prospettive poco allettanti per chi vuole costruire una carriera stabile.
    -Settori come tecnologia, ricerca e sviluppo, e-commerce sono fortemente richiesti in mercati esteri dove le opportunità, almeno a livello salariale, sono più ampie.
    -La disoccupazione giovanile in Italia è ancora troppo alta rispetto agli altri Paesi europei, e questo crea frustrazione tra chi ha studiato e acquisito competenze.

    2. L’appeal dei Paesi europei e non solo
    Molti giovani italiani si rivolgono a Paesi europei, come Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, ma la ricerca di opportunità non si limita più all’Europa. Stiamo assistendo a un fenomeno crescente di emigrazione verso l’Asia (in particolare verso Paesi come Singapore e Hong Kong) e persino verso gli Stati Uniti e il Canada, dove l'innovazione tecnologica è più consolidata.
    -Ambiente internazionale e dinamico: in queste realtà, i giovani professionisti possono lavorare in contesti stimolanti e multietnici, dove l’inclusività e la meritocrazia sono valorizzate.
    -Migliori opportunità di crescita: i percorsi di carriera all’estero, soprattutto in ambito digitale, sono spesso più strutturati e offrono un accesso più diretto alle risorse, sia economiche che formative.
    -Stipendi più alti: un aspetto che non possiamo ignorare è il divario salariale che esiste tra l’Italia e i Paesi esteri, che in molti casi rende più interessante trasferirsi.

    3. La ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata
    Un altro fattore che spinge i giovani italiani a cercare lavoro all’estero è il desiderio di un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata. Paesi come la Svezia, la Danimarca e i Paesi Bassi sono da sempre considerati esempi di well-being lavorativo, grazie a politiche che favoriscono il lavoro flessibile, il lavoro remoto e il congedo parentale.
    -Orari di lavoro più ragionevoli, maggiore attenzione alla salute mentale e alla qualità della vita.
    -Aree in cui il lavoro agile è ormai la norma e dove gli spazi lavorativi sono pensati per migliorare la produttività senza sacrificare il benessere.

    4. La ricerca di nuove esperienze e sfide
    Per molti giovani italiani, trasferirsi all’estero non significa solo una questione di salario o di stabilità economica. C’è una forte motivazione legata alla crescita personale e alla voglia di vivere esperienze diverse. L'Italia è un Paese che offre molto in termini di storia, cultura e tradizioni, ma dal punto di vista lavorativo, a volte non sa rispondere alle ambizioni di chi vuole fare un salto più grande.
    -I giovani cercano ambienti stimolanti, dove possano mettere alla prova le proprie competenze, apprendere nuove metodologie di lavoro e crescere professionalmente.
    -Networking internazionale e progetti innovativi sono opportunità che all’estero sono spesso a portata di mano, mentre in Italia le opportunità in alcuni settori restano più limitate.

    5. Il ruolo della tecnologia e del lavoro remoto
    Infine, c’è un altro elemento fondamentale che sta facilitando l’emigrazione dei talenti italiani: la tecnologia e il lavoro remoto. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione e ha mostrato che non è più necessario essere fisicamente in un determinato Paese per lavorare per un’azienda internazionale.
    -I giovani professionisti possono oggi lavorare da qualsiasi parte del mondo per aziende estere, scegliendo i luoghi che rispondono meglio alle loro esigenze.
    -Il remote working ha creato nuove opportunità di carriera, che prima non sarebbero state possibili.

    La crescente emigrazione dei talenti italiani all’estero non è solo una fuga da difficoltà economiche o da mancanza di opportunità in patria. Si tratta di una ricerca di migliori condizioni lavorative, di crescita professionale e di un equilibrio tra vita e lavoro che molti Paesi, purtroppo, non sono ancora in grado di offrire.

    Noi di impresa.biz siamo convinti che il futuro dell'Italia dipenda anche dalla capacità di trattenere i giovani talenti. L’emigrazione è una risorsa in termini di networking globale, ma la vera sfida è rendere il nostro Paese più competitivo, dinamico e capace di offrire opportunità che non costringano più i giovani a cercarle altrove.

