• E-commerce Cross-Border: Come Aprire un Canale di Vendita Internazionale con Shopify e Amazon

    L’e-commerce è una delle opportunità di crescita più promettenti per le PMI italiane che desiderano espandersi oltre i confini nazionali. Con l’adozione di piattaforme come Shopify e Amazon, le piccole e medie imprese possono creare canali di vendita globali senza dover affrontare le complessità di una struttura fisica all’estero. Ma come fare il grande passo per aprire un canale di vendita internazionale? In questo articolo, vediamo come sfruttare al meglio Shopify e Amazon per il cross-border e-commerce.

    Perché l’E-commerce Cross-Border è una Strada da Percorrere per le PMI Italiane
    Oggi, le PMI italiane hanno l’opportunità di vendere i propri prodotti a una clientela globale. L’e-commerce cross-border permette di raggiungere nuovi mercati senza le limitazioni delle frontiere fisiche. Con l’aumento della digitalizzazione e dei consumi online, le opportunità per le aziende italiane sono immense. Ma come può una PMI entrare in questo mondo e operare con successo?

    Le piattaforme di e-commerce come Shopify e Amazon sono perfette per affrontare questa sfida. Entrambe offrono strumenti potenti per vendere prodotti a clienti esteri, gestire pagamenti internazionali e garantire un’esperienza cliente fluida, indipendentemente dalla distanza.

    Shopify: Creare un Negozio Online Internazionale
    Shopify è una delle piattaforme di e-commerce più popolari per creare negozi online personalizzati. La sua flessibilità e facilità di utilizzo la rendono ideale per le PMI italiane che vogliono entrare nel mondo del commercio elettronico internazionale.

    1. Personalizzazione del Negozio Online
    Con Shopify, puoi personalizzare il tuo negozio online in base alle esigenze di ciascun mercato estero. Shopify offre template che supportano più lingue, valute e metodi di pagamento locali. Questo ti consente di adattare la tua offerta per ogni Paese, assicurando una customer experience localizzata.

    Ad esempio, se vendi prodotti in Italia ma vuoi raggiungere i clienti negli Stati Uniti, Shopify ti permette di aggiungere prezzi in dollari americani, offrendo il pagamento tramite carte di credito americane e con la possibilità di visualizzare il sito in inglese.

    2. Integrazione con i Metodi di Spedizione Internazionale
    Un aspetto fondamentale del cross-border e-commerce è la gestione delle spedizioni internazionali. Shopify offre diverse opzioni per integrarsi con corrieri internazionali, come UPS, FedEx e DHL, permettendoti di calcolare i costi di spedizione e generare etichette di spedizione direttamente dalla piattaforma. Questo aiuta a ottimizzare i tempi e i costi di consegna.

    3. Gestione Multicanale
    Oltre al tuo negozio Shopify, puoi integrare altri canali di vendita, come i social media (Facebook, Instagram), e marketplace come Amazon o eBay. Shopify ti consente di centralizzare tutte le vendite in un unico dashboard, semplificando la gestione delle vendite in diversi Paesi.

    Amazon: Il Marketplace Globale per l’E-commerce Cross-Border
    Amazon è uno dei marketplace più grandi e affidabili per l’e-commerce internazionale. Con milioni di utenti attivi in tutto il mondo, Amazon offre alle PMI italiane un’opportunità unica di espandersi su scala globale. Ma come utilizzare al meglio Amazon per il cross-border e-commerce?

    1. Amazon Global Selling
    Il programma Amazon Global Selling consente alle PMI italiane di vendere direttamente su tutti i marketplace Amazon internazionali, come Amazon US, Amazon UK, Amazon DE e molti altri. Iscrivendosi al programma, puoi pubblicare i tuoi prodotti su diversi marketplace globali, adattando i listini prezzi, la lingua e le immagini in base al Paese di destinazione.
    2. Logistica con Amazon FBA
    Uno degli aspetti più vantaggiosi di Amazon è la possibilità di utilizzare Amazon FBA (Fulfillment by Amazon). Con FBA, Amazon si occupa di stoccare, imballare e spedire i tuoi prodotti ai clienti in tutto il mondo. Questo elimina la necessità di gestire un magazzino estero e ti permette di concentrarti su altre attività aziendali. Inoltre, i prodotti gestiti con FBA sono idonei per Amazon Prime, il che significa che saranno spediti rapidamente ai clienti con un valore aggiunto in termini di fiducia.
    3. Supporto Clienti Multilingue
    Uno degli ostacoli principali dell’e-commerce cross-border è la barriera linguistica. Amazon si occupa del supporto clienti in molte lingue diverse, quindi i tuoi clienti stranieri possono fare domande o risolvere problemi senza difficoltà. Questo ottimizza l’esperienza cliente e riduce le problematiche relative alla comunicazione interculturale.
    4. Espandere al Mercato Globale con Amazon Advertising
    Una volta che il tuo prodotto è pronto per il mercato internazionale, Amazon Advertising ti offre strumenti avanzati per promuovere i tuoi prodotti sui vari marketplace. Con opzioni come sponsored ads e Amazon DSP, puoi mirare a segmenti di pubblico specifici e raggiungere potenziali clienti con campagne pubblicitarie su scala globale.

    E-commerce Cross-Border: Sfide da Considerare
    Mentre Shopify e Amazon offrono potenti strumenti per il cross-border e-commerce, ci sono alcune sfide da tenere in considerazione:

    1. Normative Doganali e Fiscali: Ogni Paese ha le sue regole doganali, quindi è essenziale informarsi su come funziona l'importazione di beni e quali imposte applicare. Le piattaforme come Shopify offrono supporto per la gestione delle tariffe doganali, ma è sempre consigliabile consultare un esperto fiscale per evitare sorprese.
    2. Costi di Spedizione: La spedizione internazionale può essere costosa e complessa. È importante calcolare con precisione i costi di spedizione e decidere se assorbirli come azienda o trasferirli ai clienti.
    3. Protezione delle Transazioni: Quando vendi a livello internazionale, le frodi online sono un rischio. Utilizzare metodi di pagamento sicuri come PayPal o Stripe, che offrono protezione sia per i venditori che per i clienti, è fondamentale.

    Un Futuro Digitale per le PMI Italiane
    L’espansione del proprio e-commerce all’estero è più accessibile che mai grazie a piattaforme come Shopify e Amazon. Con la giusta strategia, le PMI italiane possono sfruttare il potenziale globale e raggiungere mercati che altrimenti sarebbero difficili da penetrare. La chiave per il successo è investire nella digitalizzazione, scegliere la giusta piattaforma e adattare il proprio business alle esigenze locali di ciascun Paese.

    #EcommerceCrossBorder #Shopify #AmazonGlobalSelling #PMIItaliane #VenditaInternazionale #EcommerceGlobale #ExportOnline #CommercioDigitale #DigitalizzazionePMI

    Se sei pronto a espandere il tuo business online a livello globale, inizia oggi stesso con Shopify o Amazon!




    E-commerce Cross-Border: Come Aprire un Canale di Vendita Internazionale con Shopify e Amazon L’e-commerce è una delle opportunità di crescita più promettenti per le PMI italiane che desiderano espandersi oltre i confini nazionali. Con l’adozione di piattaforme come Shopify e Amazon, le piccole e medie imprese possono creare canali di vendita globali senza dover affrontare le complessità di una struttura fisica all’estero. Ma come fare il grande passo per aprire un canale di vendita internazionale? In questo articolo, vediamo come sfruttare al meglio Shopify e Amazon per il cross-border e-commerce. Perché l’E-commerce Cross-Border è una Strada da Percorrere per le PMI Italiane Oggi, le PMI italiane hanno l’opportunità di vendere i propri prodotti a una clientela globale. L’e-commerce cross-border permette di raggiungere nuovi mercati senza le limitazioni delle frontiere fisiche. Con l’aumento della digitalizzazione e dei consumi online, le opportunità per le aziende italiane sono immense. Ma come può una PMI entrare in questo mondo e operare con successo? Le piattaforme di e-commerce come Shopify e Amazon sono perfette per affrontare questa sfida. Entrambe offrono strumenti potenti per vendere prodotti a clienti esteri, gestire pagamenti internazionali e garantire un’esperienza cliente fluida, indipendentemente dalla distanza. Shopify: Creare un Negozio Online Internazionale Shopify è una delle piattaforme di e-commerce più popolari per creare negozi online personalizzati. La sua flessibilità e facilità di utilizzo la rendono ideale per le PMI italiane che vogliono entrare nel mondo del commercio elettronico internazionale. 1. Personalizzazione del Negozio Online Con Shopify, puoi personalizzare il tuo negozio online in base alle esigenze di ciascun mercato estero. Shopify offre template che supportano più lingue, valute e metodi di pagamento locali. Questo ti consente di adattare la tua offerta per ogni Paese, assicurando una customer experience localizzata. Ad esempio, se vendi prodotti in Italia ma vuoi raggiungere i clienti negli Stati Uniti, Shopify ti permette di aggiungere prezzi in dollari americani, offrendo il pagamento tramite carte di credito americane e con la possibilità di visualizzare il sito in inglese. 2. Integrazione con i Metodi di Spedizione Internazionale Un aspetto fondamentale del cross-border e-commerce è la gestione delle spedizioni internazionali. Shopify offre diverse opzioni per integrarsi con corrieri internazionali, come UPS, FedEx e DHL, permettendoti di calcolare i costi di spedizione e generare etichette di spedizione direttamente dalla piattaforma. Questo aiuta a ottimizzare i tempi e i costi di consegna. 3. Gestione Multicanale Oltre al tuo negozio Shopify, puoi integrare altri canali di vendita, come i social media (Facebook, Instagram), e marketplace come Amazon o eBay. Shopify ti consente di centralizzare tutte le vendite in un unico dashboard, semplificando la gestione delle vendite in diversi Paesi. Amazon: Il Marketplace Globale per l’E-commerce Cross-Border Amazon è uno dei marketplace più grandi e affidabili per l’e-commerce internazionale. Con milioni di utenti attivi in tutto il mondo, Amazon offre alle PMI italiane un’opportunità unica di espandersi su scala globale. Ma come utilizzare al meglio Amazon per il cross-border e-commerce? 1. Amazon Global Selling Il programma Amazon Global Selling consente alle PMI italiane di vendere direttamente su tutti i marketplace Amazon internazionali, come Amazon US, Amazon UK, Amazon DE e molti altri. Iscrivendosi al programma, puoi pubblicare i tuoi prodotti su diversi marketplace globali, adattando i listini prezzi, la lingua e le immagini in base al Paese di destinazione. 2. Logistica con Amazon FBA Uno degli aspetti più vantaggiosi di Amazon è la possibilità di utilizzare Amazon FBA (Fulfillment by Amazon). Con FBA, Amazon si occupa di stoccare, imballare e spedire i tuoi prodotti ai clienti in tutto il mondo. Questo elimina la necessità di gestire un magazzino estero e ti permette di concentrarti su altre attività aziendali. Inoltre, i prodotti gestiti con FBA sono idonei per Amazon Prime, il che significa che saranno spediti rapidamente ai clienti con un valore aggiunto in termini di fiducia. 3. Supporto Clienti Multilingue Uno degli ostacoli principali dell’e-commerce cross-border è la barriera linguistica. Amazon si occupa del supporto clienti in molte lingue diverse, quindi i tuoi clienti stranieri possono fare domande o risolvere problemi senza difficoltà. Questo ottimizza l’esperienza cliente e riduce le problematiche relative alla comunicazione interculturale. 4. Espandere al Mercato Globale con Amazon Advertising Una volta che il tuo prodotto è pronto per il mercato internazionale, Amazon Advertising ti offre strumenti avanzati per promuovere i tuoi prodotti sui vari marketplace. Con opzioni come sponsored ads e Amazon DSP, puoi mirare a segmenti di pubblico specifici e raggiungere potenziali clienti con campagne pubblicitarie su scala globale. E-commerce Cross-Border: Sfide da Considerare Mentre Shopify e Amazon offrono potenti strumenti per il cross-border e-commerce, ci sono alcune sfide da tenere in considerazione: 1. Normative Doganali e Fiscali: Ogni Paese ha le sue regole doganali, quindi è essenziale informarsi su come funziona l'importazione di beni e quali imposte applicare. Le piattaforme come Shopify offrono supporto per la gestione delle tariffe doganali, ma è sempre consigliabile consultare un esperto fiscale per evitare sorprese. 2. Costi di Spedizione: La spedizione internazionale può essere costosa e complessa. È importante calcolare con precisione i costi di spedizione e decidere se assorbirli come azienda o trasferirli ai clienti. 3. Protezione delle Transazioni: Quando vendi a livello internazionale, le frodi online sono un rischio. Utilizzare metodi di pagamento sicuri come PayPal o Stripe, che offrono protezione sia per i venditori che per i clienti, è fondamentale. Un Futuro Digitale per le PMI Italiane L’espansione del proprio e-commerce all’estero è più accessibile che mai grazie a piattaforme come Shopify e Amazon. Con la giusta strategia, le PMI italiane possono sfruttare il potenziale globale e raggiungere mercati che altrimenti sarebbero difficili da penetrare. La chiave per il successo è investire nella digitalizzazione, scegliere la giusta piattaforma e adattare il proprio business alle esigenze locali di ciascun Paese. #EcommerceCrossBorder #Shopify #AmazonGlobalSelling #PMIItaliane #VenditaInternazionale #EcommerceGlobale #ExportOnline #CommercioDigitale #DigitalizzazionePMI Se sei pronto a espandere il tuo business online a livello globale, inizia oggi stesso con Shopify o Amazon!
    0 Commenti 0 Condivisioni 163 Viste 0 Recensioni
  • Incentivi e bandi per la digitalizzazione delle imprese: un’occasione da non perdere

