• Export di prodotti tipici italiani: come valorizzare il made in Italy nel mondo

    Noi di Impresa.biz sappiamo che i prodotti tipici italiani rappresentano un patrimonio unico, ricco di storia, tradizione e qualità. Esportarli significa non solo aprire nuovi mercati, ma anche promuovere la cultura e l’eccellenza italiana nel mondo.
    Ecco alcuni consigli per affrontare con successo l’export dei prodotti tipici.

    1. Conoscere il mercato di destinazione
    Ogni Paese ha gusti, regolamenti e canali di distribuzione diversi. Studiare il mercato aiuta a selezionare i prodotti giusti e adattare la comunicazione.

    2. Certificazioni e denominazioni di origine
    Le certificazioni DOP, IGP e STG valorizzano l’autenticità e garantiscono la qualità. Sono strumenti fondamentali per differenziarsi e conquistare la fiducia dei consumatori esteri.

    3. Adattare il packaging e la comunicazione
    Per farsi apprezzare all’estero, è importante curare il packaging con informazioni chiare nella lingua locale e raccontare la storia del prodotto in modo coinvolgente.

    4. Collaborare con distributori locali
    Partner affidabili e ben inseriti nel mercato sono la chiave per una distribuzione efficace e per superare le barriere logistiche e burocratiche.

    5. Partecipare a fiere ed eventi internazionali
    Essere presenti nei principali eventi di settore favorisce contatti diretti con buyer e aumenta la visibilità del brand.

    Noi di Impresa.biz crediamo che l’export dei prodotti tipici italiani sia una straordinaria opportunità di crescita e valorizzazione del territorio. Se vuoi, ti supportiamo nella definizione della strategia export e nella ricerca dei partner giusti.

    #ExportMadeInItaly #ProdottiItaliani #ImpresaBiz #StrategiaExport #EccellenzaItaliana
    Export di prodotti tipici italiani: come valorizzare il made in Italy nel mondo Noi di Impresa.biz sappiamo che i prodotti tipici italiani rappresentano un patrimonio unico, ricco di storia, tradizione e qualità. Esportarli significa non solo aprire nuovi mercati, ma anche promuovere la cultura e l’eccellenza italiana nel mondo. Ecco alcuni consigli per affrontare con successo l’export dei prodotti tipici. 1. Conoscere il mercato di destinazione Ogni Paese ha gusti, regolamenti e canali di distribuzione diversi. Studiare il mercato aiuta a selezionare i prodotti giusti e adattare la comunicazione. 2. Certificazioni e denominazioni di origine Le certificazioni DOP, IGP e STG valorizzano l’autenticità e garantiscono la qualità. Sono strumenti fondamentali per differenziarsi e conquistare la fiducia dei consumatori esteri. 3. Adattare il packaging e la comunicazione Per farsi apprezzare all’estero, è importante curare il packaging con informazioni chiare nella lingua locale e raccontare la storia del prodotto in modo coinvolgente. 4. Collaborare con distributori locali Partner affidabili e ben inseriti nel mercato sono la chiave per una distribuzione efficace e per superare le barriere logistiche e burocratiche. 5. Partecipare a fiere ed eventi internazionali Essere presenti nei principali eventi di settore favorisce contatti diretti con buyer e aumenta la visibilità del brand. Noi di Impresa.biz crediamo che l’export dei prodotti tipici italiani sia una straordinaria opportunità di crescita e valorizzazione del territorio. Se vuoi, ti supportiamo nella definizione della strategia export e nella ricerca dei partner giusti. #ExportMadeInItaly #ProdottiItaliani #ImpresaBiz #StrategiaExport #EccellenzaItaliana
    0 Commenti 0 Condivisioni 44 Viste 0 Recensioni
  • Aprire una sede estera: la documentazione necessaria

    Sempre più spesso, come imprenditori e PMI italiane, ci troviamo a guardare ai mercati esteri non solo per esportare i nostri prodotti, ma anche per aprire una vera e propria sede all’estero.
    Che si tratti di un ufficio commerciale, una filiale operativa o una controllata produttiva, aprire una sede in un altro Paese può essere una leva importante per crescere, avvicinarci ai clienti e ridurre alcuni costi.

    Ma attenzione: la burocrazia internazionale è tutt’altro che uniforme, e serve un approccio strategico, ben pianificato. Noi di Impresa.biz abbiamo raccolto le informazioni essenziali per chiarire quali documenti e passaggi sono richiesti nella maggior parte dei casi.

    1. Definire il tipo di presenza all’estero
    Prima di tutto dobbiamo capire che tipo di sede vogliamo aprire:
    -Ufficio di rappresentanza: non svolge attività commerciale diretta, serve per promozione o contatti
    -Filiale (branch): sede operativa senza autonomia giuridica, dipende dalla casa madre
    -Società controllata: entità giuridica autonoma, ma legata alla casa madre
    Ogni scelta implica obblighi, costi e documentazioni diverse.

    2. Documentazione preliminare italiana
    Per avviare la procedura all’estero, nella maggior parte dei Paesi dobbiamo presentare documenti italiani ufficiali e tradotti, come:
    -Visura camerale aggiornata
    -Statuto e atto costitutivo della società
    -Procura notarile per il rappresentante locale
    -Documento d’identità dei soci o amministratori
    -Bilancio aziendale, se richiesto
    Questi documenti devono essere tradotti nella lingua del Paese ospitante e spesso legalizzati o apostillati (con la Convenzione dell’Aja).

    3. Documentazione richiesta nel Paese estero
    Ogni Stato ha le sue regole, ma in generale serviranno:
    -Richiesta di registrazione della sede presso il registro imprese locale
    -Codice fiscale o partita IVA locale
    -Contratto di affitto o atto di disponibilità dei locali
    -Nomina del rappresentante legale nel Paese (persona fisica)
    -Eventuali licenze o autorizzazioni settoriali (soprattutto in ambito sanitario, alimentare o edilizio)
    Nei Paesi UE, la burocrazia è spesso più semplificata. Fuori dall’Unione, invece, potremmo dover affrontare procedure più complesse, anche con tempi più lunghi.

    4. Aspetti fiscali e contabili
    Una nuova sede implica obblighi fiscali locali. Dobbiamo:
    -Aprire una posizione fiscale nel Paese ospitante
    -Tenere una contabilità separata o integrata secondo la normativa locale
    -Gestire eventuali doppie imposizioni fiscali, grazie a convenzioni internazionali
    È sempre consigliato affidarsi a un consulente fiscale locale, che conosca leggi, scadenze e adempimenti specifici.

    5. Assunzione di personale e diritto del lavoro
    Se assumiamo collaboratori nella nuova sede, dobbiamo:
    -Rispettare il contratto di lavoro locale
    -Registrare l’azienda presso l’ente previdenziale e assicurativo
    -Garantire copertura sanitaria, ferie, contributi, secondo le leggi del Paese
    Anche in questo caso, è importante avere supporto legale per evitare errori o sanzioni.

    Checklist essenziale
    Ecco un riepilogo dei principali documenti da preparare:
    -Visura camerale e statuto aziendale (tradotti e legalizzati)
    -Procura per rappresentante estero
    -Documento d’identità e codice fiscale dei soci
    -Bilancio recente
    -Contratto di sede estera (affitto o proprietà)
    -Domanda di registrazione nel registro locale
    -Eventuali licenze e iscrizioni agli enti pubblici

    Aprire una sede all’estero è una grande opportunità, ma richiede metodo e attenzione. I vantaggi sono tanti: presenza diretta sul mercato, risparmio su dazi e spedizioni, accesso a incentivi locali.
    Noi di Impresa.biz crediamo che ogni passo verso l’internazionalizzazione debba essere ben strutturato, partendo da una buona conoscenza della documentazione richiesta. Con la giusta consulenza, si può fare in modo efficace e sicuro.

