• Cross-promotion tra influencer: vantaggi e strategie per crescere insieme

    Uno dei momenti più belli della mia crescita come content creator è stato quando ho smesso di vedere gli altri influencer come “competitor” e ho iniziato a considerarli alleati.
    Da lì è nata una consapevolezza fondamentale: la cross-promotion è una delle strategie più intelligenti e sottovalutate per crescere nel digitale — e non costa nulla, se fatta con autenticità.

    Cos’è la cross-promotion tra influencer?
    È una collaborazione spontanea o strategica tra due (o più) creator che decidono di promuoversi a vicenda.
    Non si tratta di “scambiarsi i follower”, ma di presentare qualcuno alla propria community come una risorsa interessante, creando valore per tutti:
    -Per i follower: scoprono nuovi profili che possono piacergli
    -Per gli influencer: si cresce insieme in visibilità, engagement e credibilità

    I vantaggi reali che ho visto nella mia esperienza
    Crescita organica e targettizzata
    Collaborare con creator della mia stessa nicchia (o di nicchie affini) mi ha permesso di raggiungere persone già predisposte ad apprezzare i miei contenuti.
    Credibilità immediata
    Quando un influencer che stimo parla bene di me, è come una recensione spontanea: il pubblico si fida molto di più.
    Contenuti più creativi e dinamici
    Le collaborazioni stimolano nuove idee: video a due, interviste, sfide, takeover… il contenuto si rinnova.
    Ampliamento del network professionale
    Alcune delle mie collaborazioni più belle con brand sono nate grazie a collegamenti fatti da altri creator.

    Le strategie che funzionano davvero
    Live e contenuti a due
    Organizzare una diretta Instagram, una challenge TikTok, un video reel o un carousel con un altro creator è un modo semplice per farci conoscere da entrambe le community.
    Newsletter e podcast incrociati
    Abbiamo canali diversi? Perfetto! Io ti presento nella mia newsletter, tu mi citi nel tuo podcast. Funziona benissimo anche tra creator con pubblici diversi.
    Takeover (reali o creativi)
    Uno entra per un giorno nel profilo dell’altro, o si scambiano i “ruoli” per un contenuto ironico o informativo. È divertente e attira l’attenzione.
    Mini eventi digitali
    Workshop gratuiti, webinar, Q&A condivisi: un’occasione per unire community e dare ancora più valore.

    Le regole d’oro per una cross-promotion sana
    -Sii selettiva: non collaborare con chiunque, ma con chi ha valori e stile affini al tuo.
    -Dai prima di chiedere: promuovi chi stimi davvero, anche spontaneamente. Spesso tornano a farlo con te.
    -Pensa win-win: una buona collaborazione porta benefici a entrambe le parti.
    -Mantieni trasparenza: la community percepisce se lo fai per “scambio di favori” o perché c’è reale stima.

    Nel mondo digitale si cresce più in fretta insieme, non da soli.
    La cross-promotion è un’arma potente per farlo, a costo zero, ma ad alto valore umano e professionale.

    #crosspromotion #influencermarketing #creatorstrategy #collaborazioni #crescitaorganica #communitybuilding #contentcreatoritalia #networkdigitale #influencerbranding #imprenditoriafemminile

    Cross-promotion tra influencer: vantaggi e strategie per crescere insieme Uno dei momenti più belli della mia crescita come content creator è stato quando ho smesso di vedere gli altri influencer come “competitor” e ho iniziato a considerarli alleati. Da lì è nata una consapevolezza fondamentale: la cross-promotion è una delle strategie più intelligenti e sottovalutate per crescere nel digitale — e non costa nulla, se fatta con autenticità. Cos’è la cross-promotion tra influencer? È una collaborazione spontanea o strategica tra due (o più) creator che decidono di promuoversi a vicenda. Non si tratta di “scambiarsi i follower”, ma di presentare qualcuno alla propria community come una risorsa interessante, creando valore per tutti: -Per i follower: scoprono nuovi profili che possono piacergli -Per gli influencer: si cresce insieme in visibilità, engagement e credibilità I vantaggi reali che ho visto nella mia esperienza ✅ Crescita organica e targettizzata Collaborare con creator della mia stessa nicchia (o di nicchie affini) mi ha permesso di raggiungere persone già predisposte ad apprezzare i miei contenuti. ✅ Credibilità immediata Quando un influencer che stimo parla bene di me, è come una recensione spontanea: il pubblico si fida molto di più. ✅ Contenuti più creativi e dinamici Le collaborazioni stimolano nuove idee: video a due, interviste, sfide, takeover… il contenuto si rinnova. ✅ Ampliamento del network professionale Alcune delle mie collaborazioni più belle con brand sono nate grazie a collegamenti fatti da altri creator. Le strategie che funzionano davvero 💡 Live e contenuti a due Organizzare una diretta Instagram, una challenge TikTok, un video reel o un carousel con un altro creator è un modo semplice per farci conoscere da entrambe le community. 💡 Newsletter e podcast incrociati Abbiamo canali diversi? Perfetto! Io ti presento nella mia newsletter, tu mi citi nel tuo podcast. Funziona benissimo anche tra creator con pubblici diversi. 💡 Takeover (reali o creativi) Uno entra per un giorno nel profilo dell’altro, o si scambiano i “ruoli” per un contenuto ironico o informativo. È divertente e attira l’attenzione. 💡 Mini eventi digitali Workshop gratuiti, webinar, Q&A condivisi: un’occasione per unire community e dare ancora più valore. Le regole d’oro per una cross-promotion sana -Sii selettiva: non collaborare con chiunque, ma con chi ha valori e stile affini al tuo. -Dai prima di chiedere: promuovi chi stimi davvero, anche spontaneamente. Spesso tornano a farlo con te. -Pensa win-win: una buona collaborazione porta benefici a entrambe le parti. -Mantieni trasparenza: la community percepisce se lo fai per “scambio di favori” o perché c’è reale stima. Nel mondo digitale si cresce più in fretta insieme, non da soli. La cross-promotion è un’arma potente per farlo, a costo zero, ma ad alto valore umano e professionale. #crosspromotion #influencermarketing #creatorstrategy #collaborazioni #crescitaorganica #communitybuilding #contentcreatoritalia #networkdigitale #influencerbranding #imprenditoriafemminile
    0 Commenti 0 Condivisioni 184 Viste 0 Recensioni
  • Come passare da creator a CEO in 5 mosse

    Quando ho iniziato la mia carriera da creator, non immaginavo quanto sarebbe cresciuta la mia attività — e quanto avrei dovuto cambiare mentalità per diventare una vera imprenditrice.
    Oggi, più che una semplice influencer o content creator, sono CEO del mio brand, e voglio condividere con te i 5 passi fondamentali che mi hanno aiutata a fare questo salto.