    #lavoro #giovaniitaliani #emigrazione #talentiitaliani #lavoroallestero #futurolavoro #remoteworking #futurodigitale #impresa

    Giovani e lavoro: perché sempre più talenti italiani cercano all’estero Negli ultimi anni, è diventato sempre più evidente un fenomeno che, purtroppo, non è più solo una “tendenza”: i giovani talenti italiani stanno cercando lavoro all’estero in numero crescente. Un fenomeno che ha radici profonde, ma che oggi assume connotazioni ancora più marcate, a causa delle incertezze economiche e professionali in Italia. In impresa.biz abbiamo seguito questo processo da vicino, parlando con imprenditori e giovani professionisti, cercando di capire le motivazioni di questo esodo e, soprattutto, cosa significa per il futuro del nostro Paese. 1. L’incertezza economica e la ricerca di opportunità Non è una novità che l’Italia abbia attraversato periodi di crisi, ma oggi i giovani si trovano a fare i conti con una situazione che, purtroppo, non sembra migliorare. L’incertezza economica e la difficoltà di accesso al mercato del lavoro sono fattori che spingono molti giovani a guardare altrove. -Contratti precari, salari bassi e prospettive poco allettanti per chi vuole costruire una carriera stabile. -Settori come tecnologia, ricerca e sviluppo, e-commerce sono fortemente richiesti in mercati esteri dove le opportunità, almeno a livello salariale, sono più ampie. -La disoccupazione giovanile in Italia è ancora troppo alta rispetto agli altri Paesi europei, e questo crea frustrazione tra chi ha studiato e acquisito competenze. 2. L’appeal dei Paesi europei e non solo Molti giovani italiani si rivolgono a Paesi europei, come Germania, Francia, Paesi Bassi e Regno Unito, ma la ricerca di opportunità non si limita più all’Europa. Stiamo assistendo a un fenomeno crescente di emigrazione verso l’Asia (in particolare verso Paesi come Singapore e Hong Kong) e persino verso gli Stati Uniti e il Canada, dove l'innovazione tecnologica è più consolidata. -Ambiente internazionale e dinamico: in queste realtà, i giovani professionisti possono lavorare in contesti stimolanti e multietnici, dove l’inclusività e la meritocrazia sono valorizzate. -Migliori opportunità di crescita: i percorsi di carriera all’estero, soprattutto in ambito digitale, sono spesso più strutturati e offrono un accesso più diretto alle risorse, sia economiche che formative. -Stipendi più alti: un aspetto che non possiamo ignorare è il divario salariale che esiste tra l’Italia e i Paesi esteri, che in molti casi rende più interessante trasferirsi. 3. La ricerca di un equilibrio tra lavoro e vita privata Un altro fattore che spinge i giovani italiani a cercare lavoro all’estero è il desiderio di un equilibrio migliore tra lavoro e vita privata. Paesi come la Svezia, la Danimarca e i Paesi Bassi sono da sempre considerati esempi di well-being lavorativo, grazie a politiche che favoriscono il lavoro flessibile, il lavoro remoto e il congedo parentale. -Orari di lavoro più ragionevoli, maggiore attenzione alla salute mentale e alla qualità della vita. -Aree in cui il lavoro agile è ormai la norma e dove gli spazi lavorativi sono pensati per migliorare la produttività senza sacrificare il benessere. 4. La ricerca di nuove esperienze e sfide Per molti giovani italiani, trasferirsi all’estero non significa solo una questione di salario o di stabilità economica. C’è una forte motivazione legata alla crescita personale e alla voglia di vivere esperienze diverse. L'Italia è un Paese che offre molto in termini di storia, cultura e tradizioni, ma dal punto di vista lavorativo, a volte non sa rispondere alle ambizioni di chi vuole fare un salto più grande. -I giovani cercano ambienti stimolanti, dove possano mettere alla prova le proprie competenze, apprendere nuove metodologie di lavoro e crescere professionalmente. -Networking internazionale e progetti innovativi sono opportunità che all’estero sono spesso a portata di mano, mentre in Italia le opportunità in alcuni settori restano più limitate. 5. Il ruolo della tecnologia e del lavoro remoto Infine, c’è un altro elemento fondamentale che sta facilitando l’emigrazione dei talenti italiani: la tecnologia e il lavoro remoto. La pandemia ha accelerato la digitalizzazione e ha mostrato che non è più necessario essere fisicamente in un determinato Paese per lavorare per un’azienda internazionale. -I giovani professionisti possono oggi lavorare da qualsiasi parte del mondo per aziende estere, scegliendo i luoghi che rispondono meglio alle loro esigenze. -Il remote working ha creato nuove opportunità di carriera, che prima non sarebbero state possibili. La crescente emigrazione dei talenti italiani all’estero non è solo una fuga da difficoltà economiche o da mancanza di opportunità in patria. Si tratta di una ricerca di migliori condizioni lavorative, di crescita professionale e di un equilibrio tra vita e lavoro che molti Paesi, purtroppo, non sono ancora in grado di offrire. Noi di impresa.biz siamo convinti che il futuro dell'Italia dipenda anche dalla capacità di trattenere i giovani talenti. L’emigrazione è una risorsa in termini di networking globale, ma la vera sfida è rendere il nostro Paese più competitivo, dinamico e capace di offrire opportunità che non costringano più i giovani a cercarle altrove. #lavoro #giovaniitaliani #emigrazione #talentiitaliani #lavoroallestero #futurolavoro #remoteworking #futurodigitale #impresa
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  • Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia?

    Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta.

    Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore.

    Dove (e come) puntare oggi?
    Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni.

    1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione
    Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico.
    -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità.
    -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design.
    -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico.

    2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani
    Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita.
    -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici.
    -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica.
    -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo.

    3. Internazionalizzazione digitale
    Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per:
    -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.)
    -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate
    -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere
    -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali

    4. Valore aggiunto, non prezzo basso
    Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche:
    -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico
    -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali
    -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali

    5. Nuove forme di internazionalizzazione
    Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche:
    -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza
    -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri
    -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale
    -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani

    Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo.

    Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia.

    #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale

    Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia? Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta. Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore. Dove (e come) puntare oggi? Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni. 1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico. -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità. -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design. -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico. 2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita. -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici. -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica. -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo. 3. Internazionalizzazione digitale Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per: -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.) -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali 4. Valore aggiunto, non prezzo basso Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche: -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali 5. Nuove forme di internazionalizzazione Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche: -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo. Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia. #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale
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  • Mentalità imprenditoriale per chi vive di contenuti
    Quando ho iniziato a creare contenuti, pensavo bastasse essere creativa, coerente e un po’ brava con i social. Poi ho capito una cosa fondamentale: se vuoi vivere davvero di contenuti, devi iniziare a pensare da imprenditrice.

    Non è solo questione di follower, likes o viralità. È una questione di visione, strategia e responsabilità. Ecco cosa significa per me adottare una mentalità imprenditoriale, ogni giorno, nel mio lavoro da creator.

    1. Ho una visione chiara (e un piano)
    Ogni progetto che pubblico oggi è connesso a un obiettivo più grande: costruire un brand, creare valore, generare entrate sostenibili. Ho imparato a pianificare, a pensare in trimestri e non solo in post. Non creo solo “per postare”, ma per costruire qualcosa che dura.

    2. Tratto il mio lavoro… come un lavoro
    Mi do delle scadenze, gestisco un budget, tengo sotto controllo le entrate e analizzo i dati. Faccio riunioni con me stessa e con eventuali collaboratori. Ogni collaborazione, ogni contenuto, ogni messaggio che condivido è una scelta strategica, non solo creativa.

    3. Investo per crescere
    Non ho paura di spendere: in formazione, attrezzatura, assistenza, strumenti digitali. Ogni euro che investo è pensato per migliorare il mio lavoro e farlo crescere nel tempo. Perché ogni imprenditore sa che i risultati arrivano… quando scegli di investire, prima di incassare.

    4. Mi formo continuamente
    Algoritmi cambiano, tendenze evolvono, il mercato si trasforma. Per questo dedico tempo alla formazione continua: marketing, psicologia, branding, storytelling. Non posso permettermi di restare ferma, perché chi vive di contenuti… deve anche vivere di consapevolezza.

    5. Diversifico le entrate
    Non mi affido solo alle collaborazioni: penso a prodotti digitali, podcast, consulenze, affiliazioni. Perché una vera imprenditrice non mette tutte le sue uova nello stesso paniere. Creo più fonti di valore e guadagno, per avere stabilità nel tempo.

    Vivere di contenuti è un privilegio, ma anche una scelta coraggiosa. E per farlo davvero in modo sostenibile, serve mentalità imprenditoriale: visione, strategia, disciplina e voglia di crescere ogni giorno. Non sei solo una creator. Sei anche un brand, un business, un progetto che merita di evolvere.

    #CreatorBusiness #MentalitàImprenditoriale #VitaDaCreator #ContentStrategy #PersonalBranding #DigitalEntrepreneur #CrescitaPersonale

