• Come vendere in Europa senza partita IVA estera: cosa dice la normativa OSS

    Quando ho iniziato a ricevere ordini da clienti in Germania, Francia e Spagna, mi sono subito chiesta:
    "Devo aprire una partita IVA in ogni Paese dove vendo?"

    Per fortuna, la risposta è no — almeno non finché resti entro certe soglie.
    La normativa OSS (One Stop Shop), attiva dal luglio 2021, è stata una vera svolta per chi, come me, vende online anche fuori dall’Italia ma non ha una struttura estera.

    Ecco tutto quello che ho imparato — e che ti serve sapere — se vuoi vendere legalmente in Europa senza complicarti la vita con più partite IVA.

    Che cos’è il regime OSS?
    OSS sta per One Stop Shop: un sistema dell’Unione Europea che ti permette di dichiarare e versare l’IVA di tutte le vendite intracomunitarie (cioè verso clienti privati in altri Paesi UE) tramite un unico portale, quello dell’Agenzia delle Entrate italiana.
    Tradotto: puoi vendere in tutta Europa e versare l’IVA da qui, senza aprire posizioni fiscali all’estero.

    A chi serve l’OSS?
    Il regime OSS è pensato per chi:
    -Vende beni o servizi B2C (cioè a clienti privati) in altri Paesi UE
    -Supera 10.000 € di vendite annue totali verso l’estero
    -Ha una sede unica in Italia, ma clienti in tutta Europa
    Se vendi solo in Italia o sotto i 10.000 €, puoi ancora applicare l’IVA italiana.
    Ma una volta superata la soglia, devi applicare l’IVA del Paese del cliente (e quindi usare l’OSS, o aprire una partita IVA locale).

    Come funziona in pratica
    Ecco i passi che ho seguito:
    -Registrazione OSS – L’ho fatto online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate.
    -Fatturazione corretta – Quando vendo in Germania, applico l’IVA tedesca, in Spagna quella spagnola, ecc.
    Dichiarazione OSS trimestrale – Ogni 3 mesi compilo una dichiarazione unica con il totale dell’IVA raccolta in ogni Paese e la verso in Italia.

    Tutto centralizzato, tutto tracciabile.

    Attenzione a questi errori comuni
    -Non monitorare le soglie: tieni sempre d’occhio i 10.000 € (si riferiscono al totale UE, non per singolo Paese).
    -Applicare l’IVA sbagliata: devi sapere le aliquote corrette per ogni Paese.
    -Non distinguere tra B2B e B2C: l’OSS vale solo per clienti privati, non per aziende con partita IVA.

    Io uso un gestionale che calcola l’IVA in automatico in base alla destinazione: comodissimo.

    Pro e vantaggi del regime OSS
    Zero burocrazia estera
    Più semplice di aprire più partite IVA
    Tutto gestito dall’Italia
    Ideale per e-commerce, digital products e servizi online

    Vendere in Europa oggi è molto più semplice, grazie all’OSS.
    Io l’ho attivato dopo aver superato i 10.000 € di vendite UE e non tornerei più indietro: è stato il modo più snello, legale e scalabile per crescere fuori dai confini italiani senza perdermi nella burocrazia.

    Se anche tu vuoi espanderti in Europa senza complicazioni fiscali, l’OSS è il punto di partenza giusto.

    #OSS2025 #VendereInEuropa #EcommerceInternazionale #IVAUE #ImpresaBiz #OneStopShop #FiscoDigitale #VenditeOnline #PartitaIVAUnica #DigitalExport

    Come vendere in Europa senza partita IVA estera: cosa dice la normativa OSS 🇪🇺📦 Quando ho iniziato a ricevere ordini da clienti in Germania, Francia e Spagna, mi sono subito chiesta: "Devo aprire una partita IVA in ogni Paese dove vendo?" Per fortuna, la risposta è no — almeno non finché resti entro certe soglie. La normativa OSS (One Stop Shop), attiva dal luglio 2021, è stata una vera svolta per chi, come me, vende online anche fuori dall’Italia ma non ha una struttura estera. Ecco tutto quello che ho imparato — e che ti serve sapere — se vuoi vendere legalmente in Europa senza complicarti la vita con più partite IVA. 📌 Che cos’è il regime OSS? OSS sta per One Stop Shop: un sistema dell’Unione Europea che ti permette di dichiarare e versare l’IVA di tutte le vendite intracomunitarie (cioè verso clienti privati in altri Paesi UE) tramite un unico portale, quello dell’Agenzia delle Entrate italiana. 👉 Tradotto: puoi vendere in tutta Europa e versare l’IVA da qui, senza aprire posizioni fiscali all’estero. 🛍️ A chi serve l’OSS? Il regime OSS è pensato per chi: -Vende beni o servizi B2C (cioè a clienti privati) in altri Paesi UE -Supera 10.000 € di vendite annue totali verso l’estero -Ha una sede unica in Italia, ma clienti in tutta Europa 💡 Se vendi solo in Italia o sotto i 10.000 €, puoi ancora applicare l’IVA italiana. Ma una volta superata la soglia, devi applicare l’IVA del Paese del cliente (e quindi usare l’OSS, o aprire una partita IVA locale). 📦 Come funziona in pratica Ecco i passi che ho seguito: -Registrazione OSS – L’ho fatto online, sul sito dell’Agenzia delle Entrate. -Fatturazione corretta – Quando vendo in Germania, applico l’IVA tedesca, in Spagna quella spagnola, ecc. Dichiarazione OSS trimestrale – Ogni 3 mesi compilo una dichiarazione unica con il totale dell’IVA raccolta in ogni Paese e la verso in Italia. Tutto centralizzato, tutto tracciabile. ⚠️ Attenzione a questi errori comuni -Non monitorare le soglie: tieni sempre d’occhio i 10.000 € (si riferiscono al totale UE, non per singolo Paese). -Applicare l’IVA sbagliata: devi sapere le aliquote corrette per ogni Paese. -Non distinguere tra B2B e B2C: l’OSS vale solo per clienti privati, non per aziende con partita IVA. Io uso un gestionale che calcola l’IVA in automatico in base alla destinazione: comodissimo. ✅ Pro e vantaggi del regime OSS ✔️ Zero burocrazia estera ✔️ Più semplice di aprire più partite IVA ✔️ Tutto gestito dall’Italia ✔️ Ideale per e-commerce, digital products e servizi online Vendere in Europa oggi è molto più semplice, grazie all’OSS. Io l’ho attivato dopo aver superato i 10.000 € di vendite UE e non tornerei più indietro: è stato il modo più snello, legale e scalabile per crescere fuori dai confini italiani senza perdermi nella burocrazia. Se anche tu vuoi espanderti in Europa senza complicazioni fiscali, l’OSS è il punto di partenza giusto. #OSS2025 #VendereInEuropa #EcommerceInternazionale #IVAUE #ImpresaBiz #OneStopShop #FiscoDigitale #VenditeOnline #PartitaIVAUnica #DigitalExport
    0 Commenti 0 Condivisioni 98 Viste 0 Recensioni
  • IVA OSS (One Stop Shop) per e-commerce internazionali: come funziona e quando usarla
    So bene quanto la gestione fiscale sia uno degli aspetti più complessi per una PMI che si affaccia all’e-commerce internazionale, soprattutto in Europa. L’IVA OSS (One Stop Shop) è una soluzione pensata proprio per semplificare la vita alle imprese come la tua, evitando di dover aprire partite IVA e presentare dichiarazioni IVA in ogni Paese europeo in cui vendi.

    Cos’è l’IVA OSS?
    L’IVA OSS è un regime speciale dell’Unione Europea, attivo dal 1° luglio 2021, che consente alle imprese che vendono beni e servizi online a consumatori finali in altri Paesi UE di:
    -Dichiarare e versare l’IVA dovuta in tutti i Paesi UE tramite un’unica dichiarazione trimestrale,
    -Evitare l’apertura di una partita IVA in ogni singolo Paese dove si vende.
    In pratica, invece di gestire l’IVA Paese per Paese, puoi concentrarti su un unico sportello telematico nazionale (in Italia l’Agenzia delle Entrate) per adempiere agli obblighi fiscali.

    Quando si usa l’IVA OSS per l’e-commerce?
    L’IVA OSS si applica principalmente a:
    -Vendite a distanza di beni a consumatori finali in altri Paesi UE (es. e-commerce B2C),
    -Prestazioni di servizi digitali e altri servizi transfrontalieri a consumatori UE.
    Per le vendite di beni, il regime OSS diventa obbligatorio se superi il limite unico UE di 10.000 euro annui di vendite a distanza verso consumatori in altri Stati membri.

    Vantaggi principali per le PMI
    -Semplificazione fiscale: unica dichiarazione IVA per tutta l’UE,
    -Risparmio di tempo e costi evitando l’apertura di più partite IVA estere,
    -Conformità garantita e riduzione dei rischi di sanzioni,
    -Facilità di gestione con sistemi contabili integrati.

    Cosa serve per usare l’IVA OSS?
    -Essere registrati al sistema OSS tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate (se sei in Italia),
    -Tenere traccia accurata delle vendite, indicando Paese di destinazione e importo IVA applicato,
    -Presentare la dichiarazione OSS trimestrale entro il 30° giorno dopo la fine del trimestre.

