• NFT ed e-commerce: solo hype o nuove opportunità di branding?

    Negli ultimi tempi si parla moltissimo di NFT (Non-Fungible Token) e del loro impatto su diversi settori, incluso l’e-commerce. Quando ho iniziato a studiare il fenomeno, ero scettico: sembrava solo un’altra moda passeggera, un hype destinato a sgonfiarsi. Ma approfondendo, ho scoperto che, se usati con strategia, gli NFT possono offrire interessanti opportunità di branding e coinvolgimento dei clienti.

    Cosa sono gli NFT e perché possono interessare un e-commerce?
    Gli NFT sono certificati digitali di proprietà unici e non replicabili, basati su blockchain. Nel mondo dell’e-commerce, possono rappresentare:
    -Prodotti digitali unici o edizioni limitate,
    -Accesso esclusivo a eventi, contenuti o offerte riservate,
    -Elementi di gamification per fidelizzare la clientela.
    -Questo crea un livello di esclusività e coinvolgimento che va oltre la semplice vendita di prodotti fisici o digitali.

    Come sto valutando l’uso degli NFT nel mio business
    Non ho ancora lanciato una linea di NFT, ma sto testando alcune idee:
    -Offrire NFT come certificati di autenticità per prodotti di alta gamma,
    -Creare NFT come premi per programmi fedeltà o contest,
    -Collaborare con artisti digitali per sviluppare collezioni esclusive legate al brand.

    In questo modo, gli NFT diventano strumenti per rafforzare l’identità del mio e-commerce e differenziarmi dalla concorrenza.

    Tra hype e realtà: cosa considerare
    Non tutti gli NFT sono uguali, e il rischio di investire tempo e risorse in un trend passeggero è reale. Ecco quello che ho imparato:
    -Serve una strategia chiara e non lanciare NFT solo per “essere alla moda”,
    -L’ecosistema NFT è ancora giovane e in evoluzione, con questioni da risolvere su sostenibilità e regolamentazione,
    -La comunicazione con i clienti deve essere trasparente per evitare fraintendimenti o speculazioni.

    Gli NFT non sono solo hype: rappresentano una nuova frontiera per il branding digitale e l’engagement nel commercio elettronico. Sono strumenti potenti, ma vanno usati con giudizio e competenza. Io credo che chi saprà integrarli in modo autentico potrà creare esperienze di acquisto più coinvolgenti e differenzianti.

    #NFT #EcommerceInnovazione #BrandingDigitale #Blockchain #CommercioElettronico #CustomerEngagement #DigitalCollectibles #FuturoEcommerce #ImpresaDigitale #NFTMarketing

    NFT ed e-commerce: solo hype o nuove opportunità di branding? Negli ultimi tempi si parla moltissimo di NFT (Non-Fungible Token) e del loro impatto su diversi settori, incluso l’e-commerce. Quando ho iniziato a studiare il fenomeno, ero scettico: sembrava solo un’altra moda passeggera, un hype destinato a sgonfiarsi. Ma approfondendo, ho scoperto che, se usati con strategia, gli NFT possono offrire interessanti opportunità di branding e coinvolgimento dei clienti. Cosa sono gli NFT e perché possono interessare un e-commerce? Gli NFT sono certificati digitali di proprietà unici e non replicabili, basati su blockchain. Nel mondo dell’e-commerce, possono rappresentare: -Prodotti digitali unici o edizioni limitate, -Accesso esclusivo a eventi, contenuti o offerte riservate, -Elementi di gamification per fidelizzare la clientela. -Questo crea un livello di esclusività e coinvolgimento che va oltre la semplice vendita di prodotti fisici o digitali. Come sto valutando l’uso degli NFT nel mio business Non ho ancora lanciato una linea di NFT, ma sto testando alcune idee: -Offrire NFT come certificati di autenticità per prodotti di alta gamma, -Creare NFT come premi per programmi fedeltà o contest, -Collaborare con artisti digitali per sviluppare collezioni esclusive legate al brand. In questo modo, gli NFT diventano strumenti per rafforzare l’identità del mio e-commerce e differenziarmi dalla concorrenza. Tra hype e realtà: cosa considerare Non tutti gli NFT sono uguali, e il rischio di investire tempo e risorse in un trend passeggero è reale. Ecco quello che ho imparato: -Serve una strategia chiara e non lanciare NFT solo per “essere alla moda”, -L’ecosistema NFT è ancora giovane e in evoluzione, con questioni da risolvere su sostenibilità e regolamentazione, -La comunicazione con i clienti deve essere trasparente per evitare fraintendimenti o speculazioni. Gli NFT non sono solo hype: rappresentano una nuova frontiera per il branding digitale e l’engagement nel commercio elettronico. Sono strumenti potenti, ma vanno usati con giudizio e competenza. Io credo che chi saprà integrarli in modo autentico potrà creare esperienze di acquisto più coinvolgenti e differenzianti. #NFT #EcommerceInnovazione #BrandingDigitale #Blockchain #CommercioElettronico #CustomerEngagement #DigitalCollectibles #FuturoEcommerce #ImpresaDigitale #NFTMarketing
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  • L’e-commerce non è (solo) vendere online: è costruire un’esperienza
    Quando ho iniziato a lavorare nel mondo dell’e-commerce, pensavo che tutto ruotasse intorno a una cosa: vendere. Portare traffico, far cliccare “aggiungi al carrello”, chiudere la transazione. Punto.

