• Vendere in nicchie di mercato: piccoli prodotti, grandi margini

    Nel mondo dell’e-commerce, molti puntano a vendere “di tutto un po’”, cercando di conquistare un pubblico ampio. Io, invece, ho scelto un’altra strada: concentrarmi su nicchie di mercato specifiche. È stata una scelta strategica, e posso dire che ha fatto la differenza tra restare nella massa e costruire un business profittevole e sostenibile.

    Perché ho scelto una nicchia
    Vendere in una nicchia non significa accontentarsi di meno, ma ottimizzare meglio. In mercati ipercompetitivi, dove i grandi brand dettano legge su prezzo e visibilità, ho preferito concentrarmi su prodotti altamente mirati, dove la domanda è specifica e la concorrenza più bassa.

    Questa scelta mi ha permesso di:
    -Posizionarmi come esperto
    -Fidelizzare più facilmente i clienti
    -Lavorare con margini più alti, anche su articoli di piccole dimensioni
    -Differenziarmi con un’offerta su misura, anziché combattere sul prezzo

    Come identifico una nicchia profittevole
    Prima di lanciarmi in un settore, faccio un lavoro di analisi molto preciso. Osservo:
    -Le tendenze di ricerca (Google Trends, keyword research)
    -I forum e le community di appassionati
    -La presenza (o scarsità) di competitor forti
    Il valore percepito del prodotto: se risolve un problema concreto o ha un pubblico affezionato, è un ottimo segnale

    Esempi di piccoli prodotti con grandi margini
    Nel mio caso ho lavorato con:
    -Accessori personalizzati per animali domestici
    -Gadget per appassionati di modellismo
    -Prodotti naturali per la cura della barba
    -Forniture creative per artisti e illustratori
    Tutti articoli leggeri, facili da spedire, poco soggetti a resi, ma con forte domanda da parte di clienti motivati e disposti a spendere.

    Come ottimizzo il modello di business
    Creo contenuti e campagne solo per il mio pubblico target
    Utilizzo email marketing e chatbot per costruire relazioni dirette
    Offro upsell e bundle specifici per aumentare il valore medio dell’ordine
    Rendo il customer care parte integrante dell’esperienza (cliente di nicchia = cliente fedele)

    Lavorare in una nicchia mi ha insegnato che non serve vendere a tutti per avere successo. Basta vendere bene, alle persone giuste. Con piccoli prodotti ma ben studiati, è possibile generare grandi margini e costruire un e-commerce solido, sostenibile e — cosa non da poco — più semplice da gestire.

    #Ecommerce #NicchieDiMercato #VendereOnline #BusinessDigitale #ProdottiAdAltaMargine #ImpresaBiz #MarketingDiNicchia #StrategieEcommerce

    Vendere in nicchie di mercato: piccoli prodotti, grandi margini Nel mondo dell’e-commerce, molti puntano a vendere “di tutto un po’”, cercando di conquistare un pubblico ampio. Io, invece, ho scelto un’altra strada: concentrarmi su nicchie di mercato specifiche. È stata una scelta strategica, e posso dire che ha fatto la differenza tra restare nella massa e costruire un business profittevole e sostenibile. Perché ho scelto una nicchia Vendere in una nicchia non significa accontentarsi di meno, ma ottimizzare meglio. In mercati ipercompetitivi, dove i grandi brand dettano legge su prezzo e visibilità, ho preferito concentrarmi su prodotti altamente mirati, dove la domanda è specifica e la concorrenza più bassa. Questa scelta mi ha permesso di: -Posizionarmi come esperto -Fidelizzare più facilmente i clienti -Lavorare con margini più alti, anche su articoli di piccole dimensioni -Differenziarmi con un’offerta su misura, anziché combattere sul prezzo Come identifico una nicchia profittevole Prima di lanciarmi in un settore, faccio un lavoro di analisi molto preciso. Osservo: -Le tendenze di ricerca (Google Trends, keyword research) -I forum e le community di appassionati -La presenza (o scarsità) di competitor forti Il valore percepito del prodotto: se risolve un problema concreto o ha un pubblico affezionato, è un ottimo segnale Esempi di piccoli prodotti con grandi margini Nel mio caso ho lavorato con: -Accessori personalizzati per animali domestici -Gadget per appassionati di modellismo -Prodotti naturali per la cura della barba -Forniture creative per artisti e illustratori Tutti articoli leggeri, facili da spedire, poco soggetti a resi, ma con forte domanda da parte di clienti motivati e disposti a spendere. Come ottimizzo il modello di business ✅ Creo contenuti e campagne solo per il mio pubblico target ✅ Utilizzo email marketing e chatbot per costruire relazioni dirette ✅ Offro upsell e bundle specifici per aumentare il valore medio dell’ordine ✅ Rendo il customer care parte integrante dell’esperienza (cliente di nicchia = cliente fedele) Lavorare in una nicchia mi ha insegnato che non serve vendere a tutti per avere successo. Basta vendere bene, alle persone giuste. Con piccoli prodotti ma ben studiati, è possibile generare grandi margini e costruire un e-commerce solido, sostenibile e — cosa non da poco — più semplice da gestire. #Ecommerce #NicchieDiMercato #VendereOnline #BusinessDigitale #ProdottiAdAltaMargine #ImpresaBiz #MarketingDiNicchia #StrategieEcommerce
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  • Come sfruttare le piattaforme digitali per vendere globalmente senza un ufficio all’estero

    Quando ho iniziato a espandere il mio business digitale, una delle sfide più grandi è stata capire come raggiungere mercati internazionali senza dover aprire un ufficio fisico all’estero. Fortunatamente, oggi le piattaforme digitali offrono soluzioni incredibilmente efficienti per vendere globalmente, gestire clienti e pagamenti, e costruire una presenza internazionale, tutto da remoto.

    Ecco come sfrutto queste piattaforme per vendere globalmente, risparmiando tempo e costi.

    1. Marketplace internazionali
    Piattaforme come Amazon, Etsy, eBay o Shopify permettono di vendere i propri prodotti in tutto il mondo senza infrastrutture locali. Con pochi clic, posso gestire catalogo, spedizioni e pagamenti, raggiungendo milioni di clienti.

    2. Social commerce
    Instagram Shopping, Facebook Shops e TikTok Shopping sono canali fondamentali per vendere direttamente tramite i social, con integrazione nativa del carrello e dei pagamenti. Questo rende l’esperienza di acquisto fluida e immediata.

