• Trasformare le critiche in valore: ecco come lo faccio ogni giorno
    Gestire un e-commerce non significa solo ricevere ordini, ma anche confrontarsi con opinioni, giudizi e, inevitabilmente, critiche. All’inizio le vivevo con frustrazione. Poi ho capito che, se affrontate con il giusto atteggiamento, possono diventare una leva di crescita potente. Ecco come oggi riesco a trasformare anche i feedback negativi in valore concreto per il mio business.

    1. Ascolto, non reagisco
    Quando ricevo una critica – su un prodotto, una consegna o il servizio clienti – la prima cosa che faccio è leggere senza difendermi. Mi metto nei panni del cliente e cerco di capire il contesto. Spesso il malcontento nasce da aspettative disattese, non da malafede.

    2. Rispondo sempre, in modo trasparente e umano
    Non ignoro mai una recensione negativa. Rispondo con educazione, empatia e disponibilità. Un cliente insoddisfatto che riceve una risposta sincera e risolutiva può diventare addirittura un promotore del brand. Ho visto recensioni a 1 stella trasformarsi in 5 solo grazie alla qualità della risposta.

    3. Uso le critiche per migliorare processi e prodotti
    Ogni segnalazione è un’opportunità per interrogarsi. Una volta, diverse persone si lamentavano della confezione fragile. Ho cambiato il packaging e, da quel momento, il problema è sparito (insieme alle recensioni negative). Quello che sembra un attacco, a volte è solo una richiesta di attenzione.

    4. Distinguo tra critiche costruttive e tossiche
    Non tutte le critiche meritano lo stesso peso. Ho imparato a filtrare i feedback utili da quelli generici, offensivi o non motivati. Ma anche questi ultimi mi ricordano quanto sia importante lavorare sulla percezione del brand e sulla comunicazione.

    5. Monitoro i trend per capire se c’è un problema più grande
    Se ricevo più lamentele simili in un periodo ristretto, accendo un campanello d’allarme: potrebbe esserci un problema di prodotto, logistica o comunicazione. Le critiche mi aiutano a vedere dall’esterno e correggere rotta velocemente.

    Le critiche fanno parte del gioco, ma ho scelto di non subirle, bensì usarle per crescere. Oggi le considero un canale di ascolto prezioso e uno specchio sincero del mio lavoro. Chi mi critica, in fondo, mi sta dando una seconda possibilità per fare meglio. E io la colgo.

    #CustomerExperience #GestioneFeedback #Ecommerce #RecensioniOnline #CriticheCostruttive #MiglioramentoContinuo #AscoltoAttivo #BrandReputation #ImpresaDigitale #CustomerCare

    Trasformare le critiche in valore: ecco come lo faccio ogni giorno Gestire un e-commerce non significa solo ricevere ordini, ma anche confrontarsi con opinioni, giudizi e, inevitabilmente, critiche. All’inizio le vivevo con frustrazione. Poi ho capito che, se affrontate con il giusto atteggiamento, possono diventare una leva di crescita potente. Ecco come oggi riesco a trasformare anche i feedback negativi in valore concreto per il mio business. 1. Ascolto, non reagisco Quando ricevo una critica – su un prodotto, una consegna o il servizio clienti – la prima cosa che faccio è leggere senza difendermi. Mi metto nei panni del cliente e cerco di capire il contesto. Spesso il malcontento nasce da aspettative disattese, non da malafede. 2. Rispondo sempre, in modo trasparente e umano Non ignoro mai una recensione negativa. Rispondo con educazione, empatia e disponibilità. Un cliente insoddisfatto che riceve una risposta sincera e risolutiva può diventare addirittura un promotore del brand. Ho visto recensioni a 1 stella trasformarsi in 5 solo grazie alla qualità della risposta. 3. Uso le critiche per migliorare processi e prodotti Ogni segnalazione è un’opportunità per interrogarsi. Una volta, diverse persone si lamentavano della confezione fragile. Ho cambiato il packaging e, da quel momento, il problema è sparito (insieme alle recensioni negative). Quello che sembra un attacco, a volte è solo una richiesta di attenzione. 4. Distinguo tra critiche costruttive e tossiche Non tutte le critiche meritano lo stesso peso. Ho imparato a filtrare i feedback utili da quelli generici, offensivi o non motivati. Ma anche questi ultimi mi ricordano quanto sia importante lavorare sulla percezione del brand e sulla comunicazione. 5. Monitoro i trend per capire se c’è un problema più grande Se ricevo più lamentele simili in un periodo ristretto, accendo un campanello d’allarme: potrebbe esserci un problema di prodotto, logistica o comunicazione. Le critiche mi aiutano a vedere dall’esterno e correggere rotta velocemente. Le critiche fanno parte del gioco, ma ho scelto di non subirle, bensì usarle per crescere. Oggi le considero un canale di ascolto prezioso e uno specchio sincero del mio lavoro. Chi mi critica, in fondo, mi sta dando una seconda possibilità per fare meglio. E io la colgo. #CustomerExperience #GestioneFeedback #Ecommerce #RecensioniOnline #CriticheCostruttive #MiglioramentoContinuo #AscoltoAttivo #BrandReputation #ImpresaDigitale #CustomerCare
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  • Soft skills al potere: come la comunicazione ha salvato il mio business

