• Accordi Bilaterali e Convenzioni Fiscali: Come Ridurre la Doppia Imposizione nei Mercati Esteri

    Quando un’impresa italiana decide di espandersi all’estero, uno dei primi ostacoli che può incontrare è la doppia imposizione fiscale: il rischio di vedersi tassare gli stessi redditi sia in Italia che nel Paese estero in cui si opera. In qualità di consulenti esperti in fiscalità internazionale, noi di Impresa.biz sappiamo quanto sia importante conoscere e sfruttare le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione per tutelare la competitività delle imprese sui mercati globali.

    Cos’è la Doppia Imposizione e Perché va Evitata
    La doppia imposizione si verifica quando due Stati esercitano il diritto di tassare lo stesso reddito. Questo accade, ad esempio, se un’impresa residente in Italia apre una filiale in un altro Paese e si vede tassare i profitti sia dal fisco locale che dall’Agenzia delle Entrate italiana.

    Il rischio principale? Una pressione fiscale eccessiva che scoraggia l’internazionalizzazione e penalizza la competitività delle nostre PMI.

    Cosa Sono le Convenzioni Contro la Doppia Imposizione
    Per evitare questo scenario, l’Italia ha sottoscritto oltre 100 convenzioni internazionali con altri Stati. Queste convenzioni:
    -Definiscono la residenza fiscale dell’impresa o del contribuente.
    -Stabiliscono criteri di ripartizione del potere impositivo tra gli Stati.
    -Prevedono metodi per evitare la doppia tassazione, come:
    -Esenzione del reddito già tassato all’estero.
    -Detrazione delle imposte pagate all’estero dal carico fiscale in Italia.

    Noi di Impresa.biz, quando accompagniamo le aziende nei processi di internazionalizzazione, partiamo sempre dall’analisi della convenzione fiscale in vigore tra l’Italia e il Paese target.

    Come Funzionano gli Accordi Bilaterali nella Pratica
    Facciamo un esempio concreto. Un’impresa italiana esporta servizi di consulenza in Germania e riceve un pagamento con ritenuta d’acconto tedesca. Senza un accordo, questo importo verrebbe tassato anche in Italia. Con la convenzione, invece, è possibile:
    -Recuperare la ritenuta tedesca come credito d’imposta in Italia.
    -Evitare il doppio pagamento, pagando solo l’eccedenza d’imposta, se dovuta.

    Inoltre, la convenzione regola anche altre forme di reddito, come interessi, dividendi e royalties, spesso prevedendo aliquote agevolate o esenzioni.

    Il Ruolo del Modello OCSE
    Quasi tutte le convenzioni stipulate dall’Italia si basano sul Modello OCSE, che rappresenta lo standard internazionale più adottato. Il modello stabilisce le definizioni di stabile organizzazione, criteri per i dividendi, redditi immobiliari, e molto altro. Tuttavia, ogni convenzione ha caratteristiche specifiche, ed è fondamentale analizzarla caso per caso.

    Attenzione alla Residenza Fiscale e alla Stabile Organizzazione
    Uno degli aspetti più delicati è la residenza fiscale e la possibile configurazione di una stabile organizzazione all’estero. Un errore in questa valutazione può far scattare la tassazione estera anche senza volontà dell’impresa. Noi di Impresa.biz aiutiamo le aziende a strutturare correttamente le operazioni internazionali, evitando situazioni di incertezza o rischio di sanzioni.

    I Nostri Consigli Operativi
    Per ridurre il rischio di doppia imposizione, consigliamo sempre di:

    Verificare la presenza di una convenzione fiscale tra Italia e il Paese target
    Analizzare in dettaglio le clausole relative al tipo di reddito generato
    Documentare ogni passaggio fiscale e contrattuale in modo trasparente
    Richiedere certificazioni di residenza fiscale dove necessarie
    Predisporre una corretta struttura contrattuale per royalties, dividendi, interessi

    Le convenzioni contro la doppia imposizione sono uno strumento strategico per chi fa impresa nei mercati internazionali. Noi di Impresa.biz supportiamo le aziende italiane nell’interpretazione e applicazione corretta di questi accordi, riducendo il carico fiscale complessivo e aumentando la sicurezza operativa all’estero.