    💼 Mentalità imprenditoriale per chi vive di contenuti Quando ho iniziato a creare contenuti, pensavo bastasse essere creativa, coerente e un po’ brava con i social. Poi ho capito una cosa fondamentale: se vuoi vivere davvero di contenuti, devi iniziare a pensare da imprenditrice. Non è solo questione di follower, likes o viralità. È una questione di visione, strategia e responsabilità. Ecco cosa significa per me adottare una mentalità imprenditoriale, ogni giorno, nel mio lavoro da creator. 🎯 1. Ho una visione chiara (e un piano) Ogni progetto che pubblico oggi è connesso a un obiettivo più grande: costruire un brand, creare valore, generare entrate sostenibili. Ho imparato a pianificare, a pensare in trimestri e non solo in post. Non creo solo “per postare”, ma per costruire qualcosa che dura. 💸 2. Tratto il mio lavoro… come un lavoro Mi do delle scadenze, gestisco un budget, tengo sotto controllo le entrate e analizzo i dati. Faccio riunioni con me stessa e con eventuali collaboratori. Ogni collaborazione, ogni contenuto, ogni messaggio che condivido è una scelta strategica, non solo creativa. 📈 3. Investo per crescere Non ho paura di spendere: in formazione, attrezzatura, assistenza, strumenti digitali. Ogni euro che investo è pensato per migliorare il mio lavoro e farlo crescere nel tempo. Perché ogni imprenditore sa che i risultati arrivano… quando scegli di investire, prima di incassare. 🧠 4. Mi formo continuamente Algoritmi cambiano, tendenze evolvono, il mercato si trasforma. Per questo dedico tempo alla formazione continua: marketing, psicologia, branding, storytelling. Non posso permettermi di restare ferma, perché chi vive di contenuti… deve anche vivere di consapevolezza. 🧩 5. Diversifico le entrate Non mi affido solo alle collaborazioni: penso a prodotti digitali, podcast, consulenze, affiliazioni. Perché una vera imprenditrice non mette tutte le sue uova nello stesso paniere. Creo più fonti di valore e guadagno, per avere stabilità nel tempo. 🚀 Vivere di contenuti è un privilegio, ma anche una scelta coraggiosa. E per farlo davvero in modo sostenibile, serve mentalità imprenditoriale: visione, strategia, disciplina e voglia di crescere ogni giorno. Non sei solo una creator. Sei anche un brand, un business, un progetto che merita di evolvere. #CreatorBusiness #MentalitàImprenditoriale #VitaDaCreator #ContentStrategy #PersonalBranding #DigitalEntrepreneur #CrescitaPersonale
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  • Introduzione agli Investimenti in Azioni: Come Iniziare e Cosa Sapere

    Investire in azioni è una delle modalità più popolari per far crescere il proprio capitale nel lungo periodo. Tuttavia, per chi è nuovo nel mondo degli investimenti, può sembrare un processo complesso e rischioso. La buona notizia è che, con un po’ di informazione e preparazione, è possibile iniziare a investire in azioni in modo consapevole e con un approccio strategico.

    Cos'è un'azione e come funziona
    Un'azione è una quota di proprietà in una società. Quando acquisti azioni di una società, diventi azionista e possiedi una parte di quella società. Le azioni vengono emesse da una compagnia durante un processo chiamato offerta pubblica iniziale (IPO), e possono essere comprate e vendute sui mercati azionari.

    Gli investitori acquistano azioni con l’obiettivo di guadagnare in due modi principali:
    -Dividendi: Alcune aziende distribuiscono una parte dei loro profitti agli azionisti sotto forma di dividendi, che rappresentano una fonte di reddito passivo.
    -Plusvalenze: Se l'azienda cresce e il valore delle sue azioni aumenta, gli investitori possono rivendere le loro azioni a un prezzo superiore a quello di acquisto, realizzando una plusvalenza.

    Come Iniziare a Investire in Azioni
    1. Educati sui Fondamenti degli Investimenti
    Prima di investire, è essenziale comprendere i concetti base degli investimenti in azioni. Ecco alcuni punti chiave:
    -Mercato azionario: È il luogo dove avvengono le transazioni di azioni. I mercati principali includono la Borsa di New York (NYSE) e il NASDAQ negli Stati Uniti, o la Borsa Italiana in Italia.
    -Rischio e rendimento: Gli investimenti in azioni comportano un rischio, poiché il valore delle azioni può salire e scendere. Di solito, maggiore è il rischio, maggiore può essere il rendimento potenziale.
    -Diversificazione: Non mettere tutte le uova nello stesso paniere! Investire in diverse azioni o settori può ridurre il rischio complessivo.

    2. Aprire un Conto di Intermediazione
    Per acquistare azioni, devi aprire un conto di intermediazione (brokers). Ci sono molte piattaforme online che permettono di investire in azioni con commissioni basse o nulle. Alcuni dei broker più popolari includono eToro, Degiro, Interactive Brokers e Fineco.

    Quando scegli un broker, considera i seguenti fattori:
    -Costi e commissioni: Alcuni broker addebitano commissioni per ogni transazione, mentre altri offrono trading a costo zero.
    -Piattaforma e strumenti: La piattaforma deve essere facile da usare e deve offrire strumenti utili per analizzare le azioni.
    -Regolamentazione: Verifica che il broker sia regolamentato da enti competenti, per garantire la sicurezza dei tuoi investimenti.

    3. Definisci i Tuoi Obiettivi di Investimento
    Prima di iniziare, è importante definire i tuoi obiettivi di investimento. Questo ti aiuterà a decidere quanto rischio sei disposto a prendere e quanto tempo sei disposto a mantenere l'investimento.