    Quando si parla di crescita imprenditoriale, pensiamo subito a competenze tecniche, strategie di marketing, automazioni, dati. Io per primo ci sono cascato: investivo tempo e risorse solo per migliorare gli strumenti. Ma a un certo punto, il business si è inceppato. E no, non era colpa del funnel, del mercato o dell’algoritmo.

    Era colpa mia. O meglio: della mia comunicazione.

    Mi sono reso conto che sapevo spiegare il mio prodotto, ma non riuscivo a farmi capire davvero. Non ascoltavo abbastanza i miei clienti, rispondevo in modo troppo tecnico, ero rigido nelle trattative, impacciato nei momenti delicati.
    In sintesi: mancavano le soft skills. Quelle abilità che nessuno ti insegna davvero, ma che fanno la differenza tra chi sopravvive e chi cresce.

    La comunicazione ha letteralmente salvato il mio business. Ecco come.

    1. Ho imparato ad ascoltare (davvero)
    Spesso, nei primi anni, ero più concentrato a parlare che a capire. Poi ho iniziato a fare domande migliori, ad ascoltare con attenzione ciò che i clienti non dicevano a voce, ma lasciavano intendere. Questo mi ha permesso di adattare le mie offerte e costruire relazioni solide.

    2. Ho smesso di spiegare per convincere e ho iniziato a raccontare per connettere
    Il passaggio da “presentazione aziendale” a “storytelling autentico” ha cambiato il modo in cui il pubblico rispondeva ai miei contenuti. Le persone vogliono sentirsi coinvolte, non solo informate. Raccontare i dietro le quinte, le sfide, i fallimenti – con onestà – ha costruito una fiducia che nessuna brochure avrebbe mai potuto generare.

    3. Ho iniziato a gestire i conflitti con intelligenza emotiva
    Clienti difficili, collaboratori delusi, trattative in bilico: la differenza l’ha fatta la mia capacità di restare calmo, empatico e assertivo. Oggi so che ogni parola ha un impatto. E scegliere come dire le cose è spesso più importante del cosa dire.

    La verità? Le soft skills sono hard skills travestite. La comunicazione non è un “plus” per chi fa impresa: è un asset strategico.
    Oggi, se il mio business funziona, è perché ho imparato a parlare meglio. Ma soprattutto, a relazionarmi meglio. E in un mondo sempre più automatico, è proprio l’umano a fare la differenza.