    3. Piattaforme di pagamento globali
    Utilizzo servizi come PayPal, Stripe e Revolut Business per accettare pagamenti da tutto il mondo, in diverse valute, con commissioni trasparenti e sicurezza elevata. Questo elimina le complicazioni legate ai bonifici internazionali o alle valute diverse.

    4. Soluzioni di logistica integrata
    Molti marketplace offrono opzioni di logistica integrata con partner locali per spedizioni internazionali rapide e tracciabili, senza dover gestire magazzini o corrieri direttamente.

    5. Customer service digitale
    Strumenti come Zendesk, Freshdesk o semplici chatbot integrati nei social permettono di offrire assistenza clienti multilingua, senza bisogno di un team fisico nel paese di destinazione.

    Grazie alle piattaforme digitali, oggi è possibile vendere globalmente senza aprire un ufficio all’estero, abbattendo costi e complessità.
    La chiave è scegliere i canali giusti, integrare i processi e mantenere alta la qualità del servizio, anche a distanza.

    #venditaglobale #ecommerce #socialcommerce #internazionalizzazione #businessdigitale #digitaltools #impresadigitale #impresabiz
    Come sfruttare le piattaforme digitali per vendere globalmente senza un ufficio all’estero Quando ho iniziato a espandere il mio business digitale, una delle sfide più grandi è stata capire come raggiungere mercati internazionali senza dover aprire un ufficio fisico all’estero. Fortunatamente, oggi le piattaforme digitali offrono soluzioni incredibilmente efficienti per vendere globalmente, gestire clienti e pagamenti, e costruire una presenza internazionale, tutto da remoto. Ecco come sfrutto queste piattaforme per vendere globalmente, risparmiando tempo e costi. 1. Marketplace internazionali Piattaforme come Amazon, Etsy, eBay o Shopify permettono di vendere i propri prodotti in tutto il mondo senza infrastrutture locali. Con pochi clic, posso gestire catalogo, spedizioni e pagamenti, raggiungendo milioni di clienti. 2. Social commerce Instagram Shopping, Facebook Shops e TikTok Shopping sono canali fondamentali per vendere direttamente tramite i social, con integrazione nativa del carrello e dei pagamenti. Questo rende l’esperienza di acquisto fluida e immediata. 3. Piattaforme di pagamento globali Utilizzo servizi come PayPal, Stripe e Revolut Business per accettare pagamenti da tutto il mondo, in diverse valute, con commissioni trasparenti e sicurezza elevata. Questo elimina le complicazioni legate ai bonifici internazionali o alle valute diverse. 4. Soluzioni di logistica integrata Molti marketplace offrono opzioni di logistica integrata con partner locali per spedizioni internazionali rapide e tracciabili, senza dover gestire magazzini o corrieri direttamente. 5. Customer service digitale Strumenti come Zendesk, Freshdesk o semplici chatbot integrati nei social permettono di offrire assistenza clienti multilingua, senza bisogno di un team fisico nel paese di destinazione. Grazie alle piattaforme digitali, oggi è possibile vendere globalmente senza aprire un ufficio all’estero, abbattendo costi e complessità. La chiave è scegliere i canali giusti, integrare i processi e mantenere alta la qualità del servizio, anche a distanza. #venditaglobale #ecommerce #socialcommerce #internazionalizzazione #businessdigitale #digitaltools #impresadigitale #impresabiz
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  • Analytics per influencer: come leggo i dati per prendere decisioni di business

    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito presto che i numeri non sono solo freddi dati da guardare, ma strumenti potenti per guidare le scelte di business. Imparare a leggere e interpretare le analytics è stato fondamentale per crescere in modo consapevole, migliorare i contenuti e costruire collaborazioni di valore con i brand.

    Oggi ti racconto come approccio i dati e quali metriche seguo per prendere decisioni concrete.

    1. Non guardo solo i follower, ma la qualità dell’engagement
    I follower sono un indicatore di dimensione, ma il valore reale sta nell’engagement: commenti, condivisioni, salvataggi, messaggi diretti.
    Un alto tasso di engagement indica una community attiva e interessata, pronta a interagire con i contenuti e più incline a seguire consigli o offerte.

    2. Studio le performance per tipo di contenuto
    Non tutti i contenuti funzionano allo stesso modo: video, caroselli, storie o post statici hanno impatti diversi su pubblico e algoritmo.
    Analizzo quali formati generano più coinvolgimento e porto avanti quelli che funzionano, mentre rivedo o scarto quelli che hanno risultati scarsi.

    3. Monitoro il tempo di visualizzazione e la retention
    Per i video è fondamentale capire se chi guarda resta fino alla fine o scorre via subito.
    Un alto tasso di retention significa che il contenuto è rilevante e ben fatto, mentre un calo precoce indica che devo migliorare l’hook o la struttura.

    4. Valuto la crescita dei follower con attenzione
    La crescita organica è positiva, ma serve capire da dove arrivano i nuovi follower: campagne specifiche, hashtag, collaborazioni?
    Così posso replicare ciò che funziona e pianificare le prossime mosse in modo strategico.

    5. Uso i dati per ottimizzare le partnership
    Quando collaboro con un brand, fornisco report chiari e dettagliati con dati di performance.
    Questo rafforza la fiducia e apre la strada a nuove collaborazioni, perché dimostra professionalità e attenzione ai risultati.

    Leggere le analytics non è solo guardare numeri, ma interpretare segnali per migliorare, crescere e fare scelte di business intelligenti.
    Ti consiglio di impostare un’abitudine regolare di analisi dati e di usare gli insight per ottimizzare ogni aspetto della tua attività da influencer.