    Chiediti:
    -Qual è il mio obiettivo? (es. crescita del capitale, reddito da dividendi)
    -Quanto tempo voglio mantenere l'investimento? (investimento a lungo termine vs breve termine)
    -Quanto rischio sono disposto a sopportare? (se sei disposto a correre rischi elevati o preferisci un investimento più sicuro)

    Come Scegliere le Azioni da Comprare
    Una volta aperto il tuo conto di intermediazione, è il momento di decidere in quali azioni investire. Esistono diverse strategie di investimento che puoi adottare, a seconda dei tuoi obiettivi e del tuo profilo di rischio.

    1. Analisi Fondamentale
    L'analisi fondamentale si concentra sullo studio della salute finanziaria di un'azienda. Gli investitori cercano aziende con solide prospettive di crescita e stabilità finanziaria. I principali indicatori da considerare sono:
    -Bilanci aziendali: Utile netto, debito, flusso di cassa.
    -Redditività: Indicatori come il P/E ratio (rapporto prezzo/utili) o il dividendo per azione.
    -Prospettive future: Il settore di appartenenza e le opportunità di crescita.

    2. Analisi Tecnica
    L'analisi tecnica si concentra invece sull'andamento storico dei prezzi delle azioni e sugli indicatori grafici per prevedere i movimenti futuri. Gli analisti tecnici usano grafici e modelli per identificare segnali di acquisto o vendita.

    3. Investire in ETF o Fondi Combinati
    Se non ti senti pronto a selezionare singole azioni, puoi considerare di investire in ETF (Exchange Traded Funds) o fondi comuni. Questi strumenti ti permettono di diversificare il portafoglio investendo in un ampio numero di azioni in un solo acquisto, riducendo così il rischio.

    Strategia di Investimento
    Una strategia comune per gli investitori è quella di investire a lungo termine. Le azioni, nel lungo periodo, tendono a crescere in valore, anche se possono esserci fluttuazioni temporanee.

    1. Dollar-Cost Averaging (DCA)
    Una tecnica popolare è il Dollar-Cost Averaging (DCA), che consiste nell'investire una somma fissa di denaro in azioni o ETF a intervalli regolari (ad esempio, ogni mese), indipendentemente dal prezzo. Questo approccio aiuta a ridurre l'impatto della volatilità e a mediare il costo di acquisto delle azioni.

    2. Reinvestire i Dividendi
    Se investi in azioni che distribuiscono dividendi, una buona strategia è quella di riinvestire i dividendi ricevuti, acquistando altre azioni. Questo approccio aumenta il valore del tuo portafoglio nel tempo attraverso l’effetto dell’interesse composto.

    I Rischi degli Investimenti in Azioni
    Gli investimenti in azioni comportano rischi che è importante considerare:
    -Volatilità: Il valore delle azioni può salire e scendere rapidamente. Anche se la tendenza a lungo termine può essere positiva, i ribassi a breve termine sono comuni.
    -Rischio di fallimento dell’azienda: Se un'azienda va male o fallisce, potresti perdere parte o tutto il tuo investimento.
    -Rischio di mercato: Fattori economici globali, cambiamenti nelle politiche governative o eventi imprevisti possono influenzare negativamente i mercati.

    Per ridurre il rischio, è consigliabile diversificare il portafoglio, investendo in azioni di diverse aziende e settori.

    Investire in azioni è un'opportunità per far crescere il tuo capitale, ma è fondamentale farlo con consapevolezza e preparazione. Educarsi sui fondamenti degli investimenti, aprire un conto di intermediazione, e definire una strategia di investimento solida sono i primi passi per iniziare con successo. Ricorda, gli investimenti in azioni sono ideali per chi ha una visione a lungo termine e un atteggiamento prudente nei confronti del rischio.

    Da Impresa.biz, ti incoraggiamo a iniziare con piccoli passi, approfondire le tue conoscenze e non esitare a chiedere consulenza finanziaria professionale se necessario.