    #SoftSkills #ComunicazioneEfficace #Leadership #ImprenditoreDigitale #BusinessGrowth #Empatia #PublicSpeaking #Storytelling #AscoltoAttivo #CrescitaPersonale #DigitalMindset
    Soft skills al potere: come la comunicazione ha salvato il mio business Quando si parla di crescita imprenditoriale, pensiamo subito a competenze tecniche, strategie di marketing, automazioni, dati. Io per primo ci sono cascato: investivo tempo e risorse solo per migliorare gli strumenti. Ma a un certo punto, il business si è inceppato. E no, non era colpa del funnel, del mercato o dell’algoritmo. Era colpa mia. O meglio: della mia comunicazione. Mi sono reso conto che sapevo spiegare il mio prodotto, ma non riuscivo a farmi capire davvero. Non ascoltavo abbastanza i miei clienti, rispondevo in modo troppo tecnico, ero rigido nelle trattative, impacciato nei momenti delicati. In sintesi: mancavano le soft skills. Quelle abilità che nessuno ti insegna davvero, ma che fanno la differenza tra chi sopravvive e chi cresce. La comunicazione ha letteralmente salvato il mio business. Ecco come. 1. Ho imparato ad ascoltare (davvero) Spesso, nei primi anni, ero più concentrato a parlare che a capire. Poi ho iniziato a fare domande migliori, ad ascoltare con attenzione ciò che i clienti non dicevano a voce, ma lasciavano intendere. Questo mi ha permesso di adattare le mie offerte e costruire relazioni solide. 2. Ho smesso di spiegare per convincere e ho iniziato a raccontare per connettere Il passaggio da “presentazione aziendale” a “storytelling autentico” ha cambiato il modo in cui il pubblico rispondeva ai miei contenuti. Le persone vogliono sentirsi coinvolte, non solo informate. Raccontare i dietro le quinte, le sfide, i fallimenti – con onestà – ha costruito una fiducia che nessuna brochure avrebbe mai potuto generare. 3. Ho iniziato a gestire i conflitti con intelligenza emotiva Clienti difficili, collaboratori delusi, trattative in bilico: la differenza l’ha fatta la mia capacità di restare calmo, empatico e assertivo. Oggi so che ogni parola ha un impatto. E scegliere come dire le cose è spesso più importante del cosa dire. La verità? Le soft skills sono hard skills travestite. La comunicazione non è un “plus” per chi fa impresa: è un asset strategico. Oggi, se il mio business funziona, è perché ho imparato a parlare meglio. Ma soprattutto, a relazionarmi meglio. E in un mondo sempre più automatico, è proprio l’umano a fare la differenza. #SoftSkills #ComunicazioneEfficace #Leadership #ImprenditoreDigitale #BusinessGrowth #Empatia #PublicSpeaking #Storytelling #AscoltoAttivo #CrescitaPersonale #DigitalMindset
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  • Come uso i feedback dei follower per crescere e migliorare

    Uno degli aspetti più preziosi del mio lavoro come content creator è la possibilità di confrontarmi direttamente con chi mi segue. I feedback dei follower sono una risorsa fondamentale per capire cosa funziona, cosa posso migliorare e come evolvere nel tempo.
    Ecco come li utilizzo per crescere e affinare il mio lavoro.

    1. Ascolto attivo e apertura
    Prima di tutto, cerco di mantenere un atteggiamento aperto e di leggere con attenzione commenti, messaggi privati e risposte alle storie. Anche le critiche costruttive possono diventare un’opportunità di crescita se le accolgo con mente positiva.

    2. Chiedo feedback diretti
    Spesso organizzo sondaggi o domande nelle storie per capire cosa piace di più o quali argomenti vorrebbero vedere. Questo tipo di interazione mi aiuta a creare contenuti più mirati e coinvolgenti.

    3. Analizzo i pattern
    Non mi fermo a un singolo commento, ma cerco di individuare tendenze o richieste ricorrenti tra i follower. Se molte persone chiedono qualcosa o segnalano un problema, è un segnale chiaro su cui lavorare.

    4. Rispondo e coinvolgo
    Quando rispondo ai commenti o ai messaggi, dimostro che ascolto davvero il mio pubblico. Questo rafforza la relazione e incoraggia altre persone a condividere le proprie opinioni.

    5. Adatto la mia strategia
    Infine, uso i feedback per modificare la mia strategia di contenuti, sperimentare nuovi format o approfondire temi apprezzati. È un processo continuo di miglioramento basato sulle esigenze reali del mio pubblico.

    I feedback dei follower sono un dono prezioso che mi aiuta a crescere come creatrice e a offrire contenuti sempre più rilevanti e autentici. Se anche tu impari a usarli bene, vedrai la tua community diventare più forte e coinvolta.

    #FeedbackFollower #CrescitaSocial #ContentCreator #CommunityBuilding #SocialMediaTips #Engagement #DigitalMarketing #AscoltoAttivo #MiglioramentoContinuo #CreatorLife

