• Come scegliere il partner giusto per internazionalizzarsi: checklist per PMI

    Noi di Impresa.biz sappiamo che internazionalizzarsi da soli è difficile. In molti mercati esteri, avere il partner giusto può fare la differenza tra un progetto di successo e un’esperienza costosa e deludente.
    Che si tratti di un distributore, un agente commerciale, un importatore, un franchisee o un partner tecnico, scegliere la figura giusta richiede metodo e attenzione.
    Ecco la checklist operativa che proponiamo alle PMI per selezionare un partner affidabile e strategico all’estero.

    Checklist per scegliere il partner giusto all’estero
    1. Allineamento strategico
    -Ha esperienza nel tuo settore o in settori compatibili?
    -Comprende davvero il tuo prodotto, la sua qualità e il suo posizionamento?
    -Condivide la tua visione (es. premium vs volume, innovazione vs tradizione)?
    Se non c’è affinità di intenti, è difficile costruire qualcosa di duraturo.

    2. Conoscenza del mercato locale
    -È radicato nel territorio? Conosce normative, canali, cultura?
    -Ha già lavorato con imprese italiane o europee?
    -Sa come affrontare le dinamiche doganali, fiscali, logistiche?
    Un buon partner conosce il contesto meglio di noi. Ed è disposto a guidarci.

    3. Struttura e capacità operative
    -Ha una rete di vendita attiva? Con quali strumenti (agenti, retail, online)?
    -Possiede un magazzino, servizio post-vendita, personale tecnico?
    -È in grado di supportare promozione, assistenza, formazione?
    Evitiamo i “procacciatori occasionali” senza struttura o continuità.

    4. Reputazione e risultati
    -Ha una buona reputazione sul mercato?
    -È referenziabile? Ha storie di successo con altri brand?
    -È solvibile e stabile dal punto di vista finanziario?
    Una visura estera e un background check sono passaggi obbligati.

    5. Impegno reciproco e chiarezza contrattuale
    -È disposto a investire tempo, risorse e capitale nella partnership?
    -Accetta di lavorare con obiettivi chiari, report periodici e KPI condivisi?
    -Il contratto prevede esclusiva? Durata? Target minimi di vendita?
    La fiducia è importante, ma il contratto è fondamentale.

    6. Comunicazione e compatibilità culturale
    -Comunica con regolarità, trasparenza e tempestività?
    -Parla la tua lingua o l’inglese fluente?
    -Hai avuto una buona impressione nei primi incontri?
    La sintonia umana e professionale conta quanto i numeri.

    Gli errori più comuni da evitare
    Scegliere il primo partner disponibile, senza comparare
    Farsi abbagliare da promesse non documentate
    Non visitare la sede o i canali del partner
    Non definire con chiarezza ruoli e aspettative
    Non prevedere un piano di uscita dal contratto

    Il nostro consiglio
    Noi di Impresa.biz suggeriamo sempre di valutare almeno 2 o 3 candidati, effettuare una visita sul campo, e iniziare con un periodo di test chiaro e misurabile.

    Selezionare il partner giusto richiede tempo, ma è l’investimento più intelligente che una PMI possa fare per costruire una presenza stabile e profittevole all’estero.

    Vuoi ricevere un modello editabile della checklist o supporto nella valutazione di partner esteri?
    Scrivici per una consulenza gratuita e senza impegno.

    #Internazionalizzazione #PartnerEstero #ExportPMI #ChecklistExport #PMIitaliane #MercatiInternazionali #BusinessGlobale #Impresabiz
    Come scegliere il partner giusto per internazionalizzarsi: checklist per PMI Noi di Impresa.biz sappiamo che internazionalizzarsi da soli è difficile. In molti mercati esteri, avere il partner giusto può fare la differenza tra un progetto di successo e un’esperienza costosa e deludente. Che si tratti di un distributore, un agente commerciale, un importatore, un franchisee o un partner tecnico, scegliere la figura giusta richiede metodo e attenzione. Ecco la checklist operativa che proponiamo alle PMI per selezionare un partner affidabile e strategico all’estero. ✅ Checklist per scegliere il partner giusto all’estero 1. 🎯 Allineamento strategico -Ha esperienza nel tuo settore o in settori compatibili? -Comprende davvero il tuo prodotto, la sua qualità e il suo posizionamento? -Condivide la tua visione (es. premium vs volume, innovazione vs tradizione)? 📌 Se non c’è affinità di intenti, è difficile costruire qualcosa di duraturo. 2. 🌐 Conoscenza del mercato locale -È radicato nel territorio? Conosce normative, canali, cultura? -Ha già lavorato con imprese italiane o europee? -Sa come affrontare le dinamiche doganali, fiscali, logistiche? 📌 Un buon partner conosce il contesto meglio di noi. Ed è disposto a guidarci. 3. 🛠️ Struttura e capacità operative -Ha una rete di vendita attiva? Con quali strumenti (agenti, retail, online)? -Possiede un magazzino, servizio post-vendita, personale tecnico? -È in grado di supportare promozione, assistenza, formazione? 📌 Evitiamo i “procacciatori occasionali” senza struttura o continuità. 4. 📈 Reputazione e risultati -Ha una buona reputazione sul mercato? -È referenziabile? Ha storie di successo con altri brand? -È solvibile e stabile dal punto di vista finanziario? 📌 Una visura estera e un background check sono passaggi obbligati. 5. 🤝 Impegno reciproco e chiarezza contrattuale -È disposto a investire tempo, risorse e capitale nella partnership? -Accetta di lavorare con obiettivi chiari, report periodici e KPI condivisi? -Il contratto prevede esclusiva? Durata? Target minimi di vendita? 📌 La fiducia è importante, ma il contratto è fondamentale. 6. 🔄 Comunicazione e compatibilità culturale -Comunica con regolarità, trasparenza e tempestività? -Parla la tua lingua o l’inglese fluente? -Hai avuto una buona impressione nei primi incontri? 📌 La sintonia umana e professionale conta quanto i numeri. ⚠️ Gli errori più comuni da evitare ❌ Scegliere il primo partner disponibile, senza comparare ❌ Farsi abbagliare da promesse non documentate ❌ Non visitare la sede o i canali del partner ❌ Non definire con chiarezza ruoli e aspettative ❌ Non prevedere un piano di uscita dal contratto 📌 Il nostro consiglio Noi di Impresa.biz suggeriamo sempre di valutare almeno 2 o 3 candidati, effettuare una visita sul campo, e iniziare con un periodo di test chiaro e misurabile. Selezionare il partner giusto richiede tempo, ma è l’investimento più intelligente che una PMI possa fare per costruire una presenza stabile e profittevole all’estero. 📩 Vuoi ricevere un modello editabile della checklist o supporto nella valutazione di partner esteri? Scrivici per una consulenza gratuita e senza impegno. 🌍 #Internazionalizzazione #PartnerEstero #ExportPMI #ChecklistExport #PMIitaliane #MercatiInternazionali #BusinessGlobale #Impresabiz
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  • Credito all’esportazione: cos’è e come funziona per le imprese italiane