    #Investimenti #Azioni #Borsa #Fondi #ETF #DollarCostAveraging #InvestireInAzioni #Dividendi #FinanzaPersonale #MercatoAzionario
    Introduzione agli Investimenti in Azioni: Come Iniziare e Cosa Sapere Investire in azioni è una delle modalità più popolari per far crescere il proprio capitale nel lungo periodo. Tuttavia, per chi è nuovo nel mondo degli investimenti, può sembrare un processo complesso e rischioso. La buona notizia è che, con un po’ di informazione e preparazione, è possibile iniziare a investire in azioni in modo consapevole e con un approccio strategico. Cos'è un'azione e come funziona Un'azione è una quota di proprietà in una società. Quando acquisti azioni di una società, diventi azionista e possiedi una parte di quella società. Le azioni vengono emesse da una compagnia durante un processo chiamato offerta pubblica iniziale (IPO), e possono essere comprate e vendute sui mercati azionari. Gli investitori acquistano azioni con l’obiettivo di guadagnare in due modi principali: -Dividendi: Alcune aziende distribuiscono una parte dei loro profitti agli azionisti sotto forma di dividendi, che rappresentano una fonte di reddito passivo. -Plusvalenze: Se l'azienda cresce e il valore delle sue azioni aumenta, gli investitori possono rivendere le loro azioni a un prezzo superiore a quello di acquisto, realizzando una plusvalenza. Come Iniziare a Investire in Azioni 1. Educati sui Fondamenti degli Investimenti Prima di investire, è essenziale comprendere i concetti base degli investimenti in azioni. Ecco alcuni punti chiave: -Mercato azionario: È il luogo dove avvengono le transazioni di azioni. I mercati principali includono la Borsa di New York (NYSE) e il NASDAQ negli Stati Uniti, o la Borsa Italiana in Italia. -Rischio e rendimento: Gli investimenti in azioni comportano un rischio, poiché il valore delle azioni può salire e scendere. Di solito, maggiore è il rischio, maggiore può essere il rendimento potenziale. -Diversificazione: Non mettere tutte le uova nello stesso paniere! Investire in diverse azioni o settori può ridurre il rischio complessivo. 2. Aprire un Conto di Intermediazione Per acquistare azioni, devi aprire un conto di intermediazione (brokers). Ci sono molte piattaforme online che permettono di investire in azioni con commissioni basse o nulle. Alcuni dei broker più popolari includono eToro, Degiro, Interactive Brokers e Fineco. Quando scegli un broker, considera i seguenti fattori: -Costi e commissioni: Alcuni broker addebitano commissioni per ogni transazione, mentre altri offrono trading a costo zero. -Piattaforma e strumenti: La piattaforma deve essere facile da usare e deve offrire strumenti utili per analizzare le azioni. -Regolamentazione: Verifica che il broker sia regolamentato da enti competenti, per garantire la sicurezza dei tuoi investimenti. 3. Definisci i Tuoi Obiettivi di Investimento Prima di iniziare, è importante definire i tuoi obiettivi di investimento. Questo ti aiuterà a decidere quanto rischio sei disposto a prendere e quanto tempo sei disposto a mantenere l'investimento. Chiediti: -Qual è il mio obiettivo? (es. crescita del capitale, reddito da dividendi) -Quanto tempo voglio mantenere l'investimento? (investimento a lungo termine vs breve termine) -Quanto rischio sono disposto a sopportare? (se sei disposto a correre rischi elevati o preferisci un investimento più sicuro) Come Scegliere le Azioni da Comprare Una volta aperto il tuo conto di intermediazione, è il momento di decidere in quali azioni investire. Esistono diverse strategie di investimento che puoi adottare, a seconda dei tuoi obiettivi e del tuo profilo di rischio. 1. Analisi Fondamentale L'analisi fondamentale si concentra sullo studio della salute finanziaria di un'azienda. Gli investitori cercano aziende con solide prospettive di crescita e stabilità finanziaria. I principali indicatori da considerare sono: -Bilanci aziendali: Utile netto, debito, flusso di cassa. -Redditività: Indicatori come il P/E ratio (rapporto prezzo/utili) o il dividendo per azione. -Prospettive future: Il settore di appartenenza e le opportunità di crescita. 2. Analisi Tecnica L'analisi tecnica si concentra invece sull'andamento storico dei prezzi delle azioni e sugli indicatori grafici per prevedere i movimenti futuri. Gli analisti tecnici usano grafici e modelli per identificare segnali di acquisto o vendita. 3. Investire in ETF o Fondi Combinati Se non ti senti pronto a selezionare singole azioni, puoi considerare di investire in ETF (Exchange Traded Funds) o fondi comuni. Questi strumenti ti permettono di diversificare il portafoglio investendo in un ampio numero di azioni in un solo acquisto, riducendo così il rischio. Strategia di Investimento Una strategia comune per gli investitori è quella di investire a lungo termine. Le azioni, nel lungo periodo, tendono a crescere in valore, anche se possono esserci fluttuazioni temporanee. 1. Dollar-Cost Averaging (DCA) Una tecnica popolare è il Dollar-Cost Averaging (DCA), che consiste nell'investire una somma fissa di denaro in azioni o ETF a intervalli regolari (ad esempio, ogni mese), indipendentemente dal prezzo. Questo approccio aiuta a ridurre l'impatto della volatilità e a mediare il costo di acquisto delle azioni. 2. Reinvestire i Dividendi Se investi in azioni che distribuiscono dividendi, una buona strategia è quella di riinvestire i dividendi ricevuti, acquistando altre azioni. Questo approccio aumenta il valore del tuo portafoglio nel tempo attraverso l’effetto dell’interesse composto. I Rischi degli Investimenti in Azioni Gli investimenti in azioni comportano rischi che è importante considerare: -Volatilità: Il valore delle azioni può salire e scendere rapidamente. Anche se la tendenza a lungo termine può essere positiva, i ribassi a breve termine sono comuni. -Rischio di fallimento dell’azienda: Se un'azienda va male o fallisce, potresti perdere parte o tutto il tuo investimento. -Rischio di mercato: Fattori economici globali, cambiamenti nelle politiche governative o eventi imprevisti possono influenzare negativamente i mercati. Per ridurre il rischio, è consigliabile diversificare il portafoglio, investendo in azioni di diverse aziende e settori. Investire in azioni è un'opportunità per far crescere il tuo capitale, ma è fondamentale farlo con consapevolezza e preparazione. Educarsi sui fondamenti degli investimenti, aprire un conto di intermediazione, e definire una strategia di investimento solida sono i primi passi per iniziare con successo. Ricorda, gli investimenti in azioni sono ideali per chi ha una visione a lungo termine e un atteggiamento prudente nei confronti del rischio. Da Impresa.biz, ti incoraggiamo a iniziare con piccoli passi, approfondire le tue conoscenze e non esitare a chiedere consulenza finanziaria professionale se necessario. #Investimenti #Azioni #Borsa #Fondi #ETF #DollarCostAveraging #InvestireInAzioni #Dividendi #FinanzaPersonale #MercatoAzionario
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  • Modelli di business innovativi: cosa funziona oggi (e perché)
    Negli ultimi anni, abbiamo visto trasformarsi profondamente il modo in cui le imprese guadagnano. Nuovi modelli di business hanno rivoluzionato interi settori, creando opportunità per startup agili e aziende capaci di adattarsi.
    Noi di Impresa.biz, lavorando a stretto contatto con imprenditori e progetti in fase iniziale, abbiamo identificato alcuni modelli di business innovativi che vale davvero la pena conoscere, testare e – se il contesto lo consente – adottare.