    Come uso i feedback dei follower per crescere e migliorare Uno degli aspetti più preziosi del mio lavoro come content creator è la possibilità di confrontarmi direttamente con chi mi segue. I feedback dei follower sono una risorsa fondamentale per capire cosa funziona, cosa posso migliorare e come evolvere nel tempo. Ecco come li utilizzo per crescere e affinare il mio lavoro. 1. Ascolto attivo e apertura Prima di tutto, cerco di mantenere un atteggiamento aperto e di leggere con attenzione commenti, messaggi privati e risposte alle storie. Anche le critiche costruttive possono diventare un’opportunità di crescita se le accolgo con mente positiva. 2. Chiedo feedback diretti Spesso organizzo sondaggi o domande nelle storie per capire cosa piace di più o quali argomenti vorrebbero vedere. Questo tipo di interazione mi aiuta a creare contenuti più mirati e coinvolgenti. 3. Analizzo i pattern Non mi fermo a un singolo commento, ma cerco di individuare tendenze o richieste ricorrenti tra i follower. Se molte persone chiedono qualcosa o segnalano un problema, è un segnale chiaro su cui lavorare. 4. Rispondo e coinvolgo Quando rispondo ai commenti o ai messaggi, dimostro che ascolto davvero il mio pubblico. Questo rafforza la relazione e incoraggia altre persone a condividere le proprie opinioni. 5. Adatto la mia strategia Infine, uso i feedback per modificare la mia strategia di contenuti, sperimentare nuovi format o approfondire temi apprezzati. È un processo continuo di miglioramento basato sulle esigenze reali del mio pubblico. I feedback dei follower sono un dono prezioso che mi aiuta a crescere come creatrice e a offrire contenuti sempre più rilevanti e autentici. Se anche tu impari a usarli bene, vedrai la tua community diventare più forte e coinvolta. #FeedbackFollower #CrescitaSocial #ContentCreator #CommunityBuilding #SocialMediaTips #Engagement #DigitalMarketing #AscoltoAttivo #MiglioramentoContinuo #CreatorLife
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  • Tecniche di negoziazione efficace per chi fa business

    Nel nostro lavoro quotidiano come imprenditori, professionisti e gestori di microimprese, ci troviamo spesso a dover negoziare: con clienti, fornitori, collaboratori, banche, partner commerciali. Saper condurre una trattativa in modo efficace può fare la differenza tra una semplice occasione e una vera opportunità di crescita.
    Negoziare non è solo questione di istinto o carisma: è una competenza strategica, che si può (e si deve) allenare. Ecco perché oggi vogliamo condividere con voi alcune delle tecniche di negoziazione più efficaci che abbiamo sperimentato e studiato nel tempo.

    Cosa significa negoziare bene
    Per noi, una negoziazione efficace non si limita a “spuntare il prezzo migliore”, ma punta a:
    -Creare valore per entrambe le parti
    -Costruire relazioni di fiducia e lungo termine
    -Evitare conflitti futuri attraverso accordi chiari
    -Raggiungere obiettivi economici e strategici sostenibili

    Le 6 tecniche di negoziazione che utilizziamo (e consigliamo)
    1. Preparazione accurata
    La fase più importante avviene prima della negoziazione. Prepararsi significa:
    -Definire obiettivi chiari
    -Conoscere l’interlocutore (bisogni, margini, interessi)
    -Stabilire i propri limiti e il margine di flessibilità
    -Anticipare le possibili obiezioni
    “Chi fallisce nella preparazione, si prepara al fallimento.” – lo teniamo sempre a mente.

    2. Ascolto attivo
    Spesso pensiamo che negoziare significhi convincere. In realtà, il vero punto di forza è ascoltare. L’ascolto attivo ci permette di:
    -Comprendere i reali interessi dell’altra parte
    -Trovare punti di contatto
    -Dimostrare empatia e apertura
    Più ascoltiamo, più informazioni otteniamo — e più forza abbiamo al tavolo della trattativa.

    3. Creare alternative (BATNA)
    Conoscere la propria BATNA (Best Alternative to a Negotiated Agreement, ovvero la miglior alternativa possibile se la trattativa fallisce) ci dà potere negoziale.
    Se abbiamo delle valide alternative, possiamo negoziare da una posizione più solida. Se non le abbiamo, dobbiamo costruirle prima di sederci al tavolo.

    4. Comunicare con chiarezza e assertività
    Durante la trattativa, dobbiamo essere:
    -Chiari su ciò che vogliamo
    -Assertivi, senza essere aggressivi
    -Flessibili, ma coerenti con i nostri valori e obiettivi
    Un linguaggio semplice, diretto e professionale riduce malintesi e accelera la chiusura degli accordi.

