• Errori da evitare quando si avvia un processo di internazionalizzazione

    Noi di Impresa.biz ci confrontiamo ogni giorno con imprenditori e imprenditrici che vogliono portare i propri prodotti o servizi oltre confine. L’internazionalizzazione è una grande opportunità, ma anche un terreno pieno di insidie, soprattutto se affrontata con superficialità o improvvisazione.
    Ecco i principali errori da evitare, secondo la nostra esperienza, per partire con il piede giusto.

    1. Pensare che “ciò che funziona in Italia funzionerà ovunque”
    Ogni mercato ha regole, gusti, bisogni e aspettative diverse.
    Spesso si commette l’errore di replicare il modello italiano senza adattarlo al contesto locale. Questo vale per il prodotto, il prezzo, la comunicazione, il canale distributivo e perfino il packaging.

    Studiare il mercato target è sempre il primo passo. Serve un’analisi approfondita, non solo intuizione.

    2. Non definire una strategia chiara
    Internazionalizzare non significa “provare a vendere all’estero”.
    Senza una strategia precisa, si rischia di disperdere tempo e risorse in fiere casuali, missioni inefficaci o contatti senza futuro.

    Serve un piano concreto: obiettivi, mercati prioritari, strumenti, tempi, budget e risorse umane dedicate.

    3. Sottovalutare la fiscalità e la burocrazia internazionale
    Molte PMI partono all’estero senza conoscere le regole fiscali, doganali o contrattuali dei Paesi target.
    Il risultato? Rischi legali, blocchi alle frontiere, sanzioni, doppia imposizione o contenziosi.

    Affidarsi fin da subito a consulenti esperti in fiscalità internazionale e normative doganali è un investimento, non un costo.

    4. Non adattare la comunicazione e il branding
    Tradurre il sito in inglese non basta. Ogni mercato ha il suo linguaggio, i suoi canali preferiti e codici culturali. Anche il marchio può avere connotazioni diverse da quelle previste.

    Investire in comunicazione interculturale e localizzazione digitale aiuta a costruire fiducia e riconoscibilità.

    5. Mancanza di un presidio locale
    Affidarsi a un distributore o un agente estero senza avere un controllo o una presenza diretta può portare a errori di posizionamento, pricing scorretto o cattiva gestione del cliente finale.

    Valutare forme di presenza diretta, anche leggere (come uffici di rappresentanza, partner selezionati o Temporary Export Manager).

    6. Non prevedere risorse dedicate
    L’internazionalizzazione non è un’attività “extra”.
    Va pianificata e gestita con risorse dedicate: una persona interna, un team export, o il supporto di figure esterne competenti.

    Serve una governance chiara e una gestione strutturata. Il fai-da-te improvvisato porta raramente risultati duraturi.

    7. Avere aspettative a breve termine
    I risultati sui mercati esteri non sono immediati. Serve tempo per costruire una rete, ottenere fiducia, conoscere la concorrenza e consolidare le vendite.

    L’internazionalizzazione è una maratona, non uno sprint. Serve visione, pazienza e continuità.

    Il nostro consiglio
    Noi di Impresa.biz crediamo che ogni PMI italiana abbia le potenzialità per affermarsi anche fuori dai confini nazionali. Ma per farlo serve metodo, preparazione e realismo. Prevenire gli errori, anche quelli più comuni, significa risparmiare tempo, risorse e – soprattutto – evitare costosi passi falsi.

    Vuoi capire se la tua azienda è pronta per l’estero?
    Contattaci per un check-up gratuito di internazionalizzazione.