    1. Definisci la tua vision e mission
    Un CEO guida con una visione chiara.
    Non basta creare contenuti: devi sapere perché fai quello che fai, quale impatto vuoi avere e come vuoi far crescere il tuo business nel tempo.

    Io ho preso carta e penna e ho scritto la mia missione, cosa voglio rappresentare per la mia community e i miei clienti. Questo è stato il primo passo per prendere decisioni coerenti e strategiche.

    2. Costruisci un team di fiducia
    Da sola non si va lontano, almeno non in modo sostenibile.
    Ho imparato a delegare, scegliendo persone che condividessero i miei valori e che portassero competenze diverse dalle mie.

    Il team giusto è il cuore di un’azienda: ti permette di scalare e di focalizzarti su ciò che sai fare meglio, senza esaurirti.

    3. Impara a gestire numeri e strategie
    Non puoi basarti solo su creatività e istinto.
    Ho dovuto imparare a leggere dati, analizzare performance, pianificare budget e investimenti.

    Questo passaggio può spaventare, ma ti assicuro che con un po’ di formazione (corsi, libri, consulenti) diventa uno degli strumenti più potenti per far crescere il tuo progetto.

    4. Automatizza e sistema processi
    Un CEO efficiente fa funzionare l’azienda anche quando non c’è.
    Per questo ho creato sistemi: workflow per i contenuti, procedure per la gestione clienti, tool per l’automazione marketing.

    Così guadagno tempo prezioso da dedicare alla crescita e all’innovazione.

    5. Sviluppa la tua leadership personale
    Essere CEO significa anche saper comunicare la propria visione, motivare il team e prendere decisioni difficili.

    Ho lavorato molto su mindset, soft skills e gestione dello stress. Avere una mentalità da leader mi ha permesso di superare le sfide e di trasformare problemi in opportunità.

    Passare da creator a CEO non è un salto improvviso, ma un percorso fatto di consapevolezza, strategia e crescita continua.
    Se oggi sono qui a gestire un brand che amo, lo devo anche a questi 5 passi.

    Se anche tu vuoi fare questo salto, comincia a pensare al tuo lavoro come a un’azienda, non solo a un’attività creativa.

    #creator2CEO #leadershipdigitale #imprenditoridigitali #businessgrowth #teambuilding #automatizzazione #strategiadimpresa #mindsetdaCEO #contentcreatoritalia #influencerbusiness

    Come passare da creator a CEO in 5 mosse Quando ho iniziato la mia carriera da creator, non immaginavo quanto sarebbe cresciuta la mia attività — e quanto avrei dovuto cambiare mentalità per diventare una vera imprenditrice. Oggi, più che una semplice influencer o content creator, sono CEO del mio brand, e voglio condividere con te i 5 passi fondamentali che mi hanno aiutata a fare questo salto. 1. Definisci la tua vision e mission Un CEO guida con una visione chiara. Non basta creare contenuti: devi sapere perché fai quello che fai, quale impatto vuoi avere e come vuoi far crescere il tuo business nel tempo. Io ho preso carta e penna e ho scritto la mia missione, cosa voglio rappresentare per la mia community e i miei clienti. Questo è stato il primo passo per prendere decisioni coerenti e strategiche. 2. Costruisci un team di fiducia Da sola non si va lontano, almeno non in modo sostenibile. Ho imparato a delegare, scegliendo persone che condividessero i miei valori e che portassero competenze diverse dalle mie. Il team giusto è il cuore di un’azienda: ti permette di scalare e di focalizzarti su ciò che sai fare meglio, senza esaurirti. 3. Impara a gestire numeri e strategie Non puoi basarti solo su creatività e istinto. Ho dovuto imparare a leggere dati, analizzare performance, pianificare budget e investimenti. Questo passaggio può spaventare, ma ti assicuro che con un po’ di formazione (corsi, libri, consulenti) diventa uno degli strumenti più potenti per far crescere il tuo progetto. 4. Automatizza e sistema processi Un CEO efficiente fa funzionare l’azienda anche quando non c’è. Per questo ho creato sistemi: workflow per i contenuti, procedure per la gestione clienti, tool per l’automazione marketing. Così guadagno tempo prezioso da dedicare alla crescita e all’innovazione. 5. Sviluppa la tua leadership personale Essere CEO significa anche saper comunicare la propria visione, motivare il team e prendere decisioni difficili. Ho lavorato molto su mindset, soft skills e gestione dello stress. Avere una mentalità da leader mi ha permesso di superare le sfide e di trasformare problemi in opportunità. Passare da creator a CEO non è un salto improvviso, ma un percorso fatto di consapevolezza, strategia e crescita continua. Se oggi sono qui a gestire un brand che amo, lo devo anche a questi 5 passi. Se anche tu vuoi fare questo salto, comincia a pensare al tuo lavoro come a un’azienda, non solo a un’attività creativa. #creator2CEO #leadershipdigitale #imprenditoridigitali #businessgrowth #teambuilding #automatizzazione #strategiadimpresa #mindsetdaCEO #contentcreatoritalia #influencerbusiness
    0 Commenti 0 Condivisioni 232 Viste 0 Recensioni
  • Fallimenti, haters e burnout: come affrontarli senza perdere la rotta

    Fare l’influencer o la content creator a tempo pieno sembra, da fuori, una continua sfilata di successi: foto perfette, collaborazioni con brand, viaggi, eventi.
    Ma la verità — quella che spesso non si mostra — è che anche in questo lavoro ci sono fallimenti, critiche e momenti in cui il cervello dice “basta”.

    Ci sono passata. Più volte.
    E oggi voglio raccontare come affronto questi momenti senza perdere la mia direzione. Perché la resilienza, nel digitale, è la vera competenza chiave.

    1. I fallimenti: quando qualcosa non funziona (e va bene così)
    Ho lanciato contenuti che non hanno performato, collaborazioni che non sono andate come speravo, progetti che non hanno trovato pubblico.
    All’inizio lo vivevo come una sconfitta personale. Oggi lo vedo per quello che è: parte del processo.

    Fallire un post non significa fallire come professionista.
    Anzi, ogni “errore” è un dato in più per capire cosa funziona davvero — e cosa no, per me e per la mia community.

    Cosa faccio quando qualcosa va male:
    -Analizzo i dati con freddezza
    -Chiedo feedback sinceri
    Mi chiedo: “Cosa avrei fatto comunque, anche senza successo?” → lì spesso c’è la risposta giusta

    2. Gli haters: imparare a filtrare (e a difendersi)
    Un contenuto che funziona attira attenzione. Ma a volte attira anche critiche gratuite, sarcasmo, odio.
    Ci sono giorni in cui un commento cattivo pesa più di cento positivi. Succede anche a chi ha esperienza.