    Ecco quelli che, secondo la nostra esperienza, stanno facendo la differenza.

    1. Freemium
    Offri qualcosa gratis, vendi il valore aggiunto

    È uno dei modelli più diffusi nel digitale. Si offre un prodotto o servizio base gratuito, e si monetizza attraverso funzionalità premium, assistenza avanzata o contenuti esclusivi.

    Esempi noti: Spotify, Canva, Dropbox
    Funziona se il prodotto gratuito è utile, ma lascia intravedere un valore ancora maggiore a pagamento.
    Attenzione a: trovare il giusto equilibrio tra ciò che è gratis e ciò che va pagato. Se il free è troppo ricco, nessuno passerà alla versione premium.

    2. Subscription (abbonamento)
    Entrate ricorrenti = stabilità di cassa

    È un modello che adoriamo: crea una relazione continuativa col cliente e permette una previsione più chiara dei flussi di cassa. Funziona per software, formazione, servizi, prodotti di consumo.

    Esempi noti: Netflix, Amazon Prime, Gympass
    Funziona se offriamo continuità di valore e un’esperienza fluida.
    Attenzione a: evitare la "fatica da abbonamento". L’offerta deve restare viva, aggiornata e percepita come utile mese dopo mese.

    3. Marketplace
    Metti in contatto domanda e offerta, prendi una percentuale

    Un modello potente, ma complesso da avviare. La piattaforma non vende direttamente, ma facilita lo scambio tra utenti (venditori e acquirenti, host e ospiti, ecc.).

    Esempi noti: Airbnb, Subito.it, Fiverr
    Funziona se si riesce a costruire fiducia e volume.
    Attenzione a: il classico "problema dell’uovo e della gallina": servono venditori per attrarre compratori, ma anche il contrario.

    4. On demand / pay-per-use
    Paghi solo quando usi il servizio

    Modello sempre più apprezzato perché flessibile. Ideale per servizi occasionali o dove l’acquisto “a consumo” ha più senso di un abbonamento.

    Esempi noti: Uber, Glovo, AWS
    Funziona se il servizio è disponibile subito, senza frizioni.
    Attenzione a: garantire qualità costante, anche se l’uso non è regolare.

    5. Licensing / White label
    Fai sviluppare a te, vendono gli altri

    Un modello più B2B, in cui si crea un prodotto o una tecnologia che altri brand possono personalizzare e rivendere.

    Esempi noti: software white label, franchising digitali
    Funziona se si ha un know-how o una tecnologia distintiva.
    Attenzione a: proteggere la proprietà intellettuale e mantenere un certo controllo sulla qualità.

    6. Productized service
    Un servizio confezionato come un prodotto

    Un modello sempre più adottato da consulenti e agenzie: invece di vendere ore di lavoro, si vende un “pacchetto” chiaro, con un prezzo fisso, dei tempi definiti e un risultato preciso.

    Esempi noti: servizi SEO “chiavi in mano”, grafica su abbonamento (es. Design Pickle)
    Funziona se il processo è standardizzabile.
    Attenzione a: non sottovalutare i costi nascosti di personalizzazione extra.