    Noi di Impresa.biz siamo convinti che l’internazionalizzazione debba essere sostenuta non solo da buone idee, ma anche da strumenti concreti. Uno di questi è il credito all’esportazione, una leva strategica – spesso poco conosciuta – che può fare la differenza nei contratti con clienti esteri, soprattutto in Paesi extra-UE.
    In questo articolo facciamo chiarezza su cos’è, come funziona e perché è utile anche alle PMI.

    Cos’è il credito all’esportazione?
    Il credito all’esportazione è un meccanismo finanziario che consente all’impresa esportatrice italiana di offrire condizioni di pagamento dilazionate al cliente estero, senza dover rinunciare alla liquidità immediata.

    In pratica, è una forma di finanziamento garantito, che facilita la conclusione di contratti internazionali, specie in settori come:
    -macchinari,
    -impianti industriali,
    -infrastrutture,
    -beni strumentali complessi.

    Come funziona il meccanismo
    Due modelli principali:
    1. Credito fornitore
    L’impresa italiana concede al cliente estero un pagamento dilazionato (es. 2-5 anni) e ottiene il pagamento immediato grazie al finanziamento di una banca (italiana o internazionale). Il rischio commerciale viene coperto da SACE, che garantisce il credito in caso di insolvenza.
    È la formula più utilizzata dalle PMI italiane.

    2. Credito acquirente
    La banca italiana (o internazionale) eroga direttamente un prestito al cliente estero, che lo utilizza per pagare l’impresa italiana. In questo caso, il rapporto di credito è tra banca e acquirente straniero, ma è sempre garantito da SACE.
    Usato più spesso nei grandi progetti con clienti pubblici o multinazionali.

    Il ruolo di SACE
    SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è l’ente di garanzia pubblica che copre il rischio di mancato pagamento da parte del cliente estero. Grazie alle sue garanzie:
    -la banca eroga il finanziamento con maggiore sicurezza,
    -l’impresa italiana incassa subito,
    -il cliente estero ottiene condizioni di pagamento agevolate.
    Senza SACE, la banca raramente accetterebbe di finanziare clienti esteri su lunga durata.

    A chi conviene e perché
    Alle imprese italiane che vogliono:
    -Concludere contratti più competitivi (dilazione = vantaggio commerciale),
    -Ridurre il rischio di credito,
    -Incassare subito il valore della fornitura.

    Ai clienti esteri che:
    -Possono acquistare in modo più sostenibile,
    -Non hanno accesso immediato a finanziamenti nel proprio Paese.

    Quali sono i requisiti?
    Per accedere al credito all’esportazione con copertura SACE, è necessario:
    -Avere un contratto di fornitura con cliente estero, firmato o in fase avanzata,
    -Dimostrare che almeno il 70% del valore è “made in Italy” (contenuto nazionale),
    -Presentare una documentazione tecnica e finanziaria chiara,
    -Coinvolgere una banca italiana o internazionale con esperienza in export finance.

    I tempi
    -Fase di studio/preistruttoria: 2-3 settimane con banca e SACE
    -Approvazione e firma contrattuale: 1-2 mesi
    -Erogazione: dopo la firma dei contratti e avvio della fornitura
    Meglio iniziare il processo in parallelo alla trattativa commerciale, non dopo.

    Il nostro consiglio
    Il credito all’esportazione non è solo per le grandi aziende. Con il giusto supporto, anche una PMI può usarlo per vincere gare internazionali, espandersi in nuovi mercati e fidelizzare clienti esteri.