    Da programmatore e consulente e-commerce, mi capita spesso di lavorare con aziende che vorrebbero digitalizzarsi ma sono frenate dai costi iniziali. La buona notizia è che oggi ci sono strumenti concreti per finanziare questa trasformazione: bandi regionali, contributi statali e fondi europei dedicati proprio a chi vuole innovare.

    Il problema? Spesso queste opportunità non si conoscono, o si scoprono troppo tardi. In questo articolo voglio raccontarti quali incentivi esistono, a chi spettano e come orientarsi nel mondo della burocrazia pubblica senza perdere tempo.

    1. Voucher digitalizzazione delle PMI
    Uno dei bandi più conosciuti è il Voucher per la digitalizzazione delle PMI, promosso dal MISE (ora MIMIT). È un contributo a fondo perduto fino a 10.000 euro per investimenti in:
    -e-commerce e piattaforme digitali
    -software gestionali
    -soluzioni cloud e CRM
    -sicurezza informatica
    È stato attivato in passato e probabilmente tornerà con nuovi fondi, anche grazie al PNRR. Ti consiglio di monitorare il sito del Ministero o rivolgerti alla tua Camera di Commercio.

    2. Credito d’imposta per investimenti 4.0
    Se la tua impresa investe in tecnologie, software o formazione collegata alla transizione digitale e all’industria 4.0, puoi accedere a un credito d’imposta fino al 20% della spesa sostenuta (le percentuali cambiano ogni anno, quindi va verificato il regolamento aggiornato).
    Questo incentivo è cumulabile con altri e vale anche per progetti e-commerce se integrati in processi aziendali digitali.

    3. Bandi regionali e camerali
    Le Regioni e le Camere di Commercio attivano spesso bandi mirati per la digitalizzazione. Ne ho seguiti diversi per clienti in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana.

    I contributi coprono dal 30% al 70% delle spese, a fondo perduto. Le spese ammissibili includono:
    -sviluppo di siti e-commerce
    -formazione digitale
    -consulenze per innovazione tecnologica
    -strumenti per la gestione da remoto

    Molti bandi vengono aperti con finestre temporali limitate (a volte pochi giorni!), quindi serve tenere gli occhi aperti o appoggiarsi a chi li segue quotidianamente.

    4. Fondi PNRR e digitalizzazione
    Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede finanziamenti importanti per la digitalizzazione delle imprese, in particolare nei settori:
    -turismo
    -manifattura
    -artigianato
    -agrifood

    Sono bandi più strutturati, spesso con budget elevati, e richiedono la compilazione di progetti articolati. Ma vale la pena provarci, soprattutto se si punta a crescere davvero.

    Come muoversi in pratica?
    Il mio consiglio, da chi vive questi progetti ogni giorno:
    Mettiti in contatto con la tua Camera di Commercio – hanno sportelli e consulenti dedicati
    Fatti affiancare da un professionista per la parte tecnica e fiscale
    Prepara in anticipo il tuo progetto digitale, così quando il bando si apre, sei pronto

    Non è solo una questione di soldi
    Gli incentivi non servono solo a “spendere meno”, ma anche a strutturare meglio i progetti. Quando si lavora con contributi pubblici, bisogna pianificare, scrivere un progetto, giustificare ogni voce. Questo spinge le imprese a fare le cose bene, con metodo, e spesso si traduce in risultati migliori.

    Hai già pensato a come digitalizzare la tua azienda? Hai progetti nel cassetto che aspettano solo una spinta?

    Scrivimi, ti aiuto a capire quali fondi potrebbero fare al caso tuo.

    #digitalizzazione #bandipubblici #incentividigitali #ecommerceitalia #transizione4.0 #PNRR #sviluppoweb #PMIitaliane #fondieuropei #startupitalia

    Incentivi e bandi per la digitalizzazione delle imprese: un’occasione da non perdere Da programmatore e consulente e-commerce, mi capita spesso di lavorare con aziende che vorrebbero digitalizzarsi ma sono frenate dai costi iniziali. La buona notizia è che oggi ci sono strumenti concreti per finanziare questa trasformazione: bandi regionali, contributi statali e fondi europei dedicati proprio a chi vuole innovare. Il problema? Spesso queste opportunità non si conoscono, o si scoprono troppo tardi. In questo articolo voglio raccontarti quali incentivi esistono, a chi spettano e come orientarsi nel mondo della burocrazia pubblica senza perdere tempo. 1. Voucher digitalizzazione delle PMI Uno dei bandi più conosciuti è il Voucher per la digitalizzazione delle PMI, promosso dal MISE (ora MIMIT). È un contributo a fondo perduto fino a 10.000 euro per investimenti in: -e-commerce e piattaforme digitali -software gestionali -soluzioni cloud e CRM -sicurezza informatica È stato attivato in passato e probabilmente tornerà con nuovi fondi, anche grazie al PNRR. Ti consiglio di monitorare il sito del Ministero o rivolgerti alla tua Camera di Commercio. 2. Credito d’imposta per investimenti 4.0 Se la tua impresa investe in tecnologie, software o formazione collegata alla transizione digitale e all’industria 4.0, puoi accedere a un credito d’imposta fino al 20% della spesa sostenuta (le percentuali cambiano ogni anno, quindi va verificato il regolamento aggiornato). Questo incentivo è cumulabile con altri e vale anche per progetti e-commerce se integrati in processi aziendali digitali. 3. Bandi regionali e camerali Le Regioni e le Camere di Commercio attivano spesso bandi mirati per la digitalizzazione. Ne ho seguiti diversi per clienti in Lombardia, Emilia-Romagna, Veneto e Toscana. I contributi coprono dal 30% al 70% delle spese, a fondo perduto. Le spese ammissibili includono: -sviluppo di siti e-commerce -formazione digitale -consulenze per innovazione tecnologica -strumenti per la gestione da remoto Molti bandi vengono aperti con finestre temporali limitate (a volte pochi giorni!), quindi serve tenere gli occhi aperti o appoggiarsi a chi li segue quotidianamente. 4. Fondi PNRR e digitalizzazione Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) prevede finanziamenti importanti per la digitalizzazione delle imprese, in particolare nei settori: -turismo -manifattura -artigianato -agrifood Sono bandi più strutturati, spesso con budget elevati, e richiedono la compilazione di progetti articolati. Ma vale la pena provarci, soprattutto se si punta a crescere davvero. Come muoversi in pratica? Il mio consiglio, da chi vive questi progetti ogni giorno: 🔹 Mettiti in contatto con la tua Camera di Commercio – hanno sportelli e consulenti dedicati 🔹 Fatti affiancare da un professionista per la parte tecnica e fiscale 🔹 Prepara in anticipo il tuo progetto digitale, così quando il bando si apre, sei pronto Non è solo una questione di soldi Gli incentivi non servono solo a “spendere meno”, ma anche a strutturare meglio i progetti. Quando si lavora con contributi pubblici, bisogna pianificare, scrivere un progetto, giustificare ogni voce. Questo spinge le imprese a fare le cose bene, con metodo, e spesso si traduce in risultati migliori. 💡 Hai già pensato a come digitalizzare la tua azienda? Hai progetti nel cassetto che aspettano solo una spinta? Scrivimi, ti aiuto a capire quali fondi potrebbero fare al caso tuo. #digitalizzazione #bandipubblici #incentividigitali #ecommerceitalia #transizione4.0 #PNRR #sviluppoweb #PMIitaliane #fondieuropei #startupitalia
    0 Commenti 0 Condivisioni 195 Viste 0 Recensioni
  • Influencer marketing per aziende: guida pratica per PMI

    L’influencer marketing non è più un territorio riservato ai grandi brand. Oggi anche le piccole e medie imprese (PMI) possono ottenere risultati concreti collaborando con i creator giusti. Ma come funziona davvero? Come scegliere l’influencer più adatto? E soprattutto, come misurare i risultati? In questo articolo rispondiamo a queste domande con consigli concreti e orientati al business.