    Quando l’IVA OSS non si applica?
    -Vendite a clienti con partita IVA (B2B),
    -Vendite di beni in stock già presenti in magazzini esteri (ad esempio con logistica di Amazon FBA),
    -Vendite fuori UE (in questo caso si applicano regole di esportazione senza IVA UE),
    -Alcune categorie specifiche di prodotti o servizi (come veicoli, beni usati, opere d’arte).

    Il mio consiglio
    Consiglio di adottare il regime IVA OSS per vendere in Europa con l’e-commerce, soprattutto se:
    -Vuoi evitare la complessità di aprire più partite IVA estere,
    -Il volume di vendite cross-border supera i 10.000 euro annui,
    -Vuoi mantenere la compliance fiscale senza rischi.

    Hai dubbi su come registrarti o gestire l’IVA OSS?
    Scrivimi: ti aiuto a valutare il regime più adatto e a impostare la contabilità corretta.

    #IVAOSS #EcommerceInternazionale #PMIitaliane #FiscalitàInternazionale #VendereInEuropa #OneStopShop #ExportDigitale #Impresabiz

    IVA OSS (One Stop Shop) per e-commerce internazionali: come funziona e quando usarla So bene quanto la gestione fiscale sia uno degli aspetti più complessi per una PMI che si affaccia all’e-commerce internazionale, soprattutto in Europa. L’IVA OSS (One Stop Shop) è una soluzione pensata proprio per semplificare la vita alle imprese come la tua, evitando di dover aprire partite IVA e presentare dichiarazioni IVA in ogni Paese europeo in cui vendi. 📌 Cos’è l’IVA OSS? L’IVA OSS è un regime speciale dell’Unione Europea, attivo dal 1° luglio 2021, che consente alle imprese che vendono beni e servizi online a consumatori finali in altri Paesi UE di: -Dichiarare e versare l’IVA dovuta in tutti i Paesi UE tramite un’unica dichiarazione trimestrale, -Evitare l’apertura di una partita IVA in ogni singolo Paese dove si vende. In pratica, invece di gestire l’IVA Paese per Paese, puoi concentrarti su un unico sportello telematico nazionale (in Italia l’Agenzia delle Entrate) per adempiere agli obblighi fiscali. 🛒 Quando si usa l’IVA OSS per l’e-commerce? L’IVA OSS si applica principalmente a: -Vendite a distanza di beni a consumatori finali in altri Paesi UE (es. e-commerce B2C), -Prestazioni di servizi digitali e altri servizi transfrontalieri a consumatori UE. Per le vendite di beni, il regime OSS diventa obbligatorio se superi il limite unico UE di 10.000 euro annui di vendite a distanza verso consumatori in altri Stati membri. ✅ Vantaggi principali per le PMI -Semplificazione fiscale: unica dichiarazione IVA per tutta l’UE, -Risparmio di tempo e costi evitando l’apertura di più partite IVA estere, -Conformità garantita e riduzione dei rischi di sanzioni, -Facilità di gestione con sistemi contabili integrati. ⚠️ Cosa serve per usare l’IVA OSS? -Essere registrati al sistema OSS tramite il portale dell’Agenzia delle Entrate (se sei in Italia), -Tenere traccia accurata delle vendite, indicando Paese di destinazione e importo IVA applicato, -Presentare la dichiarazione OSS trimestrale entro il 30° giorno dopo la fine del trimestre. 🛑 Quando l’IVA OSS non si applica? -Vendite a clienti con partita IVA (B2B), -Vendite di beni in stock già presenti in magazzini esteri (ad esempio con logistica di Amazon FBA), -Vendite fuori UE (in questo caso si applicano regole di esportazione senza IVA UE), -Alcune categorie specifiche di prodotti o servizi (come veicoli, beni usati, opere d’arte). 🎯 Il mio consiglio Consiglio di adottare il regime IVA OSS per vendere in Europa con l’e-commerce, soprattutto se: -Vuoi evitare la complessità di aprire più partite IVA estere, -Il volume di vendite cross-border supera i 10.000 euro annui, -Vuoi mantenere la compliance fiscale senza rischi. 📩 Hai dubbi su come registrarti o gestire l’IVA OSS? Scrivimi: ti aiuto a valutare il regime più adatto e a impostare la contabilità corretta. 🌍 #IVAOSS #EcommerceInternazionale #PMIitaliane #FiscalitàInternazionale #VendereInEuropa #OneStopShop #ExportDigitale #Impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 108 Viste 0 Recensioni
  • Vendere in Europa con il tuo e-commerce: regole, opportunità e ostacoli

    Quando ho deciso di espandere il mio e-commerce in Europa, ho capito subito che si trattava di un’opportunità enorme ma anche di una sfida non da poco. Vendere online ai clienti europei significa accedere a un mercato ricco, diversificato e con potenziale di crescita, ma è fondamentale conoscere bene le regole, sfruttare le opportunità e prepararsi agli ostacoli che si possono incontrare lungo il cammino.

    Le opportunità
    L’Europa offre milioni di consumatori con una forte propensione all’acquisto online e un grande apprezzamento per i prodotti di qualità, in particolare quelli italiani. Il mercato europeo è ben regolamentato e spesso con sistemi di pagamento e logistica abbastanza efficienti.

    Vendere in Europa significa poter ampliare il proprio fatturato, migliorare la reputazione del brand e testare nuovi segmenti di clientela. Inoltre, grazie all’Unione Europea, molti processi sono semplificati rispetto a mercati extra-UE, ad esempio per quanto riguarda la libera circolazione delle merci.

    Le regole da conoscere
    IVA e fiscalità
    L’IVA è uno degli aspetti più delicati. Dal 1° luglio 2021 è in vigore il regime OSS (One Stop Shop), che semplifica la dichiarazione e il pagamento dell’IVA per le vendite B2C in tutta Europa. Tuttavia, devo registrarmi e rispettare regole specifiche per ogni Paese.

    Normative sui prodotti
    Ogni categoria merceologica ha regole precise, dai cosmetici agli alimenti, ai prodotti elettronici. È fondamentale rispettare le direttive UE su sicurezza, etichettatura e conformità.

    Protezione dei dati
    Il GDPR impone rigide regole sulla gestione dei dati personali dei clienti europei. Devo essere sicuro di aver implementato politiche di privacy trasparenti e sistemi di sicurezza adeguati.

    Gli ostacoli più comuni
    -Barriere linguistiche e culturali: tradurre non basta, devo localizzare contenuti e offerte per ogni mercato.
    -Logistica e spedizioni: i costi e tempi possono variare molto da Paese a Paese.
    -Gestione dei resi: in Europa i consumatori hanno forti diritti di recesso, e la gestione può diventare complessa e costosa.
    -Concorrenza locale: ogni mercato ha competitor consolidati con cui è necessario fare i conti.

    Il mio consiglio
    Prima di partire, è fondamentale pianificare con cura ogni aspetto, partire con test rapidi, sfruttare gli strumenti digitali per la localizzazione e affidarsi a consulenti esperti per la gestione fiscale e legale. Non sottovaluto mai l’importanza di un’assistenza clienti multilingue e di campagne marketing mirate per conquistare la fiducia del consumatore europeo.

    Se vuoi, posso aiutarti a strutturare un piano efficace per vendere in Europa con il tuo e-commerce, evitando gli errori più comuni e sfruttando al massimo le opportunità.

    Scrivimi per una consulenza personalizzata!

    #VendereInEuropa #EcommerceInternazionale #PMIitaliane #ExportDigitale #IVAOSS #Localizzazione #Impresabiz
    Vendere in Europa con il tuo e-commerce: regole, opportunità e ostacoli Quando ho deciso di espandere il mio e-commerce in Europa, ho capito subito che si trattava di un’opportunità enorme ma anche di una sfida non da poco. Vendere online ai clienti europei significa accedere a un mercato ricco, diversificato e con potenziale di crescita, ma è fondamentale conoscere bene le regole, sfruttare le opportunità e prepararsi agli ostacoli che si possono incontrare lungo il cammino. Le opportunità L’Europa offre milioni di consumatori con una forte propensione all’acquisto online e un grande apprezzamento per i prodotti di qualità, in particolare quelli italiani. Il mercato europeo è ben regolamentato e spesso con sistemi di pagamento e logistica abbastanza efficienti. Vendere in Europa significa poter ampliare il proprio fatturato, migliorare la reputazione del brand e testare nuovi segmenti di clientela. Inoltre, grazie all’Unione Europea, molti processi sono semplificati rispetto a mercati extra-UE, ad esempio per quanto riguarda la libera circolazione delle merci. Le regole da conoscere IVA e fiscalità L’IVA è uno degli aspetti più delicati. Dal 1° luglio 2021 è in vigore il regime OSS (One Stop Shop), che semplifica la dichiarazione e il pagamento dell’IVA per le vendite B2C in tutta Europa. Tuttavia, devo registrarmi e rispettare regole specifiche per ogni Paese. Normative sui prodotti Ogni categoria merceologica ha regole precise, dai cosmetici agli alimenti, ai prodotti elettronici. È fondamentale rispettare le direttive UE su sicurezza, etichettatura e conformità. Protezione dei dati Il GDPR impone rigide regole sulla gestione dei dati personali dei clienti europei. Devo essere sicuro di aver implementato politiche di privacy trasparenti e sistemi di sicurezza adeguati. Gli ostacoli più comuni -Barriere linguistiche e culturali: tradurre non basta, devo localizzare contenuti e offerte per ogni mercato. -Logistica e spedizioni: i costi e tempi possono variare molto da Paese a Paese. -Gestione dei resi: in Europa i consumatori hanno forti diritti di recesso, e la gestione può diventare complessa e costosa. -Concorrenza locale: ogni mercato ha competitor consolidati con cui è necessario fare i conti. Il mio consiglio Prima di partire, è fondamentale pianificare con cura ogni aspetto, partire con test rapidi, sfruttare gli strumenti digitali per la localizzazione e affidarsi a consulenti esperti per la gestione fiscale e legale. Non sottovaluto mai l’importanza di un’assistenza clienti multilingue e di campagne marketing mirate per conquistare la fiducia del consumatore europeo. Se vuoi, posso aiutarti a strutturare un piano efficace per vendere in Europa con il tuo e-commerce, evitando gli errori più comuni e sfruttando al massimo le opportunità. 📩 Scrivimi per una consulenza personalizzata! 🌍 #VendereInEuropa #EcommerceInternazionale #PMIitaliane #ExportDigitale #IVAOSS #Localizzazione #Impresabiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 103 Viste 0 Recensioni
  • Fiere internazionali: come prepararci per partecipare e ottenere risultati concreti