    #DoppiaImposizione #FiscalitàInternazionale #AccordiBilaterali #ConvenzioniFiscali #Internazionalizzazione #TassazioneEstera #PMIallEstero #ImpresaGlobale #ResidenzaFiscale #StabileOrganizzazione

    Se la tua azienda lavora o vuole espandersi all’estero, contattaci: possiamo aiutarti a evitare la doppia imposizione e a strutturare al meglio la tua crescita internazionale.
    Accordi Bilaterali e Convenzioni Fiscali: Come Ridurre la Doppia Imposizione nei Mercati Esteri Quando un’impresa italiana decide di espandersi all’estero, uno dei primi ostacoli che può incontrare è la doppia imposizione fiscale: il rischio di vedersi tassare gli stessi redditi sia in Italia che nel Paese estero in cui si opera. In qualità di consulenti esperti in fiscalità internazionale, noi di Impresa.biz sappiamo quanto sia importante conoscere e sfruttare le convenzioni bilaterali contro la doppia imposizione per tutelare la competitività delle imprese sui mercati globali. Cos’è la Doppia Imposizione e Perché va Evitata La doppia imposizione si verifica quando due Stati esercitano il diritto di tassare lo stesso reddito. Questo accade, ad esempio, se un’impresa residente in Italia apre una filiale in un altro Paese e si vede tassare i profitti sia dal fisco locale che dall’Agenzia delle Entrate italiana. Il rischio principale? Una pressione fiscale eccessiva che scoraggia l’internazionalizzazione e penalizza la competitività delle nostre PMI. Cosa Sono le Convenzioni Contro la Doppia Imposizione Per evitare questo scenario, l’Italia ha sottoscritto oltre 100 convenzioni internazionali con altri Stati. Queste convenzioni: -Definiscono la residenza fiscale dell’impresa o del contribuente. -Stabiliscono criteri di ripartizione del potere impositivo tra gli Stati. -Prevedono metodi per evitare la doppia tassazione, come: -Esenzione del reddito già tassato all’estero. -Detrazione delle imposte pagate all’estero dal carico fiscale in Italia. Noi di Impresa.biz, quando accompagniamo le aziende nei processi di internazionalizzazione, partiamo sempre dall’analisi della convenzione fiscale in vigore tra l’Italia e il Paese target. Come Funzionano gli Accordi Bilaterali nella Pratica Facciamo un esempio concreto. Un’impresa italiana esporta servizi di consulenza in Germania e riceve un pagamento con ritenuta d’acconto tedesca. Senza un accordo, questo importo verrebbe tassato anche in Italia. Con la convenzione, invece, è possibile: -Recuperare la ritenuta tedesca come credito d’imposta in Italia. -Evitare il doppio pagamento, pagando solo l’eccedenza d’imposta, se dovuta. Inoltre, la convenzione regola anche altre forme di reddito, come interessi, dividendi e royalties, spesso prevedendo aliquote agevolate o esenzioni. Il Ruolo del Modello OCSE Quasi tutte le convenzioni stipulate dall’Italia si basano sul Modello OCSE, che rappresenta lo standard internazionale più adottato. Il modello stabilisce le definizioni di stabile organizzazione, criteri per i dividendi, redditi immobiliari, e molto altro. Tuttavia, ogni convenzione ha caratteristiche specifiche, ed è fondamentale analizzarla caso per caso. Attenzione alla Residenza Fiscale e alla Stabile Organizzazione Uno degli aspetti più delicati è la residenza fiscale e la possibile configurazione di una stabile organizzazione all’estero. Un errore in questa valutazione può far scattare la tassazione estera anche senza volontà dell’impresa. Noi di Impresa.biz aiutiamo le aziende a strutturare correttamente le operazioni internazionali, evitando situazioni di incertezza o rischio di sanzioni. I Nostri Consigli Operativi Per ridurre il rischio di doppia imposizione, consigliamo sempre di: ✅ Verificare la presenza di una convenzione fiscale tra Italia e il Paese target ✅ Analizzare in dettaglio le clausole relative al tipo di reddito generato ✅ Documentare ogni passaggio fiscale e contrattuale in modo trasparente ✅ Richiedere certificazioni di residenza fiscale dove necessarie ✅ Predisporre una corretta struttura contrattuale per royalties, dividendi, interessi Le convenzioni contro la doppia imposizione sono uno strumento strategico per chi fa impresa nei mercati internazionali. Noi di Impresa.biz supportiamo le aziende italiane nell’interpretazione e applicazione corretta di questi accordi, riducendo il carico fiscale complessivo e aumentando la sicurezza operativa all’estero. #DoppiaImposizione #FiscalitàInternazionale #AccordiBilaterali #ConvenzioniFiscali #Internazionalizzazione #TassazioneEstera #PMIallEstero #ImpresaGlobale #ResidenzaFiscale #StabileOrganizzazione Se la tua azienda lavora o vuole espandersi all’estero, contattaci: possiamo aiutarti a evitare la doppia imposizione e a strutturare al meglio la tua crescita internazionale.
    0 Commenti 0 Condivisioni 151 Viste 0 Recensioni
  • Residenza fiscale delle imprese: rischi e opportunità nel 2025