    Ecco come mi proteggo:
    -Ho regole chiare sui miei canali: rispetto sì, violenza verbale no. Bannare non è censura, è protezione.
    -Non rispondo a caldo: se qualcosa mi colpisce, aspetto 24 ore prima di decidere se rispondere o lasciar perdere.
    -Ne parlo con altre creator: il confronto umano è la miglior cura contro la solitudine digitale.

    Domanda che mi faccio spesso:
    “Questa persona sta davvero parlando di me? O sta solo riversando qualcosa che non ha a che fare con me?”

    3. Il burnout: quando la mente si spegne e il corpo dice stop
    Ci sono momenti in cui, anche se va tutto “bene”, non ho più energie né entusiasmo.
    Pubblicare diventa un peso. Le idee non arrivano. L’ansia da prestazione si fa sentire.

    Il burnout da content creation è reale, ma spesso invisibile.
    Quello che mi ha salvata è stato creare dei confini chiari:
    -Orari di lavoro (sì, anche se lavoro con lo smartphone)
    -Giorni off completamente offline
    -Automatizzare o programmare contenuti quando sento di dover rallentare
    E soprattutto: chiedere aiuto, anche solo per dire “non ce la faccio oggi”.

    4. Ritrovare la rotta: tornare al perché
    Quando mi sento persa, torno al punto di partenza:
    -Perché ho iniziato a fare questo lavoro?
    -Cosa voglio davvero trasmettere?
    Non sempre trovo la risposta subito. Ma ogni volta che torno alla mia motivazione profonda, la direzione torna chiara.

    Ho imparato che vulnerabilità e professionalità non si escludono.
    Anzi, è proprio la consapevolezza dei miei limiti che mi ha permesso di crescere, migliorare, e costruire un’attività che oggi non è solo sostenibile, ma anche vera.

    Essere visibili online non significa essere invincibili.
    Ma si può costruire una carriera digitale sana, forte, e umana. Serve solo il coraggio di ammettere quando serve fermarsi… e la forza di ripartire da sé.

    #mentalhealthdigitale #burnoutcreativo #hatersonline #creatorlife #resilienzadigitale #contentcreatoritalia #influencerautentica #fallimenticostruttivi #businessconsapevole #imprenditoriacreativa

    Fallimenti, haters e burnout: come affrontarli senza perdere la rotta Fare l’influencer o la content creator a tempo pieno sembra, da fuori, una continua sfilata di successi: foto perfette, collaborazioni con brand, viaggi, eventi. Ma la verità — quella che spesso non si mostra — è che anche in questo lavoro ci sono fallimenti, critiche e momenti in cui il cervello dice “basta”. Ci sono passata. Più volte. E oggi voglio raccontare come affronto questi momenti senza perdere la mia direzione. Perché la resilienza, nel digitale, è la vera competenza chiave. 1. I fallimenti: quando qualcosa non funziona (e va bene così) Ho lanciato contenuti che non hanno performato, collaborazioni che non sono andate come speravo, progetti che non hanno trovato pubblico. All’inizio lo vivevo come una sconfitta personale. Oggi lo vedo per quello che è: parte del processo. Fallire un post non significa fallire come professionista. Anzi, ogni “errore” è un dato in più per capire cosa funziona davvero — e cosa no, per me e per la mia community. 📌 Cosa faccio quando qualcosa va male: -Analizzo i dati con freddezza -Chiedo feedback sinceri Mi chiedo: “Cosa avrei fatto comunque, anche senza successo?” → lì spesso c’è la risposta giusta 2. Gli haters: imparare a filtrare (e a difendersi) Un contenuto che funziona attira attenzione. Ma a volte attira anche critiche gratuite, sarcasmo, odio. Ci sono giorni in cui un commento cattivo pesa più di cento positivi. Succede anche a chi ha esperienza. Ecco come mi proteggo: -Ho regole chiare sui miei canali: rispetto sì, violenza verbale no. Bannare non è censura, è protezione. -Non rispondo a caldo: se qualcosa mi colpisce, aspetto 24 ore prima di decidere se rispondere o lasciar perdere. -Ne parlo con altre creator: il confronto umano è la miglior cura contro la solitudine digitale. 📌 Domanda che mi faccio spesso: “Questa persona sta davvero parlando di me? O sta solo riversando qualcosa che non ha a che fare con me?” 3. Il burnout: quando la mente si spegne e il corpo dice stop Ci sono momenti in cui, anche se va tutto “bene”, non ho più energie né entusiasmo. Pubblicare diventa un peso. Le idee non arrivano. L’ansia da prestazione si fa sentire. Il burnout da content creation è reale, ma spesso invisibile. Quello che mi ha salvata è stato creare dei confini chiari: -Orari di lavoro (sì, anche se lavoro con lo smartphone) -Giorni off completamente offline -Automatizzare o programmare contenuti quando sento di dover rallentare E soprattutto: chiedere aiuto, anche solo per dire “non ce la faccio oggi”. 4. Ritrovare la rotta: tornare al perché Quando mi sento persa, torno al punto di partenza: -Perché ho iniziato a fare questo lavoro? -Cosa voglio davvero trasmettere? Non sempre trovo la risposta subito. Ma ogni volta che torno alla mia motivazione profonda, la direzione torna chiara. Ho imparato che vulnerabilità e professionalità non si escludono. Anzi, è proprio la consapevolezza dei miei limiti che mi ha permesso di crescere, migliorare, e costruire un’attività che oggi non è solo sostenibile, ma anche vera. Essere visibili online non significa essere invincibili. Ma si può costruire una carriera digitale sana, forte, e umana. Serve solo il coraggio di ammettere quando serve fermarsi… e la forza di ripartire da sé. #mentalhealthdigitale #burnoutcreativo #hatersonline #creatorlife #resilienzadigitale #contentcreatoritalia #influencerautentica #fallimenticostruttivi #businessconsapevole #imprenditoriacreativa
    0 Commenti 0 Condivisioni 234 Viste 0 Recensioni
  • Algoritmo & autenticità: come restare visibili senza snaturarsi

    C’è una domanda che mi fanno spesso, sia altri creator che imprenditori che vogliono iniziare a comunicare sui social:

    “Ma tu segui l’algoritmo o fai quello che ti senti?”

    La risposta?
    Tutte e due.
    Perché nel 2025, restare visibili online senza snaturarsi è possibile, ma richiede consapevolezza, strategia e identità.

    In questo articolo ti racconto come faccio a restare me stessa, ottenere risultati… e piacere anche all’algoritmo.