    Le fiere internazionali rappresentano un’occasione unica per noi imprenditori e PMI: ci permettono di presentare i nostri prodotti, incontrare potenziali clienti, testare nuovi mercati e osservare da vicino la concorrenza. Ma partecipare a una fiera non basta: per ottenere veri risultati, è fondamentale prepararsi nel modo giusto.
    Noi di Impresa.biz abbiamo partecipato a diverse fiere in Italia e all’estero, e in questo articolo vogliamo condividere l’approccio che ci ha permesso di trasformare la partecipazione fieristica in un investimento produttivo.

    Perché partecipare a una fiera internazionale
    La fiera è un concentrato di opportunità, soprattutto se:
    -Stiamo cercando nuovi clienti esteri
    -Vogliamo entrare in un nuovo mercato
    -Puntiamo ad ampliare la rete di distributori e partner
    -Cerchiamo ispirazione, contatti e feedback dal settore
    Ma attenzione: una fiera internazionale è anche impegnativa e costosa, quindi va affrontata con un piano chiaro.

    Cosa fare prima della fiera
    1. Scegliere l’evento giusto
    Non tutte le fiere sono adatte a noi. Prima di iscriverci, valutiamo:
    -Il target dei visitatori (B2B, B2C, importatori, buyer, ecc.)
    -Il livello di internazionalizzazione della fiera
    -I dati delle edizioni precedenti (affluenza, espositori, risultati)
    -I costi e le opportunità di finanziamento pubblico (ICE, bandi regionali)

    2. Definire obiettivi chiari
    Chiediamoci: perché partecipiamo? Per generare lead? Per trovare distributori? Per testare un nuovo prodotto? Avere obiettivi chiari ci aiuta a:
    -Progettare uno stand adatto
    -Scegliere il personale giusto
    -Misurare i risultati post-fiera

    3. Preparare lo stand e i materiali
    Uno stand curato e professionale fa la differenza. Dobbiamo pensare a:
    -Grafica, messaggi chiari e coerenza visiva
    -Materiale promozionale multilingue (brochure, cataloghi, biglietti da visita)
    -Dimostrazioni prodotto o campioni da distribuire
    -Schede tecniche, listini, FAQ in inglese o nella lingua del mercato target

    4. Promuoverci prima dell’evento
    Non aspettiamo che i visitatori vengano da soli. Possiamo:
    -Contattare in anticipo clienti o distributori locali
    -Inviare newsletter o inviti personalizzati
    -Comunicare sui social che saremo presenti (con padiglione e stand)

    Durante la fiera: massima attenzione alla relazione
    Durante la fiera dobbiamo essere pronti a:
    -Accogliere e ascoltare ogni visitatore (con apertura e professionalità)
    -Raccogliere contatti in modo ordinato (CRM, fogli, QR code)
    -Prendere appunti sui contatti e i colloqui avuti (per un follow-up efficace)
    -Fare networking con altri espositori (potenziali partner o fornitori)
    Un consiglio: restiamo flessibili, sorridenti e pronti a rispondere alle domande anche nelle ore più intense. Ogni contatto può essere un’opportunità futura.

    Dopo la fiera: il follow-up fa la differenza
    La fiera non finisce quando si smontano gli stand. Anzi, il vero lavoro inizia lì. Ecco cosa facciamo sempre:
    -Inviamo email personalizzate entro pochi giorni ai contatti più interessanti
    -Raccogliamo i feedback e analizziamo cosa ha funzionato e cosa no
    -Misuriamo i risultati: quanti contatti, quante richieste, quante vendite?
    Aggiorniamo il nostro CRM e valutiamo se partecipare all’edizione successiva

    Bonus: strumenti e incentivi utili
    -ICE Agenzia supporta le PMI italiane con stand collettivi, servizi di interpretariato, logistica e consulenza
    -SACE-SIMEST offre contributi e finanziamenti agevolati per la partecipazione a fiere internazionali
    Le Camere di Commercio e le Regioni spesso pubblicano bandi specifici

    Le fiere internazionali possono aprire nuove porte per la nostra impresa, ma solo se le affrontiamo con metodo, preparazione e visione strategica. Pianificare con attenzione, curare ogni dettaglio e mantenere attivo il contatto con i potenziali clienti dopo l’evento è ciò che trasforma la fiera da spesa a investimento.

    Noi di Impresa.biz continueremo a crederci, partecipare e migliorare, e siamo pronti ad accompagnare anche voi in questo percorso di internazionalizzazione.

    #FiereInternazionali #ExportPMI #Internazionalizzazione #StrategiaFieristica #PMIItalia #Microimprese #ICEAgenzia #Networking #BusinessEstero #MarketingFieristico #CrescitaInternazionale #BandiExport #StandEspositivi




    Fiere internazionali: come prepararci per partecipare e ottenere risultati concreti Le fiere internazionali rappresentano un’occasione unica per noi imprenditori e PMI: ci permettono di presentare i nostri prodotti, incontrare potenziali clienti, testare nuovi mercati e osservare da vicino la concorrenza. Ma partecipare a una fiera non basta: per ottenere veri risultati, è fondamentale prepararsi nel modo giusto. Noi di Impresa.biz abbiamo partecipato a diverse fiere in Italia e all’estero, e in questo articolo vogliamo condividere l’approccio che ci ha permesso di trasformare la partecipazione fieristica in un investimento produttivo. 🎯 Perché partecipare a una fiera internazionale La fiera è un concentrato di opportunità, soprattutto se: -Stiamo cercando nuovi clienti esteri -Vogliamo entrare in un nuovo mercato -Puntiamo ad ampliare la rete di distributori e partner -Cerchiamo ispirazione, contatti e feedback dal settore Ma attenzione: una fiera internazionale è anche impegnativa e costosa, quindi va affrontata con un piano chiaro. 📅 Cosa fare prima della fiera 1. Scegliere l’evento giusto Non tutte le fiere sono adatte a noi. Prima di iscriverci, valutiamo: -Il target dei visitatori (B2B, B2C, importatori, buyer, ecc.) -Il livello di internazionalizzazione della fiera -I dati delle edizioni precedenti (affluenza, espositori, risultati) -I costi e le opportunità di finanziamento pubblico (ICE, bandi regionali) 2. Definire obiettivi chiari Chiediamoci: perché partecipiamo? Per generare lead? Per trovare distributori? Per testare un nuovo prodotto? Avere obiettivi chiari ci aiuta a: -Progettare uno stand adatto -Scegliere il personale giusto -Misurare i risultati post-fiera 3. Preparare lo stand e i materiali Uno stand curato e professionale fa la differenza. Dobbiamo pensare a: -Grafica, messaggi chiari e coerenza visiva -Materiale promozionale multilingue (brochure, cataloghi, biglietti da visita) -Dimostrazioni prodotto o campioni da distribuire -Schede tecniche, listini, FAQ in inglese o nella lingua del mercato target 4. Promuoverci prima dell’evento Non aspettiamo che i visitatori vengano da soli. Possiamo: -Contattare in anticipo clienti o distributori locali -Inviare newsletter o inviti personalizzati -Comunicare sui social che saremo presenti (con padiglione e stand) 📍 Durante la fiera: massima attenzione alla relazione Durante la fiera dobbiamo essere pronti a: -Accogliere e ascoltare ogni visitatore (con apertura e professionalità) -Raccogliere contatti in modo ordinato (CRM, fogli, QR code) -Prendere appunti sui contatti e i colloqui avuti (per un follow-up efficace) -Fare networking con altri espositori (potenziali partner o fornitori) Un consiglio: restiamo flessibili, sorridenti e pronti a rispondere alle domande anche nelle ore più intense. Ogni contatto può essere un’opportunità futura. 📩 Dopo la fiera: il follow-up fa la differenza La fiera non finisce quando si smontano gli stand. Anzi, il vero lavoro inizia lì. Ecco cosa facciamo sempre: -Inviamo email personalizzate entro pochi giorni ai contatti più interessanti -Raccogliamo i feedback e analizziamo cosa ha funzionato e cosa no -Misuriamo i risultati: quanti contatti, quante richieste, quante vendite? Aggiorniamo il nostro CRM e valutiamo se partecipare all’edizione successiva 💡 Bonus: strumenti e incentivi utili -ICE Agenzia supporta le PMI italiane con stand collettivi, servizi di interpretariato, logistica e consulenza -SACE-SIMEST offre contributi e finanziamenti agevolati per la partecipazione a fiere internazionali Le Camere di Commercio e le Regioni spesso pubblicano bandi specifici ✅Le fiere internazionali possono aprire nuove porte per la nostra impresa, ma solo se le affrontiamo con metodo, preparazione e visione strategica. Pianificare con attenzione, curare ogni dettaglio e mantenere attivo il contatto con i potenziali clienti dopo l’evento è ciò che trasforma la fiera da spesa a investimento. Noi di Impresa.biz continueremo a crederci, partecipare e migliorare, e siamo pronti ad accompagnare anche voi in questo percorso di internazionalizzazione. #FiereInternazionali #ExportPMI #Internazionalizzazione #StrategiaFieristica #PMIItalia #Microimprese #ICEAgenzia #Networking #BusinessEstero #MarketingFieristico #CrescitaInternazionale #BandiExport #StandEspositivi
    0 Commenti 0 Condivisioni 302 Viste 0 Recensioni
  • Web Tax e Digital Services Tax: cosa devono sapere le aziende italiane nel commercio online

