• L'Impatto delle Politiche Fiscali sull'Internazionalizzazione delle Imprese Italiane

    Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione delle politiche fiscali, consapevoli che queste influenzano in modo decisivo le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane. Operare all’estero non significa solo affrontare nuove sfide commerciali, ma anche confrontarsi con regimi fiscali differenti, incentivi più o meno favorevoli e, talvolta, con meccanismi di doppia imposizione.

    La fiscalità, quindi, non è mai neutrale: può essere un ostacolo o un acceleratore della crescita internazionale.

    Regimi fiscali competitivi e scelte strategiche
    Quando valutiamo un mercato estero, uno degli elementi che analizziamo per primi è il contesto fiscale locale: livello di tassazione, incentivi per investitori stranieri, esenzioni sui profitti reinvestiti, trattati contro la doppia imposizione. Tutti fattori che possono determinare la scelta tra insediarsi con una filiale, operare tramite export diretto o costituire una joint venture.

    Ad esempio, paesi con corporate tax ridotta o con sistemi di agevolazione per le imprese manifatturiere possono diventare hub strategici per produzioni destinate a più mercati. In altri casi, invece, ci confrontiamo con burocrazie complesse, tassazione opaca e incertezza normativa, che rendono necessari strumenti di pianificazione fiscale accurati.

    Il ruolo della fiscalità nazionale
    Anche il sistema fiscale italiano gioca un ruolo chiave nel processo di internazionalizzazione. Alcuni strumenti – come il credito d’imposta per attività R&S, il Patent Box o i regimi per gli impatriati – possono supportare le imprese che innovano, crescono e si espandono all’estero. Tuttavia, siamo consapevoli che la pressione fiscale interna, se troppo elevata o imprevedibile, può limitare la competitività delle nostre imprese sui mercati globali.

    Per questo motivo, promuoviamo una cultura d’impresa in cui la fiscalità viene gestita in modo strategico, non solo come un adempimento, ma come leva di crescita.

    Pianificazione fiscale internazionale: una necessità
    Nell’internazionalizzazione, la pianificazione fiscale non è più un’opzione: è una necessità. Noi e le imprese che seguiamo ci affidiamo a consulenze specializzate per evitare duplicazioni d’imposta, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e garantire la conformità con le normative locali e internazionali (come il BEPS – Base Erosion and Profit Shifting promosso dall’OCSE).

    Inoltre, monitoriamo costantemente l’evoluzione delle direttive europee e degli accordi bilaterali, perché un cambiamento normativo può trasformare radicalmente la convenienza di un’operazione all’estero.

    Fiscalità come leva strategica
    Noi di Impresa.biz siamo convinti che, per un’impresa italiana che guarda ai mercati esteri, la fiscalità non debba mai essere trattata come un tema secondario. Al contrario, rappresenta una leva strategica da integrare fin da subito nel piano di espansione.

    Solo attraverso un approccio consapevole e una gestione fiscale proattiva possiamo affrontare l’internazionalizzazione con efficienza, proteggere i margini di profitto e valorizzare appieno il potenziale globale delle nostre imprese.

    #ImpresaBiz #PoliticheFiscali #Internazionalizzazione #ImpreseItaliane #FiscalitàInternazionale #DoppiaImposizione #EspansioneEstera #PianificazioneFiscale #Export #Competitività #TaxPlanning #FiscoGlobale #OCSE #BEPS
    L'Impatto delle Politiche Fiscali sull'Internazionalizzazione delle Imprese Italiane Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione delle politiche fiscali, consapevoli che queste influenzano in modo decisivo le strategie di internazionalizzazione delle imprese italiane. Operare all’estero non significa solo affrontare nuove sfide commerciali, ma anche confrontarsi con regimi fiscali differenti, incentivi più o meno favorevoli e, talvolta, con meccanismi di doppia imposizione. La fiscalità, quindi, non è mai neutrale: può essere un ostacolo o un acceleratore della crescita internazionale. Regimi fiscali competitivi e scelte strategiche Quando valutiamo un mercato estero, uno degli elementi che analizziamo per primi è il contesto fiscale locale: livello di tassazione, incentivi per investitori stranieri, esenzioni sui profitti reinvestiti, trattati contro la doppia imposizione. Tutti fattori che possono determinare la scelta tra insediarsi con una filiale, operare tramite export diretto o costituire una joint venture. Ad esempio, paesi con corporate tax ridotta o con sistemi di agevolazione per le imprese manifatturiere possono diventare hub strategici per produzioni destinate a più mercati. In altri casi, invece, ci confrontiamo con burocrazie complesse, tassazione opaca e incertezza normativa, che rendono necessari strumenti di pianificazione fiscale accurati. Il ruolo della fiscalità nazionale Anche il sistema fiscale italiano gioca un ruolo chiave nel processo di internazionalizzazione. Alcuni strumenti – come il credito d’imposta per attività R&S, il Patent Box o i regimi per gli impatriati – possono supportare le imprese che innovano, crescono e si espandono all’estero. Tuttavia, siamo consapevoli che la pressione fiscale interna, se troppo elevata o imprevedibile, può limitare la competitività delle nostre imprese sui mercati globali. Per questo motivo, promuoviamo una cultura d’impresa in cui la fiscalità viene gestita in modo strategico, non solo come un adempimento, ma come leva di crescita. Pianificazione fiscale internazionale: una necessità Nell’internazionalizzazione, la pianificazione fiscale non è più un’opzione: è una necessità. Noi e le imprese che seguiamo ci affidiamo a consulenze specializzate per evitare duplicazioni d’imposta, ottimizzare la gestione delle risorse finanziarie e garantire la conformità con le normative locali e internazionali (come il BEPS – Base Erosion and Profit Shifting promosso dall’OCSE). Inoltre, monitoriamo costantemente l’evoluzione delle direttive europee e degli accordi bilaterali, perché un cambiamento normativo può trasformare radicalmente la convenienza di un’operazione all’estero. Fiscalità come leva strategica Noi di Impresa.biz siamo convinti che, per un’impresa italiana che guarda ai mercati esteri, la fiscalità non debba mai essere trattata come un tema secondario. Al contrario, rappresenta una leva strategica da integrare fin da subito nel piano di espansione. Solo attraverso un approccio consapevole e una gestione fiscale proattiva possiamo affrontare l’internazionalizzazione con efficienza, proteggere i margini di profitto e valorizzare appieno il potenziale globale delle nostre imprese. #ImpresaBiz #PoliticheFiscali #Internazionalizzazione #ImpreseItaliane #FiscalitàInternazionale #DoppiaImposizione #EspansioneEstera #PianificazioneFiscale #Export #Competitività #TaxPlanning #FiscoGlobale #OCSE #BEPS
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  • Ottimizzazione fiscale: strumenti leciti per risparmiare sulle imposte

    Noi di Impresa.biz sappiamo che ogni imprenditore con una visione a lungo termine cerca due cose fondamentali: crescita e sostenibilità fiscale. Ecco perché parliamo apertamente di ottimizzazione fiscale, cioè l’insieme delle strategie lecite che consentono a un’impresa di ridurre il carico fiscale nel pieno rispetto della legge.

    Chi fa impresa lo sa: la pressione fiscale in Italia è tra le più alte in Europa. Ma esistono strumenti assolutamente legittimi per non pagare più del dovuto. Il segreto è conoscere le opportunità previste dalla normativa e saperle applicare correttamente, con il supporto di professionisti esperti.

    Ottimizzazione fiscale ≠ evasione
    Chiariamo subito un punto fondamentale: ottimizzazione non è evasione. Non significa nascondere redditi o creare artifici contabili, ma usare in modo intelligente gli strumenti messi a disposizione dal sistema fiscale.
    È un approccio che riduce le imposte in modo sostenibile, protegge l’impresa da rischi futuri e valorizza le risorse disponibili per investire nella crescita.

    Gli strumenti leciti per risparmiare
    Ecco alcune delle leve più efficaci che noi di Impresa.biz consigliamo di valutare attentamente:

    1. Regime forfettario (per le microimprese e i professionisti)
    Offre una tassazione agevolata con imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi anni). È uno strumento molto vantaggioso per chi ha ricavi contenuti e una struttura snella.

    2. Deduzioni e detrazioni fiscali
    Spese per dipendenti, formazione, ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e digitalizzazione: molti costi aziendali sono deducibili, riducendo l’imponibile fiscale.

    3. Super e iper ammortamento
    Incentivi per investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, che permettono di ammortizzare più rapidamente i costi aumentando la deducibilità fiscale.

    4. Patent box
    Permette un’esenzione parziale dal reddito derivante dallo sfruttamento di brevetti, software e altri beni immateriali registrati. È pensato per le imprese innovative.

    5. Pianificazione societaria e fiscale
    Scegliere il giusto assetto societario (SRL, holding, gruppo) può incidere notevolmente sull’imposizione fiscale. In certi casi, la creazione di una holding permette una gestione più efficiente di utili, dividendi e operazioni straordinarie.

    6. Crediti d’imposta
    Esistono numerosi crediti d’imposta su investimenti in formazione, energia, sostenibilità, R&S. Questi strumenti compensano direttamente le imposte da pagare.

    Il nostro consiglio
    Ogni impresa ha una struttura e una storia diversa. Non esiste una formula valida per tutti. Tuttavia, una corretta pianificazione fiscale non è un costo, ma un investimento che può fare la differenza tra marginalità stagnante e crescita sostenuta.