    Cosa devono sapere le PMI per collaborare con gli influencer
    Collaborare con un influencer non significa solo “mandare un prodotto gratis” o “pagare per un post”. È un’attività strategica di comunicazione che va trattata con professionalità e pianificazione.

    Ecco cosa serve sapere prima di partire:
    -Definire l’obiettivo: vuoi far conoscere il tuo brand? Aumentare vendite? Lanciare un prodotto?
    -Scegliere il target: chi vuoi raggiungere? L’influencer giusto ha una community in linea con il tuo pubblico ideale.
    -Stabilire un budget: anche piccole cifre possono dare risultati, se ben spese.
    -Proporre un brief chiaro: descrivi cosa ti aspetti dalla collaborazione, ma lascia all’influencer libertà creativa (è il suo punto di forza).
    -Firmare un contratto: per tutelare entrambi e definire tutto in modo chiaro (contenuti, date, compensi, diritti d’uso).

    Micro vs macro influencer: chi scegliere?
    Una delle domande più frequenti è: “Meglio puntare su un influencer con tanti follower o su uno più piccolo?”

    Micro influencer (5.000 - 100.000 follower)
    -Community più attiva e coinvolta
    -Maggiore autenticità e rapporto diretto col pubblico
    -Costi più contenuti
    Ideali per campagne local, di nicchia o con budget ridotti

    Macro e top influencer (+100.000 follower)
    -Ampia visibilità
    -Brand awareness immediata
    -Ottimi per lanci e posizionamento, ma con costi e distacco maggiori

    Consiglio per le PMI: partire con micro o nano influencer (1.000–10.000 follower) può essere più efficace in termini di engagement e ROI, specialmente in mercati locali o verticali.

    Come misurare i risultati di una campagna
    Per capire se una collaborazione ha funzionato, serve monitorare i KPI (indicatori chiave di performance) corretti.

    Ecco i principali:
    -Reach: quante persone hanno visto i contenuti;
    -Engagement rate: like, commenti, condivisioni in rapporto ai follower;
    -Click e traffico generato: se l’influencer ha condiviso un link tracciabile (UTM);
    -Vendite o lead generati: tramite codici sconto o link affiliati;
    -Crescita follower o iscritti: se l’obiettivo era l’aumento della community.

    Strumenti utili: Google Analytics, Bitly, Insight Instagram/TikTok, piattaforme di influencer marketing (es. Upfluence, Buzzoole, Heepsy).

    L’influencer marketing può essere un potente alleato anche per le PMI. La chiave è scegliere con criterio, impostare una strategia chiara e misurare tutto con dati alla mano. Con il giusto approccio, anche una piccola azienda può ottenere grandi risultati.

    #influencermarketing #PMIitaliane #marketingdigitale #collaborazioniinfluencer #microinfluencer #strategieaziendali #brandawareness

    Influencer marketing per aziende: guida pratica per PMI L’influencer marketing non è più un territorio riservato ai grandi brand. Oggi anche le piccole e medie imprese (PMI) possono ottenere risultati concreti collaborando con i creator giusti. Ma come funziona davvero? Come scegliere l’influencer più adatto? E soprattutto, come misurare i risultati? In questo articolo rispondiamo a queste domande con consigli concreti e orientati al business. 🤝 Cosa devono sapere le PMI per collaborare con gli influencer Collaborare con un influencer non significa solo “mandare un prodotto gratis” o “pagare per un post”. È un’attività strategica di comunicazione che va trattata con professionalità e pianificazione. Ecco cosa serve sapere prima di partire: -Definire l’obiettivo: vuoi far conoscere il tuo brand? Aumentare vendite? Lanciare un prodotto? -Scegliere il target: chi vuoi raggiungere? L’influencer giusto ha una community in linea con il tuo pubblico ideale. -Stabilire un budget: anche piccole cifre possono dare risultati, se ben spese. -Proporre un brief chiaro: descrivi cosa ti aspetti dalla collaborazione, ma lascia all’influencer libertà creativa (è il suo punto di forza). -Firmare un contratto: per tutelare entrambi e definire tutto in modo chiaro (contenuti, date, compensi, diritti d’uso). 👥 Micro vs macro influencer: chi scegliere? Una delle domande più frequenti è: “Meglio puntare su un influencer con tanti follower o su uno più piccolo?” ✅ Micro influencer (5.000 - 100.000 follower) -Community più attiva e coinvolta -Maggiore autenticità e rapporto diretto col pubblico -Costi più contenuti Ideali per campagne local, di nicchia o con budget ridotti ✅ Macro e top influencer (+100.000 follower) -Ampia visibilità -Brand awareness immediata -Ottimi per lanci e posizionamento, ma con costi e distacco maggiori 📌 Consiglio per le PMI: partire con micro o nano influencer (1.000–10.000 follower) può essere più efficace in termini di engagement e ROI, specialmente in mercati locali o verticali. 📊 Come misurare i risultati di una campagna Per capire se una collaborazione ha funzionato, serve monitorare i KPI (indicatori chiave di performance) corretti. Ecco i principali: -Reach: quante persone hanno visto i contenuti; -Engagement rate: like, commenti, condivisioni in rapporto ai follower; -Click e traffico generato: se l’influencer ha condiviso un link tracciabile (UTM); -Vendite o lead generati: tramite codici sconto o link affiliati; -Crescita follower o iscritti: se l’obiettivo era l’aumento della community. 🛠️ Strumenti utili: Google Analytics, Bitly, Insight Instagram/TikTok, piattaforme di influencer marketing (es. Upfluence, Buzzoole, Heepsy). L’influencer marketing può essere un potente alleato anche per le PMI. La chiave è scegliere con criterio, impostare una strategia chiara e misurare tutto con dati alla mano. Con il giusto approccio, anche una piccola azienda può ottenere grandi risultati. #influencermarketing #PMIitaliane #marketingdigitale #collaborazioniinfluencer #microinfluencer #strategieaziendali #brandawareness
    0 Commenti 0 Condivisioni 132 Viste 0 Recensioni
  • Finanza Base per Imprenditori: Come Leggere i Bilanci e Prendere Decisioni Strategiche
    Nel nostro lavoro a fianco di imprenditori, freelance e PMI, ci rendiamo conto ogni giorno di una verità semplice: troppe aziende navigano a vista sui numeri. Non serve essere commercialisti, ma serve comprendere almeno le basi della finanza per guidare un’impresa con consapevolezza.

    Noi di Impresa.biz crediamo che ogni imprenditore debba saper leggere il bilancio della propria attività e usarlo come strumento concreto per prendere decisioni migliori, investire con criterio, evitare errori costosi. Ecco quindi una guida essenziale, pratica, senza tecnicismi inutili.

    Il Bilancio: Cos’è Davvero e Perché Serve
    Il bilancio non è solo un documento da inviare al commercialista a fine anno. È la fotografia di come sta la vostra azienda. Comprenderlo, anche a livello base, significa sapere se siete sulla strada giusta, dove si annidano i problemi e dove c’è margine di crescita.

    Ecco com’è composto:
    -Stato patrimoniale: cosa possediamo (attivo) e cosa dobbiamo (passivo).
    -Conto economico: quanto abbiamo guadagnato e speso in un periodo.
    -Nota integrativa: spiega i numeri, voce per voce, con parole e contesto.
    Se non l’avete mai fatto, chiedete al vostro commercialista di commentarvi l’ultima versione del bilancio: è un esercizio utilissimo.

    5 Indicatori da Tenere d’Occhio (Anche se Odiaste Matematica a Scuola)
    Vi basterà un foglio Excel o una dashboard semplificata per monitorare questi cinque indicatori chiave. Sono semplici ma potentissimi:

    Indicatore Perché è utile
    Margine operativo Quanto guadagniamo al netto dei costi fissi
    EBITDA Utile "pulito" da interessi e ammortamenti
    Cash Flow Quanta liquidità effettiva generiamo
    Indice di liquidità Se possiamo pagare i debiti a breve
    ROI Quanto rende ciò che abbiamo investito
    Un trucco: se il margine operativo è sotto il 10% per mesi, fermiamoci a capire perché. Potrebbe esserci un problema nascosto nei costi o nei prezzi.

    Prendere Decisioni Basate sui Numeri
    Abbiamo visto aziende prendere decisioni “di pancia” e poi pentirsene amaramente. Ecco tre situazioni tipiche in cui la finanza vi aiuta a decidere con lucidità:

    1. Fissare il Prezzo Giusto
    Il prezzo non si decide guardando il concorrente o “a sensazione”. Serve sapere il costo reale + il margine minimo desiderato. Attenzione a non vendere in perdita senza accorgersene.

    2. Valutare un Investimento
    Macchinari, assunzioni, adv online: ogni spesa va vista come un investimento. Chiediamoci: quanti mesi mi servono per rientrare? Qual è il ritorno stimato (ROI)?

    3. Gestire la Liquidità
    Il conto corrente dice poco: il cash flow reale è ciò che conta. Se entra più denaro di quanto ne esce, siete in equilibrio. Se no, il rischio blocco è dietro l’angolo.

    Strumenti (Semplici) per Tenere Tutto Sotto Controllo
    Non serve un software complicato. Ecco cosa usiamo e consigliamo anche ai nostri lettori:
    -Fogli Excel o Google Sheets per registrare costi e ricavi mese per mese
    -App gestionali come Fatture in Cloud, QuickBooks, Xero
    -Report semplificati che il commercialista può generare su base mensile o trimestrale
    Una volta al mese, ritagliatevi 30 minuti per guardare i numeri. Vi sorprenderà quanto può chiarirsi la visione del vostro business.