    Ma col tempo ho capito una cosa che ha cambiato tutto: l’e-commerce non è solo vendere online. È costruire un’esperienza.

    Questa consapevolezza mi è arrivata a suon di errori, feedback (non sempre positivi) e clienti persi lungo il percorso. Perché puoi anche avere il prodotto migliore del mondo, il prezzo più competitivo, la spedizione più veloce… ma se l’esperienza che offri è confusa, impersonale o frustrante, il cliente non torna.

    L’esperienza inizia prima dell’acquisto
    Spesso ci concentriamo solo sul momento della vendita, ma il viaggio del cliente comincia molto prima: da come ci trova su Google, da come appare un nostro post sui social, da quanto è chiara la homepage del sito. Ho imparato a chiedermi: chi arriva qui, capisce cosa offro? Si sente accolto? Ha voglia di restare?

    Ogni dettaglio conta (e comunica)
    Dalle foto prodotto alla mail di conferma, tutto comunica qualcosa. Se uso immagini di bassa qualità o testi generici, sto dicendo al cliente che non ho curato i dettagli. Oggi, invece, ogni parola sul sito è pensata, ogni interazione è un’occasione per far sentire il cliente nel posto giusto.

    Il post-vendita è parte della vendita
    Un altro errore che ho fatto è considerare il post-vendita come un “di più”. In realtà, è lì che si gioca la vera partita: se un reso è complicato, se una richiesta di assistenza resta senza risposta, se la consegna è confusa… il cliente si ricorda solo quello. Ho iniziato a trattare il post-vendita con la stessa attenzione del primo click.

    L’esperienza è anche emozione
    Sembra banale, ma non lo è: le persone non comprano solo oggetti, comprano sensazioni. Un packaging curato, un messaggio personalizzato, una sorpresa nel pacco… possono trasformare un semplice acquisto in un momento memorabile. E un cliente soddisfatto… parla, consiglia, torna.

    Oggi, quando penso al mio e-commerce, non lo vedo più solo come un sito che vende prodotti. Lo vedo come un ambiente, un percorso, una relazione. Vendere è importante, ovvio. Ma farlo con un’esperienza che il cliente ricorda (in positivo) è quello che fa la vera differenza.

    #ecommerceexperience #vendereonline #customerjourney #esperienzadacquisto #digitalretail #postvendita #brandingdigitale #servizioclienti #userexperience #impresabiz