    Noi di Impresa.biz raccomandiamo sempre:
    -Di analizzare con regolarità la propria posizione fiscale, in base all’evoluzione del business;
    -Di affidarsi a consulenti fiscali competenti, aggiornati sulle normative italiane ed europee;
    -Di integrare la pianificazione fiscale nella strategia aziendale complessiva.
    -Risparmiare sulle imposte in modo legale è possibile. Serve conoscenza, metodo e visione.

    E soprattutto, serve il coraggio di uscire dalla logica dell’improvvisazione per abbracciare una gestione fiscale evoluta, trasparente ed efficiente.

    #OttimizzazioneFiscale #PianificazioneFiscale #RisparmioFiscale #FiscoPMI #TasseAziendali #FinanzaImpresa #ImpresaBiz #TaxPlanning #Fiscalità #StrategieFiscali
    Ottimizzazione fiscale: strumenti leciti per risparmiare sulle imposte Noi di Impresa.biz sappiamo che ogni imprenditore con una visione a lungo termine cerca due cose fondamentali: crescita e sostenibilità fiscale. Ecco perché parliamo apertamente di ottimizzazione fiscale, cioè l’insieme delle strategie lecite che consentono a un’impresa di ridurre il carico fiscale nel pieno rispetto della legge. Chi fa impresa lo sa: la pressione fiscale in Italia è tra le più alte in Europa. Ma esistono strumenti assolutamente legittimi per non pagare più del dovuto. Il segreto è conoscere le opportunità previste dalla normativa e saperle applicare correttamente, con il supporto di professionisti esperti. Ottimizzazione fiscale ≠ evasione Chiariamo subito un punto fondamentale: ottimizzazione non è evasione. Non significa nascondere redditi o creare artifici contabili, ma usare in modo intelligente gli strumenti messi a disposizione dal sistema fiscale. È un approccio che riduce le imposte in modo sostenibile, protegge l’impresa da rischi futuri e valorizza le risorse disponibili per investire nella crescita. Gli strumenti leciti per risparmiare Ecco alcune delle leve più efficaci che noi di Impresa.biz consigliamo di valutare attentamente: 1. Regime forfettario (per le microimprese e i professionisti) Offre una tassazione agevolata con imposta sostitutiva al 15% (ridotta al 5% per i primi anni). È uno strumento molto vantaggioso per chi ha ricavi contenuti e una struttura snella. 2. Deduzioni e detrazioni fiscali Spese per dipendenti, formazione, ricerca e sviluppo, innovazione tecnologica e digitalizzazione: molti costi aziendali sono deducibili, riducendo l’imponibile fiscale. 3. Super e iper ammortamento Incentivi per investimenti in beni strumentali materiali e immateriali, che permettono di ammortizzare più rapidamente i costi aumentando la deducibilità fiscale. 4. Patent box Permette un’esenzione parziale dal reddito derivante dallo sfruttamento di brevetti, software e altri beni immateriali registrati. È pensato per le imprese innovative. 5. Pianificazione societaria e fiscale Scegliere il giusto assetto societario (SRL, holding, gruppo) può incidere notevolmente sull’imposizione fiscale. In certi casi, la creazione di una holding permette una gestione più efficiente di utili, dividendi e operazioni straordinarie. 6. Crediti d’imposta Esistono numerosi crediti d’imposta su investimenti in formazione, energia, sostenibilità, R&S. Questi strumenti compensano direttamente le imposte da pagare. Il nostro consiglio Ogni impresa ha una struttura e una storia diversa. Non esiste una formula valida per tutti. Tuttavia, una corretta pianificazione fiscale non è un costo, ma un investimento che può fare la differenza tra marginalità stagnante e crescita sostenuta. Noi di Impresa.biz raccomandiamo sempre: -Di analizzare con regolarità la propria posizione fiscale, in base all’evoluzione del business; -Di affidarsi a consulenti fiscali competenti, aggiornati sulle normative italiane ed europee; -Di integrare la pianificazione fiscale nella strategia aziendale complessiva. -Risparmiare sulle imposte in modo legale è possibile. Serve conoscenza, metodo e visione. E soprattutto, serve il coraggio di uscire dalla logica dell’improvvisazione per abbracciare una gestione fiscale evoluta, trasparente ed efficiente. #OttimizzazioneFiscale #PianificazioneFiscale #RisparmioFiscale #FiscoPMI #TasseAziendali #FinanzaImpresa #ImpresaBiz #TaxPlanning #Fiscalità #StrategieFiscali
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  • Novità legislative per PMI e professionisti nel 2025

    Il 2025 porterà cambiamenti normativi significativi per PMI e professionisti. È essenziale restare aggiornati per affrontare le nuove leggi che influenzeranno la nostra attività.

    1. Fatturazione elettronica
    Dal 2025, la fatturazione elettronica diventa obbligatoria per più categorie, incluse alcune associazioni no profit e professionisti. Ciò comporterà l’obbligo di inviare tutte le fatture in formato elettronico, anche tra privati, e di adottare nuovi sistemi di archiviazione digitale.

    2. Codice della crisi d’impresa
    Il Codice della crisi d’impresa sarà semplificato, permettendo alle PMI con un patrimonio inferiore a 300.000 euro di accedere a procedure di ristrutturazione senza complicazioni legali. Ci saranno nuove modalità per risolvere i conflitti tra debitori e creditori in via stragiudiziale, e l’obbligo di nominare un esperto per gestire la crisi.

    3. Riforma del lavoro
    Nel 2025 ci saranno restrizioni sui rinnovi dei contratti a tempo determinato, incentivando le assunzioni stabili con sgravi fiscali. La riforma dell’apprendistato semplificherà la formazione di giovani dipendenti.

    4. Transizione ecologica
    Le PMI dovranno ridurre le emissioni di CO2 e adottare pratiche sostenibili. Saranno previsti incentivi fiscali per l’adozione di tecnologie verdi, come pannelli solari e macchinari a basso consumo energetico.

    Le PMI dovranno investire in soluzioni ecologiche per non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche evitare sanzioni future. Inoltre, il 2025 vedrà il rafforzamento di programmi di finanziamento per chi decide di adottare soluzioni più sostenibili.

    5. Riforma fiscale: novità per il regime forfettario e la tassazione delle imprese
    Nel 2025, saranno previste modifiche importanti al regime fiscale delle PMI e dei professionisti, in particolare riguardo al regime forfettario. Le novità principali includono:
    -Alzamento delle soglie di fatturato per l’accesso al regime forfettario: saranno innalzate le soglie di reddito annuo per poter accedere a questo regime fiscale semplificato
    -Modifiche agli adempimenti fiscali: sebbene il regime forfettario rimanga semplificato, potrebbero esserci nuove modalità di calcolo delle imposte e delle deduzioni
    -Riforma delle imposte indirette, con una possibile revisione delle aliquote IVA e delle tassazioni sulle prestazioni professionali.
    Per noi professionisti e piccole imprese, sarà fondamentale monitorare le novità fiscali e adattarsi tempestivamente ai cambiamenti che impatteranno le modalità di dichiarazione e versamento delle imposte.

    Il 2025 porterà con sé numerose sfide e opportunità per le PMI e i professionisti. Le novità legislative toccheranno aspetti cruciali come la digitalizzazione, la gestione del personale, la transizione ecologica, e la fiscalità. Restare aggiornati e adattarsi in tempo è fondamentale per sfruttare al meglio le nuove normative e continuare a crescere in un ambiente in continua evoluzione.

    #NovitàLegislative2025 #PMIItalia #Professionisti #RiformaFiscale #TransizioneEcologica #DigitalizzazionePMI #CodiceDellaCrisi #Sostenibilità #Lavoro2025 #FatturazioneElettronica #InnovazioneLegislativa
    Novità legislative per PMI e professionisti nel 2025 Il 2025 porterà cambiamenti normativi significativi per PMI e professionisti. È essenziale restare aggiornati per affrontare le nuove leggi che influenzeranno la nostra attività. 1. Fatturazione elettronica Dal 2025, la fatturazione elettronica diventa obbligatoria per più categorie, incluse alcune associazioni no profit e professionisti. Ciò comporterà l’obbligo di inviare tutte le fatture in formato elettronico, anche tra privati, e di adottare nuovi sistemi di archiviazione digitale. 2. Codice della crisi d’impresa Il Codice della crisi d’impresa sarà semplificato, permettendo alle PMI con un patrimonio inferiore a 300.000 euro di accedere a procedure di ristrutturazione senza complicazioni legali. Ci saranno nuove modalità per risolvere i conflitti tra debitori e creditori in via stragiudiziale, e l’obbligo di nominare un esperto per gestire la crisi. 3. Riforma del lavoro Nel 2025 ci saranno restrizioni sui rinnovi dei contratti a tempo determinato, incentivando le assunzioni stabili con sgravi fiscali. La riforma dell’apprendistato semplificherà la formazione di giovani dipendenti. 4. Transizione ecologica Le PMI dovranno ridurre le emissioni di CO2 e adottare pratiche sostenibili. Saranno previsti incentivi fiscali per l’adozione di tecnologie verdi, come pannelli solari e macchinari a basso consumo energetico. Le PMI dovranno investire in soluzioni ecologiche per non solo ridurre l’impatto ambientale, ma anche evitare sanzioni future. Inoltre, il 2025 vedrà il rafforzamento di programmi di finanziamento per chi decide di adottare soluzioni più sostenibili. 5. Riforma fiscale: novità per il regime forfettario e la tassazione delle imprese Nel 2025, saranno previste modifiche importanti al regime fiscale delle PMI e dei professionisti, in particolare riguardo al regime forfettario. Le novità principali includono: -Alzamento delle soglie di fatturato per l’accesso al regime forfettario: saranno innalzate le soglie di reddito annuo per poter accedere a questo regime fiscale semplificato -Modifiche agli adempimenti fiscali: sebbene il regime forfettario rimanga semplificato, potrebbero esserci nuove modalità di calcolo delle imposte e delle deduzioni -Riforma delle imposte indirette, con una possibile revisione delle aliquote IVA e delle tassazioni sulle prestazioni professionali. Per noi professionisti e piccole imprese, sarà fondamentale monitorare le novità fiscali e adattarsi tempestivamente ai cambiamenti che impatteranno le modalità di dichiarazione e versamento delle imposte. Il 2025 porterà con sé numerose sfide e opportunità per le PMI e i professionisti. Le novità legislative toccheranno aspetti cruciali come la digitalizzazione, la gestione del personale, la transizione ecologica, e la fiscalità. Restare aggiornati e adattarsi in tempo è fondamentale per sfruttare al meglio le nuove normative e continuare a crescere in un ambiente in continua evoluzione. #NovitàLegislative2025 #PMIItalia #Professionisti #RiformaFiscale #TransizioneEcologica #DigitalizzazionePMI #CodiceDellaCrisi #Sostenibilità #Lavoro2025 #FatturazioneElettronica #InnovazioneLegislativa
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  • Accordi Bilaterali e Convenzioni Fiscali: Come Ridurre la Doppia Imposizione nei Mercati Esteri