    #Internazionalizzazione #PMIitaliane #ExportSenzaErrori #StrategiaEstero #MercatiInternazionali #Export2025 #BusinessGlobale #Impresabiz

    Errori da evitare quando si avvia un processo di internazionalizzazione Noi di Impresa.biz ci confrontiamo ogni giorno con imprenditori e imprenditrici che vogliono portare i propri prodotti o servizi oltre confine. L’internazionalizzazione è una grande opportunità, ma anche un terreno pieno di insidie, soprattutto se affrontata con superficialità o improvvisazione. Ecco i principali errori da evitare, secondo la nostra esperienza, per partire con il piede giusto. ❌ 1. Pensare che “ciò che funziona in Italia funzionerà ovunque” Ogni mercato ha regole, gusti, bisogni e aspettative diverse. Spesso si commette l’errore di replicare il modello italiano senza adattarlo al contesto locale. Questo vale per il prodotto, il prezzo, la comunicazione, il canale distributivo e perfino il packaging. ✅ Studiare il mercato target è sempre il primo passo. Serve un’analisi approfondita, non solo intuizione. ❌ 2. Non definire una strategia chiara Internazionalizzare non significa “provare a vendere all’estero”. Senza una strategia precisa, si rischia di disperdere tempo e risorse in fiere casuali, missioni inefficaci o contatti senza futuro. ✅ Serve un piano concreto: obiettivi, mercati prioritari, strumenti, tempi, budget e risorse umane dedicate. ❌ 3. Sottovalutare la fiscalità e la burocrazia internazionale Molte PMI partono all’estero senza conoscere le regole fiscali, doganali o contrattuali dei Paesi target. Il risultato? Rischi legali, blocchi alle frontiere, sanzioni, doppia imposizione o contenziosi. ✅ Affidarsi fin da subito a consulenti esperti in fiscalità internazionale e normative doganali è un investimento, non un costo. ❌ 4. Non adattare la comunicazione e il branding Tradurre il sito in inglese non basta. Ogni mercato ha il suo linguaggio, i suoi canali preferiti e codici culturali. Anche il marchio può avere connotazioni diverse da quelle previste. ✅ Investire in comunicazione interculturale e localizzazione digitale aiuta a costruire fiducia e riconoscibilità. ❌ 5. Mancanza di un presidio locale Affidarsi a un distributore o un agente estero senza avere un controllo o una presenza diretta può portare a errori di posizionamento, pricing scorretto o cattiva gestione del cliente finale. ✅ Valutare forme di presenza diretta, anche leggere (come uffici di rappresentanza, partner selezionati o Temporary Export Manager). ❌ 6. Non prevedere risorse dedicate L’internazionalizzazione non è un’attività “extra”. Va pianificata e gestita con risorse dedicate: una persona interna, un team export, o il supporto di figure esterne competenti. ✅ Serve una governance chiara e una gestione strutturata. Il fai-da-te improvvisato porta raramente risultati duraturi. ❌ 7. Avere aspettative a breve termine I risultati sui mercati esteri non sono immediati. Serve tempo per costruire una rete, ottenere fiducia, conoscere la concorrenza e consolidare le vendite. ✅ L’internazionalizzazione è una maratona, non uno sprint. Serve visione, pazienza e continuità. 🎯 Il nostro consiglio Noi di Impresa.biz crediamo che ogni PMI italiana abbia le potenzialità per affermarsi anche fuori dai confini nazionali. Ma per farlo serve metodo, preparazione e realismo. Prevenire gli errori, anche quelli più comuni, significa risparmiare tempo, risorse e – soprattutto – evitare costosi passi falsi. 📩 Vuoi capire se la tua azienda è pronta per l’estero? Contattaci per un check-up gratuito di internazionalizzazione. 🌍 #Internazionalizzazione #PMIitaliane #ExportSenzaErrori #StrategiaEstero #MercatiInternazionali #Export2025 #BusinessGlobale #Impresabiz
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  • Finanziamenti SIMEST: come accedere alle agevolazioni per l’estero

    Noi di Impresa.biz sappiamo bene quanto l’internazionalizzazione sia una sfida, soprattutto per le PMI. Ma oggi, grazie ai finanziamenti SIMEST, le imprese italiane hanno a disposizione strumenti agevolati per affrontare i mercati esteri con maggiore sicurezza, liquidità e competitività.
    Ecco una guida pratica per capire cosa offre SIMEST, chi può accedere e come prepararsi al meglio.