    Il Commercialista è un Alleato (Non Solo un Fornitore)
    Noi insistiamo sempre su questo punto: non accontentatevi di “scaricare” tutto al commercialista. Chiedete, fatevi spiegare, coinvolgetelo nelle scelte. Se il professionista non è disponibile o chiaro, cambiate. Avere un partner che vi affianca nei numeri fa tutta la differenza.

    Saper leggere un bilancio non è un optional. È una competenza base per chi guida un’impresa, così come lo è saper parlare con i clienti o fare marketing.

    Noi di Impresa.biz siamo convinti che più imprenditori consapevoli dei numeri significhi più aziende solide, sane, e capaci di crescere nel tempo.
    Non abbiate paura della finanza: è meno complicata di quanto sembri. E può diventare il vostro migliore alleato per fare impresa… con la testa, e non solo con il cuore.

    #FinanzaPerPMI #BilancioAziendale #CashFlow #PMIitaliane #DecisioniStrategiche #ImprenditoriConsapevoli #ControlloDeiNumeri #ImpresaBiz

    Finanza Base per Imprenditori: Come Leggere i Bilanci e Prendere Decisioni Strategiche Nel nostro lavoro a fianco di imprenditori, freelance e PMI, ci rendiamo conto ogni giorno di una verità semplice: troppe aziende navigano a vista sui numeri. Non serve essere commercialisti, ma serve comprendere almeno le basi della finanza per guidare un’impresa con consapevolezza. Noi di Impresa.biz crediamo che ogni imprenditore debba saper leggere il bilancio della propria attività e usarlo come strumento concreto per prendere decisioni migliori, investire con criterio, evitare errori costosi. Ecco quindi una guida essenziale, pratica, senza tecnicismi inutili. 📊 Il Bilancio: Cos’è Davvero e Perché Serve Il bilancio non è solo un documento da inviare al commercialista a fine anno. È la fotografia di come sta la vostra azienda. Comprenderlo, anche a livello base, significa sapere se siete sulla strada giusta, dove si annidano i problemi e dove c’è margine di crescita. Ecco com’è composto: -Stato patrimoniale: cosa possediamo (attivo) e cosa dobbiamo (passivo). -Conto economico: quanto abbiamo guadagnato e speso in un periodo. -Nota integrativa: spiega i numeri, voce per voce, con parole e contesto. 👉 Se non l’avete mai fatto, chiedete al vostro commercialista di commentarvi l’ultima versione del bilancio: è un esercizio utilissimo. 📌 5 Indicatori da Tenere d’Occhio (Anche se Odiaste Matematica a Scuola) Vi basterà un foglio Excel o una dashboard semplificata per monitorare questi cinque indicatori chiave. Sono semplici ma potentissimi: Indicatore Perché è utile Margine operativo Quanto guadagniamo al netto dei costi fissi EBITDA Utile "pulito" da interessi e ammortamenti Cash Flow Quanta liquidità effettiva generiamo Indice di liquidità Se possiamo pagare i debiti a breve ROI Quanto rende ciò che abbiamo investito 💡 Un trucco: se il margine operativo è sotto il 10% per mesi, fermiamoci a capire perché. Potrebbe esserci un problema nascosto nei costi o nei prezzi. 📈 Prendere Decisioni Basate sui Numeri Abbiamo visto aziende prendere decisioni “di pancia” e poi pentirsene amaramente. Ecco tre situazioni tipiche in cui la finanza vi aiuta a decidere con lucidità: 1. Fissare il Prezzo Giusto Il prezzo non si decide guardando il concorrente o “a sensazione”. Serve sapere il costo reale + il margine minimo desiderato. Attenzione a non vendere in perdita senza accorgersene. 2. Valutare un Investimento Macchinari, assunzioni, adv online: ogni spesa va vista come un investimento. Chiediamoci: quanti mesi mi servono per rientrare? Qual è il ritorno stimato (ROI)? 3. Gestire la Liquidità Il conto corrente dice poco: il cash flow reale è ciò che conta. Se entra più denaro di quanto ne esce, siete in equilibrio. Se no, il rischio blocco è dietro l’angolo. 🔧 Strumenti (Semplici) per Tenere Tutto Sotto Controllo Non serve un software complicato. Ecco cosa usiamo e consigliamo anche ai nostri lettori: -Fogli Excel o Google Sheets per registrare costi e ricavi mese per mese -App gestionali come Fatture in Cloud, QuickBooks, Xero -Report semplificati che il commercialista può generare su base mensile o trimestrale 👉 Una volta al mese, ritagliatevi 30 minuti per guardare i numeri. Vi sorprenderà quanto può chiarirsi la visione del vostro business. 🤝 Il Commercialista è un Alleato (Non Solo un Fornitore) Noi insistiamo sempre su questo punto: non accontentatevi di “scaricare” tutto al commercialista. Chiedete, fatevi spiegare, coinvolgetelo nelle scelte. Se il professionista non è disponibile o chiaro, cambiate. Avere un partner che vi affianca nei numeri fa tutta la differenza. Saper leggere un bilancio non è un optional. È una competenza base per chi guida un’impresa, così come lo è saper parlare con i clienti o fare marketing. Noi di Impresa.biz siamo convinti che più imprenditori consapevoli dei numeri significhi più aziende solide, sane, e capaci di crescere nel tempo. Non abbiate paura della finanza: è meno complicata di quanto sembri. E può diventare il vostro migliore alleato per fare impresa… con la testa, e non solo con il cuore. #FinanzaPerPMI #BilancioAziendale #CashFlow #PMIitaliane #DecisioniStrategiche #ImprenditoriConsapevoli #ControlloDeiNumeri #ImpresaBiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 180 Viste 0 Recensioni
  • Marketplace globali per aziende italiane
    Opportunità offerte da Amazon, Alibaba, Faire e altri per aprirsi a nuovi mercati

    Vendere all’estero oggi è più accessibile di quanto si pensi, grazie ai marketplace globali. Piattaforme come Amazon, Alibaba, Faire, Etsy e altri permettono anche alle piccole e medie imprese italiane di raggiungere clienti in tutto il mondo, con costi contenuti e senza dover costruire da zero una rete commerciale.

    Noi di impresa.biz crediamo che i marketplace possano essere un ottimo trampolino di lancio per l’internazionalizzazione, soprattutto per chi vuole testare nuovi mercati prima di fare investimenti strutturali.

    Perché puntare sui marketplace
    -Accesso immediato a milioni di clienti globali
    -Infrastruttura logistica e pagamento già pronta
    -Opportunità di testare nuovi mercati a basso rischio
    -Flessibilità nella gestione dell’inventario e delle spedizioni

    I principali marketplace da considerare
    Amazon (Amazon Global Selling)
    Ideale per: prodotti di largo consumo, elettronica, moda, beauty, casa, alimentari
    -Vantaggi: logistica semplificata con FBA (Fulfillment by Amazon), ampia visibilità
    -Mercati target: Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Giappone

    Consiglio: per le aziende italiane, Amazon è anche un canale per valorizzare il Made in Italy, grazie a sezioni dedicate e vetrine brandizzate.

    🛍 Alibaba e AliExpress
    Ideale per: produttori e fornitori B2B
    -Vantaggi: accesso a rivenditori internazionali, volumi elevati, mercati asiatici in espansione
    -Mercati target: Asia, Africa, America Latina

    Consiglio: Alibaba richiede una certa struttura produttiva per gestire richieste in grandi quantità, ma è perfetto per chi lavora in ambito manifatturiero o artigianale su scala.

    Faire
    Ideale per: brand artigianali, design, moda, casa, cosmetica indipendente
    -Vantaggi: focus sul B2B e rivenditori locali internazionali, commissioni trasparenti
    -Mercati target: USA, Canada, Europa, Australia

    Consiglio: Faire è particolarmente adatto per piccoli produttori di qualità che vogliono entrare nei negozi indipendenti all’estero.

    Etsy
    Ideale per: artigianato, prodotti creativi, moda etica, gioielli, articoli personalizzati
    -Vantaggi: clientela internazionale già predisposta ad apprezzare il fatto a mano e il Made in Italy
    -Mercati target: USA, UK, Germania, Francia

    Consiglio: Ottimo per testare nuovi prodotti senza dover aprire un sito e-commerce.

    Strategie per avere successo sui marketplace
    -Ottimizza le schede prodotto
    -Descrizioni chiare, tradotte professionalmente
    -Foto di alta qualità
    -Valorizzazione del “fattore Italia” (storia, artigianalità, design)
    -Gestisci bene la logistica
    -Usa servizi integrati (come Amazon FBA o spedizionieri internazionali)
    -Assicurati di avere politiche di reso e consegna competitive
    -Adotta prezzi coerenti per l’export
    -Considera dazi, IVA, spedizioni e conversioni di valuta
    -Valuta se differenziare l’offerta per mercato
    -Investi in visibilità
    -Promozione sponsorizzata interna al marketplace
    -Collaborazioni con influencer locali o campagne di PR digitali

    I marketplace globali sono una vera opportunità per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi in modo smart e sostenibile, senza affrontare subito i costi di un’espansione tradizionale. Il Made in Italy è richiesto in tutto il mondo: serve solo il canale giusto per farlo arrivare a destinazione.

    Noi di impresa.biz continueremo a raccontare le esperienze, gli strumenti e le strategie che aiutano le imprese italiane a crescere anche fuori dai confini.