    Quando un’impresa italiana decide di espandersi all’estero, uno dei primi ostacoli che può incontrare è la doppia imposizione fiscale: il rischio di vedersi tassare gli stessi redditi sia in Italia che nel Paese estero in cui si opera. In qualità di consulenti esperti in fiscalità internazionale, noi di Impresa.biz sappiamo quanto sia importante conoscere e sfruttare le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione per tutelare la competitività delle imprese sui mercati globali.

    Cos’è la Doppia Imposizione e Perché va Evitata
    La doppia imposizione si verifica quando due Stati esercitano il diritto di tassare lo stesso reddito. Questo accade, ad esempio, se un’impresa residente in Italia apre una filiale in un altro Paese e si vede tassare i profitti sia dal fisco locale che dall’Agenzia delle Entrate italiana.

    Il rischio principale? Una pressione fiscale eccessiva che scoraggia l’internazionalizzazione e penalizza la competitività delle nostre PMI.

    Cosa Sono le Convenzioni Contro la Doppia Imposizione
    Per evitare questo scenario, l’Italia ha sottoscritto oltre 100 convenzioni internazionali con altri Stati. Queste convenzioni:
    -Definiscono la residenza fiscale dell’impresa o del contribuente.
    -Stabiliscono criteri di ripartizione del potere impositivo tra gli Stati.
    -Prevedono metodi per evitare la doppia tassazione, come:
    -Esenzione del reddito già tassato all’estero.
    -Detrazione delle imposte pagate all’estero dal carico fiscale in Italia.

    Noi di Impresa.biz, quando accompagniamo le aziende nei processi di internazionalizzazione, partiamo sempre dall’analisi della convenzione fiscale in vigore tra l’Italia e il Paese target.

    Come Funzionano gli Accordi Bilaterali nella Pratica
    Facciamo un esempio concreto. Un’impresa italiana esporta servizi di consulenza in Germania e riceve un pagamento con ritenuta d’acconto tedesca. Senza un accordo, questo importo verrebbe tassato anche in Italia. Con la convenzione, invece, è possibile:
    -Recuperare la ritenuta tedesca come credito d’imposta in Italia.
    -Evitare il doppio pagamento, pagando solo l’eccedenza d’imposta, se dovuta.

    Inoltre, la convenzione regola anche altre forme di reddito, come interessi, dividendi e royalties, spesso prevedendo aliquote agevolate o esenzioni.

    Il Ruolo del Modello OCSE
    Quasi tutte le convenzioni stipulate dall’Italia si basano sul Modello OCSE, che rappresenta lo standard internazionale più adottato. Il modello stabilisce le definizioni di stabile organizzazione, criteri per i dividendi, redditi immobiliari, e molto altro. Tuttavia, ogni convenzione ha caratteristiche specifiche, ed è fondamentale analizzarla caso per caso.

    Attenzione alla Residenza Fiscale e alla Stabile Organizzazione
    Uno degli aspetti più delicati è la residenza fiscale e la possibile configurazione di una stabile organizzazione all’estero. Un errore in questa valutazione può far scattare la tassazione estera anche senza volontà dell’impresa. Noi di Impresa.biz aiutiamo le aziende a strutturare correttamente le operazioni internazionali, evitando situazioni di incertezza o rischio di sanzioni.

    I Nostri Consigli Operativi
    Per ridurre il rischio di doppia imposizione, consigliamo sempre di:

    Verificare la presenza di una convenzione fiscale tra Italia e il Paese target
    Analizzare in dettaglio le clausole relative al tipo di reddito generato
    Documentare ogni passaggio fiscale e contrattuale in modo trasparente
    Richiedere certificazioni di residenza fiscale dove necessarie
    Predisporre una corretta struttura contrattuale per royalties, dividendi, interessi

    Le convenzioni contro la doppia imposizione sono uno strumento strategico per chi fa impresa nei mercati internazionali. Noi di Impresa.biz supportiamo le aziende italiane nell’interpretazione e applicazione corretta di questi accordi, riducendo il carico fiscale complessivo e aumentando la sicurezza operativa all’estero.

    #DoppiaImposizione #FiscalitàInternazionale #AccordiBilaterali #ConvenzioniFiscali #Internazionalizzazione #TassazioneEstera #PMIallEstero #ImpresaGlobale #ResidenzaFiscale #StabileOrganizzazione

    Se la tua azienda lavora o vuole espandersi all’estero, contattaci: possiamo aiutarti a evitare la doppia imposizione e a strutturare al meglio la tua crescita internazionale.
    Accordi Bilaterali e Convenzioni Fiscali: Come Ridurre la Doppia Imposizione nei Mercati Esteri Quando un’impresa italiana decide di espandersi all’estero, uno dei primi ostacoli che può incontrare è la doppia imposizione fiscale: il rischio di vedersi tassare gli stessi redditi sia in Italia che nel Paese estero in cui si opera. In qualità di consulenti esperti in fiscalità internazionale, noi di Impresa.biz sappiamo quanto sia importante conoscere e sfruttare le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione per tutelare la competitività delle imprese sui mercati globali. Cos’è la Doppia Imposizione e Perché va Evitata La doppia imposizione si verifica quando due Stati esercitano il diritto di tassare lo stesso reddito. Questo accade, ad esempio, se un’impresa residente in Italia apre una filiale in un altro Paese e si vede tassare i profitti sia dal fisco locale che dall’Agenzia delle Entrate italiana. Il rischio principale? Una pressione fiscale eccessiva che scoraggia l’internazionalizzazione e penalizza la competitività delle nostre PMI. Cosa Sono le Convenzioni Contro la Doppia Imposizione Per evitare questo scenario, l’Italia ha sottoscritto oltre 100 convenzioni internazionali con altri Stati. Queste convenzioni: -Definiscono la residenza fiscale dell’impresa o del contribuente. -Stabiliscono criteri di ripartizione del potere impositivo tra gli Stati. -Prevedono metodi per evitare la doppia tassazione, come: -Esenzione del reddito già tassato all’estero. -Detrazione delle imposte pagate all’estero dal carico fiscale in Italia. Noi di Impresa.biz, quando accompagniamo le aziende nei processi di internazionalizzazione, partiamo sempre dall’analisi della convenzione fiscale in vigore tra l’Italia e il Paese target. Come Funzionano gli Accordi Bilaterali nella Pratica Facciamo un esempio concreto. Un’impresa italiana esporta servizi di consulenza in Germania e riceve un pagamento con ritenuta d’acconto tedesca. Senza un accordo, questo importo verrebbe tassato anche in Italia. Con la convenzione, invece, è possibile: -Recuperare la ritenuta tedesca come credito d’imposta in Italia. -Evitare il doppio pagamento, pagando solo l’eccedenza d’imposta, se dovuta. Inoltre, la convenzione regola anche altre forme di reddito, come interessi, dividendi e royalties, spesso prevedendo aliquote agevolate o esenzioni. Il Ruolo del Modello OCSE Quasi tutte le convenzioni stipulate dall’Italia si basano sul Modello OCSE, che rappresenta lo standard internazionale più adottato. Il modello stabilisce le definizioni di stabile organizzazione, criteri per i dividendi, redditi immobiliari, e molto altro. Tuttavia, ogni convenzione ha caratteristiche specifiche, ed è fondamentale analizzarla caso per caso. Attenzione alla Residenza Fiscale e alla Stabile Organizzazione Uno degli aspetti più delicati è la residenza fiscale e la possibile configurazione di una stabile organizzazione all’estero. Un errore in questa valutazione può far scattare la tassazione estera anche senza volontà dell’impresa. Noi di Impresa.biz aiutiamo le aziende a strutturare correttamente le operazioni internazionali, evitando situazioni di incertezza o rischio di sanzioni. I Nostri Consigli Operativi Per ridurre il rischio di doppia imposizione, consigliamo sempre di: ✅ Verificare la presenza di una convenzione fiscale tra Italia e il Paese target ✅ Analizzare in dettaglio le clausole relative al tipo di reddito generato ✅ Documentare ogni passaggio fiscale e contrattuale in modo trasparente ✅ Richiedere certificazioni di residenza fiscale dove necessarie ✅ Predisporre una corretta struttura contrattuale per royalties, dividendi, interessi Le convenzioni contro la doppia imposizione sono uno strumento strategico per chi fa impresa nei mercati internazionali. Noi di Impresa.biz supportiamo le aziende italiane nell’interpretazione e applicazione corretta di questi accordi, riducendo il carico fiscale complessivo e aumentando la sicurezza operativa all’estero. #DoppiaImposizione #FiscalitàInternazionale #AccordiBilaterali #ConvenzioniFiscali #Internazionalizzazione #TassazioneEstera #PMIallEstero #ImpresaGlobale #ResidenzaFiscale #StabileOrganizzazione Se la tua azienda lavora o vuole espandersi all’estero, contattaci: possiamo aiutarti a evitare la doppia imposizione e a strutturare al meglio la tua crescita internazionale.
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  • Fiscalità delle Multinazionali: Come Navigare le Nuove Normative Internazionali Dopo la Riforma Fiscale Globale