    #Internazionalizzazione #PMIAllEstero #AprireUnaSede #SviluppoInternazionale #ExportMadeInItaly #FilialeEstera #BranchOffice #EspansionePMI #ConsulenzaExport #DocumentiLegali #BusinessInternazionale #CrescitaGlobale
    Aprire una sede estera: la documentazione necessaria Sempre più spesso, come imprenditori e PMI italiane, ci troviamo a guardare ai mercati esteri non solo per esportare i nostri prodotti, ma anche per aprire una vera e propria sede all’estero. Che si tratti di un ufficio commerciale, una filiale operativa o una controllata produttiva, aprire una sede in un altro Paese può essere una leva importante per crescere, avvicinarci ai clienti e ridurre alcuni costi. Ma attenzione: la burocrazia internazionale è tutt’altro che uniforme, e serve un approccio strategico, ben pianificato. Noi di Impresa.biz abbiamo raccolto le informazioni essenziali per chiarire quali documenti e passaggi sono richiesti nella maggior parte dei casi. 📌 1. Definire il tipo di presenza all’estero Prima di tutto dobbiamo capire che tipo di sede vogliamo aprire: -Ufficio di rappresentanza: non svolge attività commerciale diretta, serve per promozione o contatti -Filiale (branch): sede operativa senza autonomia giuridica, dipende dalla casa madre -Società controllata: entità giuridica autonoma, ma legata alla casa madre Ogni scelta implica obblighi, costi e documentazioni diverse. 📄 2. Documentazione preliminare italiana Per avviare la procedura all’estero, nella maggior parte dei Paesi dobbiamo presentare documenti italiani ufficiali e tradotti, come: -Visura camerale aggiornata -Statuto e atto costitutivo della società -Procura notarile per il rappresentante locale -Documento d’identità dei soci o amministratori -Bilancio aziendale, se richiesto Questi documenti devono essere tradotti nella lingua del Paese ospitante e spesso legalizzati o apostillati (con la Convenzione dell’Aja). 🌍 3. Documentazione richiesta nel Paese estero Ogni Stato ha le sue regole, ma in generale serviranno: -Richiesta di registrazione della sede presso il registro imprese locale -Codice fiscale o partita IVA locale -Contratto di affitto o atto di disponibilità dei locali -Nomina del rappresentante legale nel Paese (persona fisica) -Eventuali licenze o autorizzazioni settoriali (soprattutto in ambito sanitario, alimentare o edilizio) Nei Paesi UE, la burocrazia è spesso più semplificata. Fuori dall’Unione, invece, potremmo dover affrontare procedure più complesse, anche con tempi più lunghi. 🧾 4. Aspetti fiscali e contabili Una nuova sede implica obblighi fiscali locali. Dobbiamo: -Aprire una posizione fiscale nel Paese ospitante -Tenere una contabilità separata o integrata secondo la normativa locale -Gestire eventuali doppie imposizioni fiscali, grazie a convenzioni internazionali È sempre consigliato affidarsi a un consulente fiscale locale, che conosca leggi, scadenze e adempimenti specifici. 👥 5. Assunzione di personale e diritto del lavoro Se assumiamo collaboratori nella nuova sede, dobbiamo: -Rispettare il contratto di lavoro locale -Registrare l’azienda presso l’ente previdenziale e assicurativo -Garantire copertura sanitaria, ferie, contributi, secondo le leggi del Paese Anche in questo caso, è importante avere supporto legale per evitare errori o sanzioni. ✅ Checklist essenziale Ecco un riepilogo dei principali documenti da preparare: -Visura camerale e statuto aziendale (tradotti e legalizzati) -Procura per rappresentante estero -Documento d’identità e codice fiscale dei soci -Bilancio recente -Contratto di sede estera (affitto o proprietà) -Domanda di registrazione nel registro locale -Eventuali licenze e iscrizioni agli enti pubblici 📣 Aprire una sede all’estero è una grande opportunità, ma richiede metodo e attenzione. I vantaggi sono tanti: presenza diretta sul mercato, risparmio su dazi e spedizioni, accesso a incentivi locali. Noi di Impresa.biz crediamo che ogni passo verso l’internazionalizzazione debba essere ben strutturato, partendo da una buona conoscenza della documentazione richiesta. Con la giusta consulenza, si può fare in modo efficace e sicuro. #Internazionalizzazione #PMIAllEstero #AprireUnaSede #SviluppoInternazionale #ExportMadeInItaly #FilialeEstera #BranchOffice #EspansionePMI #ConsulenzaExport #DocumentiLegali #BusinessInternazionale #CrescitaGlobale
    0 Commenti 0 Condivisioni 192 Viste 0 Recensioni
  • Come esportare i propri prodotti all’estero: guida per PMI

    L’export rappresenta una delle migliori opportunità di crescita per le piccole e medie imprese italiane. Noi di Impresa.biz lo sappiamo bene: molte aziende del nostro tessuto imprenditoriale producono eccellenze che hanno un enorme potenziale sui mercati internazionali.
    Esportare, però, non è solo una questione di qualità del prodotto. Serve un approccio strategico, conoscenza delle regole e capacità di adattarsi a mercati molto diversi tra loro. In questa guida vogliamo condividere i passi fondamentali per iniziare a esportare in modo consapevole e strutturato.

    Perché puntare sull’export
    Espandersi all’estero può portare vantaggi concreti:
    -Aumentare il fatturato e diversificare i canali di vendita
    -Ridurre la dipendenza dal mercato interno
    -Rafforzare la competitività e il valore del brand
    -Accedere a nuovi segmenti e clienti con maggiore potere d’acquisto

    I 6 passi per esportare con successo
    1. Studiare i mercati esteri
    Prima di esportare, dobbiamo individuare i mercati target. Quali Paesi hanno domanda per i nostri prodotti? Dove ci sono meno barriere all’ingresso? Per rispondere a queste domande è utile:
    -Analizzare trend e dati (es. export.gov, ICE, SACE)
    -Valutare concorrenza e prezzi medi
    -Considerare cultura, abitudini di consumo e normative locali

    2. Adattare il prodotto
    Ogni mercato ha le sue esigenze. Spesso dobbiamo adattare il prodotto o il packaging per rispettare:
    -Normative tecniche e di sicurezza
    -Etichettatura e lingue
    -Aspettative estetiche e culturali
    Anche il prezzo va calibrato in base al mercato e alla logistica.

    3. Organizzare la logistica e la dogana
    Uno dei nodi principali dell’export è la logistica internazionale. Dobbiamo:
    -Scegliere il tipo di spedizione (aerea, navale, terrestre)
    -Affidarci a un buon spedizioniere o broker doganale
    -Gestire correttamente documenti come fattura commerciale, DDT, packing list, certificati d’origine
    Attenzione a classificare bene le merci con il codice doganale (HS Code) e a conoscere i dazi e le restrizioni del Paese di destinazione.

    4. Scegliere il canale di vendita
    Possiamo esportare in diversi modi:
    -Direttamente al cliente finale (e-commerce internazionale)
    -Attraverso distributori o agenti locali
    -Partecipando a fiere di settore internazionali
    -Inserendoci in marketplace B2B (es. Alibaba, Europages)
    Ogni canale ha costi, vantaggi e complessità diverse. La scelta dipende dal nostro prodotto, margine e struttura aziendale.

    5. Tutelarsi con contratti e pagamenti sicuri
    Esportare significa anche gestire rischi: insoluti, controversie, cambi normativi. Per questo è fondamentale:
    -Usare contratti internazionali chiari (con clausole di incoterm, legge applicabile, foro competente)
    -Richiedere pagamenti anticipati, lettere di credito o assicurazioni sul credito estero (es. SACE)
    -Mai sottovalutare la parte legale: può fare la differenza tra un’opportunità e un problema.

    6. Accedere a incentivi e supporti pubblici
    Esistono agevolazioni per l’internazionalizzazione:
    -ICE organizza fiere, missioni e formazione per le PMI
    -SACE-SIMEST offre finanziamenti a tasso agevolato
    -Alcune Regioni stanziano fondi specifici per l’export
    Noi consigliamo di monitorare bandi e opportunità locali, spesso poco conosciute ma molto utili per iniziare con il piede giusto.

    Consigli pratici
    -Formiamoci: l’export ha regole e tecnicismi specifici. Frequentare un corso di base può aiutarci a evitare errori costosi.
    -Creiamo una brochure e un sito in lingua: il materiale commerciale deve essere professionale e adattato al mercato target.
    -Usiamo il codice EORI: obbligatorio per chi esporta al di fuori dell’UE.
    -Monitoriamo i tassi di cambio: soprattutto se fatturiamo in valuta estera.

    Esportare non è un salto nel buio, ma un processo che si può affrontare con metodo. Conoscere i passaggi fondamentali, affidarsi a professionisti esperti e sfruttare gli strumenti messi a disposizione può fare la differenza tra un tentativo e un vero successo internazionale.

    Noi di Impresa.biz crediamo che ogni PMI con un buon prodotto e una visione strategica possa conquistare nuovi mercati. E siamo qui per accompagnare questo percorso.