    L’e-commerce non è (solo) vendere online: è costruire un’esperienza Quando ho iniziato a lavorare nel mondo dell’e-commerce, pensavo che tutto ruotasse intorno a una cosa: vendere. Portare traffico, far cliccare “aggiungi al carrello”, chiudere la transazione. Punto. Ma col tempo ho capito una cosa che ha cambiato tutto: l’e-commerce non è solo vendere online. È costruire un’esperienza. Questa consapevolezza mi è arrivata a suon di errori, feedback (non sempre positivi) e clienti persi lungo il percorso. Perché puoi anche avere il prodotto migliore del mondo, il prezzo più competitivo, la spedizione più veloce… ma se l’esperienza che offri è confusa, impersonale o frustrante, il cliente non torna. L’esperienza inizia prima dell’acquisto Spesso ci concentriamo solo sul momento della vendita, ma il viaggio del cliente comincia molto prima: da come ci trova su Google, da come appare un nostro post sui social, da quanto è chiara la homepage del sito. Ho imparato a chiedermi: chi arriva qui, capisce cosa offro? Si sente accolto? Ha voglia di restare? Ogni dettaglio conta (e comunica) Dalle foto prodotto alla mail di conferma, tutto comunica qualcosa. Se uso immagini di bassa qualità o testi generici, sto dicendo al cliente che non ho curato i dettagli. Oggi, invece, ogni parola sul sito è pensata, ogni interazione è un’occasione per far sentire il cliente nel posto giusto. Il post-vendita è parte della vendita Un altro errore che ho fatto è considerare il post-vendita come un “di più”. In realtà, è lì che si gioca la vera partita: se un reso è complicato, se una richiesta di assistenza resta senza risposta, se la consegna è confusa… il cliente si ricorda solo quello. Ho iniziato a trattare il post-vendita con la stessa attenzione del primo click. L’esperienza è anche emozione Sembra banale, ma non lo è: le persone non comprano solo oggetti, comprano sensazioni. Un packaging curato, un messaggio personalizzato, una sorpresa nel pacco… possono trasformare un semplice acquisto in un momento memorabile. E un cliente soddisfatto… parla, consiglia, torna. Oggi, quando penso al mio e-commerce, non lo vedo più solo come un sito che vende prodotti. Lo vedo come un ambiente, un percorso, una relazione. Vendere è importante, ovvio. Ma farlo con un’esperienza che il cliente ricorda (in positivo) è quello che fa la vera differenza. #ecommerceexperience #vendereonline #customerjourney #esperienzadacquisto #digitalretail #postvendita #brandingdigitale #servizioclienti #userexperience #impresabiz
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  • Digital marketing per PMI: da dove iniziare (e cosa evitare)

    Se c'è una cosa che ho imparato gestendo il mio e-commerce da solo, è che nel digital marketing non serve fare tutto, ma fare bene ciò che conta. All’inizio ero ovunque: mille post, mille tool, mille promesse di crescita. Poi ho capito che per una piccola impresa il vero rischio è perdersi nella confusione.
    Ecco da dove ti consiglio di partire (e cosa invece lascerei subito da parte).

    Da dove iniziare davvero
    1. Obiettivi chiari e semplici
    Prima di pensare a Instagram o SEO, chiediti: cosa vuoi ottenere? Più vendite? Più contatti? Più brand awareness?
    Io ho iniziato con un obiettivo solo: aumentare le vendite dirette sul sito. Questo mi ha aiutato a scegliere strumenti e canali in linea.

    2. Sito ottimizzato e chiaro
    Il sito è casa tua. Non ti serve una mega-agency, ma chiarezza e semplicità:
    -Foto belle e coerenti
    -Schede prodotto esaustive
    -Call to action visibili

    Checkout veloce
    Spesso vedo e-commerce pieni di animazioni e pop-up… ma poi non si capisce dove cliccare per acquistare.

    3. Una sola piattaforma social, fatta bene
    Io ho scelto Instagram, perché il mio prodotto è molto visivo. Ho imparato a raccontare storie, mostrare il dietro le quinte e parlare in modo autentico.
    Meglio una piattaforma curata che quattro gestite male.

    4. Newsletter: ancora (e sempre) efficace
    Non ho mai smesso di usare l’email marketing. È economico, personale, e funziona.
    Con una semplice automazione post-acquisto, ho aumentato la fidelizzazione del 25%. E tutto senza spendere un euro in Ads.

    Cosa evitare (soprattutto all'inizio)
    Fare Ads senza strategia
    Ho buttato soldi in campagne “a caso”. Facebook Ads può sembrare facile, ma se non imposti bene target, obiettivo e creatività, sprechi tutto.
    Meglio aspettare di avere almeno un po’ di dati.