    Noi di Impresa.biz supportiamo le imprese nella preparazione della documentazione, nella gestione della trattativa con le banche e nella richiesta di garanzia a SACE.

    Contattaci per una pre-valutazione gratuita del tuo progetto di export.

    #CreditoAllEsportazione #SACE #ExportPMI #Internazionalizzazione #ExportFinance #GaranziePubbliche #FinanziamentiEstero #MadeInItaly #Impresabiz

    Credito all’esportazione: cos’è e come funziona per le imprese italiane Noi di Impresa.biz siamo convinti che l’internazionalizzazione debba essere sostenuta non solo da buone idee, ma anche da strumenti concreti. Uno di questi è il credito all’esportazione, una leva strategica – spesso poco conosciuta – che può fare la differenza nei contratti con clienti esteri, soprattutto in Paesi extra-UE. In questo articolo facciamo chiarezza su cos’è, come funziona e perché è utile anche alle PMI. 📌 Cos’è il credito all’esportazione? Il credito all’esportazione è un meccanismo finanziario che consente all’impresa esportatrice italiana di offrire condizioni di pagamento dilazionate al cliente estero, senza dover rinunciare alla liquidità immediata. In pratica, è una forma di finanziamento garantito, che facilita la conclusione di contratti internazionali, specie in settori come: -macchinari, -impianti industriali, -infrastrutture, -beni strumentali complessi. 🔍 Come funziona il meccanismo Due modelli principali: 1. Credito fornitore L’impresa italiana concede al cliente estero un pagamento dilazionato (es. 2-5 anni) e ottiene il pagamento immediato grazie al finanziamento di una banca (italiana o internazionale). Il rischio commerciale viene coperto da SACE, che garantisce il credito in caso di insolvenza. 👉 È la formula più utilizzata dalle PMI italiane. 2. Credito acquirente La banca italiana (o internazionale) eroga direttamente un prestito al cliente estero, che lo utilizza per pagare l’impresa italiana. In questo caso, il rapporto di credito è tra banca e acquirente straniero, ma è sempre garantito da SACE. 👉 Usato più spesso nei grandi progetti con clienti pubblici o multinazionali. 🛡️ Il ruolo di SACE SACE, società del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, è l’ente di garanzia pubblica che copre il rischio di mancato pagamento da parte del cliente estero. Grazie alle sue garanzie: -la banca eroga il finanziamento con maggiore sicurezza, -l’impresa italiana incassa subito, -il cliente estero ottiene condizioni di pagamento agevolate. 📌 Senza SACE, la banca raramente accetterebbe di finanziare clienti esteri su lunga durata. 🎯 A chi conviene e perché ✅ Alle imprese italiane che vogliono: -Concludere contratti più competitivi (dilazione = vantaggio commerciale), -Ridurre il rischio di credito, -Incassare subito il valore della fornitura. ✅ Ai clienti esteri che: -Possono acquistare in modo più sostenibile, -Non hanno accesso immediato a finanziamenti nel proprio Paese. 🧩 Quali sono i requisiti? Per accedere al credito all’esportazione con copertura SACE, è necessario: -Avere un contratto di fornitura con cliente estero, firmato o in fase avanzata, -Dimostrare che almeno il 70% del valore è “made in Italy” (contenuto nazionale), -Presentare una documentazione tecnica e finanziaria chiara, -Coinvolgere una banca italiana o internazionale con esperienza in export finance. ⏱️ I tempi -Fase di studio/preistruttoria: 2-3 settimane con banca e SACE -Approvazione e firma contrattuale: 1-2 mesi -Erogazione: dopo la firma dei contratti e avvio della fornitura 📌 Meglio iniziare il processo in parallelo alla trattativa commerciale, non dopo. Il nostro consiglio Il credito all’esportazione non è solo per le grandi aziende. Con il giusto supporto, anche una PMI può usarlo per vincere gare internazionali, espandersi in nuovi mercati e fidelizzare clienti esteri. Noi di Impresa.biz supportiamo le imprese nella preparazione della documentazione, nella gestione della trattativa con le banche e nella richiesta di garanzia a SACE. 📩 Contattaci per una pre-valutazione gratuita del tuo progetto di export. 🌍 #CreditoAllEsportazione #SACE #ExportPMI #Internazionalizzazione #ExportFinance #GaranziePubbliche #FinanziamentiEstero #MadeInItaly #Impresabiz
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  • Creare un sito multilingua: aspetti tecnici e legali da conoscere

    Quando decidiamo di espanderci verso l’estero o semplicemente vogliamo dare una dimensione più internazionale alla nostra attività, la prima cosa a cui pensiamo è: il sito è pronto a parlare più lingue?
    Noi di Impresa.biz ci siamo trovati spesso ad accompagnare PMI, professionisti e artigiani nel processo di internazionalizzazione, e sappiamo quanto possa fare la differenza avere un sito chiaro, navigabile e conforme alle normative locali, in più lingue.
    Creare un sito multilingua non significa solo tradurre i contenuti: dietro ci sono scelte tecniche, strategiche e legali da affrontare con consapevolezza. Ecco gli aspetti più importanti da considerare.