    Nel 2025 il tema della residenza fiscale delle imprese è tornato al centro del dibattito, sia per l’evoluzione delle normative internazionali che per l’intensificarsi dei controlli da parte delle autorità fiscali.
    Noi di impresa.biz, da anni impegnati nell'affiancare le aziende nei processi di internazionalizzazione e ottimizzazione fiscale, riteniamo fondamentale fare chiarezza su un tema tanto strategico quanto delicato.

    Cosa si intende per residenza fiscale di un’impresa?
    In linea generale, un’impresa è considerata fiscalmente residente nel Paese in cui ha la sede della direzione effettiva o, in alcuni casi, dove viene svolta la gestione principale delle attività aziendali.
    Nel 2025, a seguito dell'applicazione rafforzata dei principi OCSE e delle direttive UE anti-abuso, la residenza fiscale si determina sempre più in base alla sostanza economica, non soltanto alla forma giuridica.

    I principali rischi legati alla residenza fiscale
    Nel nostro lavoro quotidiano incontriamo spesso imprese che hanno strutture internazionali formalmente ineccepibili, ma che non resistono a una verifica di sostanza. Ecco alcuni rischi che monitoriamo costantemente:

    -Rischio di doppia imposizione: quando due Stati rivendicano la residenza fiscale della stessa entità.
    -Rischio di contestazione di esterovestizione: se l’impresa risulta formalmente residente all’estero ma è di fatto gestita dall’Italia, le autorità fiscali possono disconoscere la residenza estera, con sanzioni molto pesanti.
    -Rischio reputazionale e bancario: una struttura poco trasparente o fiscalmente ambigua può compromettere i rapporti con istituti di credito e partner internazionali.

    Le opportunità del 2025: come operare legalmente e con efficienza
    Nonostante i maggiori controlli, il 2025 offre anche molte opportunità per le imprese attente e ben strutturate. Ecco le principali leve su cui interveniamo con i nostri clienti:

    1. Trasparenza e sostanza economica: oggi più che mai è fondamentale dimostrare che le attività estere hanno una reale operatività, con personale, uffici e decisioni autonome.
    2. Scelta consapevole della giurisdizione: alcuni Paesi continuano a offrire regimi fiscali vantaggiosi, ma è essenziale selezionarli in base alla loro adesione agli standard internazionali (BEPS, CRS, FATCA, ecc.).
    3. Riorganizzazione delle strutture societarie: molte imprese stanno rivedendo le proprie holding o sedi secondarie per adeguarsi alle nuove normative.
    4. Utilizzo strategico delle convenzioni contro la doppia imposizione: una corretta pianificazione consente di evitare sovrapposizioni fiscali e proteggere gli utili.

    Il nostro approccio alla consulenza sulla residenza fiscale
    Noi di impresa.biz lavoriamo fianco a fianco con i nostri clienti per analizzare a fondo la situazione della loro impresa, costruendo soluzioni personalizzate, trasparenti e in piena conformità con le normative italiane e internazionali.
    Ogni struttura deve avere un’anima operativa, e ogni strategia fiscale deve poter essere spiegata e documentata senza zone d’ombra.

    Hai dubbi sulla residenza fiscale della tua azienda o vuoi espanderti all’estero con la giusta struttura?
    Contattaci per una consulenza personalizzata: la prevenzione oggi vale molto più di una difesa domani.