    Chi è SIMEST e cosa offre?
    SIMEST è la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Lo fa attraverso:
    -finanziamenti agevolati a tasso molto basso (spesso intorno allo 0,5% o meno),
    -contributi a fondo perduto (in alcune misure e periodi),
    -partecipazioni nel capitale per progetti strategici.
    Tutto è rivolto a PMI e Mid Cap italiane con piani concreti di espansione all’estero.

    Le principali linee di finanziamento 2025
    I bandi SIMEST vengono periodicamente aggiornati, ma ci sono sei misure principali su cui puntare nel 2025:

    1. Transizione digitale ed ecologica
    Sostiene investimenti per migliorare la competitività attraverso digitalizzazione, innovazione, sostenibilità ambientale e processi produttivi destinati all’estero.
    Ideale per chi vuole internazionalizzare in modo moderno e green.

    2. Fiere e mostre internazionali
    Copre spese per la partecipazione a fiere all’estero o eventi internazionali in Italia, inclusi costi di viaggio, stand, materiali promozionali.
    Perfetto per chi muove i primi passi nei mercati esteri.

    3. E-commerce
    Supporta la realizzazione di piattaforme proprie o l’accesso a marketplace internazionali (come Amazon, Alibaba, ecc.).
    Strategico per chi vuole vendere online all’estero.

    4. Inserimento in mercati esteri
    Finanzia l’apertura di sedi, uffici commerciali o stabilimenti produttivi in altri Paesi.
    Per chi è pronto a presidiare direttamente un nuovo mercato.

    5. Certificazioni e consulenze
    Agevola l’ottenimento di certificazioni internazionali, marchi, brevetti e l’utilizzo di consulenze specialistiche legate all’internazionalizzazione.

    6. Temporary Export Manager (TEM)
    Sostiene i costi per avvalersi di un export manager temporaneo, esperto nel posizionamento all’estero.

    Chi può accedere?
    Possono accedere ai finanziamenti SIMEST le PMI italiane (in alcuni casi anche Mid Cap), con almeno due bilanci approvati e con una proiezione concreta verso i mercati internazionali. Sono richiesti:
    -un piano chiaro di spesa e obiettivi,
    -documentazione amministrativa completa (visure, bilanci, ecc.),
    -rispetto dei requisiti UE (in tema di aiuti di Stato e sostenibilità).

    Come funziona la procedura
    -Registrazione sul portale SIMEST e creazione dell’identità digitale dell’azienda.
    -Caricamento della domanda online, con piano d’investimento e documentazione richiesta.
    -Valutazione da parte di SIMEST, in genere in 1-3 mesi.
    -Erogazione del finanziamento: in parte anticipata e in parte a rimborso.
    -Rendicontazione finale a conclusione del progetto.
    Le misure SIMEST funzionano a sportello, quindi il tempismo è tutto: prima si presenta la domanda, più si hanno chance di accesso.

    Gli errori da evitare
    Presentare un progetto generico o mal strutturato
    Non dimostrare la reale proiezione internazionale dell’impresa
    Mancanza di documentazione o incongruenze tra budget e piano d’azione
    Attendere l’ultimo minuto per preparare la domanda

    Il nostro consiglio
    Noi di Impresa.biz consigliamo di iniziare subito la preparazione della documentazione, anche se il bando non è ancora aperto. Avere un business plan solido, obiettivi misurabili e un partner esperto nella compilazione delle domande fa davvero la differenza.

    Vuoi sapere se la tua azienda è idonea a una misura SIMEST?
    Contattaci per una verifica gratuita del profilo aziendale e ricevi un check-up su misura per i tuoi progetti all’estero.