    5. Gestire i silenzi (e il tempo)
    Il silenzio è uno strumento potente. Dopo una proposta o una controproposta, fermarci e lasciare che l’altra parte rifletta può:
    -Creare un momento di pressione positiva
    -Evitare di parlare troppo e rivelare troppo
    -Lasciare spazio all’interlocutore per fare un passo
    Anche la gestione del tempo è fondamentale: una trattativa frettolosa è quasi sempre una cattiva trattativa.

    6. Chiudere con chiarezza
    Una buona negoziazione si chiude solo quando:
    -Tutti i termini sono chiari (prezzo, tempi, modalità di pagamento, responsabilità)
    -Le parti hanno confermato per iscritto gli accordi
    -Sono previsti eventuali meccanismi di revisione o uscita (in caso di imprevisti)
    Meglio perdere dieci minuti a chiarire un dettaglio oggi, che perdere un cliente domani per una clausola ambigua.

    Negoziare è creare valore
    In fin dei conti, negoziare bene significa creare valore per tutti. Non è una guerra da vincere, ma una relazione da costruire. Una trattativa ben gestita rafforza la reputazione, apre nuove collaborazioni e ci aiuta a crescere come professionisti.

    Noi di Impresa.biz crediamo che la negoziazione sia una delle competenze chiave per ogni imprenditore moderno. Per questo la studiamo, la pratichiamo e la miglioriamo ogni giorno.

    #Negoziazione #BusinessTips #Imprenditori #SoftSkills #Comunicazione #PMI #Microimprese #Trattative #Vendite #StrategieCommerciali #AscoltoAttivo #BATNA #CrescitaProfessionale
    Tecniche di negoziazione efficace per chi fa business Nel nostro lavoro quotidiano come imprenditori, professionisti e gestori di microimprese, ci troviamo spesso a dover negoziare: con clienti, fornitori, collaboratori, banche, partner commerciali. Saper condurre una trattativa in modo efficace può fare la differenza tra una semplice occasione e una vera opportunità di crescita. Negoziare non è solo questione di istinto o carisma: è una competenza strategica, che si può (e si deve) allenare. Ecco perché oggi vogliamo condividere con voi alcune delle tecniche di negoziazione più efficaci che abbiamo sperimentato e studiato nel tempo. 🎯 Cosa significa negoziare bene Per noi, una negoziazione efficace non si limita a “spuntare il prezzo migliore”, ma punta a: -Creare valore per entrambe le parti -Costruire relazioni di fiducia e lungo termine -Evitare conflitti futuri attraverso accordi chiari -Raggiungere obiettivi economici e strategici sostenibili 🧠 Le 6 tecniche di negoziazione che utilizziamo (e consigliamo) 1. Preparazione accurata La fase più importante avviene prima della negoziazione. Prepararsi significa: -Definire obiettivi chiari -Conoscere l’interlocutore (bisogni, margini, interessi) -Stabilire i propri limiti e il margine di flessibilità -Anticipare le possibili obiezioni “Chi fallisce nella preparazione, si prepara al fallimento.” – lo teniamo sempre a mente. 2. Ascolto attivo Spesso pensiamo che negoziare significhi convincere. In realtà, il vero punto di forza è ascoltare. L’ascolto attivo ci permette di: -Comprendere i reali interessi dell’altra parte -Trovare punti di contatto -Dimostrare empatia e apertura Più ascoltiamo, più informazioni otteniamo — e più forza abbiamo al tavolo della trattativa. 3. Creare alternative (BATNA) Conoscere la propria BATNA (Best Alternative to a Negotiated Agreement, ovvero la miglior alternativa possibile se la trattativa fallisce) ci dà potere negoziale. Se abbiamo delle valide alternative, possiamo negoziare da una posizione più solida. Se non le abbiamo, dobbiamo costruirle prima di sederci al tavolo. 4. Comunicare con chiarezza e assertività Durante la trattativa, dobbiamo essere: -Chiari su ciò che vogliamo -Assertivi, senza essere aggressivi -Flessibili, ma coerenti con i nostri valori e obiettivi Un linguaggio semplice, diretto e professionale riduce malintesi e accelera la chiusura degli accordi. 5. Gestire i silenzi (e il tempo) Il silenzio è uno strumento potente. Dopo una proposta o una controproposta, fermarci e lasciare che l’altra parte rifletta può: -Creare un momento di pressione positiva -Evitare di parlare troppo e rivelare troppo -Lasciare spazio all’interlocutore per fare un passo Anche la gestione del tempo è fondamentale: una trattativa frettolosa è quasi sempre una cattiva trattativa. 6. Chiudere con chiarezza Una buona negoziazione si chiude solo quando: -Tutti i termini sono chiari (prezzo, tempi, modalità di pagamento, responsabilità) -Le parti hanno confermato per iscritto gli accordi -Sono previsti eventuali meccanismi di revisione o uscita (in caso di imprevisti) Meglio perdere dieci minuti a chiarire un dettaglio oggi, che perdere un cliente domani per una clausola ambigua. 🤝 Negoziare è creare valore In fin dei conti, negoziare bene significa creare valore per tutti. Non è una guerra da vincere, ma una relazione da costruire. Una trattativa ben gestita rafforza la reputazione, apre nuove collaborazioni e ci aiuta a crescere come professionisti. Noi di Impresa.biz crediamo che la negoziazione sia una delle competenze chiave per ogni imprenditore moderno. Per questo la studiamo, la pratichiamo e la miglioriamo ogni giorno. #Negoziazione #BusinessTips #Imprenditori #SoftSkills #Comunicazione #PMI #Microimprese #Trattative #Vendite #StrategieCommerciali #AscoltoAttivo #BATNA #CrescitaProfessionale
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  • Vendita consulenziale: far sentire il cliente capito (non solo convinto)