    #ResidenzaFiscale #PianificazioneFiscale #FiscalitàInternazionale #SostanzaEconomica #TaxCompliance #ImpresaBiz #Internazionalizzazione #BEPS2025 #ResidenzaSocietaria

    Residenza fiscale delle imprese: rischi e opportunità nel 2025 Nel 2025 il tema della residenza fiscale delle imprese è tornato al centro del dibattito, sia per l’evoluzione delle normative internazionali che per l’intensificarsi dei controlli da parte delle autorità fiscali. Noi di impresa.biz, da anni impegnati nell'affiancare le aziende nei processi di internazionalizzazione e ottimizzazione fiscale, riteniamo fondamentale fare chiarezza su un tema tanto strategico quanto delicato. Cosa si intende per residenza fiscale di un’impresa? In linea generale, un’impresa è considerata fiscalmente residente nel Paese in cui ha la sede della direzione effettiva o, in alcuni casi, dove viene svolta la gestione principale delle attività aziendali. Nel 2025, a seguito dell'applicazione rafforzata dei principi OCSE e delle direttive UE anti-abuso, la residenza fiscale si determina sempre più in base alla sostanza economica, non soltanto alla forma giuridica. I principali rischi legati alla residenza fiscale Nel nostro lavoro quotidiano incontriamo spesso imprese che hanno strutture internazionali formalmente ineccepibili, ma che non resistono a una verifica di sostanza. Ecco alcuni rischi che monitoriamo costantemente: -Rischio di doppia imposizione: quando due Stati rivendicano la residenza fiscale della stessa entità. -Rischio di contestazione di esterovestizione: se l’impresa risulta formalmente residente all’estero ma è di fatto gestita dall’Italia, le autorità fiscali possono disconoscere la residenza estera, con sanzioni molto pesanti. -Rischio reputazionale e bancario: una struttura poco trasparente o fiscalmente ambigua può compromettere i rapporti con istituti di credito e partner internazionali. Le opportunità del 2025: come operare legalmente e con efficienza Nonostante i maggiori controlli, il 2025 offre anche molte opportunità per le imprese attente e ben strutturate. Ecco le principali leve su cui interveniamo con i nostri clienti: 1. Trasparenza e sostanza economica: oggi più che mai è fondamentale dimostrare che le attività estere hanno una reale operatività, con personale, uffici e decisioni autonome. 2. Scelta consapevole della giurisdizione: alcuni Paesi continuano a offrire regimi fiscali vantaggiosi, ma è essenziale selezionarli in base alla loro adesione agli standard internazionali (BEPS, CRS, FATCA, ecc.). 3. Riorganizzazione delle strutture societarie: molte imprese stanno rivedendo le proprie holding o sedi secondarie per adeguarsi alle nuove normative. 4. Utilizzo strategico delle convenzioni contro la doppia imposizione: una corretta pianificazione consente di evitare sovrapposizioni fiscali e proteggere gli utili. Il nostro approccio alla consulenza sulla residenza fiscale Noi di impresa.biz lavoriamo fianco a fianco con i nostri clienti per analizzare a fondo la situazione della loro impresa, costruendo soluzioni personalizzate, trasparenti e in piena conformità con le normative italiane e internazionali. Ogni struttura deve avere un’anima operativa, e ogni strategia fiscale deve poter essere spiegata e documentata senza zone d’ombra. 📞 Hai dubbi sulla residenza fiscale della tua azienda o vuoi espanderti all’estero con la giusta struttura? Contattaci per una consulenza personalizzata: la prevenzione oggi vale molto più di una difesa domani. #ResidenzaFiscale #PianificazioneFiscale #FiscalitàInternazionale #SostanzaEconomica #TaxCompliance #ImpresaBiz #Internazionalizzazione #BEPS2025 #ResidenzaSocietaria
    0 Commenti 0 Condivisioni 144 Viste 0 Recensioni
  • Pianificazione fiscale internazionale per le imprese italiane
    Quando si parla di crescita, innovazione e apertura ai mercati esteri, uno degli aspetti più delicati – e spesso trascurati – è la pianificazione fiscale internazionale. Da imprenditore, ho imparato che espandersi all’estero non significa solo vendere in nuovi mercati, ma anche gestire in modo strategico e conforme il proprio carico fiscale a livello globale. Farlo in maniera consapevole, trasparente e ben pianificata può fare la differenza tra un’espansione sostenibile e una fonte di rischi e complicazioni.

    Che cos’è la pianificazione fiscale internazionale
    La pianificazione fiscale internazionale è un insieme di strategie volte a ottimizzare la tassazione dell’impresa quando opera in più giurisdizioni. Non si tratta di elusione fiscale – che è illegale – ma di scelte consapevoli e pienamente legittime, fatte all’interno dei margini consentiti dalla normativa, per:
    -evitare la doppia imposizione sui redditi
    -sfruttare incentivi o trattamenti fiscali favorevoli previsti in determinati paesi
    -strutturare in modo efficiente le relazioni tra casa madre e controllate estere
    -garantire conformità normativa nei paesi in cui si opera

    Perché è fondamentale per le imprese italiane
    L’internazionalizzazione è ormai una necessità per molte aziende italiane, ma muoversi senza una strategia fiscale adeguata può diventare un boomerang. Le normative cambiano da paese a paese, e i rischi di incorrere in sanzioni, accertamenti o perdite fiscali sono reali.