    #MarketplaceGlobali #ExportDigitale #MadeInItaly #PMIItaliane #Amazon #Alibaba #Faire #Etsy #Internazionalizzazione #impresabiz

    Marketplace globali per aziende italiane Opportunità offerte da Amazon, Alibaba, Faire e altri per aprirsi a nuovi mercati Vendere all’estero oggi è più accessibile di quanto si pensi, grazie ai marketplace globali. Piattaforme come Amazon, Alibaba, Faire, Etsy e altri permettono anche alle piccole e medie imprese italiane di raggiungere clienti in tutto il mondo, con costi contenuti e senza dover costruire da zero una rete commerciale. Noi di impresa.biz crediamo che i marketplace possano essere un ottimo trampolino di lancio per l’internazionalizzazione, soprattutto per chi vuole testare nuovi mercati prima di fare investimenti strutturali. Perché puntare sui marketplace -Accesso immediato a milioni di clienti globali -Infrastruttura logistica e pagamento già pronta -Opportunità di testare nuovi mercati a basso rischio -Flessibilità nella gestione dell’inventario e delle spedizioni I principali marketplace da considerare 🛒 Amazon (Amazon Global Selling) Ideale per: prodotti di largo consumo, elettronica, moda, beauty, casa, alimentari -Vantaggi: logistica semplificata con FBA (Fulfillment by Amazon), ampia visibilità -Mercati target: Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Giappone 📌 Consiglio: per le aziende italiane, Amazon è anche un canale per valorizzare il Made in Italy, grazie a sezioni dedicate e vetrine brandizzate. 🛍 Alibaba e AliExpress Ideale per: produttori e fornitori B2B -Vantaggi: accesso a rivenditori internazionali, volumi elevati, mercati asiatici in espansione -Mercati target: Asia, Africa, America Latina 📌 Consiglio: Alibaba richiede una certa struttura produttiva per gestire richieste in grandi quantità, ma è perfetto per chi lavora in ambito manifatturiero o artigianale su scala. 🛒 Faire Ideale per: brand artigianali, design, moda, casa, cosmetica indipendente -Vantaggi: focus sul B2B e rivenditori locali internazionali, commissioni trasparenti -Mercati target: USA, Canada, Europa, Australia 📌 Consiglio: Faire è particolarmente adatto per piccoli produttori di qualità che vogliono entrare nei negozi indipendenti all’estero. 🧶 Etsy Ideale per: artigianato, prodotti creativi, moda etica, gioielli, articoli personalizzati -Vantaggi: clientela internazionale già predisposta ad apprezzare il fatto a mano e il Made in Italy -Mercati target: USA, UK, Germania, Francia 📌 Consiglio: Ottimo per testare nuovi prodotti senza dover aprire un sito e-commerce. Strategie per avere successo sui marketplace -Ottimizza le schede prodotto -Descrizioni chiare, tradotte professionalmente -Foto di alta qualità -Valorizzazione del “fattore Italia” (storia, artigianalità, design) -Gestisci bene la logistica -Usa servizi integrati (come Amazon FBA o spedizionieri internazionali) -Assicurati di avere politiche di reso e consegna competitive -Adotta prezzi coerenti per l’export -Considera dazi, IVA, spedizioni e conversioni di valuta -Valuta se differenziare l’offerta per mercato -Investi in visibilità -Promozione sponsorizzata interna al marketplace -Collaborazioni con influencer locali o campagne di PR digitali I marketplace globali sono una vera opportunità per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi in modo smart e sostenibile, senza affrontare subito i costi di un’espansione tradizionale. Il Made in Italy è richiesto in tutto il mondo: serve solo il canale giusto per farlo arrivare a destinazione. Noi di impresa.biz continueremo a raccontare le esperienze, gli strumenti e le strategie che aiutano le imprese italiane a crescere anche fuori dai confini. #MarketplaceGlobali #ExportDigitale #MadeInItaly #PMIItaliane #Amazon #Alibaba #Faire #Etsy #Internazionalizzazione #impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 223 Viste 0 Recensioni
  • Come esportare con successo nel 2025: mercati emergenti e strategie
    Focus su opportunità poco esplorate: Sud-Est asiatico, Africa subsahariana e oltre

    Nel 2025 l’export continua a essere una leva strategica per le imprese italiane, ma puntare solo sui mercati “classici” come Germania, Francia o Stati Uniti potrebbe non bastare più. I margini si assottigliano, la concorrenza aumenta, e le dinamiche globali cambiano velocemente.

    Noi di impresa.biz crediamo che oggi più che mai sia il momento giusto per guardare oltre: ci sono aree del mondo che stanno crescendo rapidamente e che offrono spazio, domanda e margini interessanti, soprattutto per le PMI flessibili e capaci di adattarsi.

    1. Perché guardare ai mercati emergenti nel 2025
    Mercati come il Sud-Est asiatico, l’Africa subsahariana o l’Asia centrale stanno vivendo un forte sviluppo economico e demografico. Cresce:
    -La classe media
    -La domanda di prodotti europei
    -L’interesse per qualità, design, food, moda e meccanica made in Italy

    Inoltre, in molte aree, la concorrenza è meno aggressiva rispetto ai mercati maturi. Questo offre spazio a chi sa costruire relazioni, adattare l’offerta e comunicare con intelligenza.

    2. Dove puntare: 3 aree da tenere d’occhio
    Sud-Est Asiatico (Vietnam, Indonesia, Filippine)
    -Popolazione giovane e digitalizzata
    -Crescita economica costante
    -Interesse per l’agroalimentare, la moda, l’arredo e la tecnologia leggera

    Africa subsahariana (Kenya, Nigeria, Costa d’Avorio)
    -Urbanizzazione in forte aumento
    -Aumento della domanda di beni di consumo e tecnologie per l’agricoltura e l’energia
    -Opportunità per chi sa lavorare con filiere locali e distributori affidabili

    America Latina (Colombia, Perù, Cile)
    -Stabilità crescente e apertura agli accordi commerciali con l’Europa
    -Interesse per macchinari, agroindustria, cosmetica e food

    3. Strategie per un export sostenibile e di successo
    Analisi di mercato mirata
    Non basta “buttarsi”. Serve:
    -Analizzare domanda e concorrenza locale
    -Capire la cultura d’acquisto e le abitudini di consumo
    -Scegliere partner, fiere e canali con criterio

    Adattare il prodotto
    -Etichettatura conforme alle normative locali
    -Packaging adatto al clima, alla logistica o alla cultura del paese
    -Formati e assortimenti pensati per i gusti locali

    Creare relazioni, non solo vendite
    In molti mercati emergenti, la fiducia è la chiave. È importante:
    -Partecipare a fiere o missioni imprenditoriali
    -Avere una presenza, anche temporanea, sul territorio
    -Collaborare con agenti o distributori locali esperti

    Sfruttare gli strumenti di supporto all’export
    Oggi esistono numerosi strumenti dedicati anche alle PMI:
    -SIMEST (finanziamenti agevolati all’internazionalizzazione)
    -ICE Agenzia (formazione, eventi, assistenza sui mercati)
    -SACE (copertura assicurativa dei crediti esteri)

    Esportare nel 2025 non significa solo “vendere all’estero”, ma costruire strategie intelligenti su mercati in crescita, dove il made in Italy ha ancora molto da dire.

    Noi di impresa.biz incoraggiamo le imprese a guardare oltre i confini tradizionali, con coraggio, metodo e visione a lungo termine. I mercati emergenti non sono facili, ma offrono opportunità reali per chi sa coglierle.

    #Export2025 #MercatiEmergenti #SudEstAsiatico #AfricaSubSahariana #PMIItaliane #Internazionalizzazione #MadeInItaly #impresabiz

    Come esportare con successo nel 2025: mercati emergenti e strategie Focus su opportunità poco esplorate: Sud-Est asiatico, Africa subsahariana e oltre Nel 2025 l’export continua a essere una leva strategica per le imprese italiane, ma puntare solo sui mercati “classici” come Germania, Francia o Stati Uniti potrebbe non bastare più. I margini si assottigliano, la concorrenza aumenta, e le dinamiche globali cambiano velocemente. Noi di impresa.biz crediamo che oggi più che mai sia il momento giusto per guardare oltre: ci sono aree del mondo che stanno crescendo rapidamente e che offrono spazio, domanda e margini interessanti, soprattutto per le PMI flessibili e capaci di adattarsi. 1. Perché guardare ai mercati emergenti nel 2025 Mercati come il Sud-Est asiatico, l’Africa subsahariana o l’Asia centrale stanno vivendo un forte sviluppo economico e demografico. Cresce: -La classe media -La domanda di prodotti europei -L’interesse per qualità, design, food, moda e meccanica made in Italy Inoltre, in molte aree, la concorrenza è meno aggressiva rispetto ai mercati maturi. Questo offre spazio a chi sa costruire relazioni, adattare l’offerta e comunicare con intelligenza. 2. Dove puntare: 3 aree da tenere d’occhio 🌏 Sud-Est Asiatico (Vietnam, Indonesia, Filippine) -Popolazione giovane e digitalizzata -Crescita economica costante -Interesse per l’agroalimentare, la moda, l’arredo e la tecnologia leggera 🌍 Africa subsahariana (Kenya, Nigeria, Costa d’Avorio) -Urbanizzazione in forte aumento -Aumento della domanda di beni di consumo e tecnologie per l’agricoltura e l’energia -Opportunità per chi sa lavorare con filiere locali e distributori affidabili 🌐 America Latina (Colombia, Perù, Cile) -Stabilità crescente e apertura agli accordi commerciali con l’Europa -Interesse per macchinari, agroindustria, cosmetica e food 3. Strategie per un export sostenibile e di successo ✅ Analisi di mercato mirata Non basta “buttarsi”. Serve: -Analizzare domanda e concorrenza locale -Capire la cultura d’acquisto e le abitudini di consumo -Scegliere partner, fiere e canali con criterio ✅ Adattare il prodotto -Etichettatura conforme alle normative locali -Packaging adatto al clima, alla logistica o alla cultura del paese -Formati e assortimenti pensati per i gusti locali ✅ Creare relazioni, non solo vendite In molti mercati emergenti, la fiducia è la chiave. È importante: -Partecipare a fiere o missioni imprenditoriali -Avere una presenza, anche temporanea, sul territorio -Collaborare con agenti o distributori locali esperti ✅ Sfruttare gli strumenti di supporto all’export Oggi esistono numerosi strumenti dedicati anche alle PMI: -SIMEST (finanziamenti agevolati all’internazionalizzazione) -ICE Agenzia (formazione, eventi, assistenza sui mercati) -SACE (copertura assicurativa dei crediti esteri) Esportare nel 2025 non significa solo “vendere all’estero”, ma costruire strategie intelligenti su mercati in crescita, dove il made in Italy ha ancora molto da dire. Noi di impresa.biz incoraggiamo le imprese a guardare oltre i confini tradizionali, con coraggio, metodo e visione a lungo termine. I mercati emergenti non sono facili, ma offrono opportunità reali per chi sa coglierle. #Export2025 #MercatiEmergenti #SudEstAsiatico #AfricaSubSahariana #PMIItaliane #Internazionalizzazione #MadeInItaly #impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 228 Viste 0 Recensioni
  • Vendita Consulenziale: Come Vendere Soluzioni, Non Solo Prodotti
    Un approccio strategico per costruire relazioni di valore nel B2B

    Nel mercato odierno, soprattutto nel contesto B2B, vendere non significa più semplicemente offrire un prodotto o un servizio. I clienti cercano partner affidabili, non semplici fornitori. È in questo scenario che si inserisce la vendita consulenziale (in inglese consultative selling), una metodologia sempre più diffusa tra imprenditori, sales manager e professionisti della vendita complessa.