    #ExportPMI #Internazionalizzazione #EsportareAllEstero #Dogana #LogisticaInternazionale #ExportMadeInItaly #Microimprese #PMIItalia #StrategiaCommerciale #SACE #ICE #BusinessInternazionale #CrescitaGlobale #MercatiEsteri




    Come esportare i propri prodotti all’estero: guida per PMI L’export rappresenta una delle migliori opportunità di crescita per le piccole e medie imprese italiane. Noi di Impresa.biz lo sappiamo bene: molte aziende del nostro tessuto imprenditoriale producono eccellenze che hanno un enorme potenziale sui mercati internazionali. Esportare, però, non è solo una questione di qualità del prodotto. Serve un approccio strategico, conoscenza delle regole e capacità di adattarsi a mercati molto diversi tra loro. In questa guida vogliamo condividere i passi fondamentali per iniziare a esportare in modo consapevole e strutturato. 🌍 Perché puntare sull’export Espandersi all’estero può portare vantaggi concreti: -Aumentare il fatturato e diversificare i canali di vendita -Ridurre la dipendenza dal mercato interno -Rafforzare la competitività e il valore del brand -Accedere a nuovi segmenti e clienti con maggiore potere d’acquisto 📌 I 6 passi per esportare con successo 1. Studiare i mercati esteri Prima di esportare, dobbiamo individuare i mercati target. Quali Paesi hanno domanda per i nostri prodotti? Dove ci sono meno barriere all’ingresso? Per rispondere a queste domande è utile: -Analizzare trend e dati (es. export.gov, ICE, SACE) -Valutare concorrenza e prezzi medi -Considerare cultura, abitudini di consumo e normative locali 2. Adattare il prodotto Ogni mercato ha le sue esigenze. Spesso dobbiamo adattare il prodotto o il packaging per rispettare: -Normative tecniche e di sicurezza -Etichettatura e lingue -Aspettative estetiche e culturali Anche il prezzo va calibrato in base al mercato e alla logistica. 3. Organizzare la logistica e la dogana Uno dei nodi principali dell’export è la logistica internazionale. Dobbiamo: -Scegliere il tipo di spedizione (aerea, navale, terrestre) -Affidarci a un buon spedizioniere o broker doganale -Gestire correttamente documenti come fattura commerciale, DDT, packing list, certificati d’origine Attenzione a classificare bene le merci con il codice doganale (HS Code) e a conoscere i dazi e le restrizioni del Paese di destinazione. 4. Scegliere il canale di vendita Possiamo esportare in diversi modi: -Direttamente al cliente finale (e-commerce internazionale) -Attraverso distributori o agenti locali -Partecipando a fiere di settore internazionali -Inserendoci in marketplace B2B (es. Alibaba, Europages) Ogni canale ha costi, vantaggi e complessità diverse. La scelta dipende dal nostro prodotto, margine e struttura aziendale. 5. Tutelarsi con contratti e pagamenti sicuri Esportare significa anche gestire rischi: insoluti, controversie, cambi normativi. Per questo è fondamentale: -Usare contratti internazionali chiari (con clausole di incoterm, legge applicabile, foro competente) -Richiedere pagamenti anticipati, lettere di credito o assicurazioni sul credito estero (es. SACE) -Mai sottovalutare la parte legale: può fare la differenza tra un’opportunità e un problema. 6. Accedere a incentivi e supporti pubblici Esistono agevolazioni per l’internazionalizzazione: -ICE organizza fiere, missioni e formazione per le PMI -SACE-SIMEST offre finanziamenti a tasso agevolato -Alcune Regioni stanziano fondi specifici per l’export Noi consigliamo di monitorare bandi e opportunità locali, spesso poco conosciute ma molto utili per iniziare con il piede giusto. 🧭 Consigli pratici -Formiamoci: l’export ha regole e tecnicismi specifici. Frequentare un corso di base può aiutarci a evitare errori costosi. -Creiamo una brochure e un sito in lingua: il materiale commerciale deve essere professionale e adattato al mercato target. -Usiamo il codice EORI: obbligatorio per chi esporta al di fuori dell’UE. -Monitoriamo i tassi di cambio: soprattutto se fatturiamo in valuta estera. 🚀 Esportare non è un salto nel buio, ma un processo che si può affrontare con metodo. Conoscere i passaggi fondamentali, affidarsi a professionisti esperti e sfruttare gli strumenti messi a disposizione può fare la differenza tra un tentativo e un vero successo internazionale. Noi di Impresa.biz crediamo che ogni PMI con un buon prodotto e una visione strategica possa conquistare nuovi mercati. E siamo qui per accompagnare questo percorso. #ExportPMI #Internazionalizzazione #EsportareAllEstero #Dogana #LogisticaInternazionale #ExportMadeInItaly #Microimprese #PMIItalia #StrategiaCommerciale #SACE #ICE #BusinessInternazionale #CrescitaGlobale #MercatiEsteri
    0 Commenti 0 Condivisioni 175 Viste 0 Recensioni
  • Le fiere internazionali come trampolino di lancio per l’internazionalizzazione: una guida per le PMI
    Quando si parla di internazionalizzazione, le PMI italiane spesso si trovano davanti a un bivio: investire all’estero senza una rete di contatti consolidata o aspettare il “momento giusto”, che rischia di non arrivare mai. Noi crediamo che esista una terza via, concreta e strategica: partecipare alle fiere internazionali.

    Perché le fiere internazionali?
    Le fiere rappresentano un'opportunità unica per presentare i nostri prodotti, analizzare la concorrenza e soprattutto entrare in contatto diretto con buyer, distributori e partner esteri. In un contesto fieristico, le relazioni nascono in modo naturale, spesso più velocemente e in modo più autentico rispetto a una trattativa a distanza.

    Un investimento che vale
    Sì, partecipare a una fiera internazionale comporta un investimento in termini economici e organizzativi. Tuttavia, se ben pianificata, questa attività può trasformarsi in un vero trampolino di lancio per nuovi mercati. Abbiamo visto colleghi stringere accordi commerciali durante l’evento stesso, o ricevere richieste di follow-up nelle settimane successive.

    Come prepararci al meglio
    Per ottenere risultati concreti, non possiamo limitarci a “esserci”. Dobbiamo:
    -Selezionare le fiere più in linea con il nostro settore e con i mercati target.
    -Pianificare con anticipo la logistica, la comunicazione e il materiale da esporre.
    -Organizzare incontri B2B attraverso le piattaforme messe a disposizione dagli organizzatori.
    -Preparare il nostro team a comunicare in modo efficace in lingua straniera e a raccogliere contatti utili.
    -Seguire ogni lead con attenzione nel post-fiera.

    Le fiere come punto di partenza, non di arrivo
    La fiera non è il traguardo, ma l’inizio di un percorso. Una volta tornati in azienda, dobbiamo analizzare i contatti acquisiti, aggiornare la nostra strategia export e continuare a coltivare le relazioni nate in fiera. In questo modo trasformiamo un evento di pochi giorni in una leva di crescita sul lungo periodo.

    Noi PMI abbiamo tutte le carte in regola per affacciarci ai mercati esteri, ma serve coraggio, preparazione e un pizzico di visione strategica. Le fiere internazionali possono essere la spinta di cui abbiamo bisogno per trasformare l’ambizione di crescere oltre confine in una realtà concreta.

    #PMI #Internazionalizzazione #Export #FiereInternazionali #MadeInItaly #StrategiaExport #BusinessInternazionale #B2B #CrescitaPMI #MercatiEsteri
    Le fiere internazionali come trampolino di lancio per l’internazionalizzazione: una guida per le PMI Quando si parla di internazionalizzazione, le PMI italiane spesso si trovano davanti a un bivio: investire all’estero senza una rete di contatti consolidata o aspettare il “momento giusto”, che rischia di non arrivare mai. Noi crediamo che esista una terza via, concreta e strategica: partecipare alle fiere internazionali. Perché le fiere internazionali? Le fiere rappresentano un'opportunità unica per presentare i nostri prodotti, analizzare la concorrenza e soprattutto entrare in contatto diretto con buyer, distributori e partner esteri. In un contesto fieristico, le relazioni nascono in modo naturale, spesso più velocemente e in modo più autentico rispetto a una trattativa a distanza. Un investimento che vale Sì, partecipare a una fiera internazionale comporta un investimento in termini economici e organizzativi. Tuttavia, se ben pianificata, questa attività può trasformarsi in un vero trampolino di lancio per nuovi mercati. Abbiamo visto colleghi stringere accordi commerciali durante l’evento stesso, o ricevere richieste di follow-up nelle settimane successive. Come prepararci al meglio Per ottenere risultati concreti, non possiamo limitarci a “esserci”. Dobbiamo: -Selezionare le fiere più in linea con il nostro settore e con i mercati target. -Pianificare con anticipo la logistica, la comunicazione e il materiale da esporre. -Organizzare incontri B2B attraverso le piattaforme messe a disposizione dagli organizzatori. -Preparare il nostro team a comunicare in modo efficace in lingua straniera e a raccogliere contatti utili. -Seguire ogni lead con attenzione nel post-fiera. Le fiere come punto di partenza, non di arrivo La fiera non è il traguardo, ma l’inizio di un percorso. Una volta tornati in azienda, dobbiamo analizzare i contatti acquisiti, aggiornare la nostra strategia export e continuare a coltivare le relazioni nate in fiera. In questo modo trasformiamo un evento di pochi giorni in una leva di crescita sul lungo periodo. Noi PMI abbiamo tutte le carte in regola per affacciarci ai mercati esteri, ma serve coraggio, preparazione e un pizzico di visione strategica. Le fiere internazionali possono essere la spinta di cui abbiamo bisogno per trasformare l’ambizione di crescere oltre confine in una realtà concreta. #PMI #Internazionalizzazione #Export #FiereInternazionali #MadeInItaly #StrategiaExport #BusinessInternazionale #B2B #CrescitaPMI #MercatiEsteri
    0 Commenti 0 Condivisioni 63 Viste 0 Recensioni
  • I mercati emergenti per creator e imprenditori digitali italiani: la mia esperienza

