• Calano i clienti? Tre strategie creative per invertire la tendenza

    In un mercato sempre più competitivo e instabile, anche le PMI più consolidate possono trovarsi ad affrontare momenti di rallentamento. Quando i clienti iniziano a diminuire, la tentazione di reagire con misure drastiche o puramente difensive è forte. Ma noi di Impresa.biz sappiamo che le crisi vanno affrontate con visione strategica, intelligenza e – soprattutto – creatività.

    Ecco tre strategie non convenzionali ma altamente efficaci per invertire la tendenza e tornare a crescere, senza snaturare l’identità della propria impresa.

    1. Ripensare il valore, non solo il prezzo
    Molte aziende reagiscono al calo dei clienti abbassando i prezzi. Ma il prezzo è solo una delle leve. Noi proponiamo di lavorare sul valore percepito: ciò che rende la nostra offerta unica, utile, desiderabile.
    Come? Potenziando il servizio, offrendo esperienze personalizzate, includendo contenuti ad alto valore (es. formazione, consulenza, accesso a community esclusive).
    Quando il valore è chiaro, il cliente torna. E lo fa con maggiore fedeltà.

    2. Cercare clienti fuori dal target abituale
    Se il nostro pubblico storico si sta riducendo o saturando, forse è il momento di esplorare nuovi segmenti.
    Noi aiutiamo le PMI a rileggere i propri prodotti o servizi in chiave trasversale: possono servire anche altri mercati? Altre generazioni? Altri usi?
    Con piccoli adattamenti (packaging, comunicazione, posizionamento), spesso si aprono nicchie che non avevamo considerato. E alcune diventano poi core business.

    3. Sfruttare il potere della collaborazione
    In tempi di contrazione, fare rete può fare la differenza.
    Noi promuoviamo approcci collaborativi: co-marketing con imprese affini, offerte congiunte, eventi condivisi, sinergie territoriali o di filiera.
    Un’alleanza ben costruita amplia la visibilità, riduce i costi di acquisizione cliente e trasmette al mercato un messaggio di solidità e apertura.

    La perdita di clienti è un segnale da ascoltare, non da temere.
    Con le giuste strategie, può diventare l’occasione per ripensare il proprio posizionamento, innovare il modello di offerta e rafforzare le relazioni.
    Noi di Impresa.biz siamo al fianco delle PMI per trasformare ogni calo in un nuovo slancio.

    #ImpresaBiz #CrescitaPMI #ClientiInCalo #StrategieDiMarketing #BusinessCreativo #InnovazionePMI #CustomerRetention #NuoviTarget #ValorePercepito #CollaborazioneTraImprese #CrisiComeOpportunità
    Calano i clienti? Tre strategie creative per invertire la tendenza In un mercato sempre più competitivo e instabile, anche le PMI più consolidate possono trovarsi ad affrontare momenti di rallentamento. Quando i clienti iniziano a diminuire, la tentazione di reagire con misure drastiche o puramente difensive è forte. Ma noi di Impresa.biz sappiamo che le crisi vanno affrontate con visione strategica, intelligenza e – soprattutto – creatività. Ecco tre strategie non convenzionali ma altamente efficaci per invertire la tendenza e tornare a crescere, senza snaturare l’identità della propria impresa. 1. Ripensare il valore, non solo il prezzo Molte aziende reagiscono al calo dei clienti abbassando i prezzi. Ma il prezzo è solo una delle leve. Noi proponiamo di lavorare sul valore percepito: ciò che rende la nostra offerta unica, utile, desiderabile. Come? Potenziando il servizio, offrendo esperienze personalizzate, includendo contenuti ad alto valore (es. formazione, consulenza, accesso a community esclusive). Quando il valore è chiaro, il cliente torna. E lo fa con maggiore fedeltà. 2. Cercare clienti fuori dal target abituale Se il nostro pubblico storico si sta riducendo o saturando, forse è il momento di esplorare nuovi segmenti. Noi aiutiamo le PMI a rileggere i propri prodotti o servizi in chiave trasversale: possono servire anche altri mercati? Altre generazioni? Altri usi? Con piccoli adattamenti (packaging, comunicazione, posizionamento), spesso si aprono nicchie che non avevamo considerato. E alcune diventano poi core business. 3. Sfruttare il potere della collaborazione In tempi di contrazione, fare rete può fare la differenza. Noi promuoviamo approcci collaborativi: co-marketing con imprese affini, offerte congiunte, eventi condivisi, sinergie territoriali o di filiera. Un’alleanza ben costruita amplia la visibilità, riduce i costi di acquisizione cliente e trasmette al mercato un messaggio di solidità e apertura. La perdita di clienti è un segnale da ascoltare, non da temere. Con le giuste strategie, può diventare l’occasione per ripensare il proprio posizionamento, innovare il modello di offerta e rafforzare le relazioni. Noi di Impresa.biz siamo al fianco delle PMI per trasformare ogni calo in un nuovo slancio. #ImpresaBiz #CrescitaPMI #ClientiInCalo #StrategieDiMarketing #BusinessCreativo #InnovazionePMI #CustomerRetention #NuoviTarget #ValorePercepito #CollaborazioneTraImprese #CrisiComeOpportunità
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  • Customer experience: il fattore che ha triplicato il tasso di riacquisto sul mio store

    Quando ho lanciato il mio e-commerce, come molti, pensavo che bastasse avere un buon prodotto e qualche campagna ben fatta per crescere.
    Poi ho iniziato ad analizzare un dato spesso trascurato: il tasso di riacquisto.

    Inizialmente era basso, sotto il 10%. Ma dopo una serie di interventi mirati sulla customer experience, quel numero è salito al 32%.
    Triplicato. Senza aumentare il traffico, senza cambiare prodotto, senza sconti aggressivi.
    Solo migliorando come facevo sentire il cliente.

    Ecco cosa ho fatto — e cosa consiglio a chiunque voglia costruire un e-commerce sostenibile, non solo in termini di vendite, ma di fedeltà.

    1. Ho migliorato il post-vendita (dove molti si fermano)
    Molti pensano che il lavoro finisca al momento del pagamento.
    Io ho fatto il contrario: l’esperienza vera inizia quando l’ordine è confermato.

    Ho automatizzato email di aggiornamento, reso più chiaro il tracking e inserito una pagina post-acquisto con video, consigli e tutorial.
    Risultato? Meno richieste di supporto, più coinvolgimento.

    2. Packaging e unboxing memorabile
    Ricevere il pacco è il primo contatto fisico con il brand.
    Ho investito in un packaging curato, messaggi personalizzati e dettagli coerenti con l’identità del mio store.
    L’effetto “wow” ha portato a più recensioni, più condivisioni social e — soprattutto — più clienti che tornano.