    In Impresa.biz, ci rendiamo conto che le multinazionali si trovano ad affrontare nuove sfide fiscali dopo la recente riforma fiscale globale. Le modifiche introdotte dall'OCSE hanno cambiato le regole della fiscalità internazionale, e noi, come consulenti fiscali, sappiamo quanto sia cruciale adattarsi a queste nuove normative per garantire conformità e ottimizzare la pianificazione fiscale internazionale.

    La Riforma Fiscale Globale: Cosa Cambia?
    La riforma fiscale globale, che ha coinvolto oltre 130 Paesi, ha introdotto cambiamenti significativi, tra cui:
    -Imposta minima globale del 15%: I Paesi non possono più applicare tassi fiscali inferiori a questa soglia, limitando la possibilità di trasferire profitti in giurisdizioni a bassa tassazione.
    -Allocazione dei profitti: Le nuove regole stabiliscono come i profitti devono essere distribuiti tra i vari Paesi in cui operano le multinazionali.
    -Digital Services Tax (DST): Le multinazionali digitali sono ora soggette a imposte anche nei Paesi dove non hanno una presenza fisica.
    -Modifiche ai transfer pricing: Le aziende sono obbligate a mantenere una documentazione più rigorosa sui prezzi di trasferimento tra le varie entità.

    Come Navigare le Nuove Normative Fiscali?
    In Impresa.biz, crediamo che le multinazionali debbano rivedere le loro strategie fiscali globali per adattarsi a queste nuove regole. Ecco come possiamo aiutarvi a navigare questo cambiamento:

    1. Rivedere la Struttura Fiscale
    Aiutiamo le aziende a analizzare la distribuzione dei profitti e a rivedere la struttura fiscale globale per evitare imposte aggiuntive. È fondamentale allineare i modelli operativi alle nuove normative fiscali.
    2. Pianificazione dei Profitti
    Con l'introduzione dell'imposta minima globale e le nuove regole sull'allocazione dei profitti, assistiamo le multinazionali nella pianificazione fiscale per dichiarare correttamente i profitti nei mercati di riferimento. È fondamentale rivedere le politiche di transfer pricing per evitare problematiche fiscali.
    3. Gestire la Digital Services Tax
    In qualità di consulenti, possiamo supportare le aziende digitali nell'affrontare la tassa sui servizi digitali, adattando i modelli di business per ridurre al minimo l'impatto fiscale.
    4. Investire in Documentazione e Compliance
    Supportiamo le multinazionali nell'adozione di sistemi di raccolta dati e nella preparazione della documentazione fiscale, garantendo che tutte le pratiche siano conformi alle nuove regole sui transfer pricing.

    Opportunità per le Multinazionali
    Pur trattandosi di una sfida, la riforma fiscale globale offre anche opportunità. Il sistema fiscale più armonizzato riduce i conflitti tra giurisdizioni e crea un ambiente commerciale più stabile. Le multinazionali che si adattano velocemente possono ottenere vantaggi competitivi e migliorare la loro reputazione fiscale globale.

    In Impresa.biz, sappiamo che la pianificazione fiscale internazionale è fondamentale per navigare con successo le nuove normative fiscali globali. Con una strategia solida e l'adozione di tecnologie avanzate per la gestione fiscale, possiamo aiutarvi a ridurre i rischi fiscali e a proteggere la posizione della vostra azienda nei mercati internazionali.

    #FiscalitàInternazionale #Multinazionali #RiformaFiscaleGlobale #PianificazioneFiscale #OECD #DigitalServicesTax #TransferPricing #ComplianceFiscale #FiscalitàGlobale

    Se avete bisogno di supporto nella gestione della nuova normativa fiscale globale, contattateci per una consulenza personalizzata.

    Fiscalità delle Multinazionali: Come Navigare le Nuove Normative Internazionali Dopo la Riforma Fiscale Globale In Impresa.biz, ci rendiamo conto che le multinazionali si trovano ad affrontare nuove sfide fiscali dopo la recente riforma fiscale globale. Le modifiche introdotte dall'OCSE hanno cambiato le regole della fiscalità internazionale, e noi, come consulenti fiscali, sappiamo quanto sia cruciale adattarsi a queste nuove normative per garantire conformità e ottimizzare la pianificazione fiscale internazionale. La Riforma Fiscale Globale: Cosa Cambia? La riforma fiscale globale, che ha coinvolto oltre 130 Paesi, ha introdotto cambiamenti significativi, tra cui: -Imposta minima globale del 15%: I Paesi non possono più applicare tassi fiscali inferiori a questa soglia, limitando la possibilità di trasferire profitti in giurisdizioni a bassa tassazione. -Allocazione dei profitti: Le nuove regole stabiliscono come i profitti devono essere distribuiti tra i vari Paesi in cui operano le multinazionali. -Digital Services Tax (DST): Le multinazionali digitali sono ora soggette a imposte anche nei Paesi dove non hanno una presenza fisica. -Modifiche ai transfer pricing: Le aziende sono obbligate a mantenere una documentazione più rigorosa sui prezzi di trasferimento tra le varie entità. Come Navigare le Nuove Normative Fiscali? In Impresa.biz, crediamo che le multinazionali debbano rivedere le loro strategie fiscali globali per adattarsi a queste nuove regole. Ecco come possiamo aiutarvi a navigare questo cambiamento: 1. Rivedere la Struttura Fiscale Aiutiamo le aziende a analizzare la distribuzione dei profitti e a rivedere la struttura fiscale globale per evitare imposte aggiuntive. È fondamentale allineare i modelli operativi alle nuove normative fiscali. 2. Pianificazione dei Profitti Con l'introduzione dell'imposta minima globale e le nuove regole sull'allocazione dei profitti, assistiamo le multinazionali nella pianificazione fiscale per dichiarare correttamente i profitti nei mercati di riferimento. È fondamentale rivedere le politiche di transfer pricing per evitare problematiche fiscali. 3. Gestire la Digital Services Tax In qualità di consulenti, possiamo supportare le aziende digitali nell'affrontare la tassa sui servizi digitali, adattando i modelli di business per ridurre al minimo l'impatto fiscale. 4. Investire in Documentazione e Compliance Supportiamo le multinazionali nell'adozione di sistemi di raccolta dati e nella preparazione della documentazione fiscale, garantendo che tutte le pratiche siano conformi alle nuove regole sui transfer pricing. Opportunità per le Multinazionali Pur trattandosi di una sfida, la riforma fiscale globale offre anche opportunità. Il sistema fiscale più armonizzato riduce i conflitti tra giurisdizioni e crea un ambiente commerciale più stabile. Le multinazionali che si adattano velocemente possono ottenere vantaggi competitivi e migliorare la loro reputazione fiscale globale. In Impresa.biz, sappiamo che la pianificazione fiscale internazionale è fondamentale per navigare con successo le nuove normative fiscali globali. Con una strategia solida e l'adozione di tecnologie avanzate per la gestione fiscale, possiamo aiutarvi a ridurre i rischi fiscali e a proteggere la posizione della vostra azienda nei mercati internazionali. #FiscalitàInternazionale #Multinazionali #RiformaFiscaleGlobale #PianificazioneFiscale #OECD #DigitalServicesTax #TransferPricing #ComplianceFiscale #FiscalitàGlobale Se avete bisogno di supporto nella gestione della nuova normativa fiscale globale, contattateci per una consulenza personalizzata.
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  • Patent box e crediti d’imposta: guida pratica per le PMI innovative

    Nel 2025, le PMI italiane innovative hanno a disposizione strumenti fiscali estremamente vantaggiosi per sostenere investimenti in ricerca, sviluppo e valorizzazione dei propri asset intangibili.
    Noi di impresa.biz, da sempre al fianco delle imprese che investono in innovazione, riteniamo fondamentale fare chiarezza su due agevolazioni spesso sottoutilizzate perché considerate “complesse”: il Patent Box e i crediti d’imposta per R&S, innovazione e design.

    Cos’è il Patent Box 2025?
    Il nuovo Patent Box, nella sua forma aggiornata, non è più una detassazione dei redditi, ma una maggiorazione del costo fiscale deducibile per le spese connesse a beni immateriali.