    Quando ho iniziato a lavorare online, pensavo che il mio pubblico e le mie opportunità fossero per lo più “locali” – in Italia o al massimo in Europa. Ma con il tempo ho scoperto che ci sono mercati meno saturi, dinamici, affamati di contenuti e prodotti digitali… solo che spesso non li guardiamo.

    Oggi voglio raccontarti quali mercati emergenti sto esplorando e perché potrebbero essere una grande opportunità anche per te, se sei un* creator o imprenditor* digitale italian*.

    1. America Latina: creatività e community
    Uno dei primi mercati che ho iniziato ad osservare è quello dell’America Latina. Brasile, Messico, Argentina e Colombia hanno comunità digitali estremamente attive, tassi di crescita social altissimi e un’attenzione particolare ai contenuti di lifestyle, moda, cultura, sostenibilità.

    Perché funziona?
    C’è fame di contenuti autentici, europei ma non elitari. Lo stile italiano è molto apprezzato, e molti creator locali cercano ispirazione da noi.

    2. Sud-Est Asiatico: digital first
    Filippine, Indonesia, Malesia e Vietnam sono in piena esplosione digitale. Parliamo di centinaia di milioni di utenti under 30 con smartphone in mano, abituati a formati brevi, esperienze digitali immersive e shopping online.

    Perché è interessante?
    Come creator o brand digitale, puoi testare format innovativi (live shopping, avatar, esperienze interattive) con un pubblico giovane e curioso.

    3. Paesi del Golfo: qualità, estetica e lusso
    Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar sono mercati in cui il made in Italy ha un valore altissimo. La qualità, il design e l’autenticità del nostro stile attirano tanto l’alta fascia di consumatori quanto i brand locali che cercano collaborazioni internazionali.

    La mia esperienza:
    Ho ricevuto richieste da agenzie che lavorano tra Dubai e Milano, interessate a contenuti estetici, luxury ma accessibili, e storytelling che unisca tradizione e innovazione.

    4. Africa Sub-Sahariana: giovani, digitalizzati, ambiziosi
    Nigeria, Kenya e Sudafrica sono tra i paesi africani più interessanti a livello digitale. La popolazione è giovanissima, sempre connessa e desiderosa di crescere, imparare, comprare online.

    Perché lo tengo d’occhio?
    Qui si cercano contenuti formativi, collaborazioni educative, servizi digitali. Se sei un imprenditor* digitale, può essere un terreno fertile.

    Cosa ho imparato
    -L’inglese è solo un punto di partenza. In alcuni mercati serve localizzazione vera (lingua, cultura, toni).
    -Essere italiani è un asset. Siamo riconoscibili per qualità, estetica e storytelling. Dobbiamo valorizzarlo.
    -La competizione è diversa. In alcuni paesi i mercati non sono saturi e c’è spazio per chi porta valore e visione.
    -Serve adattabilità. Ogni paese ha piattaforme preferite, trend diversi e aspettative differenti.

    Se sei un creator o imprenditore digitale , smettere di pensare solo in “italiano” può essere la svolta. I mercati emergenti sono un’occasione per imparare, crescere e trovare collaborazioni che, in Europa, magari non arriveranno mai.

    #MercatiEmergenti #DigitalExport #InfluencerGlobale #EcommerceInternazionale #CreatorLife #BusinessDigitale #MadeInItalyOnline #StrategiaInternazionale #ImprenditoriaDigitale

    I mercati emergenti per creator e imprenditori digitali italiani: la mia esperienza Quando ho iniziato a lavorare online, pensavo che il mio pubblico e le mie opportunità fossero per lo più “locali” – in Italia o al massimo in Europa. Ma con il tempo ho scoperto che ci sono mercati meno saturi, dinamici, affamati di contenuti e prodotti digitali… solo che spesso non li guardiamo. Oggi voglio raccontarti quali mercati emergenti sto esplorando e perché potrebbero essere una grande opportunità anche per te, se sei un* creator o imprenditor* digitale italian*. 1. America Latina: creatività e community Uno dei primi mercati che ho iniziato ad osservare è quello dell’America Latina. Brasile, Messico, Argentina e Colombia hanno comunità digitali estremamente attive, tassi di crescita social altissimi e un’attenzione particolare ai contenuti di lifestyle, moda, cultura, sostenibilità. 👉 Perché funziona? C’è fame di contenuti autentici, europei ma non elitari. Lo stile italiano è molto apprezzato, e molti creator locali cercano ispirazione da noi. 2. Sud-Est Asiatico: digital first Filippine, Indonesia, Malesia e Vietnam sono in piena esplosione digitale. Parliamo di centinaia di milioni di utenti under 30 con smartphone in mano, abituati a formati brevi, esperienze digitali immersive e shopping online. 👉 Perché è interessante? Come creator o brand digitale, puoi testare format innovativi (live shopping, avatar, esperienze interattive) con un pubblico giovane e curioso. 3. Paesi del Golfo: qualità, estetica e lusso Arabia Saudita, Emirati Arabi e Qatar sono mercati in cui il made in Italy ha un valore altissimo. La qualità, il design e l’autenticità del nostro stile attirano tanto l’alta fascia di consumatori quanto i brand locali che cercano collaborazioni internazionali. 👉 La mia esperienza: Ho ricevuto richieste da agenzie che lavorano tra Dubai e Milano, interessate a contenuti estetici, luxury ma accessibili, e storytelling che unisca tradizione e innovazione. 4. Africa Sub-Sahariana: giovani, digitalizzati, ambiziosi Nigeria, Kenya e Sudafrica sono tra i paesi africani più interessanti a livello digitale. La popolazione è giovanissima, sempre connessa e desiderosa di crescere, imparare, comprare online. 👉 Perché lo tengo d’occhio? Qui si cercano contenuti formativi, collaborazioni educative, servizi digitali. Se sei un imprenditor* digitale, può essere un terreno fertile. Cosa ho imparato -L’inglese è solo un punto di partenza. In alcuni mercati serve localizzazione vera (lingua, cultura, toni). -Essere italiani è un asset. Siamo riconoscibili per qualità, estetica e storytelling. Dobbiamo valorizzarlo. -La competizione è diversa. In alcuni paesi i mercati non sono saturi e c’è spazio per chi porta valore e visione. -Serve adattabilità. Ogni paese ha piattaforme preferite, trend diversi e aspettative differenti. Se sei un creator o imprenditore digitale , smettere di pensare solo in “italiano” può essere la svolta. I mercati emergenti sono un’occasione per imparare, crescere e trovare collaborazioni che, in Europa, magari non arriveranno mai. #MercatiEmergenti #DigitalExport #InfluencerGlobale #EcommerceInternazionale #CreatorLife #BusinessDigitale #MadeInItalyOnline #StrategiaInternazionale #ImprenditoriaDigitale
    0 Commenti 0 Condivisioni 271 Viste 0 Recensioni
  • Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia?

    Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta.

    Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore.

    Dove (e come) puntare oggi?
    Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni.

    1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione
    Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico.
    -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità.
    -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design.
    -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico.

    2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani
    Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita.
    -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici.
    -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica.
    -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo.

    3. Internazionalizzazione digitale
    Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per:
    -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.)
    -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate
    -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere
    -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali

    4. Valore aggiunto, non prezzo basso
    Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche:
    -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico
    -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali
    -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali

    5. Nuove forme di internazionalizzazione
    Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche:
    -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza
    -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri
    -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale
    -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani

    Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo.

    Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia.