    In un mercato saturo di offerte e promesse, la differenza non la fa più il prodotto, ma la relazione. Noi di impresa.biz crediamo che la vendita oggi non debba limitarsi a “convincere” qualcuno ad acquistare, ma a costruire un rapporto di fiducia in cui il cliente si senta ascoltato, compreso e accompagnato. Questo è il cuore della vendita consulenziale.

    Cosa significa davvero “vendita consulenziale”?
    La vendita consulenziale è un approccio basato sull’ascolto attivo, sulla comprensione dei bisogni reali del cliente e sulla proposta di soluzioni su misura, anche a costo di rinunciare alla chiusura immediata.

    Non si tratta di spingere un prodotto, ma di offrire valore reale. Il cliente non deve solo accettare la proposta, deve sentirla coerente con la sua situazione, le sue sfide, i suoi obiettivi.

    Capire prima di proporre
    Uno degli errori più comuni nelle vendite è partire dal prodotto. Nella vendita consulenziale, invece, si parte dal cliente:
    -Qual è il suo problema reale?
    -Quali sono le sue priorità?
    -Cosa lo preoccupa? Cosa lo blocca?
    La chiave è porre le domande giuste. Non per “guidarlo” dove vogliamo, ma per entrare nel suo mondo. Le persone vogliono essere capite prima ancora di essere aiutate.

    “Mi hai capito” vale più di “Mi hai convinto”.

    L'empatia è una competenza, non solo un atteggiamento
    Nella vendita consulenziale, l'empatia non è un “di più”, è una leva centrale. Significa:
    -Riformulare i bisogni del cliente con parole sue
    -Mostrare di aver colto non solo il cosa, ma anche il perché
    -Dimostrare che il nostro obiettivo è aiutarlo a scegliere, non vendergli qualcosa a tutti i costi
    Quando il cliente sente che tu vuoi risolvere un problema, non vendere un prodotto, cambia tutto.

    Personalizzazione e trasparenza
    Dopo l’ascolto, arriva la proposta. Ma deve essere:
    -Personalizzata: costruita su misura, non preconfezionata
    -Argomentata: spiegando il perché della scelta e cosa succederebbe se non intervenisse
    -Onesta: se non sei la soluzione migliore per lui, diglielo. Ti rispetterà di più.
    La trasparenza genera fiducia. E la fiducia è l’anticamera della vendita.

    La consulenza continua anche dopo la vendita
    Il cliente non è un “obiettivo centrato”. È una relazione in corso. Il vero venditore consulenziale:
    -Segue l’evoluzione del cliente
    -Offre supporto post-vendita reale
    -Si fa trovare quando serve, anche senza motivo commerciale

    Questo crea una cosa rara: fedeltà autentica. Quando il cliente si sente capito nel tempo, continuerà a scegliere te.

    Dalla vendita transazionale a quella relazionale
    Nel modello tradizionale, il focus era sul vendere di più. Nel modello consulenziale, il focus è sul costruire valore insieme. E quando il cliente sente che il venditore è dalla sua parte, la vendita non è una forzatura: è una conseguenza naturale.