    3. Assistenza clienti veloce, empatica, umana
    Ho smesso di rispondere “in modo standard”. Ho formato chi gestisce l’assistenza (anche se è solo una persona!) a essere veloce, risolutivo ma anche umano.
    Le risposte firmate, i toni amichevoli e l’attenzione reale ai problemi hanno creato un rapporto di fiducia che spesso si trasforma in… un secondo ordine.

    4. Email marketing post-vendita intelligente
    Non parlo solo di newsletter: parlo di automation pensate per il cliente, non per il fatturato.
    Email con consigli d’uso, reminder per riordini, offerte su misura.
    Segmentare e personalizzare ha fatto aumentare l’apertura, il clic — e la conversione.

    5. Programma fedeltà semplice ma efficace
    Niente complicazioni. Solo un sistema chiaro: se compri, accumuli vantaggi.
    Ho dato priorità all’usabilità e alla trasparenza. Il cliente sa cosa ottiene e perché.
    E sa che il mio brand lo considera più di un numero.

    Una customer experience ben costruita non è un “nice to have”. È un acceleratore concreto di risultati.
    Il mio store è cresciuto non perché ho spinto di più, ma perché ho trattenuto meglio.
    E oggi il cliente abituale vale più di qualsiasi campagna di acquisizione.

    #customerexperience #ecommercegrowth #fedeltàcliente #retentionstrategy #riacquisto #packagingdesign #assistenzaclienti #impresadigitale #impresabiz
    Customer experience: il fattore che ha triplicato il tasso di riacquisto sul mio store Quando ho lanciato il mio e-commerce, come molti, pensavo che bastasse avere un buon prodotto e qualche campagna ben fatta per crescere. Poi ho iniziato ad analizzare un dato spesso trascurato: il tasso di riacquisto. Inizialmente era basso, sotto il 10%. Ma dopo una serie di interventi mirati sulla customer experience, quel numero è salito al 32%. Triplicato. Senza aumentare il traffico, senza cambiare prodotto, senza sconti aggressivi. Solo migliorando come facevo sentire il cliente. Ecco cosa ho fatto — e cosa consiglio a chiunque voglia costruire un e-commerce sostenibile, non solo in termini di vendite, ma di fedeltà. 1. Ho migliorato il post-vendita (dove molti si fermano) Molti pensano che il lavoro finisca al momento del pagamento. Io ho fatto il contrario: l’esperienza vera inizia quando l’ordine è confermato. Ho automatizzato email di aggiornamento, reso più chiaro il tracking e inserito una pagina post-acquisto con video, consigli e tutorial. Risultato? Meno richieste di supporto, più coinvolgimento. 2. Packaging e unboxing memorabile Ricevere il pacco è il primo contatto fisico con il brand. Ho investito in un packaging curato, messaggi personalizzati e dettagli coerenti con l’identità del mio store. L’effetto “wow” ha portato a più recensioni, più condivisioni social e — soprattutto — più clienti che tornano. 3. Assistenza clienti veloce, empatica, umana Ho smesso di rispondere “in modo standard”. Ho formato chi gestisce l’assistenza (anche se è solo una persona!) a essere veloce, risolutivo ma anche umano. Le risposte firmate, i toni amichevoli e l’attenzione reale ai problemi hanno creato un rapporto di fiducia che spesso si trasforma in… un secondo ordine. 4. Email marketing post-vendita intelligente Non parlo solo di newsletter: parlo di automation pensate per il cliente, non per il fatturato. Email con consigli d’uso, reminder per riordini, offerte su misura. Segmentare e personalizzare ha fatto aumentare l’apertura, il clic — e la conversione. 5. Programma fedeltà semplice ma efficace Niente complicazioni. Solo un sistema chiaro: se compri, accumuli vantaggi. Ho dato priorità all’usabilità e alla trasparenza. Il cliente sa cosa ottiene e perché. E sa che il mio brand lo considera più di un numero. Una customer experience ben costruita non è un “nice to have”. È un acceleratore concreto di risultati. Il mio store è cresciuto non perché ho spinto di più, ma perché ho trattenuto meglio. E oggi il cliente abituale vale più di qualsiasi campagna di acquisizione. #customerexperience #ecommercegrowth #fedeltàcliente #retentionstrategy #riacquisto #packagingdesign #assistenzaclienti #impresadigitale #impresabiz
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  • Analytics per influencer: come leggo i dati per prendere decisioni di business

    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito presto che i numeri non sono solo freddi dati da guardare, ma strumenti potenti per guidare le scelte di business. Imparare a leggere e interpretare le analytics è stato fondamentale per crescere in modo consapevole, migliorare i contenuti e costruire collaborazioni di valore con i brand.

    Oggi ti racconto come approccio i dati e quali metriche seguo per prendere decisioni concrete.

    1. Non guardo solo i follower, ma la qualità dell’engagement
    I follower sono un indicatore di dimensione, ma il valore reale sta nell’engagement: commenti, condivisioni, salvataggi, messaggi diretti.
    Un alto tasso di engagement indica una community attiva e interessata, pronta a interagire con i contenuti e più incline a seguire consigli o offerte.

    2. Studio le performance per tipo di contenuto
    Non tutti i contenuti funzionano allo stesso modo: video, caroselli, storie o post statici hanno impatti diversi su pubblico e algoritmo.
    Analizzo quali formati generano più coinvolgimento e porto avanti quelli che funzionano, mentre rivedo o scarto quelli che hanno risultati scarsi.

    3. Monitoro il tempo di visualizzazione e la retention
    Per i video è fondamentale capire se chi guarda resta fino alla fine o scorre via subito.
    Un alto tasso di retention significa che il contenuto è rilevante e ben fatto, mentre un calo precoce indica che devo migliorare l’hook o la struttura.

    4. Valuto la crescita dei follower con attenzione
    La crescita organica è positiva, ma serve capire da dove arrivano i nuovi follower: campagne specifiche, hashtag, collaborazioni?
    Così posso replicare ciò che funziona e pianificare le prossime mosse in modo strategico.

    5. Uso i dati per ottimizzare le partnership
    Quando collaboro con un brand, fornisco report chiari e dettagliati con dati di performance.
    Questo rafforza la fiducia e apre la strada a nuove collaborazioni, perché dimostra professionalità e attenzione ai risultati.

    Leggere le analytics non è solo guardare numeri, ma interpretare segnali per migliorare, crescere e fare scelte di business intelligenti.
    Ti consiglio di impostare un’abitudine regolare di analisi dati e di usare gli insight per ottimizzare ogni aspetto della tua attività da influencer.

