• La forza del networking internazionale per un influencer imprenditore
    Se c’è una cosa che ha fatto davvero la differenza nella mia evoluzione da semplice content creator a imprenditrice digitale è il networking internazionale.
    Espandere la mia rete oltre i confini italiani mi ha permesso di accedere a nuove idee, opportunità, partnership e visibilità su scala globale — senza dover necessariamente “andare all’estero”.

    In questo articolo ti spiego perché il networking globale è una leva strategica per chi, come me, costruisce un brand personale e imprenditoriale partendo dai social, e ti do alcuni spunti pratici per iniziare.

    1. Da influencer a player globale
    All’inizio, collaboravo solo con brand italiani. Poi, grazie ad alcune connessioni fatte su LinkedIn e Instagram con creator e founder stranieri, ho avuto accesso a community internazionali che mi hanno fatto alzare l’asticella.
    Ho capito che il valore percepito di un brand personale cresce anche in base alla rete che lo circonda.

    2. Il networking internazionale apre porte che da soli non potremmo mai forzare
    Parlare con altri imprenditori digitali da Stati Uniti, UK o Asia mi ha dato insight su trend emergenti, piattaforme nuove e modelli di business diversi da quelli a cui ero abituata.
    Spesso un DM, un commento o una live con il partner giusto genera contatti, inviti, o addirittura progetti congiunti.

    3. Come costruisco connessioni internazionali in modo strategico
    Partecipo a eventi digitali globali (summit, webinar, community online)
    -Uso LinkedIn attivamente, commentando e scrivendo contenuti anche in inglese
    -Seguo e interagisco con creator e founder stranieri su Instagram, X e TikTok
    -Entro in gruppi Slack o Discord dedicati a imprenditori digitali e creator economy

    4. Le collaborazioni internazionali danno credibilità (anche in Italia)
    Una cosa che ho notato: quando inizi a collaborare con brand o profili stranieri, il tuo posizionamento migliora anche nel tuo mercato locale.
    Vieni percepito come qualcuno che “gioca in un’altra lega”, che ha una visione più ampia, e questo ti distingue da chi comunica sempre e solo all’interno dei propri confini.

    5. Il networking globale è un investimento, non una perdita di tempo
    Sì, all’inizio può sembrare dispersivo. Ma ogni connessione costruita con intenzione è un seme.
    Alcune relazioni si trasformano in progetti, altre in mentorship, altre ancora in collaborazioni che non avresti mai immaginato.

    Essere un influencer oggi non basta. Per essere un imprenditore credibile nel digitale serve aprirsi al mondo.
    Il networking internazionale è uno degli strumenti più potenti (e sottovalutati) per crescere davvero.

    #networkingglobale #personalbranding #influencermarketing #creatorbusiness #digitalentrepreneur #impresadigitale #impresabiz
    La forza del networking internazionale per un influencer imprenditore Se c’è una cosa che ha fatto davvero la differenza nella mia evoluzione da semplice content creator a imprenditrice digitale è il networking internazionale. Espandere la mia rete oltre i confini italiani mi ha permesso di accedere a nuove idee, opportunità, partnership e visibilità su scala globale — senza dover necessariamente “andare all’estero”. In questo articolo ti spiego perché il networking globale è una leva strategica per chi, come me, costruisce un brand personale e imprenditoriale partendo dai social, e ti do alcuni spunti pratici per iniziare. 1. Da influencer a player globale All’inizio, collaboravo solo con brand italiani. Poi, grazie ad alcune connessioni fatte su LinkedIn e Instagram con creator e founder stranieri, ho avuto accesso a community internazionali che mi hanno fatto alzare l’asticella. Ho capito che il valore percepito di un brand personale cresce anche in base alla rete che lo circonda. 2. Il networking internazionale apre porte che da soli non potremmo mai forzare Parlare con altri imprenditori digitali da Stati Uniti, UK o Asia mi ha dato insight su trend emergenti, piattaforme nuove e modelli di business diversi da quelli a cui ero abituata. Spesso un DM, un commento o una live con il partner giusto genera contatti, inviti, o addirittura progetti congiunti. 3. Come costruisco connessioni internazionali in modo strategico Partecipo a eventi digitali globali (summit, webinar, community online) -Uso LinkedIn attivamente, commentando e scrivendo contenuti anche in inglese -Seguo e interagisco con creator e founder stranieri su Instagram, X e TikTok -Entro in gruppi Slack o Discord dedicati a imprenditori digitali e creator economy 4. Le collaborazioni internazionali danno credibilità (anche in Italia) Una cosa che ho notato: quando inizi a collaborare con brand o profili stranieri, il tuo posizionamento migliora anche nel tuo mercato locale. Vieni percepito come qualcuno che “gioca in un’altra lega”, che ha una visione più ampia, e questo ti distingue da chi comunica sempre e solo all’interno dei propri confini. 5. Il networking globale è un investimento, non una perdita di tempo Sì, all’inizio può sembrare dispersivo. Ma ogni connessione costruita con intenzione è un seme. Alcune relazioni si trasformano in progetti, altre in mentorship, altre ancora in collaborazioni che non avresti mai immaginato. Essere un influencer oggi non basta. Per essere un imprenditore credibile nel digitale serve aprirsi al mondo. Il networking internazionale è uno degli strumenti più potenti (e sottovalutati) per crescere davvero. #networkingglobale #personalbranding #influencermarketing #creatorbusiness #digitalentrepreneur #impresadigitale #impresabiz
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  • Cultura e business: come comunicare efficacemente in un mercato globale
    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito che la cultura è il cuore di ogni strategia di comunicazione internazionale. Parlare al pubblico giusto significa molto più che tradurre parole: significa entrare in sintonia con valori, credenze, usi e sensibilità locali.

    Comunicare efficacemente in un mercato globale è una sfida che richiede empatia, studio e adattamento continuo. Ti racconto come affronto questa sfida per costruire relazioni autentiche e durature con audience diverse.

    1. Conosci la cultura del tuo mercato di riferimento
    Prima di tutto, mi informo sulle caratteristiche culturali del paese: modalità di comunicazione, formalità, simboli e tradizioni. Questo aiuta a evitare fraintendimenti e a creare messaggi che risuonano davvero.

    2. Adatta il messaggio, non solo la lingua
    La traduzione letterale non basta. Cerco di trasmettere emozioni, valori e tono di voce che siano coerenti con la cultura locale. Spesso cambio metafore, esempi o persino colori per rispettare sensibilità e preferenze.

    3. Rispetta le diversità e evita stereotipi
    È fondamentale mostrare rispetto e apertura verso culture diverse, evitando generalizzazioni e stereotipi che possono danneggiare la reputazione del brand.

    4. Scegli i canali giusti per ogni mercato
    Ogni paese ha i suoi social e media preferiti. Mi assicuro di usare i canali più efficaci per raggiungere il mio pubblico target in modo naturale.

    5. Ascolta e coinvolgi la community locale
    Interagire con il pubblico locale, raccogliere feedback e coinvolgere influencer o partner del posto rende la comunicazione più autentica e partecipata.

