• Gestione del rischio aziendale: identificare e prevenire i pericoli

    Noi di impresa.biz sappiamo bene che ogni impresa, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal settore in cui opera, è esposta a rischi. Che si tratti di minacce informatiche, problemi finanziari, interruzioni operative o cambi normativi, la gestione del rischio aziendale non è più un’attività accessoria, ma una leva strategica per garantire continuità e competitività.

    La differenza tra un’impresa resiliente e una in difficoltà spesso si gioca proprio sulla capacità di prevedere, valutare e prevenire i pericoli, invece di limitarsi a reagire quando ormai è troppo tardi.

    1. Mappare i rischi: il primo passo verso il controllo
    Ogni PMI dovrebbe iniziare con una semplice domanda: “Cosa potrebbe andare storto?”
    Raccogliamo input da tutte le aree aziendali (produzione, vendite, IT, HR, logistica) per identificare:
    -Rischi operativi (interruzioni, errori, forniture)
    -Rischi finanziari (flussi di cassa, insolvenze, tassi)
    -Rischi normativi e legali
    -Rischi reputazionali o legati alla comunicazione
    -Rischi informatici e di cybersecurity
    Questa mappatura non serve a spaventare, ma a fotografare la realtà con lucidità.

    2. Valutare l’impatto e la probabilità
    Una volta identificati i rischi, è importante classificarli:
    -Qual è la probabilità che si verifichino?
    -Quale sarebbe il danno economico o operativo?
    -Attribuiamo un punteggio e costruiamo una matrice dei rischi (probabilità x impatto), per sapere su cosa intervenire prima.

    3. Prevenire è sempre meglio che curare
    Per ogni rischio considerato critico, definiamo una strategia:
    -Evitare (modificare il processo per eliminare il rischio)
    -Ridurre (implementare controlli o soluzioni tecniche)
    -Trasferire (ad esempio tramite assicurazioni o outsourcing)
    -Accettare (quando il costo della prevenzione è superiore al rischio)

    L’importante è non restare passivi: ogni azione, anche piccola, riduce la vulnerabilità dell’impresa.

    4. Strumenti pratici per PMI
    Anche con un budget limitato, le PMI possono dotarsi di strumenti di gestione del rischio:
    -Checklist operative e manuali interni
    -Audit periodici (interni o esterni)
    -Backup dei dati e piani di business continuity
    -Polizze assicurative mirate (cyber risk, RC professionale, interruzione attività)
    -Formazione del personale sui protocolli di sicurezza

    5. Monitorare e aggiornare costantemente
    Il rischio cambia. Nuove tecnologie, crisi globali o modifiche normative possono introdurre nuove vulnerabilità. Per questo è essenziale rivedere periodicamente la mappa dei rischi, aggiornare i piani e testare la risposta dell’organizzazione attraverso simulazioni o audit interni.

    La gestione del rischio non è solo un tema per grandi aziende o per momenti di crisi: è una pratica di buon senso manageriale, accessibile anche alle PMI. Noi di impresa.biz crediamo che affrontare i rischi con metodo e consapevolezza sia uno degli investimenti più intelligenti che un imprenditore possa fare.

    #GestioneDelRischio #PMI #ImpresaBiz #BusinessContinuity #CyberRisk #SicurezzaAziendale #ControlloInterno #ResilienzaImprese

    Gestione del rischio aziendale: identificare e prevenire i pericoli Noi di impresa.biz sappiamo bene che ogni impresa, indipendentemente dalle sue dimensioni o dal settore in cui opera, è esposta a rischi. Che si tratti di minacce informatiche, problemi finanziari, interruzioni operative o cambi normativi, la gestione del rischio aziendale non è più un’attività accessoria, ma una leva strategica per garantire continuità e competitività. La differenza tra un’impresa resiliente e una in difficoltà spesso si gioca proprio sulla capacità di prevedere, valutare e prevenire i pericoli, invece di limitarsi a reagire quando ormai è troppo tardi. 1. Mappare i rischi: il primo passo verso il controllo Ogni PMI dovrebbe iniziare con una semplice domanda: “Cosa potrebbe andare storto?” Raccogliamo input da tutte le aree aziendali (produzione, vendite, IT, HR, logistica) per identificare: -Rischi operativi (interruzioni, errori, forniture) -Rischi finanziari (flussi di cassa, insolvenze, tassi) -Rischi normativi e legali -Rischi reputazionali o legati alla comunicazione -Rischi informatici e di cybersecurity Questa mappatura non serve a spaventare, ma a fotografare la realtà con lucidità. 2. Valutare l’impatto e la probabilità Una volta identificati i rischi, è importante classificarli: -Qual è la probabilità che si verifichino? -Quale sarebbe il danno economico o operativo? -Attribuiamo un punteggio e costruiamo una matrice dei rischi (probabilità x impatto), per sapere su cosa intervenire prima. 3. Prevenire è sempre meglio che curare Per ogni rischio considerato critico, definiamo una strategia: -Evitare (modificare il processo per eliminare il rischio) -Ridurre (implementare controlli o soluzioni tecniche) -Trasferire (ad esempio tramite assicurazioni o outsourcing) -Accettare (quando il costo della prevenzione è superiore al rischio) L’importante è non restare passivi: ogni azione, anche piccola, riduce la vulnerabilità dell’impresa. 4. Strumenti pratici per PMI Anche con un budget limitato, le PMI possono dotarsi di strumenti di gestione del rischio: -Checklist operative e manuali interni -Audit periodici (interni o esterni) -Backup dei dati e piani di business continuity -Polizze assicurative mirate (cyber risk, RC professionale, interruzione attività) -Formazione del personale sui protocolli di sicurezza 5. Monitorare e aggiornare costantemente Il rischio cambia. Nuove tecnologie, crisi globali o modifiche normative possono introdurre nuove vulnerabilità. Per questo è essenziale rivedere periodicamente la mappa dei rischi, aggiornare i piani e testare la risposta dell’organizzazione attraverso simulazioni o audit interni. La gestione del rischio non è solo un tema per grandi aziende o per momenti di crisi: è una pratica di buon senso manageriale, accessibile anche alle PMI. Noi di impresa.biz crediamo che affrontare i rischi con metodo e consapevolezza sia uno degli investimenti più intelligenti che un imprenditore possa fare. #GestioneDelRischio #PMI #ImpresaBiz #BusinessContinuity #CyberRisk #SicurezzaAziendale #ControlloInterno #ResilienzaImprese
    0 Commenti 0 Condivisioni 160 Viste 0 Recensioni
  • Sicurezza online: checklist per proteggere il tuo e-commerce

    Noi di impresa.biz sappiamo quanto sia fondamentale garantire la sicurezza online di un e-commerce. In un mondo sempre più digitale, la protezione dei dati dei clienti e la salvaguardia delle transazioni rappresentano un elemento cruciale per mantenere la fiducia e assicurare la continuità del business.

    Per questo motivo, abbiamo elaborato una checklist pratica e completa che ogni gestore di e-commerce dovrebbe seguire per prevenire rischi e minacce informatiche.

    1. Utilizzo di certificati SSL
    Garantire che il sito sia protetto da un certificato SSL è il primo passo per assicurare che tutte le informazioni scambiate siano criptate e al sicuro da possibili intercettazioni.

    2. Autenticazione a due fattori (2FA)
    Implementare la 2FA per l’accesso al pannello di controllo dell’e-commerce riduce drasticamente il rischio di accessi non autorizzati, aggiungendo un ulteriore livello di sicurezza oltre alla semplice password.

    3. Aggiornamenti regolari del software
    Mantenere sempre aggiornati CMS, plugin e software di sicurezza è fondamentale per chiudere le vulnerabilità note e prevenire attacchi informatici sfruttabili.