    Nel concreto, per le PMI titolari di brevetti, software protetto, disegni, modelli o know-how, il nuovo regime consente una superdeduzione del 110% (fino al 2024 era 110%, ma il valore viene confermato nel 2025 per le PMI che rispettano i criteri di tracciabilità e documentazione).

    Chi può accedere?
    Possono beneficiare del Patent Box:

    Le imprese residenti in Italia (o con stabile organizzazione)
    Che detengono beni immateriali oggetto di agevolazione
    Che sostengono spese in R&S legate a tali beni (anche sviluppo software, prototipi, registrazioni)

    Non è necessario un utile per accedere: la deduzione va a ridurre il reddito imponibile futuro.

    Crediti d’imposta per R&S, innovazione e design
    Nel 2025, sono ancora in vigore (con modifiche) i crediti d’imposta per attività di:
    -Ricerca & Sviluppo (R&S) – fino al 20% delle spese ammissibili
    -Innovazione tecnologica – fino al 10%, che sale al 15% per transizione digitale 4.0
    -Design e ideazione estetica – fino al 10%

    Questi crediti sono utilizzabili in compensazione con F24 e non sono imponibili, a condizione di essere documentati secondo gli standard ministeriali.

    Le opportunità per le PMI innovative
    Noi di impresa.biz aiutiamo le PMI a strutturare un accesso corretto e strategico a queste agevolazioni, trasformando investimenti in innovazione in vantaggi fiscali concreti.

    I benefici principali che riscontriamo sono:
    -Riduzione sensibile del carico fiscale
    -Maggiore capacità di reinvestimento in tecnologia e sviluppo
    -Accesso agevolato a bandi regionali e fondi PNRR
    -Crescita del valore aziendale grazie alla valorizzazione dei beni immateriali

    Cosa serve per accedere senza rischi?
    Per beneficiare in modo sicuro e documentato del Patent Box e dei crediti d’imposta, occorrono:

    Documentazione tecnica e contabile coerente e dettagliata
    Tracciabilità delle spese (consulenze, personale, prototipi, costi software, registrazioni)
    Relazione tecnica asseverata per il Patent Box (obbligatoria per i controlli)
    Aggiornamento costante sulle normative (le aliquote e i criteri cambiano ogni anno)

    La tua PMI investe in software, prototipi, design o tecnologie 4.0?
    Parlaci del tuo progetto: possiamo aiutarti a trasformare l’innovazione in vantaggi fiscali misurabili.

    #PatentBox2025 #CreditiDImposta #PMIInnovative #InnovazionePMI #RS #DesignIndustriale #TransizioneDigitale #ImpresaBiz #AgevolazioniFiscali #Software #StartupInnovative
    Patent box e crediti d’imposta: guida pratica per le PMI innovative Nel 2025, le PMI italiane innovative hanno a disposizione strumenti fiscali estremamente vantaggiosi per sostenere investimenti in ricerca, sviluppo e valorizzazione dei propri asset intangibili. Noi di impresa.biz, da sempre al fianco delle imprese che investono in innovazione, riteniamo fondamentale fare chiarezza su due agevolazioni spesso sottoutilizzate perché considerate “complesse”: il Patent Box e i crediti d’imposta per R&S, innovazione e design. Cos’è il Patent Box 2025? Il nuovo Patent Box, nella sua forma aggiornata, non è più una detassazione dei redditi, ma una maggiorazione del costo fiscale deducibile per le spese connesse a beni immateriali. Nel concreto, per le PMI titolari di brevetti, software protetto, disegni, modelli o know-how, il nuovo regime consente una superdeduzione del 110% (fino al 2024 era 110%, ma il valore viene confermato nel 2025 per le PMI che rispettano i criteri di tracciabilità e documentazione). Chi può accedere? Possono beneficiare del Patent Box: ✅ Le imprese residenti in Italia (o con stabile organizzazione) ✅ Che detengono beni immateriali oggetto di agevolazione ✅ Che sostengono spese in R&S legate a tali beni (anche sviluppo software, prototipi, registrazioni) Non è necessario un utile per accedere: la deduzione va a ridurre il reddito imponibile futuro. Crediti d’imposta per R&S, innovazione e design Nel 2025, sono ancora in vigore (con modifiche) i crediti d’imposta per attività di: -Ricerca & Sviluppo (R&S) – fino al 20% delle spese ammissibili -Innovazione tecnologica – fino al 10%, che sale al 15% per transizione digitale 4.0 -Design e ideazione estetica – fino al 10% Questi crediti sono utilizzabili in compensazione con F24 e non sono imponibili, a condizione di essere documentati secondo gli standard ministeriali. Le opportunità per le PMI innovative Noi di impresa.biz aiutiamo le PMI a strutturare un accesso corretto e strategico a queste agevolazioni, trasformando investimenti in innovazione in vantaggi fiscali concreti. I benefici principali che riscontriamo sono: -Riduzione sensibile del carico fiscale -Maggiore capacità di reinvestimento in tecnologia e sviluppo -Accesso agevolato a bandi regionali e fondi PNRR -Crescita del valore aziendale grazie alla valorizzazione dei beni immateriali Cosa serve per accedere senza rischi? Per beneficiare in modo sicuro e documentato del Patent Box e dei crediti d’imposta, occorrono: ✅ Documentazione tecnica e contabile coerente e dettagliata ✅ Tracciabilità delle spese (consulenze, personale, prototipi, costi software, registrazioni) ✅ Relazione tecnica asseverata per il Patent Box (obbligatoria per i controlli) ✅ Aggiornamento costante sulle normative (le aliquote e i criteri cambiano ogni anno) 📌 La tua PMI investe in software, prototipi, design o tecnologie 4.0? Parlaci del tuo progetto: possiamo aiutarti a trasformare l’innovazione in vantaggi fiscali misurabili. #PatentBox2025 #CreditiDImposta #PMIInnovative #InnovazionePMI #RS #DesignIndustriale #TransizioneDigitale #ImpresaBiz #AgevolazioniFiscali #Software #StartupInnovative
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  • Criptovalute e fiscalità aziendale: come dichiarare e gestire wallet e transazioni

    Le criptovalute non sono più una novità. Sempre più aziende italiane le utilizzano per investimenti, transazioni internazionali, operazioni di incasso o pagamento, o anche come riserva di valore alternativa.
    Noi di impresa.biz, che da anni accompagniamo le imprese nella gestione della fiscalità internazionale e digitale, vediamo crescere quotidianamente la richiesta di chiarezza su come dichiarare, gestire e controllare fiscalmente le criptovalute in contesto aziendale.

    Nel 2025, l’Agenzia delle Entrate ha rafforzato i controlli e aggiornato le linee guida, rendendo imprescindibile un approccio professionale e strutturato.

    Cripto-attività in azienda: cosa cambia a livello fiscale?
    Con l’entrata in vigore del nuovo quadro normativo europeo (Regolamento MiCA) e le modifiche al TUIR in Italia, la gestione fiscale delle cripto-attività è diventata più chiara ma anche più rigorosa.

    Ecco i principali aspetti da tenere sotto controllo:

    1. Dichiarazione dei wallet aziendali
    Ogni wallet, sia custodial (presso exchange) che non custodial (cold wallet), deve essere indicato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi aziendale, se detenuto all’estero.
    Sono esclusi solo quelli detenuti in Italia presso operatori iscritti al registro OAM.

    2. Tassazione delle plusvalenze
    Per le imprese, le plusvalenze da cessione di criptovalute sono tassabili come componenti positivi di reddito, al pari di ogni altro provento finanziario o patrimoniale.
    È fondamentale documentare ogni transazione, indicando:
    -Valore di acquisto (in euro);
    -Valore di cessione (in euro);
    -Data delle operazioni;
    -Wallet di origine e destinazione.

    3. Uso delle criptovalute come mezzo di pagamento
    Se un’azienda riceve o effettua pagamenti in crypto, questi vanno contabilizzati in euro al valore di mercato alla data dell’operazione.
    L’uso delle criptovalute come moneta alternativa non esenta dall’obbligo di fatturazione, registrazione IVA e tracciabilità.

    Le criticità da evitare (che vediamo ogni giorno)
    Nel nostro lavoro con le aziende, ci imbattiamo spesso in errori che possono avere conseguenze rilevanti:
    -Mancata dichiarazione di wallet esteri → può essere interpretata come evasione.
    -Contabilità parallela delle criptovalute → rischiosa e non conforme.
    -Wallet intestati a soci o amministratori anziché alla società → in caso di controlli, l’Agenzia potrebbe contestare una gestione personale.

    Come gestiamo le criptovalute con i nostri clienti
    Noi di impresa.biz adottiamo un approccio integrato che unisce consulenza fiscale, contabilità digitale e strategia patrimoniale:

    Classifichiamo le criptovalute per natura (utility token, stablecoin, crypto asset, NFT)
    Organizziamo la tracciabilità dei wallet aziendali
    Creiamo report fiscalmente validi per ogni transazione
    Gestiamo la dichiarazione nel quadro RW e nei registri contabili
    Affianchiamo l’azienda in caso di verifiche fiscali o richieste dell’OAM

    Usi criptovalute nella tua azienda? Hai wallet o fai transazioni in crypto?
    Contattaci: possiamo aiutarti a metterti in regola, proteggere i tuoi asset e pianificare in modo intelligente.