    Cos’è la vendita consulenziale?
    La vendita consulenziale è un approccio in cui il venditore assume il ruolo di consulente strategico per il cliente. Non si limita a proporre un’offerta, ma lavora per comprendere a fondo i bisogni dell’interlocutore, guidandolo verso la soluzione più adatta.
    L’obiettivo non è la chiusura immediata, ma la creazione di valore nel lungo termine.

    Le 5 fasi della vendita consulenziale
    1. Ascolto attivo e analisi del cliente
    Il processo inizia con una comprensione profonda del contesto, delle sfide e degli obiettivi del cliente. Il venditore fa domande strategiche, raccoglie informazioni e si concentra su ciò che realmente conta per l’interlocutore.

    2. Co-costruzione del problema
    Il venditore aiuta il cliente a definire e chiarire i propri problemi, anche quelli latenti o sottovalutati. In questa fase si costruisce autorevolezza e si guadagna fiducia.

    3. Proposta di valore personalizzata
    Solo dopo aver compreso il quadro completo, si propone una soluzione ad hoc, basata su benefici concreti e orientata ai risultati. Non si vende un prodotto, si propone una trasformazione.

    4. Gestione delle obiezioni come opportunità
    Le resistenze non vengono contrastate ma esplorate. L’obiettivo è comprenderle, accoglierle e fornire risposte basate su dati, casi pratici ed esperienza.

    5. Chiusura e accompagnamento nel post-vendita
    La chiusura è solo un passaggio: l’approccio consulenziale continua anche dopo la firma, con un accompagnamento nel tempo che rafforza la fiducia e apre la porta a vendite successive (cross-selling, up-selling, referral).

    A chi serve questo approccio?
    La vendita consulenziale è particolarmente efficace in:
    -Servizi professionali (consulenza, formazione, ICT, marketing)
    -Soluzioni complesse o su misura (software, impianti, macchinari)
    -Vendite a lungo ciclo (B2B, PA, internazionali)
    -Contesti ad alta concorrenza, dove la relazione fa la differenza

    Vantaggi per l’imprenditore
    -Fidelizzazione del cliente: si crea un rapporto duraturo e basato sulla fiducia.
    -Maggior valore per contratto: il cliente è disposto a investire di più in soluzioni che percepisce come strategiche.
    -Differenziazione competitiva: si vince non sul prezzo, ma sulla qualità della relazione e dell’expertise.
    -Espansione del business attraverso la reputazione e il passaparola.

    La vendita consulenziale è oggi un modello vincente per chi vuole posizionarsi come partner, non come semplice fornitore. Richiede competenze trasversali, empatia, visione strategica e capacità di creare valore concreto per il cliente.
    Per l’imprenditore moderno, significa vendere con metodo, autorevolezza e orientamento alla soluzione.

    #venditaconsulenziale #consultativeselling #B2Bsales #salesstrategy #relazioniclienti #sviluppobusiness #PMIitaliane #soluzioninonsoloprodotti

    Vendita Consulenziale: Come Vendere Soluzioni, Non Solo Prodotti Un approccio strategico per costruire relazioni di valore nel B2B Nel mercato odierno, soprattutto nel contesto B2B, vendere non significa più semplicemente offrire un prodotto o un servizio. I clienti cercano partner affidabili, non semplici fornitori. È in questo scenario che si inserisce la vendita consulenziale (in inglese consultative selling), una metodologia sempre più diffusa tra imprenditori, sales manager e professionisti della vendita complessa. Cos’è la vendita consulenziale? La vendita consulenziale è un approccio in cui il venditore assume il ruolo di consulente strategico per il cliente. Non si limita a proporre un’offerta, ma lavora per comprendere a fondo i bisogni dell’interlocutore, guidandolo verso la soluzione più adatta. L’obiettivo non è la chiusura immediata, ma la creazione di valore nel lungo termine. Le 5 fasi della vendita consulenziale 1. Ascolto attivo e analisi del cliente Il processo inizia con una comprensione profonda del contesto, delle sfide e degli obiettivi del cliente. Il venditore fa domande strategiche, raccoglie informazioni e si concentra su ciò che realmente conta per l’interlocutore. 2. Co-costruzione del problema Il venditore aiuta il cliente a definire e chiarire i propri problemi, anche quelli latenti o sottovalutati. In questa fase si costruisce autorevolezza e si guadagna fiducia. 3. Proposta di valore personalizzata Solo dopo aver compreso il quadro completo, si propone una soluzione ad hoc, basata su benefici concreti e orientata ai risultati. Non si vende un prodotto, si propone una trasformazione. 4. Gestione delle obiezioni come opportunità Le resistenze non vengono contrastate ma esplorate. L’obiettivo è comprenderle, accoglierle e fornire risposte basate su dati, casi pratici ed esperienza. 5. Chiusura e accompagnamento nel post-vendita La chiusura è solo un passaggio: l’approccio consulenziale continua anche dopo la firma, con un accompagnamento nel tempo che rafforza la fiducia e apre la porta a vendite successive (cross-selling, up-selling, referral). A chi serve questo approccio? La vendita consulenziale è particolarmente efficace in: -Servizi professionali (consulenza, formazione, ICT, marketing) -Soluzioni complesse o su misura (software, impianti, macchinari) -Vendite a lungo ciclo (B2B, PA, internazionali) -Contesti ad alta concorrenza, dove la relazione fa la differenza Vantaggi per l’imprenditore -Fidelizzazione del cliente: si crea un rapporto duraturo e basato sulla fiducia. -Maggior valore per contratto: il cliente è disposto a investire di più in soluzioni che percepisce come strategiche. -Differenziazione competitiva: si vince non sul prezzo, ma sulla qualità della relazione e dell’expertise. -Espansione del business attraverso la reputazione e il passaparola. La vendita consulenziale è oggi un modello vincente per chi vuole posizionarsi come partner, non come semplice fornitore. Richiede competenze trasversali, empatia, visione strategica e capacità di creare valore concreto per il cliente. Per l’imprenditore moderno, significa vendere con metodo, autorevolezza e orientamento alla soluzione. #venditaconsulenziale #consultativeselling #B2Bsales #salesstrategy #relazioniclienti #sviluppobusiness #PMIitaliane #soluzioninonsoloprodotti
    0 Commenti 0 Condivisioni 229 Viste 0 Recensioni
  • Codice ATECO: Cos’è e Come Scegliere Quello Giusto per la Tua Attività
    Quando apri una partita IVA o una nuova impresa, tra i primi passi c’è una scelta fondamentale: indicare il codice ATECO corretto.
    Sembra una formalità, ma in realtà può influenzare le tasse che pagherai, le agevolazioni a cui potrai accedere e perfino le assicurazioni obbligatorie.

    In questo articolo vediamo cos’è il codice ATECO, perché è così importante e come scegliere quello giusto in modo semplice e consapevole.

    Cos’è il codice ATECO
    Il codice ATECO è un codice alfanumerico che identifica l’attività economica svolta da un’impresa o un libero professionista.
    È stabilito dall’ISTAT e serve a fini statistici, fiscali, contributivi e assicurativi.

    Esempio:
    -62.01.00 → Produzione di software
    -47.91.10 → Commercio al dettaglio via internet (eCommerce)
    -74.10.21 → Attività di graphic design
    È composto da numeri e sottocategorie, a vari livelli di dettaglio, e viene indicato al momento dell’apertura della partita IVA o dell’iscrizione in Camera di Commercio.

    Perché è importante scegliere il codice giusto
    La scelta del codice ATECO non è solo burocratica. Ha impatti reali su:
    Tassazione (alcuni codici hanno coefficienti di redditività diversi nel regime forfettario)
    Contributi INPS (gestione separata vs artigiani/commercianti)
    Obblighi assicurativi (es. INAIL)
    Accesso a bandi e incentivi (molti sono riservati a settori specifici)
    Compatibilità con attività secondarie o future variazioni

    Come scegliere il codice ATECO corretto
    1. Definisci chiaramente cosa farai
    Anche se l’attività è “ibrida” (es. grafica + social media + formazione), scegli l’attività prevalente. Puoi sempre aggiungerne altre in un secondo momento.

    2. Consulta l’elenco ufficiale
    Vai sul sito dell’ISTAT o dell’Agenzia delle Entrate e cerca l’elenco aggiornato dei codici ATECO:
    https://www.istat.it/it/archivio/17888
    Usa il motore di ricerca per parola chiave e leggi bene la descrizione.

    3. Verifica la compatibilità con il regime fiscale scelto
    Se vuoi aderire al regime forfettario, controlla il coefficiente di redditività collegato al tuo codice ATECO (es. 78% per servizi professionali, 40% per commercio).
    Questo influisce sul reddito imponibile e quindi su quante tasse pagherai.

    4. Controlla gli obblighi previdenziali
    Ogni codice può comportare l’iscrizione a una gestione diversa (INPS gestione separata, artigiani/commercianti, casse private per professioni regolamentate).

    5. Chiedi conferma al tuo commercialista o consulente fiscale
    Spiegagli cosa farai nella pratica, anche con esempi concreti. Lui ti guiderà sulla classificazione più adatta e strategica.

    Errori da evitare
    Scegliere un codice troppo generico (potrebbe creare problemi nei controlli fiscali)
    Indicare un’attività diversa da quella realmente svolta (rischi sanzioni o perdita di agevolazioni)
    Trascurare i codici secondari (se svolgi più attività, conviene dichiararle fin da subito)

    Esempi di codici ATECO comuni

    Attività Codice ATECO Regime forfettario (coeff.)
    Grafico freelance 74.10.21 78%
    Social media manager 73.11.02 78%
    E-commerce 47.91.10 40%
    Programmatore freelance 62.01.00 67%
    Artigiano parrucchiere 96.02.01 67%
    Consulente aziendale 70.22.09 78%

    Come modificare il codice ATECO
    Hai già aperto la partita IVA e vuoi modificare o aggiungere un’attività?
    -Per i liberi professionisti → si comunica all’Agenzia delle Entrate
    -Per le imprese iscritte in Camera di Commercio → va fatta una variazione anche alla CCIAA (con pratica al Registro Imprese)


    Cos’è? Codice che identifica la tua attività economica
    A cosa serve? Fisco, contributi, INAIL, bandi, agevolazioni
    Attenzione a: Coefficiente fiscale, gestione previdenziale, INAIL
    Chi ti aiuta a sceglierlo? Commercialista o consulente fiscale

    Scegliere il codice ATECO giusto non è un dettaglio burocratico, è un passo strategico.
    Può farti pagare meno tasse, evitare sanzioni e semplificarti la vita.
    Parti con un codice coerente con la tua attività principale, e se cresci o cambi direzione… puoi sempre aggiornarlo.