    #analytics #influencermarketing #datadriven #businessdigitale #personalbranding #socialmediaanalysis #contentstrategy #impresadigitale #impresabiz
    Analytics per influencer: come leggo i dati per prendere decisioni di business Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale, ho capito presto che i numeri non sono solo freddi dati da guardare, ma strumenti potenti per guidare le scelte di business. Imparare a leggere e interpretare le analytics è stato fondamentale per crescere in modo consapevole, migliorare i contenuti e costruire collaborazioni di valore con i brand. Oggi ti racconto come approccio i dati e quali metriche seguo per prendere decisioni concrete. 1. Non guardo solo i follower, ma la qualità dell’engagement I follower sono un indicatore di dimensione, ma il valore reale sta nell’engagement: commenti, condivisioni, salvataggi, messaggi diretti. Un alto tasso di engagement indica una community attiva e interessata, pronta a interagire con i contenuti e più incline a seguire consigli o offerte. 2. Studio le performance per tipo di contenuto Non tutti i contenuti funzionano allo stesso modo: video, caroselli, storie o post statici hanno impatti diversi su pubblico e algoritmo. Analizzo quali formati generano più coinvolgimento e porto avanti quelli che funzionano, mentre rivedo o scarto quelli che hanno risultati scarsi. 3. Monitoro il tempo di visualizzazione e la retention Per i video è fondamentale capire se chi guarda resta fino alla fine o scorre via subito. Un alto tasso di retention significa che il contenuto è rilevante e ben fatto, mentre un calo precoce indica che devo migliorare l’hook o la struttura. 4. Valuto la crescita dei follower con attenzione La crescita organica è positiva, ma serve capire da dove arrivano i nuovi follower: campagne specifiche, hashtag, collaborazioni? Così posso replicare ciò che funziona e pianificare le prossime mosse in modo strategico. 5. Uso i dati per ottimizzare le partnership Quando collaboro con un brand, fornisco report chiari e dettagliati con dati di performance. Questo rafforza la fiducia e apre la strada a nuove collaborazioni, perché dimostra professionalità e attenzione ai risultati. Leggere le analytics non è solo guardare numeri, ma interpretare segnali per migliorare, crescere e fare scelte di business intelligenti. Ti consiglio di impostare un’abitudine regolare di analisi dati e di usare gli insight per ottimizzare ogni aspetto della tua attività da influencer. #analytics #influencermarketing #datadriven #businessdigitale #personalbranding #socialmediaanalysis #contentstrategy #impresadigitale #impresabiz
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  • Influencer marketing: cosa vogliono davvero i brand da una collaborazione

    Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale ho avuto modo di collaborare con decine di brand, grandi e piccoli. Quello che ho imparato è che dietro ogni collaborazione c’è molto più di un semplice post o una storia sponsorizzata. I brand cercano partner strategici, non solo volti belli o follower numerosi.

    Ecco cosa ho capito che vogliono davvero i brand da chi lavora con loro:

    1. Allineamento autentico con il brand
    I brand oggi non cercano solo visibilità, ma coerenza. Vogliono essere associati a persone che incarnano i loro valori, che parlano al loro target con credibilità.
    Per questo non basta avere tanti follower: serve che il tuo stile, il tuo messaggio e la tua community siano in sintonia con il brand.

    2. Contenuti di qualità e originali
    I brand vogliono contenuti che si distinguano, che siano creativi, autentici e professionali.
    Non basta fare “copy-paste” di uno spot pubblicitario o un post generico: la collaborazione deve sembrare naturale, integrata nel tuo flusso comunicativo.

    3. Risultati misurabili
    Sempre più spesso, i brand chiedono dati concreti: reach, engagement, click, vendite generate.
    Per questo è fondamentale che tu sappia monitorare e mostrare i risultati della collaborazione con strumenti e report chiari.

    4. Professionalità e puntualità
    La gestione della collaborazione deve essere impeccabile:
    – Rispetto delle scadenze
    – Comunicazione trasparente
    – Flessibilità per eventuali modifiche
    – Attenzione ai dettagli contrattuali e di copyright

    5. Relazione a lungo termine
    I brand preferiscono collaborazioni durature, basate sulla fiducia reciproca.
    Una partnership continuativa genera più valore di una singola campagna e crea un vero rapporto di ambassador.

    Il consiglio che do sempre a chi vuole lavorare con i brand?
    Non venderti come “influencer”, ma come partner di business.
    Costruisci un personal brand solido, crea contenuti di valore e mantieni un approccio professionale. Solo così i brand ti vedranno come un asset strategico, non un semplice canale pubblicitario.

    #influencermarketing #brandpartnership #personalbrand #contentcreation #businessdigitali #marketingstrategy #collaborazioni #impresadigitale #impresabiz
    Influencer marketing: cosa vogliono davvero i brand da una collaborazione Nel mio percorso da influencer e imprenditrice digitale ho avuto modo di collaborare con decine di brand, grandi e piccoli. Quello che ho imparato è che dietro ogni collaborazione c’è molto più di un semplice post o una storia sponsorizzata. I brand cercano partner strategici, non solo volti belli o follower numerosi. Ecco cosa ho capito che vogliono davvero i brand da chi lavora con loro: 1. Allineamento autentico con il brand I brand oggi non cercano solo visibilità, ma coerenza. Vogliono essere associati a persone che incarnano i loro valori, che parlano al loro target con credibilità. Per questo non basta avere tanti follower: serve che il tuo stile, il tuo messaggio e la tua community siano in sintonia con il brand. 2. Contenuti di qualità e originali I brand vogliono contenuti che si distinguano, che siano creativi, autentici e professionali. Non basta fare “copy-paste” di uno spot pubblicitario o un post generico: la collaborazione deve sembrare naturale, integrata nel tuo flusso comunicativo. 3. Risultati misurabili Sempre più spesso, i brand chiedono dati concreti: reach, engagement, click, vendite generate. Per questo è fondamentale che tu sappia monitorare e mostrare i risultati della collaborazione con strumenti e report chiari. 4. Professionalità e puntualità La gestione della collaborazione deve essere impeccabile: – Rispetto delle scadenze – Comunicazione trasparente – Flessibilità per eventuali modifiche – Attenzione ai dettagli contrattuali e di copyright 5. Relazione a lungo termine I brand preferiscono collaborazioni durature, basate sulla fiducia reciproca. Una partnership continuativa genera più valore di una singola campagna e crea un vero rapporto di ambassador. Il consiglio che do sempre a chi vuole lavorare con i brand? Non venderti come “influencer”, ma come partner di business. Costruisci un personal brand solido, crea contenuti di valore e mantieni un approccio professionale. Solo così i brand ti vedranno come un asset strategico, non un semplice canale pubblicitario. #influencermarketing #brandpartnership #personalbrand #contentcreation #businessdigitali #marketingstrategy #collaborazioni #impresadigitale #impresabiz
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  • Come gestire un e-commerce multicanale senza perdere la bussola
    (Strategie e strumenti per coordinare vendite, inventario e comunicazione)

    Ciao!
    Gestire un e-commerce su più canali – sito web, marketplace, social commerce – può sembrare una sfida complessa. Ma con il giusto approccio puoi trasformare questa complessità in un vantaggio competitivo.