    Aspetti tecnici: cosa valutare prima di partire
    1. Struttura del sito
    Possiamo scegliere tra:
    -Dominio separato (es. miazienda.fr): adatto a strategie SEO per Paese
    -Sottodominio (fr.miazienda.com): più semplice da gestire, ma meno efficace in ottica geolocalizzazione
    -Sottocartella (miazienda.com/fr): spesso la soluzione più equilibrata per le PMI
    La scelta dipende dal budget, dal target e dagli obiettivi di comunicazione.

    2. Traduzioni professionali
    Usare strumenti automatici come Google Translate può andare bene per la bozza, ma se vogliamo comunicare in modo efficace e credibile, servono traduzioni fatte da madrelingua o agenzie specializzate.
    Meglio ancora se la traduzione è localizzata: cioè adattata alla cultura e alle abitudini del Paese.

    3. SEO multilingua
    Un sito multilingua deve essere ottimizzato per i motori di ricerca in ogni lingua. Questo significa:
    -Usare tag hreflang per indicare a Google la lingua e il Paese
    -Creare URL separati per ogni lingua (non traduzioni dinamiche su un’unica pagina)
    -Scrivere meta description e titoli SEO ad hoc

    4. Interfaccia utente e navigazione
    La lingua del sito deve essere facilmente selezionabile tramite menù ben visibili.
    Inoltre, attenzione a:
    -Formattazione dei numeri e delle valute
    -Traduzione dei form, del checkout e dei bottoni
    -Eventuali adattamenti grafici per scritture RTL (da destra a sinistra, come l’arabo)

    Aspetti legali: conformità e tutela
    1. Privacy policy e cookie banner
    Ogni versione del sito dovrebbe avere:
    -Privacy policy localizzata, conforme al regolamento locale (es. GDPR per l’UE, CCPA per gli USA)
    -Cookie banner multilingua, che spieghi chiaramente il trattamento dei dati
    -Usiamo piattaforme come Iubenda, Cookiebot o Consentmanager per semplificare la gestione legale in più lingue.

    2. Termini e condizioni
    Se vendiamo online o raccogliamo dati, è fondamentale avere termini e condizioni tradotti nella lingua del cliente e validi secondo la normativa del suo Paese.
    Questo protegge noi e rafforza la fiducia dell’utente.

    3. Etichette e obblighi informativi
    Per e-commerce, attenzione a:
    -Informazioni obbligatorie sul prodotto, tradotte
    -Normative locali su resi, garanzie, IVA
    -Diritto di recesso (che può variare tra Paesi)

    Consigli pratici per PMI e professionisti
    -Iniziamo con una o due lingue strategiche, testiamo, poi ampliamo
    -Teniamo sempre aggiornati i contenuti tradotti, come facciamo con quelli in italiano
    -Se vendiamo all’estero, consideriamo pagamenti multivaluta, spedizioni internazionali e customer care in lingua

    Un sito multilingua ben fatto non solo migliora la nostra immagine professionale, ma può davvero aprire nuovi mercati. Non è un progetto da sottovalutare: va pianificato come qualsiasi altra strategia di espansione.
    Noi di Impresa.biz siamo convinti che digitalizzare e internazionalizzare siano due facce della stessa medaglia, e il sito web è spesso il nostro primo biglietto da visita.