    Nel 2025, il quadro fiscale internazionale continua a evolversi rapidamente, soprattutto per quanto riguarda la tassazione dell’economia digitale. Molte aziende italiane che operano online – anche PMI e startup – si trovano a dover fare i conti con Web Tax, Digital Services Tax e normative OCSE in continua definizione.

    Noi di impresa.biz siamo in prima linea nel supportare queste realtà, aiutandole a comprendere gli impatti concreti di queste norme, a tutelarsi da rischi fiscali e a cogliere le opportunità di una corretta pianificazione.

    Web Tax e Digital Services Tax: cosa sono e perché esistono
    Le cosiddette “Web Tax” sono nate come risposta all’esigenza, da parte dei governi, di tassare i profitti generati dalle multinazionali digitali in mercati in cui non hanno una presenza fisica ma realizzano comunque ricavi significativi.

    In Italia, è stata introdotta la Digital Services Tax (DST), un’imposta del 3% (in vigore, salvo modifiche, dal 2020) su:
    -Vendita di spazi pubblicitari online;
    -Fornitura di piattaforme digitali che favoriscono l’interazione tra utenti;
    -Trasmissione di dati raccolti da utenti in Italia.

    Ma riguarda solo i colossi del web?
    No, ed è qui che molte aziende italiane si sorprendono.
    Sebbene la DST italiana si applichi formalmente a gruppi con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro (e 5,5 milioni da servizi digitali in Italia), molti altri Paesi europei stanno adottando versioni locali della web tax con soglie più basse, e spesso i marketplace o le piattaforme estere scaricano questi costi sulle imprese italiane che vi operano.

    Inoltre, con l’implementazione progressiva del Pillar 1 del BEPS 2.0, è probabile che anche aziende italiane con vendite digitali all’estero si troveranno a dover versare imposte in più Stati, in base alla localizzazione degli utenti.

    Cosa deve sapere (e fare) un’azienda italiana online nel 2025
    Noi di impresa.biz consigliamo a tutte le aziende che operano nel commercio elettronico o nei servizi digitali di porre particolare attenzione a questi aspetti:

    -Analizzare dove si trovano i propri utenti/clienti finali: i nuovi regimi fiscali guardano sempre di più alla “location dell’utente” per determinare dove tassare i ricavi.
    -Verificare l’esposizione alla DST in Italia e all’estero: anche se la propria azienda non supera le soglie, può essere coinvolta indirettamente, ad esempio attraverso commissioni applicate dai marketplace.
    -Gestire i contratti e la documentazione fiscale con precisione: la tracciabilità e la trasparenza sono fondamentali per evitare contestazioni.
    -Monitorare le novità normative in ogni Paese in cui si vendono prodotti o servizi: il rischio fiscale non riguarda solo l’Italia, ma ogni mercato digitale estero in cui l’azienda è attiva.

    Opportunità: il digitale cresce, ma serve preparazione
    Se da un lato queste nuove tasse rappresentano una maggiore complessità, dall’altro l’espansione dell’e-commerce e dei servizi digitali apre opportunità senza precedenti per le imprese italiane, a patto che la struttura fiscale sia solida e sostenibile.

    Noi di impresa.biz lavoriamo al fianco di imprese che vendono su marketplace, gestiscono e-commerce proprietari o offrono servizi digitali B2B e B2C, aiutandole a costruire modelli fiscali coerenti con l’evoluzione internazionale e con l’ecosistema digitale.

    La tua azienda opera nel digitale o vende online anche all’estero?
    Contattaci per una consulenza: evitiamo insieme rischi inutili e costi imprevisti.

    #WebTax #DigitalServicesTax #DSTItalia #CommercioOnline #Ecommerce2025 #FiscalitàDigitale #BEPS2 #ImpresaBiz #TassazioneDigitale #Marketplace #ConsulenzaFiscale

    Web Tax e Digital Services Tax: cosa devono sapere le aziende italiane nel commercio online Nel 2025, il quadro fiscale internazionale continua a evolversi rapidamente, soprattutto per quanto riguarda la tassazione dell’economia digitale. Molte aziende italiane che operano online – anche PMI e startup – si trovano a dover fare i conti con Web Tax, Digital Services Tax e normative OCSE in continua definizione. Noi di impresa.biz siamo in prima linea nel supportare queste realtà, aiutandole a comprendere gli impatti concreti di queste norme, a tutelarsi da rischi fiscali e a cogliere le opportunità di una corretta pianificazione. Web Tax e Digital Services Tax: cosa sono e perché esistono Le cosiddette “Web Tax” sono nate come risposta all’esigenza, da parte dei governi, di tassare i profitti generati dalle multinazionali digitali in mercati in cui non hanno una presenza fisica ma realizzano comunque ricavi significativi. In Italia, è stata introdotta la Digital Services Tax (DST), un’imposta del 3% (in vigore, salvo modifiche, dal 2020) su: -Vendita di spazi pubblicitari online; -Fornitura di piattaforme digitali che favoriscono l’interazione tra utenti; -Trasmissione di dati raccolti da utenti in Italia. Ma riguarda solo i colossi del web? No, ed è qui che molte aziende italiane si sorprendono. Sebbene la DST italiana si applichi formalmente a gruppi con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro (e 5,5 milioni da servizi digitali in Italia), molti altri Paesi europei stanno adottando versioni locali della web tax con soglie più basse, e spesso i marketplace o le piattaforme estere scaricano questi costi sulle imprese italiane che vi operano. Inoltre, con l’implementazione progressiva del Pillar 1 del BEPS 2.0, è probabile che anche aziende italiane con vendite digitali all’estero si troveranno a dover versare imposte in più Stati, in base alla localizzazione degli utenti. Cosa deve sapere (e fare) un’azienda italiana online nel 2025 Noi di impresa.biz consigliamo a tutte le aziende che operano nel commercio elettronico o nei servizi digitali di porre particolare attenzione a questi aspetti: -Analizzare dove si trovano i propri utenti/clienti finali: i nuovi regimi fiscali guardano sempre di più alla “location dell’utente” per determinare dove tassare i ricavi. -Verificare l’esposizione alla DST in Italia e all’estero: anche se la propria azienda non supera le soglie, può essere coinvolta indirettamente, ad esempio attraverso commissioni applicate dai marketplace. -Gestire i contratti e la documentazione fiscale con precisione: la tracciabilità e la trasparenza sono fondamentali per evitare contestazioni. -Monitorare le novità normative in ogni Paese in cui si vendono prodotti o servizi: il rischio fiscale non riguarda solo l’Italia, ma ogni mercato digitale estero in cui l’azienda è attiva. Opportunità: il digitale cresce, ma serve preparazione Se da un lato queste nuove tasse rappresentano una maggiore complessità, dall’altro l’espansione dell’e-commerce e dei servizi digitali apre opportunità senza precedenti per le imprese italiane, a patto che la struttura fiscale sia solida e sostenibile. Noi di impresa.biz lavoriamo al fianco di imprese che vendono su marketplace, gestiscono e-commerce proprietari o offrono servizi digitali B2B e B2C, aiutandole a costruire modelli fiscali coerenti con l’evoluzione internazionale e con l’ecosistema digitale. 📌 La tua azienda opera nel digitale o vende online anche all’estero? Contattaci per una consulenza: evitiamo insieme rischi inutili e costi imprevisti. #WebTax #DigitalServicesTax #DSTItalia #CommercioOnline #Ecommerce2025 #FiscalitàDigitale #BEPS2 #ImpresaBiz #TassazioneDigitale #Marketplace #ConsulenzaFiscale
    0 Commenti 0 Condivisioni 297 Viste 0 Recensioni
  • E-commerce B2B: costruire piattaforme per il mercato business-to-business

    Quando ho deciso di avviare una piattaforma e-commerce B2B, ho capito subito che il modello B2B richiede un approccio differente rispetto al B2C. Non si tratta solo di vendere prodotti, ma di creare un sistema che gestisca transazioni aziendali complesse e relazioni durature. In questo articolo, ti condivido come ho costruito la mia piattaforma B2B, con le funzionalità essenziali e le tecnologie che fanno la differenza.