    Ecco come fare.

    1. Centralizza la gestione dell’inventario
    Usa software o piattaforme che ti permettano di monitorare in tempo reale le scorte su tutti i canali, evitando overselling o rotture di stock.

    2. Uniforma prezzi e promozioni
    Mantieni coerenza su prezzi, sconti e offerte per non confondere i clienti e proteggere il valore del brand.

    3. Automatizza gli ordini e le spedizioni
    Collega il tuo e-commerce e i marketplace a sistemi di gestione ordini che semplificano processi e riducono errori.

    4. Cura la comunicazione su ogni canale
    Adatta i messaggi al formato e al pubblico di ogni piattaforma, ma mantieni un tono coerente con il tuo brand.

    5. Monitora performance e dati
    Analizza vendite, traffico e feedback separatamente per ogni canale per identificare opportunità e criticità.

    6. Organizza il team e le responsabilità
    Se possibile, definisci ruoli chiari per chi si occupa di canali diversi o di specifiche funzioni, per ottimizzare tempi e qualità.

    Un’e-commerce multicanale gestito con metodo può moltiplicare le opportunità di vendita e far crescere il tuo business in modo sostenibile.

    Se vuoi, posso aiutarti a mettere ordine nella gestione multicanale e trovare gli strumenti più adatti. Scrivimi!

    #EcommerceMulticanale #GestioneEcommerce #ImpresaBiz #VenditeOnline #BusinessDigitale #Organizzazione

    Come gestire un e-commerce multicanale senza perdere la bussola (Strategie e strumenti per coordinare vendite, inventario e comunicazione) Ciao! Gestire un e-commerce su più canali – sito web, marketplace, social commerce – può sembrare una sfida complessa. Ma con il giusto approccio puoi trasformare questa complessità in un vantaggio competitivo. Ecco come fare. 1. Centralizza la gestione dell’inventario Usa software o piattaforme che ti permettano di monitorare in tempo reale le scorte su tutti i canali, evitando overselling o rotture di stock. 2. Uniforma prezzi e promozioni Mantieni coerenza su prezzi, sconti e offerte per non confondere i clienti e proteggere il valore del brand. 3. Automatizza gli ordini e le spedizioni Collega il tuo e-commerce e i marketplace a sistemi di gestione ordini che semplificano processi e riducono errori. 4. Cura la comunicazione su ogni canale Adatta i messaggi al formato e al pubblico di ogni piattaforma, ma mantieni un tono coerente con il tuo brand. 5. Monitora performance e dati Analizza vendite, traffico e feedback separatamente per ogni canale per identificare opportunità e criticità. 6. Organizza il team e le responsabilità Se possibile, definisci ruoli chiari per chi si occupa di canali diversi o di specifiche funzioni, per ottimizzare tempi e qualità. Un’e-commerce multicanale gestito con metodo può moltiplicare le opportunità di vendita e far crescere il tuo business in modo sostenibile. Se vuoi, posso aiutarti a mettere ordine nella gestione multicanale e trovare gli strumenti più adatti. Scrivimi! #EcommerceMulticanale #GestioneEcommerce #ImpresaBiz #VenditeOnline #BusinessDigitale #Organizzazione
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  • Collaborazioni tra influencer e PMI: come creare partnership win-win
    (La mia esperienza e i consigli per farlo funzionare davvero)

    Ciao!
    Sono Vera, influencer e content creator. Negli ultimi anni ho collaborato con brand di ogni tipo, dai grandi nomi alle piccole imprese locali, e ti posso dire una cosa con certezza: le collaborazioni tra influencer e PMI possono essere una bomba. Ma solo se fatte bene.

    Oggi voglio raccontarti come creare partnership davvero win-win, sia che tu sia un piccolo imprenditore in cerca di visibilità, sia che tu sia un creator o freelance in cerca di collaborazioni autentiche.

    Perché PMI e influencer dovrebbero collaborare?
    Le PMI hanno spesso prodotti unici, un legame forte con il territorio e un'identità autentica. Gli influencer hanno visibilità, fiducia e una community coinvolta.
    Unendo le forze si può:
    -Aumentare la brand awareness in modo naturale
    -Far conoscere nuovi prodotti o servizi a un pubblico già targettizzato
    -Generare contenuti professionali, ma dal tono umano

    Approcci strategici che funzionano
    1. Collaborazione basata sui valori (non solo sul prodotto)
    Un esempio? Ho collaborato con una piccola azienda di cosmetici naturali in Toscana. Niente brief lunghi, solo un messaggio chiaro: "Crediamo in una bellezza etica, sostenibile, semplice".
    Eravamo perfettamente allineati. Il risultato? 3 post, 2 storie, un reel, tantissimo engagement e richieste di info arrivate direttamente alla loro pagina.

    Strategia: cerca partner (da entrambi i lati) che condividano vision, stile e tono. Così il contenuto non sembra forzato, e converte meglio.

    2. Co-creazione dei contenuti
    Evita le partnership in cui l’imprenditore vuole “controllare tutto” o l’influencer pubblica un contenuto copia-incolla.
    In un’altra collaborazione con una PMI che produce borse artigianali, abbiamo creato insieme una mini collezione limited edition firmata da me. Hanno venduto tutto in 48 ore.

    Strategia: punta alla co-creazione. Lascia libertà creativa all’influencer ma condividi obiettivi chiari (tone of voice, CTA, messaggio chiave).

    Errori da evitare (che ho visto troppe volte)
    -Pensare che basti un post
    Una collaborazione efficace non si esaurisce in una foto. Serve tempo, narrazione, contesto.
    -Non chiarire i termini
    Niente è peggio di fraintendimenti: definisci subito compenso, tempistiche, tipo di contenuti, diritti d’uso.
    -Valutare solo i follower
    Non guardare solo il numero, ma l’engagement reale, la qualità della community, la coerenza del contenuto.

    Le metriche da monitorare (da entrambi i lati)
    Sì, anche le collaborazioni più “creative” vanno misurate. Ecco cosa guardo io:
    -Reach e impression dei contenuti
    -Engagement rate (like, commenti, salvataggi)
    -Click al link / swipe-up / visite al sito
    -Vendite tracciate (con codice sconto o link affiliato)
    -Messaggi diretti o richieste di info ricevute dal brand

    Se sei una PMI: chiedi all’influencer un report semplice, anche in Excel, con questi dati.