    4. Backup periodici e sicuri
    Effettuare backup regolari e conservarli in luoghi protetti permette di recuperare rapidamente i dati in caso di problemi, minimizzando tempi di inattività e perdite economiche.

    5. Monitoraggio costante del traffico e delle attività
    Utilizzare strumenti di monitoraggio per rilevare anomalie nel traffico o nelle attività di login aiuta a identificare e reagire tempestivamente a potenziali attacchi.

    6. Protezione contro attacchi DDoS
    Adottare soluzioni anti-DDoS può salvaguardare il sito da tentativi di sovraccarico del server, assicurando la disponibilità continua del servizio ai clienti.

    7. Politiche di password robuste
    Incoraggiare o imporre l’uso di password complesse, cambi regolari e l’uso di password manager contribuisce a ridurre il rischio di compromissione degli account.

    8. Formazione del personale
    Infine, è essenziale formare chiunque abbia accesso al sistema sui rischi informatici, le best practice e le procedure da seguire in caso di sospetta violazione.

    Noi di impresa.biz riteniamo che adottare questa checklist sia un passo imprescindibile per ogni attività che voglia operare con serietà e sicurezza nel mondo dell’e-commerce. Solo così si costruisce una reputazione solida e si tutela davvero il proprio business e i propri clienti.

    #SicurezzaOnline #EcommerceSicuro #ProtezioneDati #ImpresaBiz #CyberSecurity #Backup #AggiornamentiSoftware #2FA #PasswordSicure
    Sicurezza online: checklist per proteggere il tuo e-commerce Noi di impresa.biz sappiamo quanto sia fondamentale garantire la sicurezza online di un e-commerce. In un mondo sempre più digitale, la protezione dei dati dei clienti e la salvaguardia delle transazioni rappresentano un elemento cruciale per mantenere la fiducia e assicurare la continuità del business. Per questo motivo, abbiamo elaborato una checklist pratica e completa che ogni gestore di e-commerce dovrebbe seguire per prevenire rischi e minacce informatiche. 1. Utilizzo di certificati SSL Garantire che il sito sia protetto da un certificato SSL è il primo passo per assicurare che tutte le informazioni scambiate siano criptate e al sicuro da possibili intercettazioni. 2. Autenticazione a due fattori (2FA) Implementare la 2FA per l’accesso al pannello di controllo dell’e-commerce riduce drasticamente il rischio di accessi non autorizzati, aggiungendo un ulteriore livello di sicurezza oltre alla semplice password. 3. Aggiornamenti regolari del software Mantenere sempre aggiornati CMS, plugin e software di sicurezza è fondamentale per chiudere le vulnerabilità note e prevenire attacchi informatici sfruttabili. 4. Backup periodici e sicuri Effettuare backup regolari e conservarli in luoghi protetti permette di recuperare rapidamente i dati in caso di problemi, minimizzando tempi di inattività e perdite economiche. 5. Monitoraggio costante del traffico e delle attività Utilizzare strumenti di monitoraggio per rilevare anomalie nel traffico o nelle attività di login aiuta a identificare e reagire tempestivamente a potenziali attacchi. 6. Protezione contro attacchi DDoS Adottare soluzioni anti-DDoS può salvaguardare il sito da tentativi di sovraccarico del server, assicurando la disponibilità continua del servizio ai clienti. 7. Politiche di password robuste Incoraggiare o imporre l’uso di password complesse, cambi regolari e l’uso di password manager contribuisce a ridurre il rischio di compromissione degli account. 8. Formazione del personale Infine, è essenziale formare chiunque abbia accesso al sistema sui rischi informatici, le best practice e le procedure da seguire in caso di sospetta violazione. Noi di impresa.biz riteniamo che adottare questa checklist sia un passo imprescindibile per ogni attività che voglia operare con serietà e sicurezza nel mondo dell’e-commerce. Solo così si costruisce una reputazione solida e si tutela davvero il proprio business e i propri clienti. #SicurezzaOnline #EcommerceSicuro #ProtezioneDati #ImpresaBiz #CyberSecurity #Backup #AggiornamentiSoftware #2FA #PasswordSicure
    0 Commenti 0 Condivisioni 68 Viste 0 Recensioni
  • Primi passi verso l’estero: la roadmap definitiva per le PMI italiane

    Affacciarsi ai mercati internazionali è un passaggio cruciale per molte PMI italiane che vogliono crescere, innovare e competere su scala globale.
    Noi di Impresa.biz lo vediamo ogni giorno: la spinta verso l’estero è sempre più forte, ma il rischio di commettere errori strategici è reale, soprattutto se manca un approccio strutturato.

    Per questo abbiamo deciso di condividere la nostra roadmap definitiva: un percorso chiaro, concreto e adattabile, pensato per guidare le imprese italiane nei loro primi passi verso l’internazionalizzazione.

    1. Conoscere se stessi prima del mercato
    Il primo passo non riguarda il mercato estero, ma l’azienda stessa. Come Impresa.biz, accompagniamo le PMI a definire il proprio potenziale esportabile: prodotti, servizi, vantaggi competitivi, capacità produttiva, sostenibilità finanziaria.
    La consapevolezza interna è fondamentale per costruire una strategia coerente ed efficace.

    2. Scegliere i mercati giusti, non solo i più grandi
    Tanti commettono l’errore di puntare subito a mercati “noti” o “grandi”, senza verificarne la reale compatibilità.
    Noi aiutiamo le imprese a leggere i dati, comprendere la domanda locale, valutare normative, cultura e barriere. A volte il mercato ideale è più vicino – o più di nicchia – di quanto si immagini.

    3. Costruire una strategia export su misura
    Internazionalizzare non significa semplicemente vendere all’estero. Significa adattare il modello di business.
    Aiutiamo le PMI a costruire un piano operativo: listini, distribuzione, customer care, branding, marketing locale. Ogni mercato ha le sue regole, e il successo sta nei dettagli.

    4. Trovare i partner giusti (e formarne di interni)
    Non si va lontano da soli. Il supporto di export manager, consulenti locali, camere di commercio, enti pubblici e distributori è spesso decisivo.
    Ma noi crediamo anche nella formazione interna: costruire competenze export nel team aziendale significa investire sul lungo periodo.

    5. Sfruttare strumenti e incentivi
    L’Italia offre diverse opportunità per supportare l’internazionalizzazione delle PMI: contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati, voucher per l’export.
    Noi di Impresa.biz monitoriamo costantemente i bandi attivi e supportiamo le imprese nella loro candidatura, ottimizzando l’accesso alle risorse.

    6. Monitorare, adattarsi, consolidare
    Ogni ingresso in un nuovo mercato è un test. Per questo lavoriamo con le imprese su sistemi di monitoraggio e analisi costante.
    I risultati vanno letti, interpretati e trasformati in azioni correttive. L’agilità strategica è la chiave per restare competitivi.

    Portare la propria impresa oltre i confini nazionali è un percorso che richiede visione, metodo e supporto.
    Noi di Impresa.biz siamo al fianco delle PMI italiane in ogni fase: dall’analisi iniziale alla gestione operativa, dai finanziamenti alla crescita sostenibile.

    Internazionalizzare si può. Farlo bene è una scelta.