    #analytics #influencermarketing #datadriven #businessdigitale #personalbranding #socialmediaanalysis #contentstrategy #impresadigitale #impresabiz
    Analytics per influencer: come leggo i dati per prendere decisioni di business Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito presto che i numeri non sono solo freddi dati da guardare, ma strumenti potenti per guidare le scelte di business. Imparare a leggere e interpretare le analytics è stato fondamentale per crescere in modo consapevole, migliorare i contenuti e costruire collaborazioni di valore con i brand. Oggi ti racconto come approccio i dati e quali metriche seguo per prendere decisioni concrete. 1. Non guardo solo i follower, ma la qualità dell’engagement I follower sono un indicatore di dimensione, ma il valore reale sta nell’engagement: commenti, condivisioni, salvataggi, messaggi diretti. Un alto tasso di engagement indica una community attiva e interessata, pronta a interagire con i contenuti e più incline a seguire consigli o offerte. 2. Studio le performance per tipo di contenuto Non tutti i contenuti funzionano allo stesso modo: video, caroselli, storie o post statici hanno impatti diversi su pubblico e algoritmo. Analizzo quali formati generano più coinvolgimento e porto avanti quelli che funzionano, mentre rivedo o scarto quelli che hanno risultati scarsi. 3. Monitoro il tempo di visualizzazione e la retention Per i video è fondamentale capire se chi guarda resta fino alla fine o scorre via subito. Un alto tasso di retention significa che il contenuto è rilevante e ben fatto, mentre un calo precoce indica che devo migliorare l’hook o la struttura. 4. Valuto la crescita dei follower con attenzione La crescita organica è positiva, ma serve capire da dove arrivano i nuovi follower: campagne specifiche, hashtag, collaborazioni? Così posso replicare ciò che funziona e pianificare le prossime mosse in modo strategico. 5. Uso i dati per ottimizzare le partnership Quando collaboro con un brand, fornisco report chiari e dettagliati con dati di performance. Questo rafforza la fiducia e apre la strada a nuove collaborazioni, perché dimostra professionalità e attenzione ai risultati. Leggere le analytics non è solo guardare numeri, ma interpretare segnali per migliorare, crescere e fare scelte di business intelligenti. Ti consiglio di impostare un’abitudine regolare di analisi dati e di usare gli insight per ottimizzare ogni aspetto della tua attività da influencer. #analytics #influencermarketing #datadriven #businessdigitale #personalbranding #socialmediaanalysis #contentstrategy #impresadigitale #impresabiz
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  • 5 lezioni di business che ho imparato gestendo la mia carriera da influencer

    Quando ho iniziato il mio percorso da influencer, non avevo la minima idea che un giorno avrei parlato di “strategia”, “scalabilità” o “margini operativi”. Eppure, nel tempo, la mia attività online si è trasformata da semplice passione a impresa vera e propria, con contratti, budget, team e obiettivi chiari.

    Gestire la mia carriera come influencer non è stato solo un esercizio creativo: è stata (ed è tuttora) una palestra di business a tutti gli effetti. Ecco le 5 lezioni più importanti che ho imparato lungo il cammino.

    1. Il personal brand è un asset, non un’estensione della personalità
    All’inizio pubblicavo ciò che mi piaceva, quando ne avevo voglia. Poi ho capito: non stavo solo comunicando “me stessa”, stavo costruendo un brand. Ogni contenuto doveva avere un messaggio coerente, una voce riconoscibile, una missione chiara. Ho imparato a vedere il mio nome come un asset da valorizzare, proteggere e differenziare.

    2. L’autenticità vende, ma va pianificata
    Essere autentici non significa essere improvvisati. Ho imparato che l’empatia e la trasparenza creano connessioni vere con il pubblico, ma queste emozioni vanno tradotte in storytelling strategico. Ogni post, ogni video, ogni collaborazione è pensata per rafforzare una relazione di fiducia nel tempo.

    3. La monetizzazione è una leva, non un obiettivo
    Chi inizia pensando solo a “guadagnare con i social” spesso si perde per strada. Io ho capito che il denaro arriva come conseguenza di un valore reale offerto. Ho diversificato le fonti di reddito (sponsorizzazioni, corsi, affiliate marketing, eventi) partendo sempre da una domanda: “Cosa posso offrire che faccia davvero la differenza per chi mi segue?”.

    4. Delegare non è una debolezza, è una strategia
    Per troppo tempo ho fatto tutto da sola: contenuti, email, trattative, analisi. Il burnout era dietro l’angolo. Quando ho iniziato a delegare (grafica, contabilità, management), ho visto crescere la qualità del mio lavoro e del mio tempo. Oggi gestisco la mia attività come un’impresa, con figure chiave al mio fianco.

    5. I numeri contano, ma solo se sai leggerli
    Followers, views, like: metriche visibili ma spesso fuorvianti. Le vere metriche di business sono altre: tasso di conversione, retention, ROI delle campagne, crescita del database. Ho imparato a usare gli analytics per prendere decisioni, non per alimentare l’ego.

    Essere influencer oggi è molto più che “stare sui social”. È un mestiere complesso, dinamico, imprenditoriale. E ogni giorno mi ricorda una cosa: il successo non si misura solo in visibilità, ma in valore generato, per sé e per gli altri.

    #personalbranding #businesslessons #influencermarketing #digitalstrategy #impresadigitale #carriera #creatori #socialmedia #startupmindset #impresabiz
    5 lezioni di business che ho imparato gestendo la mia carriera da influencer Quando ho iniziato il mio percorso da influencer, non avevo la minima idea che un giorno avrei parlato di “strategia”, “scalabilità” o “margini operativi”. Eppure, nel tempo, la mia attività online si è trasformata da semplice passione a impresa vera e propria, con contratti, budget, team e obiettivi chiari. Gestire la mia carriera come influencer non è stato solo un esercizio creativo: è stata (ed è tuttora) una palestra di business a tutti gli effetti. Ecco le 5 lezioni più importanti che ho imparato lungo il cammino. 1. Il personal brand è un asset, non un’estensione della personalità All’inizio pubblicavo ciò che mi piaceva, quando ne avevo voglia. Poi ho capito: non stavo solo comunicando “me stessa”, stavo costruendo un brand. Ogni contenuto doveva avere un messaggio coerente, una voce riconoscibile, una missione chiara. Ho imparato a vedere il mio nome come un asset da valorizzare, proteggere e differenziare. 2. L’autenticità vende, ma va pianificata Essere autentici non significa essere improvvisati. Ho imparato che l’empatia e la trasparenza creano connessioni vere con il pubblico, ma queste emozioni vanno tradotte in storytelling strategico. Ogni post, ogni video, ogni collaborazione è pensata per rafforzare una relazione di fiducia nel tempo. 3. La monetizzazione è una leva, non un obiettivo Chi inizia pensando solo a “guadagnare con i social” spesso si perde per strada. Io ho capito che il denaro arriva come conseguenza di un valore reale offerto. Ho diversificato le fonti di reddito (sponsorizzazioni, corsi, affiliate marketing, eventi) partendo sempre da una domanda: “Cosa posso offrire che faccia davvero la differenza per chi mi segue?”. 4. Delegare non è una debolezza, è una strategia Per troppo tempo ho fatto tutto da sola: contenuti, email, trattative, analisi. Il burnout era dietro l’angolo. Quando ho iniziato a delegare (grafica, contabilità, management), ho visto crescere la qualità del mio lavoro e del mio tempo. Oggi gestisco la mia attività come un’impresa, con figure chiave al mio fianco. 5. I numeri contano, ma solo se sai leggerli Followers, views, like: metriche visibili ma spesso fuorvianti. Le vere metriche di business sono altre: tasso di conversione, retention, ROI delle campagne, crescita del database. Ho imparato a usare gli analytics per prendere decisioni, non per alimentare l’ego. Essere influencer oggi è molto più che “stare sui social”. È un mestiere complesso, dinamico, imprenditoriale. E ogni giorno mi ricorda una cosa: il successo non si misura solo in visibilità, ma in valore generato, per sé e per gli altri. #personalbranding #businesslessons #influencermarketing #digitalstrategy #impresadigitale #carriera #creatori #socialmedia #startupmindset #impresabiz
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  • Le metriche fondamentali da monitorare per un e-commerce di successo
    (I numeri chiave che ogni operatore deve conoscere e tenere d’occhio)