    La comunicazione globale di successo nasce dal rispetto e dalla comprensione culturale, unita a un messaggio chiaro e adattato.
    Se vuoi espandere il tuo business all’estero, investi tempo nel conoscere la cultura del mercato e nel personalizzare la tua comunicazione.

    #culturainbusiness #comunicazioneglobal #internazionalizzazione #marketinginternazionale #personalbranding #impresadigitale #impresabiz

    Cultura e business: come comunicare efficacemente in un mercato globale Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito che la cultura è il cuore di ogni strategia di comunicazione internazionale. Parlare al pubblico giusto significa molto più che tradurre parole: significa entrare in sintonia con valori, credenze, usi e sensibilità locali. Comunicare efficacemente in un mercato globale è una sfida che richiede empatia, studio e adattamento continuo. Ti racconto come affronto questa sfida per costruire relazioni autentiche e durature con audience diverse. 1. Conosci la cultura del tuo mercato di riferimento Prima di tutto, mi informo sulle caratteristiche culturali del paese: modalità di comunicazione, formalità, simboli e tradizioni. Questo aiuta a evitare fraintendimenti e a creare messaggi che risuonano davvero. 2. Adatta il messaggio, non solo la lingua La traduzione letterale non basta. Cerco di trasmettere emozioni, valori e tono di voce che siano coerenti con la cultura locale. Spesso cambio metafore, esempi o persino colori per rispettare sensibilità e preferenze. 3. Rispetta le diversità e evita stereotipi È fondamentale mostrare rispetto e apertura verso culture diverse, evitando generalizzazioni e stereotipi che possono danneggiare la reputazione del brand. 4. Scegli i canali giusti per ogni mercato Ogni paese ha i suoi social e media preferiti. Mi assicuro di usare i canali più efficaci per raggiungere il mio pubblico target in modo naturale. 5. Ascolta e coinvolgi la community locale Interagire con il pubblico locale, raccogliere feedback e coinvolgere influencer o partner del posto rende la comunicazione più autentica e partecipata. La comunicazione globale di successo nasce dal rispetto e dalla comprensione culturale, unita a un messaggio chiaro e adattato. Se vuoi espandere il tuo business all’estero, investi tempo nel conoscere la cultura del mercato e nel personalizzare la tua comunicazione. #culturainbusiness #comunicazioneglobal #internazionalizzazione #marketinginternazionale #personalbranding #impresadigitale #impresabiz
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  • La mia guida rapida per capire i trend di consumo internazionali e intercettarli

    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, una delle competenze più importanti che ho sviluppato è stata la capacità di anticipare e intercettare i trend di consumo a livello globale. In un mondo sempre più connesso, capire cosa muove i mercati internazionali è essenziale per creare contenuti, prodotti e strategie di marketing vincenti.

    Ecco la mia guida rapida per leggere, interpretare e sfruttare i trend di consumo internazionali, anche se hai poco tempo.

    1. Usa Google Trends e strumenti di insight
    Google Trends è il mio punto di partenza per monitorare ciò che le persone cercano in diversi paesi e settori. Lo uso per identificare picchi di interesse e temi emergenti da sfruttare.

    2. Segui report e analisi di mercato
    Leggo regolarmente report di società come McKinsey, Nielsen e Statista, che forniscono dati aggiornati su comportamenti di consumo, preferenze e previsioni di mercato a livello globale.

    3. Osserva i social media globali
    Piattaforme come TikTok, Instagram e Pinterest sono fucine di trend, soprattutto tra i giovani. Seguo creator internazionali e hashtag di settore per captare novità e viralità in tempo reale.

    4. Partecipa a webinar e community internazionali
    Essere parte di network e community di professionisti digitali o di settore mi permette di scambiare idee e scoprire insight preziosi direttamente da chi opera in altri mercati.

    5. Adatta i trend al tuo pubblico
    Non basta copiare un trend internazionale: lo adatto alle esigenze e alla cultura del mio target, rendendolo rilevante e autentico.

    Capire e intercettare i trend di consumo internazionali richiede curiosità, strumenti adeguati e un approccio flessibile.
    Con questa guida rapida, puoi iniziare subito a usare dati e insight per anticipare il mercato e innovare il tuo business.

    #trendconsumo #marketinsights #digitalmarketing #personalbranding #internazionalizzazione #businessglobale #impresadigitale #impresabiz
    La mia guida rapida per capire i trend di consumo internazionali e intercettarli Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, una delle competenze più importanti che ho sviluppato è stata la capacità di anticipare e intercettare i trend di consumo a livello globale. In un mondo sempre più connesso, capire cosa muove i mercati internazionali è essenziale per creare contenuti, prodotti e strategie di marketing vincenti. Ecco la mia guida rapida per leggere, interpretare e sfruttare i trend di consumo internazionali, anche se hai poco tempo. 1. Usa Google Trends e strumenti di insight Google Trends è il mio punto di partenza per monitorare ciò che le persone cercano in diversi paesi e settori. Lo uso per identificare picchi di interesse e temi emergenti da sfruttare. 2. Segui report e analisi di mercato Leggo regolarmente report di società come McKinsey, Nielsen e Statista, che forniscono dati aggiornati su comportamenti di consumo, preferenze e previsioni di mercato a livello globale. 3. Osserva i social media globali Piattaforme come TikTok, Instagram e Pinterest sono fucine di trend, soprattutto tra i giovani. Seguo creator internazionali e hashtag di settore per captare novità e viralità in tempo reale. 4. Partecipa a webinar e community internazionali Essere parte di network e community di professionisti digitali o di settore mi permette di scambiare idee e scoprire insight preziosi direttamente da chi opera in altri mercati. 5. Adatta i trend al tuo pubblico Non basta copiare un trend internazionale: lo adatto alle esigenze e alla cultura del mio target, rendendolo rilevante e autentico. Capire e intercettare i trend di consumo internazionali richiede curiosità, strumenti adeguati e un approccio flessibile. Con questa guida rapida, puoi iniziare subito a usare dati e insight per anticipare il mercato e innovare il tuo business. #trendconsumo #marketinsights #digitalmarketing #personalbranding #internazionalizzazione #businessglobale #impresadigitale #impresabiz
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  • Analytics per influencer: come leggo i dati per prendere decisioni di business

    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito presto che i numeri non sono solo freddi dati da guardare, ma strumenti potenti per guidare le scelte di business. Imparare a leggere e interpretare le analytics è stato fondamentale per crescere in modo consapevole, migliorare i contenuti e costruire collaborazioni di valore con i brand.

    Oggi ti racconto come approccio i dati e quali metriche seguo per prendere decisioni concrete.

    1. Non guardo solo i follower, ma la qualità dell’engagement
    I follower sono un indicatore di dimensione, ma il valore reale sta nell’engagement: commenti, condivisioni, salvataggi, messaggi diretti.
    Un alto tasso di engagement indica una community attiva e interessata, pronta a interagire con i contenuti e più incline a seguire consigli o offerte.