    #ImpresaBiz #InternazionalizzazionePMI #ExportMadeInItaly #PMIitaliane #BusinessEstero #StrategiaExport #FinanzaAgevolata #MercatiInternazionali #RoadmapExport #CrescitaGlobale #PMI2025 #ExportItalia

    Primi passi verso l’estero: la roadmap definitiva per le PMI italiane Affacciarsi ai mercati internazionali è un passaggio cruciale per molte PMI italiane che vogliono crescere, innovare e competere su scala globale. Noi di Impresa.biz lo vediamo ogni giorno: la spinta verso l’estero è sempre più forte, ma il rischio di commettere errori strategici è reale, soprattutto se manca un approccio strutturato. Per questo abbiamo deciso di condividere la nostra roadmap definitiva: un percorso chiaro, concreto e adattabile, pensato per guidare le imprese italiane nei loro primi passi verso l’internazionalizzazione. 1. Conoscere se stessi prima del mercato Il primo passo non riguarda il mercato estero, ma l’azienda stessa. Come Impresa.biz, accompagniamo le PMI a definire il proprio potenziale esportabile: prodotti, servizi, vantaggi competitivi, capacità produttiva, sostenibilità finanziaria. La consapevolezza interna è fondamentale per costruire una strategia coerente ed efficace. 2. Scegliere i mercati giusti, non solo i più grandi Tanti commettono l’errore di puntare subito a mercati “noti” o “grandi”, senza verificarne la reale compatibilità. Noi aiutiamo le imprese a leggere i dati, comprendere la domanda locale, valutare normative, cultura e barriere. A volte il mercato ideale è più vicino – o più di nicchia – di quanto si immagini. 3. Costruire una strategia export su misura Internazionalizzare non significa semplicemente vendere all’estero. Significa adattare il modello di business. Aiutiamo le PMI a costruire un piano operativo: listini, distribuzione, customer care, branding, marketing locale. Ogni mercato ha le sue regole, e il successo sta nei dettagli. 4. Trovare i partner giusti (e formarne di interni) Non si va lontano da soli. Il supporto di export manager, consulenti locali, camere di commercio, enti pubblici e distributori è spesso decisivo. Ma noi crediamo anche nella formazione interna: costruire competenze export nel team aziendale significa investire sul lungo periodo. 5. Sfruttare strumenti e incentivi L’Italia offre diverse opportunità per supportare l’internazionalizzazione delle PMI: contributi a fondo perduto, finanziamenti agevolati, voucher per l’export. Noi di Impresa.biz monitoriamo costantemente i bandi attivi e supportiamo le imprese nella loro candidatura, ottimizzando l’accesso alle risorse. 6. Monitorare, adattarsi, consolidare Ogni ingresso in un nuovo mercato è un test. Per questo lavoriamo con le imprese su sistemi di monitoraggio e analisi costante. I risultati vanno letti, interpretati e trasformati in azioni correttive. L’agilità strategica è la chiave per restare competitivi. Portare la propria impresa oltre i confini nazionali è un percorso che richiede visione, metodo e supporto. Noi di Impresa.biz siamo al fianco delle PMI italiane in ogni fase: dall’analisi iniziale alla gestione operativa, dai finanziamenti alla crescita sostenibile. Internazionalizzare si può. Farlo bene è una scelta. #ImpresaBiz #InternazionalizzazionePMI #ExportMadeInItaly #PMIitaliane #BusinessEstero #StrategiaExport #FinanzaAgevolata #MercatiInternazionali #RoadmapExport #CrescitaGlobale #PMI2025 #ExportItalia
    0 Commenti 0 Condivisioni 106 Viste 0 Recensioni
  • Strategie di retargeting che funzionano davvero (e gli errori da evitare)

    Nel mio percorso da operatore e-commerce, ho sperimentato diverse tecniche di retargeting, scoprendo cosa funziona realmente per recuperare clienti e aumentare le vendite, ma anche quali errori possono trasformare una strategia vincente in un disastro.

    Ti racconto le strategie che uso quotidianamente e gli sbagli che ho imparato a evitare per ottimizzare i risultati.

    1. Segmenta il pubblico per messaggi personalizzati
    Non tutti gli utenti vanno trattati allo stesso modo.
    Io divido i visitatori in gruppi: chi ha abbandonato il carrello, chi ha visitato una categoria specifica, chi ha comprato in passato.
    Così posso inviare annunci mirati che parlano direttamente ai loro bisogni, aumentando il tasso di conversione.

    2. Tempismo perfetto: non aspettare troppo
    Un errore comune che ho visto spesso è lanciare campagne di retargeting troppo tardi.
    Il momento migliore è entro 24-48 ore dall’interazione con il sito, quando l’utente ha ancora fresca l’intenzione di acquisto.

    3. Usa creatività diverse per evitare l’effetto “annuncio ossessivo”
    Ripetere sempre lo stesso messaggio rischia di stancare o infastidire.
    Io alterno immagini, video e offerte diverse per mantenere alto l’interesse e ridurre il tasso di disattivazione.

    4. Sfrutta offerte e incentivi mirati
    Spesso un piccolo sconto o un bonus spedizione fa la differenza per convincere chi è indeciso.
    Personalizzo queste offerte in base alla fase del funnel e al valore del cliente, così massimizzo il ROI.

    5. Evita di inseguire troppo a lungo
    Tenere un pubblico in retargeting per settimane senza risultati concreti è uno spreco di budget.
    Ho imparato a limitare la durata delle campagne, concentrandomi sulle finestre temporali più efficaci e rimuovendo gli utenti non coinvolti.

    6. Monitora e ottimizza costantemente
    I dati sono il mio faro. Uso piattaforme come Facebook Ads Manager e Google Ads per analizzare performance, testare A/B e modificare creatività e target in modo agile.

    Il retargeting è uno strumento potente, ma va gestito con strategia e attenzione.
    Applicando segmentazione, tempismo, creatività e controllo continuo, ho trasformato molte visite “perse” in vendite reali, ottimizzando l’investimento pubblicitario.

    Se vuoi, posso aiutarti a creare una strategia di retargeting efficace e su misura per il tuo e-commerce.

    #retargeting #ecommerceads #marketingdigitale #advertising #conversionrate #impresadigitale #impresabiz
    Strategie di retargeting che funzionano davvero (e gli errori da evitare) Nel mio percorso da operatore e-commerce, ho sperimentato diverse tecniche di retargeting, scoprendo cosa funziona realmente per recuperare clienti e aumentare le vendite, ma anche quali errori possono trasformare una strategia vincente in un disastro. Ti racconto le strategie che uso quotidianamente e gli sbagli che ho imparato a evitare per ottimizzare i risultati. 1. Segmenta il pubblico per messaggi personalizzati Non tutti gli utenti vanno trattati allo stesso modo. Io divido i visitatori in gruppi: chi ha abbandonato il carrello, chi ha visitato una categoria specifica, chi ha comprato in passato. Così posso inviare annunci mirati che parlano direttamente ai loro bisogni, aumentando il tasso di conversione. 2. Tempismo perfetto: non aspettare troppo Un errore comune che ho visto spesso è lanciare campagne di retargeting troppo tardi. Il momento migliore è entro 24-48 ore dall’interazione con il sito, quando l’utente ha ancora fresca l’intenzione di acquisto. 3. Usa creatività diverse per evitare l’effetto “annuncio ossessivo” Ripetere sempre lo stesso messaggio rischia di stancare o infastidire. Io alterno immagini, video e offerte diverse per mantenere alto l’interesse e ridurre il tasso di disattivazione. 4. Sfrutta offerte e incentivi mirati Spesso un piccolo sconto o un bonus spedizione fa la differenza per convincere chi è indeciso. Personalizzo queste offerte in base alla fase del funnel e al valore del cliente, così massimizzo il ROI. 5. Evita di inseguire troppo a lungo Tenere un pubblico in retargeting per settimane senza risultati concreti è uno spreco di budget. Ho imparato a limitare la durata delle campagne, concentrandomi sulle finestre temporali più efficaci e rimuovendo gli utenti non coinvolti. 6. Monitora e ottimizza costantemente I dati sono il mio faro. Uso piattaforme come Facebook Ads Manager e Google Ads per analizzare performance, testare A/B e modificare creatività e target in modo agile. Il retargeting è uno strumento potente, ma va gestito con strategia e attenzione. Applicando segmentazione, tempismo, creatività e controllo continuo, ho trasformato molte visite “perse” in vendite reali, ottimizzando l’investimento pubblicitario. Se vuoi, posso aiutarti a creare una strategia di retargeting efficace e su misura per il tuo e-commerce. #retargeting #ecommerceads #marketingdigitale #advertising #conversionrate #impresadigitale #impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 110 Viste 0 Recensioni
  • Dall’influencer all’imprenditrice: la mia transizione spiegata passo dopo passo

    Quando ho iniziato a pubblicare contenuti sui social, non avevo un piano preciso. Avevo passione, creatività e il desiderio di condividere. Quello che non sapevo è che stavo gettando le basi di un vero e proprio business.