    1. Le specificità del mercato B2B
    Il mercato B2B ha caratteristiche uniche:
    -Acquisti all’ingrosso: Ordini di grandi volumi rispetto al B2C.
    -Prezzi personalizzati: I prezzi sono negoziabili in base al volume o alla relazione con il cliente.
    -Relazioni durature: Le vendite si basano su relazioni continuative, non su acquisti occasionali.
    -Processi complessi: Gli acquisti richiedono approvazioni interne e contratti personalizzati.

    2. Funzionalità chiave di una piattaforma B2B
    -Catalogo avanzato: Il catalogo deve gestire una vasta gamma di prodotti con varianti e ricerca avanzata.
    -Prezzi personalizzati: La piattaforma deve permettere di impostare prezzi su misura per ciascun cliente o gruppo.
    -Gestione ordini e pagamenti: Opzioni di pagamento flessibili, come fattura o linee di credito, per ordini complessi.
    -Gestione account aziendali: Ogni azienda può avere più utenti con accessi personalizzati.
    -Integrazione con altri sistemi: L’integrazione con ERP e CRM è essenziale per gestire informazioni centralizzate.

    3. Tecnologie per la piattaforma B2B
    Ho scelto soluzioni scalabili e flessibili:
    -Magento: Potente e altamente personalizzabile per e-commerce B2B.
    -Shopify Plus: Facile da gestire e scalabile, ideale per le aziende che cercano una soluzione user-friendly.
    -WooCommerce con estensioni B2B: Economico e personalizzabile tramite plugin specifici.
    -Salesforce Commerce Cloud: Completo, perfetto per grandi aziende che necessitano di soluzioni avanzate.

    4. Strategie di marketing per il B2B
    Il marketing gioca un ruolo fondamentale nel B2B:
    -Marketing dei contenuti: Creare studi di caso, white paper e webinar aiuta a costruire fiducia con i clienti.
    -SEO per e-commerce B2B: Ottimizzare il sito con parole chiave specifiche migliora la visibilità.
    -Referral e programmi di fidelizzazione: Incentivano i clienti a tornare e a fare passaparola.

    5. Le sfide nel B2B
    Nonostante i vantaggi, ci sono delle sfide da affrontare:
    -Complessità dei flussi di lavoro: Ogni azienda ha esigenze diverse, quindi è necessaria una personalizzazione dei flussi.
    -Gestione della sicurezza: Le transazioni coinvolgono dati sensibili, quindi è importante garantire la sicurezza.
    -Supporto clienti: Il supporto deve essere rapido, dato che gli ordini B2B sono spesso urgenti.

    Costruire una piattaforma B2B richiede un approccio attento e strategico, ma con la giusta tecnologia e marketing, è possibile ottenere risultati straordinari. Una piattaforma ben progettata ti permette di aumentare le vendite e costruire relazioni durature con i clienti.

    #ecommerceB2B #business2business #platformaB2B #ecommercebusiness #soluzioniecommerce
    E-commerce B2B: costruire piattaforme per il mercato business-to-business Quando ho deciso di avviare una piattaforma e-commerce B2B, ho capito subito che il modello B2B richiede un approccio differente rispetto al B2C. Non si tratta solo di vendere prodotti, ma di creare un sistema che gestisca transazioni aziendali complesse e relazioni durature. In questo articolo, ti condivido come ho costruito la mia piattaforma B2B, con le funzionalità essenziali e le tecnologie che fanno la differenza. 1. Le specificità del mercato B2B Il mercato B2B ha caratteristiche uniche: -Acquisti all’ingrosso: Ordini di grandi volumi rispetto al B2C. -Prezzi personalizzati: I prezzi sono negoziabili in base al volume o alla relazione con il cliente. -Relazioni durature: Le vendite si basano su relazioni continuative, non su acquisti occasionali. -Processi complessi: Gli acquisti richiedono approvazioni interne e contratti personalizzati. 2. Funzionalità chiave di una piattaforma B2B -Catalogo avanzato: Il catalogo deve gestire una vasta gamma di prodotti con varianti e ricerca avanzata. -Prezzi personalizzati: La piattaforma deve permettere di impostare prezzi su misura per ciascun cliente o gruppo. -Gestione ordini e pagamenti: Opzioni di pagamento flessibili, come fattura o linee di credito, per ordini complessi. -Gestione account aziendali: Ogni azienda può avere più utenti con accessi personalizzati. -Integrazione con altri sistemi: L’integrazione con ERP e CRM è essenziale per gestire informazioni centralizzate. 3. Tecnologie per la piattaforma B2B Ho scelto soluzioni scalabili e flessibili: -Magento: Potente e altamente personalizzabile per e-commerce B2B. -Shopify Plus: Facile da gestire e scalabile, ideale per le aziende che cercano una soluzione user-friendly. -WooCommerce con estensioni B2B: Economico e personalizzabile tramite plugin specifici. -Salesforce Commerce Cloud: Completo, perfetto per grandi aziende che necessitano di soluzioni avanzate. 4. Strategie di marketing per il B2B Il marketing gioca un ruolo fondamentale nel B2B: -Marketing dei contenuti: Creare studi di caso, white paper e webinar aiuta a costruire fiducia con i clienti. -SEO per e-commerce B2B: Ottimizzare il sito con parole chiave specifiche migliora la visibilità. -Referral e programmi di fidelizzazione: Incentivano i clienti a tornare e a fare passaparola. 5. Le sfide nel B2B Nonostante i vantaggi, ci sono delle sfide da affrontare: -Complessità dei flussi di lavoro: Ogni azienda ha esigenze diverse, quindi è necessaria una personalizzazione dei flussi. -Gestione della sicurezza: Le transazioni coinvolgono dati sensibili, quindi è importante garantire la sicurezza. -Supporto clienti: Il supporto deve essere rapido, dato che gli ordini B2B sono spesso urgenti. Costruire una piattaforma B2B richiede un approccio attento e strategico, ma con la giusta tecnologia e marketing, è possibile ottenere risultati straordinari. Una piattaforma ben progettata ti permette di aumentare le vendite e costruire relazioni durature con i clienti. #ecommerceB2B #business2business #platformaB2B #ecommercebusiness #soluzioniecommerce
    0 Commenti 0 Condivisioni 193 Viste 0 Recensioni
  • Normative doganali e IVA UE/non UE: cosa ho imparato come programmatore e-commerce

    L’espansione del mio e-commerce a livello internazionale è stata una delle sfide più interessanti, ma anche una delle più complesse. Quando hai a che fare con clienti in vari paesi, ti rendi conto che le normative doganali e le regole fiscali (come l'IVA) sono aspetti cruciali da comprendere per evitare sorprese. La gestione di questi aspetti, infatti, può influire direttamente sul successo o sull’insuccesso delle vendite internazionali.

    Nel mio percorso come programmatore e-commerce, ho dovuto affrontare vari ostacoli legati a IVA e dogana, sia all’interno dell’Unione Europea (UE), sia con i paesi non UE. Voglio condividere con te ciò che ho imparato e alcuni suggerimenti per gestire al meglio questi aspetti.

    1. IVA all’interno dell’Unione Europea (UE)
    L'UE ha un sistema fiscale uniforme, ma richiede organizzazione.
    -IVA intra-UE: Se vendi a un altro paese UE, l’aliquota IVA dipende dal volume delle vendite annuali. Se vendi a privati (B2C), devi applicare l'aliquota IVA del paese del cliente. Se superi una certa soglia (10.000 €), dovrai registrarti per l'IVA in quel paese. Se vendi a aziende (B2B), si applica il reverse charge, cioè l'acquirente paga l'IVA nel suo paese.
    -OSS (One Stop Shop): Questa novità permette di versare l’IVA per tutte le vendite UE tramite un unico punto di contatto, evitando registrazioni multiple.

    2. IVA e Dogane nei Paesi non UE
    Le normative cambiano notevolmente nei paesi extra UE.
    -Paesi non UE (USA, Regno Unito, Australia): Ogni paese ha regole fiscali e doganali diverse. Ad esempio, negli USA si paga la sales tax che varia per stato, mentre nel Regno Unito l’IVA e i dazi sono applicati dopo la Brexit.
    -Dazi doganali: Le merci importate fuori dall'UE sono soggette a dazi, che variano in base al prodotto e al paese. Questi costi sono generalmente a carico del destinatario.

    3. Come gestire correttamente IVA e Dogana
    Automatizza: Utilizza software per calcolare l'IVA e i dazi in modo preciso.
    -Aggiorna regolarmente le normative doganali per ogni paese.
    -Comunica chiaramente i costi aggiuntivi al cliente durante il checkout.
    -Documentazione corretta: Ogni spedizione internazionale deve avere la giusta documentazione doganale.

    Gestire IVA e dogane per le vendite internazionali richiede attenzione, ma con gli strumenti giusti e un'adeguata preparazione, è possibile farlo in modo efficace e senza intoppi.

    Se stai pensando di espandere il tuo e-commerce all’estero, assicurati di comprendere bene le normative IVA e doganali per ogni paese. Così facendo, non solo eviterai problemi, ma offrirai anche un’esperienza di acquisto trasparente e sicura ai tuoi clienti, aumentando la loro fiducia e fidelizzazione.