    #CriptovaluteAziendali #CryptoWallet #FiscalitàCrypto #Criptovalute2025 #QuadroRW #ContabilitàCripto #MiCA #ImpresaBiz #ConsulenzaFiscale #CryptoBusiness
    Criptovalute e fiscalità aziendale: come dichiarare e gestire wallet e transazioni Le criptovalute non sono più una novità. Sempre più aziende italiane le utilizzano per investimenti, transazioni internazionali, operazioni di incasso o pagamento, o anche come riserva di valore alternativa. Noi di impresa.biz, che da anni accompagniamo le imprese nella gestione della fiscalità internazionale e digitale, vediamo crescere quotidianamente la richiesta di chiarezza su come dichiarare, gestire e controllare fiscalmente le criptovalute in contesto aziendale. Nel 2025, l’Agenzia delle Entrate ha rafforzato i controlli e aggiornato le linee guida, rendendo imprescindibile un approccio professionale e strutturato. Cripto-attività in azienda: cosa cambia a livello fiscale? Con l’entrata in vigore del nuovo quadro normativo europeo (Regolamento MiCA) e le modifiche al TUIR in Italia, la gestione fiscale delle cripto-attività è diventata più chiara ma anche più rigorosa. Ecco i principali aspetti da tenere sotto controllo: 1. Dichiarazione dei wallet aziendali Ogni wallet, sia custodial (presso exchange) che non custodial (cold wallet), deve essere indicato nel quadro RW della dichiarazione dei redditi aziendale, se detenuto all’estero. Sono esclusi solo quelli detenuti in Italia presso operatori iscritti al registro OAM. 2. Tassazione delle plusvalenze Per le imprese, le plusvalenze da cessione di criptovalute sono tassabili come componenti positivi di reddito, al pari di ogni altro provento finanziario o patrimoniale. È fondamentale documentare ogni transazione, indicando: -Valore di acquisto (in euro); -Valore di cessione (in euro); -Data delle operazioni; -Wallet di origine e destinazione. 3. Uso delle criptovalute come mezzo di pagamento Se un’azienda riceve o effettua pagamenti in crypto, questi vanno contabilizzati in euro al valore di mercato alla data dell’operazione. L’uso delle criptovalute come moneta alternativa non esenta dall’obbligo di fatturazione, registrazione IVA e tracciabilità. Le criticità da evitare (che vediamo ogni giorno) Nel nostro lavoro con le aziende, ci imbattiamo spesso in errori che possono avere conseguenze rilevanti: -Mancata dichiarazione di wallet esteri → può essere interpretata come evasione. -Contabilità parallela delle criptovalute → rischiosa e non conforme. -Wallet intestati a soci o amministratori anziché alla società → in caso di controlli, l’Agenzia potrebbe contestare una gestione personale. Come gestiamo le criptovalute con i nostri clienti Noi di impresa.biz adottiamo un approccio integrato che unisce consulenza fiscale, contabilità digitale e strategia patrimoniale: ✅ Classifichiamo le criptovalute per natura (utility token, stablecoin, crypto asset, NFT) ✅ Organizziamo la tracciabilità dei wallet aziendali ✅ Creiamo report fiscalmente validi per ogni transazione ✅ Gestiamo la dichiarazione nel quadro RW e nei registri contabili ✅ Affianchiamo l’azienda in caso di verifiche fiscali o richieste dell’OAM 📌 Usi criptovalute nella tua azienda? Hai wallet o fai transazioni in crypto? Contattaci: possiamo aiutarti a metterti in regola, proteggere i tuoi asset e pianificare in modo intelligente. #CriptovaluteAziendali #CryptoWallet #FiscalitàCrypto #Criptovalute2025 #QuadroRW #ContabilitàCripto #MiCA #ImpresaBiz #ConsulenzaFiscale #CryptoBusiness
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  • Web Tax e Digital Services Tax: cosa devono sapere le aziende italiane nel commercio online

    Nel 2025, il quadro fiscale internazionale continua a evolversi rapidamente, soprattutto per quanto riguarda la tassazione dell’economia digitale. Molte aziende italiane che operano online – anche PMI e startup – si trovano a dover fare i conti con Web Tax, Digital Services Tax e normative OCSE in continua definizione.

    Noi di impresa.biz siamo in prima linea nel supportare queste realtà, aiutandole a comprendere gli impatti concreti di queste norme, a tutelarsi da rischi fiscali e a cogliere le opportunità di una corretta pianificazione.

    Web Tax e Digital Services Tax: cosa sono e perché esistono
    Le cosiddette “Web Tax” sono nate come risposta all’esigenza, da parte dei governi, di tassare i profitti generati dalle multinazionali digitali in mercati in cui non hanno una presenza fisica ma realizzano comunque ricavi significativi.

    In Italia, è stata introdotta la Digital Services Tax (DST), un’imposta del 3% (in vigore, salvo modifiche, dal 2020) su:
    -Vendita di spazi pubblicitari online;
    -Fornitura di piattaforme digitali che favoriscono l’interazione tra utenti;
    -Trasmissione di dati raccolti da utenti in Italia.

    Ma riguarda solo i colossi del web?
    No, ed è qui che molte aziende italiane si sorprendono.
    Sebbene la DST italiana si applichi formalmente a gruppi con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro (e 5,5 milioni da servizi digitali in Italia), molti altri Paesi europei stanno adottando versioni locali della web tax con soglie più basse, e spesso i marketplace o le piattaforme estere scaricano questi costi sulle imprese italiane che vi operano.

    Inoltre, con l’implementazione progressiva del Pillar 1 del BEPS 2.0, è probabile che anche aziende italiane con vendite digitali all’estero si troveranno a dover versare imposte in più Stati, in base alla localizzazione degli utenti.

    Cosa deve sapere (e fare) un’azienda italiana online nel 2025
    Noi di impresa.biz consigliamo a tutte le aziende che operano nel commercio elettronico o nei servizi digitali di porre particolare attenzione a questi aspetti:

    -Analizzare dove si trovano i propri utenti/clienti finali: i nuovi regimi fiscali guardano sempre di più alla “location dell’utente” per determinare dove tassare i ricavi.
    -Verificare l’esposizione alla DST in Italia e all’estero: anche se la propria azienda non supera le soglie, può essere coinvolta indirettamente, ad esempio attraverso commissioni applicate dai marketplace.
    -Gestire i contratti e la documentazione fiscale con precisione: la tracciabilità e la trasparenza sono fondamentali per evitare contestazioni.
    -Monitorare le novità normative in ogni Paese in cui si vendono prodotti o servizi: il rischio fiscale non riguarda solo l’Italia, ma ogni mercato digitale estero in cui l’azienda è attiva.

    Opportunità: il digitale cresce, ma serve preparazione
    Se da un lato queste nuove tasse rappresentano una maggiore complessità, dall’altro l’espansione dell’e-commerce e dei servizi digitali apre opportunità senza precedenti per le imprese italiane, a patto che la struttura fiscale sia solida e sostenibile.

    Noi di impresa.biz lavoriamo al fianco di imprese che vendono su marketplace, gestiscono e-commerce proprietari o offrono servizi digitali B2B e B2C, aiutandole a costruire modelli fiscali coerenti con l’evoluzione internazionale e con l’ecosistema digitale.

    La tua azienda opera nel digitale o vende online anche all’estero?
    Contattaci per una consulenza: evitiamo insieme rischi inutili e costi imprevisti.

    #WebTax #DigitalServicesTax #DSTItalia #CommercioOnline #Ecommerce2025 #FiscalitàDigitale #BEPS2 #ImpresaBiz #TassazioneDigitale #Marketplace #ConsulenzaFiscale