    Diventare influencer è stato il primo passo. Diventare imprenditrice è stato il salto successivo: non immediato, né facile, ma necessario. Oggi voglio raccontarvi come ho trasformato una carriera digitale in un’attività imprenditoriale solida, sostenibile e scalabile.

    1. Ho cambiato prospettiva: da contenuto a strategia
    All’inizio creavo contenuti per piacere, per esprimermi, per “esserci”. Poi ho capito: ogni contenuto ha un potenziale commerciale, ma solo se inserito in una strategia chiara. Ho iniziato a pianificare i miei contenuti in funzione di obiettivi precisi: generare lead, lanciare prodotti, posizionare il mio brand.

    2. Ho definito un modello di business
    Collaborazioni e sponsorizzazioni erano solo una parte del puzzle. Mi sono chiesta: Come posso rendere questa attività indipendente dalle piattaforme e dagli algoritmi?
    La risposta è arrivata costruendo prodotti miei (digitali e fisici), creando una community attiva, sviluppando servizi a pagamento e diversificando le fonti di reddito.

    3. Ho messo in ordine le fondamenta legali e fiscali
    Passare da “freelance digitale” a vera imprenditrice ha richiesto scelte concrete: apertura di una partita IVA strutturata, gestione della contabilità, registrazione del marchio, contratti per le collaborazioni. Ho iniziato a trattare il mio lavoro con la serietà di una PMI.

    4. Ho creato un team
    Il momento più delicato è stato accettare che non posso fare tutto da sola. Ho assunto (prima part-time, poi stabilmente) figure chiave: un’assistente virtuale, un commercialista specializzato in digital business, un social media manager. Il team mi ha liberata dal “fare” per concentrarmi sul “costruire”.

    5. Ho trasformato la mia community in clienti e ambasciatori
    Essere influencer significa avere attenzione. Essere imprenditrice significa trasformare quell’attenzione in valore. Ho iniziato ad ascoltare davvero la mia community: cosa desiderano, cosa manca sul mercato, cosa posso offrire io in modo unico. Da lì sono nati i miei primi prodotti proprietari: e-book, percorsi formativi, eventi esclusivi.

    Oggi non sono solo una creatrice di contenuti: sono a capo di un brand, di una missione, di una piccola azienda in crescita.
    Il mio consiglio? Se sei un* creator e senti che è arrivato il momento di fare il salto: non aspettare che “venga l’occasione”. Trattati fin da subito come un* imprenditor* e costruisci, passo dopo passo, la tua impresa digitale.

    #impresadigitale #influencermarketing #businessonline #digitalstrategy #startup #personalbrand #creatoredivalore #carriera #imprenditoriafemminile #impresabiz

    Dall’influencer all’imprenditrice: la mia transizione spiegata passo dopo passo Quando ho iniziato a pubblicare contenuti sui social, non avevo un piano preciso. Avevo passione, creatività e il desiderio di condividere. Quello che non sapevo è che stavo gettando le basi di un vero e proprio business. Diventare influencer è stato il primo passo. Diventare imprenditrice è stato il salto successivo: non immediato, né facile, ma necessario. Oggi voglio raccontarvi come ho trasformato una carriera digitale in un’attività imprenditoriale solida, sostenibile e scalabile. 1. Ho cambiato prospettiva: da contenuto a strategia All’inizio creavo contenuti per piacere, per esprimermi, per “esserci”. Poi ho capito: ogni contenuto ha un potenziale commerciale, ma solo se inserito in una strategia chiara. Ho iniziato a pianificare i miei contenuti in funzione di obiettivi precisi: generare lead, lanciare prodotti, posizionare il mio brand. 2. Ho definito un modello di business Collaborazioni e sponsorizzazioni erano solo una parte del puzzle. Mi sono chiesta: Come posso rendere questa attività indipendente dalle piattaforme e dagli algoritmi? La risposta è arrivata costruendo prodotti miei (digitali e fisici), creando una community attiva, sviluppando servizi a pagamento e diversificando le fonti di reddito. 3. Ho messo in ordine le fondamenta legali e fiscali Passare da “freelance digitale” a vera imprenditrice ha richiesto scelte concrete: apertura di una partita IVA strutturata, gestione della contabilità, registrazione del marchio, contratti per le collaborazioni. Ho iniziato a trattare il mio lavoro con la serietà di una PMI. 4. Ho creato un team Il momento più delicato è stato accettare che non posso fare tutto da sola. Ho assunto (prima part-time, poi stabilmente) figure chiave: un’assistente virtuale, un commercialista specializzato in digital business, un social media manager. Il team mi ha liberata dal “fare” per concentrarmi sul “costruire”. 5. Ho trasformato la mia community in clienti e ambasciatori Essere influencer significa avere attenzione. Essere imprenditrice significa trasformare quell’attenzione in valore. Ho iniziato ad ascoltare davvero la mia community: cosa desiderano, cosa manca sul mercato, cosa posso offrire io in modo unico. Da lì sono nati i miei primi prodotti proprietari: e-book, percorsi formativi, eventi esclusivi. Oggi non sono solo una creatrice di contenuti: sono a capo di un brand, di una missione, di una piccola azienda in crescita. Il mio consiglio? Se sei un* creator e senti che è arrivato il momento di fare il salto: non aspettare che “venga l’occasione”. Trattati fin da subito come un* imprenditor* e costruisci, passo dopo passo, la tua impresa digitale. #impresadigitale #influencermarketing #businessonline #digitalstrategy #startup #personalbrand #creatoredivalore #carriera #imprenditoriafemminile #impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 112 Viste 0 Recensioni
  • Collaborazioni Internazionali: Come Trovare Brand Globali da Promuovere

    Nel collaborare con brand sia nazionali che internazionali. So bene che trovare partner globali può sembrare una sfida, ma con la giusta strategia è assolutamente fattibile e può portare grandi opportunità di crescita e visibilità.

    1. Definisci chiaramente il tuo valore e la tua nicchia
    Prima di contattare brand internazionali, è fondamentale sapere chi sei come creator e quale valore unico puoi offrire. Ho sempre focalizzato il mio lavoro su una nicchia precisa, perché i brand cercano collaboratori che parlino a un pubblico specifico e interessato.

    2. Crea un media kit professionale e aggiornato
    Un media kit ben strutturato è il tuo biglietto da visita. Deve contenere dati sul tuo pubblico, statistiche di engagement, esempi di collaborazioni passate e i tuoi contatti. Questo aiuta i brand a valutare rapidamente se sei il partner giusto.

    3. Utilizza piattaforme dedicate al influencer marketing internazionale
    Strumenti come Upfluence, Traackr, AspireIQ o Influencity sono ottimi per entrare in contatto con brand globali. Io li uso regolarmente per scoprire opportunità mirate e facilitare la gestione delle campagne.