    Ciao!
    Gestire un e-commerce significa prendere decisioni quotidiane basate su dati concreti. Ma quali sono le metriche davvero importanti per capire se il tuo negozio online sta andando nella direzione giusta?

    Te le spiego in modo semplice, così puoi iniziare a monitorarle subito.

    1. Traffico al sito (Visitors)
    Quanti visitatori arrivano sul tuo sito?
    È il primo indicatore di visibilità e interesse. Puoi segmentarlo in:
    -Traffico organico (da Google e motori di ricerca)
    -Traffico a pagamento (campagne pubblicitarie)
    -Traffico diretto (chi conosce già il brand)
    -Traffico social

    2. Tasso di conversione (Conversion Rate)
    Quanti visitatori effettivamente comprano?
    Si calcola così:

    (Numero di acquisti / Numero di visitatori) × 100

    Un tasso di conversione medio per e-commerce si aggira intorno al 2-3%, ma tutto dipende dal settore e dalla qualità del traffico.

    3. Valore medio dell’ordine (Average Order Value - AOV)
    Quanto spende in media un cliente ogni volta che acquista?
    Conoscere l’AOV ti aiuta a capire il potenziale di guadagno per cliente e a valutare strategie come upselling o bundle.

    4. Tasso di abbandono del carrello (Cart Abandonment Rate)
    Quanti clienti aggiungono prodotti al carrello ma non completano l’acquisto?
    Un tasso alto (oltre il 60-70%) indica problemi nel processo di checkout o distrazioni.

    5. Tasso di ritorno clienti (Customer Retention Rate)
    Quanti clienti tornano ad acquistare?
    Fidelizzare è più conveniente che acquisire sempre nuovi clienti.

    6. Costo di acquisizione cliente (Customer Acquisition Cost - CAC)
    Quanto spendi per acquisire un nuovo cliente?
    Dividi il budget marketing per il numero di clienti acquisiti in un periodo.

    7. Margine di profitto
    Non basta vendere tanto: devi sapere quanto ti rimane dopo i costi (prodotti, spedizioni, marketing, tasse).

    8. Tempo medio sul sito e pagine visitate
    Misurano l’interesse e l’esperienza utente: più tempo e pagine viste significano coinvolgimento.

    Monitorare queste metriche ti permette di intervenire tempestivamente, ottimizzare investimenti e migliorare la customer experience.
    Usa strumenti come Google Analytics, la dashboard della tua piattaforma e-commerce o software dedicati per tenere tutto sotto controllo.

    Se vuoi, posso aiutarti a configurare un cruscotto personalizzato o interpretare i dati per migliorare le performance. Scrivimi!

    #EcommerceMetrics #DataDriven #VenditeOnline #ImpresaBiz #AnalisiDati #CrescitaEcommerce
    Le metriche fondamentali da monitorare per un e-commerce di successo (I numeri chiave che ogni operatore deve conoscere e tenere d’occhio) Ciao! Gestire un e-commerce significa prendere decisioni quotidiane basate su dati concreti. Ma quali sono le metriche davvero importanti per capire se il tuo negozio online sta andando nella direzione giusta? Te le spiego in modo semplice, così puoi iniziare a monitorarle subito. 1. Traffico al sito (Visitors) Quanti visitatori arrivano sul tuo sito? È il primo indicatore di visibilità e interesse. Puoi segmentarlo in: -Traffico organico (da Google e motori di ricerca) -Traffico a pagamento (campagne pubblicitarie) -Traffico diretto (chi conosce già il brand) -Traffico social 2. Tasso di conversione (Conversion Rate) Quanti visitatori effettivamente comprano? Si calcola così: (Numero di acquisti / Numero di visitatori) × 100 Un tasso di conversione medio per e-commerce si aggira intorno al 2-3%, ma tutto dipende dal settore e dalla qualità del traffico. 3. Valore medio dell’ordine (Average Order Value - AOV) Quanto spende in media un cliente ogni volta che acquista? Conoscere l’AOV ti aiuta a capire il potenziale di guadagno per cliente e a valutare strategie come upselling o bundle. 4. Tasso di abbandono del carrello (Cart Abandonment Rate) Quanti clienti aggiungono prodotti al carrello ma non completano l’acquisto? Un tasso alto (oltre il 60-70%) indica problemi nel processo di checkout o distrazioni. 5. Tasso di ritorno clienti (Customer Retention Rate) Quanti clienti tornano ad acquistare? Fidelizzare è più conveniente che acquisire sempre nuovi clienti. 6. Costo di acquisizione cliente (Customer Acquisition Cost - CAC) Quanto spendi per acquisire un nuovo cliente? Dividi il budget marketing per il numero di clienti acquisiti in un periodo. 7. Margine di profitto Non basta vendere tanto: devi sapere quanto ti rimane dopo i costi (prodotti, spedizioni, marketing, tasse). 8. Tempo medio sul sito e pagine visitate Misurano l’interesse e l’esperienza utente: più tempo e pagine viste significano coinvolgimento. Monitorare queste metriche ti permette di intervenire tempestivamente, ottimizzare investimenti e migliorare la customer experience. Usa strumenti come Google Analytics, la dashboard della tua piattaforma e-commerce o software dedicati per tenere tutto sotto controllo. Se vuoi, posso aiutarti a configurare un cruscotto personalizzato o interpretare i dati per migliorare le performance. Scrivimi! #EcommerceMetrics #DataDriven #VenditeOnline #ImpresaBiz #AnalisiDati #CrescitaEcommerce
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  • Programmi fedeltà per e-commerce: idee che funzionano davvero

    Nel corso della mia esperienza con l’e-commerce, ho capito che acquisire nuovi clienti è importante, ma mantenere quelli esistenti è fondamentale per costruire un business solido e sostenibile. Per questo motivo, ho deciso di implementare un programma fedeltà efficace, e voglio condividere con te alcune idee che davvero funzionano.