    1. Conoscere le regole del gioco (senza farsi comandare)
    Ogni piattaforma ha un algoritmo, e ignorarlo è un errore.
    Studio regolarmente:
    -i format che funzionano (es. Reel, caroselli, stories “a risposta”),
    -gli orari migliori,
    -la durata media di attenzione,
    -i segnali che spingono il contenuto in alto (salvataggi, commenti, retention…).
    Ma uso queste informazioni come strumenti, non come diktat.
    Il contenuto parte sempre da un messaggio che voglio trasmettere, non dal trend del momento.

    Domanda utile da farmi prima di pubblicare:
    “Questo contenuto è utile o interessante per chi mi segue… anche se non diventasse virale?”

    2. Autenticità non significa improvvisazione
    Essere autentici non vuol dire “parlare a caso” o “fare come viene”.
    Significa mostrare chi sei davvero, con intenzione e coerenza.

    Per me, significa:
    -scrivere caption come parlo davvero (niente frasi fatte),
    -mostrarmi anche nei momenti non perfetti,
    -raccontare il “perché” dietro a quello che faccio, non solo il “come”.
    L’autenticità oggi è la vera chiave per costruire fiducia — e l’algoritmo lo capisce, perché misura proprio le interazioni reali.

    3. Format che funzionano senza snaturarsi
    Questi sono i format che uso per restare visibile restando fedele al mio stile:
    -Mini storytelling in Reel: brevi racconti personali con una morale o un consiglio
    -Caroselli “valore + opinione”: alterno contenuti educativi a riflessioni personali
    -Stories con domande aperte: creo dialogo, non solo broadcast
    -Newsletter e blog: per approfondire i temi fuori dai social (dove l’algoritmo non decide)
    Non è una corsa ai numeri. È una costruzione nel tempo.

    4. Ascoltare la community, non solo l’algoritmo
    L’algoritmo cambia.
    Ma la mia community mi dice ogni giorno cosa funziona davvero: con i messaggi, i feedback, i “grazie” in privato.

    Quando creo contenuti, penso prima a chi mi segue — alle loro domande, paure, curiosità.
    E il risultato?
    Anche l’algoritmo risponde meglio, perché i contenuti risuonano, si condividono, si salvano.

    5. L’equilibrio vero: visibilità sostenibile
    Ho smesso da tempo di inseguire ogni trend.
    Preferisco essere visibile in modo sostenibile, coerente con i miei valori e il mio progetto.

    Questo mi ha permesso di attrarre collaborazioni più in linea, di durare nel tempo… e di non perdere il piacere di creare.

    Oggi la sfida più grande sui social non è “farsi vedere”.
    È restare sé stessi mentre ci si fa vedere.
    E ti assicuro che si può. Basta avere il coraggio di scegliere chi vuoi essere online — prima ancora di chiederti quanti like vuoi ottenere.

    #algoritmo2025 #autenticitàdigitale #creatorconsapevoli #socialmediaevoluti #influenceretica #digitalbranding #imprenditoriacreativa #visibilitàsostenibile #strategiadigitale #contentcreatoritalia
    Algoritmo & autenticità: come restare visibili senza snaturarsi C’è una domanda che mi fanno spesso, sia altri creator che imprenditori che vogliono iniziare a comunicare sui social: “Ma tu segui l’algoritmo o fai quello che ti senti?” La risposta? Tutte e due. Perché nel 2025, restare visibili online senza snaturarsi è possibile, ma richiede consapevolezza, strategia e identità. In questo articolo ti racconto come faccio a restare me stessa, ottenere risultati… e piacere anche all’algoritmo. 1. Conoscere le regole del gioco (senza farsi comandare) Ogni piattaforma ha un algoritmo, e ignorarlo è un errore. Studio regolarmente: -i format che funzionano (es. Reel, caroselli, stories “a risposta”), -gli orari migliori, -la durata media di attenzione, -i segnali che spingono il contenuto in alto (salvataggi, commenti, retention…). Ma uso queste informazioni come strumenti, non come diktat. Il contenuto parte sempre da un messaggio che voglio trasmettere, non dal trend del momento. 📌 Domanda utile da farmi prima di pubblicare: “Questo contenuto è utile o interessante per chi mi segue… anche se non diventasse virale?” 2. Autenticità non significa improvvisazione Essere autentici non vuol dire “parlare a caso” o “fare come viene”. Significa mostrare chi sei davvero, con intenzione e coerenza. Per me, significa: -scrivere caption come parlo davvero (niente frasi fatte), -mostrarmi anche nei momenti non perfetti, -raccontare il “perché” dietro a quello che faccio, non solo il “come”. L’autenticità oggi è la vera chiave per costruire fiducia — e l’algoritmo lo capisce, perché misura proprio le interazioni reali. 3. Format che funzionano senza snaturarsi Questi sono i format che uso per restare visibile restando fedele al mio stile: -Mini storytelling in Reel: brevi racconti personali con una morale o un consiglio -Caroselli “valore + opinione”: alterno contenuti educativi a riflessioni personali -Stories con domande aperte: creo dialogo, non solo broadcast -Newsletter e blog: per approfondire i temi fuori dai social (dove l’algoritmo non decide) Non è una corsa ai numeri. È una costruzione nel tempo. 4. Ascoltare la community, non solo l’algoritmo L’algoritmo cambia. Ma la mia community mi dice ogni giorno cosa funziona davvero: con i messaggi, i feedback, i “grazie” in privato. Quando creo contenuti, penso prima a chi mi segue — alle loro domande, paure, curiosità. E il risultato? Anche l’algoritmo risponde meglio, perché i contenuti risuonano, si condividono, si salvano. 5. L’equilibrio vero: visibilità sostenibile Ho smesso da tempo di inseguire ogni trend. Preferisco essere visibile in modo sostenibile, coerente con i miei valori e il mio progetto. Questo mi ha permesso di attrarre collaborazioni più in linea, di durare nel tempo… e di non perdere il piacere di creare. Oggi la sfida più grande sui social non è “farsi vedere”. È restare sé stessi mentre ci si fa vedere. E ti assicuro che si può. Basta avere il coraggio di scegliere chi vuoi essere online — prima ancora di chiederti quanti like vuoi ottenere. #algoritmo2025 #autenticitàdigitale #creatorconsapevoli #socialmediaevoluti #influenceretica #digitalbranding #imprenditoriacreativa #visibilitàsostenibile #strategiadigitale #contentcreatoritalia
    0 Commenti 0 Condivisioni 192 Viste 0 Recensioni
  • Dal feed all’impresa: come ho lanciato il mio primo prodotto digitale

    Per anni ho lavorato come content creator: foto, video, storie, reel. Collaborazioni, eventi, strategie. Ma a un certo punto ho sentito il bisogno di fare qualcosa di mio.
    Qualcosa che non dipendesse da un algoritmo, da un brief di un brand o da una campagna stagionale.