    #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale

    Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia? Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta. Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore. Dove (e come) puntare oggi? Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni. 1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico. -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità. -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design. -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico. 2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita. -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici. -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica. -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo. 3. Internazionalizzazione digitale Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per: -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.) -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali 4. Valore aggiunto, non prezzo basso Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche: -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali 5. Nuove forme di internazionalizzazione Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche: -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo. Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia. #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale
    Like
    1
    0 Commenti 0 Condivisioni 249 Viste 0 Recensioni
  • Made in Italy digitale: raccontare l’eccellenza italiana nel mondo
    Il Made in Italy non è solo un’etichetta. È un patrimonio di saperi, estetica, artigianalità e qualità riconosciuto ovunque. Ma nel mondo globalizzato e digitale di oggi, non basta produrre bene: bisogna anche saperlo raccontare, con autenticità, strategia e strumenti moderni.

    Noi di Impresa.biz crediamo che l’eccellenza italiana meriti visibilità globale. E il digitale, se usato con intelligenza, può diventare un ponte diretto tra piccole imprese italiane e mercati internazionali.

    Vediamo come.

    Perché digitalizzare il Made in Italy?
    Molti imprenditori italiani hanno un know-how straordinario, ma non sempre hanno le risorse (o la mentalità) per comunicare online in modo efficace. Tuttavia, oggi:

    Il 70% dei buyer B2B fa ricerche online prima di acquistare
    I consumatori cercano brand con storie autentiche
    I marketplace e i social permettono di vendere all’estero senza intermediari

    Digitalizzare non significa solo aprire un e-commerce. Vuol dire costruire una presenza online coerente e strategica, capace di trasmettere identità, valori e unicità.

    Cosa rende un prodotto “Made in Italy” desiderabile?
    Chi acquista italiano nel mondo cerca qualcosa di più del prodotto:
    -Storia e tradizione
    -Design e gusto estetico
    -Qualità percepita (materiali, durata, cura)
    -Esperienza culturale

    Il digitale ti permette di raccontare tutto questo. Non solo il “cosa”, ma il “come” e soprattutto il “perché” dietro ogni creazione.

    5 modi per raccontare (bene) il tuo Made in Italy nel digitale
    1. Storytelling autentico
    Ogni brand italiano ha una storia. Che tu sia un artigiano, una sartoria, una PMI manifatturiera o un designer, racconta:
    -Le origini del tuo lavoro
    -Le persone dietro il prodotto
    -Le scelte di qualità che fai ogni giorno

    Esempio: invece di “produzione artigianale”, mostra il tuo laboratorio, le mani che lavorano, i dettagli che fanno la differenza.

    2. Sito web multilingua (ottimizzato)
    Una presenza digitale internazionale parte da un sito chiaro, accessibile e professionale.
    -Traduci i contenuti (non solo con Google Translate!)
    -Aggiungi una sezione “About us” che racconti la tua filosofia
    -Usa fotografie di qualità che esprimano il valore visivo del tuo prodotto

    3. Social media visivi e curati
    Instagram, Pinterest e TikTok sono alleati potenti per far emergere estetica e lifestyle italiano. Ma attenzione: serve una visione coerente.
    -Crea una palette visiva riconoscibile
    -Alterna immagini di prodotto a dietro le quinte e scene d’uso
    -Utilizza hashtag internazionali (#madeinitaly, #italiandesign, #slowfashion, ecc.)

    4. Video e mini-documentari
    Un breve video può trasmettere emozione, precisione e passione. Pensa a:
    -Mini-tour del laboratorio
    -Interviste ai fondatori
    -Timelapse di lavorazione
    -Video unboxing con focus sulla qualità

    Non servono produzioni costose: anche uno smartphone e una buona luce possono bastare, se c’è una storia vera.

    5. Presenza su marketplace internazionali selezionati
    Se il tuo obiettivo è vendere all’estero, puoi affiancare il tuo canale diretto con marketplace che valorizzano l’artigianalità:
    -Etsy (per artigiani, moda, design)
    -Faire (per il B2B)
    -Not On The High Street, Wolf & Badger, ecc.

    In alternativa, puoi partecipare a fiere digitali e piattaforme come Alibaba B2B, ma sempre curando l'immagine del brand.

    Il Made in Italy è anche innovazione
    Non dimentichiamo: il Made in Italy è sì tradizione, ma anche capacità di innovare. Parla anche di:
    -Sostenibilità (materiali riciclati, filiere corte)
    -Personalizzazione (prodotti su misura, artigianato 4.0)
    -Tecnologie integrate (moda tech, design digitale, smart product)

    Il Made in Italy ha ancora un potere enorme nel mondo, ma oggi va raccontato, posizionato e digitalizzato in modo strategico. Farlo non significa snaturare la propria identità, ma valorizzarla su scala globale.

    Con il digitale, anche la più piccola bottega può parlare al mondo.
    E noi di Impresa.biz siamo qui per aiutarti a farlo, passo dopo passo.

    #MadeInItaly #DigitalExport #StorytellingDigitale #Internazionalizzazione #EccellenzaItaliana #PMI #ComunicazioneOnline #ImpresaBiz

    Vuoi un supporto per iniziare a raccontare il tuo brand nel mondo digitale? Scrivici, ti aiutiamo a definire la tua strategia!
    Made in Italy digitale: raccontare l’eccellenza italiana nel mondo Il Made in Italy non è solo un’etichetta. È un patrimonio di saperi, estetica, artigianalità e qualità riconosciuto ovunque. Ma nel mondo globalizzato e digitale di oggi, non basta produrre bene: bisogna anche saperlo raccontare, con autenticità, strategia e strumenti moderni. Noi di Impresa.biz crediamo che l’eccellenza italiana meriti visibilità globale. E il digitale, se usato con intelligenza, può diventare un ponte diretto tra piccole imprese italiane e mercati internazionali. Vediamo come. Perché digitalizzare il Made in Italy? Molti imprenditori italiani hanno un know-how straordinario, ma non sempre hanno le risorse (o la mentalità) per comunicare online in modo efficace. Tuttavia, oggi: ✅ Il 70% dei buyer B2B fa ricerche online prima di acquistare ✅ I consumatori cercano brand con storie autentiche ✅ I marketplace e i social permettono di vendere all’estero senza intermediari Digitalizzare non significa solo aprire un e-commerce. Vuol dire costruire una presenza online coerente e strategica, capace di trasmettere identità, valori e unicità. Cosa rende un prodotto “Made in Italy” desiderabile? Chi acquista italiano nel mondo cerca qualcosa di più del prodotto: -Storia e tradizione -Design e gusto estetico -Qualità percepita (materiali, durata, cura) -Esperienza culturale 👉 Il digitale ti permette di raccontare tutto questo. Non solo il “cosa”, ma il “come” e soprattutto il “perché” dietro ogni creazione. 5 modi per raccontare (bene) il tuo Made in Italy nel digitale 1. Storytelling autentico Ogni brand italiano ha una storia. Che tu sia un artigiano, una sartoria, una PMI manifatturiera o un designer, racconta: -Le origini del tuo lavoro -Le persone dietro il prodotto -Le scelte di qualità che fai ogni giorno 💡 Esempio: invece di “produzione artigianale”, mostra il tuo laboratorio, le mani che lavorano, i dettagli che fanno la differenza. 2. Sito web multilingua (ottimizzato) Una presenza digitale internazionale parte da un sito chiaro, accessibile e professionale. -Traduci i contenuti (non solo con Google Translate!) -Aggiungi una sezione “About us” che racconti la tua filosofia -Usa fotografie di qualità che esprimano il valore visivo del tuo prodotto 3. Social media visivi e curati Instagram, Pinterest e TikTok sono alleati potenti per far emergere estetica e lifestyle italiano. Ma attenzione: serve una visione coerente. -Crea una palette visiva riconoscibile -Alterna immagini di prodotto a dietro le quinte e scene d’uso -Utilizza hashtag internazionali (#madeinitaly, #italiandesign, #slowfashion, ecc.) 4. Video e mini-documentari Un breve video può trasmettere emozione, precisione e passione. Pensa a: -Mini-tour del laboratorio -Interviste ai fondatori -Timelapse di lavorazione -Video unboxing con focus sulla qualità 🎥 Non servono produzioni costose: anche uno smartphone e una buona luce possono bastare, se c’è una storia vera. 5. Presenza su marketplace internazionali selezionati Se il tuo obiettivo è vendere all’estero, puoi affiancare il tuo canale diretto con marketplace che valorizzano l’artigianalità: -Etsy (per artigiani, moda, design) -Faire (per il B2B) -Not On The High Street, Wolf & Badger, ecc. In alternativa, puoi partecipare a fiere digitali e piattaforme come Alibaba B2B, ma sempre curando l'immagine del brand. Il Made in Italy è anche innovazione Non dimentichiamo: il Made in Italy è sì tradizione, ma anche capacità di innovare. Parla anche di: -Sostenibilità (materiali riciclati, filiere corte) -Personalizzazione (prodotti su misura, artigianato 4.0) -Tecnologie integrate (moda tech, design digitale, smart product) Il Made in Italy ha ancora un potere enorme nel mondo, ma oggi va raccontato, posizionato e digitalizzato in modo strategico. Farlo non significa snaturare la propria identità, ma valorizzarla su scala globale. Con il digitale, anche la più piccola bottega può parlare al mondo. E noi di Impresa.biz siamo qui per aiutarti a farlo, passo dopo passo. #MadeInItaly #DigitalExport #StorytellingDigitale #Internazionalizzazione #EccellenzaItaliana #PMI #ComunicazioneOnline #ImpresaBiz Vuoi un supporto per iniziare a raccontare il tuo brand nel mondo digitale? Scrivici, ti aiutiamo a definire la tua strategia!
    0 Commenti 0 Condivisioni 213 Viste 0 Recensioni
  • Le Fiere Internazionali: Una Leva Strategica per Farsi Conoscere Fuori dall’Italia
    Quando si parla di internazionalizzazione, spesso si pensa subito a traduzioni di siti web, marketplace esteri o strategie digitali. Ma c’è uno strumento, forse più “tradizionale”, che ancora oggi rappresenta una leva concreta e potente per entrare in nuovi mercati: le fiere internazionali.