    1. Punti accumulabili per ogni acquisto
    Il metodo più classico e apprezzato è attribuire punti per ogni euro speso. I clienti possono poi riscattarli con sconti, prodotti gratuiti o servizi esclusivi. Questo crea un incentivo a tornare e spendere di più.

    2. Livelli di membership con vantaggi crescenti
    Ho creato diversi livelli nel programma fedeltà (bronzo, argento, oro) che si raggiungono accumulando punti o acquistando in un certo periodo. Ogni livello offre benefit maggiori, come spedizioni gratuite, anteprime di prodotti o accesso a promozioni esclusive.

    3. Ricompense per azioni non di acquisto
    Oltre agli acquisti, ho premiato i clienti che lasciano recensioni, condividono i prodotti sui social o invitano amici. Queste azioni aumentano l’engagement e la visibilità, rafforzando il rapporto con il brand.

    4. Offerte personalizzate basate sui dati
    Grazie ai dati raccolti, invio offerte personalizzate su prodotti di interesse o sconti mirati per riattivare clienti inattivi. Questo tipo di comunicazione aumenta molto l’efficacia rispetto a promozioni generiche.

    5. Programmi esclusivi per clienti VIP
    Per i clienti più fedeli ho creato un programma VIP con accesso anticipato a nuove collezioni, eventi speciali o assistenza dedicata. Questo rafforza il senso di appartenenza e fa sentire i clienti valorizzati.

    Implementare un programma fedeltà non è solo una strategia per aumentare le vendite, ma un modo per costruire relazioni durature con i clienti. La chiave sta nel creare un sistema semplice, trasparente e che offra un reale valore. Se vuoi, posso aiutarti a progettare un programma fedeltà su misura per il tuo e-commerce.

    #ProgrammiFedeltà #Ecommerce #CustomerLoyalty #MarketingDigitale #FidelizzazioneClienti #VenditeOnline #BusinessOnline #CustomerEngagement #ImpresaDigitale #RetentionStrategy

    Programmi fedeltà per e-commerce: idee che funzionano davvero Nel corso della mia esperienza con l’e-commerce, ho capito che acquisire nuovi clienti è importante, ma mantenere quelli esistenti è fondamentale per costruire un business solido e sostenibile. Per questo motivo, ho deciso di implementare un programma fedeltà efficace, e voglio condividere con te alcune idee che davvero funzionano. 1. Punti accumulabili per ogni acquisto Il metodo più classico e apprezzato è attribuire punti per ogni euro speso. I clienti possono poi riscattarli con sconti, prodotti gratuiti o servizi esclusivi. Questo crea un incentivo a tornare e spendere di più. 2. Livelli di membership con vantaggi crescenti Ho creato diversi livelli nel programma fedeltà (bronzo, argento, oro) che si raggiungono accumulando punti o acquistando in un certo periodo. Ogni livello offre benefit maggiori, come spedizioni gratuite, anteprime di prodotti o accesso a promozioni esclusive. 3. Ricompense per azioni non di acquisto Oltre agli acquisti, ho premiato i clienti che lasciano recensioni, condividono i prodotti sui social o invitano amici. Queste azioni aumentano l’engagement e la visibilità, rafforzando il rapporto con il brand. 4. Offerte personalizzate basate sui dati Grazie ai dati raccolti, invio offerte personalizzate su prodotti di interesse o sconti mirati per riattivare clienti inattivi. Questo tipo di comunicazione aumenta molto l’efficacia rispetto a promozioni generiche. 5. Programmi esclusivi per clienti VIP Per i clienti più fedeli ho creato un programma VIP con accesso anticipato a nuove collezioni, eventi speciali o assistenza dedicata. Questo rafforza il senso di appartenenza e fa sentire i clienti valorizzati. Implementare un programma fedeltà non è solo una strategia per aumentare le vendite, ma un modo per costruire relazioni durature con i clienti. La chiave sta nel creare un sistema semplice, trasparente e che offra un reale valore. Se vuoi, posso aiutarti a progettare un programma fedeltà su misura per il tuo e-commerce. #ProgrammiFedeltà #Ecommerce #CustomerLoyalty #MarketingDigitale #FidelizzazioneClienti #VenditeOnline #BusinessOnline #CustomerEngagement #ImpresaDigitale #RetentionStrategy
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  • Come sto affrontando il cambiamento nelle abitudini d’acquisto post-2024
    Nel mio lavoro di operatore e-commerce, una cosa è certa: il cliente di oggi non è più quello di ieri. Soprattutto dopo il 2024, ho notato cambiamenti chiari, a volte anche drastici, nel modo in cui le persone acquistano. Non solo cosa comprano, ma come, quando e perché lo fanno.

    Il punto è che non ci si può permettere di ignorare questi segnali. Se sei fermo, sei fuori. E allora ho iniziato a fare quello che ogni e-commerce dovrebbe fare in questi momenti: ascoltare, analizzare e adattarsi.

    1. Le persone comprano meno… ma meglio
    Una delle tendenze che ho notato è questa: si compra di meno, ma si pretende di più. Il cliente è più selettivo, più attento. Si informa, confronta, cerca valore. Per questo ho lavorato per mettere in evidenza la qualità reale dei prodotti, raccontando meglio cosa c’è dietro: materiali, provenienza, vantaggi pratici.

    2. Il “quando” è diventato più imprevedibile
    Una volta avevo picchi chiari: lunedì mattina, giovedì sera, weekend. Ora è molto più sparso, frammentato. Colpa (o merito) dei nuovi ritmi di vita post-smart working e della saturazione dell’online. Ho ripensato la programmazione delle campagne, con ADS dinamici che si adattano in tempo reale, e offerte flash in orari meno “tradizionali”.

    3. Sempre più mobile, ma anche più diffidenza
    Il traffico da mobile è aumentato ancora, ma con una conversione più lenta. Il motivo? Le persone navigano da smartphone, ma spesso finalizzano da desktop o non finalizzano affatto. Per questo ho lavorato per snellire al massimo la UX da mobile, rendendo il processo d’acquisto più fluido e rassicurante. Meno click, più fiducia.

    4. Cresce la ricerca di autenticità
    Post-2024, ho visto un aumento netto dell’attenzione verso trasparenza e umanità. Le persone vogliono sapere chi c’è dietro il brand, vogliono un tono più diretto, meno patinato. Ho smesso di comunicare “come un’azienda” e ho iniziato a parlare come una persona reale, anche nelle newsletter e nei social.

    5. La fidelizzazione vale più dell’acquisizione
    Acquisire un nuovo cliente costa sempre di più, soprattutto dopo i cambiamenti sugli algoritmi e le policy di tracciamento. Ecco perché ho puntato forte su community, retention e relazioni. Programmi fedeltà, sondaggi post-acquisto, follow-up con contenuti utili. Non solo per vendere di nuovo, ma per restare nella mente del cliente.