    Così è nato il mio primo prodotto digitale.
    Un percorso che mi ha portata dal feed all’impresa — e che mi ha insegnato più di qualsiasi corso.

    1. L’intuizione: ascoltare la community
    Il mio prodotto digitale non è nato da un’idea geniale sotto la doccia.
    È nato da mesi (anni, in realtà) di domande ricevute in DM, nei commenti e nelle email:

    “Come fai a creare contenuti così coerenti?”
    “Come gestisci il calendario editoriale?”
    “Da dove inizio se voglio lavorare con i brand?”

    Ho iniziato a raccogliere tutto, a capire cosa serviva davvero.
    E da lì, ho costruito il concept del mio primo prodotto: una mini-academy online per aspiranti creator e freelance digitali.

    2. La parte meno Instagrammabile: progettare, scrivere, testare
    Creare un prodotto digitale è un lavoro vero. Non bastano un bel logo e una landing page patinata.
    Mi sono messa a scrivere, registrare, organizzare moduli, creare PDF, fare test con un piccolo gruppo di utenti fidati.

    È stato impegnativo, lo ammetto. Ma anche incredibilmente formativo.
    Ho capito che essere un’influencer mi aveva già dato un super potere: conoscevo il mio pubblico a fondo. E sapevo come parlargli.

    3. Il lancio: non perfetto, ma reale
    Quando ho deciso di lanciare, avevo due opzioni:
    -aspettare che tutto fosse perfetto,
    -oppure partire con quello che avevo, testare e migliorare.
    Ho scelto la seconda. Ho annunciato il lancio con un video molto personale, ho spiegato cosa stavo facendo e perché, e ho invitato le persone più attive della mia community a essere le prime a provarlo.

    Risultato?
    In tre giorni ho esaurito i posti della prima edizione. Non perché avessi investito migliaia di euro in advertising, ma perché avevo costruito fiducia prima ancora di vendere.

    4. Dopo il lancio: customer care e miglioramento continuo
    Il lavoro vero è iniziato dopo il lancio.
    Supportare i clienti, raccogliere feedback, rispondere alle mail, correggere dettagli.
    Ogni consiglio ricevuto è stato una leva per migliorare la seconda edizione.

    E da lì ho iniziato a costruire un vero ecosistema attorno al prodotto: email marketing, canale Telegram, contenuti extra e un programma referral.

    Oggi il mio primo prodotto digitale è una fonte stabile di reddito. Ma più di tutto, è una parte di me che vive oltre i social.
    È il mio modo per essere utile, concreta, e per iniziare a costruire una vera impresa creativa.

    Se anche tu sei una creator o un’imprenditrice in cerca di un modo per monetizzare la tua esperienza… sappi che si può fare. Serve metodo, autenticità e tanto ascolto.

    Dal feed può nascere molto più di un post: può nascere un business.

    #infoprodotti #digitalproduct #creatorbusiness #imprenditoriacreativa #contentcreatoritalia #lancioprodottodigitale #dalfeedallimpresa #influencermarketing #brandingpersonale #businessdigitale

    Dal feed all’impresa: come ho lanciato il mio primo prodotto digitale Per anni ho lavorato come content creator: foto, video, storie, reel. Collaborazioni, eventi, strategie. Ma a un certo punto ho sentito il bisogno di fare qualcosa di mio. Qualcosa che non dipendesse da un algoritmo, da un brief di un brand o da una campagna stagionale. Così è nato il mio primo prodotto digitale. Un percorso che mi ha portata dal feed all’impresa — e che mi ha insegnato più di qualsiasi corso. 1. L’intuizione: ascoltare la community Il mio prodotto digitale non è nato da un’idea geniale sotto la doccia. È nato da mesi (anni, in realtà) di domande ricevute in DM, nei commenti e nelle email: “Come fai a creare contenuti così coerenti?” “Come gestisci il calendario editoriale?” “Da dove inizio se voglio lavorare con i brand?” Ho iniziato a raccogliere tutto, a capire cosa serviva davvero. E da lì, ho costruito il concept del mio primo prodotto: una mini-academy online per aspiranti creator e freelance digitali. 2. La parte meno Instagrammabile: progettare, scrivere, testare Creare un prodotto digitale è un lavoro vero. Non bastano un bel logo e una landing page patinata. Mi sono messa a scrivere, registrare, organizzare moduli, creare PDF, fare test con un piccolo gruppo di utenti fidati. È stato impegnativo, lo ammetto. Ma anche incredibilmente formativo. Ho capito che essere un’influencer mi aveva già dato un super potere: conoscevo il mio pubblico a fondo. E sapevo come parlargli. 3. Il lancio: non perfetto, ma reale Quando ho deciso di lanciare, avevo due opzioni: -aspettare che tutto fosse perfetto, -oppure partire con quello che avevo, testare e migliorare. Ho scelto la seconda. Ho annunciato il lancio con un video molto personale, ho spiegato cosa stavo facendo e perché, e ho invitato le persone più attive della mia community a essere le prime a provarlo. Risultato? In tre giorni ho esaurito i posti della prima edizione. Non perché avessi investito migliaia di euro in advertising, ma perché avevo costruito fiducia prima ancora di vendere. 4. Dopo il lancio: customer care e miglioramento continuo Il lavoro vero è iniziato dopo il lancio. Supportare i clienti, raccogliere feedback, rispondere alle mail, correggere dettagli. Ogni consiglio ricevuto è stato una leva per migliorare la seconda edizione. E da lì ho iniziato a costruire un vero ecosistema attorno al prodotto: email marketing, canale Telegram, contenuti extra e un programma referral. Oggi il mio primo prodotto digitale è una fonte stabile di reddito. Ma più di tutto, è una parte di me che vive oltre i social. È il mio modo per essere utile, concreta, e per iniziare a costruire una vera impresa creativa. Se anche tu sei una creator o un’imprenditrice in cerca di un modo per monetizzare la tua esperienza… sappi che si può fare. Serve metodo, autenticità e tanto ascolto. Dal feed può nascere molto più di un post: può nascere un business. #infoprodotti #digitalproduct #creatorbusiness #imprenditoriacreativa #contentcreatoritalia #lancioprodottodigitale #dalfeedallimpresa #influencermarketing #brandingpersonale #businessdigitale
    0 Commenti 0 Condivisioni 220 Viste 0 Recensioni
  • Influencer & PMI: come creare collaborazioni win-win con aziende locali

    Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni da content creator, è che le collaborazioni più autentiche e di impatto spesso nascono proprio vicino a casa.
    Parlo di aziende locali, artigiani, piccoli imprenditori che vogliono farsi conoscere sul territorio e valorizzare ciò che li rende unici.