    Qual è il modello giusto?
    Dipende da cosa vendiamo, a chi ci rivolgiamo e da come vogliamo crescere.
    Il nostro consiglio? Sperimentare in piccolo, osservare i dati, adattare rapidamente.
    Un’idea innovativa non vale nulla se non si regge su un modello sostenibile e scalabile.

    #ModelliDiBusiness #Startup #Innovazione #Freemium #SubscriptionModel #BusinessStrategy #ImpresaBiz #DigitalBusiness #GoToMarket #BusinessModelCanvas

    Modelli di business innovativi: cosa funziona oggi (e perché) Negli ultimi anni, abbiamo visto trasformarsi profondamente il modo in cui le imprese guadagnano. Nuovi modelli di business hanno rivoluzionato interi settori, creando opportunità per startup agili e aziende capaci di adattarsi. Noi di Impresa.biz, lavorando a stretto contatto con imprenditori e progetti in fase iniziale, abbiamo identificato alcuni modelli di business innovativi che vale davvero la pena conoscere, testare e – se il contesto lo consente – adottare. Ecco quelli che, secondo la nostra esperienza, stanno facendo la differenza. 1. Freemium Offri qualcosa gratis, vendi il valore aggiunto È uno dei modelli più diffusi nel digitale. Si offre un prodotto o servizio base gratuito, e si monetizza attraverso funzionalità premium, assistenza avanzata o contenuti esclusivi. 📌 Esempi noti: Spotify, Canva, Dropbox ✅ Funziona se il prodotto gratuito è utile, ma lascia intravedere un valore ancora maggiore a pagamento. ⚠️ Attenzione a: trovare il giusto equilibrio tra ciò che è gratis e ciò che va pagato. Se il free è troppo ricco, nessuno passerà alla versione premium. 2. Subscription (abbonamento) Entrate ricorrenti = stabilità di cassa È un modello che adoriamo: crea una relazione continuativa col cliente e permette una previsione più chiara dei flussi di cassa. Funziona per software, formazione, servizi, prodotti di consumo. 📌 Esempi noti: Netflix, Amazon Prime, Gympass ✅ Funziona se offriamo continuità di valore e un’esperienza fluida. ⚠️ Attenzione a: evitare la "fatica da abbonamento". L’offerta deve restare viva, aggiornata e percepita come utile mese dopo mese. 3. Marketplace Metti in contatto domanda e offerta, prendi una percentuale Un modello potente, ma complesso da avviare. La piattaforma non vende direttamente, ma facilita lo scambio tra utenti (venditori e acquirenti, host e ospiti, ecc.). 📌 Esempi noti: Airbnb, Subito.it, Fiverr ✅ Funziona se si riesce a costruire fiducia e volume. ⚠️ Attenzione a: il classico "problema dell’uovo e della gallina": servono venditori per attrarre compratori, ma anche il contrario. 4. On demand / pay-per-use Paghi solo quando usi il servizio Modello sempre più apprezzato perché flessibile. Ideale per servizi occasionali o dove l’acquisto “a consumo” ha più senso di un abbonamento. 📌 Esempi noti: Uber, Glovo, AWS ✅ Funziona se il servizio è disponibile subito, senza frizioni. ⚠️ Attenzione a: garantire qualità costante, anche se l’uso non è regolare. 5. Licensing / White label Fai sviluppare a te, vendono gli altri Un modello più B2B, in cui si crea un prodotto o una tecnologia che altri brand possono personalizzare e rivendere. 📌 Esempi noti: software white label, franchising digitali ✅ Funziona se si ha un know-how o una tecnologia distintiva. ⚠️ Attenzione a: proteggere la proprietà intellettuale e mantenere un certo controllo sulla qualità. 6. Productized service Un servizio confezionato come un prodotto Un modello sempre più adottato da consulenti e agenzie: invece di vendere ore di lavoro, si vende un “pacchetto” chiaro, con un prezzo fisso, dei tempi definiti e un risultato preciso. 📌 Esempi noti: servizi SEO “chiavi in mano”, grafica su abbonamento (es. Design Pickle) ✅ Funziona se il processo è standardizzabile. ⚠️ Attenzione a: non sottovalutare i costi nascosti di personalizzazione extra. Qual è il modello giusto? Dipende da cosa vendiamo, a chi ci rivolgiamo e da come vogliamo crescere. Il nostro consiglio? Sperimentare in piccolo, osservare i dati, adattare rapidamente. Un’idea innovativa non vale nulla se non si regge su un modello sostenibile e scalabile. #ModelliDiBusiness #Startup #Innovazione #Freemium #SubscriptionModel #BusinessStrategy #ImpresaBiz #DigitalBusiness #GoToMarket #BusinessModelCanvas
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