    #EcommerceInternazionale #NormativeDoganal #IVAInternazionale #DaziDoganali #VendereAllEstero #CommercioGlobale #ProgrammatoreEcommerce #FiscoInternazionale #DigitalExport

    Normative doganali e IVA UE/non UE: cosa ho imparato come programmatore e-commerce L’espansione del mio e-commerce a livello internazionale è stata una delle sfide più interessanti, ma anche una delle più complesse. Quando hai a che fare con clienti in vari paesi, ti rendi conto che le normative doganali e le regole fiscali (come l'IVA) sono aspetti cruciali da comprendere per evitare sorprese. La gestione di questi aspetti, infatti, può influire direttamente sul successo o sull’insuccesso delle vendite internazionali. Nel mio percorso come programmatore e-commerce, ho dovuto affrontare vari ostacoli legati a IVA e dogana, sia all’interno dell’Unione Europea (UE), sia con i paesi non UE. Voglio condividere con te ciò che ho imparato e alcuni suggerimenti per gestire al meglio questi aspetti. 1. IVA all’interno dell’Unione Europea (UE) L'UE ha un sistema fiscale uniforme, ma richiede organizzazione. -IVA intra-UE: Se vendi a un altro paese UE, l’aliquota IVA dipende dal volume delle vendite annuali. Se vendi a privati (B2C), devi applicare l'aliquota IVA del paese del cliente. Se superi una certa soglia (10.000 €), dovrai registrarti per l'IVA in quel paese. Se vendi a aziende (B2B), si applica il reverse charge, cioè l'acquirente paga l'IVA nel suo paese. -OSS (One Stop Shop): Questa novità permette di versare l’IVA per tutte le vendite UE tramite un unico punto di contatto, evitando registrazioni multiple. 2. IVA e Dogane nei Paesi non UE Le normative cambiano notevolmente nei paesi extra UE. -Paesi non UE (USA, Regno Unito, Australia): Ogni paese ha regole fiscali e doganali diverse. Ad esempio, negli USA si paga la sales tax che varia per stato, mentre nel Regno Unito l’IVA e i dazi sono applicati dopo la Brexit. -Dazi doganali: Le merci importate fuori dall'UE sono soggette a dazi, che variano in base al prodotto e al paese. Questi costi sono generalmente a carico del destinatario. 3. Come gestire correttamente IVA e Dogana Automatizza: Utilizza software per calcolare l'IVA e i dazi in modo preciso. -Aggiorna regolarmente le normative doganali per ogni paese. -Comunica chiaramente i costi aggiuntivi al cliente durante il checkout. -Documentazione corretta: Ogni spedizione internazionale deve avere la giusta documentazione doganale. Gestire IVA e dogane per le vendite internazionali richiede attenzione, ma con gli strumenti giusti e un'adeguata preparazione, è possibile farlo in modo efficace e senza intoppi. Se stai pensando di espandere il tuo e-commerce all’estero, assicurati di comprendere bene le normative IVA e doganali per ogni paese. Così facendo, non solo eviterai problemi, ma offrirai anche un’esperienza di acquisto trasparente e sicura ai tuoi clienti, aumentando la loro fiducia e fidelizzazione. #EcommerceInternazionale #NormativeDoganal #IVAInternazionale #DaziDoganali #VendereAllEstero #CommercioGlobale #ProgrammatoreEcommerce #FiscoInternazionale #DigitalExport
    0 Commenti 0 Condivisioni 265 Viste 0 Recensioni
  • Nuove Misure Fiscali per le PMI: cosa cambia dal 2025
    Il 2025 porta con sé una serie di novità fiscali significative per le piccole e medie imprese italiane. L’obiettivo? Promuovere investimenti, incentivare la sostenibilità, rafforzare la trasparenza e rendere più equo il sistema tributario. In questo articolo, analizziamo in sintesi le misure chiave introdotte, con un focus pratico su cosa cambia per le PMI e come prepararsi per tempo.

    1. IRES Premiale: meno tasse per chi investe e assume
    Una delle novità più interessanti è l’introduzione dell’IRES Premiale, un incentivo fiscale rivolto alle PMI che:
    -Reinvestono almeno l’80% degli utili,
    -Effettuano investimenti in beni strumentali (materiali o immateriali) per almeno il 30% degli utili,
    -Incrementano l’organico a tempo indeterminato di almeno l’1%.

    Le imprese che soddisfano tutti e tre i requisiti possono beneficiare di una riduzione dell’aliquota IRES dal 24% al 20%. Si tratta di una misura pensata per premiare chi sceglie una crescita sostenibile, puntando su capitale produttivo e risorse umane.

    2. Obbligo di fatturazione elettronica per tutti
    Dal 2025, la fatturazione elettronica diventa obbligatoria per tutti i regimi fiscali, compresi:
    -Regime forfettario,
    -Regime dei minimi (residuale),
    -Regimi agevolati speciali (es. agricoltura, enti non commerciali).

    Questo obbligo riguarda tutte le operazioni tra privati (B2B e B2C), e comporta l’uso della piattaforma SDI dell’Agenzia delle Entrate per emettere e ricevere fatture. L’obiettivo è semplificare la fiscalità, contrastare l’evasione e promuovere la digitalizzazione anche tra le microimprese.

    Attenzione: chi non si adegua rischia sanzioni e l’impossibilità di dedurre o detrarre alcune spese.

    3. Nuovi incentivi per la sostenibilità
    Nel 2025 vengono potenziati gli incentivi per investimenti in sostenibilità ambientale ed energetica. Tra i principali strumenti a disposizione:
    -Credito d’imposta per l’efficienza energetica nei processi produttivi;
    -Bonus green tech per l’acquisto di tecnologie a basso impatto ambientale;
    -Fondo per la transizione ecologica delle PMI, con contributi a fondo perduto per progetti di economia circolare e riduzione della carbon footprint.
    Queste misure si inseriscono nel quadro europeo della twin transition, che unisce sostenibilità e digitalizzazione come driver di crescita competitiva.

    4. Modifiche al regime forfettario e dei minimi
    Il regime forfettario viene riformato per migliorare l’equità e ridurre l’elusione. Ecco le principali novità:
    -Soglia unica a 100.000 euro di ricavi/compensi per l’accesso (attualmente 85.000 euro);
    -Reintroduzione di un tetto alle spese per lavoro dipendente e collaboratori, per evitare usi distorti;
    -Maggiori controlli ex post per chi supera i limiti durante l’anno;
    Il regime dei minimi viene definitivamente abrogato, e i contribuenti interessati passeranno automaticamente al forfettario o al semplificato, in base al profilo.

    Chi aderisce al forfettario continuerà a beneficiare dell’aliquota agevolata al 15% (o 5% per i primi 5 anni), ma con maggiore trasparenza e tracciabilità.

    Cosa devono fare ora le PMI
    In vista dell’entrata in vigore delle nuove misure fiscali, le imprese devono:
    -Aggiornare i propri sistemi contabili per integrare la fatturazione elettronica, se non già in regola;
    -Valutare i benefici dell’IRES Premiale, anche attraverso simulazioni di bilancio;
    -Esplorare gli incentivi green disponibili e pianificare investimenti sostenibili;
    -Verificare la propria posizione fiscale per adeguarsi alle nuove soglie e regole del regime forfettario.

    Il 2025 segna un cambio di passo nella fiscalità delle PMI italiane: più trasparenza, incentivi mirati a chi investe nel futuro e semplificazioni per chi rispetta le regole. Conoscere in anticipo le novità è il primo passo per trasformarle in vantaggi concreti per il proprio business.

    #PMI #Fisco2025 #IRESPremiale #FatturazioneElettronica #RegimeForfettario #Sostenibilità #IncentiviFiscali #ImpresaBiz