    2. Studio le performance per tipo di contenuto
    Non tutti i contenuti funzionano allo stesso modo: video, caroselli, storie o post statici hanno impatti diversi su pubblico e algoritmo.
    Analizzo quali formati generano più coinvolgimento e porto avanti quelli che funzionano, mentre rivedo o scarto quelli che hanno risultati scarsi.

    3. Monitoro il tempo di visualizzazione e la retention
    Per i video è fondamentale capire se chi guarda resta fino alla fine o scorre via subito.
    Un alto tasso di retention significa che il contenuto è rilevante e ben fatto, mentre un calo precoce indica che devo migliorare l’hook o la struttura.

    4. Valuto la crescita dei follower con attenzione
    La crescita organica è positiva, ma serve capire da dove arrivano i nuovi follower: campagne specifiche, hashtag, collaborazioni?
    Così posso replicare ciò che funziona e pianificare le prossime mosse in modo strategico.

    5. Uso i dati per ottimizzare le partnership
    Quando collaboro con un brand, fornisco report chiari e dettagliati con dati di performance.
    Questo rafforza la fiducia e apre la strada a nuove collaborazioni, perché dimostra professionalità e attenzione ai risultati.

    Leggere le analytics non è solo guardare numeri, ma interpretare segnali per migliorare, crescere e fare scelte di business intelligenti.
    Ti consiglio di impostare un’abitudine regolare di analisi dati e di usare gli insight per ottimizzare ogni aspetto della tua attività da influencer.

    #analytics #influencermarketing #datadriven #businessdigitale #personalbranding #socialmediaanalysis #contentstrategy #impresadigitale #impresabiz
    Analytics per influencer: come leggo i dati per prendere decisioni di business Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito presto che i numeri non sono solo freddi dati da guardare, ma strumenti potenti per guidare le scelte di business. Imparare a leggere e interpretare le analytics è stato fondamentale per crescere in modo consapevole, migliorare i contenuti e costruire collaborazioni di valore con i brand. Oggi ti racconto come approccio i dati e quali metriche seguo per prendere decisioni concrete. 1. Non guardo solo i follower, ma la qualità dell’engagement I follower sono un indicatore di dimensione, ma il valore reale sta nell’engagement: commenti, condivisioni, salvataggi, messaggi diretti. Un alto tasso di engagement indica una community attiva e interessata, pronta a interagire con i contenuti e più incline a seguire consigli o offerte. 2. Studio le performance per tipo di contenuto Non tutti i contenuti funzionano allo stesso modo: video, caroselli, storie o post statici hanno impatti diversi su pubblico e algoritmo. Analizzo quali formati generano più coinvolgimento e porto avanti quelli che funzionano, mentre rivedo o scarto quelli che hanno risultati scarsi. 3. Monitoro il tempo di visualizzazione e la retention Per i video è fondamentale capire se chi guarda resta fino alla fine o scorre via subito. Un alto tasso di retention significa che il contenuto è rilevante e ben fatto, mentre un calo precoce indica che devo migliorare l’hook o la struttura. 4. Valuto la crescita dei follower con attenzione La crescita organica è positiva, ma serve capire da dove arrivano i nuovi follower: campagne specifiche, hashtag, collaborazioni? Così posso replicare ciò che funziona e pianificare le prossime mosse in modo strategico. 5. Uso i dati per ottimizzare le partnership Quando collaboro con un brand, fornisco report chiari e dettagliati con dati di performance. Questo rafforza la fiducia e apre la strada a nuove collaborazioni, perché dimostra professionalità e attenzione ai risultati. Leggere le analytics non è solo guardare numeri, ma interpretare segnali per migliorare, crescere e fare scelte di business intelligenti. Ti consiglio di impostare un’abitudine regolare di analisi dati e di usare gli insight per ottimizzare ogni aspetto della tua attività da influencer. #analytics #influencermarketing #datadriven #businessdigitale #personalbranding #socialmediaanalysis #contentstrategy #impresadigitale #impresabiz
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  • Le 7 app che uso ogni giorno per gestire il mio business da smartphone
    Gestire un business oggi significa essere sempre connessi, veloci e organizzati, anche quando sei in movimento. Nel mio percorso da imprenditrice digitale e influencer, ho imparato a scegliere con cura gli strumenti che mi permettono di lavorare efficientemente dal mio smartphone, senza perdere tempo e restando sempre produttiva.

    Ecco le 7 app che uso ogni giorno per gestire il mio business, e che ti consiglio se vuoi fare lo stesso.

    1. Notion – l’agenda e l’archivio tutto-in-uno
    Uso Notion come centro operativo del mio lavoro:
    – Organizzo idee e progetti
    – Tengo traccia di scadenze e attività
    – Creo database clienti e contatti

    Il bello? Tutto sincronizzato tra smartphone e desktop, sempre a portata di mano.

    2. Canva – per creare contenuti visivi in pochi minuti
    Che sia un post Instagram, un carosello o una story, Canva mi permette di creare grafiche professionali anche in mobilità, con template facili da personalizzare.

    3. Trello – la gestione agile dei progetti
    Per monitorare il flusso di lavoro, uso Trello.
    Le board e le card sono perfette per visualizzare lo stato di ogni progetto, assegnare task e collaborare con il team.

    4. Google Workspace (Drive, Docs, Sheets) – l’ufficio sempre con me
    Dal file di presentazione al report di vendita, tutto è su Google Drive. Uso Docs e Sheets per scrivere, modificare e condividere documenti in tempo reale, ovunque io sia.

    5. Slack – la comunicazione smart con il team
    Per coordinare il mio team e i collaboratori, Slack è fondamentale: chat, canali tematici, integrazioni con altre app. Così lavoro senza email infinite e con più efficienza.

    6. Instagram e TikTok – per gestire la mia presenza social
    Uso le app native per programmare, pubblicare, rispondere ai messaggi e analizzare i dati. Essere diretta e reattiva è la chiave per mantenere una community attiva.

    7. Stripe / PayPal – per ricevere pagamenti ovunque
    Per la parte finanziaria uso app come Stripe e PayPal, che mi permettono di monitorare e ricevere pagamenti in modo rapido e sicuro, senza bisogno di pc.

    Il segreto per gestire un business da smartphone non è usare mille app diverse, ma scegliere quelle giuste e farle diventare il tuo hub operativo.
    Con queste 7 app, riesco a rimanere produttiva, organizzata e sempre connessa, senza perdere tempo prezioso.