    #SitoMultilingua #Internazionalizzazione #ExportPMI #WebMarketing #SEOInternazionale #GDPR #PrivacyPolicy #TraduzioniProfessionali #DigitalizzazionePMI #EcommerceInternazionale #Microimprese #PMIInnovativa #ImprenditoriDigitali
    Creare un sito multilingua: aspetti tecnici e legali da conoscere Quando decidiamo di espanderci verso l’estero o semplicemente vogliamo dare una dimensione più internazionale alla nostra attività, la prima cosa a cui pensiamo è: il sito è pronto a parlare più lingue? Noi di Impresa.biz ci siamo trovati spesso ad accompagnare PMI, professionisti e artigiani nel processo di internazionalizzazione, e sappiamo quanto possa fare la differenza avere un sito chiaro, navigabile e conforme alle normative locali, in più lingue. Creare un sito multilingua non significa solo tradurre i contenuti: dietro ci sono scelte tecniche, strategiche e legali da affrontare con consapevolezza. Ecco gli aspetti più importanti da considerare. 🛠️ Aspetti tecnici: cosa valutare prima di partire 1. Struttura del sito Possiamo scegliere tra: -Dominio separato (es. miazienda.fr): adatto a strategie SEO per Paese -Sottodominio (fr.miazienda.com): più semplice da gestire, ma meno efficace in ottica geolocalizzazione -Sottocartella (miazienda.com/fr): spesso la soluzione più equilibrata per le PMI La scelta dipende dal budget, dal target e dagli obiettivi di comunicazione. 2. Traduzioni professionali Usare strumenti automatici come Google Translate può andare bene per la bozza, ma se vogliamo comunicare in modo efficace e credibile, servono traduzioni fatte da madrelingua o agenzie specializzate. Meglio ancora se la traduzione è localizzata: cioè adattata alla cultura e alle abitudini del Paese. 3. SEO multilingua Un sito multilingua deve essere ottimizzato per i motori di ricerca in ogni lingua. Questo significa: -Usare tag hreflang per indicare a Google la lingua e il Paese -Creare URL separati per ogni lingua (non traduzioni dinamiche su un’unica pagina) -Scrivere meta description e titoli SEO ad hoc 4. Interfaccia utente e navigazione La lingua del sito deve essere facilmente selezionabile tramite menù ben visibili. Inoltre, attenzione a: -Formattazione dei numeri e delle valute -Traduzione dei form, del checkout e dei bottoni -Eventuali adattamenti grafici per scritture RTL (da destra a sinistra, come l’arabo) ⚖️ Aspetti legali: conformità e tutela 1. Privacy policy e cookie banner Ogni versione del sito dovrebbe avere: -Privacy policy localizzata, conforme al regolamento locale (es. GDPR per l’UE, CCPA per gli USA) -Cookie banner multilingua, che spieghi chiaramente il trattamento dei dati -Usiamo piattaforme come Iubenda, Cookiebot o Consentmanager per semplificare la gestione legale in più lingue. 2. Termini e condizioni Se vendiamo online o raccogliamo dati, è fondamentale avere termini e condizioni tradotti nella lingua del cliente e validi secondo la normativa del suo Paese. Questo protegge noi e rafforza la fiducia dell’utente. 3. Etichette e obblighi informativi Per e-commerce, attenzione a: -Informazioni obbligatorie sul prodotto, tradotte -Normative locali su resi, garanzie, IVA -Diritto di recesso (che può variare tra Paesi) 🌍 Consigli pratici per PMI e professionisti -Iniziamo con una o due lingue strategiche, testiamo, poi ampliamo -Teniamo sempre aggiornati i contenuti tradotti, come facciamo con quelli in italiano -Se vendiamo all’estero, consideriamo pagamenti multivaluta, spedizioni internazionali e customer care in lingua ✅Un sito multilingua ben fatto non solo migliora la nostra immagine professionale, ma può davvero aprire nuovi mercati. Non è un progetto da sottovalutare: va pianificato come qualsiasi altra strategia di espansione. Noi di Impresa.biz siamo convinti che digitalizzare e internazionalizzare siano due facce della stessa medaglia, e il sito web è spesso il nostro primo biglietto da visita. #SitoMultilingua #Internazionalizzazione #ExportPMI #WebMarketing #SEOInternazionale #GDPR #PrivacyPolicy #TraduzioniProfessionali #DigitalizzazionePMI #EcommerceInternazionale #Microimprese #PMIInnovativa #ImprenditoriDigitali
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  • Fiere internazionali: come prepararci per partecipare e ottenere risultati concreti

    Le fiere internazionali rappresentano un’occasione unica per noi imprenditori e PMI: ci permettono di presentare i nostri prodotti, incontrare potenziali clienti, testare nuovi mercati e osservare da vicino la concorrenza. Ma partecipare a una fiera non basta: per ottenere veri risultati, è fondamentale prepararsi nel modo giusto.
    Noi di Impresa.biz abbiamo partecipato a diverse fiere in Italia e all’estero, e in questo articolo vogliamo condividere l’approccio che ci ha permesso di trasformare la partecipazione fieristica in un investimento produttivo.

    Perché partecipare a una fiera internazionale
    La fiera è un concentrato di opportunità, soprattutto se:
    -Stiamo cercando nuovi clienti esteri
    -Vogliamo entrare in un nuovo mercato
    -Puntiamo ad ampliare la rete di distributori e partner
    -Cerchiamo ispirazione, contatti e feedback dal settore
    Ma attenzione: una fiera internazionale è anche impegnativa e costosa, quindi va affrontata con un piano chiaro.

    Cosa fare prima della fiera
    1. Scegliere l’evento giusto
    Non tutte le fiere sono adatte a noi. Prima di iscriverci, valutiamo:
    -Il target dei visitatori (B2B, B2C, importatori, buyer, ecc.)
    -Il livello di internazionalizzazione della fiera
    -I dati delle edizioni precedenti (affluenza, espositori, risultati)
    -I costi e le opportunità di finanziamento pubblico (ICE, bandi regionali)

    2. Definire obiettivi chiari
    Chiediamoci: perché partecipiamo? Per generare lead? Per trovare distributori? Per testare un nuovo prodotto? Avere obiettivi chiari ci aiuta a:
    -Progettare uno stand adatto
    -Scegliere il personale giusto
    -Misurare i risultati post-fiera

    3. Preparare lo stand e i materiali
    Uno stand curato e professionale fa la differenza. Dobbiamo pensare a:
    -Grafica, messaggi chiari e coerenza visiva
    -Materiale promozionale multilingue (brochure, cataloghi, biglietti da visita)
    -Dimostrazioni prodotto o campioni da distribuire
    -Schede tecniche, listini, FAQ in inglese o nella lingua del mercato target

    4. Promuoverci prima dell’evento
    Non aspettiamo che i visitatori vengano da soli. Possiamo:
    -Contattare in anticipo clienti o distributori locali
    -Inviare newsletter o inviti personalizzati
    -Comunicare sui social che saremo presenti (con padiglione e stand)

    Durante la fiera: massima attenzione alla relazione
    Durante la fiera dobbiamo essere pronti a:
    -Accogliere e ascoltare ogni visitatore (con apertura e professionalità)
    -Raccogliere contatti in modo ordinato (CRM, fogli, QR code)
    -Prendere appunti sui contatti e i colloqui avuti (per un follow-up efficace)
    -Fare networking con altri espositori (potenziali partner o fornitori)
    Un consiglio: restiamo flessibili, sorridenti e pronti a rispondere alle domande anche nelle ore più intense. Ogni contatto può essere un’opportunità futura.