    Noi di Impresa.biz lo vediamo spesso: aziende anche piccole, ma ben preparate, riescono a generare contatti qualificati, accordi commerciali e visibilità internazionale grazie alla partecipazione a fiere settoriali all’estero. Ecco come farlo nel modo giusto.

    Perché Partecipare a una Fiera Internazionale
    Partecipare a una fiera all’estero non è solo una spesa, ma un investimento strategico. Ecco cosa può offrire:
    -Accesso diretto a nuovi clienti e distributori
    -Osservazione diretta dei concorrenti locali e globali
    -Verifica immediata dell’interesse di mercato per i propri prodotti
    -Occasioni di partnership internazionali
    -Rafforzamento della brand awareness fuori dai confini nazionali
    È anche un modo per testare un mercato prima di aprire una sede o investire in campagne più strutturate.

    Come Scegliere la Fiera Giusta
    Non tutte le fiere portano gli stessi risultati. Bisogna scegliere con criterio. Noi suggeriamo di considerare:
    -Rilevanza settoriale: è una fiera di nicchia o generalista? Chi partecipa?
    -Paese target: il mercato è pronto per i tuoi prodotti/servizi?
    -Tipologia di visitatori: ci saranno buyer, distributori, partner?
    -Presenza della concorrenza: è un buon segnale, non un deterrente
    -Supporto istituzionale: esistono bandi o fondi per abbattere i costi?
    Suggerimento: controllate le fiere segnalate da ICE-Agenzia o da associazioni di categoria: spesso ci sono agevolazioni per partecipare come espositori.

    Come Prepararsi in Modo Strategico
    Andare in fiera senza una strategia è uno degli errori più comuni. Ecco cosa consigliamo:

    Prima della fiera:
    -Definite obiettivi chiari (es. trovare distributori, validare un prodotto, stringere partnership)
    -Preparate materiali in lingua: brochure, schede prodotto, presentazioni
    -Lavorate su una comunicazione coerente e adattata al contesto locale
    -Prenotate appuntamenti in anticipo, se la fiera lo consente

    Durante la fiera:
    -Curate l’allestimento e l’esperienza sullo stand (anche in piccolo)
    -Raccogliete contatti qualificati, prendendo appunti sui dialoghi
    -Scattate foto, fate video: materiale prezioso per il post-evento
    -Partecipate ad eventi paralleli (talk, workshop, networking serale)

    Dopo la fiera:
    Inviate un’email personalizzata a ogni contatto rilevante

    Seguite i lead caldi entro 72 ore

    Fate un bilancio dell’esperienza e aggiornate il CRM

    Esempi di Fiere Internazionali Rilevanti
    A seconda del settore, ci sono fiere internazionali che rappresentano hub di riferimento mondiale. Eccone alcune:

    Settore Fiera Luogo
    Food & Beverage SIAL, Anuga Parigi, Colonia
    Moda Pitti Uomo, Première Vision Firenze, Parigi
    Tecnologia CES, Web Summit Las Vegas, Lisbona
    Design Salone del Mobile (internazionale) Milano, Shanghai
    Agricoltura Agritechnica Hannover

    Fiere e Comunicazione Digitale: Sinergia Vincente
    Partecipare a una fiera non esclude il digitale, anzi. Noi consigliamo di:
    -Comunicare la presenza in fiera sui social e tramite newsletter
    -Preparare una landing page in lingua per l’evento
    -Usare QR code e link tracciabili per facilitare il follow-up
    -Raccogliere recensioni e testimonianze direttamente sul posto

    Agevolazioni e Supporto per le PMI
    Molte Regioni italiane e enti come ICE, SIMEST, Unioncamere o Camere di Commercio italiane all’estero offrono:
    -Voucher per fiere internazionali
    -Rimborsi viaggio/allestimento
    -Supporto logistico e organizzativo
    -Consulenza su normative e dogane
    -Verificate bandi attivi: un piccolo sforzo può farvi risparmiare migliaia di euro.

    Le fiere internazionali non sono un “lusso” riservato ai grandi brand. Anche una PMI può — e deve — usarle per esplorare nuovi mercati, testare prodotti, farsi notare e creare connessioni preziose. L’importante è partire con un obiettivo preciso, una buona preparazione e la giusta dose di flessibilità.

    Noi di Impresa.biz continueremo a raccontarvi casi, strategie e strumenti per portare l’impresa italiana nel mondo… un incontro alla volta.

    #Internazionalizzazione #FiereInternazionali #PMI #ExportMadeInItaly #MarketingFieristico #BusinessGlobale #ImpreseItalianeNelMondo #ImpresaBiz
    Le Fiere Internazionali: Una Leva Strategica per Farsi Conoscere Fuori dall’Italia Quando si parla di internazionalizzazione, spesso si pensa subito a traduzioni di siti web, marketplace esteri o strategie digitali. Ma c’è uno strumento, forse più “tradizionale”, che ancora oggi rappresenta una leva concreta e potente per entrare in nuovi mercati: le fiere internazionali. Noi di Impresa.biz lo vediamo spesso: aziende anche piccole, ma ben preparate, riescono a generare contatti qualificati, accordi commerciali e visibilità internazionale grazie alla partecipazione a fiere settoriali all’estero. Ecco come farlo nel modo giusto. 🌍 Perché Partecipare a una Fiera Internazionale Partecipare a una fiera all’estero non è solo una spesa, ma un investimento strategico. Ecco cosa può offrire: -Accesso diretto a nuovi clienti e distributori -Osservazione diretta dei concorrenti locali e globali -Verifica immediata dell’interesse di mercato per i propri prodotti -Occasioni di partnership internazionali -Rafforzamento della brand awareness fuori dai confini nazionali È anche un modo per testare un mercato prima di aprire una sede o investire in campagne più strutturate. 🔍 Come Scegliere la Fiera Giusta Non tutte le fiere portano gli stessi risultati. Bisogna scegliere con criterio. Noi suggeriamo di considerare: -Rilevanza settoriale: è una fiera di nicchia o generalista? Chi partecipa? -Paese target: il mercato è pronto per i tuoi prodotti/servizi? -Tipologia di visitatori: ci saranno buyer, distributori, partner? -Presenza della concorrenza: è un buon segnale, non un deterrente -Supporto istituzionale: esistono bandi o fondi per abbattere i costi? 📌 Suggerimento: controllate le fiere segnalate da ICE-Agenzia o da associazioni di categoria: spesso ci sono agevolazioni per partecipare come espositori. 🧰 Come Prepararsi in Modo Strategico Andare in fiera senza una strategia è uno degli errori più comuni. Ecco cosa consigliamo: ✅ Prima della fiera: -Definite obiettivi chiari (es. trovare distributori, validare un prodotto, stringere partnership) -Preparate materiali in lingua: brochure, schede prodotto, presentazioni -Lavorate su una comunicazione coerente e adattata al contesto locale -Prenotate appuntamenti in anticipo, se la fiera lo consente ✅ Durante la fiera: -Curate l’allestimento e l’esperienza sullo stand (anche in piccolo) -Raccogliete contatti qualificati, prendendo appunti sui dialoghi -Scattate foto, fate video: materiale prezioso per il post-evento -Partecipate ad eventi paralleli (talk, workshop, networking serale) ✅ Dopo la fiera: Inviate un’email personalizzata a ogni contatto rilevante Seguite i lead caldi entro 72 ore Fate un bilancio dell’esperienza e aggiornate il CRM 💼 Esempi di Fiere Internazionali Rilevanti A seconda del settore, ci sono fiere internazionali che rappresentano hub di riferimento mondiale. Eccone alcune: Settore Fiera Luogo Food & Beverage SIAL, Anuga Parigi, Colonia Moda Pitti Uomo, Première Vision Firenze, Parigi Tecnologia CES, Web Summit Las Vegas, Lisbona Design Salone del Mobile (internazionale) Milano, Shanghai Agricoltura Agritechnica Hannover 📢 Fiere e Comunicazione Digitale: Sinergia Vincente Partecipare a una fiera non esclude il digitale, anzi. Noi consigliamo di: -Comunicare la presenza in fiera sui social e tramite newsletter -Preparare una landing page in lingua per l’evento -Usare QR code e link tracciabili per facilitare il follow-up -Raccogliere recensioni e testimonianze direttamente sul posto 🧾 Agevolazioni e Supporto per le PMI Molte Regioni italiane e enti come ICE, SIMEST, Unioncamere o Camere di Commercio italiane all’estero offrono: -Voucher per fiere internazionali -Rimborsi viaggio/allestimento -Supporto logistico e organizzativo -Consulenza su normative e dogane -Verificate bandi attivi: un piccolo sforzo può farvi risparmiare migliaia di euro. Le fiere internazionali non sono un “lusso” riservato ai grandi brand. Anche una PMI può — e deve — usarle per esplorare nuovi mercati, testare prodotti, farsi notare e creare connessioni preziose. L’importante è partire con un obiettivo preciso, una buona preparazione e la giusta dose di flessibilità. Noi di Impresa.biz continueremo a raccontarvi casi, strategie e strumenti per portare l’impresa italiana nel mondo… un incontro alla volta. #Internazionalizzazione #FiereInternazionali #PMI #ExportMadeInItaly #MarketingFieristico #BusinessGlobale #ImpreseItalianeNelMondo #ImpresaBiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 210 Viste 0 Recensioni
  • Marketplace globali per aziende italiane
    Opportunità offerte da Amazon, Alibaba, Faire e altri per aprirsi a nuovi mercati