    #appbusiness #smartworking #imprenditoria #produttività #digitaltools #businessmobile #gestioneprogetti #impresadigitale #impresabiz

    Le 7 app che uso ogni giorno per gestire il mio business da smartphone Gestire un business oggi significa essere sempre connessi, veloci e organizzati, anche quando sei in movimento. Nel mio percorso da imprenditrice digitale e influencer, ho imparato a scegliere con cura gli strumenti che mi permettono di lavorare efficientemente dal mio smartphone, senza perdere tempo e restando sempre produttiva. Ecco le 7 app che uso ogni giorno per gestire il mio business, e che ti consiglio se vuoi fare lo stesso. 1. Notion – l’agenda e l’archivio tutto-in-uno Uso Notion come centro operativo del mio lavoro: – Organizzo idee e progetti – Tengo traccia di scadenze e attività – Creo database clienti e contatti Il bello? Tutto sincronizzato tra smartphone e desktop, sempre a portata di mano. 2. Canva – per creare contenuti visivi in pochi minuti Che sia un post Instagram, un carosello o una story, Canva mi permette di creare grafiche professionali anche in mobilità, con template facili da personalizzare. 3. Trello – la gestione agile dei progetti Per monitorare il flusso di lavoro, uso Trello. Le board e le card sono perfette per visualizzare lo stato di ogni progetto, assegnare task e collaborare con il team. 4. Google Workspace (Drive, Docs, Sheets) – l’ufficio sempre con me Dal file di presentazione al report di vendita, tutto è su Google Drive. Uso Docs e Sheets per scrivere, modificare e condividere documenti in tempo reale, ovunque io sia. 5. Slack – la comunicazione smart con il team Per coordinare il mio team e i collaboratori, Slack è fondamentale: chat, canali tematici, integrazioni con altre app. Così lavoro senza email infinite e con più efficienza. 6. Instagram e TikTok – per gestire la mia presenza social Uso le app native per programmare, pubblicare, rispondere ai messaggi e analizzare i dati. Essere diretta e reattiva è la chiave per mantenere una community attiva. 7. Stripe / PayPal – per ricevere pagamenti ovunque Per la parte finanziaria uso app come Stripe e PayPal, che mi permettono di monitorare e ricevere pagamenti in modo rapido e sicuro, senza bisogno di pc. Il segreto per gestire un business da smartphone non è usare mille app diverse, ma scegliere quelle giuste e farle diventare il tuo hub operativo. Con queste 7 app, riesco a rimanere produttiva, organizzata e sempre connessa, senza perdere tempo prezioso. #appbusiness #smartworking #imprenditoria #produttività #digitaltools #businessmobile #gestioneprogetti #impresadigitale #impresabiz
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  • Influencer marketing: cosa vogliono davvero i brand da una collaborazione

    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale ho avuto modo di collaborare con decine di brand, grandi e piccoli. Quello che ho imparato è che dietro ogni collaborazione c’è molto più di un semplice post o una storia sponsorizzata. I brand cercano partner strategici, non solo volti belli o follower numerosi.

    Ecco cosa ho capito che vogliono davvero i brand da chi lavora con loro:

    1. Allineamento autentico con il brand
    I brand oggi non cercano solo visibilità, ma coerenza. Vogliono essere associati a persone che incarnano i loro valori, che parlano al loro target con credibilità.
    Per questo non basta avere tanti follower: serve che il tuo stile, il tuo messaggio e la tua community siano in sintonia con il brand.

    2. Contenuti di qualità e originali
    I brand vogliono contenuti che si distinguano, che siano creativi, autentici e professionali.
    Non basta fare “copy-paste” di uno spot pubblicitario o un post generico: la collaborazione deve sembrare naturale, integrata nel tuo flusso comunicativo.

    3. Risultati misurabili
    Sempre più spesso, i brand chiedono dati concreti: reach, engagement, click, vendite generate.
    Per questo è fondamentale che tu sappia monitorare e mostrare i risultati della collaborazione con strumenti e report chiari.

    4. Professionalità e puntualità
    La gestione della collaborazione deve essere impeccabile:
    – Rispetto delle scadenze
    – Comunicazione trasparente
    – Flessibilità per eventuali modifiche
    – Attenzione ai dettagli contrattuali e di copyright

    5. Relazione a lungo termine
    I brand preferiscono collaborazioni durature, basate sulla fiducia reciproca.
    Una partnership continuativa genera più valore di una singola campagna e crea un vero rapporto di ambassador.

    Il consiglio che do sempre a chi vuole lavorare con i brand?
    Non venderti come “influencer”, ma come partner di business.
    Costruisci un personal brand solido, crea contenuti di valore e mantieni un approccio professionale. Solo così i brand ti vedranno come un asset strategico, non un semplice canale pubblicitario.

    #influencermarketing #brandpartnership #personalbrand #contentcreation #businessdigitali #marketingstrategy #collaborazioni #impresadigitale #impresabiz
    Influencer marketing: cosa vogliono davvero i brand da una collaborazione Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale ho avuto modo di collaborare con decine di brand, grandi e piccoli. Quello che ho imparato è che dietro ogni collaborazione c’è molto più di un semplice post o una storia sponsorizzata. I brand cercano partner strategici, non solo volti belli o follower numerosi. Ecco cosa ho capito che vogliono davvero i brand da chi lavora con loro: 1. Allineamento autentico con il brand I brand oggi non cercano solo visibilità, ma coerenza. Vogliono essere associati a persone che incarnano i loro valori, che parlano al loro target con credibilità. Per questo non basta avere tanti follower: serve che il tuo stile, il tuo messaggio e la tua community siano in sintonia con il brand. 2. Contenuti di qualità e originali I brand vogliono contenuti che si distinguano, che siano creativi, autentici e professionali. Non basta fare “copy-paste” di uno spot pubblicitario o un post generico: la collaborazione deve sembrare naturale, integrata nel tuo flusso comunicativo. 3. Risultati misurabili Sempre più spesso, i brand chiedono dati concreti: reach, engagement, click, vendite generate. Per questo è fondamentale che tu sappia monitorare e mostrare i risultati della collaborazione con strumenti e report chiari. 4. Professionalità e puntualità La gestione della collaborazione deve essere impeccabile: – Rispetto delle scadenze – Comunicazione trasparente – Flessibilità per eventuali modifiche – Attenzione ai dettagli contrattuali e di copyright 5. Relazione a lungo termine I brand preferiscono collaborazioni durature, basate sulla fiducia reciproca. Una partnership continuativa genera più valore di una singola campagna e crea un vero rapporto di ambassador. Il consiglio che do sempre a chi vuole lavorare con i brand? Non venderti come “influencer”, ma come partner di business. Costruisci un personal brand solido, crea contenuti di valore e mantieni un approccio professionale. Solo così i brand ti vedranno come un asset strategico, non un semplice canale pubblicitario. #influencermarketing #brandpartnership #personalbrand #contentcreation #businessdigitali #marketingstrategy #collaborazioni #impresadigitale #impresabiz
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  • Dall’influencer all’imprenditrice: la mia transizione spiegata passo dopo passo

    Quando ho iniziato a pubblicare contenuti sui social, non avevo un piano preciso. Avevo passione, creatività e il desiderio di condividere. Quello che non sapevo è che stavo gettando le basi di un vero e proprio business.

    Diventare influencer è stato il primo passo. Diventare imprenditrice è stato il salto successivo: non immediato, né facile, ma necessario. Oggi voglio raccontarvi come ho trasformato una carriera digitale in un’attività imprenditoriale solida, sostenibile e scalabile.