    4. Partecipa a eventi e fiere di settore
    Eventi digitali o fisici dedicati al marketing e all’influencer marketing sono occasioni preziose per fare networking e presentarti direttamente ai brand internazionali. Durante questi momenti, costruisco relazioni autentiche che spesso si trasformano in collaborazioni.

    5. Sfrutta i social network e LinkedIn
    Non sottovalutare il potere di LinkedIn per creare connessioni professionali con brand manager e agenzie internazionali. Inoltre, mostrare regolarmente la tua professionalità e i tuoi successi sui social aumenta la tua visibilità agli occhi dei potenziali partner.

    6. Personalizza ogni proposta di collaborazione
    Quando contatto un brand, evito messaggi generici. Cerco di capire la loro identità, valori e obiettivi, e propongo una collaborazione che sia win-win, specifica e rilevante. Questo approccio aumenta molto le probabilità di successo.

    Trovare collaborazioni con brand globali richiede preparazione, strategia e una comunicazione efficace. Se ti impegni a costruire una presenza professionale e a coltivare relazioni sincere, il mercato internazionale può aprirti molte porte.

    #influencermarketing #collaborazionibrand #marketinginternazionale #influencerstrategy #media kit #networking

    Collaborazioni Internazionali: Come Trovare Brand Globali da Promuovere Nel collaborare con brand sia nazionali che internazionali. So bene che trovare partner globali può sembrare una sfida, ma con la giusta strategia è assolutamente fattibile e può portare grandi opportunità di crescita e visibilità. 1. Definisci chiaramente il tuo valore e la tua nicchia Prima di contattare brand internazionali, è fondamentale sapere chi sei come creator e quale valore unico puoi offrire. Ho sempre focalizzato il mio lavoro su una nicchia precisa, perché i brand cercano collaboratori che parlino a un pubblico specifico e interessato. 2. Crea un media kit professionale e aggiornato Un media kit ben strutturato è il tuo biglietto da visita. Deve contenere dati sul tuo pubblico, statistiche di engagement, esempi di collaborazioni passate e i tuoi contatti. Questo aiuta i brand a valutare rapidamente se sei il partner giusto. 3. Utilizza piattaforme dedicate al influencer marketing internazionale Strumenti come Upfluence, Traackr, AspireIQ o Influencity sono ottimi per entrare in contatto con brand globali. Io li uso regolarmente per scoprire opportunità mirate e facilitare la gestione delle campagne. 4. Partecipa a eventi e fiere di settore Eventi digitali o fisici dedicati al marketing e all’influencer marketing sono occasioni preziose per fare networking e presentarti direttamente ai brand internazionali. Durante questi momenti, costruisco relazioni autentiche che spesso si trasformano in collaborazioni. 5. Sfrutta i social network e LinkedIn Non sottovalutare il potere di LinkedIn per creare connessioni professionali con brand manager e agenzie internazionali. Inoltre, mostrare regolarmente la tua professionalità e i tuoi successi sui social aumenta la tua visibilità agli occhi dei potenziali partner. 6. Personalizza ogni proposta di collaborazione Quando contatto un brand, evito messaggi generici. Cerco di capire la loro identità, valori e obiettivi, e propongo una collaborazione che sia win-win, specifica e rilevante. Questo approccio aumenta molto le probabilità di successo. Trovare collaborazioni con brand globali richiede preparazione, strategia e una comunicazione efficace. Se ti impegni a costruire una presenza professionale e a coltivare relazioni sincere, il mercato internazionale può aprirti molte porte. #influencermarketing #collaborazionibrand #marketinginternazionale #influencerstrategy #media kit #networking
    0 Commenti 0 Condivisioni 104 Viste 0 Recensioni
  • Finanziamenti a Fondo Perduto: Le Opportunità Attive nel 2025

    Noi di Impresa.biz sappiamo quanto possa fare la differenza un finanziamento a fondo perduto per una piccola impresa o una start-up. Questi fondi rappresentano un aiuto concreto per investire in innovazione, digitalizzazione, sviluppo di prodotti o servizi senza dover restituire nulla.

    Il 2025 si apre con diverse opportunità interessanti a livello nazionale, regionale e europeo. Conoscere cosa c’è sul mercato e come prepararsi è fondamentale per sfruttare al meglio questi strumenti.

    Ecco una panoramica delle principali misure attive e qualche consiglio pratico per partecipare.

    1. Digital Transformation e Innovazione
    Molti bandi puntano a sostenere le imprese che vogliono investire in tecnologie digitali, automazione, intelligenza artificiale o cybersecurity.
    Questi fondi sono spesso legati a:
    -Acquisto di software e hardware
    -Formazione del personale
    -Consulenze specialistiche
     Consiglio: prepara un progetto chiaro che mostri i benefici attesi e la sostenibilità nel tempo.

    2. Sostenibilità e Green Economy
    In linea con gli obiettivi europei, nel 2025 molte opportunità finanziano investimenti per:
    -Efficientamento energetico
    -Produzione di energia da fonti rinnovabili
    -Riduzione delle emissioni e gestione rifiuti
     Consiglio: documenta bene l’impatto ambientale positivo e valuta l’eventuale supporto di consulenti specializzati.

    3. Internazionalizzazione
    Se vuoi aprire o rafforzare canali di vendita all’estero, ci sono finanziamenti per:
    -Partecipare a fiere e missioni commerciali
    -Tradurre e adattare materiali marketing
    -Creare e-commerce multilingua
     Consiglio: pianifica in anticipo e dimostra la fattibilità commerciale del progetto.

    4. Start-up e Giovani Imprenditori
    Esistono incentivi dedicati alle start-up innovative e ai giovani che vogliono avviare nuove attività, con contributi per:
    -Business plan
    -Marketing e comunicazione
    -Acquisto di attrezzature
     Consiglio: sfrutta queste misure per validare la tua idea e crescere più velocemente.

    5. Formazione e Sviluppo delle Competenze
    I fondi coprono anche percorsi formativi per aggiornare le competenze digitali, manageriali e tecniche del tuo team.
    Un investimento che si ripaga rapidamente in termini di efficienza e innovazione.

    Come prepararsi al meglio?
    -Monitora i bandi in modo costante, sia a livello locale che nazionale
    -Affidati a consulenti esperti che sappiano guidarti nella preparazione della documentazione
    -Pianifica il progetto con obiettivi chiari e un budget dettagliato
    -Non aspettare l’ultimo momento per candidarti!

    I finanziamenti a fondo perduto rappresentano un’opportunità imperdibile per far crescere la tua impresa nel 2025.
    Noi di Impresa.biz siamo pronti a supportarti nell’individuare le misure più adatte e a guidarti passo dopo passo nel percorso di richiesta.