    Una corretta pianificazione consente invece di:
    -Evitare costi inutili legati alla cattiva gestione fiscale
    -Migliorare la competitività grazie a un carico fiscale ottimizzato
    -Proteggere l’azienda da controversie fiscali internazionali
    -Sostenere decisioni di investimento all’estero con dati più precisi e affidabili

    Gli strumenti a disposizione
    Nel corso della mia attività, ho avuto modo di confrontarmi con consulenti e professionisti che mi hanno fatto scoprire come esistano diversi strumenti per pianificare al meglio la fiscalità internazionale. Ecco i principali:

    1. Convenzioni contro la doppia imposizione
    L’Italia ha firmato oltre 100 trattati bilaterali per evitare che uno stesso reddito venga tassato sia in Italia che nel paese estero. Queste convenzioni definiscono chiaramente dove e come tassare i vari redditi (dividendi, interessi, royalties, plusvalenze).

    2. Transfer pricing (prezzi di trasferimento)
    Quando un’azienda ha filiali in altri paesi, è obbligata a documentare il prezzo delle transazioni infragruppo secondo il principio di libera concorrenza. Una corretta politica di transfer pricing aiuta a evitare contestazioni da parte delle autorità fiscali e garantisce equità nella distribuzione dei profitti.

    3. Stabile organizzazione e residenza fiscale
    Molte imprese non sanno che aprire un ufficio, magazzino o anche solo una presenza fissa all’estero può configurare una "stabile organizzazione", con obblighi fiscali nel paese di destinazione. Inoltre, è importante evitare che, per errori di struttura o governance, la società venga considerata fiscalmente residente in un altro Stato.

    4. Holding estere e strutture societarie internazionali
    In alcuni casi può essere utile costituire holding o società veicolo all’estero, per gestire meglio investimenti, partecipazioni o proprietà intellettuali. Naturalmente, tutto dev’essere fatto nel rispetto delle normative italiane ed europee (es. antiabuso, CFC rules, DAC6).

    Un approccio strategico e integrato
    La pianificazione fiscale internazionale non può essere improvvisata, né affidata al caso. Serve un approccio strategico, su misura, che tenga conto del settore, del modello di business e dei mercati in cui si vuole operare.

    Nel mio caso, affiancarmi a consulenti specializzati mi ha permesso di evitare errori costosi, ma anche di cogliere opportunità che, senza una visione fiscale completa, non avrei considerato. In definitiva, una buona pianificazione fiscale non solo tutela l’azienda, ma la rafforza e la prepara a competere in modo più solido a livello globale.

    Internazionalizzare senza una pianificazione fiscale è come partire per un viaggio senza mappa. Per le imprese italiane che vogliono crescere all’estero, comprendere e gestire correttamente la fiscalità internazionale è oggi un asset strategico. Farlo in modo legale, trasparente e con l’aiuto giusto permette non solo di risparmiare, ma soprattutto di costruire un’impresa più solida, resiliente e orientata al futuro.

    #PianificazioneFiscale #FiscalitàInternazionale #Internazionalizzazione #TransferPricing #DoppiaImposizione #ResidenzaFiscale #HoldingEstere #TaxStrategy #BusinessGlobale #ImpresaItaliana