    Come si fa sentire il cliente davvero capito?
    Ascoltalo con attenzione reale, non solo per rispondere

    Fagli capire che comprendi il suo contesto, non solo i suoi problemi

    Costruisci la proposta su ciò che serve a lui, non su ciò che vuoi vendere tu

    Accompagnalo anche dopo l’acquisto

    Come impresa.biz, diciamo spesso che convincere è facile, comprendere è difficile… ma è ciò che fa davvero la differenza.

    #VenditaConsulenziale #AscoltoAttivo #EmpatiaNelBusiness #CustomerCentric #RelazioneColCliente #FiduciaNelBusiness




    Vendita consulenziale: far sentire il cliente capito (non solo convinto) In un mercato saturo di offerte e promesse, la differenza non la fa più il prodotto, ma la relazione. Noi di impresa.biz crediamo che la vendita oggi non debba limitarsi a “convincere” qualcuno ad acquistare, ma a costruire un rapporto di fiducia in cui il cliente si senta ascoltato, compreso e accompagnato. Questo è il cuore della vendita consulenziale. 🎯 Cosa significa davvero “vendita consulenziale”? La vendita consulenziale è un approccio basato sull’ascolto attivo, sulla comprensione dei bisogni reali del cliente e sulla proposta di soluzioni su misura, anche a costo di rinunciare alla chiusura immediata. Non si tratta di spingere un prodotto, ma di offrire valore reale. Il cliente non deve solo accettare la proposta, deve sentirla coerente con la sua situazione, le sue sfide, i suoi obiettivi. 🔍 Capire prima di proporre Uno degli errori più comuni nelle vendite è partire dal prodotto. Nella vendita consulenziale, invece, si parte dal cliente: -Qual è il suo problema reale? -Quali sono le sue priorità? -Cosa lo preoccupa? Cosa lo blocca? La chiave è porre le domande giuste. Non per “guidarlo” dove vogliamo, ma per entrare nel suo mondo. Le persone vogliono essere capite prima ancora di essere aiutate. ✳️ “Mi hai capito” vale più di “Mi hai convinto”. 🧠 L'empatia è una competenza, non solo un atteggiamento Nella vendita consulenziale, l'empatia non è un “di più”, è una leva centrale. Significa: -Riformulare i bisogni del cliente con parole sue -Mostrare di aver colto non solo il cosa, ma anche il perché -Dimostrare che il nostro obiettivo è aiutarlo a scegliere, non vendergli qualcosa a tutti i costi 💡 Quando il cliente sente che tu vuoi risolvere un problema, non vendere un prodotto, cambia tutto. 📊 Personalizzazione e trasparenza Dopo l’ascolto, arriva la proposta. Ma deve essere: -Personalizzata: costruita su misura, non preconfezionata -Argomentata: spiegando il perché della scelta e cosa succederebbe se non intervenisse -Onesta: se non sei la soluzione migliore per lui, diglielo. Ti rispetterà di più. La trasparenza genera fiducia. E la fiducia è l’anticamera della vendita. 🛠️ La consulenza continua anche dopo la vendita Il cliente non è un “obiettivo centrato”. È una relazione in corso. Il vero venditore consulenziale: -Segue l’evoluzione del cliente -Offre supporto post-vendita reale -Si fa trovare quando serve, anche senza motivo commerciale Questo crea una cosa rara: fedeltà autentica. Quando il cliente si sente capito nel tempo, continuerà a scegliere te. 🔄 Dalla vendita transazionale a quella relazionale Nel modello tradizionale, il focus era sul vendere di più. Nel modello consulenziale, il focus è sul costruire valore insieme. E quando il cliente sente che il venditore è dalla sua parte, la vendita non è una forzatura: è una conseguenza naturale. Come si fa sentire il cliente davvero capito? Ascoltalo con attenzione reale, non solo per rispondere Fagli capire che comprendi il suo contesto, non solo i suoi problemi Costruisci la proposta su ciò che serve a lui, non su ciò che vuoi vendere tu Accompagnalo anche dopo l’acquisto Come impresa.biz, diciamo spesso che convincere è facile, comprendere è difficile… ma è ciò che fa davvero la differenza. #VenditaConsulenziale #AscoltoAttivo #EmpatiaNelBusiness #CustomerCentric #RelazioneColCliente #FiduciaNelBusiness
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