    Se sei un influencer: dimostra che la tua community è attiva, coinvolta e pronta ad agire.

    Le collaborazioni tra influencer e piccole imprese funzionano quando c’è reciprocità, trasparenza e visione a lungo termine.
    Non si tratta solo di “vendere qualcosa”, ma di raccontare una storia vera, costruire relazioni, e far crescere entrambe le realtà.

    Se sei un imprenditore: non temere di contattare micro-influencer locali. A volte hanno community piccole ma super attive, e un ritorno concreto.
    Se sei un creator: valorizza le PMI che rispecchiano i tuoi valori. Sono le collaborazioni più belle e genuine che potrai fare.

    #InfluencerMarketing #PMIitaliane #CollaborazioniAutentiche #MarketingEtico #Branding #PartnershipVincenti #StrategieSocial #Microinfluencer #BusinessDigitale #ImpresaBiz

    Collaborazioni tra influencer e PMI: come creare partnership win-win (La mia esperienza e i consigli per farlo funzionare davvero) Ciao! Sono Vera, influencer e content creator. Negli ultimi anni ho collaborato con brand di ogni tipo, dai grandi nomi alle piccole imprese locali, e ti posso dire una cosa con certezza: le collaborazioni tra influencer e PMI possono essere una bomba. Ma solo se fatte bene. Oggi voglio raccontarti come creare partnership davvero win-win, sia che tu sia un piccolo imprenditore in cerca di visibilità, sia che tu sia un creator o freelance in cerca di collaborazioni autentiche. 🎯 Perché PMI e influencer dovrebbero collaborare? Le PMI hanno spesso prodotti unici, un legame forte con il territorio e un'identità autentica. Gli influencer hanno visibilità, fiducia e una community coinvolta. Unendo le forze si può: -Aumentare la brand awareness in modo naturale -Far conoscere nuovi prodotti o servizi a un pubblico già targettizzato -Generare contenuti professionali, ma dal tono umano ✅ Approcci strategici che funzionano 1. Collaborazione basata sui valori (non solo sul prodotto) Un esempio? Ho collaborato con una piccola azienda di cosmetici naturali in Toscana. Niente brief lunghi, solo un messaggio chiaro: "Crediamo in una bellezza etica, sostenibile, semplice". Eravamo perfettamente allineati. Il risultato? 3 post, 2 storie, un reel, tantissimo engagement e richieste di info arrivate direttamente alla loro pagina. 💡 Strategia: cerca partner (da entrambi i lati) che condividano vision, stile e tono. Così il contenuto non sembra forzato, e converte meglio. 2. Co-creazione dei contenuti Evita le partnership in cui l’imprenditore vuole “controllare tutto” o l’influencer pubblica un contenuto copia-incolla. In un’altra collaborazione con una PMI che produce borse artigianali, abbiamo creato insieme una mini collezione limited edition firmata da me. Hanno venduto tutto in 48 ore. 💡 Strategia: punta alla co-creazione. Lascia libertà creativa all’influencer ma condividi obiettivi chiari (tone of voice, CTA, messaggio chiave). 🚫 Errori da evitare (che ho visto troppe volte) -Pensare che basti un post Una collaborazione efficace non si esaurisce in una foto. Serve tempo, narrazione, contesto. -Non chiarire i termini Niente è peggio di fraintendimenti: definisci subito compenso, tempistiche, tipo di contenuti, diritti d’uso. -Valutare solo i follower Non guardare solo il numero, ma l’engagement reale, la qualità della community, la coerenza del contenuto. 📊 Le metriche da monitorare (da entrambi i lati) Sì, anche le collaborazioni più “creative” vanno misurate. Ecco cosa guardo io: -Reach e impression dei contenuti -Engagement rate (like, commenti, salvataggi) -Click al link / swipe-up / visite al sito -Vendite tracciate (con codice sconto o link affiliato) -Messaggi diretti o richieste di info ricevute dal brand 🎯 Se sei una PMI: chiedi all’influencer un report semplice, anche in Excel, con questi dati. 📈 Se sei un influencer: dimostra che la tua community è attiva, coinvolta e pronta ad agire. 🌟Le collaborazioni tra influencer e piccole imprese funzionano quando c’è reciprocità, trasparenza e visione a lungo termine. Non si tratta solo di “vendere qualcosa”, ma di raccontare una storia vera, costruire relazioni, e far crescere entrambe le realtà. Se sei un imprenditore: non temere di contattare micro-influencer locali. A volte hanno community piccole ma super attive, e un ritorno concreto. Se sei un creator: valorizza le PMI che rispecchiano i tuoi valori. Sono le collaborazioni più belle e genuine che potrai fare. #InfluencerMarketing #PMIitaliane #CollaborazioniAutentiche #MarketingEtico #Branding #PartnershipVincenti #StrategieSocial #Microinfluencer #BusinessDigitale #ImpresaBiz
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  • Costruire una rete di contatti globali da influencer: consigli pratici

    Uno degli aspetti più potenti (e sottovalutati) dell’essere influencer oggi è la possibilità di creare connessioni autentiche e strategiche in tutto il mondo.
    All’inizio, pensavo che bastasse pubblicare contenuti e aspettare che le opportunità arrivassero. Poi ho capito: la rete te la costruisci, un messaggio alla volta.

    Ecco come ho creato una rete internazionale solida, utile non solo per la visibilità, ma per crescere come professionista e imprenditrice digitale.

    1. Non aspettare: scrivi per prima
    La mia rete globale è nata così: mandando DM, email e messaggi LinkedIn a persone che stimavo. Senza aspettare “il momento giusto”. Ho sempre spiegato perché le contattavo e che tipo di scambio cercavo.
    Non è networking a freddo se sei sincera, rilevante e rispettosa.

    2. Frequenta eventi (anche virtuali)
    Ho partecipato a webinar, summit, live internazionali. Anche se all’inizio ero una tra mille, col tempo ho iniziato a farmi notare con domande intelligenti, condivisioni sui social e follow-up personalizzati. Gli eventi sono ancora una delle fonti principali di contatti globali per me.