    #Finanziamenti2025 #FondoPerduto #PMI #StartUp #ImpresaBiz #Innovazione #GreenEconomy #Internazionalizzazione #Formazione #CrescitaImpresa
    Finanziamenti a Fondo Perduto: Le Opportunità Attive nel 2025 Noi di Impresa.biz sappiamo quanto possa fare la differenza un finanziamento a fondo perduto per una piccola impresa o una start-up. Questi fondi rappresentano un aiuto concreto per investire in innovazione, digitalizzazione, sviluppo di prodotti o servizi senza dover restituire nulla. Il 2025 si apre con diverse opportunità interessanti a livello nazionale, regionale e europeo. Conoscere cosa c’è sul mercato e come prepararsi è fondamentale per sfruttare al meglio questi strumenti. Ecco una panoramica delle principali misure attive e qualche consiglio pratico per partecipare. 1. Digital Transformation e Innovazione Molti bandi puntano a sostenere le imprese che vogliono investire in tecnologie digitali, automazione, intelligenza artificiale o cybersecurity. Questi fondi sono spesso legati a: -Acquisto di software e hardware -Formazione del personale -Consulenze specialistiche ✅ Consiglio: prepara un progetto chiaro che mostri i benefici attesi e la sostenibilità nel tempo. 2. Sostenibilità e Green Economy In linea con gli obiettivi europei, nel 2025 molte opportunità finanziano investimenti per: -Efficientamento energetico -Produzione di energia da fonti rinnovabili -Riduzione delle emissioni e gestione rifiuti ✅ Consiglio: documenta bene l’impatto ambientale positivo e valuta l’eventuale supporto di consulenti specializzati. 3. Internazionalizzazione Se vuoi aprire o rafforzare canali di vendita all’estero, ci sono finanziamenti per: -Partecipare a fiere e missioni commerciali -Tradurre e adattare materiali marketing -Creare e-commerce multilingua ✅ Consiglio: pianifica in anticipo e dimostra la fattibilità commerciale del progetto. 4. Start-up e Giovani Imprenditori Esistono incentivi dedicati alle start-up innovative e ai giovani che vogliono avviare nuove attività, con contributi per: -Business plan -Marketing e comunicazione -Acquisto di attrezzature ✅ Consiglio: sfrutta queste misure per validare la tua idea e crescere più velocemente. 5. Formazione e Sviluppo delle Competenze I fondi coprono anche percorsi formativi per aggiornare le competenze digitali, manageriali e tecniche del tuo team. Un investimento che si ripaga rapidamente in termini di efficienza e innovazione. Come prepararsi al meglio? -Monitora i bandi in modo costante, sia a livello locale che nazionale -Affidati a consulenti esperti che sappiano guidarti nella preparazione della documentazione -Pianifica il progetto con obiettivi chiari e un budget dettagliato -Non aspettare l’ultimo momento per candidarti! I finanziamenti a fondo perduto rappresentano un’opportunità imperdibile per far crescere la tua impresa nel 2025. Noi di Impresa.biz siamo pronti a supportarti nell’individuare le misure più adatte e a guidarti passo dopo passo nel percorso di richiesta. #Finanziamenti2025 #FondoPerduto #PMI #StartUp #ImpresaBiz #Innovazione #GreenEconomy #Internazionalizzazione #Formazione #CrescitaImpresa
    0 Commenti 0 Condivisioni 130 Viste 0 Recensioni
  • Lavorare da ovunque: verità e miti del digital nomadismo
    (Quello che ho imparato viaggiando e lavorando allo stesso tempo)

    Da qualche anno ho deciso di lavorare da remoto in modo flessibile: non sono in viaggio 365 giorni l’anno, ma ho scelto di vivere e lavorare in luoghi diversi, senza un ufficio fisso.

    Quella che spesso vedete su Instagram — laptop sulla spiaggia, cocktail in mano, zero stress — è solo una piccola parte della storia.
    Oggi voglio raccontarvi la verità sul digital nomadismo: tra sogni, realtà, errori e consigli pratici.

    Il mito: “Puoi lavorare ovunque, sempre felice”
    Certo, puoi aprire il laptop a Bali, a Lisbona o in un paesino sul Lago di Como. Ma non ovunque è ideale per lavorare.
    Wi-Fi instabile, fusi orari, spazi condivisi rumorosi… tutto questo esiste.
    Serve organizzazione estrema, capacità di adattamento e una forte disciplina personale.
    La solitudine, a volte, pesa. Non avere colleghi fisici può sembrare libertà, ma in certi momenti diventa isolamento.

    La verità? Il digital nomadismo è libertà, sì, ma non vacanza. È uno stile di vita che richiede maturità professionale.

    Chi può davvero permettersi di lavorare da remoto?
    Il lavoro da remoto non è riservato solo ai programmatori o ai copywriter.
    Oggi è una grande opportunità per tanti:
    -Freelance: designer, social media manager, consulenti, coach, traduttori
    -Microimprenditori digitali: chi ha uno shop online, vende infoprodotti o fa formazione
    -Creator: influencer, videomaker, blogger
    L'importante è avere un’attività sostenibile, che non dipenda da orari rigidi o dalla presenza fisica.

    Come mi organizzo per lavorare ovunque (ma bene)
    Ecco alcune regole che mi hanno salvata (e che consiglio sempre a chi vuole iniziare):

    1. Pianifica prima di partire
    Ogni destinazione ha le sue sfide.
    Controlla coworking, SIM locali, zone con connessione stabile. Evita decisioni romantiche dell’ultimo minuto.

    2. Lavora per obiettivi, non per ore
    Quando sei in viaggio, devi diventare iper-produttivə in poco tempo. Io lavoro a blocchi di 2 ore e poi mi dedico al tempo libero. Il focus è: cosa devo concludere oggi?

    3. Costruisci una routine (anche se flessibile)
    La routine non è il nemico del nomadismo. È ciò che ti salva.
    Io faccio colazione, mi alleno e poi mi metto al lavoro. Sì, anche a Tenerife o a Chiang Mai.

    4. Community: cerca connessioni reali
    Coworking, eventi per freelance, gruppi Telegram di expat. Cerca connessioni umane ovunque tu sia. Fa bene al lavoro e al morale.

    I miti da sfatare (con sincerità)
    “Lavori poco, guadagni tanto” → No. Se sei freelance o imprenditore, gestire tutto richiede impegno. Altro che 4 ore a settimana.

    “È sempre economico vivere all’estero” → In certi posti sì, ma non ovunque. E spesso devi affrontare costi imprevisti (assicurazioni, coworking, visti).

    “Basta un laptop per iniziare” → No. Serve un business solido, clienti affidabili, una presenza digitale ben costruita.

    Cosa serve davvero per vivere da digital nomad?
    Ecco una mini checklist utile:

    Necessario Descrizione
    Entrate regolari Almeno 2-3 fonti di reddito mensile sostenibili
    Business gestibile online Clienti remoti, servizi digitali, gestione cloud
    Strumenti giusti VPN, storage su cloud, tool per la produttività
    Disciplina personale Saper dire “no” a un tramonto per rispettare una deadline
    Piano B Sempre avere un piano in caso di imprevisti (malattia, emergenze, lavoro che salta)

    Lavorare da ovunque è possibile, ma non è per tutti.
    È per chi ha voglia di crescere, gestirsi da solo, uscire dalla comfort zone e vivere con intenzione.
    Non è la fuga dalla realtà: è un modo diverso di viverla.

    E se oggi sei freelance, creator o microimprenditore… sappi che non serve mollare tutto domani.
    Puoi iniziare anche solo con un mese di lavoro da remoto, testare, capire se ti piace… e poi decidere come costruire il tuo stile di vita.

    Io ho iniziato così. E ora non tornerei indietro.