    Dopo la fiera: il follow-up fa la differenza
    La fiera non finisce quando si smontano gli stand. Anzi, il vero lavoro inizia lì. Ecco cosa facciamo sempre:
    -Inviamo email personalizzate entro pochi giorni ai contatti più interessanti
    -Raccogliamo i feedback e analizziamo cosa ha funzionato e cosa no
    -Misuriamo i risultati: quanti contatti, quante richieste, quante vendite?
    Aggiorniamo il nostro CRM e valutiamo se partecipare all’edizione successiva

    Bonus: strumenti e incentivi utili
    -ICE Agenzia supporta le PMI italiane con stand collettivi, servizi di interpretariato, logistica e consulenza
    -SACE-SIMEST offre contributi e finanziamenti agevolati per la partecipazione a fiere internazionali
    Le Camere di Commercio e le Regioni spesso pubblicano bandi specifici

    Le fiere internazionali possono aprire nuove porte per la nostra impresa, ma solo se le affrontiamo con metodo, preparazione e visione strategica. Pianificare con attenzione, curare ogni dettaglio e mantenere attivo il contatto con i potenziali clienti dopo l’evento è ciò che trasforma la fiera da spesa a investimento.

    Noi di Impresa.biz continueremo a crederci, partecipare e migliorare, e siamo pronti ad accompagnare anche voi in questo percorso di internazionalizzazione.

    #FiereInternazionali #ExportPMI #Internazionalizzazione #StrategiaFieristica #PMIItalia #Microimprese #ICEAgenzia #Networking #BusinessEstero #MarketingFieristico #CrescitaInternazionale #BandiExport #StandEspositivi




    Fiere internazionali: come prepararci per partecipare e ottenere risultati concreti Le fiere internazionali rappresentano un’occasione unica per noi imprenditori e PMI: ci permettono di presentare i nostri prodotti, incontrare potenziali clienti, testare nuovi mercati e osservare da vicino la concorrenza. Ma partecipare a una fiera non basta: per ottenere veri risultati, è fondamentale prepararsi nel modo giusto. Noi di Impresa.biz abbiamo partecipato a diverse fiere in Italia e all’estero, e in questo articolo vogliamo condividere l’approccio che ci ha permesso di trasformare la partecipazione fieristica in un investimento produttivo. 🎯 Perché partecipare a una fiera internazionale La fiera è un concentrato di opportunità, soprattutto se: -Stiamo cercando nuovi clienti esteri -Vogliamo entrare in un nuovo mercato -Puntiamo ad ampliare la rete di distributori e partner -Cerchiamo ispirazione, contatti e feedback dal settore Ma attenzione: una fiera internazionale è anche impegnativa e costosa, quindi va affrontata con un piano chiaro. 📅 Cosa fare prima della fiera 1. Scegliere l’evento giusto Non tutte le fiere sono adatte a noi. Prima di iscriverci, valutiamo: -Il target dei visitatori (B2B, B2C, importatori, buyer, ecc.) -Il livello di internazionalizzazione della fiera -I dati delle edizioni precedenti (affluenza, espositori, risultati) -I costi e le opportunità di finanziamento pubblico (ICE, bandi regionali) 2. Definire obiettivi chiari Chiediamoci: perché partecipiamo? Per generare lead? Per trovare distributori? Per testare un nuovo prodotto? Avere obiettivi chiari ci aiuta a: -Progettare uno stand adatto -Scegliere il personale giusto -Misurare i risultati post-fiera 3. Preparare lo stand e i materiali Uno stand curato e professionale fa la differenza. Dobbiamo pensare a: -Grafica, messaggi chiari e coerenza visiva -Materiale promozionale multilingue (brochure, cataloghi, biglietti da visita) -Dimostrazioni prodotto o campioni da distribuire -Schede tecniche, listini, FAQ in inglese o nella lingua del mercato target 4. Promuoverci prima dell’evento Non aspettiamo che i visitatori vengano da soli. Possiamo: -Contattare in anticipo clienti o distributori locali -Inviare newsletter o inviti personalizzati -Comunicare sui social che saremo presenti (con padiglione e stand) 📍 Durante la fiera: massima attenzione alla relazione Durante la fiera dobbiamo essere pronti a: -Accogliere e ascoltare ogni visitatore (con apertura e professionalità) -Raccogliere contatti in modo ordinato (CRM, fogli, QR code) -Prendere appunti sui contatti e i colloqui avuti (per un follow-up efficace) -Fare networking con altri espositori (potenziali partner o fornitori) Un consiglio: restiamo flessibili, sorridenti e pronti a rispondere alle domande anche nelle ore più intense. Ogni contatto può essere un’opportunità futura. 📩 Dopo la fiera: il follow-up fa la differenza La fiera non finisce quando si smontano gli stand. Anzi, il vero lavoro inizia lì. Ecco cosa facciamo sempre: -Inviamo email personalizzate entro pochi giorni ai contatti più interessanti -Raccogliamo i feedback e analizziamo cosa ha funzionato e cosa no -Misuriamo i risultati: quanti contatti, quante richieste, quante vendite? Aggiorniamo il nostro CRM e valutiamo se partecipare all’edizione successiva 💡 Bonus: strumenti e incentivi utili -ICE Agenzia supporta le PMI italiane con stand collettivi, servizi di interpretariato, logistica e consulenza -SACE-SIMEST offre contributi e finanziamenti agevolati per la partecipazione a fiere internazionali Le Camere di Commercio e le Regioni spesso pubblicano bandi specifici ✅Le fiere internazionali possono aprire nuove porte per la nostra impresa, ma solo se le affrontiamo con metodo, preparazione e visione strategica. Pianificare con attenzione, curare ogni dettaglio e mantenere attivo il contatto con i potenziali clienti dopo l’evento è ciò che trasforma la fiera da spesa a investimento. Noi di Impresa.biz continueremo a crederci, partecipare e migliorare, e siamo pronti ad accompagnare anche voi in questo percorso di internazionalizzazione. #FiereInternazionali #ExportPMI #Internazionalizzazione #StrategiaFieristica #PMIItalia #Microimprese #ICEAgenzia #Networking #BusinessEstero #MarketingFieristico #CrescitaInternazionale #BandiExport #StandEspositivi
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  • Come esportare i propri prodotti all’estero: guida per PMI