    Inseguire le mode
    Ogni anno esce “la nuova tendenza”: TikTok, AI, live streaming, metaverso...
    Se non hai tempo o budget per farlo bene, non seguire la moda: segui il tuo cliente.

    Fare tutto da soli senza formarsi
    Pensavo di sapere tutto perché avevo visto tre webinar. Errore.
    Ho deciso di dedicare 1 ora a settimana alla formazione, da fonti serie. Anche questo è marketing: imparare a farlo meglio.

    Il mio consiglio per chi parte ora
    Non ti servono 10 strumenti. Parti da un messaggio chiaro, un sito che funziona e una comunicazione autentica. I grandi numeri arriveranno, ma servono strategie piccole, concrete e costanti.

    Il digital marketing per una PMI non deve essere complicato. Deve essere sostenibile, misurabile e coerente.
    Non pensare in grande: pensa in modo giusto. Ogni passo fatto bene vale più di mille azioni confuse.

    #digitalmarketing #pmiitalia #marketingdigitale #ecommerceitalia #strategiadigital #piccoleimprese #marketingperartigiani #vendereonline #newslettermarketing #socialmediapermarchi #businessonline #marketingconsapevole #brandingdigitale

    Digital marketing per PMI: da dove iniziare (e cosa evitare) Se c'è una cosa che ho imparato gestendo il mio e-commerce da solo, è che nel digital marketing non serve fare tutto, ma fare bene ciò che conta. All’inizio ero ovunque: mille post, mille tool, mille promesse di crescita. Poi ho capito che per una piccola impresa il vero rischio è perdersi nella confusione. Ecco da dove ti consiglio di partire (e cosa invece lascerei subito da parte). ✅ Da dove iniziare davvero 1. Obiettivi chiari e semplici Prima di pensare a Instagram o SEO, chiediti: cosa vuoi ottenere? Più vendite? Più contatti? Più brand awareness? Io ho iniziato con un obiettivo solo: aumentare le vendite dirette sul sito. Questo mi ha aiutato a scegliere strumenti e canali in linea. 2. Sito ottimizzato e chiaro Il sito è casa tua. Non ti serve una mega-agency, ma chiarezza e semplicità: -Foto belle e coerenti -Schede prodotto esaustive -Call to action visibili Checkout veloce Spesso vedo e-commerce pieni di animazioni e pop-up… ma poi non si capisce dove cliccare per acquistare. 3. Una sola piattaforma social, fatta bene Io ho scelto Instagram, perché il mio prodotto è molto visivo. Ho imparato a raccontare storie, mostrare il dietro le quinte e parlare in modo autentico. Meglio una piattaforma curata che quattro gestite male. 4. Newsletter: ancora (e sempre) efficace Non ho mai smesso di usare l’email marketing. È economico, personale, e funziona. Con una semplice automazione post-acquisto, ho aumentato la fidelizzazione del 25%. E tutto senza spendere un euro in Ads. ❌ Cosa evitare (soprattutto all'inizio) 🔥 Fare Ads senza strategia Ho buttato soldi in campagne “a caso”. Facebook Ads può sembrare facile, ma se non imposti bene target, obiettivo e creatività, sprechi tutto. Meglio aspettare di avere almeno un po’ di dati. 🎯 Inseguire le mode Ogni anno esce “la nuova tendenza”: TikTok, AI, live streaming, metaverso... Se non hai tempo o budget per farlo bene, non seguire la moda: segui il tuo cliente. ⚠️ Fare tutto da soli senza formarsi Pensavo di sapere tutto perché avevo visto tre webinar. Errore. Ho deciso di dedicare 1 ora a settimana alla formazione, da fonti serie. Anche questo è marketing: imparare a farlo meglio. 💡 Il mio consiglio per chi parte ora Non ti servono 10 strumenti. Parti da un messaggio chiaro, un sito che funziona e una comunicazione autentica. I grandi numeri arriveranno, ma servono strategie piccole, concrete e costanti. ✍️ Il digital marketing per una PMI non deve essere complicato. Deve essere sostenibile, misurabile e coerente. Non pensare in grande: pensa in modo giusto. Ogni passo fatto bene vale più di mille azioni confuse. #digitalmarketing #pmiitalia #marketingdigitale #ecommerceitalia #strategiadigital #piccoleimprese #marketingperartigiani #vendereonline #newslettermarketing #socialmediapermarchi #businessonline #marketingconsapevole #brandingdigitale
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  • Come creare fiducia immediata in un sito e-commerce sconosciuto

    Quando ho lanciato il mio primo shop online, una delle prime (dolorose) scoperte è stata questa:
    Se l’utente non si fida in 5 secondi, se ne va.