    #DigitalNomad #LavoroDaRemoto #VitaDaFreelance #CreatorLife #BusinessOnline #RemoteWorking #LibertàProfessionale #PMIDigitali #ImpresaDigitale #ImpresaBiz

    Lavorare da ovunque: verità e miti del digital nomadismo (Quello che ho imparato viaggiando e lavorando allo stesso tempo) Da qualche anno ho deciso di lavorare da remoto in modo flessibile: non sono in viaggio 365 giorni l’anno, ma ho scelto di vivere e lavorare in luoghi diversi, senza un ufficio fisso. Quella che spesso vedete su Instagram — laptop sulla spiaggia, cocktail in mano, zero stress — è solo una piccola parte della storia. Oggi voglio raccontarvi la verità sul digital nomadismo: tra sogni, realtà, errori e consigli pratici. 🌍 Il mito: “Puoi lavorare ovunque, sempre felice” Certo, puoi aprire il laptop a Bali, a Lisbona o in un paesino sul Lago di Como. Ma non ovunque è ideale per lavorare. Wi-Fi instabile, fusi orari, spazi condivisi rumorosi… tutto questo esiste. Serve organizzazione estrema, capacità di adattamento e una forte disciplina personale. La solitudine, a volte, pesa. Non avere colleghi fisici può sembrare libertà, ma in certi momenti diventa isolamento. 💬 La verità? Il digital nomadismo è libertà, sì, ma non vacanza. È uno stile di vita che richiede maturità professionale. 🧳 Chi può davvero permettersi di lavorare da remoto? Il lavoro da remoto non è riservato solo ai programmatori o ai copywriter. Oggi è una grande opportunità per tanti: -Freelance: designer, social media manager, consulenti, coach, traduttori -Microimprenditori digitali: chi ha uno shop online, vende infoprodotti o fa formazione -Creator: influencer, videomaker, blogger ✅ L'importante è avere un’attività sostenibile, che non dipenda da orari rigidi o dalla presenza fisica. 💼 Come mi organizzo per lavorare ovunque (ma bene) Ecco alcune regole che mi hanno salvata (e che consiglio sempre a chi vuole iniziare): 1. Pianifica prima di partire Ogni destinazione ha le sue sfide. Controlla coworking, SIM locali, zone con connessione stabile. Evita decisioni romantiche dell’ultimo minuto. 2. Lavora per obiettivi, non per ore Quando sei in viaggio, devi diventare iper-produttivə in poco tempo. Io lavoro a blocchi di 2 ore e poi mi dedico al tempo libero. Il focus è: cosa devo concludere oggi? 3. Costruisci una routine (anche se flessibile) La routine non è il nemico del nomadismo. È ciò che ti salva. Io faccio colazione, mi alleno e poi mi metto al lavoro. Sì, anche a Tenerife o a Chiang Mai. 4. Community: cerca connessioni reali Coworking, eventi per freelance, gruppi Telegram di expat. Cerca connessioni umane ovunque tu sia. Fa bene al lavoro e al morale. 🚫 I miti da sfatare (con sincerità) “Lavori poco, guadagni tanto” → No. Se sei freelance o imprenditore, gestire tutto richiede impegno. Altro che 4 ore a settimana. “È sempre economico vivere all’estero” → In certi posti sì, ma non ovunque. E spesso devi affrontare costi imprevisti (assicurazioni, coworking, visti). “Basta un laptop per iniziare” → No. Serve un business solido, clienti affidabili, una presenza digitale ben costruita. 📊 Cosa serve davvero per vivere da digital nomad? Ecco una mini checklist utile: Necessario Descrizione Entrate regolari Almeno 2-3 fonti di reddito mensile sostenibili Business gestibile online Clienti remoti, servizi digitali, gestione cloud Strumenti giusti VPN, storage su cloud, tool per la produttività Disciplina personale Saper dire “no” a un tramonto per rispettare una deadline Piano B Sempre avere un piano in caso di imprevisti (malattia, emergenze, lavoro che salta) ✈️ Lavorare da ovunque è possibile, ma non è per tutti. È per chi ha voglia di crescere, gestirsi da solo, uscire dalla comfort zone e vivere con intenzione. Non è la fuga dalla realtà: è un modo diverso di viverla. E se oggi sei freelance, creator o microimprenditore… sappi che non serve mollare tutto domani. Puoi iniziare anche solo con un mese di lavoro da remoto, testare, capire se ti piace… e poi decidere come costruire il tuo stile di vita. Io ho iniziato così. E ora non tornerei indietro. #DigitalNomad #LavoroDaRemoto #VitaDaFreelance #CreatorLife #BusinessOnline #RemoteWorking #LibertàProfessionale #PMIDigitali #ImpresaDigitale #ImpresaBiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 112 Viste 0 Recensioni
  • Social commerce su TikTok: guida per iniziare a vendere sulla piattaforma

    Quando ho deciso di espandere il mio e-commerce, ho capito che TikTok non era solo un social per video divertenti, ma una vera e propria piattaforma di social commerce in rapida crescita. Vendere su TikTok significa sfruttare la potenza dei contenuti virali uniti a strumenti di acquisto integrati: un’opportunità che ho voluto cogliere subito.

    Perché TikTok per il social commerce?
    TikTok ha un pubblico vasto, giovane e altamente coinvolto. La piattaforma offre:
    -Video brevi e creativi che attirano attenzione rapidamente,
    -Algoritmi che favoriscono la viralità anche per account nuovi,
    -Funzionalità di shopping integrate che permettono agli utenti di comprare senza uscire dall’app.
    Questo crea un ambiente perfetto per presentare prodotti in modo dinamico e diretto.

    Come ho iniziato a vendere su TikTok
    -Ho creato un account business per accedere agli strumenti di marketing e analytics.
    -Ho collegato il mio e-commerce tramite TikTok Shopping, sincronizzando il catalogo prodotti.
    -Ho iniziato a produrre contenuti video autentici e coinvolgenti, mostrando l’uso reale dei prodotti, tutorial e dietro le quinte.
    -Ho sfruttato gli influencer e creator per aumentare la visibilità e la credibilità del brand.
    -Ho attivato campagne pubblicitarie mirate usando il TikTok Ads Manager.

    Cosa ho imparato sulla vendita tramite TikTok
    -La chiave è essere creativi e spontanei: i contenuti troppo pubblicitari funzionano meno.
    -Interagire con la community tramite commenti e challenge aumenta l’engagement.
    -Monitorare le metriche di vendita e visualizzazione aiuta a ottimizzare la strategia.
    È importante rispettare le linee guida della piattaforma per evitare restrizioni.

    Consigli per chi vuole iniziare
    -Studia i trend del momento e adatta i tuoi contenuti per essere rilevante.
    -Sperimenta formati diversi: video tutorial, unboxing, recensioni.
    -Usa hashtag popolari e specifici per il tuo settore.
    -Collabora con creator che rispecchiano i valori del tuo brand.

    TikTok è diventato per me un canale fondamentale per raggiungere nuovi clienti e aumentare le vendite. Il social commerce su questa piattaforma richiede creatività, costanza e attenzione ai dettagli, ma i risultati possono essere davvero interessanti.

    #SocialCommerce #TikTokShopping #Ecommerce2025 #VendereSuTikTok #DigitalMarketing #TikTokBusiness #ContentMarketing #EcommerceInnovazione #VenditeOnline #ImpresaDigitale
    Social commerce su TikTok: guida per iniziare a vendere sulla piattaforma Quando ho deciso di espandere il mio e-commerce, ho capito che TikTok non era solo un social per video divertenti, ma una vera e propria piattaforma di social commerce in rapida crescita. Vendere su TikTok significa sfruttare la potenza dei contenuti virali uniti a strumenti di acquisto integrati: un’opportunità che ho voluto cogliere subito. Perché TikTok per il social commerce? TikTok ha un pubblico vasto, giovane e altamente coinvolto. La piattaforma offre: -Video brevi e creativi che attirano attenzione rapidamente, -Algoritmi che favoriscono la viralità anche per account nuovi, -Funzionalità di shopping integrate che permettono agli utenti di comprare senza uscire dall’app. Questo crea un ambiente perfetto per presentare prodotti in modo dinamico e diretto. Come ho iniziato a vendere su TikTok -Ho creato un account business per accedere agli strumenti di marketing e analytics. -Ho collegato il mio e-commerce tramite TikTok Shopping, sincronizzando il catalogo prodotti. -Ho iniziato a produrre contenuti video autentici e coinvolgenti, mostrando l’uso reale dei prodotti, tutorial e dietro le quinte. -Ho sfruttato gli influencer e creator per aumentare la visibilità e la credibilità del brand. -Ho attivato campagne pubblicitarie mirate usando il TikTok Ads Manager. Cosa ho imparato sulla vendita tramite TikTok -La chiave è essere creativi e spontanei: i contenuti troppo pubblicitari funzionano meno. -Interagire con la community tramite commenti e challenge aumenta l’engagement. -Monitorare le metriche di vendita e visualizzazione aiuta a ottimizzare la strategia. È importante rispettare le linee guida della piattaforma per evitare restrizioni. Consigli per chi vuole iniziare -Studia i trend del momento e adatta i tuoi contenuti per essere rilevante. -Sperimenta formati diversi: video tutorial, unboxing, recensioni. -Usa hashtag popolari e specifici per il tuo settore. -Collabora con creator che rispecchiano i valori del tuo brand. TikTok è diventato per me un canale fondamentale per raggiungere nuovi clienti e aumentare le vendite. Il social commerce su questa piattaforma richiede creatività, costanza e attenzione ai dettagli, ma i risultati possono essere davvero interessanti. #SocialCommerce #TikTokShopping #Ecommerce2025 #VendereSuTikTok #DigitalMarketing #TikTokBusiness #ContentMarketing #EcommerceInnovazione #VenditeOnline #ImpresaDigitale
    0 Commenti 0 Condivisioni 136 Viste 0 Recensioni
  • Social commerce: come vendere direttamente da Instagram e TikTok