    #codiceATECO #partitaIVA #regimeforfettario #aprireunimpresa #freelanceitalia #PMIitaliane #fisco2025 #businessstartup #consulenzafiscale #tasseitalia

    Codice ATECO: Cos’è e Come Scegliere Quello Giusto per la Tua Attività Quando apri una partita IVA o una nuova impresa, tra i primi passi c’è una scelta fondamentale: indicare il codice ATECO corretto. Sembra una formalità, ma in realtà può influenzare le tasse che pagherai, le agevolazioni a cui potrai accedere e perfino le assicurazioni obbligatorie. In questo articolo vediamo cos’è il codice ATECO, perché è così importante e come scegliere quello giusto in modo semplice e consapevole. 🔍 Cos’è il codice ATECO Il codice ATECO è un codice alfanumerico che identifica l’attività economica svolta da un’impresa o un libero professionista. È stabilito dall’ISTAT e serve a fini statistici, fiscali, contributivi e assicurativi. Esempio: -62.01.00 → Produzione di software -47.91.10 → Commercio al dettaglio via internet (eCommerce) -74.10.21 → Attività di graphic design È composto da numeri e sottocategorie, a vari livelli di dettaglio, e viene indicato al momento dell’apertura della partita IVA o dell’iscrizione in Camera di Commercio. ⚠️ Perché è importante scegliere il codice giusto La scelta del codice ATECO non è solo burocratica. Ha impatti reali su: ✅ Tassazione (alcuni codici hanno coefficienti di redditività diversi nel regime forfettario) ✅ Contributi INPS (gestione separata vs artigiani/commercianti) ✅ Obblighi assicurativi (es. INAIL) ✅ Accesso a bandi e incentivi (molti sono riservati a settori specifici) ✅ Compatibilità con attività secondarie o future variazioni 📌 Come scegliere il codice ATECO corretto 1. Definisci chiaramente cosa farai Anche se l’attività è “ibrida” (es. grafica + social media + formazione), scegli l’attività prevalente. Puoi sempre aggiungerne altre in un secondo momento. 2. Consulta l’elenco ufficiale Vai sul sito dell’ISTAT o dell’Agenzia delle Entrate e cerca l’elenco aggiornato dei codici ATECO: 👉 https://www.istat.it/it/archivio/17888 Usa il motore di ricerca per parola chiave e leggi bene la descrizione. 3. Verifica la compatibilità con il regime fiscale scelto Se vuoi aderire al regime forfettario, controlla il coefficiente di redditività collegato al tuo codice ATECO (es. 78% per servizi professionali, 40% per commercio). Questo influisce sul reddito imponibile e quindi su quante tasse pagherai. 4. Controlla gli obblighi previdenziali Ogni codice può comportare l’iscrizione a una gestione diversa (INPS gestione separata, artigiani/commercianti, casse private per professioni regolamentate). 5. Chiedi conferma al tuo commercialista o consulente fiscale Spiegagli cosa farai nella pratica, anche con esempi concreti. Lui ti guiderà sulla classificazione più adatta e strategica. 🧠 Errori da evitare ❌ Scegliere un codice troppo generico (potrebbe creare problemi nei controlli fiscali) ❌ Indicare un’attività diversa da quella realmente svolta (rischi sanzioni o perdita di agevolazioni) ❌ Trascurare i codici secondari (se svolgi più attività, conviene dichiararle fin da subito) ✅ Esempi di codici ATECO comuni Attività Codice ATECO Regime forfettario (coeff.) Grafico freelance 74.10.21 78% Social media manager 73.11.02 78% E-commerce 47.91.10 40% Programmatore freelance 62.01.00 67% Artigiano parrucchiere 96.02.01 67% Consulente aziendale 70.22.09 78% ✍️ Come modificare il codice ATECO Hai già aperto la partita IVA e vuoi modificare o aggiungere un’attività? -Per i liberi professionisti → si comunica all’Agenzia delle Entrate -Per le imprese iscritte in Camera di Commercio → va fatta una variazione anche alla CCIAA (con pratica al Registro Imprese) 🧾 Cos’è? Codice che identifica la tua attività economica 📊 A cosa serve? Fisco, contributi, INAIL, bandi, agevolazioni ⚠️ Attenzione a: Coefficiente fiscale, gestione previdenziale, INAIL ✅ Chi ti aiuta a sceglierlo? Commercialista o consulente fiscale Scegliere il codice ATECO giusto non è un dettaglio burocratico, è un passo strategico. Può farti pagare meno tasse, evitare sanzioni e semplificarti la vita. Parti con un codice coerente con la tua attività principale, e se cresci o cambi direzione… puoi sempre aggiornarlo. #codiceATECO #partitaIVA #regimeforfettario #aprireunimpresa #freelanceitalia #PMIitaliane #fisco2025 #businessstartup #consulenzafiscale #tasseitalia
    Classificazione delle attività economiche ATECO
    Dall'1 aprile 2025 diventa operativa la classificazione delle attività economiche ATECO 2025
    0 Commenti 0 Condivisioni 500 Viste 0 Recensioni
  • Come Pagare Meno Tasse Legalmente: 7 Strategie di Ottimizzazione Fiscale per Imprenditori e Partite IVA
    Parliamoci chiaro: pagare le tasse è un dovere, ma pagarne più del necessario è un errore.
    In Italia, il peso fiscale può diventare un ostacolo alla crescita, soprattutto per liberi professionisti, ditte individuali e PMI.
    Eppure, esistono strumenti e strategie perfettamente legali per ridurre il carico fiscale e aumentare la sostenibilità del proprio business. Si chiama ottimizzazione fiscale.

    Ecco 7 leve concrete e legittime che puoi attivare già da oggi, con il supporto del tuo commercialista di fiducia.

    1. Scegli il regime fiscale più adatto (e aggiornalo ogni anno)
    Il primo errore che fanno molti è rimanere nel regime sbagliato troppo a lungo.
    -Forfettario: vantaggioso fino a 85.000 € (flat tax al 15% o 5% per nuove attività), ma ha limiti su costi e collaboratori.
    -Regime ordinario semplificato: più flessibile, ideale se hai molti costi deducibili o collaborazioni.
    -SRL: da considerare se fatturi molto, vuoi protezione patrimoniale o hai soci.
    Rivedi la tua forma giuridica ogni anno in base all’andamento dell’attività.

    2. Deduzioni e detrazioni: sfrutta ogni voce possibile
    Molti imprenditori pagano troppe tasse perché non deducono tutto il deducibile.
    -Spese di formazione, consulenza, pubblicità
    -Attrezzature e beni strumentali
    -Auto aziendali, carburante, pedaggi (con limiti)
    -Canoni di locazione, leasing, noleggio operativo
    Tieni tutto tracciato e pagato in modo tracciabile (bonifico, carta, ecc.).

    3. Compensa crediti e utilizza il plafond IVA
    Se hai crediti d’imposta o IVA a credito, puoi usarli per compensare altri tributi.
    -Compensazione F24 (es. credito IRAP per abbattere l’IRPEF)
    -IVA a credito da investimenti o export
    -Bonus fiscali (es. industria 4.0, credito ricerca & sviluppo)
    Molti non usano i crediti accumulati per mancanza di consulenza fiscale proattiva.

    4. Investi in formazione, innovazione, transizione digitale
    Il fisco premia chi innova. Ecco dove investire per ridurre la tassazione:
    -Credito d’imposta per formazione 4.0
    -Incentivi per digitalizzazione e cybersecurity
    -Bonus investimenti Sud e ZES (Zone Economiche Speciali)
    Le imprese che investono in tecnologia e capitale umano pagano meno tasse e crescono di più.

    5. Pianifica i compensi in modo strategico
    Se hai una società, puoi decidere come remunerarti:
    -Compensi amministratore deducibili per la società (ma tassati come IRPEF per te)
    -Dividendi: tassati meno, ma non deducibili
    -Rimborsi spese: se documentati, sono esenti e deducibili
    Un buon mix di compensi può ottimizzare il carico fiscale complessivo.

    6. Fraziona e pianifica gli investimenti
    Fare tutti gli investimenti in un anno può farti sprecare deduzioni. Se possibile:
    -Spalma gli acquisti tra fine e inizio anno
    -Pianifica ammortamenti e deduzioni pluriennali
    -Approfitta delle soglie e delle finestre temporali fiscali

    7. Lavora con un fiscalista proattivo (non solo a fine anno)
    La vera ottimizzazione fiscale si fa in corso d’opera, non a dicembre.
    -Confronti trimestrali su utile, imposte previste e margini di manovra
    -Business plan aggiornato con simulazione fiscale
    -Valutazioni su investimenti e reinvestimenti a fini fiscali
    Il miglior modo per pagare meno tasse è conoscere le regole del gioco prima che finisca la partita.

    Risparmiare sì, ma nel modo giusto
    Ottimizzare le tasse non significa “fare i furbi”.
    Significa usare le leve legali a disposizione, conoscere la normativa e pianificare con intelligenza.
    Con gli strumenti giusti e la guida di un buon consulente, puoi pagare meno, crescere di più e dormire sereno.