    1. Ho cambiato prospettiva: da contenuto a strategia
    All’inizio creavo contenuti per piacere, per esprimermi, per “esserci”. Poi ho capito: ogni contenuto ha un potenziale commerciale, ma solo se inserito in una strategia chiara. Ho iniziato a pianificare i miei contenuti in funzione di obiettivi precisi: generare lead, lanciare prodotti, posizionare il mio brand.

    2. Ho definito un modello di business
    Collaborazioni e sponsorizzazioni erano solo una parte del puzzle. Mi sono chiesta: Come posso rendere questa attività indipendente dalle piattaforme e dagli algoritmi?
    La risposta è arrivata costruendo prodotti miei (digitali e fisici), creando una community attiva, sviluppando servizi a pagamento e diversificando le fonti di reddito.

    3. Ho messo in ordine le fondamenta legali e fiscali
    Passare da “freelance digitale” a vera imprenditrice ha richiesto scelte concrete: apertura di una partita IVA strutturata, gestione della contabilità, registrazione del marchio, contratti per le collaborazioni. Ho iniziato a trattare il mio lavoro con la serietà di una PMI.

    4. Ho creato un team
    Il momento più delicato è stato accettare che non posso fare tutto da sola. Ho assunto (prima part-time, poi stabilmente) figure chiave: un’assistente virtuale, un commercialista specializzato in digital business, un social media manager. Il team mi ha liberata dal “fare” per concentrarmi sul “costruire”.

    5. Ho trasformato la mia community in clienti e ambasciatori
    Essere influencer significa avere attenzione. Essere imprenditrice significa trasformare quell’attenzione in valore. Ho iniziato ad ascoltare davvero la mia community: cosa desiderano, cosa manca sul mercato, cosa posso offrire io in modo unico. Da lì sono nati i miei primi prodotti proprietari: e-book, percorsi formativi, eventi esclusivi.

    Oggi non sono solo una creatrice di contenuti: sono a capo di un brand, di una missione, di una piccola azienda in crescita.
    Il mio consiglio? Se sei un* creator e senti che è arrivato il momento di fare il salto: non aspettare che “venga l’occasione”. Trattati fin da subito come un* imprenditor* e costruisci, passo dopo passo, la tua impresa digitale.

    #impresadigitale #influencermarketing #businessonline #digitalstrategy #startup #personalbrand #creatoredivalore #carriera #imprenditoriafemminile #impresabiz

    Dall’influencer all’imprenditrice: la mia transizione spiegata passo dopo passo Quando ho iniziato a pubblicare contenuti sui social, non avevo un piano preciso. Avevo passione, creatività e il desiderio di condividere. Quello che non sapevo è che stavo gettando le basi di un vero e proprio business. Diventare influencer è stato il primo passo. Diventare imprenditrice è stato il salto successivo: non immediato, né facile, ma necessario. Oggi voglio raccontarvi come ho trasformato una carriera digitale in un’attività imprenditoriale solida, sostenibile e scalabile. 1. Ho cambiato prospettiva: da contenuto a strategia All’inizio creavo contenuti per piacere, per esprimermi, per “esserci”. Poi ho capito: ogni contenuto ha un potenziale commerciale, ma solo se inserito in una strategia chiara. Ho iniziato a pianificare i miei contenuti in funzione di obiettivi precisi: generare lead, lanciare prodotti, posizionare il mio brand. 2. Ho definito un modello di business Collaborazioni e sponsorizzazioni erano solo una parte del puzzle. Mi sono chiesta: Come posso rendere questa attività indipendente dalle piattaforme e dagli algoritmi? La risposta è arrivata costruendo prodotti miei (digitali e fisici), creando una community attiva, sviluppando servizi a pagamento e diversificando le fonti di reddito. 3. Ho messo in ordine le fondamenta legali e fiscali Passare da “freelance digitale” a vera imprenditrice ha richiesto scelte concrete: apertura di una partita IVA strutturata, gestione della contabilità, registrazione del marchio, contratti per le collaborazioni. Ho iniziato a trattare il mio lavoro con la serietà di una PMI. 4. Ho creato un team Il momento più delicato è stato accettare che non posso fare tutto da sola. Ho assunto (prima part-time, poi stabilmente) figure chiave: un’assistente virtuale, un commercialista specializzato in digital business, un social media manager. Il team mi ha liberata dal “fare” per concentrarmi sul “costruire”. 5. Ho trasformato la mia community in clienti e ambasciatori Essere influencer significa avere attenzione. Essere imprenditrice significa trasformare quell’attenzione in valore. Ho iniziato ad ascoltare davvero la mia community: cosa desiderano, cosa manca sul mercato, cosa posso offrire io in modo unico. Da lì sono nati i miei primi prodotti proprietari: e-book, percorsi formativi, eventi esclusivi. Oggi non sono solo una creatrice di contenuti: sono a capo di un brand, di una missione, di una piccola azienda in crescita. Il mio consiglio? Se sei un* creator e senti che è arrivato il momento di fare il salto: non aspettare che “venga l’occasione”. Trattati fin da subito come un* imprenditor* e costruisci, passo dopo passo, la tua impresa digitale. #impresadigitale #influencermarketing #businessonline #digitalstrategy #startup #personalbrand #creatoredivalore #carriera #imprenditoriafemminile #impresabiz
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  • Lezioni di business imparate sbagliando: 5 errori che rifarei (ma meglio)
    (Sì, ho fatto errori. Ma rifacendoli consapevolmente, oggi sono diventati il mio vantaggio.)

    Ciao,
    sono Vera, creator e imprenditrice digitale, e oggi voglio raccontarti qualcosa che spesso si evita di dire online: i miei errori.

    Non quelli catastrofici, ma quelli che ti insegnano cose che nessun corso può spiegarti davvero.
    Quelli che fanno un po’ male all’ego, ma ti fanno crescere come professionista.
    E sai una cosa? Alcuni li rifarei. Ma con più consapevolezza, più coraggio e meno fretta.

    1. Dire “sì” a tutto pur di non perdere occasioni
    All’inizio dicevo sì a ogni collaborazione, anche se pagava poco o non mi rappresentava.
    Avevo paura di sembrare ingrata, o di chiudermi delle porte.

    Cosa ho imparato:
    Non tutte le opportunità sono giuste per te, e dire “no” è un atto di protezione (non di arroganza).
    Oggi rifarei quegli stessi “sì”, ma con contratti più chiari, durate più brevi, e più attenzione alla mia identità di brand.

    2. Pensare di poter fare tutto da sola
    Credevo che delegare fosse un lusso, o peggio, un segno di debolezza.
    Così ho fatto grafiche, montaggi, email, customer care… tutto da sola.
    Risultato? Esaurimento, errori, perdita di focus.

    Cosa ho imparato:
    Delegare è un atto di fiducia verso se stessi. Fiducia che saprai guidare un team e che il tuo tempo vale.

    Oggi rifarei tutto quel “fai da te”, ma solo per capire i processi, non per restarci intrappolata.