    Quando ho capito che i miei clienti passavano ore su Instagram e TikTok, mi sono chiesto: perché aspettare che escano dall’app per comprare? È da lì che ho iniziato a lavorare sul social commerce, cioè la possibilità di vendere direttamente all’interno dei social, senza passaggi inutili.

    Se hai un e-commerce, integrare Instagram Shop e TikTok Shop può trasformare i social da semplici vetrine a veri e propri canali di vendita. Ti spiego come ci sono riuscito e cosa ha funzionato meglio.

    1. Parti da un catalogo ben fatto
    La prima cosa che ho fatto è stata collegare il mio catalogo prodotti (dal mio sito Shopify, ma si può fare anche da WooCommerce, Prestashop, ecc.) a Meta Commerce Manager e TikTok Seller Center.
    Senza un catalogo aggiornato e ben strutturato, non puoi taggare i prodotti nei post o nei video.

    Consiglio: assicurati che ogni scheda prodotto abbia titolo chiaro, descrizione efficace, prezzo e foto di qualità.

    2. Instagram Shopping: vendere tra i post e le storie
    Su Instagram ho attivato lo Shop direttamente dal Business Manager di Facebook (ora Meta). Da lì posso:
    -Taggare i prodotti nei post e reel
    -Aggiungere lo “Swipe up” con collegamento diretto allo shop
    -Creare una vetrina personalizzata all’interno del profilo
    Funziona benissimo per prodotti visivi, lifestyle e moda
    Le storie e i reel con tag prodotto mi portano traffico qualificato

    3. TikTok Shop: il mix perfetto tra contenuto e vendita
    TikTok è diverso: qui conta l’intrattenimento prima della vendita. Dopo aver aperto il mio TikTok Shop, ho iniziato a:
    -Pubblicare video brevi dove mostro il prodotto in azione
    -Inserire il link al prodotto direttamente nel video
    -Collaborare con micro-influencer per testare promozioni
    I contenuti che funzionano meglio? Dimostrazioni pratiche, unboxing, “prima e dopo” o mini tutorial.

    4. Attenzione alla community (non solo alla vendita)
    Una cosa che ho imparato: non posso usare Instagram e TikTok come vetrine statiche. Serve creare relazione, contenuto autentico e valore.
    Solo così le persone si fidano abbastanza da cliccare su “Acquista ora”.

    5. Monitora i risultati (e testa continuamente)
    Con gli insight delle piattaforme posso vedere:
    -Quali contenuti convertono di più
    -Quali prodotti attirano clic
    -Che tipo di pubblico interagisce
    Uso questi dati per ottimizzare ogni nuova campagna.

    Il social commerce non è solo una moda: per me è diventato uno dei canali di vendita più efficaci, soprattutto per prodotti a forte impatto visivo.
    Ma serve strategia: contenuti autentici, catalogo integrato, costanza e misurazione.

    Vuoi un consiglio su come iniziare o vuoi sapere quali strumenti uso per integrare cataloghi e tracciare conversioni? Scrivimi!

    #Ecommerce #SocialCommerce #InstagramShop #TikTokShop #VendereOnline #MarketingDigitale #ImpresaBiz #StrategiaSocial #ShopOnline #ReelMarketing
    Social commerce: come vendere direttamente da Instagram e TikTok Quando ho capito che i miei clienti passavano ore su Instagram e TikTok, mi sono chiesto: perché aspettare che escano dall’app per comprare? È da lì che ho iniziato a lavorare sul social commerce, cioè la possibilità di vendere direttamente all’interno dei social, senza passaggi inutili. Se hai un e-commerce, integrare Instagram Shop e TikTok Shop può trasformare i social da semplici vetrine a veri e propri canali di vendita. Ti spiego come ci sono riuscito e cosa ha funzionato meglio. 1. Parti da un catalogo ben fatto La prima cosa che ho fatto è stata collegare il mio catalogo prodotti (dal mio sito Shopify, ma si può fare anche da WooCommerce, Prestashop, ecc.) a Meta Commerce Manager e TikTok Seller Center. Senza un catalogo aggiornato e ben strutturato, non puoi taggare i prodotti nei post o nei video. 👉 Consiglio: assicurati che ogni scheda prodotto abbia titolo chiaro, descrizione efficace, prezzo e foto di qualità. 2. Instagram Shopping: vendere tra i post e le storie Su Instagram ho attivato lo Shop direttamente dal Business Manager di Facebook (ora Meta). Da lì posso: -Taggare i prodotti nei post e reel -Aggiungere lo “Swipe up” con collegamento diretto allo shop -Creare una vetrina personalizzata all’interno del profilo ✅ Funziona benissimo per prodotti visivi, lifestyle e moda ✅ Le storie e i reel con tag prodotto mi portano traffico qualificato 3. TikTok Shop: il mix perfetto tra contenuto e vendita TikTok è diverso: qui conta l’intrattenimento prima della vendita. Dopo aver aperto il mio TikTok Shop, ho iniziato a: -Pubblicare video brevi dove mostro il prodotto in azione -Inserire il link al prodotto direttamente nel video -Collaborare con micro-influencer per testare promozioni 🎯 I contenuti che funzionano meglio? Dimostrazioni pratiche, unboxing, “prima e dopo” o mini tutorial. 4. Attenzione alla community (non solo alla vendita) Una cosa che ho imparato: non posso usare Instagram e TikTok come vetrine statiche. Serve creare relazione, contenuto autentico e valore. Solo così le persone si fidano abbastanza da cliccare su “Acquista ora”. 5. Monitora i risultati (e testa continuamente) Con gli insight delle piattaforme posso vedere: -Quali contenuti convertono di più -Quali prodotti attirano clic -Che tipo di pubblico interagisce Uso questi dati per ottimizzare ogni nuova campagna. Il social commerce non è solo una moda: per me è diventato uno dei canali di vendita più efficaci, soprattutto per prodotti a forte impatto visivo. Ma serve strategia: contenuti autentici, catalogo integrato, costanza e misurazione. Vuoi un consiglio su come iniziare o vuoi sapere quali strumenti uso per integrare cataloghi e tracciare conversioni? Scrivimi! #Ecommerce #SocialCommerce #InstagramShop #TikTokShop #VendereOnline #MarketingDigitale #ImpresaBiz #StrategiaSocial #ShopOnline #ReelMarketing
    0 Commenti 0 Condivisioni 217 Viste 0 Recensioni
Altri risultati
Sponsorizzato
adv cerca