    E indovina? Gli influencer locali — come me — possono fare davvero la differenza.

    Ma perché alcune collaborazioni funzionano alla grande… e altre si spengono sul nascere?
    Ti racconto cosa significa per me creare partnership win-win tra influencer e PMI.

    1. Partire da una visione comune
    La prima domanda che faccio quando mi contatta un’azienda locale è: “Perché vuoi lavorare con un’influencer?”
    Le risposte più efficaci non sono “per avere visibilità”, ma:

    “Vogliamo raccontare meglio la nostra storia.”
    “Ci interessa raggiungere persone vere, nel nostro territorio.”
    “Vogliamo costruire fiducia, non solo vendere.”

    Quando c’è questa visione, so che c’è terreno fertile per una collaborazione solida.

    2. Valorizzare l’identità del brand (non snaturarla)
    Non chiedo mai a un’azienda locale di cambiare per adattarsi a un trend social.
    Anzi, cerco il modo migliore per tradurre la sua autenticità in un linguaggio digitale comprensibile e coinvolgente.

    Se collaboro con una panetteria storica, magari non faremo balletti su TikTok, ma potremmo raccontare la giornata tipo del fornaio con uno storytelling semplice e umano.
    Funziona, perché è vero.

    3. Chiarezza e rispetto reciproco
    La parola chiave è professionalità.
    Quando lavoro con una PMI, stabiliamo da subito:
    -obiettivi (cosa vogliamo ottenere),
    -contenuti (quanti, dove, con che tono),
    -tempistiche,
    -compenso (sì, anche con realtà locali, il lavoro va riconosciuto e pagato).
    Questo crea fiducia reciproca e evita incomprensioni.

    4. Misurare i risultati (anche senza milioni di follower)
    Una PMI non ha bisogno di 500.000 visualizzazioni.
    A volte bastano 30 persone che entrano in negozio dicendo “ti ho vista su Instagram” per fare la differenza.

    Per questo, quando creo una campagna con un’azienda locale, monitoriamo insieme:
    -traffico al sito o in negozio,
    -messaggi ricevuti,
    -nuovi follower reali e interessati,
    -vendite se tracciabili.
    Anche senza grandi budget, si può lavorare in modo strategico e misurabile.

    Le collaborazioni tra influencer e aziende locali funzionano quando c’è ascolto, rispetto e una voglia autentica di crescere insieme.
    Non si tratta solo di “fare pubblicità”, ma di creare connessioni vere nel territorio.

    E io, come influencer, sono fiera di poter essere un ponte tra storie locali e community digitali.

    #collaborazionilocali #influencermarketinglocale #PMIitaliane #marketingumano #imprenditorialocale #influencereterritorio #digitalmarketing2025 #storytellinglocale #creatoritaliani #impresevisibili
    Influencer & PMI: come creare collaborazioni win-win con aziende locali Se c’è una cosa che ho imparato in questi anni da content creator, è che le collaborazioni più autentiche e di impatto spesso nascono proprio vicino a casa. Parlo di aziende locali, artigiani, piccoli imprenditori che vogliono farsi conoscere sul territorio e valorizzare ciò che li rende unici. E indovina? Gli influencer locali — come me — possono fare davvero la differenza. Ma perché alcune collaborazioni funzionano alla grande… e altre si spengono sul nascere? Ti racconto cosa significa per me creare partnership win-win tra influencer e PMI. 1. Partire da una visione comune La prima domanda che faccio quando mi contatta un’azienda locale è: “Perché vuoi lavorare con un’influencer?” Le risposte più efficaci non sono “per avere visibilità”, ma: “Vogliamo raccontare meglio la nostra storia.” “Ci interessa raggiungere persone vere, nel nostro territorio.” “Vogliamo costruire fiducia, non solo vendere.” Quando c’è questa visione, so che c’è terreno fertile per una collaborazione solida. 2. Valorizzare l’identità del brand (non snaturarla) Non chiedo mai a un’azienda locale di cambiare per adattarsi a un trend social. Anzi, cerco il modo migliore per tradurre la sua autenticità in un linguaggio digitale comprensibile e coinvolgente. Se collaboro con una panetteria storica, magari non faremo balletti su TikTok, ma potremmo raccontare la giornata tipo del fornaio con uno storytelling semplice e umano. Funziona, perché è vero. 3. Chiarezza e rispetto reciproco La parola chiave è professionalità. Quando lavoro con una PMI, stabiliamo da subito: -obiettivi (cosa vogliamo ottenere), -contenuti (quanti, dove, con che tono), -tempistiche, -compenso (sì, anche con realtà locali, il lavoro va riconosciuto e pagato). Questo crea fiducia reciproca e evita incomprensioni. 4. Misurare i risultati (anche senza milioni di follower) Una PMI non ha bisogno di 500.000 visualizzazioni. A volte bastano 30 persone che entrano in negozio dicendo “ti ho vista su Instagram” per fare la differenza. Per questo, quando creo una campagna con un’azienda locale, monitoriamo insieme: -traffico al sito o in negozio, -messaggi ricevuti, -nuovi follower reali e interessati, -vendite se tracciabili. Anche senza grandi budget, si può lavorare in modo strategico e misurabile. Le collaborazioni tra influencer e aziende locali funzionano quando c’è ascolto, rispetto e una voglia autentica di crescere insieme. Non si tratta solo di “fare pubblicità”, ma di creare connessioni vere nel territorio. E io, come influencer, sono fiera di poter essere un ponte tra storie locali e community digitali. #collaborazionilocali #influencermarketinglocale #PMIitaliane #marketingumano #imprenditorialocale #influencereterritorio #digitalmarketing2025 #storytellinglocale #creatoritaliani #impresevisibili
    0 Commenti 0 Condivisioni 175 Viste 0 Recensioni
  • Quanto Farsi Pagare e Come Proporre una Collaborazione se Sei un Influencer


    Parlare di soldi nel mondo degli influencer spesso è ancora un tabù. Ma se vuoi fare sul serio, devi sapere quanto vali e come comunicarlo in modo professionale.
    E no: il numero di follower non è l’unico metro di misura. I brand oggi guardano molto di più all’engagement, alla qualità dei contenuti e all’allineamento con i valori del marchio.

    1. Quanto Farsi Pagare: Le Variabili da Considerare
    Non esiste un “prezzo fisso” per post o story, ma ci sono parametri che puoi usare per costruire il tuo listino:

    Le 5 principali variabili:
    -Numero di follower
    -Engagement rate (like, commenti, interazioni reali)
    -Qualità dei contenuti (foto, video, storytelling)
    -Settore (beauty e fashion pagano di più, ad esempio)
    -Tipologia di contenuto (post statico, reel, stories, YouTube, newsletter, ecc.)