    3. Investire (troppo) senza un piano
    Appena ho iniziato a guadagnare, ho speso: strumenti, consulenze, corsi, software. Alcuni utili, altri… meno.

    Cosa ho imparato:
    Ogni investimento va fatto con obiettivo e ritorno misurabile.
    Rifarei quegli acquisti, ma con più testa e meno entusiasmo impulsivo.

    “Serve davvero adesso?” è la domanda che mi faccio prima di ogni spesa.

    4. Aspettare di essere pronta prima di lanciare
    Ho posticipato il lancio del mio primo corso per mesi.
    Aspettavo la perfezione. Risultato? Stress inutile e un'opportunità ritardata.

    Cosa ho imparato:
    Meglio uscire imperfetti che restare invisibili.
    Il feedback reale arriva solo quando ti esponi.

    Rifarei quel primo lancio, con le stesse incertezze… ma con meno ansia da prestazione e più apertura al miglioramento.

    🫶 5. Dimenticare che dietro ogni numero c’è una persona
    Quando ho iniziato a crescere sui social, ho vissuto momenti in cui guardavo solo i numeri: follower, like, vendite.

    Cosa ho imparato:
    Dietro ogni clic c’è una persona reale che ti sta dedicando attenzione.
    E il successo si costruisce relazione dopo relazione, non algoritmo dopo algoritmo.

    Rifarei quell’errore per riscoprire quanto è bello e potente tornare ad ascoltare davvero la mia community.

    Fare impresa, anche online, è una continua serie di prove, errori e correzioni.
    Se oggi sono più forte, è grazie a quei momenti in cui non è andato tutto bene — ma ho scelto di imparare comunque.

    Quindi sì, alcuni errori li rifarei. Ma con più consapevolezza, più cuore, e meno paura di sbagliare ancora.

    E tu? Quali errori ti hanno insegnato di più?

    #BusinessReale #CrescitaPersonale #ImparareDagliErrori #FreelanceLife #ImprenditoriaDigitale #FailForward #Microimpresa #ImpresaBiz

    Lezioni di business imparate sbagliando: 5 errori che rifarei (ma meglio) (Sì, ho fatto errori. Ma rifacendoli consapevolmente, oggi sono diventati il mio vantaggio.) Ciao, sono Vera, creator e imprenditrice digitale, e oggi voglio raccontarti qualcosa che spesso si evita di dire online: i miei errori. Non quelli catastrofici, ma quelli che ti insegnano cose che nessun corso può spiegarti davvero. Quelli che fanno un po’ male all’ego, ma ti fanno crescere come professionista. E sai una cosa? Alcuni li rifarei. Ma con più consapevolezza, più coraggio e meno fretta. 💥 1. Dire “sì” a tutto pur di non perdere occasioni All’inizio dicevo sì a ogni collaborazione, anche se pagava poco o non mi rappresentava. Avevo paura di sembrare ingrata, o di chiudermi delle porte. Cosa ho imparato: Non tutte le opportunità sono giuste per te, e dire “no” è un atto di protezione (non di arroganza). Oggi rifarei quegli stessi “sì”, ma con contratti più chiari, durate più brevi, e più attenzione alla mia identità di brand. 🧠 2. Pensare di poter fare tutto da sola Credevo che delegare fosse un lusso, o peggio, un segno di debolezza. Così ho fatto grafiche, montaggi, email, customer care… tutto da sola. Risultato? Esaurimento, errori, perdita di focus. Cosa ho imparato: Delegare è un atto di fiducia verso se stessi. Fiducia che saprai guidare un team e che il tuo tempo vale. Oggi rifarei tutto quel “fai da te”, ma solo per capire i processi, non per restarci intrappolata. 📉 3. Investire (troppo) senza un piano Appena ho iniziato a guadagnare, ho speso: strumenti, consulenze, corsi, software. Alcuni utili, altri… meno. Cosa ho imparato: Ogni investimento va fatto con obiettivo e ritorno misurabile. Rifarei quegli acquisti, ma con più testa e meno entusiasmo impulsivo. 💡 “Serve davvero adesso?” è la domanda che mi faccio prima di ogni spesa. 🧩 4. Aspettare di essere pronta prima di lanciare Ho posticipato il lancio del mio primo corso per mesi. Aspettavo la perfezione. Risultato? Stress inutile e un'opportunità ritardata. Cosa ho imparato: Meglio uscire imperfetti che restare invisibili. Il feedback reale arriva solo quando ti esponi. Rifarei quel primo lancio, con le stesse incertezze… ma con meno ansia da prestazione e più apertura al miglioramento. 🫶 5. Dimenticare che dietro ogni numero c’è una persona Quando ho iniziato a crescere sui social, ho vissuto momenti in cui guardavo solo i numeri: follower, like, vendite. Cosa ho imparato: Dietro ogni clic c’è una persona reale che ti sta dedicando attenzione. E il successo si costruisce relazione dopo relazione, non algoritmo dopo algoritmo. Rifarei quell’errore per riscoprire quanto è bello e potente tornare ad ascoltare davvero la mia community. ✨ Fare impresa, anche online, è una continua serie di prove, errori e correzioni. Se oggi sono più forte, è grazie a quei momenti in cui non è andato tutto bene — ma ho scelto di imparare comunque. Quindi sì, alcuni errori li rifarei. Ma con più consapevolezza, più cuore, e meno paura di sbagliare ancora. E tu? Quali errori ti hanno insegnato di più? #BusinessReale #CrescitaPersonale #ImparareDagliErrori #FreelanceLife #ImprenditoriaDigitale #FailForward #Microimpresa #ImpresaBiz
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  • Come ho trasformato il mio profilo social in una vera e propria azienda
    (Dall’essere “solo un’influencer” a fare impresa con struttura, team e visione)

    Qualche anno fa ero semplicemente una ragazza con un profilo Instagram e tanta voglia di condividere ciò che amavo.
    Oggi, quel profilo è diventato un’azienda strutturata, con una visione chiara, processi organizzati, collaboratori e responsabilità imprenditoriali.
    Non è successo per caso, ma per scelta. E voglio raccontarti come ci sono arrivata.

    1. Dal contenuto “a sentimento” alla strategia editoriale
    All’inizio postavo solo ciò che mi andava, seguendo l’istinto. Funzionava? A volte sì, a volte no. Ma non c’era un piano.
    -Quando ho capito che volevo crescere davvero, ho iniziato a:
    -Pianificare i contenuti con un calendario editoriale mensile
    -Definire obiettivi per ogni piattaforma (es: awareness, vendite, contatti)
    -Scegliere con cura i temi legati al mio brand e alla mia missione

    Prima pubblicavo per “esserci”. Ora creo contenuti che fanno parte di una strategia.