    Web Tax e Digital Services Tax: cosa devono sapere le aziende italiane nel commercio online Nel 2025, il quadro fiscale internazionale continua a evolversi rapidamente, soprattutto per quanto riguarda la tassazione dell’economia digitale. Molte aziende italiane che operano online – anche PMI e startup – si trovano a dover fare i conti con Web Tax, Digital Services Tax e normative OCSE in continua definizione. Noi di impresa.biz siamo in prima linea nel supportare queste realtà, aiutandole a comprendere gli impatti concreti di queste norme, a tutelarsi da rischi fiscali e a cogliere le opportunità di una corretta pianificazione. Web Tax e Digital Services Tax: cosa sono e perché esistono Le cosiddette “Web Tax” sono nate come risposta all’esigenza, da parte dei governi, di tassare i profitti generati dalle multinazionali digitali in mercati in cui non hanno una presenza fisica ma realizzano comunque ricavi significativi. In Italia, è stata introdotta la Digital Services Tax (DST), un’imposta del 3% (in vigore, salvo modifiche, dal 2020) su: -Vendita di spazi pubblicitari online; -Fornitura di piattaforme digitali che favoriscono l’interazione tra utenti; -Trasmissione di dati raccolti da utenti in Italia. Ma riguarda solo i colossi del web? No, ed è qui che molte aziende italiane si sorprendono. Sebbene la DST italiana si applichi formalmente a gruppi con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro (e 5,5 milioni da servizi digitali in Italia), molti altri Paesi europei stanno adottando versioni locali della web tax con soglie più basse, e spesso i marketplace o le piattaforme estere scaricano questi costi sulle imprese italiane che vi operano. Inoltre, con l’implementazione progressiva del Pillar 1 del BEPS 2.0, è probabile che anche aziende italiane con vendite digitali all’estero si troveranno a dover versare imposte in più Stati, in base alla localizzazione degli utenti. Cosa deve sapere (e fare) un’azienda italiana online nel 2025 Noi di impresa.biz consigliamo a tutte le aziende che operano nel commercio elettronico o nei servizi digitali di porre particolare attenzione a questi aspetti: -Analizzare dove si trovano i propri utenti/clienti finali: i nuovi regimi fiscali guardano sempre di più alla “location dell’utente” per determinare dove tassare i ricavi. -Verificare l’esposizione alla DST in Italia e all’estero: anche se la propria azienda non supera le soglie, può essere coinvolta indirettamente, ad esempio attraverso commissioni applicate dai marketplace. -Gestire i contratti e la documentazione fiscale con precisione: la tracciabilità e la trasparenza sono fondamentali per evitare contestazioni. -Monitorare le novità normative in ogni Paese in cui si vendono prodotti o servizi: il rischio fiscale non riguarda solo l’Italia, ma ogni mercato digitale estero in cui l’azienda è attiva. Opportunità: il digitale cresce, ma serve preparazione Se da un lato queste nuove tasse rappresentano una maggiore complessità, dall’altro l’espansione dell’e-commerce e dei servizi digitali apre opportunità senza precedenti per le imprese italiane, a patto che la struttura fiscale sia solida e sostenibile. Noi di impresa.biz lavoriamo al fianco di imprese che vendono su marketplace, gestiscono e-commerce proprietari o offrono servizi digitali B2B e B2C, aiutandole a costruire modelli fiscali coerenti con l’evoluzione internazionale e con l’ecosistema digitale. 📌 La tua azienda opera nel digitale o vende online anche all’estero? Contattaci per una consulenza: evitiamo insieme rischi inutili e costi imprevisti. #WebTax #DigitalServicesTax #DSTItalia #CommercioOnline #Ecommerce2025 #FiscalitàDigitale #BEPS2 #ImpresaBiz #TassazioneDigitale #Marketplace #ConsulenzaFiscale
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  • Le novità del BEPS 2.0: cosa cambia per le PMI italiane con attività all’estero

    Nel 2025 il progetto BEPS 2.0 dell’OCSE ha superato la fase teorica ed è entrato pienamente in vigore, portando con sé una serie di implicazioni concrete anche per le PMI italiane che operano oltre confine.
    Noi di impresa.biz, da sempre attenti alle evoluzioni della fiscalità internazionale, stiamo supportando numerose imprese nell’adeguarsi al nuovo scenario. Ecco cosa sta davvero cambiando – e perché è importante agire subito.

    Cos’è il BEPS 2.0?
    Il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) nasce per combattere l’erosione della base imponibile e il trasferimento artificiale dei profitti in Paesi a bassa fiscalità.
    Con la versione 2.0, l’OCSE introduce due pilastri fondamentali:

    -Pillar 1: ridistribuzione del diritto di tassazione tra Paesi, anche in assenza di stabile organizzazione, per le imprese con significativa attività digitale o commerciale all’estero.
    -Pillar 2: introduzione di un’imposta minima globale del 15% per i gruppi con ricavi consolidati superiori a 750 milioni di euro, attraverso il meccanismo del Global Anti-Base Erosion (GloBE).

    A prima vista, potrebbe sembrare che questi cambiamenti riguardino solo le multinazionali. Ma la realtà è diversa.

    Perché anche le PMI italiane devono prestare attenzione
    Nel nostro lavoro di consulenza, abbiamo osservato come molti principi del BEPS 2.0 abbiano ricadute anche sulle PMI, soprattutto quelle con filiali, società controllate o strutture holding all’estero. Ecco perché:

    -Effetto domino normativo: diversi Paesi stanno già adottando norme simili a quelle del BEPS 2.0, anche per imprese al di sotto della soglia dei 750 milioni, alzando il livello dei controlli.
    -Maggiore trasparenza fiscale: l’obbligo di dimostrare la sostanza economica delle attività estere diventa sempre più stringente.
    -Controlli incrociati automatici: grazie allo scambio di informazioni tra Stati (CRS), le autorità fiscali italiane sono oggi in grado di rilevare facilmente incongruenze tra struttura e operatività.
    -Nuovi standard per i transfer pricing: anche le PMI devono adeguare le loro politiche interne per evitare contestazioni sui prezzi di trasferimento tra società del gruppo.

    Le opportunità per chi si adegua in tempo
    Noi crediamo che ogni cambiamento normativo porti con sé non solo obblighi, ma anche opportunità per chi sa adattarsi. In particolare, il nuovo contesto permette alle PMI:

    -Di rafforzare la propria credibilità a livello internazionale, costruendo strutture trasparenti e sostenibili.
    -Di anticipare verifiche e controlli, evitando contestazioni future.
    -Di pianificare l’espansione all’estero in modo più efficiente, sfruttando le convenzioni contro la doppia imposizione e i vantaggi di alcune giurisdizioni cooperative.

    Cosa consigliamo alle PMI italiane nel 2025
    Noi di impresa.biz stiamo accompagnando le PMI italiane verso un nuovo modello di fiscalità internazionale, basato su legalità, sostanza e pianificazione.
    Ecco le prime azioni che suggeriamo:

    -Verificare la compliance delle strutture estere già esistenti, valutando rischi e opportunità.
    -Rivedere la documentazione fiscale, in particolare le politiche di transfer pricing.
    -Costruire nuove strutture con un approccio “BEPS-proof”, ossia solide dal punto di vista della sostanza economica e della coerenza fiscale.

    La tua PMI è pronta per il nuovo scenario fiscale internazionale?
    Contattaci per una consulenza: possiamo aiutarti a trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo.

    #BEPS2025 #BEPS2 #FiscalitàInternazionale #PMIAllEstero #ImposteMinimeGlobali #TransferPricing #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PianificazioneFiscale #ComplianceFiscale

    Le novità del BEPS 2.0: cosa cambia per le PMI italiane con attività all’estero Nel 2025 il progetto BEPS 2.0 dell’OCSE ha superato la fase teorica ed è entrato pienamente in vigore, portando con sé una serie di implicazioni concrete anche per le PMI italiane che operano oltre confine. Noi di impresa.biz, da sempre attenti alle evoluzioni della fiscalità internazionale, stiamo supportando numerose imprese nell’adeguarsi al nuovo scenario. Ecco cosa sta davvero cambiando – e perché è importante agire subito. Cos’è il BEPS 2.0? Il progetto BEPS (Base Erosion and Profit Shifting) nasce per combattere l’erosione della base imponibile e il trasferimento artificiale dei profitti in Paesi a bassa fiscalità. Con la versione 2.0, l’OCSE introduce due pilastri fondamentali: -Pillar 1: ridistribuzione del diritto di tassazione tra Paesi, anche in assenza di stabile organizzazione, per le imprese con significativa attività digitale o commerciale all’estero. -Pillar 2: introduzione di un’imposta minima globale del 15% per i gruppi con ricavi consolidati superiori a 750 milioni di euro, attraverso il meccanismo del Global Anti-Base Erosion (GloBE). A prima vista, potrebbe sembrare che questi cambiamenti riguardino solo le multinazionali. Ma la realtà è diversa. Perché anche le PMI italiane devono prestare attenzione Nel nostro lavoro di consulenza, abbiamo osservato come molti principi del BEPS 2.0 abbiano ricadute anche sulle PMI, soprattutto quelle con filiali, società controllate o strutture holding all’estero. Ecco perché: -Effetto domino normativo: diversi Paesi stanno già adottando norme simili a quelle del BEPS 2.0, anche per imprese al di sotto della soglia dei 750 milioni, alzando il livello dei controlli. -Maggiore trasparenza fiscale: l’obbligo di dimostrare la sostanza economica delle attività estere diventa sempre più stringente. -Controlli incrociati automatici: grazie allo scambio di informazioni tra Stati (CRS), le autorità fiscali italiane sono oggi in grado di rilevare facilmente incongruenze tra struttura e operatività. -Nuovi standard per i transfer pricing: anche le PMI devono adeguare le loro politiche interne per evitare contestazioni sui prezzi di trasferimento tra società del gruppo. Le opportunità per chi si adegua in tempo Noi crediamo che ogni cambiamento normativo porti con sé non solo obblighi, ma anche opportunità per chi sa adattarsi. In particolare, il nuovo contesto permette alle PMI: -Di rafforzare la propria credibilità a livello internazionale, costruendo strutture trasparenti e sostenibili. -Di anticipare verifiche e controlli, evitando contestazioni future. -Di pianificare l’espansione all’estero in modo più efficiente, sfruttando le convenzioni contro la doppia imposizione e i vantaggi di alcune giurisdizioni cooperative. Cosa consigliamo alle PMI italiane nel 2025 Noi di impresa.biz stiamo accompagnando le PMI italiane verso un nuovo modello di fiscalità internazionale, basato su legalità, sostanza e pianificazione. Ecco le prime azioni che suggeriamo: -Verificare la compliance delle strutture estere già esistenti, valutando rischi e opportunità. -Rivedere la documentazione fiscale, in particolare le politiche di transfer pricing. -Costruire nuove strutture con un approccio “BEPS-proof”, ossia solide dal punto di vista della sostanza economica e della coerenza fiscale. 📌 La tua PMI è pronta per il nuovo scenario fiscale internazionale? Contattaci per una consulenza: possiamo aiutarti a trasformare un obbligo in un vantaggio competitivo. #BEPS2025 #BEPS2 #FiscalitàInternazionale #PMIAllEstero #ImposteMinimeGlobali #TransferPricing #Internazionalizzazione #ImpresaBiz #PianificazioneFiscale #ComplianceFiscale
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  • Freelance e Creator: Come Gestire le Tasse e Aprire Partita IVA (Senza Panico)
    Sei un freelance, un creator o stai iniziando a guadagnare online con i tuoi contenuti, consulenze o progetti? A un certo punto, ti farai tutti la stessa domanda: "Devo aprire partita IVA?"