    Puoi avere il prodotto migliore del mondo, ma se il sito non ispira fiducia a prima vista, nessuno cliccherà “compra ora”.

    Dopo tanti test (e tanti carrelli abbandonati), ho capito quali sono gli elementi che trasmettono affidabilità immediata, anche se sei nuovo sul mercato.
    Ecco cosa funziona davvero per creare fiducia nel tuo e-commerce fin dal primo click.

    1. Cura l’aspetto professionale del sito
    Sembra banale, ma non lo è. Le persone giudicano l’affidabilità anche dall’estetica.

    Cosa ho fatto:
    -Ho scelto un design pulito, con pochi colori coerenti col brand
    -Ho evitato immagini stock e inserito foto reali dei prodotti
    -Ho usato font leggibili, CTA chiare e spazi ben distribuiti
    Il cervello associa la qualità visiva alla professionalità del brand.

    2. Mostra recensioni (vere) e social proof
    Uno dei modi più veloci per trasmettere fiducia è mostrare che altri si sono fidati prima di loro.

    Cosa ho fatto:
    -Ho integrato le recensioni con foto degli utenti reali
    -Ho inserito badge tipo “Best seller” o “+10.000 clienti soddisfatti”
    -Ho mostrato contenuti Instagram con tag al mio brand
    La riprova sociale funziona. Più è visibile, meglio è.

    3. Aggiungi segnali di sicurezza e trasparenza
    Un cliente che non ti conosce vuole essere rassicurato subito.

    Cosa ho inserito:
    -Sigilli come “Pagamento sicuro” e loghi dei circuiti più noti (Visa, PayPal, Stripe)
    -Policy ben visibili: spedizione, resi, rimborsi
    -Chat attiva con risposta rapida (anche automatica)
    Solo dopo aver chiarito la parte “rischio zero”, le vendite sono salite.

    4. Mostra il lato umano del brand
    Un e-commerce senza volto sembra anonimo. Le persone si fidano di altri esseri umani, non solo di interfacce.

    Cosa ho fatto:
    -Ho aggiunto una sezione Chi siamo sincera, con la mia foto
    -Ho messo testimonial autentici, non perfettini
    -Ho raccontato la mia storia sui social (e l’ho collegata al sito)
    Metterci la faccia è uno dei migliori investimenti sulla fiducia.

    5. Cura ogni microdettaglio del percorso utente
    Un sito che funziona bene fa sentire l’utente al sicuro.

    Attenzioni che fanno la differenza:
    -Email di conferma ordine immediate e ben scritte
    -Tracciamento della spedizione chiaro
    -Navigazione semplice anche da mobile
    La fiducia nasce anche da un'esperienza d’acquisto senza intoppi.

    6. Offri una garanzia chiara e semplice
    Le persone acquistano più facilmente se sanno che possono tornare indietro.

    La mia leva:
    -“Soddisfatti o rimborsati entro 30 giorni” visibile sul sito e nel checkout
    -Nessuna clausola nascosta: chiarezza prima di tutto
    Da quando l’ho aggiunta, il tasso di conversione è cresciuto di oltre il 20%.

    La fiducia online si costruisce in pochi secondi, con tanti dettagli.
    Il mio consiglio? Tratta ogni visitatore come se stesse entrando in un negozio fisico per la prima volta.
    Saluto, accoglienza, ordine e sicurezza: tutto conta.

    Anche se sei un brand sconosciuto oggi, puoi diventare credibile, autorevole e affidabile… fin dal primo click.