    Vendere all’estero oggi è più accessibile di quanto si pensi, grazie ai marketplace globali. Piattaforme come Amazon, Alibaba, Faire, Etsy e altri permettono anche alle piccole e medie imprese italiane di raggiungere clienti in tutto il mondo, con costi contenuti e senza dover costruire da zero una rete commerciale.

    Noi di impresa.biz crediamo che i marketplace possano essere un ottimo trampolino di lancio per l’internazionalizzazione, soprattutto per chi vuole testare nuovi mercati prima di fare investimenti strutturali.

    Perché puntare sui marketplace
    -Accesso immediato a milioni di clienti globali
    -Infrastruttura logistica e pagamento già pronta
    -Opportunità di testare nuovi mercati a basso rischio
    -Flessibilità nella gestione dell’inventario e delle spedizioni

    I principali marketplace da considerare
    Amazon (Amazon Global Selling)
    Ideale per: prodotti di largo consumo, elettronica, moda, beauty, casa, alimentari
    -Vantaggi: logistica semplificata con FBA (Fulfillment by Amazon), ampia visibilità
    -Mercati target: Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Giappone

    Consiglio: per le aziende italiane, Amazon è anche un canale per valorizzare il Made in Italy, grazie a sezioni dedicate e vetrine brandizzate.

    🛍 Alibaba e AliExpress
    Ideale per: produttori e fornitori B2B
    -Vantaggi: accesso a rivenditori internazionali, volumi elevati, mercati asiatici in espansione
    -Mercati target: Asia, Africa, America Latina

    Consiglio: Alibaba richiede una certa struttura produttiva per gestire richieste in grandi quantità, ma è perfetto per chi lavora in ambito manifatturiero o artigianale su scala.

    Faire
    Ideale per: brand artigianali, design, moda, casa, cosmetica indipendente
    -Vantaggi: focus sul B2B e rivenditori locali internazionali, commissioni trasparenti
    -Mercati target: USA, Canada, Europa, Australia

    Consiglio: Faire è particolarmente adatto per piccoli produttori di qualità che vogliono entrare nei negozi indipendenti all’estero.

    Etsy
    Ideale per: artigianato, prodotti creativi, moda etica, gioielli, articoli personalizzati
    -Vantaggi: clientela internazionale già predisposta ad apprezzare il fatto a mano e il Made in Italy
    -Mercati target: USA, UK, Germania, Francia

    Consiglio: Ottimo per testare nuovi prodotti senza dover aprire un sito e-commerce.

    Strategie per avere successo sui marketplace
    -Ottimizza le schede prodotto
    -Descrizioni chiare, tradotte professionalmente
    -Foto di alta qualità
    -Valorizzazione del “fattore Italia” (storia, artigianalità, design)
    -Gestisci bene la logistica
    -Usa servizi integrati (come Amazon FBA o spedizionieri internazionali)
    -Assicurati di avere politiche di reso e consegna competitive
    -Adotta prezzi coerenti per l’export
    -Considera dazi, IVA, spedizioni e conversioni di valuta
    -Valuta se differenziare l’offerta per mercato
    -Investi in visibilità
    -Promozione sponsorizzata interna al marketplace
    -Collaborazioni con influencer locali o campagne di PR digitali

    I marketplace globali sono una vera opportunità per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi in modo smart e sostenibile, senza affrontare subito i costi di un’espansione tradizionale. Il Made in Italy è richiesto in tutto il mondo: serve solo il canale giusto per farlo arrivare a destinazione.

    Noi di impresa.biz continueremo a raccontare le esperienze, gli strumenti e le strategie che aiutano le imprese italiane a crescere anche fuori dai confini.

    #MarketplaceGlobali #ExportDigitale #MadeInItaly #PMIItaliane #Amazon #Alibaba #Faire #Etsy #Internazionalizzazione #impresabiz

    Marketplace globali per aziende italiane Opportunità offerte da Amazon, Alibaba, Faire e altri per aprirsi a nuovi mercati Vendere all’estero oggi è più accessibile di quanto si pensi, grazie ai marketplace globali. Piattaforme come Amazon, Alibaba, Faire, Etsy e altri permettono anche alle piccole e medie imprese italiane di raggiungere clienti in tutto il mondo, con costi contenuti e senza dover costruire da zero una rete commerciale. Noi di impresa.biz crediamo che i marketplace possano essere un ottimo trampolino di lancio per l’internazionalizzazione, soprattutto per chi vuole testare nuovi mercati prima di fare investimenti strutturali. Perché puntare sui marketplace -Accesso immediato a milioni di clienti globali -Infrastruttura logistica e pagamento già pronta -Opportunità di testare nuovi mercati a basso rischio -Flessibilità nella gestione dell’inventario e delle spedizioni I principali marketplace da considerare 🛒 Amazon (Amazon Global Selling) Ideale per: prodotti di largo consumo, elettronica, moda, beauty, casa, alimentari -Vantaggi: logistica semplificata con FBA (Fulfillment by Amazon), ampia visibilità -Mercati target: Europa, Stati Uniti, Medio Oriente, Giappone 📌 Consiglio: per le aziende italiane, Amazon è anche un canale per valorizzare il Made in Italy, grazie a sezioni dedicate e vetrine brandizzate. 🛍 Alibaba e AliExpress Ideale per: produttori e fornitori B2B -Vantaggi: accesso a rivenditori internazionali, volumi elevati, mercati asiatici in espansione -Mercati target: Asia, Africa, America Latina 📌 Consiglio: Alibaba richiede una certa struttura produttiva per gestire richieste in grandi quantità, ma è perfetto per chi lavora in ambito manifatturiero o artigianale su scala. 🛒 Faire Ideale per: brand artigianali, design, moda, casa, cosmetica indipendente -Vantaggi: focus sul B2B e rivenditori locali internazionali, commissioni trasparenti -Mercati target: USA, Canada, Europa, Australia 📌 Consiglio: Faire è particolarmente adatto per piccoli produttori di qualità che vogliono entrare nei negozi indipendenti all’estero. 🧶 Etsy Ideale per: artigianato, prodotti creativi, moda etica, gioielli, articoli personalizzati -Vantaggi: clientela internazionale già predisposta ad apprezzare il fatto a mano e il Made in Italy -Mercati target: USA, UK, Germania, Francia 📌 Consiglio: Ottimo per testare nuovi prodotti senza dover aprire un sito e-commerce. Strategie per avere successo sui marketplace -Ottimizza le schede prodotto -Descrizioni chiare, tradotte professionalmente -Foto di alta qualità -Valorizzazione del “fattore Italia” (storia, artigianalità, design) -Gestisci bene la logistica -Usa servizi integrati (come Amazon FBA o spedizionieri internazionali) -Assicurati di avere politiche di reso e consegna competitive -Adotta prezzi coerenti per l’export -Considera dazi, IVA, spedizioni e conversioni di valuta -Valuta se differenziare l’offerta per mercato -Investi in visibilità -Promozione sponsorizzata interna al marketplace -Collaborazioni con influencer locali o campagne di PR digitali I marketplace globali sono una vera opportunità per le imprese italiane che vogliono internazionalizzarsi in modo smart e sostenibile, senza affrontare subito i costi di un’espansione tradizionale. Il Made in Italy è richiesto in tutto il mondo: serve solo il canale giusto per farlo arrivare a destinazione. Noi di impresa.biz continueremo a raccontare le esperienze, gli strumenti e le strategie che aiutano le imprese italiane a crescere anche fuori dai confini. #MarketplaceGlobali #ExportDigitale #MadeInItaly #PMIItaliane #Amazon #Alibaba #Faire #Etsy #Internazionalizzazione #impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 248 Viste 0 Recensioni
  • Come esportare con successo nel 2025: mercati emergenti e strategie
    Focus su opportunità poco esplorate: Sud-Est asiatico, Africa subsahariana e oltre