    Il cambiamento è inevitabile. Ma può essere un’opportunità, se lo affronti con gli occhi aperti e la mente flessibile. Io non ho tutte le risposte, ma ho imparato che adattarsi velocemente è meglio che inseguire la perfezione. E soprattutto, che ascoltare il cliente – oggi più che mai – è l’unica vera strategia che non passa mai di moda.

    #ecommerce2025 #abitudinidacquisto #strategiedigitali #postpandemia #vendereonline #mobileux #fidelizzazioneclienti #acquisizionevsretention #esperienzautente #impresabiz
    Come sto affrontando il cambiamento nelle abitudini d’acquisto post-2024 Nel mio lavoro di operatore e-commerce, una cosa è certa: il cliente di oggi non è più quello di ieri. Soprattutto dopo il 2024, ho notato cambiamenti chiari, a volte anche drastici, nel modo in cui le persone acquistano. Non solo cosa comprano, ma come, quando e perché lo fanno. Il punto è che non ci si può permettere di ignorare questi segnali. Se sei fermo, sei fuori. E allora ho iniziato a fare quello che ogni e-commerce dovrebbe fare in questi momenti: ascoltare, analizzare e adattarsi. 1. Le persone comprano meno… ma meglio Una delle tendenze che ho notato è questa: si compra di meno, ma si pretende di più. Il cliente è più selettivo, più attento. Si informa, confronta, cerca valore. Per questo ho lavorato per mettere in evidenza la qualità reale dei prodotti, raccontando meglio cosa c’è dietro: materiali, provenienza, vantaggi pratici. 2. Il “quando” è diventato più imprevedibile Una volta avevo picchi chiari: lunedì mattina, giovedì sera, weekend. Ora è molto più sparso, frammentato. Colpa (o merito) dei nuovi ritmi di vita post-smart working e della saturazione dell’online. Ho ripensato la programmazione delle campagne, con ADS dinamici che si adattano in tempo reale, e offerte flash in orari meno “tradizionali”. 3. Sempre più mobile, ma anche più diffidenza Il traffico da mobile è aumentato ancora, ma con una conversione più lenta. Il motivo? Le persone navigano da smartphone, ma spesso finalizzano da desktop o non finalizzano affatto. Per questo ho lavorato per snellire al massimo la UX da mobile, rendendo il processo d’acquisto più fluido e rassicurante. Meno click, più fiducia. 4. Cresce la ricerca di autenticità Post-2024, ho visto un aumento netto dell’attenzione verso trasparenza e umanità. Le persone vogliono sapere chi c’è dietro il brand, vogliono un tono più diretto, meno patinato. Ho smesso di comunicare “come un’azienda” e ho iniziato a parlare come una persona reale, anche nelle newsletter e nei social. 5. La fidelizzazione vale più dell’acquisizione Acquisire un nuovo cliente costa sempre di più, soprattutto dopo i cambiamenti sugli algoritmi e le policy di tracciamento. Ecco perché ho puntato forte su community, retention e relazioni. Programmi fedeltà, sondaggi post-acquisto, follow-up con contenuti utili. Non solo per vendere di nuovo, ma per restare nella mente del cliente. Il cambiamento è inevitabile. Ma può essere un’opportunità, se lo affronti con gli occhi aperti e la mente flessibile. Io non ho tutte le risposte, ma ho imparato che adattarsi velocemente è meglio che inseguire la perfezione. E soprattutto, che ascoltare il cliente – oggi più che mai – è l’unica vera strategia che non passa mai di moda. #ecommerce2025 #abitudinidacquisto #strategiedigitali #postpandemia #vendereonline #mobileux #fidelizzazioneclienti #acquisizionevsretention #esperienzautente #impresabiz
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  • Employer branding: costruire una reputazione da sogno per la tua azienda

    Noi di impresa.biz siamo convinti che oggi più che mai, il successo di un’azienda passi anche dalla sua capacità di attrarre, motivare e trattenere i migliori talenti. In questo senso, l’employer branding si conferma uno strumento strategico fondamentale per costruire una reputazione aziendale solida e attrattiva.

    Cos’è l’employer branding e perché conta
    L’employer branding rappresenta l’insieme delle attività e delle strategie volte a definire e comunicare l’identità dell’azienda come datore di lavoro. Non si tratta solo di offrire benefit o condizioni contrattuali vantaggiose, ma di creare una cultura aziendale forte, autentica e riconosciuta, che risuoni positivamente sia internamente sia all’esterno.

    I vantaggi di una buona reputazione come datore di lavoro
    -Attrazione di talenti qualificati: Un employer brand forte attrae professionisti motivati e competenti, riducendo tempi e costi di selezione.
    -Maggiore retention: I dipendenti si sentono più coinvolti e fedeli, diminuendo il turnover e i costi associati.
    -Aumento della produttività: Un ambiente di lavoro positivo e riconosciuto migliora la motivazione e l’efficienza.
    -Valore percepito dai clienti: Una reputazione solida come datore di lavoro può rafforzare anche la brand reputation verso il mercato.

    Come costruire un employer branding efficace
    1. Definire la proposta di valore per i dipendenti (EVP)
    Analizziamo insieme cosa rende unica la vostra azienda come luogo di lavoro e quali valori volete trasmettere.

    2. Comunicare con trasparenza e autenticità
    La reputazione si costruisce con messaggi coerenti, supportati da azioni concrete e testimonianze reali.

    3. Investire nella cultura aziendale
    Favoriamo un ambiente inclusivo, collaborativo e orientato allo sviluppo personale e professionale.

    4. Sfruttare i canali digitali e social
    Utilizziamo i social media, il sito aziendale e piattaforme come LinkedIn per raccontare storie di successo, iniziative e valori.

    5. Coinvolgere i dipendenti come ambasciatori
    I collaboratori soddisfatti diventano i migliori promotori dell’azienda, aumentando la credibilità del messaggio.

    L’importanza della misurazione
    Monitorare la percezione del brand come datore di lavoro, tramite survey interne, recensioni su piattaforme esterne e feedback, ci aiuta a calibrare le strategie e a migliorare continuamente.

    Noi di impresa.biz riteniamo che costruire un employer branding solido e autentico sia una leva imprescindibile per attrarre talenti, migliorare il clima aziendale e sostenere la crescita a lungo termine.

    #EmployerBranding #HRStrategy #TalentAttraction #CulturaAziendale #ImpresaBiz

    Impresa.biz è a disposizione per accompagnare le imprese nella definizione e implementazione di strategie efficaci di employer branding. Vuoi scoprire come rendere la tua azienda il luogo di lavoro ideale? Contattaci.