    #EcommerceTrust #FiduciaOnline #UserExperience #ConversioniEcommerce #ImpresaBiz #BrandingDigitale #RecensioniClienti #SicurezzaOnline #PsicologiaDelConsumo #VendereOnline

    Come creare fiducia immediata in un sito e-commerce sconosciuto 🔒🛍️ Quando ho lanciato il mio primo shop online, una delle prime (dolorose) scoperte è stata questa: 💡 Se l’utente non si fida in 5 secondi, se ne va. Puoi avere il prodotto migliore del mondo, ma se il sito non ispira fiducia a prima vista, nessuno cliccherà “compra ora”. Dopo tanti test (e tanti carrelli abbandonati), ho capito quali sono gli elementi che trasmettono affidabilità immediata, anche se sei nuovo sul mercato. Ecco cosa funziona davvero per creare fiducia nel tuo e-commerce fin dal primo click. 1. Cura l’aspetto professionale del sito 🎨 Sembra banale, ma non lo è. Le persone giudicano l’affidabilità anche dall’estetica. 💡 Cosa ho fatto: -Ho scelto un design pulito, con pochi colori coerenti col brand -Ho evitato immagini stock e inserito foto reali dei prodotti -Ho usato font leggibili, CTA chiare e spazi ben distribuiti 🧠 Il cervello associa la qualità visiva alla professionalità del brand. 2. Mostra recensioni (vere) e social proof 👥 Uno dei modi più veloci per trasmettere fiducia è mostrare che altri si sono fidati prima di loro. 💡 Cosa ho fatto: -Ho integrato le recensioni con foto degli utenti reali -Ho inserito badge tipo “Best seller” o “+10.000 clienti soddisfatti” -Ho mostrato contenuti Instagram con tag al mio brand 📌 La riprova sociale funziona. Più è visibile, meglio è. 3. Aggiungi segnali di sicurezza e trasparenza 🔐 Un cliente che non ti conosce vuole essere rassicurato subito. 💡 Cosa ho inserito: -Sigilli come “Pagamento sicuro” e loghi dei circuiti più noti (Visa, PayPal, Stripe) -Policy ben visibili: spedizione, resi, rimborsi -Chat attiva con risposta rapida (anche automatica) 💬 Solo dopo aver chiarito la parte “rischio zero”, le vendite sono salite. 4. Mostra il lato umano del brand 👩‍💻 Un e-commerce senza volto sembra anonimo. Le persone si fidano di altri esseri umani, non solo di interfacce. 💡 Cosa ho fatto: -Ho aggiunto una sezione Chi siamo sincera, con la mia foto -Ho messo testimonial autentici, non perfettini -Ho raccontato la mia storia sui social (e l’ho collegata al sito) 📸 Metterci la faccia è uno dei migliori investimenti sulla fiducia. 5. Cura ogni microdettaglio del percorso utente 🧭 Un sito che funziona bene fa sentire l’utente al sicuro. 💡 Attenzioni che fanno la differenza: -Email di conferma ordine immediate e ben scritte -Tracciamento della spedizione chiaro -Navigazione semplice anche da mobile 🔁 La fiducia nasce anche da un'esperienza d’acquisto senza intoppi. 6. Offri una garanzia chiara e semplice ✅ Le persone acquistano più facilmente se sanno che possono tornare indietro. 💡 La mia leva: -“Soddisfatti o rimborsati entro 30 giorni” visibile sul sito e nel checkout -Nessuna clausola nascosta: chiarezza prima di tutto 📈 Da quando l’ho aggiunta, il tasso di conversione è cresciuto di oltre il 20%. La fiducia online si costruisce in pochi secondi, con tanti dettagli. Il mio consiglio? Tratta ogni visitatore come se stesse entrando in un negozio fisico per la prima volta. Saluto, accoglienza, ordine e sicurezza: tutto conta. Anche se sei un brand sconosciuto oggi, puoi diventare credibile, autorevole e affidabile… fin dal primo click. #EcommerceTrust #FiduciaOnline #UserExperience #ConversioniEcommerce #ImpresaBiz #BrandingDigitale #RecensioniClienti #SicurezzaOnline #PsicologiaDelConsumo #VendereOnline
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  • Influencer virtuali: cosa sono, chi li crea e come guadagnano
    Scritto da un'influencer per Impresa.biz

    Quando ho iniziato a lavorare come influencer, non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovata a “competere” con colleghi… che non esistono. O almeno, non nel mondo fisico.