    È normale sentirsi spaesati. Ma niente panico: non è così complicato come sembra, soprattutto se affronti il percorso con le informazioni giuste (e magari con un buon commercialista accanto).

    In questo articolo ti spieghiamo in modo semplice:
    -Quando serve aprire una partita IVA
    -Quale regime scegliere (e perché il forfettario è il più gettonato)
    -Come funziona la gestione fiscale di un freelance
    -Cosa tenere sotto controllo (senza diventare esperti di contabilità)

    Quando Serve Davvero Aprire Partita IVA?
    In Italia, la regola è: se svolgi un’attività continuativa, abituale e professionale, è obbligatorio avere una partita IVA.

    Quindi:
    Se hai entrate occasionali sotto i 5.000 €/anno, puoi usare la prestazione occasionale.
    Se lavori con più clienti, con continuità e superi i 5.000 € annui, allora serve aprirla.
    Anche se fai il creator, apri un blog, vendi corsi online o lavori con brand, è un'attività professionale a tutti gli effetti.

    Il Regime Forfettario: Il Punto di Partenza per Quasi Tutti
    Il regime forfettario è quello più usato da freelance e creator, perché è:
    -Semplificato (niente IVA, niente bilancio)
    -Vantaggioso fiscalmente (tassazione fissa al 15% o 5% nei primi 5 anni)
    -Adatto a chi fattura fino a 85.000 € l’anno

    Come funziona?
    -Paghi una percentuale fissa sul reddito imponibile (es. 15% su una parte del fatturato, dopo l’abbattimento forfettario)
    -Non puoi detrarre le spese una per una (le spese sono stimate in base al tuo codice ATECO)
    -Niente IVA da versare né da applicare
    Esempio: se incassi 30.000 € come freelance web designer (codice ATECO 62.01.00, abbattimento 78%), pagherai il 15% su 6.600 € → 990 € di imposta sostitutiva.

    Quali Passaggi per Aprire Partita IVA?
    Puoi farlo in autonomia, ma il nostro consiglio è affidarti a un commercialista, almeno per la fase iniziale. I passaggi sono:
    -Scegliere il codice ATECO giusto (dipende dall’attività: creator, designer, copywriter, ecc.)
    -Comunicare l’inizio attività all’Agenzia delle Entrate
    -Iscrizione alla gestione separata INPS o altra cassa professionale
    -Richiedere eventuali iscrizioni a camera di commercio (se attività commerciale)

    Costo? Dipende, ma mediamente:
    -100–200 € per apertura tramite professionista
    -300–800 €/anno per la gestione fiscale completa

    Tasse, INPS e Scadenze: Cosa Tenere d’Occhio
    Nel regime forfettario, hai principalmente due “uscite” da considerare:

    1. Imposta sostitutiva (5% o 15%)
    Paghi sull’imponibile calcolato automaticamente. Le scadenze sono:
    -30 giugno (saldo + acconto)
    -30 novembre (secondo acconto)

    2. Contributi INPS
    Se sei iscritto alla Gestione Separata (come la maggior parte dei freelance):
    -Paghi circa il 26,07% del reddito imponibile
    -Le scadenze sono le stesse delle tasse
    Attenzione: le tasse si pagano l’anno successivo ai guadagni. Quindi il primo anno può sembrare “leggero”, ma non è gratis!

    Fatture, Contabilità e Tools Utili
    Anche nel regime forfettario, devi:
    -Emettere fatture numerate (anche in PDF)
    -Conservare una prima nota delle entrate
    -Tenere tutto tracciabile (pagamenti, incassi, ricevute)

    Puoi usare strumenti semplici come:
    -Fatture in Cloud
    -Debitoor
    -Google Sheets + un buon commercialista
    Dal 2024, è obbligatoria la fatturazione elettronica per tutti, anche in regime forfettario.

    Niente Paura (Ma Serve Consapevolezza)
    Aprire partita IVA non è un salto nel vuoto. È il passo naturale di chi decide di lavorare in proprio. L’importante è farlo con consapevolezza, un piano sostenibile e la giusta assistenza.

    Noi di Impresa.biz siamo qui per aiutarti a fare questo passo con più chiarezza e meno stress. Perché diventare freelance o creator è una sfida… ma è anche un’opportunità di libertà, crescita e indipendenza.

    #PartitaIVA #FreelanceItalia #RegimeForfettario #CreatorEconomy #FiscoSemplice #ImpreseDigitali #GestioneFiscale #ImpresaBiz
    Freelance e Creator: Come Gestire le Tasse e Aprire Partita IVA (Senza Panico) Sei un freelance, un creator o stai iniziando a guadagnare online con i tuoi contenuti, consulenze o progetti? A un certo punto, ti farai tutti la stessa domanda: "Devo aprire partita IVA?" È normale sentirsi spaesati. Ma niente panico: non è così complicato come sembra, soprattutto se affronti il percorso con le informazioni giuste (e magari con un buon commercialista accanto). In questo articolo ti spieghiamo in modo semplice: -Quando serve aprire una partita IVA -Quale regime scegliere (e perché il forfettario è il più gettonato) -Come funziona la gestione fiscale di un freelance -Cosa tenere sotto controllo (senza diventare esperti di contabilità) 🧾 Quando Serve Davvero Aprire Partita IVA? In Italia, la regola è: se svolgi un’attività continuativa, abituale e professionale, è obbligatorio avere una partita IVA. Quindi: ✅ Se hai entrate occasionali sotto i 5.000 €/anno, puoi usare la prestazione occasionale. ❌ Se lavori con più clienti, con continuità e superi i 5.000 € annui, allora serve aprirla. 👉 Anche se fai il creator, apri un blog, vendi corsi online o lavori con brand, è un'attività professionale a tutti gli effetti. 📌 Il Regime Forfettario: Il Punto di Partenza per Quasi Tutti Il regime forfettario è quello più usato da freelance e creator, perché è: -Semplificato (niente IVA, niente bilancio) -Vantaggioso fiscalmente (tassazione fissa al 15% o 5% nei primi 5 anni) -Adatto a chi fattura fino a 85.000 € l’anno Come funziona? -Paghi una percentuale fissa sul reddito imponibile (es. 15% su una parte del fatturato, dopo l’abbattimento forfettario) -Non puoi detrarre le spese una per una (le spese sono stimate in base al tuo codice ATECO) -Niente IVA da versare né da applicare 🧮 Esempio: se incassi 30.000 € come freelance web designer (codice ATECO 62.01.00, abbattimento 78%), pagherai il 15% su 6.600 € → 990 € di imposta sostitutiva. 📋 Quali Passaggi per Aprire Partita IVA? Puoi farlo in autonomia, ma il nostro consiglio è affidarti a un commercialista, almeno per la fase iniziale. I passaggi sono: -Scegliere il codice ATECO giusto (dipende dall’attività: creator, designer, copywriter, ecc.) -Comunicare l’inizio attività all’Agenzia delle Entrate -Iscrizione alla gestione separata INPS o altra cassa professionale -Richiedere eventuali iscrizioni a camera di commercio (se attività commerciale) Costo? Dipende, ma mediamente: -100–200 € per apertura tramite professionista -300–800 €/anno per la gestione fiscale completa 💡 Tasse, INPS e Scadenze: Cosa Tenere d’Occhio Nel regime forfettario, hai principalmente due “uscite” da considerare: 1. Imposta sostitutiva (5% o 15%) Paghi sull’imponibile calcolato automaticamente. Le scadenze sono: -30 giugno (saldo + acconto) -30 novembre (secondo acconto) 2. Contributi INPS Se sei iscritto alla Gestione Separata (come la maggior parte dei freelance): -Paghi circa il 26,07% del reddito imponibile -Le scadenze sono le stesse delle tasse 👉 Attenzione: le tasse si pagano l’anno successivo ai guadagni. Quindi il primo anno può sembrare “leggero”, ma non è gratis! 📦 Fatture, Contabilità e Tools Utili Anche nel regime forfettario, devi: -Emettere fatture numerate (anche in PDF) -Conservare una prima nota delle entrate -Tenere tutto tracciabile (pagamenti, incassi, ricevute) Puoi usare strumenti semplici come: -Fatture in Cloud -Debitoor -Google Sheets + un buon commercialista 👉 Dal 2024, è obbligatoria la fatturazione elettronica per tutti, anche in regime forfettario. Niente Paura (Ma Serve Consapevolezza) Aprire partita IVA non è un salto nel vuoto. È il passo naturale di chi decide di lavorare in proprio. L’importante è farlo con consapevolezza, un piano sostenibile e la giusta assistenza. Noi di Impresa.biz siamo qui per aiutarti a fare questo passo con più chiarezza e meno stress. Perché diventare freelance o creator è una sfida… ma è anche un’opportunità di libertà, crescita e indipendenza. #PartitaIVA #FreelanceItalia #RegimeForfettario #CreatorEconomy #FiscoSemplice #ImpreseDigitali #GestioneFiscale #ImpresaBiz
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