    Pianificazione fiscale internazionale per le imprese italiane Quando si parla di crescita, innovazione e apertura ai mercati esteri, uno degli aspetti più delicati – e spesso trascurati – è la pianificazione fiscale internazionale. Da imprenditore, ho imparato che espandersi all’estero non significa solo vendere in nuovi mercati, ma anche gestire in modo strategico e conforme il proprio carico fiscale a livello globale. Farlo in maniera consapevole, trasparente e ben pianificata può fare la differenza tra un’espansione sostenibile e una fonte di rischi e complicazioni. Che cos’è la pianificazione fiscale internazionale La pianificazione fiscale internazionale è un insieme di strategie volte a ottimizzare la tassazione dell’impresa quando opera in più giurisdizioni. Non si tratta di elusione fiscale – che è illegale – ma di scelte consapevoli e pienamente legittime, fatte all’interno dei margini consentiti dalla normativa, per: -evitare la doppia imposizione sui redditi -sfruttare incentivi o trattamenti fiscali favorevoli previsti in determinati paesi -strutturare in modo efficiente le relazioni tra casa madre e controllate estere -garantire conformità normativa nei paesi in cui si opera Perché è fondamentale per le imprese italiane L’internazionalizzazione è ormai una necessità per molte aziende italiane, ma muoversi senza una strategia fiscale adeguata può diventare un boomerang. Le normative cambiano da paese a paese, e i rischi di incorrere in sanzioni, accertamenti o perdite fiscali sono reali. Una corretta pianificazione consente invece di: -Evitare costi inutili legati alla cattiva gestione fiscale -Migliorare la competitività grazie a un carico fiscale ottimizzato -Proteggere l’azienda da controversie fiscali internazionali -Sostenere decisioni di investimento all’estero con dati più precisi e affidabili Gli strumenti a disposizione Nel corso della mia attività, ho avuto modo di confrontarmi con consulenti e professionisti che mi hanno fatto scoprire come esistano diversi strumenti per pianificare al meglio la fiscalità internazionale. Ecco i principali: 1. Convenzioni contro la doppia imposizione L’Italia ha firmato oltre 100 trattati bilaterali per evitare che uno stesso reddito venga tassato sia in Italia che nel paese estero. Queste convenzioni definiscono chiaramente dove e come tassare i vari redditi (dividendi, interessi, royalties, plusvalenze). 2. Transfer pricing (prezzi di trasferimento) Quando un’azienda ha filiali in altri paesi, è obbligata a documentare il prezzo delle transazioni infragruppo secondo il principio di libera concorrenza. Una corretta politica di transfer pricing aiuta a evitare contestazioni da parte delle autorità fiscali e garantisce equità nella distribuzione dei profitti. 3. Stabile organizzazione e residenza fiscale Molte imprese non sanno che aprire un ufficio, magazzino o anche solo una presenza fissa all’estero può configurare una "stabile organizzazione", con obblighi fiscali nel paese di destinazione. Inoltre, è importante evitare che, per errori di struttura o governance, la società venga considerata fiscalmente residente in un altro Stato. 4. Holding estere e strutture societarie internazionali In alcuni casi può essere utile costituire holding o società veicolo all’estero, per gestire meglio investimenti, partecipazioni o proprietà intellettuali. Naturalmente, tutto dev’essere fatto nel rispetto delle normative italiane ed europee (es. antiabuso, CFC rules, DAC6). Un approccio strategico e integrato La pianificazione fiscale internazionale non può essere improvvisata, né affidata al caso. Serve un approccio strategico, su misura, che tenga conto del settore, del modello di business e dei mercati in cui si vuole operare. Nel mio caso, affiancarmi a consulenti specializzati mi ha permesso di evitare errori costosi, ma anche di cogliere opportunità che, senza una visione fiscale completa, non avrei considerato. In definitiva, una buona pianificazione fiscale non solo tutela l’azienda, ma la rafforza e la prepara a competere in modo più solido a livello globale. Internazionalizzare senza una pianificazione fiscale è come partire per un viaggio senza mappa. Per le imprese italiane che vogliono crescere all’estero, comprendere e gestire correttamente la fiscalità internazionale è oggi un asset strategico. Farlo in modo legale, trasparente e con l’aiuto giusto permette non solo di risparmiare, ma soprattutto di costruire un’impresa più solida, resiliente e orientata al futuro. #PianificazioneFiscale #FiscalitàInternazionale #Internazionalizzazione #TransferPricing #DoppiaImposizione #ResidenzaFiscale #HoldingEstere #TaxStrategy #BusinessGlobale #ImpresaItaliana
    0 Commenti 0 Condivisioni 329 Viste 0 Recensioni
  • Non solo Delaware: cosa valutare prima di “espatriare” il business

    Negli ultimi anni è diventato quasi di moda parlare di società estere.
    “Apri una LTD a Londra, paghi meno tasse!”
    “Meglio una LLC in Delaware!”
    “Mettiti in Estonia, è tutto digitale!”
    Sì, ma non è così semplice né sempre conveniente.
    Costituire una società fuori dall’Italia può offrire vantaggi reali, ma porta anche rischi legali e fiscali molto concreti, soprattutto se il centro dell’attività rimane in Italia.
    Vediamo allora cosa c’è davvero da sapere prima di aprire una società estera.