    Sto parlando degli influencer virtuali: personaggi digitali, creati in 3D, gestiti da team creativi o da agenzie di comunicazione, che stanno riscrivendo le regole del marketing sui social. In questo articolo voglio spiegarti cosa sono, chi c’è dietro questi avatar e soprattutto come fanno a guadagnare (spoiler: spesso molto più di noi in carne e ossa).

    Cosa sono gli influencer virtuali?
    Gli influencer virtuali sono personaggi generati al computer, che vivono esclusivamente online. Possono avere un volto realistico o uno stile più cartoon, ma quello che li accomuna è che hanno una presenza social attiva: pubblicano post, promuovono brand, partecipano a campagne pubblicitarie… proprio come noi.

    Uno dei più famosi è Lil Miquela, un’“influencer” americana con oltre 2 milioni di follower su Instagram. È virtuale al 100%, ma il suo stile, la sua estetica e persino le sue “opinioni” sono curate da un team umano.

    Chi crea gli influencer virtuali?
    Dietro a questi avatar non ci sono AI autonome (non ancora, almeno), ma veri e propri team di designer, sviluppatori, sceneggiatori e social media manager. È un lavoro multidisciplinare che unisce:
    -Modellazione 3D e animazione
    -Copywriting e storytelling
    -Gestione delle pubbliche relazioni digitali
    -Strategia marketing
    In pratica, un influencer virtuale è un personaggio di finzione… ma con un personal branding reale e studiato nei minimi dettagli.

    Come guadagnano gli influencer virtuali?
    Proprio come noi, gli avatar digitali fanno sponsorizzazioni, collaborazioni e product placement. I brand li ingaggiano per:
    -Campagne pubblicitarie sui social
    -Lancio di prodotti fashion, beauty o tech
    -Esperienze virtuali in eventi o metaversi
    -Video musicali, NFT, capsule collection
    Il vantaggio per i brand? Controllo totale. Un influencer virtuale non invecchia, non ha crisi reputazionali, non fa dichiarazioni scomode, e lavora 24/7.

    Un dato interessante: secondo alcuni report, una campagna con un influencer virtuale può costare dai 5.000 ai 100.000 euro, a seconda della notorietà e del tipo di contenuto richiesto.

    👁‍🗨 Perché piacciono così tanto?
    Da influencer in carne e ossa, te lo dico: gli influencer virtuali sono affascinanti perché uniscono fantasia e controllo. Sono perfetti per i brand che vogliono innovare senza rischiare troppo. E poi, diciamocelo, hanno un’estetica curatissima, spesso più “instagrammabile” di molti profili reali.

    Ma funzionano anche perché sono credibili: i team che li gestiscono sanno come raccontare storie, creare empatia, lanciare messaggi. E questo, alla fine, è ciò che rende un profilo social efficace… sia che tu sia reale o virtuale.

    Minaccia o opportunità?
    All’inizio pensavo che fossero una minaccia per chi lavora con la propria immagine. Ora la vedo diversamente. I virtual influencer non stanno sostituendo noi esseri umani: stanno aprendo nuovi spazi creativi.

    Alcuni brand, ad esempio, chiedono di collaborare sia con influencer reali che con virtuali nella stessa campagna, creando esperienze ibride. E ci sono anche influencer umani che affiancano un proprio alter ego digitale, per esplorare mondi virtuali, giochi e metaversi.

    Gli influencer virtuali non sono più fantascienza: sono qui e fanno parte della nuova economia digitale. Non sono “meglio” o “peggio” degli umani, ma un nuovo strumento creativo nel panorama del marketing.

    Da influencer, credo che dobbiamo essere curiosi, aggiornati e pronti a evolvere. Chi lo sa, magari tra qualche mese anche io avrò il mio gemello virtuale per collaborare con brand nel metaverso!