    Fasce indicative (ma flessibili):
    -Nano-influencer (1K–10K): 30–100 € a contenuto
    -Micro-influencer (10K–50K): 100–500 €
    -Mid-tier (50K–200K): 500–2.000 €
    -Macro e Top influencer: da 2.000 € in su
    Il consiglio? Parti con prezzi sostenibili ma non svalutarti. Offri pacchetti (es. 1 reel + 3 stories) e mostra sempre il valore che offri.

    2. Come Proporre una Collaborazione
    Per essere presi sul serio, non basta dire "lavoro con i brand": bisogna saper comunicare in modo chiaro, ordinato e professionale.

    Passaggi fondamentali:
    -Prepara il media kit (chi sei, cosa fai, numeri, esempi di lavori precedenti)
    -Identifica il referente giusto (ufficio marketing, PR agency, ecc.)
    -Invia un’e-mail o DM breve ma professionale
    Segui con una proposta personalizzata
    Offri 2-3 opzioni con contenuti, tempistiche e compensi.

    3. Cosa Includere in una Proposta Commerciale
    Un documento semplice e professionale (anche in PDF) con:
    -Obiettivo della collaborazione
    -Tipologia di contenuto proposta
    -Date previste
    -Diritti d’uso (es. se il brand può usare il tuo contenuto per ADV)
    -Prezzo totale + eventuali note (revisione, format extra, ecc.)
    Pro tip: mostra cosa guadagna il brand, non solo cosa pagherà. Conversioni, reach media, contenuti di qualità.

    Sapersi far pagare non è arroganza: è professionalità.
    Più sei chiaro, strutturato e coerente nelle tue proposte, più i brand ti considereranno una vera risorsa e non “l’influencer della domenica”.

    Non aver paura di parlare di budget.
    Chi ti paga di più, ti rispetta di più.

    #influenceritalia #collaborazionibrand #mediakit #influencermarketing #tariffariinfluencer #guadagnareconisocial #personalbranding #microinfluencer #creatoritalia
    Quanto Farsi Pagare e Come Proporre una Collaborazione se Sei un Influencer Parlare di soldi nel mondo degli influencer spesso è ancora un tabù. Ma se vuoi fare sul serio, devi sapere quanto vali e come comunicarlo in modo professionale. E no: il numero di follower non è l’unico metro di misura. I brand oggi guardano molto di più all’engagement, alla qualità dei contenuti e all’allineamento con i valori del marchio. 1. Quanto Farsi Pagare: Le Variabili da Considerare Non esiste un “prezzo fisso” per post o story, ma ci sono parametri che puoi usare per costruire il tuo listino: ✅ Le 5 principali variabili: -Numero di follower -Engagement rate (like, commenti, interazioni reali) -Qualità dei contenuti (foto, video, storytelling) -Settore (beauty e fashion pagano di più, ad esempio) -Tipologia di contenuto (post statico, reel, stories, YouTube, newsletter, ecc.) 💰 Fasce indicative (ma flessibili): -Nano-influencer (1K–10K): 30–100 € a contenuto -Micro-influencer (10K–50K): 100–500 € -Mid-tier (50K–200K): 500–2.000 € -Macro e Top influencer: da 2.000 € in su 💡 Il consiglio? Parti con prezzi sostenibili ma non svalutarti. Offri pacchetti (es. 1 reel + 3 stories) e mostra sempre il valore che offri. 2. Come Proporre una Collaborazione Per essere presi sul serio, non basta dire "lavoro con i brand": bisogna saper comunicare in modo chiaro, ordinato e professionale. 📩 Passaggi fondamentali: -Prepara il media kit (chi sei, cosa fai, numeri, esempi di lavori precedenti) -Identifica il referente giusto (ufficio marketing, PR agency, ecc.) -Invia un’e-mail o DM breve ma professionale Segui con una proposta personalizzata Offri 2-3 opzioni con contenuti, tempistiche e compensi. 3. Cosa Includere in una Proposta Commerciale Un documento semplice e professionale (anche in PDF) con: -Obiettivo della collaborazione -Tipologia di contenuto proposta -Date previste -Diritti d’uso (es. se il brand può usare il tuo contenuto per ADV) -Prezzo totale + eventuali note (revisione, format extra, ecc.) 🧠 Pro tip: mostra cosa guadagna il brand, non solo cosa pagherà. Conversioni, reach media, contenuti di qualità. Sapersi far pagare non è arroganza: è professionalità. Più sei chiaro, strutturato e coerente nelle tue proposte, più i brand ti considereranno una vera risorsa e non “l’influencer della domenica”. Non aver paura di parlare di budget. Chi ti paga di più, ti rispetta di più. #influenceritalia #collaborazionibrand #mediakit #influencermarketing #tariffariinfluencer #guadagnareconisocial #personalbranding #microinfluencer #creatoritalia
    0 Commenti 0 Condivisioni 321 Viste 0 Recensioni
  • Come Trovare e Contattare i Brand: Guida per Influencer che Vogliono Collaborare sul Serio
    di [Tuo Nome], influencer e content creator

    Una delle domande che ricevo più spesso da chi vuole iniziare a lavorare come influencer è:
    “Come fai a collaborare con i brand?”

    La verità è che, soprattutto all’inizio, non sono i brand a venire da te: sei tu che devi farti avanti.
    Ma non basta mandare un DM su Instagram con scritto “Ciao, collaboriamo?” — serve un approccio strategico, professionale e umano allo stesso tempo.

    Ecco come faccio io.

    1. Trova i Brand Giusti per la Tua Nicchia
    Prima di scrivere a un brand, chiediti:

    È in linea con i miei valori?

    Può interessare davvero alla mia community?

    Mi vedrei davvero a usare i loro prodotti o servizi?

    Dove cercare:
    Instagram: cerca tra i profili seguiti dai tuoi follower, o tra i contenuti sponsorizzati nella tua nicchia.

    Marketplace per creator: come Influencer Hub, Upfluence, Heepsy, Buzzoole, ecc.

    Newsletter e PR agency: molte agenzie inviano regolarmente call per campagne. Iscriviti.

    Amazon o e-commerce di settore: per trovare brand emergenti che potrebbero voler investire in micro o nano-influencer.

    2. Prepara il Tuo Media Kit
    Il media kit è il tuo biglietto da visita. Anche se hai pochi follower, presentarti in modo professionale fa subito la differenza.