    3. Offri valore prima di chiedere
    Collaborare non significa solo “cosa puoi fare per me?”, ma anche “cosa posso offrirti io?”. Quando ho iniziato a condividere strumenti utili, insight di mercato o anche solo supporto reale ai progetti altrui, ho visto le porte aprirsi. Le relazioni durature nascono così.

    4. Usa i social come radar strategico
    Non uso i social solo per pubblicare, ma anche per osservare. Guardo chi collabora con chi, che tipo di contenuti funzionano in certi mercati, quali creator sono attivi in nicchie che mi interessano. Poi li contatto, commento, mi faccio conoscere nel tempo.

    5. Cura il tuo profilo (e il tuo pitch)
    Quando mi propongo per collaborazioni o partnership internazionali, mi assicuro che il mio profilo parli chiaro: bio in inglese, contenuti professionali, highlights utili. E preparo sempre un breve pitch che spieghi chi sono, cosa faccio e perché possiamo creare valore insieme.

    Costruire una rete globale da influencer non è una questione di follower, ma di intenzione, strategia e costanza.
    Se vuoi aprire il tuo business al mondo, inizia da qui: da relazioni vere che superano le barriere geografiche.
    Io l’ho fatto, e oggi posso dire che molte delle mie opportunità migliori sono nate da una semplice conversazione iniziata con un “Ciao, ti seguo da un po’…”.

    #NetworkingGlobale #InfluencerMarketing #RelazioniProfessionali #EspansioneInternazionale #BusinessDigitale #PersonalBranding #CommunityBuilding #CrescitaProfessionale #ImprenditriceDigitale #StrategiaSocial
    Costruire una rete di contatti globali da influencer: consigli pratici Uno degli aspetti più potenti (e sottovalutati) dell’essere influencer oggi è la possibilità di creare connessioni autentiche e strategiche in tutto il mondo. All’inizio, pensavo che bastasse pubblicare contenuti e aspettare che le opportunità arrivassero. Poi ho capito: la rete te la costruisci, un messaggio alla volta. Ecco come ho creato una rete internazionale solida, utile non solo per la visibilità, ma per crescere come professionista e imprenditrice digitale. 🌐 1. Non aspettare: scrivi per prima La mia rete globale è nata così: mandando DM, email e messaggi LinkedIn a persone che stimavo. Senza aspettare “il momento giusto”. Ho sempre spiegato perché le contattavo e che tipo di scambio cercavo. Non è networking a freddo se sei sincera, rilevante e rispettosa. 🌍 2. Frequenta eventi (anche virtuali) Ho partecipato a webinar, summit, live internazionali. Anche se all’inizio ero una tra mille, col tempo ho iniziato a farmi notare con domande intelligenti, condivisioni sui social e follow-up personalizzati. Gli eventi sono ancora una delle fonti principali di contatti globali per me. 🤝 3. Offri valore prima di chiedere Collaborare non significa solo “cosa puoi fare per me?”, ma anche “cosa posso offrirti io?”. Quando ho iniziato a condividere strumenti utili, insight di mercato o anche solo supporto reale ai progetti altrui, ho visto le porte aprirsi. Le relazioni durature nascono così. 🧭 4. Usa i social come radar strategico Non uso i social solo per pubblicare, ma anche per osservare. Guardo chi collabora con chi, che tipo di contenuti funzionano in certi mercati, quali creator sono attivi in nicchie che mi interessano. Poi li contatto, commento, mi faccio conoscere nel tempo. ✍️ 5. Cura il tuo profilo (e il tuo pitch) Quando mi propongo per collaborazioni o partnership internazionali, mi assicuro che il mio profilo parli chiaro: bio in inglese, contenuti professionali, highlights utili. E preparo sempre un breve pitch che spieghi chi sono, cosa faccio e perché possiamo creare valore insieme. Costruire una rete globale da influencer non è una questione di follower, ma di intenzione, strategia e costanza. Se vuoi aprire il tuo business al mondo, inizia da qui: da relazioni vere che superano le barriere geografiche. Io l’ho fatto, e oggi posso dire che molte delle mie opportunità migliori sono nate da una semplice conversazione iniziata con un “Ciao, ti seguo da un po’…”. #NetworkingGlobale #InfluencerMarketing #RelazioniProfessionali #EspansioneInternazionale #BusinessDigitale #PersonalBranding #CommunityBuilding #CrescitaProfessionale #ImprenditriceDigitale #StrategiaSocial
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  • NFT, metaverso e oltre: opportunità concrete per imprenditori digitali

    Quando si parla di NFT, metaverso e tecnologie emergenti, spesso l’impressione è quella di un mondo futuristico, lontano dalla realtà quotidiana di chi gestisce un business digitale. Invece, io ho scoperto che queste innovazioni offrono opportunità concrete e tangibili, se si sa come approcciarle.

    Ecco come sto esplorando questi nuovi orizzonti e perché credo siano strumenti preziosi per chi, come me, vuole restare competitivo nel 2025.

    1. NFT come strumento di branding e monetizzazione
    Gli NFT non sono solo “oggetti digitali da collezione”. Li sto utilizzando per creare esperienze esclusive per la mia community, come accessi VIP a eventi, contenuti riservati o collaborazioni speciali. Questo apre nuove strade di monetizzazione e rafforza il legame con il pubblico.

    2. Il metaverso come nuovo spazio di relazione e vendita
    Sto sperimentando spazi virtuali dove incontrare clienti e collaboratori in modo immersivo. Il metaverso offre un ambiente innovativo per presentare prodotti, fare networking e organizzare eventi senza confini geografici. È un modo per differenziarsi e creare esperienze memorabili.

    3. Oltre la tecnologia: l’approccio strategico
    Non si tratta di adottare la novità per moda, ma di integrarla in modo coerente con il mio modello di business e con i bisogni del mio pubblico. Ho imparato a valutare con attenzione quali tecnologie possono portare valore reale, evitando dispersioni di tempo e risorse.

    4. Educazione continua e adattabilità
    In un mondo in rapido cambiamento, la mia arma migliore è la curiosità e la voglia di imparare. Partecipo a webinar, leggo report e confronto con esperti per rimanere aggiornata e anticipare trend, senza paura di sperimentare.

    NFT, metaverso e tecnologie correlate non sono solo “idee futuristiche”: sono strumenti attuali, con potenzialità concrete per chi sa usarli con strategia e consapevolezza.
    Io credo che integrarli nel business digitale sia una scelta vincente per chi vuole innovare e crescere.