    1. Non basta aprire una società all’estero per “trasferire” il business
    Uno degli errori più diffusi è pensare che basti registrare una LTD o LLC in un altro Paese per spostare la fiscalità.

    Sbagliato: conta dove si svolge l’attività, non solo dove sta la sede legale.

    Secondo la normativa italiana (e OCSE), il concetto chiave è la residenza fiscale effettiva:

    Se la gestione effettiva, i clienti, i fornitori o i soci sono in Italia, l’impresa può essere considerata fiscalmente residente in Italia, anche se formalmente estera.

    Conseguenza? Tassazione integrale in Italia + rischio di accertamenti per esterovestizione.

    2. Cos’è l’esterovestizione (e perché è il vero pericolo)
    Esterovestizione = simulazione di residenza estera per ottenere un vantaggio fiscale.

    Per l’Agenzia delle Entrate, i segnali di allarme sono:
    -I soci o amministratori sono italiani (o residenti)
    -L’amministrazione avviene in Italia
    -Il business è rivolto principalmente al mercato italiano
    -I contratti, i conti bancari, i dipendenti sono italiani

    Se scatta l’accertamento:
    -Tassazione in Italia retroattiva
    -Sanzioni dal 100% al 200% delle imposte evase
    -Responsabilità penale in alcuni casi

    3. Quando ha senso aprire una società estera?
    Detto questo, ci sono situazioni in cui una società estera è perfettamente legittima e vantaggiosa, ad esempio:

    Hai un’attività internazionale con clienti e fornitori all’estero
    Sei realmente trasferito all’estero e non operi più dall’Italia
    Hai partner stranieri o progetti in mercati extra-UE
    Vuoi una struttura societaria flessibile (es. USA, UK, Emirati, Estonia…)

    Ma anche in questi casi: serve progettazione legale e fiscale, altrimenti i rischi restano.

    4. Paesi più usati (e cosa sapere)
    USA – Delaware / Wyoming
    -Costi bassi, privacy societaria, flessibilità
    -Ottimo per startup tech o investimenti USA
    -Non evita tasse italiane se operi da qui

    UK – LTD
    -Facile e veloce da costituire
    -Dalla Brexit in poi: serve attenzione su dogana e IVA
    -Rischi alti se sei fisicamente in Italia

    Estonia – e-Residency
    -Digital-first, utile per servizi digitali
    -Richiede reale gestione estera per essere vantaggiosa
    -Non è una scorciatoia fiscale

    Emirati Arabi (Dubai)
    -Zero imposte societarie, ma costi di gestione elevati
    -Richiede presenza fisica, residenza o sponsor locale
    -Attira molti “expat fiscali”, ma l’Agenzia delle Entrate osserva con attenzione

    5. Fisco italiano e controlli: cosa monitorano?
    -Doppia residenza fiscale: se hai una società estera e vivi in Italia, può scattare l’imponibilità totale in Italia
    -Trasferimenti non dichiarati di asset, conti, proprietà
    -Operazioni infragruppo non giustificate (es. royalties, servizi tra società collegate)
    -Utilizzo di banche estere senza monitoraggio fiscale (quadro RW)

    In sintesi: estero sì, ma con metodo e consapevolezza
    Aprire una società all’estero può essere una scelta intelligente e strategica, ma non deve essere una furbata mal fatta.

    Se:
    -Operi ancora in Italia
    -Non hai un progetto internazionale reale
    -Non segui i passaggi legali e fiscali corretti

    rischi più costi, più tasse e un’indagine fiscale. Non proprio l’ottimizzazione che avevi in mente.

    6. Cosa fare prima di aprire una società estera?
    Valutazione con un consulente esperto in fiscalità internazionale
    Pianificare la struttura societaria (holding, partner, residenza amministrativa)
    Controllare gli obblighi di monitoraggio fiscale (RW, CFC, transfer pricing)
    Dialogare con il commercialista prima, non dopo