    #InfluencerMarketing #VirtualInfluencer #Metaverso #BrandingDigitale #NFT #SocialMediaMarketing #FutureOfInfluence #3Ddesign #AIinfluencer #DigitalHuman #LilMiquela #FashionTech #ecommercefuture #ImpresaDigitale
    Influencer virtuali: cosa sono, chi li crea e come guadagnano Scritto da un'influencer per Impresa.biz Quando ho iniziato a lavorare come influencer, non avrei mai immaginato che un giorno mi sarei trovata a “competere” con colleghi… che non esistono. O almeno, non nel mondo fisico. Sto parlando degli influencer virtuali: personaggi digitali, creati in 3D, gestiti da team creativi o da agenzie di comunicazione, che stanno riscrivendo le regole del marketing sui social. In questo articolo voglio spiegarti cosa sono, chi c’è dietro questi avatar e soprattutto come fanno a guadagnare (spoiler: spesso molto più di noi in carne e ossa). 🤖 Cosa sono gli influencer virtuali? Gli influencer virtuali sono personaggi generati al computer, che vivono esclusivamente online. Possono avere un volto realistico o uno stile più cartoon, ma quello che li accomuna è che hanno una presenza social attiva: pubblicano post, promuovono brand, partecipano a campagne pubblicitarie… proprio come noi. Uno dei più famosi è Lil Miquela, un’“influencer” americana con oltre 2 milioni di follower su Instagram. È virtuale al 100%, ma il suo stile, la sua estetica e persino le sue “opinioni” sono curate da un team umano. 🎨 Chi crea gli influencer virtuali? Dietro a questi avatar non ci sono AI autonome (non ancora, almeno), ma veri e propri team di designer, sviluppatori, sceneggiatori e social media manager. È un lavoro multidisciplinare che unisce: -Modellazione 3D e animazione -Copywriting e storytelling -Gestione delle pubbliche relazioni digitali -Strategia marketing In pratica, un influencer virtuale è un personaggio di finzione… ma con un personal branding reale e studiato nei minimi dettagli. 💸 Come guadagnano gli influencer virtuali? Proprio come noi, gli avatar digitali fanno sponsorizzazioni, collaborazioni e product placement. I brand li ingaggiano per: -Campagne pubblicitarie sui social -Lancio di prodotti fashion, beauty o tech -Esperienze virtuali in eventi o metaversi -Video musicali, NFT, capsule collection Il vantaggio per i brand? Controllo totale. Un influencer virtuale non invecchia, non ha crisi reputazionali, non fa dichiarazioni scomode, e lavora 24/7. Un dato interessante: secondo alcuni report, una campagna con un influencer virtuale può costare dai 5.000 ai 100.000 euro, a seconda della notorietà e del tipo di contenuto richiesto. 👁‍🗨 Perché piacciono così tanto? Da influencer in carne e ossa, te lo dico: gli influencer virtuali sono affascinanti perché uniscono fantasia e controllo. Sono perfetti per i brand che vogliono innovare senza rischiare troppo. E poi, diciamocelo, hanno un’estetica curatissima, spesso più “instagrammabile” di molti profili reali. Ma funzionano anche perché sono credibili: i team che li gestiscono sanno come raccontare storie, creare empatia, lanciare messaggi. E questo, alla fine, è ciò che rende un profilo social efficace… sia che tu sia reale o virtuale. 📉 Minaccia o opportunità? All’inizio pensavo che fossero una minaccia per chi lavora con la propria immagine. Ora la vedo diversamente. I virtual influencer non stanno sostituendo noi esseri umani: stanno aprendo nuovi spazi creativi. Alcuni brand, ad esempio, chiedono di collaborare sia con influencer reali che con virtuali nella stessa campagna, creando esperienze ibride. E ci sono anche influencer umani che affiancano un proprio alter ego digitale, per esplorare mondi virtuali, giochi e metaversi. 🧭Gli influencer virtuali non sono più fantascienza: sono qui e fanno parte della nuova economia digitale. Non sono “meglio” o “peggio” degli umani, ma un nuovo strumento creativo nel panorama del marketing. Da influencer, credo che dobbiamo essere curiosi, aggiornati e pronti a evolvere. Chi lo sa, magari tra qualche mese anche io avrò il mio gemello virtuale per collaborare con brand nel metaverso! #InfluencerMarketing #VirtualInfluencer #Metaverso #BrandingDigitale #NFT #SocialMediaMarketing #FutureOfInfluence #3Ddesign #AIinfluencer #DigitalHuman #LilMiquela #FashionTech #ecommercefuture #ImpresaDigitale
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