    Employer branding: costruire una reputazione da sogno per la tua azienda Noi di impresa.biz siamo convinti che oggi più che mai, il successo di un’azienda passi anche dalla sua capacità di attrarre, motivare e trattenere i migliori talenti. In questo senso, l’employer branding si conferma uno strumento strategico fondamentale per costruire una reputazione aziendale solida e attrattiva. Cos’è l’employer branding e perché conta L’employer branding rappresenta l’insieme delle attività e delle strategie volte a definire e comunicare l’identità dell’azienda come datore di lavoro. Non si tratta solo di offrire benefit o condizioni contrattuali vantaggiose, ma di creare una cultura aziendale forte, autentica e riconosciuta, che risuoni positivamente sia internamente sia all’esterno. I vantaggi di una buona reputazione come datore di lavoro -Attrazione di talenti qualificati: Un employer brand forte attrae professionisti motivati e competenti, riducendo tempi e costi di selezione. -Maggiore retention: I dipendenti si sentono più coinvolti e fedeli, diminuendo il turnover e i costi associati. -Aumento della produttività: Un ambiente di lavoro positivo e riconosciuto migliora la motivazione e l’efficienza. -Valore percepito dai clienti: Una reputazione solida come datore di lavoro può rafforzare anche la brand reputation verso il mercato. Come costruire un employer branding efficace 1. Definire la proposta di valore per i dipendenti (EVP) Analizziamo insieme cosa rende unica la vostra azienda come luogo di lavoro e quali valori volete trasmettere. 2. Comunicare con trasparenza e autenticità La reputazione si costruisce con messaggi coerenti, supportati da azioni concrete e testimonianze reali. 3. Investire nella cultura aziendale Favoriamo un ambiente inclusivo, collaborativo e orientato allo sviluppo personale e professionale. 4. Sfruttare i canali digitali e social Utilizziamo i social media, il sito aziendale e piattaforme come LinkedIn per raccontare storie di successo, iniziative e valori. 5. Coinvolgere i dipendenti come ambasciatori I collaboratori soddisfatti diventano i migliori promotori dell’azienda, aumentando la credibilità del messaggio. L’importanza della misurazione Monitorare la percezione del brand come datore di lavoro, tramite survey interne, recensioni su piattaforme esterne e feedback, ci aiuta a calibrare le strategie e a migliorare continuamente. Noi di impresa.biz riteniamo che costruire un employer branding solido e autentico sia una leva imprescindibile per attrarre talenti, migliorare il clima aziendale e sostenere la crescita a lungo termine. #EmployerBranding #HRStrategy #TalentAttraction #CulturaAziendale #ImpresaBiz Impresa.biz è a disposizione per accompagnare le imprese nella definizione e implementazione di strategie efficaci di employer branding. Vuoi scoprire come rendere la tua azienda il luogo di lavoro ideale? Contattaci.
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  • Gestione degli imprevisti: come rispondere rapidamente a errori, ritardi e problemi tecnici

    Nel mondo dell’e-commerce, gli imprevisti non mancano mai: errori negli ordini, ritardi nelle spedizioni, problemi tecnici con il sito... All’inizio pensavo che bastasse “risolvere al volo” e tutto sarebbe tornato alla normalità. In realtà, ho imparato che la rapidità e la trasparenza nella gestione delle crisi fanno la vera differenza tra un cliente soddisfatto e uno perso per sempre.

    Ecco come ho strutturato il mio approccio per rispondere efficacemente a ogni tipo di imprevisto, mantenendo la fiducia dei clienti e salvaguardando la reputazione del mio brand.

    1. Monitoraggio costante e individuazione rapida
    Il primo passo è tenere sotto controllo ogni fase del processo: dallo stock, alla preparazione degli ordini, fino alle spedizioni e alla piattaforma online.
    Uso dashboard e alert per essere subito informata se qualcosa va storto e intervenire senza perdere tempo.

    2. Comunicazione trasparente e tempestiva
    Quando si verifica un problema, non nascondo mai l’errore. Contatto immediatamente il cliente interessato, spiegando chiaramente cosa è successo e quali passi sto mettendo in atto per risolvere la situazione.
    La sincerità genera empatia e riduce il rischio di recensioni negative.

    3. Soluzioni rapide e concrete
    Avere un piano d’azione pronto è fondamentale. Che si tratti di un reso veloce, di un rimborso parziale, o di un reinvio della merce, agisco prontamente per rimediare, senza far sentire il cliente “abbandonato”.

    4. Apprendimento e prevenzione
    Ogni imprevisto è anche un’opportunità per migliorare. Analizzo le cause, aggiorno i processi e, se serve, coinvolgo il team per evitare che lo stesso problema si ripeta.

    5. Formazione del team
    Tutti i membri del mio team sono preparati a gestire situazioni critiche, sanno come comunicare con i clienti e quali passi seguire, così da rispondere in modo coordinato e professionale.

    Trasformare gli imprevisti in opportunità di crescita
    Ho imparato che in e-commerce non esistono errori “accettabili”, ma esiste un modo per gestirli al meglio e trasformarli in occasioni di miglioramento e fidelizzazione.
    Essere pronti a rispondere rapidamente e con trasparenza ha rafforzato la mia relazione con i clienti e dato solidità al mio business.

    #ecommerce #gestioneimprevisti #customerservice #retention #digitalbusiness #imprenditoria #impresaBiz #vendereonline #comunicazionetrasparente
    Gestione degli imprevisti: come rispondere rapidamente a errori, ritardi e problemi tecnici Nel mondo dell’e-commerce, gli imprevisti non mancano mai: errori negli ordini, ritardi nelle spedizioni, problemi tecnici con il sito... All’inizio pensavo che bastasse “risolvere al volo” e tutto sarebbe tornato alla normalità. In realtà, ho imparato che la rapidità e la trasparenza nella gestione delle crisi fanno la vera differenza tra un cliente soddisfatto e uno perso per sempre. Ecco come ho strutturato il mio approccio per rispondere efficacemente a ogni tipo di imprevisto, mantenendo la fiducia dei clienti e salvaguardando la reputazione del mio brand. 1. Monitoraggio costante e individuazione rapida Il primo passo è tenere sotto controllo ogni fase del processo: dallo stock, alla preparazione degli ordini, fino alle spedizioni e alla piattaforma online. Uso dashboard e alert per essere subito informata se qualcosa va storto e intervenire senza perdere tempo. 2. Comunicazione trasparente e tempestiva Quando si verifica un problema, non nascondo mai l’errore. Contatto immediatamente il cliente interessato, spiegando chiaramente cosa è successo e quali passi sto mettendo in atto per risolvere la situazione. La sincerità genera empatia e riduce il rischio di recensioni negative. 3. Soluzioni rapide e concrete Avere un piano d’azione pronto è fondamentale. Che si tratti di un reso veloce, di un rimborso parziale, o di un reinvio della merce, agisco prontamente per rimediare, senza far sentire il cliente “abbandonato”. 4. Apprendimento e prevenzione Ogni imprevisto è anche un’opportunità per migliorare. Analizzo le cause, aggiorno i processi e, se serve, coinvolgo il team per evitare che lo stesso problema si ripeta. 5. Formazione del team Tutti i membri del mio team sono preparati a gestire situazioni critiche, sanno come comunicare con i clienti e quali passi seguire, così da rispondere in modo coordinato e professionale. Trasformare gli imprevisti in opportunità di crescita Ho imparato che in e-commerce non esistono errori “accettabili”, ma esiste un modo per gestirli al meglio e trasformarli in occasioni di miglioramento e fidelizzazione. Essere pronti a rispondere rapidamente e con trasparenza ha rafforzato la mia relazione con i clienti e dato solidità al mio business. #ecommerce #gestioneimprevisti #customerservice #retention #digitalbusiness #imprenditoria #impresaBiz #vendereonline #comunicazionetrasparente
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  • Email post-acquisto: cosa inviare per mantenere alta l’attenzione