    Nuove Misure Fiscali per le PMI: cosa cambia dal 2025 Il 2025 porta con sé una serie di novità fiscali significative per le piccole e medie imprese italiane. L’obiettivo? Promuovere investimenti, incentivare la sostenibilità, rafforzare la trasparenza e rendere più equo il sistema tributario. In questo articolo, analizziamo in sintesi le misure chiave introdotte, con un focus pratico su cosa cambia per le PMI e come prepararsi per tempo. 🧾 1. IRES Premiale: meno tasse per chi investe e assume Una delle novità più interessanti è l’introduzione dell’IRES Premiale, un incentivo fiscale rivolto alle PMI che: -Reinvestono almeno l’80% degli utili, -Effettuano investimenti in beni strumentali (materiali o immateriali) per almeno il 30% degli utili, -Incrementano l’organico a tempo indeterminato di almeno l’1%. Le imprese che soddisfano tutti e tre i requisiti possono beneficiare di una riduzione dell’aliquota IRES dal 24% al 20%. Si tratta di una misura pensata per premiare chi sceglie una crescita sostenibile, puntando su capitale produttivo e risorse umane. 💻 2. Obbligo di fatturazione elettronica per tutti Dal 2025, la fatturazione elettronica diventa obbligatoria per tutti i regimi fiscali, compresi: -Regime forfettario, -Regime dei minimi (residuale), -Regimi agevolati speciali (es. agricoltura, enti non commerciali). Questo obbligo riguarda tutte le operazioni tra privati (B2B e B2C), e comporta l’uso della piattaforma SDI dell’Agenzia delle Entrate per emettere e ricevere fatture. L’obiettivo è semplificare la fiscalità, contrastare l’evasione e promuovere la digitalizzazione anche tra le microimprese. 👉 Attenzione: chi non si adegua rischia sanzioni e l’impossibilità di dedurre o detrarre alcune spese. 🌱 3. Nuovi incentivi per la sostenibilità Nel 2025 vengono potenziati gli incentivi per investimenti in sostenibilità ambientale ed energetica. Tra i principali strumenti a disposizione: -Credito d’imposta per l’efficienza energetica nei processi produttivi; -Bonus green tech per l’acquisto di tecnologie a basso impatto ambientale; -Fondo per la transizione ecologica delle PMI, con contributi a fondo perduto per progetti di economia circolare e riduzione della carbon footprint. Queste misure si inseriscono nel quadro europeo della twin transition, che unisce sostenibilità e digitalizzazione come driver di crescita competitiva. ⚖️ 4. Modifiche al regime forfettario e dei minimi Il regime forfettario viene riformato per migliorare l’equità e ridurre l’elusione. Ecco le principali novità: -Soglia unica a 100.000 euro di ricavi/compensi per l’accesso (attualmente 85.000 euro); -Reintroduzione di un tetto alle spese per lavoro dipendente e collaboratori, per evitare usi distorti; -Maggiori controlli ex post per chi supera i limiti durante l’anno; Il regime dei minimi viene definitivamente abrogato, e i contribuenti interessati passeranno automaticamente al forfettario o al semplificato, in base al profilo. Chi aderisce al forfettario continuerà a beneficiare dell’aliquota agevolata al 15% (o 5% per i primi 5 anni), ma con maggiore trasparenza e tracciabilità. 📌 Cosa devono fare ora le PMI In vista dell’entrata in vigore delle nuove misure fiscali, le imprese devono: -Aggiornare i propri sistemi contabili per integrare la fatturazione elettronica, se non già in regola; -Valutare i benefici dell’IRES Premiale, anche attraverso simulazioni di bilancio; -Esplorare gli incentivi green disponibili e pianificare investimenti sostenibili; -Verificare la propria posizione fiscale per adeguarsi alle nuove soglie e regole del regime forfettario. Il 2025 segna un cambio di passo nella fiscalità delle PMI italiane: più trasparenza, incentivi mirati a chi investe nel futuro e semplificazioni per chi rispetta le regole. Conoscere in anticipo le novità è il primo passo per trasformarle in vantaggi concreti per il proprio business. #PMI #Fisco2025 #IRESPremiale #FatturazioneElettronica #RegimeForfettario #Sostenibilità #IncentiviFiscali #ImpresaBiz
    0 Commenti 0 Condivisioni 366 Viste 0 Recensioni
  • Nuove Regole IVA nell’E-commerce: Cosa Cambia per le Imprese
    Dal 1° luglio 2021, l’Unione Europea ha introdotto importanti novità in materia di IVA per il commercio elettronico. L’obiettivo è semplificare gli adempimenti fiscali e contrastare le frodi IVA, creando un sistema più equo per le imprese europee che vendono beni e servizi online. Le nuove regole impattano in particolare le vendite a distanza B2C tra paesi UE e verso consumatori finali.

    Le principali novità
    1. Fine della soglia nazionale per le vendite a distanza
    In precedenza, ogni Stato membro applicava una soglia (ad esempio 35.000 o 100.000 euro) oltre la quale un’impresa doveva registrarsi ai fini IVA nel paese del cliente. Dal 2021, queste soglie nazionali sono state sostituite da una soglia unica comunitaria di 10.000 euro annui per le vendite B2C transfrontaliere.

    Superata questa soglia, le imprese devono applicare l’IVA del paese di destinazione, salvo avvalersi di uno sportello unico (OSS).

    2. Introduzione del regime OSS (One-Stop Shop)
    Il regime OSS consente alle imprese di registrarsi in un solo Stato membro per dichiarare e versare l’IVA dovuta in tutti gli altri paesi UE. Questo semplifica enormemente gli obblighi burocratici: non è più necessario aprire una partita IVA in ciascun paese di destinazione.

    3. Nuove regole per le piattaforme online
    Le piattaforme e i marketplace digitali che facilitano le vendite diventano in alcuni casi deemed suppliers (fornitori presunti), responsabili della riscossione e del versamento dell’IVA al posto del venditore effettivo. Questo vale ad esempio per:
    -Vendite B2C di beni importati da paesi extra-UE in spedizioni di valore inferiore a 150 euro.
    -Vendite intra-UE da parte di fornitori non UE tramite marketplace.

    4. Abolizione dell’esenzione IVA sulle importazioni di piccolo valore
    È stata eliminata l’esenzione IVA per beni importati da paesi terzi con valore fino a 22 euro. Ora tutte le importazioni sono soggette a IVA, con l’obiettivo di tutelare la concorrenza leale con i venditori europei.

    5. Introduzione dello IOSS (Import One-Stop Shop)
    Per facilitare la gestione dell’IVA sulle importazioni sotto i 150 euro, è stato introdotto lo IOSS, un sistema simile all’OSS, che permette al venditore extra-UE (o al suo intermediario) di riscuotere e versare l’IVA nel paese del consumatore al momento della vendita, evitando sorprese alla dogana.

    Implicazioni per le imprese italiane
    Per le imprese italiane che vendono online in altri paesi UE, queste novità comportano:
    -La necessità di monitorare il superamento della soglia di 10.000 euro annui.
    -La possibilità di semplificare la gestione IVA aderendo al regime OSS.
    -Una maggiore responsabilità per chi opera attraverso marketplace.
    -La necessità di adeguare le piattaforme di e-commerce (software, fatturazione, logistica) per garantire la corretta applicazione dell’IVA.

    Le nuove regole IVA nell’e-commerce rappresentano un passo importante verso un mercato digitale europeo più trasparente ed efficiente. Tuttavia, richiedono uno sforzo di adeguamento da parte delle imprese. È consigliabile rivolgersi a consulenti fiscali esperti o utilizzare software aggiornati per gestire in modo corretto e semplificato le nuove procedure.

    #IVA #ecommerce #impreseitaliane #digitalizzazione #fiscalitàinternazionale #OSS #IOSS #venditeonline #UnioneEuropea #regoleIVA

    Nuove Regole IVA nell’E-commerce: Cosa Cambia per le Imprese Dal 1° luglio 2021, l’Unione Europea ha introdotto importanti novità in materia di IVA per il commercio elettronico. L’obiettivo è semplificare gli adempimenti fiscali e contrastare le frodi IVA, creando un sistema più equo per le imprese europee che vendono beni e servizi online. Le nuove regole impattano in particolare le vendite a distanza B2C tra paesi UE e verso consumatori finali. Le principali novità 1. Fine della soglia nazionale per le vendite a distanza In precedenza, ogni Stato membro applicava una soglia (ad esempio 35.000 o 100.000 euro) oltre la quale un’impresa doveva registrarsi ai fini IVA nel paese del cliente. Dal 2021, queste soglie nazionali sono state sostituite da una soglia unica comunitaria di 10.000 euro annui per le vendite B2C transfrontaliere. Superata questa soglia, le imprese devono applicare l’IVA del paese di destinazione, salvo avvalersi di uno sportello unico (OSS). 2. Introduzione del regime OSS (One-Stop Shop) Il regime OSS consente alle imprese di registrarsi in un solo Stato membro per dichiarare e versare l’IVA dovuta in tutti gli altri paesi UE. Questo semplifica enormemente gli obblighi burocratici: non è più necessario aprire una partita IVA in ciascun paese di destinazione. 3. Nuove regole per le piattaforme online Le piattaforme e i marketplace digitali che facilitano le vendite diventano in alcuni casi deemed suppliers (fornitori presunti), responsabili della riscossione e del versamento dell’IVA al posto del venditore effettivo. Questo vale ad esempio per: -Vendite B2C di beni importati da paesi extra-UE in spedizioni di valore inferiore a 150 euro. -Vendite intra-UE da parte di fornitori non UE tramite marketplace. 4. Abolizione dell’esenzione IVA sulle importazioni di piccolo valore È stata eliminata l’esenzione IVA per beni importati da paesi terzi con valore fino a 22 euro. Ora tutte le importazioni sono soggette a IVA, con l’obiettivo di tutelare la concorrenza leale con i venditori europei. 5. Introduzione dello IOSS (Import One-Stop Shop) Per facilitare la gestione dell’IVA sulle importazioni sotto i 150 euro, è stato introdotto lo IOSS, un sistema simile all’OSS, che permette al venditore extra-UE (o al suo intermediario) di riscuotere e versare l’IVA nel paese del consumatore al momento della vendita, evitando sorprese alla dogana. Implicazioni per le imprese italiane Per le imprese italiane che vendono online in altri paesi UE, queste novità comportano: -La necessità di monitorare il superamento della soglia di 10.000 euro annui. -La possibilità di semplificare la gestione IVA aderendo al regime OSS. -Una maggiore responsabilità per chi opera attraverso marketplace. -La necessità di adeguare le piattaforme di e-commerce (software, fatturazione, logistica) per garantire la corretta applicazione dell’IVA. Le nuove regole IVA nell’e-commerce rappresentano un passo importante verso un mercato digitale europeo più trasparente ed efficiente. Tuttavia, richiedono uno sforzo di adeguamento da parte delle imprese. È consigliabile rivolgersi a consulenti fiscali esperti o utilizzare software aggiornati per gestire in modo corretto e semplificato le nuove procedure. #IVA #ecommerce #impreseitaliane #digitalizzazione #fiscalitàinternazionale #OSS #IOSS #venditeonline #UnioneEuropea #regoleIVA
    0 Commenti 0 Condivisioni 332 Viste 0 Recensioni
  • Come vendere all’estero senza errori fiscali

    Vendere all’estero è un’opportunità enorme per le imprese italiane, ma ogni ordine oltre confine porta con sé una domanda:

    “Devo fare Intrastat? Metto l’IVA? E con l’Inghilterra come funziona?”