    2. Da “faccio tutto io” alla delega consapevole
    Fare tutto da sola era il mio vanto... ma anche il mio limite.
    Quando ho iniziato a generare più fatturato, ho capito che il tempo era il mio asset più prezioso. Così ho iniziato a delegare:
    -Montaggio video e grafiche
    -Gestione email e collaborazioni
    -Supporto clienti per i miei prodotti digitali
    Non è stato facile cedere il controllo, ma è stato fondamentale per scalare.
    Essere un’imprenditrice significa anche saper costruire un piccolo team e fidarsi.

    3. Dalla creatività pura all’organizzazione “aziendale”
    Ho introdotto strumenti e routine tipici di una vera impresa:
    -Notion e Google Workspace per l’organizzazione interna
    -Fatturazione elettronica e contabilità in cloud
    -Monitoraggio KPI mensili: contenuti, vendite, crescita community
    Ogni decisione oggi si basa su dati, feedback, e visione di lungo periodo.
    Creatività sì, ma con struttura: è qui che nasce la vera sostenibilità.

    4. L’influencer come CEO del proprio brand
    Essere “influencer” non è un’etichetta frivola: è un lavoro serio.
    Oggi:
    -Gestisco contratti e partnership come farebbe un’agenzia
    -Mi occupo del lancio di prodotti digitali (corsi, consulenze, ebook)
    -Studio il mercato e investo in formazione, advertising e strumenti
    -Ho una vera strategia di branding e posizionamento

    Ogni decisione che prendo non riguarda solo “me”, ma un progetto più grande che ha bisogno di visione, budget, analisi e leadership.

    5. Più responsabilità = più consapevolezza
    Diventare imprenditrice del mio profilo ha significato anche:
    -Gestire fiscalità, adempimenti e scadenze
    -Pianificare entrate e uscite
    -Riconoscere che anche online c’è un impatto sociale ed economico (e che va gestito con cura)

    Se oggi guardo indietro, vedo un percorso fatto di passaggi graduali, scelte spesso scomode ma necessarie.
    Trasformare un profilo social in una vera attività richiede mentalità imprenditoriale, organizzazione, deleghe intelligenti e tanta pazienza.

    Ma sì, si può essere influencer e anche imprenditrici. Anzi, per durare nel tempo, è quasi obbligatorio.

    Se ti serve una mano per strutturare il tuo business digitale, scegliere i giusti strumenti o capire cosa delegare per primo… scrivimi. Ci sono passata anche io.

    #CreatorBusiness #InfluencerImprenditrice #DigitalStrategy #DelegarePerCrescere #BrandPersonale #ImpresaDigitale #ImpresaBiz #BusinessOnline

    Come ho trasformato il mio profilo social in una vera e propria azienda (Dall’essere “solo un’influencer” a fare impresa con struttura, team e visione) Qualche anno fa ero semplicemente una ragazza con un profilo Instagram e tanta voglia di condividere ciò che amavo. Oggi, quel profilo è diventato un’azienda strutturata, con una visione chiara, processi organizzati, collaboratori e responsabilità imprenditoriali. Non è successo per caso, ma per scelta. E voglio raccontarti come ci sono arrivata. 🚀 1. Dal contenuto “a sentimento” alla strategia editoriale All’inizio postavo solo ciò che mi andava, seguendo l’istinto. Funzionava? A volte sì, a volte no. Ma non c’era un piano. -Quando ho capito che volevo crescere davvero, ho iniziato a: -Pianificare i contenuti con un calendario editoriale mensile -Definire obiettivi per ogni piattaforma (es: awareness, vendite, contatti) -Scegliere con cura i temi legati al mio brand e alla mia missione 👉 Prima pubblicavo per “esserci”. Ora creo contenuti che fanno parte di una strategia. 👥 2. Da “faccio tutto io” alla delega consapevole Fare tutto da sola era il mio vanto... ma anche il mio limite. Quando ho iniziato a generare più fatturato, ho capito che il tempo era il mio asset più prezioso. Così ho iniziato a delegare: -Montaggio video e grafiche -Gestione email e collaborazioni -Supporto clienti per i miei prodotti digitali Non è stato facile cedere il controllo, ma è stato fondamentale per scalare. 👉 Essere un’imprenditrice significa anche saper costruire un piccolo team e fidarsi. 📊 3. Dalla creatività pura all’organizzazione “aziendale” Ho introdotto strumenti e routine tipici di una vera impresa: -Notion e Google Workspace per l’organizzazione interna -Fatturazione elettronica e contabilità in cloud -Monitoraggio KPI mensili: contenuti, vendite, crescita community Ogni decisione oggi si basa su dati, feedback, e visione di lungo periodo. 👉 Creatività sì, ma con struttura: è qui che nasce la vera sostenibilità. 💼 4. L’influencer come CEO del proprio brand Essere “influencer” non è un’etichetta frivola: è un lavoro serio. Oggi: -Gestisco contratti e partnership come farebbe un’agenzia -Mi occupo del lancio di prodotti digitali (corsi, consulenze, ebook) -Studio il mercato e investo in formazione, advertising e strumenti -Ho una vera strategia di branding e posizionamento 👉 Ogni decisione che prendo non riguarda solo “me”, ma un progetto più grande che ha bisogno di visione, budget, analisi e leadership. ⚠️ 5. Più responsabilità = più consapevolezza Diventare imprenditrice del mio profilo ha significato anche: -Gestire fiscalità, adempimenti e scadenze -Pianificare entrate e uscite -Riconoscere che anche online c’è un impatto sociale ed economico (e che va gestito con cura) ✨ Se oggi guardo indietro, vedo un percorso fatto di passaggi graduali, scelte spesso scomode ma necessarie. Trasformare un profilo social in una vera attività richiede mentalità imprenditoriale, organizzazione, deleghe intelligenti e tanta pazienza. Ma sì, si può essere influencer e anche imprenditrici. Anzi, per durare nel tempo, è quasi obbligatorio. Se ti serve una mano per strutturare il tuo business digitale, scegliere i giusti strumenti o capire cosa delegare per primo… scrivimi. Ci sono passata anche io. #CreatorBusiness #InfluencerImprenditrice #DigitalStrategy #DelegarePerCrescere #BrandPersonale #ImpresaDigitale #ImpresaBiz #BusinessOnline
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  • Influencer sì, ma con Partita IVA: come mi sono organizzata legalmente e fiscalmente”
    (Guida pratica per creator che vogliono mettersi in regola e dormire sonni tranquilli)

    Non vivo “solo” di foto, reel e codici sconto: dietro la mia attività c’è un’organizzazione precisa — e anche una Partita IVA.

    Oggi voglio raccontarti come mi sono inquadrata fiscalmente, cosa ho imparato e quali consigli darei a chi sta per trasformare la propria presenza online in un vero lavoro.

    Spoiler: è più semplice (e meno spaventoso) di quanto sembra, se sai da dove partire.

    Perché ho aperto la Partita IVA
    Quando ho cominciato a ricevere le prime collaborazioni pagate, mi sono trovata davanti alla classica domanda:
    “Posso farmi pagare senza partita IVA?”

    All’inizio, sì, si può usare la prestazione occasionale (entro 5.000 € lordi/anno).
    Ma appena ho superato quella soglia, o ho iniziato a collaborare con brand in modo ricorrente, è stato necessario aprire la P. IVA.