    L’export rappresenta una delle migliori opportunità di crescita per le piccole e medie imprese italiane. Noi di Impresa.biz lo sappiamo bene: molte aziende del nostro tessuto imprenditoriale producono eccellenze che hanno un enorme potenziale sui mercati internazionali.
    Esportare, però, non è solo una questione di qualità del prodotto. Serve un approccio strategico, conoscenza delle regole e capacità di adattarsi a mercati molto diversi tra loro. In questa guida vogliamo condividere i passi fondamentali per iniziare a esportare in modo consapevole e strutturato.

    Perché puntare sull’export
    Espandersi all’estero può portare vantaggi concreti:
    -Aumentare il fatturato e diversificare i canali di vendita
    -Ridurre la dipendenza dal mercato interno
    -Rafforzare la competitività e il valore del brand
    -Accedere a nuovi segmenti e clienti con maggiore potere d’acquisto

    I 6 passi per esportare con successo
    1. Studiare i mercati esteri
    Prima di esportare, dobbiamo individuare i mercati target. Quali Paesi hanno domanda per i nostri prodotti? Dove ci sono meno barriere all’ingresso? Per rispondere a queste domande è utile:
    -Analizzare trend e dati (es. export.gov, ICE, SACE)
    -Valutare concorrenza e prezzi medi
    -Considerare cultura, abitudini di consumo e normative locali

    2. Adattare il prodotto
    Ogni mercato ha le sue esigenze. Spesso dobbiamo adattare il prodotto o il packaging per rispettare:
    -Normative tecniche e di sicurezza
    -Etichettatura e lingue
    -Aspettative estetiche e culturali
    Anche il prezzo va calibrato in base al mercato e alla logistica.

    3. Organizzare la logistica e la dogana
    Uno dei nodi principali dell’export è la logistica internazionale. Dobbiamo:
    -Scegliere il tipo di spedizione (aerea, navale, terrestre)
    -Affidarci a un buon spedizioniere o broker doganale
    -Gestire correttamente documenti come fattura commerciale, DDT, packing list, certificati d’origine
    Attenzione a classificare bene le merci con il codice doganale (HS Code) e a conoscere i dazi e le restrizioni del Paese di destinazione.

    4. Scegliere il canale di vendita
    Possiamo esportare in diversi modi:
    -Direttamente al cliente finale (e-commerce internazionale)
    -Attraverso distributori o agenti locali
    -Partecipando a fiere di settore internazionali
    -Inserendoci in marketplace B2B (es. Alibaba, Europages)
    Ogni canale ha costi, vantaggi e complessità diverse. La scelta dipende dal nostro prodotto, margine e struttura aziendale.

    5. Tutelarsi con contratti e pagamenti sicuri
    Esportare significa anche gestire rischi: insoluti, controversie, cambi normativi. Per questo è fondamentale:
    -Usare contratti internazionali chiari (con clausole di incoterm, legge applicabile, foro competente)
    -Richiedere pagamenti anticipati, lettere di credito o assicurazioni sul credito estero (es. SACE)
    -Mai sottovalutare la parte legale: può fare la differenza tra un’opportunità e un problema.

    6. Accedere a incentivi e supporti pubblici
    Esistono agevolazioni per l’internazionalizzazione:
    -ICE organizza fiere, missioni e formazione per le PMI
    -SACE-SIMEST offre finanziamenti a tasso agevolato
    -Alcune Regioni stanziano fondi specifici per l’export
    Noi consigliamo di monitorare bandi e opportunità locali, spesso poco conosciute ma molto utili per iniziare con il piede giusto.

    Consigli pratici
    -Formiamoci: l’export ha regole e tecnicismi specifici. Frequentare un corso di base può aiutarci a evitare errori costosi.
    -Creiamo una brochure e un sito in lingua: il materiale commerciale deve essere professionale e adattato al mercato target.
    -Usiamo il codice EORI: obbligatorio per chi esporta al di fuori dell’UE.
    -Monitoriamo i tassi di cambio: soprattutto se fatturiamo in valuta estera.