    Nel 2025 il commercio intra-UE e extra-UE è sempre più tracciato e digitalizzato. Le autorità fiscali — italiane ed europee — incrociano dati, incassano in tempo reale e controllano a distanza.

    Tradotto: servono attenzione e metodo. Niente panico: ecco una guida aggiornata per evitare errori e vendere con serenità.

    1. Prima distinzione fondamentale: UE ≠ Extra-UE
    Se vendi o compri dentro l’Unione Europea, sei nel commercio “intra-UE”

    Se invece c’è di mezzo un Paese fuori dall’UE (UK incluso), scattano le regole doganali e di esportazione/importazione

    2. Vendite B2B intra-UE: attenzione a VIES e autofatturazione
    Se vendi ad aziende con partita IVA in un altro Paese UE:
    Niente IVA in fattura (operazione non imponibile ex art. 41 DL 331/93)

    Ma solo se:
    -il cliente è registrato al VIES
    -la merce è spedita fisicamente in un altro Paese UE
    -puoi dimostrare la spedizione

    Serve anche la dichiarazione Intrastat mensile o trimestrale, se superi certe soglie (o su richiesta dell’Agenzia delle Dogane).

    🛍 3. Vendite B2C intra-UE: si usa il regime OSS
    Se vendi a consumatori finali UE (es. ecommerce), l’IVA va applicata secondo il Paese del cliente.

    Dal 1° luglio 2021 esiste il sistema OSS – One Stop Shop, che semplifica tutto:
    -Ti registri in Italia al portale OSS
    -Applichi l’IVA del Paese del cliente
    -Versi tutto tramite un’unica dichiarazione trimestrale OSS

    Obbligatorio se superi i 10.000 euro di vendite annuali intra-UE a privati

    4. Vendite extra-UE: esportazioni e dogana
    Se vendi a clienti fuori dall’UE (USA, UK, Svizzera, ecc.):
    La vendita è non imponibile IVA (art. 8 DPR 633/72)
    -Serve prova di esportazione doganale (MRN, bolle doganali)

    Spedire tramite corriere? Chiedi la distinta doganale o documento di esportazione con timbro elettronico

    Anche in dropshipping sei l’esportatore fiscale, anche se non vedi mai il prodotto.

    5. Acquisti da fornitori UE: reverse charge e Intrastat
    Se compri beni o servizi da un fornitore UE:
    -Devi applicare il reverse charge (autofattura con IVA italiana)
    -Devi presentare modello Intrastat acquisti, salvo esoneri o soglie minime

    Molti si dimenticano l’Intrastat per servizi ricevuti da UE (es. advertising, consulenze): è obbligatorio, anche per i forfettari che hanno optato per il VIES.

    6. Regole con UK post-Brexit
    Con il Regno Unito, dal 2021 valgono le regole doganali extra-UE:
    -Serve dichiarazione di esportazione e bolle doganali
    -Possibili dazi o IVA all’importazione nel Paese del cliente
    -Verifica sempre se il cliente ha VAT UK number (utile solo in B2B)

    Per chi vende online in UK, è spesso necessario un fiscal representative o un intermediario doganale locale

    7. Come evitare errori fiscali nelle vendite estere
    Checklist utile per stare tranquilli:

    Iscritto al VIES se fai B2B UE
    Registrato al OSS per ecommerce B2C intra-UE
    Conosci la differenza tra cessione intracomunitaria e esportazione extra-UE
    Conservi prove di trasporto o export doganale
    Presenti correttamente Intrastat (acquisti e/o vendite)
    Hai un gestionale o commercialista che parla “lingua internazionale”

    Vendere all’estero sì, ma con consapevolezza
    Il mercato è globale, ma le regole sono locali.
    Con un minimo di struttura e le giuste informazioni, puoi vendere in tutta Europa (e oltre) senza problemi fiscali o doganali.

    Oggi il Fisco incrocia i dati: se sbagli Intrastat, OSS o IVA intra-UE, la lettera dell’Agenzia arriva anche se non ti sei mai mosso dall’ufficio.

    #venditeUE #Intrastat2025 #dogane #IVAestera #OSS #ecommerceinternazionale #fiscalitàinternazionale #partitaIVA #PMIitaliane #esportarebene #fatturazioneelettronica #commercioestero #digitalexport #compliancefiscale
    Come vendere all’estero senza errori fiscali Vendere all’estero è un’opportunità enorme per le imprese italiane, ma ogni ordine oltre confine porta con sé una domanda: “Devo fare Intrastat? Metto l’IVA? E con l’Inghilterra come funziona?” Nel 2025 il commercio intra-UE e extra-UE è sempre più tracciato e digitalizzato. Le autorità fiscali — italiane ed europee — incrociano dati, incassano in tempo reale e controllano a distanza. 👉 Tradotto: servono attenzione e metodo. Niente panico: ecco una guida aggiornata per evitare errori e vendere con serenità. 🧭 1. Prima distinzione fondamentale: UE ≠ Extra-UE Se vendi o compri dentro l’Unione Europea, sei nel commercio “intra-UE” Se invece c’è di mezzo un Paese fuori dall’UE (UK incluso), scattano le regole doganali e di esportazione/importazione 📋 2. Vendite B2B intra-UE: attenzione a VIES e autofatturazione Se vendi ad aziende con partita IVA in un altro Paese UE: Niente IVA in fattura (operazione non imponibile ex art. 41 DL 331/93) Ma solo se: -il cliente è registrato al VIES -la merce è spedita fisicamente in un altro Paese UE -puoi dimostrare la spedizione 📌 Serve anche la dichiarazione Intrastat mensile o trimestrale, se superi certe soglie (o su richiesta dell’Agenzia delle Dogane). 🛍 3. Vendite B2C intra-UE: si usa il regime OSS Se vendi a consumatori finali UE (es. ecommerce), l’IVA va applicata secondo il Paese del cliente. Dal 1° luglio 2021 esiste il sistema OSS – One Stop Shop, che semplifica tutto: -Ti registri in Italia al portale OSS -Applichi l’IVA del Paese del cliente -Versi tutto tramite un’unica dichiarazione trimestrale OSS 👉 Obbligatorio se superi i 10.000 euro di vendite annuali intra-UE a privati ✈️ 4. Vendite extra-UE: esportazioni e dogana Se vendi a clienti fuori dall’UE (USA, UK, Svizzera, ecc.): La vendita è non imponibile IVA (art. 8 DPR 633/72) -Serve prova di esportazione doganale (MRN, bolle doganali) 📦 Spedire tramite corriere? Chiedi la distinta doganale o documento di esportazione con timbro elettronico 💡 Anche in dropshipping sei l’esportatore fiscale, anche se non vedi mai il prodotto. 🧾 5. Acquisti da fornitori UE: reverse charge e Intrastat Se compri beni o servizi da un fornitore UE: -Devi applicare il reverse charge (autofattura con IVA italiana) -Devi presentare modello Intrastat acquisti, salvo esoneri o soglie minime 📌 Molti si dimenticano l’Intrastat per servizi ricevuti da UE (es. advertising, consulenze): è obbligatorio, anche per i forfettari che hanno optato per il VIES. 📦 6. Regole con UK post-Brexit Con il Regno Unito, dal 2021 valgono le regole doganali extra-UE: -Serve dichiarazione di esportazione e bolle doganali -Possibili dazi o IVA all’importazione nel Paese del cliente -Verifica sempre se il cliente ha VAT UK number (utile solo in B2B) 👉 Per chi vende online in UK, è spesso necessario un fiscal representative o un intermediario doganale locale 🧰 7. Come evitare errori fiscali nelle vendite estere Checklist utile per stare tranquilli: ✅ Iscritto al VIES se fai B2B UE ✅ Registrato al OSS per ecommerce B2C intra-UE ✅ Conosci la differenza tra cessione intracomunitaria e esportazione extra-UE ✅ Conservi prove di trasporto o export doganale ✅ Presenti correttamente Intrastat (acquisti e/o vendite) ✅ Hai un gestionale o commercialista che parla “lingua internazionale” 📌 Vendere all’estero sì, ma con consapevolezza Il mercato è globale, ma le regole sono locali. Con un minimo di struttura e le giuste informazioni, puoi vendere in tutta Europa (e oltre) senza problemi fiscali o doganali. 👉 Oggi il Fisco incrocia i dati: se sbagli Intrastat, OSS o IVA intra-UE, la lettera dell’Agenzia arriva anche se non ti sei mai mosso dall’ufficio. #venditeUE #Intrastat2025 #dogane #IVAestera #OSS #ecommerceinternazionale #fiscalitàinternazionale #partitaIVA #PMIitaliane #esportarebene #fatturazioneelettronica #commercioestero #digitalexport #compliancefiscale
    0 Commenti 0 Condivisioni 680 Viste 0 Recensioni
Altri risultati
Sponsorizzato
adv cerca