    Per troppo tempo, dopo ogni vendita, nel mio e-commerce partiva solo una mail automatica: “Grazie per il tuo ordine”. Punto.
    Poi ho capito che l’attenzione del cliente è massima proprio dopo l’acquisto, e che quel momento è una straordinaria opportunità per fidelizzare, educare e (perché no) generare vendite future.

    Da quando ho rivisto la mia sequenza di email post-acquisto, ho visto migliorare il tasso di riacquisto, le recensioni e persino la reputazione del mio brand.
    Ecco cosa ho imparato a inviare — e perché funziona.

    1. Conferma d’ordine personalizzata
    La prima mail post-acquisto deve rassicurare, ma anche dare un tocco umano.
    Oltre ai dettagli dell’ordine, inserisco:
    -il nome del cliente nel testo (non solo nel campo “Ciao”)
    -un messaggio “firmato” dal brand (o da me direttamente)
    -cosa aspettarsi nei prossimi giorni (tempi, spedizione, supporto)

    2. Aggiornamento sulla spedizione (con tono amichevole)
    Sembra banale, ma è uno dei momenti più attesi.
    Questa mail non deve essere un tracciamento freddo: io uso un linguaggio coinvolgente, magari con un gif animata, e ricordo che il prodotto “sta arrivando a casa di [Nome]”.

    3. Email di benvenuto nel mondo del brand
    Se il cliente è nuovo, lo accolgo con una mail dedicata:
    -racconto la mia storia in breve
    -spiego cosa rende speciale il mio shop
    -invito a seguirmi sui social o a iscriversi a una newsletter riservata
    Questo crea connessione e senso di appartenenza, non solo una vendita.

    4. Guida all’uso o alla cura del prodotto
    Appena il pacco è consegnato, invio una mail con contenuti pratici e utili:
    -come usare il prodotto al meglio
    -consigli per la manutenzione
    link a video tutorial o blog post
    Questo riduce i resi, aumenta la soddisfazione e allunga il ciclo di vita del cliente.

    5. Richiesta recensione (ma con delicatezza)
    Dopo qualche giorno, invio una mail per chiedere una recensione, ma senza pressioni.
    Uso un tono grato e offro magari uno sconto simbolico per il feedback.
    Importante: chiedo come si è trovato, non solo una “valutazione”.

    6. Suggerimenti e cross-selling
    Infine, invio una mail con:
    -prodotti complementari
    -articoli più venduti in base all’acquisto precedente
    -oppure contenuti editoriali coerenti con i gusti del cliente
    È un modo per riattivare l’interesse, senza risultare invadente.

    Il post-acquisto è solo l’inizio del viaggio
    L’email marketing non deve finire con il “Grazie per l’ordine”.
    Al contrario, è l’occasione per rafforzare il rapporto con il cliente, nutrire la fiducia e costruire una community affezionata.

    Per me, una strategia post-acquisto ben fatta vale più di una campagna promozionale.

    #ecommerce #emailmarketing #postvendita #fidelizzazione #customerjourney #onlinestore #clientifelici #retention #impresaBiz #digitalstrategy

    Email post-acquisto: cosa inviare per mantenere alta l’attenzione Per troppo tempo, dopo ogni vendita, nel mio e-commerce partiva solo una mail automatica: “Grazie per il tuo ordine”. Punto. Poi ho capito che l’attenzione del cliente è massima proprio dopo l’acquisto, e che quel momento è una straordinaria opportunità per fidelizzare, educare e (perché no) generare vendite future. Da quando ho rivisto la mia sequenza di email post-acquisto, ho visto migliorare il tasso di riacquisto, le recensioni e persino la reputazione del mio brand. Ecco cosa ho imparato a inviare — e perché funziona. 📬 1. Conferma d’ordine personalizzata La prima mail post-acquisto deve rassicurare, ma anche dare un tocco umano. Oltre ai dettagli dell’ordine, inserisco: -il nome del cliente nel testo (non solo nel campo “Ciao”) -un messaggio “firmato” dal brand (o da me direttamente) -cosa aspettarsi nei prossimi giorni (tempi, spedizione, supporto) 🚚 2. Aggiornamento sulla spedizione (con tono amichevole) Sembra banale, ma è uno dei momenti più attesi. Questa mail non deve essere un tracciamento freddo: io uso un linguaggio coinvolgente, magari con un gif animata, e ricordo che il prodotto “sta arrivando a casa di [Nome]”. 🎉 3. Email di benvenuto nel mondo del brand Se il cliente è nuovo, lo accolgo con una mail dedicata: -racconto la mia storia in breve -spiego cosa rende speciale il mio shop -invito a seguirmi sui social o a iscriversi a una newsletter riservata Questo crea connessione e senso di appartenenza, non solo una vendita. 📦 4. Guida all’uso o alla cura del prodotto Appena il pacco è consegnato, invio una mail con contenuti pratici e utili: -come usare il prodotto al meglio -consigli per la manutenzione link a video tutorial o blog post Questo riduce i resi, aumenta la soddisfazione e allunga il ciclo di vita del cliente. 🌟 5. Richiesta recensione (ma con delicatezza) Dopo qualche giorno, invio una mail per chiedere una recensione, ma senza pressioni. Uso un tono grato e offro magari uno sconto simbolico per il feedback. Importante: chiedo come si è trovato, non solo una “valutazione”. 🔁 6. Suggerimenti e cross-selling Infine, invio una mail con: -prodotti complementari -articoli più venduti in base all’acquisto precedente -oppure contenuti editoriali coerenti con i gusti del cliente È un modo per riattivare l’interesse, senza risultare invadente. Il post-acquisto è solo l’inizio del viaggio L’email marketing non deve finire con il “Grazie per l’ordine”. Al contrario, è l’occasione per rafforzare il rapporto con il cliente, nutrire la fiducia e costruire una community affezionata. Per me, una strategia post-acquisto ben fatta vale più di una campagna promozionale. #ecommerce #emailmarketing #postvendita #fidelizzazione #customerjourney #onlinestore #clientifelici #retention #impresaBiz #digitalstrategy
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