    #societàestera #fiscalitàinternazionale #esterovestizione #PMIglobali #startupexport #partitaIVA #emigrazionefiscale #consulenzafiscale #residenzafiscale #businessallestero #internationaltax #aziendeitaliane
    Non solo Delaware: cosa valutare prima di “espatriare” il business Negli ultimi anni è diventato quasi di moda parlare di società estere. “Apri una LTD a Londra, paghi meno tasse!” “Meglio una LLC in Delaware!” “Mettiti in Estonia, è tutto digitale!” Sì, ma non è così semplice né sempre conveniente. Costituire una società fuori dall’Italia può offrire vantaggi reali, ma porta anche rischi legali e fiscali molto concreti, soprattutto se il centro dell’attività rimane in Italia. Vediamo allora cosa c’è davvero da sapere prima di aprire una società estera. 🧭 1. Non basta aprire una società all’estero per “trasferire” il business Uno degli errori più diffusi è pensare che basti registrare una LTD o LLC in un altro Paese per spostare la fiscalità. ⚠️ Sbagliato: conta dove si svolge l’attività, non solo dove sta la sede legale. Secondo la normativa italiana (e OCSE), il concetto chiave è la residenza fiscale effettiva: Se la gestione effettiva, i clienti, i fornitori o i soci sono in Italia, l’impresa può essere considerata fiscalmente residente in Italia, anche se formalmente estera. 👉 Conseguenza? Tassazione integrale in Italia + rischio di accertamenti per esterovestizione. ⚖️ 2. Cos’è l’esterovestizione (e perché è il vero pericolo) Esterovestizione = simulazione di residenza estera per ottenere un vantaggio fiscale. 📌 Per l’Agenzia delle Entrate, i segnali di allarme sono: -I soci o amministratori sono italiani (o residenti) -L’amministrazione avviene in Italia -Il business è rivolto principalmente al mercato italiano -I contratti, i conti bancari, i dipendenti sono italiani Se scatta l’accertamento: -Tassazione in Italia retroattiva -Sanzioni dal 100% al 200% delle imposte evase -Responsabilità penale in alcuni casi 🌍 3. Quando ha senso aprire una società estera? Detto questo, ci sono situazioni in cui una società estera è perfettamente legittima e vantaggiosa, ad esempio: ✅ Hai un’attività internazionale con clienti e fornitori all’estero ✅ Sei realmente trasferito all’estero e non operi più dall’Italia ✅ Hai partner stranieri o progetti in mercati extra-UE ✅ Vuoi una struttura societaria flessibile (es. USA, UK, Emirati, Estonia…) 💡 Ma anche in questi casi: serve progettazione legale e fiscale, altrimenti i rischi restano. 📋 4. Paesi più usati (e cosa sapere) 🇺🇸 USA – Delaware / Wyoming -Costi bassi, privacy societaria, flessibilità -Ottimo per startup tech o investimenti USA -Non evita tasse italiane se operi da qui 🇬🇧 UK – LTD -Facile e veloce da costituire -Dalla Brexit in poi: serve attenzione su dogana e IVA -Rischi alti se sei fisicamente in Italia 🇪🇪 Estonia – e-Residency -Digital-first, utile per servizi digitali -Richiede reale gestione estera per essere vantaggiosa -Non è una scorciatoia fiscale 🇦🇪 Emirati Arabi (Dubai) -Zero imposte societarie, ma costi di gestione elevati -Richiede presenza fisica, residenza o sponsor locale -Attira molti “expat fiscali”, ma l’Agenzia delle Entrate osserva con attenzione 🧾 5. Fisco italiano e controlli: cosa monitorano? -Doppia residenza fiscale: se hai una società estera e vivi in Italia, può scattare l’imponibilità totale in Italia -Trasferimenti non dichiarati di asset, conti, proprietà -Operazioni infragruppo non giustificate (es. royalties, servizi tra società collegate) -Utilizzo di banche estere senza monitoraggio fiscale (quadro RW) 📌 In sintesi: estero sì, ma con metodo e consapevolezza Aprire una società all’estero può essere una scelta intelligente e strategica, ma non deve essere una furbata mal fatta. Se: -Operi ancora in Italia -Non hai un progetto internazionale reale -Non segui i passaggi legali e fiscali corretti 👉 rischi più costi, più tasse e un’indagine fiscale. Non proprio l’ottimizzazione che avevi in mente. 🔐 6. Cosa fare prima di aprire una società estera? 🔍 Valutazione con un consulente esperto in fiscalità internazionale 📁 Pianificare la struttura societaria (holding, partner, residenza amministrativa) 📑 Controllare gli obblighi di monitoraggio fiscale (RW, CFC, transfer pricing) 💬 Dialogare con il commercialista prima, non dopo #societàestera #fiscalitàinternazionale #esterovestizione #PMIglobali #startupexport #partitaIVA #emigrazionefiscale #consulenzafiscale #residenzafiscale #businessallestero #internationaltax #aziendeitaliane
    0 Commenti 0 Condivisioni 585 Viste 0 Recensioni
Sponsorizzato
adv cerca