    Farlo è stato un passaggio importante: mi ha permesso di lavorare in modo professionale, emettere fatture, avere accesso a clienti più seri e, soprattutto, sentirmi davvero un’imprenditrice digitale.

    Che inquadramento ho scelto
    Come influencer, la forma più semplice e adatta a chi inizia è:

    → Lavoratore autonomo con regime forfettario
    Ecco perché:
    -Aliquota agevolata al 5% (per i primi 5 anni) se rispetti alcuni requisiti
    -Semplificazioni contabili (niente IVA, niente bilancio)
    -Adatto a chi fattura fino a 85.000 €/anno
    -Contributi INPS solo se iscrittə alla Gestione Separata (come nel mio caso)

    Io ho aperto con codice ATECO 73.11.02 (“Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”), che è il più usato per chi fa influencer marketing o content creation.

    Come mi sono organizzata
    1. Mi sono affidata a un commercialista esperto di digitale
    Fondamentale: non tutti i consulenti conoscono il nostro mondo! Io ho trovato uno studio abituato a lavorare con freelance, creator e startup.

    2. Uso strumenti digitali per semplificare tutto
    -Fatturazione elettronica: con servizi semplici come Fiscozen, Taxfix, Aruba o piattaforme integrate
    -Contabilità light: carico tutto online, con promemoria per scadenze e versamenti
    -Agenda fiscale: ho un file dove tengo tutto segnato (fatture emesse, spese deducibili, date importanti)

    3. Tengo traccia anche dei prodotti ricevuti gratuitamente
    Sì, se ricevi beni in cambio di visibilità, valgono come compenso e vanno dichiarati. È un punto che molti ignorano ma che il fisco considera importante.

    Errori che ho evitato (o imparato a correggere)
    -Pensare “tanto sono solo contenuti su Instagram” → No, è un’attività economica vera e propria
    -Fatturare a brand esteri senza conoscere le regole → Serve iscrizione al VIES e codice destinatario per l’estero
    -Non mettere da parte i soldi per tasse e INPS → Ora accantono ogni mese circa il 25–30% di ciò che incasso

    I vantaggi (oltre alla tranquillità fiscale)
    -Posso collaborare con aziende più strutturate
    -Accedo a bandi, finanziamenti e strumenti per partite IVA
    -Mi sento più credibile e autorevole nel mio settore
    -Ho separato vita privata e professionale in modo più chiaro

    Aprire la Partita IVA come influencer o creator è un passo necessario se vuoi crescere davvero nel digitale.
    Non devi sapere tutto da subito, ma è fondamentale essere in regola, avere un commercialista di fiducia e gestire la tua attività come un business vero — perché lo è.

    Se ti serve una guida su come partire, quali codici ATECO valutare, o se vuoi capire se il regime forfettario fa per te, scrivimi: ci sono passata anch’io.

    #PartitaIVA #CreatorBusiness #InfluencerProfessionista #RegimeForfettario #MarketingDigitale #FreelanceLife #ImpresaDigitale #ImpresaBiz

    Influencer sì, ma con Partita IVA: come mi sono organizzata legalmente e fiscalmente” (Guida pratica per creator che vogliono mettersi in regola e dormire sonni tranquilli) Non vivo “solo” di foto, reel e codici sconto: dietro la mia attività c’è un’organizzazione precisa — e anche una Partita IVA. Oggi voglio raccontarti come mi sono inquadrata fiscalmente, cosa ho imparato e quali consigli darei a chi sta per trasformare la propria presenza online in un vero lavoro. Spoiler: è più semplice (e meno spaventoso) di quanto sembra, se sai da dove partire. 💼 Perché ho aperto la Partita IVA Quando ho cominciato a ricevere le prime collaborazioni pagate, mi sono trovata davanti alla classica domanda: “Posso farmi pagare senza partita IVA?” All’inizio, sì, si può usare la prestazione occasionale (entro 5.000 € lordi/anno). Ma appena ho superato quella soglia, o ho iniziato a collaborare con brand in modo ricorrente, è stato necessario aprire la P. IVA. 👉 Farlo è stato un passaggio importante: mi ha permesso di lavorare in modo professionale, emettere fatture, avere accesso a clienti più seri e, soprattutto, sentirmi davvero un’imprenditrice digitale. 📝 Che inquadramento ho scelto Come influencer, la forma più semplice e adatta a chi inizia è: → Lavoratore autonomo con regime forfettario Ecco perché: -Aliquota agevolata al 5% (per i primi 5 anni) se rispetti alcuni requisiti -Semplificazioni contabili (niente IVA, niente bilancio) -Adatto a chi fattura fino a 85.000 €/anno -Contributi INPS solo se iscrittə alla Gestione Separata (come nel mio caso) 💡 Io ho aperto con codice ATECO 73.11.02 (“Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”), che è il più usato per chi fa influencer marketing o content creation. 👩‍💻 Come mi sono organizzata 1. Mi sono affidata a un commercialista esperto di digitale Fondamentale: non tutti i consulenti conoscono il nostro mondo! Io ho trovato uno studio abituato a lavorare con freelance, creator e startup. 2. Uso strumenti digitali per semplificare tutto -Fatturazione elettronica: con servizi semplici come Fiscozen, Taxfix, Aruba o piattaforme integrate -Contabilità light: carico tutto online, con promemoria per scadenze e versamenti -Agenda fiscale: ho un file dove tengo tutto segnato (fatture emesse, spese deducibili, date importanti) 3. Tengo traccia anche dei prodotti ricevuti gratuitamente Sì, se ricevi beni in cambio di visibilità, valgono come compenso e vanno dichiarati. È un punto che molti ignorano ma che il fisco considera importante. ⚠️ Errori che ho evitato (o imparato a correggere) -Pensare “tanto sono solo contenuti su Instagram” → No, è un’attività economica vera e propria -Fatturare a brand esteri senza conoscere le regole → Serve iscrizione al VIES e codice destinatario per l’estero -Non mettere da parte i soldi per tasse e INPS → Ora accantono ogni mese circa il 25–30% di ciò che incasso ✨ I vantaggi (oltre alla tranquillità fiscale) -Posso collaborare con aziende più strutturate -Accedo a bandi, finanziamenti e strumenti per partite IVA -Mi sento più credibile e autorevole nel mio settore -Ho separato vita privata e professionale in modo più chiaro 🔚Aprire la Partita IVA come influencer o creator è un passo necessario se vuoi crescere davvero nel digitale. Non devi sapere tutto da subito, ma è fondamentale essere in regola, avere un commercialista di fiducia e gestire la tua attività come un business vero — perché lo è. Se ti serve una guida su come partire, quali codici ATECO valutare, o se vuoi capire se il regime forfettario fa per te, scrivimi: ci sono passata anch’io. #PartitaIVA #CreatorBusiness #InfluencerProfessionista #RegimeForfettario #MarketingDigitale #FreelanceLife #ImpresaDigitale #ImpresaBiz
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