    Esportare non è un salto nel buio, ma un processo che si può affrontare con metodo. Conoscere i passaggi fondamentali, affidarsi a professionisti esperti e sfruttare gli strumenti messi a disposizione può fare la differenza tra un tentativo e un vero successo internazionale.

    Noi di Impresa.biz crediamo che ogni PMI con un buon prodotto e una visione strategica possa conquistare nuovi mercati. E siamo qui per accompagnare questo percorso.

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    Come esportare i propri prodotti all’estero: guida per PMI L’export rappresenta una delle migliori opportunità di crescita per le piccole e medie imprese italiane. Noi di Impresa.biz lo sappiamo bene: molte aziende del nostro tessuto imprenditoriale producono eccellenze che hanno un enorme potenziale sui mercati internazionali. Esportare, però, non è solo una questione di qualità del prodotto. Serve un approccio strategico, conoscenza delle regole e capacità di adattarsi a mercati molto diversi tra loro. In questa guida vogliamo condividere i passi fondamentali per iniziare a esportare in modo consapevole e strutturato. 🌍 Perché puntare sull’export Espandersi all’estero può portare vantaggi concreti: -Aumentare il fatturato e diversificare i canali di vendita -Ridurre la dipendenza dal mercato interno -Rafforzare la competitività e il valore del brand -Accedere a nuovi segmenti e clienti con maggiore potere d’acquisto 📌 I 6 passi per esportare con successo 1. Studiare i mercati esteri Prima di esportare, dobbiamo individuare i mercati target. Quali Paesi hanno domanda per i nostri prodotti? Dove ci sono meno barriere all’ingresso? Per rispondere a queste domande è utile: -Analizzare trend e dati (es. export.gov, ICE, SACE) -Valutare concorrenza e prezzi medi -Considerare cultura, abitudini di consumo e normative locali 2. Adattare il prodotto Ogni mercato ha le sue esigenze. Spesso dobbiamo adattare il prodotto o il packaging per rispettare: -Normative tecniche e di sicurezza -Etichettatura e lingue -Aspettative estetiche e culturali Anche il prezzo va calibrato in base al mercato e alla logistica. 3. Organizzare la logistica e la dogana Uno dei nodi principali dell’export è la logistica internazionale. Dobbiamo: -Scegliere il tipo di spedizione (aerea, navale, terrestre) -Affidarci a un buon spedizioniere o broker doganale -Gestire correttamente documenti come fattura commerciale, DDT, packing list, certificati d’origine Attenzione a classificare bene le merci con il codice doganale (HS Code) e a conoscere i dazi e le restrizioni del Paese di destinazione. 4. Scegliere il canale di vendita Possiamo esportare in diversi modi: -Direttamente al cliente finale (e-commerce internazionale) -Attraverso distributori o agenti locali -Partecipando a fiere di settore internazionali -Inserendoci in marketplace B2B (es. Alibaba, Europages) Ogni canale ha costi, vantaggi e complessità diverse. La scelta dipende dal nostro prodotto, margine e struttura aziendale. 5. Tutelarsi con contratti e pagamenti sicuri Esportare significa anche gestire rischi: insoluti, controversie, cambi normativi. Per questo è fondamentale: -Usare contratti internazionali chiari (con clausole di incoterm, legge applicabile, foro competente) -Richiedere pagamenti anticipati, lettere di credito o assicurazioni sul credito estero (es. SACE) -Mai sottovalutare la parte legale: può fare la differenza tra un’opportunità e un problema. 6. Accedere a incentivi e supporti pubblici Esistono agevolazioni per l’internazionalizzazione: -ICE organizza fiere, missioni e formazione per le PMI -SACE-SIMEST offre finanziamenti a tasso agevolato -Alcune Regioni stanziano fondi specifici per l’export Noi consigliamo di monitorare bandi e opportunità locali, spesso poco conosciute ma molto utili per iniziare con il piede giusto. 🧭 Consigli pratici -Formiamoci: l’export ha regole e tecnicismi specifici. Frequentare un corso di base può aiutarci a evitare errori costosi. -Creiamo una brochure e un sito in lingua: il materiale commerciale deve essere professionale e adattato al mercato target. -Usiamo il codice EORI: obbligatorio per chi esporta al di fuori dell’UE. -Monitoriamo i tassi di cambio: soprattutto se fatturiamo in valuta estera. 🚀 Esportare non è un salto nel buio, ma un processo che si può affrontare con metodo. Conoscere i passaggi fondamentali, affidarsi a professionisti esperti e sfruttare gli strumenti messi a disposizione può fare la differenza tra un tentativo e un vero successo internazionale. Noi di Impresa.biz crediamo che ogni PMI con un buon prodotto e una visione strategica possa conquistare nuovi mercati. E siamo qui per accompagnare questo percorso. #ExportPMI #Internazionalizzazione #EsportareAllEstero #Dogana #LogisticaInternazionale #ExportMadeInItaly #Microimprese #PMIItalia #StrategiaCommerciale #SACE #ICE #BusinessInternazionale #CrescitaGlobale #MercatiEsteri
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