    #NFT #Metaverso #InnovazioneDigitale #BusinessDigitale #ImprenditoriaDigitale #Tecnologia #DigitalTransformation #StrategiaDigitale #FuturoDelLavoro #ImprenditriceDigitale
    NFT, metaverso e oltre: opportunità concrete per imprenditori digitali Quando si parla di NFT, metaverso e tecnologie emergenti, spesso l’impressione è quella di un mondo futuristico, lontano dalla realtà quotidiana di chi gestisce un business digitale. Invece, io ho scoperto che queste innovazioni offrono opportunità concrete e tangibili, se si sa come approcciarle. Ecco come sto esplorando questi nuovi orizzonti e perché credo siano strumenti preziosi per chi, come me, vuole restare competitivo nel 2025. 1. NFT come strumento di branding e monetizzazione Gli NFT non sono solo “oggetti digitali da collezione”. Li sto utilizzando per creare esperienze esclusive per la mia community, come accessi VIP a eventi, contenuti riservati o collaborazioni speciali. Questo apre nuove strade di monetizzazione e rafforza il legame con il pubblico. 2. Il metaverso come nuovo spazio di relazione e vendita Sto sperimentando spazi virtuali dove incontrare clienti e collaboratori in modo immersivo. Il metaverso offre un ambiente innovativo per presentare prodotti, fare networking e organizzare eventi senza confini geografici. È un modo per differenziarsi e creare esperienze memorabili. 3. Oltre la tecnologia: l’approccio strategico Non si tratta di adottare la novità per moda, ma di integrarla in modo coerente con il mio modello di business e con i bisogni del mio pubblico. Ho imparato a valutare con attenzione quali tecnologie possono portare valore reale, evitando dispersioni di tempo e risorse. 4. Educazione continua e adattabilità In un mondo in rapido cambiamento, la mia arma migliore è la curiosità e la voglia di imparare. Partecipo a webinar, leggo report e confronto con esperti per rimanere aggiornata e anticipare trend, senza paura di sperimentare. NFT, metaverso e tecnologie correlate non sono solo “idee futuristiche”: sono strumenti attuali, con potenzialità concrete per chi sa usarli con strategia e consapevolezza. Io credo che integrarli nel business digitale sia una scelta vincente per chi vuole innovare e crescere. #NFT #Metaverso #InnovazioneDigitale #BusinessDigitale #ImprenditoriaDigitale #Tecnologia #DigitalTransformation #StrategiaDigitale #FuturoDelLavoro #ImprenditriceDigitale
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  • Automatizzare senza perdere umanità: il mio tech stack ‘consapevole’

    Negli ultimi anni ho capito una cosa fondamentale: automatizzare è indispensabile per scalare un business digitale, ma farlo senza perdere l’elemento umano è una vera sfida.
    Perché la tecnologia ci aiuta a essere più efficienti, sì, ma spesso rischia di farci sembrare freddi, distaccati, “robotici”. E in un mondo dove la relazione fa ancora la differenza, questa è una perdita che non possiamo permetterci.

    Per questo ho costruito quello che chiamo il mio tech stack consapevole: un insieme di strumenti digitali che automatizzano processi chiave, ma che lasciano sempre spazio all’autenticità, alla personalizzazione e all’ascolto vero.

    Ecco come funziona nella pratica.

    1. Automazione con un tocco umano
    Uso piattaforme di email marketing e CRM che mi permettono di creare sequenze automatiche, ma personalizzate. Ogni messaggio è modulato in base al comportamento dell’utente, con contenuti che parlano a lui e non a una massa indistinta. In più, inserisco sempre momenti di contatto diretto — una chiamata, un messaggio personalizzato — per non perdere il calore del rapporto umano.

    2. Chatbot intelligenti ma non invasivi
    Nel servizio clienti, utilizzo chatbot per rispondere alle domande più frequenti e velocizzare l’assistenza. Ma sono programmati per passare la parola a un operatore umano appena la conversazione si fa complessa o emotiva. Questo mantiene alta la qualità del servizio senza far sentire il cliente “solo”.

    3. Sistemi di project management collaborativi
    Per coordinare team e collaborazioni, adopero tool che favoriscono la trasparenza e la comunicazione aperta. L’automazione qui serve per snellire processi ripetitivi (assegnazione task, promemoria), ma il cuore è sempre la collaborazione umana, con feedback continui e momenti di confronto reale.

    4. Analisi dati con interpretazione umana
    L’AI e i software di analisi mi forniscono dati preziosi in tempo reale. Però la vera decisione, quella strategica, la prendo sempre io, interpretando quei numeri alla luce della mia esperienza, empatia e conoscenza del mercato. Tecnologia e intuito devono andare a braccetto.

    Automatizzare non significa rinunciare all’umano. Significa fare scelte consapevoli per valorizzare ciò che nessuna macchina potrà mai sostituire: la capacità di ascoltare, capire e creare connessioni autentiche.

    Il mio tech stack consapevole è questo: strumenti potenti, ma al servizio di una visione che mette la persona — non l’automazione fine a se stessa — al centro.