    Cosa includere:
    -Chi sei e cosa fai
    -I tuoi dati principali (follower, engagement rate, target)
    -Alcuni esempi di contenuti o collaborazioni
    -Pacchetti o servizi offerti (post, storie, reel, ecc.)
    -Contatti
    Un consiglio: formato PDF, ben impaginato, max 2-3 pagine. Canva è perfetto per realizzarlo.

    3. Come Contattare il Brand (E-mail > DM)
    Sì, puoi iniziare con un DM, ma l’obiettivo è passare subito a un contatto via email. Ecco come strutturo la mia email di primo contatto:

    Oggetto:
    Proposta di collaborazione – [Tuo Nome] x [Nome Brand]

    Corpo del messaggio:
    Ciao [Nome del referente o “Team”],
    Mi chiamo [Tuo Nome], sono un content creator attivo nel settore [es. lifestyle/beauty/fitness], con una community molto coinvolta e in target con il vostro brand.
    Ho avuto modo di conoscere i vostri prodotti e li trovo assolutamente in linea con i valori che promuovo nel mio profilo.
    Mi piacerebbe proporvi una possibile collaborazione per raccontare il vostro prodotto/servizio attraverso contenuti autentici e creativi.
    In allegato trovate il mio media kit con tutti i dettagli.

    Resto a disposizione e vi ringrazio per l’attenzione!

    Un saluto,
    [Tuo Nome + link Instagram, email, sito se disponibile]

    4. Segui le Risposte (o i Silenzi)
    Se un brand non risponde, non è un “no” per sempre. Aspetta 7-10 giorni e poi manda un breve follow-up:

    “Ciao! Volevo solo sapere se avete avuto modo di vedere la mia proposta
    Essere costanti, educati e professionali è ciò che nel tempo costruisce credibilità.

    5. Costruisci Relazioni, Non Solo Collaborazioni
    Ogni collaborazione è un’opportunità per costruire un rapporto. Dopo una campagna:
    -Ringrazia il brand per la fiducia
    -Invia i contenuti anche via email, già ordinati
    -Chiedi feedback
    -Offriti per future iniziative
    Molti dei miei lavori migliori sono arrivati non dalla prima mail, ma dal modo in cui ho gestito il post-collaborazione.

    Trovare e contattare i brand non è un colpo di fortuna, ma un lavoro fatto di ricerca, posizionamento e relazioni vere.
    Se hai una community attiva, dei valori chiari e ti presenti in modo professionale, hai già tutto quello che serve per iniziare a lavorare con i brand.

    Non aspettare che ti scoprano: fatti trovare.

    #influenceritalia #collaborazionibrand #mediakit #personalbranding #influencermarketing #communitybuilding #brandpartnerships #creatoritalia #impresadigitale
    Come Trovare e Contattare i Brand: Guida per Influencer che Vogliono Collaborare sul Serio di [Tuo Nome], influencer e content creator Una delle domande che ricevo più spesso da chi vuole iniziare a lavorare come influencer è: “Come fai a collaborare con i brand?” La verità è che, soprattutto all’inizio, non sono i brand a venire da te: sei tu che devi farti avanti. Ma non basta mandare un DM su Instagram con scritto “Ciao, collaboriamo?” — serve un approccio strategico, professionale e umano allo stesso tempo. Ecco come faccio io. 1. Trova i Brand Giusti per la Tua Nicchia Prima di scrivere a un brand, chiediti: È in linea con i miei valori? Può interessare davvero alla mia community? Mi vedrei davvero a usare i loro prodotti o servizi? Dove cercare: Instagram: cerca tra i profili seguiti dai tuoi follower, o tra i contenuti sponsorizzati nella tua nicchia. Marketplace per creator: come Influencer Hub, Upfluence, Heepsy, Buzzoole, ecc. Newsletter e PR agency: molte agenzie inviano regolarmente call per campagne. Iscriviti. Amazon o e-commerce di settore: per trovare brand emergenti che potrebbero voler investire in micro o nano-influencer. 2. Prepara il Tuo Media Kit Il media kit è il tuo biglietto da visita. Anche se hai pochi follower, presentarti in modo professionale fa subito la differenza. Cosa includere: -Chi sei e cosa fai -I tuoi dati principali (follower, engagement rate, target) -Alcuni esempi di contenuti o collaborazioni -Pacchetti o servizi offerti (post, storie, reel, ecc.) -Contatti Un consiglio: formato PDF, ben impaginato, max 2-3 pagine. Canva è perfetto per realizzarlo. 3. Come Contattare il Brand (E-mail > DM) Sì, puoi iniziare con un DM, ma l’obiettivo è passare subito a un contatto via email. Ecco come strutturo la mia email di primo contatto: Oggetto: Proposta di collaborazione – [Tuo Nome] x [Nome Brand] Corpo del messaggio: Ciao [Nome del referente o “Team”], Mi chiamo [Tuo Nome], sono un content creator attivo nel settore [es. lifestyle/beauty/fitness], con una community molto coinvolta e in target con il vostro brand. Ho avuto modo di conoscere i vostri prodotti e li trovo assolutamente in linea con i valori che promuovo nel mio profilo. Mi piacerebbe proporvi una possibile collaborazione per raccontare il vostro prodotto/servizio attraverso contenuti autentici e creativi. In allegato trovate il mio media kit con tutti i dettagli. Resto a disposizione e vi ringrazio per l’attenzione! Un saluto, [Tuo Nome + link Instagram, email, sito se disponibile] 4. Segui le Risposte (o i Silenzi) Se un brand non risponde, non è un “no” per sempre. Aspetta 7-10 giorni e poi manda un breve follow-up: “Ciao! Volevo solo sapere se avete avuto modo di vedere la mia proposta 😊” Essere costanti, educati e professionali è ciò che nel tempo costruisce credibilità. 5. Costruisci Relazioni, Non Solo Collaborazioni Ogni collaborazione è un’opportunità per costruire un rapporto. Dopo una campagna: -Ringrazia il brand per la fiducia -Invia i contenuti anche via email, già ordinati -Chiedi feedback -Offriti per future iniziative Molti dei miei lavori migliori sono arrivati non dalla prima mail, ma dal modo in cui ho gestito il post-collaborazione. Trovare e contattare i brand non è un colpo di fortuna, ma un lavoro fatto di ricerca, posizionamento e relazioni vere. Se hai una community attiva, dei valori chiari e ti presenti in modo professionale, hai già tutto quello che serve per iniziare a lavorare con i brand. Non aspettare che ti scoprano: fatti trovare. #influenceritalia #collaborazionibrand #mediakit #personalbranding #influencermarketing #communitybuilding #brandpartnerships #creatoritalia #impresadigitale
    0 Commenti 0 Condivisioni 299 Viste 0 Recensioni
Sponsorizzato
adv cerca