    #ottimizzazionefiscale #tasse2025 #risparmiotasse #partitaiva #PMIitaliane #consulenzafiscale #regimeforfettario #contabilitàdigitale #SRL #pianificazionefiscale

    Come Pagare Meno Tasse Legalmente: 7 Strategie di Ottimizzazione Fiscale per Imprenditori e Partite IVA Parliamoci chiaro: pagare le tasse è un dovere, ma pagarne più del necessario è un errore. In Italia, il peso fiscale può diventare un ostacolo alla crescita, soprattutto per liberi professionisti, ditte individuali e PMI. Eppure, esistono strumenti e strategie perfettamente legali per ridurre il carico fiscale e aumentare la sostenibilità del proprio business. Si chiama ottimizzazione fiscale. Ecco 7 leve concrete e legittime che puoi attivare già da oggi, con il supporto del tuo commercialista di fiducia. 1. Scegli il regime fiscale più adatto (e aggiornalo ogni anno) Il primo errore che fanno molti è rimanere nel regime sbagliato troppo a lungo. -Forfettario: vantaggioso fino a 85.000 € (flat tax al 15% o 5% per nuove attività), ma ha limiti su costi e collaboratori. -Regime ordinario semplificato: più flessibile, ideale se hai molti costi deducibili o collaborazioni. -SRL: da considerare se fatturi molto, vuoi protezione patrimoniale o hai soci. 🎯 Rivedi la tua forma giuridica ogni anno in base all’andamento dell’attività. 2. Deduzioni e detrazioni: sfrutta ogni voce possibile Molti imprenditori pagano troppe tasse perché non deducono tutto il deducibile. -Spese di formazione, consulenza, pubblicità -Attrezzature e beni strumentali -Auto aziendali, carburante, pedaggi (con limiti) -Canoni di locazione, leasing, noleggio operativo 📌 Tieni tutto tracciato e pagato in modo tracciabile (bonifico, carta, ecc.). 3. Compensa crediti e utilizza il plafond IVA Se hai crediti d’imposta o IVA a credito, puoi usarli per compensare altri tributi. -Compensazione F24 (es. credito IRAP per abbattere l’IRPEF) -IVA a credito da investimenti o export -Bonus fiscali (es. industria 4.0, credito ricerca & sviluppo) 💡 Molti non usano i crediti accumulati per mancanza di consulenza fiscale proattiva. 4. Investi in formazione, innovazione, transizione digitale Il fisco premia chi innova. Ecco dove investire per ridurre la tassazione: -Credito d’imposta per formazione 4.0 -Incentivi per digitalizzazione e cybersecurity -Bonus investimenti Sud e ZES (Zone Economiche Speciali) 🚀 Le imprese che investono in tecnologia e capitale umano pagano meno tasse e crescono di più. 5. Pianifica i compensi in modo strategico Se hai una società, puoi decidere come remunerarti: -Compensi amministratore deducibili per la società (ma tassati come IRPEF per te) -Dividendi: tassati meno, ma non deducibili -Rimborsi spese: se documentati, sono esenti e deducibili 📊 Un buon mix di compensi può ottimizzare il carico fiscale complessivo. 6. Fraziona e pianifica gli investimenti Fare tutti gli investimenti in un anno può farti sprecare deduzioni. Se possibile: -Spalma gli acquisti tra fine e inizio anno -Pianifica ammortamenti e deduzioni pluriennali -Approfitta delle soglie e delle finestre temporali fiscali 7. Lavora con un fiscalista proattivo (non solo a fine anno) La vera ottimizzazione fiscale si fa in corso d’opera, non a dicembre. -Confronti trimestrali su utile, imposte previste e margini di manovra -Business plan aggiornato con simulazione fiscale -Valutazioni su investimenti e reinvestimenti a fini fiscali 🧠 Il miglior modo per pagare meno tasse è conoscere le regole del gioco prima che finisca la partita. Risparmiare sì, ma nel modo giusto Ottimizzare le tasse non significa “fare i furbi”. Significa usare le leve legali a disposizione, conoscere la normativa e pianificare con intelligenza. Con gli strumenti giusti e la guida di un buon consulente, puoi pagare meno, crescere di più e dormire sereno. #ottimizzazionefiscale #tasse2025 #risparmiotasse #partitaiva #PMIitaliane #consulenzafiscale #regimeforfettario #contabilitàdigitale #SRL #pianificazionefiscale
    0 Commenti 0 Condivisioni 625 Viste 0 Recensioni
  • Come Trasformare un’Attività Tradizionale in Digitale: Guida Pratica per il 2025
    In un mercato che corre sempre più veloce, il rischio per chi resta ancorato al passato è restare indietro. Ma la buona notizia è che digitalizzare non significa stravolgere, significa evolvere.
    Anche una bottega, uno studio professionale, una piccola impresa artigiana può oggi sfruttare il digitale per aumentare i clienti, semplificare i processi e migliorare i margini. Ecco come fare, passo dopo passo.

    1. Ripensare il modello: cosa digitalizzare e perché
    Non tutto va digitalizzato. Il primo passo è capire quali aspetti dell’attività possono trarre beneficio dal digitale:

    -Comunicazione (social, sito web, newsletter)
    -Vendita (eCommerce, prenotazioni online, pagamenti digitali)
    -Gestione interna (fatturazione, CRM, gestione dipendenti)
    -Servizio al cliente (supporto via chat, recensioni, fidelizzazione)
    Obiettivo: semplificare, non complicare. Inizia da un’area chiave.

    2. Presenza online: il biglietto da visita del 2025
    Essere online non è un extra, è lo standard minimo.

    -Crea un sito web chiaro e mobile-friendly
    -Cura un profilo Google Business aggiornato
    -Apri un canale social coerente con il tuo target
    Una panetteria con orari aggiornati su Google Maps può fare +30% di vendite solo con più visibilità locale.

    3. Digitalizzare la relazione col cliente
    Anche un’attività locale può sfruttare il digitale per migliorare la relazione col cliente:

    -Usa WhatsApp Business per ordini e aggiornamenti
    -Invia newsletter con offerte mirate
    -Raccogli recensioni su Google o Facebook
    -Crea programmi fedeltà digitali (es. con QR code)

    4. Vendere (anche) online, ma con intelligenza
    Non serve aprire un megastore online. Basta iniziare con:

    -Un eCommerce semplice, magari con Shopify o WooCommerce
    -L’utilizzo di marketplace (Etsy, Amazon, Facebook Marketplace)
    -Le vendite via social (Instagram Shop, TikTok Shop)
    Piccole attività stanno vendendo su TikTok prodotti artigianali con video autentici e storytelling.

    5. Automatizzare i processi interni
    Un business moderno è anche un business più snello:

    -Software di gestione fatture e contabilità (es. Fatture in Cloud)
    -CRM per gestire clienti e follow-up
    -Strumenti per prenotazioni e appuntamenti online
    -Sistemi per monitoraggio delle performance (es. Analytics)

    6. Formarsi (e formare il team)
    Digitalizzare un’attività richiede cultura digitale.
    Bastano piccoli passi:

    -Brevi corsi su YouTube o piattaforme come Udemy
    -Affiancamento con un consulente digitale
    -Eventi locali o webinar di settore

    Digitale sì, ma con identità
    Digitalizzare non significa snaturarsi.
    Il segreto è portare online il valore della tua attività, migliorando l’esperienza del cliente e alleggerendo la gestione quotidiana.

    Anche se parti da zero, oggi hai tutti gli strumenti per farlo. Un passo alla volta, ma nella direzione giusta.

    #digitalizzazionePMI #impresadigitale #business2025 #trasformazionedigitale #impreseitaliane #artigianiinnovativi #PMIitaliane #digitalmarketinglocale #vendereonline
    Come Trasformare un’Attività Tradizionale in Digitale: Guida Pratica per il 2025 In un mercato che corre sempre più veloce, il rischio per chi resta ancorato al passato è restare indietro. Ma la buona notizia è che digitalizzare non significa stravolgere, significa evolvere. Anche una bottega, uno studio professionale, una piccola impresa artigiana può oggi sfruttare il digitale per aumentare i clienti, semplificare i processi e migliorare i margini. Ecco come fare, passo dopo passo. 1. Ripensare il modello: cosa digitalizzare e perché Non tutto va digitalizzato. Il primo passo è capire quali aspetti dell’attività possono trarre beneficio dal digitale: -Comunicazione (social, sito web, newsletter) -Vendita (eCommerce, prenotazioni online, pagamenti digitali) -Gestione interna (fatturazione, CRM, gestione dipendenti) -Servizio al cliente (supporto via chat, recensioni, fidelizzazione) 🎯 Obiettivo: semplificare, non complicare. Inizia da un’area chiave. 2. Presenza online: il biglietto da visita del 2025 Essere online non è un extra, è lo standard minimo. -Crea un sito web chiaro e mobile-friendly -Cura un profilo Google Business aggiornato -Apri un canale social coerente con il tuo target 📌 Una panetteria con orari aggiornati su Google Maps può fare +30% di vendite solo con più visibilità locale. 3. Digitalizzare la relazione col cliente Anche un’attività locale può sfruttare il digitale per migliorare la relazione col cliente: -Usa WhatsApp Business per ordini e aggiornamenti -Invia newsletter con offerte mirate -Raccogli recensioni su Google o Facebook -Crea programmi fedeltà digitali (es. con QR code) 4. Vendere (anche) online, ma con intelligenza Non serve aprire un megastore online. Basta iniziare con: -Un eCommerce semplice, magari con Shopify o WooCommerce -L’utilizzo di marketplace (Etsy, Amazon, Facebook Marketplace) -Le vendite via social (Instagram Shop, TikTok Shop) 🎥 Piccole attività stanno vendendo su TikTok prodotti artigianali con video autentici e storytelling. 5. Automatizzare i processi interni Un business moderno è anche un business più snello: -Software di gestione fatture e contabilità (es. Fatture in Cloud) -CRM per gestire clienti e follow-up -Strumenti per prenotazioni e appuntamenti online -Sistemi per monitoraggio delle performance (es. Analytics) 6. Formarsi (e formare il team) Digitalizzare un’attività richiede cultura digitale. Bastano piccoli passi: -Brevi corsi su YouTube o piattaforme come Udemy -Affiancamento con un consulente digitale -Eventi locali o webinar di settore Digitale sì, ma con identità Digitalizzare non significa snaturarsi. Il segreto è portare online il valore della tua attività, migliorando l’esperienza del cliente e alleggerendo la gestione quotidiana. Anche se parti da zero, oggi hai tutti gli strumenti per farlo. Un passo alla volta, ma nella direzione giusta. #digitalizzazionePMI #impresadigitale #business2025 #trasformazionedigitale #impreseitaliane #artigianiinnovativi #PMIitaliane #digitalmarketinglocale #vendereonline
    0 Commenti 0 Condivisioni 463 Viste 0 Recensioni
Altri risultati
Sponsorizzato
adv cerca