    #AutomazioneConsapevole #TechStack #BusinessDigitale #CustomerExperience #ImprenditoriaDigitale #HumanCentric #DigitalTransformation #SoftSkills #InnovazioneEtica #WorkSmartNotHard
    Automatizzare senza perdere umanità: il mio tech stack ‘consapevole’ Negli ultimi anni ho capito una cosa fondamentale: automatizzare è indispensabile per scalare un business digitale, ma farlo senza perdere l’elemento umano è una vera sfida. Perché la tecnologia ci aiuta a essere più efficienti, sì, ma spesso rischia di farci sembrare freddi, distaccati, “robotici”. E in un mondo dove la relazione fa ancora la differenza, questa è una perdita che non possiamo permetterci. Per questo ho costruito quello che chiamo il mio tech stack consapevole: un insieme di strumenti digitali che automatizzano processi chiave, ma che lasciano sempre spazio all’autenticità, alla personalizzazione e all’ascolto vero. Ecco come funziona nella pratica. 1. Automazione con un tocco umano Uso piattaforme di email marketing e CRM che mi permettono di creare sequenze automatiche, ma personalizzate. Ogni messaggio è modulato in base al comportamento dell’utente, con contenuti che parlano a lui e non a una massa indistinta. In più, inserisco sempre momenti di contatto diretto — una chiamata, un messaggio personalizzato — per non perdere il calore del rapporto umano. 2. Chatbot intelligenti ma non invasivi Nel servizio clienti, utilizzo chatbot per rispondere alle domande più frequenti e velocizzare l’assistenza. Ma sono programmati per passare la parola a un operatore umano appena la conversazione si fa complessa o emotiva. Questo mantiene alta la qualità del servizio senza far sentire il cliente “solo”. 3. Sistemi di project management collaborativi Per coordinare team e collaborazioni, adopero tool che favoriscono la trasparenza e la comunicazione aperta. L’automazione qui serve per snellire processi ripetitivi (assegnazione task, promemoria), ma il cuore è sempre la collaborazione umana, con feedback continui e momenti di confronto reale. 4. Analisi dati con interpretazione umana L’AI e i software di analisi mi forniscono dati preziosi in tempo reale. Però la vera decisione, quella strategica, la prendo sempre io, interpretando quei numeri alla luce della mia esperienza, empatia e conoscenza del mercato. Tecnologia e intuito devono andare a braccetto. Automatizzare non significa rinunciare all’umano. Significa fare scelte consapevoli per valorizzare ciò che nessuna macchina potrà mai sostituire: la capacità di ascoltare, capire e creare connessioni autentiche. Il mio tech stack consapevole è questo: strumenti potenti, ma al servizio di una visione che mette la persona — non l’automazione fine a se stessa — al centro. #AutomazioneConsapevole #TechStack #BusinessDigitale #CustomerExperience #ImprenditoriaDigitale #HumanCentric #DigitalTransformation #SoftSkills #InnovazioneEtica #WorkSmartNotHard
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  • Dalla bio al business: Instagram è ancora una leva di crescita per imprenditori?

    Quando ho aperto il mio profilo Instagram, l’obiettivo era semplice: raccontare ciò che facevo. Un po’ per passione, un po’ per esigenza, pubblicavo contenuti legati alla mia attività, cercando di dare un volto umano al mio brand. Oggi, a distanza di qualche anno, mi trovo a rispondere a una domanda che in molti si stanno facendo: Instagram è ancora uno strumento utile per far crescere un’attività imprenditoriale?

    La risposta, per quanto mi riguarda, è sì. Ma con delle condizioni ben precise.

    Instagram non è più il social “spontaneo” di una volta: l’algoritmo è diventato più selettivo, la competizione più agguerrita e l’attenzione degli utenti sempre più sfuggente. Tuttavia, se usato con una strategia mirata, resta una leva potentissima per far conoscere il proprio brand, fidelizzare una community e – soprattutto – generare business.

    Quello che ho imparato nel tempo è che serve partire dalla bio, che oggi è il nostro vero biglietto da visita digitale. In pochi secondi deve dire chi sono, cosa faccio e perché dovresti seguirmi. Una bio chiara, accompagnata da un link ben pensato (che porti a una landing page efficace, non solo al sito home), può fare una differenza concreta in termini di conversione.

    Ma la bio è solo l’inizio. La vera crescita arriva quando si combina una content strategy coerente con le esigenze del pubblico. Storie, reel, carousel: ogni formato ha il suo linguaggio e il suo ruolo nel funnel. Personalmente, ho notato che contenuti “educativi” o di valore reale, che rispondono a problemi concreti del mio target, generano molta più interazione e portano a DM qualificati.

    Oggi Instagram non è solo visibilità, è relazione. E se c'è relazione, c’è fiducia. E dove c’è fiducia, c’è possibilità di vendere.

    Quindi sì, Instagram può ancora essere una leva di crescita. Ma non basta esserci: bisogna esserci bene. Con coerenza, autenticità e un piano editoriale che abbia in mente un obiettivo chiaro.

    Perché alla fine, il vero business nasce sempre da una buona conversazione. Anche se parte da una semplice bio.

    #InstagramMarketing #PersonalBranding #BusinessDigitale #SocialStrategy #Imprenditoria #CrescitaOnline #DigitalMarketing #ContentIsKing #InstagramPerImprese #StrategiaSocial




    Dalla bio al business: Instagram è ancora una leva di crescita per imprenditori? Quando ho aperto il mio profilo Instagram, l’obiettivo era semplice: raccontare ciò che facevo. Un po’ per passione, un po’ per esigenza, pubblicavo contenuti legati alla mia attività, cercando di dare un volto umano al mio brand. Oggi, a distanza di qualche anno, mi trovo a rispondere a una domanda che in molti si stanno facendo: Instagram è ancora uno strumento utile per far crescere un’attività imprenditoriale? La risposta, per quanto mi riguarda, è sì. Ma con delle condizioni ben precise. Instagram non è più il social “spontaneo” di una volta: l’algoritmo è diventato più selettivo, la competizione più agguerrita e l’attenzione degli utenti sempre più sfuggente. Tuttavia, se usato con una strategia mirata, resta una leva potentissima per far conoscere il proprio brand, fidelizzare una community e – soprattutto – generare business. Quello che ho imparato nel tempo è che serve partire dalla bio, che oggi è il nostro vero biglietto da visita digitale. In pochi secondi deve dire chi sono, cosa faccio e perché dovresti seguirmi. Una bio chiara, accompagnata da un link ben pensato (che porti a una landing page efficace, non solo al sito home), può fare una differenza concreta in termini di conversione. Ma la bio è solo l’inizio. La vera crescita arriva quando si combina una content strategy coerente con le esigenze del pubblico. Storie, reel, carousel: ogni formato ha il suo linguaggio e il suo ruolo nel funnel. Personalmente, ho notato che contenuti “educativi” o di valore reale, che rispondono a problemi concreti del mio target, generano molta più interazione e portano a DM qualificati. Oggi Instagram non è solo visibilità, è relazione. E se c'è relazione, c’è fiducia. E dove c’è fiducia, c’è possibilità di vendere. Quindi sì, Instagram può ancora essere una leva di crescita. Ma non basta esserci: bisogna esserci bene. Con coerenza, autenticità e un piano editoriale che abbia in mente un obiettivo chiaro. Perché alla fine, il vero business nasce sempre da una buona conversazione. Anche se parte da una semplice bio. #InstagramMarketing #PersonalBranding #BusinessDigitale #SocialStrategy #Imprenditoria #CrescitaOnline #DigitalMarketing #ContentIsKing #InstagramPerImprese #StrategiaSocial
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