    Nel 2025 l’export continua a essere una leva strategica per le imprese italiane, ma puntare solo sui mercati “classici” come Germania, Francia o Stati Uniti potrebbe non bastare più. I margini si assottigliano, la concorrenza aumenta, e le dinamiche globali cambiano velocemente.

    Noi di impresa.biz crediamo che oggi più che mai sia il momento giusto per guardare oltre: ci sono aree del mondo che stanno crescendo rapidamente e che offrono spazio, domanda e margini interessanti, soprattutto per le PMI flessibili e capaci di adattarsi.

    1. Perché guardare ai mercati emergenti nel 2025
    Mercati come il Sud-Est asiatico, l’Africa subsahariana o l’Asia centrale stanno vivendo un forte sviluppo economico e demografico. Cresce:
    -La classe media
    -La domanda di prodotti europei
    -L’interesse per qualità, design, food, moda e meccanica made in Italy

    Inoltre, in molte aree, la concorrenza è meno aggressiva rispetto ai mercati maturi. Questo offre spazio a chi sa costruire relazioni, adattare l’offerta e comunicare con intelligenza.

    2. Dove puntare: 3 aree da tenere d’occhio
    Sud-Est Asiatico (Vietnam, Indonesia, Filippine)
    -Popolazione giovane e digitalizzata
    -Crescita economica costante
    -Interesse per l’agroalimentare, la moda, l’arredo e la tecnologia leggera

    Africa subsahariana (Kenya, Nigeria, Costa d’Avorio)
    -Urbanizzazione in forte aumento
    -Aumento della domanda di beni di consumo e tecnologie per l’agricoltura e l’energia
    -Opportunità per chi sa lavorare con filiere locali e distributori affidabili

    America Latina (Colombia, Perù, Cile)
    -Stabilità crescente e apertura agli accordi commerciali con l’Europa
    -Interesse per macchinari, agroindustria, cosmetica e food

    3. Strategie per un export sostenibile e di successo
    Analisi di mercato mirata
    Non basta “buttarsi”. Serve:
    -Analizzare domanda e concorrenza locale
    -Capire la cultura d’acquisto e le abitudini di consumo
    -Scegliere partner, fiere e canali con criterio

    Adattare il prodotto
    -Etichettatura conforme alle normative locali
    -Packaging adatto al clima, alla logistica o alla cultura del paese
    -Formati e assortimenti pensati per i gusti locali

    Creare relazioni, non solo vendite
    In molti mercati emergenti, la fiducia è la chiave. È importante:
    -Partecipare a fiere o missioni imprenditoriali
    -Avere una presenza, anche temporanea, sul territorio
    -Collaborare con agenti o distributori locali esperti

    Sfruttare gli strumenti di supporto all’export
    Oggi esistono numerosi strumenti dedicati anche alle PMI:
    -SIMEST (finanziamenti agevolati all’internazionalizzazione)
    -ICE Agenzia (formazione, eventi, assistenza sui mercati)
    -SACE (copertura assicurativa dei crediti esteri)

    Esportare nel 2025 non significa solo “vendere all’estero”, ma costruire strategie intelligenti su mercati in crescita, dove il made in Italy ha ancora molto da dire.

    Noi di impresa.biz incoraggiamo le imprese a guardare oltre i confini tradizionali, con coraggio, metodo e visione a lungo termine. I mercati emergenti non sono facili, ma offrono opportunità reali per chi sa coglierle.

    #Export2025 #MercatiEmergenti #SudEstAsiatico #AfricaSubSahariana #PMIItaliane #Internazionalizzazione #MadeInItaly #impresabiz

    Come esportare con successo nel 2025: mercati emergenti e strategie Focus su opportunità poco esplorate: Sud-Est asiatico, Africa subsahariana e oltre Nel 2025 l’export continua a essere una leva strategica per le imprese italiane, ma puntare solo sui mercati “classici” come Germania, Francia o Stati Uniti potrebbe non bastare più. I margini si assottigliano, la concorrenza aumenta, e le dinamiche globali cambiano velocemente. Noi di impresa.biz crediamo che oggi più che mai sia il momento giusto per guardare oltre: ci sono aree del mondo che stanno crescendo rapidamente e che offrono spazio, domanda e margini interessanti, soprattutto per le PMI flessibili e capaci di adattarsi. 1. Perché guardare ai mercati emergenti nel 2025 Mercati come il Sud-Est asiatico, l’Africa subsahariana o l’Asia centrale stanno vivendo un forte sviluppo economico e demografico. Cresce: -La classe media -La domanda di prodotti europei -L’interesse per qualità, design, food, moda e meccanica made in Italy Inoltre, in molte aree, la concorrenza è meno aggressiva rispetto ai mercati maturi. Questo offre spazio a chi sa costruire relazioni, adattare l’offerta e comunicare con intelligenza. 2. Dove puntare: 3 aree da tenere d’occhio 🌏 Sud-Est Asiatico (Vietnam, Indonesia, Filippine) -Popolazione giovane e digitalizzata -Crescita economica costante -Interesse per l’agroalimentare, la moda, l’arredo e la tecnologia leggera 🌍 Africa subsahariana (Kenya, Nigeria, Costa d’Avorio) -Urbanizzazione in forte aumento -Aumento della domanda di beni di consumo e tecnologie per l’agricoltura e l’energia -Opportunità per chi sa lavorare con filiere locali e distributori affidabili 🌐 America Latina (Colombia, Perù, Cile) -Stabilità crescente e apertura agli accordi commerciali con l’Europa -Interesse per macchinari, agroindustria, cosmetica e food 3. Strategie per un export sostenibile e di successo ✅ Analisi di mercato mirata Non basta “buttarsi”. Serve: -Analizzare domanda e concorrenza locale -Capire la cultura d’acquisto e le abitudini di consumo -Scegliere partner, fiere e canali con criterio ✅ Adattare il prodotto -Etichettatura conforme alle normative locali -Packaging adatto al clima, alla logistica o alla cultura del paese -Formati e assortimenti pensati per i gusti locali ✅ Creare relazioni, non solo vendite In molti mercati emergenti, la fiducia è la chiave. È importante: -Partecipare a fiere o missioni imprenditoriali -Avere una presenza, anche temporanea, sul territorio -Collaborare con agenti o distributori locali esperti ✅ Sfruttare gli strumenti di supporto all’export Oggi esistono numerosi strumenti dedicati anche alle PMI: -SIMEST (finanziamenti agevolati all’internazionalizzazione) -ICE Agenzia (formazione, eventi, assistenza sui mercati) -SACE (copertura assicurativa dei crediti esteri) Esportare nel 2025 non significa solo “vendere all’estero”, ma costruire strategie intelligenti su mercati in crescita, dove il made in Italy ha ancora molto da dire. Noi di impresa.biz incoraggiamo le imprese a guardare oltre i confini tradizionali, con coraggio, metodo e visione a lungo termine. I mercati emergenti non sono facili, ma offrono opportunità reali per chi sa coglierle. #Export2025 #MercatiEmergenti #SudEstAsiatico #AfricaSubSahariana #PMIItaliane #Internazionalizzazione #MadeInItaly #impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 246 Viste 0 Recensioni
Altri risultati
Sponsorizzato
adv cerca