    #FinanziamentiSIMEST #Internazionalizzazione #PMIitaliane #Fondo394 #Export2025 #EcommerceEstero #TransizioneDigitale #FiereInternazionali #Impresabiz

    Finanziamenti SIMEST: come accedere alle agevolazioni per l’estero Noi di Impresa.biz sappiamo bene quanto l’internazionalizzazione sia una sfida, soprattutto per le PMI. Ma oggi, grazie ai finanziamenti SIMEST, le imprese italiane hanno a disposizione strumenti agevolati per affrontare i mercati esteri con maggiore sicurezza, liquidità e competitività. Ecco una guida pratica per capire cosa offre SIMEST, chi può accedere e come prepararsi al meglio. 📌 Chi è SIMEST e cosa offre? SIMEST è la società del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti che sostiene l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Lo fa attraverso: -finanziamenti agevolati a tasso molto basso (spesso intorno allo 0,5% o meno), -contributi a fondo perduto (in alcune misure e periodi), -partecipazioni nel capitale per progetti strategici. Tutto è rivolto a PMI e Mid Cap italiane con piani concreti di espansione all’estero. ✈️ Le principali linee di finanziamento 2025 I bandi SIMEST vengono periodicamente aggiornati, ma ci sono sei misure principali su cui puntare nel 2025: 1. Transizione digitale ed ecologica Sostiene investimenti per migliorare la competitività attraverso digitalizzazione, innovazione, sostenibilità ambientale e processi produttivi destinati all’estero. 👉 Ideale per chi vuole internazionalizzare in modo moderno e green. 2. Fiere e mostre internazionali Copre spese per la partecipazione a fiere all’estero o eventi internazionali in Italia, inclusi costi di viaggio, stand, materiali promozionali. 👉 Perfetto per chi muove i primi passi nei mercati esteri. 3. E-commerce Supporta la realizzazione di piattaforme proprie o l’accesso a marketplace internazionali (come Amazon, Alibaba, ecc.). 👉 Strategico per chi vuole vendere online all’estero. 4. Inserimento in mercati esteri Finanzia l’apertura di sedi, uffici commerciali o stabilimenti produttivi in altri Paesi. 👉 Per chi è pronto a presidiare direttamente un nuovo mercato. 5. Certificazioni e consulenze Agevola l’ottenimento di certificazioni internazionali, marchi, brevetti e l’utilizzo di consulenze specialistiche legate all’internazionalizzazione. 6. Temporary Export Manager (TEM) Sostiene i costi per avvalersi di un export manager temporaneo, esperto nel posizionamento all’estero. ✅ Chi può accedere? Possono accedere ai finanziamenti SIMEST le PMI italiane (in alcuni casi anche Mid Cap), con almeno due bilanci approvati e con una proiezione concreta verso i mercati internazionali. Sono richiesti: -un piano chiaro di spesa e obiettivi, -documentazione amministrativa completa (visure, bilanci, ecc.), -rispetto dei requisiti UE (in tema di aiuti di Stato e sostenibilità). 🧩 Come funziona la procedura -Registrazione sul portale SIMEST e creazione dell’identità digitale dell’azienda. -Caricamento della domanda online, con piano d’investimento e documentazione richiesta. -Valutazione da parte di SIMEST, in genere in 1-3 mesi. -Erogazione del finanziamento: in parte anticipata e in parte a rimborso. -Rendicontazione finale a conclusione del progetto. 📌 Le misure SIMEST funzionano a sportello, quindi il tempismo è tutto: prima si presenta la domanda, più si hanno chance di accesso. 🛑 Gli errori da evitare ❌ Presentare un progetto generico o mal strutturato ❌ Non dimostrare la reale proiezione internazionale dell’impresa ❌ Mancanza di documentazione o incongruenze tra budget e piano d’azione ❌ Attendere l’ultimo minuto per preparare la domanda 🎯 Il nostro consiglio Noi di Impresa.biz consigliamo di iniziare subito la preparazione della documentazione, anche se il bando non è ancora aperto. Avere un business plan solido, obiettivi misurabili e un partner esperto nella compilazione delle domande fa davvero la differenza. Vuoi sapere se la tua azienda è idonea a una misura SIMEST? 👉 Contattaci per una verifica gratuita del profilo aziendale e ricevi un check-up su misura per i tuoi progetti all’estero. 💬 #FinanziamentiSIMEST #Internazionalizzazione #PMIitaliane #Fondo394 #Export2025 #EcommerceEstero #TransizioneDigitale #FiereInternazionali #Impresabiz
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  • Focus Emirati Arabi: opportunità e sfide per le aziende italiane

    Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano da anni una delle destinazioni più dinamiche per il business internazionale. Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione di questo mercato strategico, in cui le imprese italiane – in particolare le PMI – possono trovare un terreno fertile per espandersi, innovare e creare valore.

    Perché puntare sugli Emirati nel 2025?
    Posizione strategica: gateway tra Asia, Africa ed Europa, con infrastrutture logistiche tra le più avanzate al mondo.
    Economia diversificata: non più solo petrolio. Settori come turismo, edilizia sostenibile, smart cities, fintech e healthcare sono in forte espansione.
    Alto potere d’acquisto e domanda crescente per prodotti premium, di design e tecnologicamente avanzati: il made in Italy è percepito come garanzia di eccellenza.
    Iniziative governative pro-business, come le free zones (zone franche), che permettono la proprietà al 100% da parte di stranieri e agevolazioni fiscali.

    Le opportunità settoriali per le PMI italiane
    Arredo e design: grandi progetti immobiliari, hotel di lusso e residenze di fascia alta richiedono soluzioni su misura e materiali di qualità.

    Food & beverage: crescente interesse per il cibo italiano autentico, soprattutto nel segmento gourmet e biologico.

    Tecnologie green e smart building: gli Emirati puntano alla sostenibilità, con piani ambiziosi come "Net Zero 2050" e città intelligenti come Masdar City.

    Moda e accessori: l’Italian style continua ad affascinare i consumatori locali e gli expat con alta capacità di spesa.

    Formazione e consulenza: know-how italiano nel settore tecnico, manifatturiero e artigianale richiesto per progetti di formazione professionale.

    Le sfide da non sottovalutare
    Contesto culturale e normativo diverso: serve comprensione profonda delle dinamiche locali, dei tempi decisionali e delle modalità di negoziazione.
    Concorrenza internazionale molto forte: Francia, Germania e Corea del Sud investono massicciamente in presenza locale e relazioni istituzionali.
    Necessità di presidio diretto: affidarsi a distributori non basta più. Serve valutare una presenza fisica, partecipazione a fiere di settore, o la creazione di una sede locale.
    Adeguamento certificazioni e standard: il mercato richiede requisiti specifici in ambito sanitario, alimentare e tecnico, diversi da quelli europei.

    Il nostro consiglio
    Prepararsi con cura è fondamentale. Per avere successo negli Emirati, le PMI italiane devono investire in:
    -analisi di mercato personalizzata,
    -relazioni locali forti (partner, agenti, consulenti),
    -presenza digitale in lingua inglese e arabo,
    -partecipazione a eventi fieristici come Gulfood, The Big 5, Arab Health.

    Noi di Impresa.biz crediamo che gli Emirati Arabi rappresentino una delle rotte più promettenti per l’export italiano nel 2025. Ma come ogni viaggio ambizioso, richiede visione strategica, adattamento e perseveranza.

    Se vuoi ricevere un dossier gratuito o partecipare a una nostra webinar mission dedicata agli EAU, contattaci o iscriviti alla nostra newsletter.

    #PMIitaliane #Internazionalizzazione #EmiratiArabi #Export2025 #MadeInItaly #DubaiBusiness #OpportunitàEstero #Impresabiz

    Focus Emirati Arabi: opportunità e sfide per le aziende italiane Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano da anni una delle destinazioni più dinamiche per il business internazionale. Noi di Impresa.biz seguiamo con attenzione l’evoluzione di questo mercato strategico, in cui le imprese italiane – in particolare le PMI – possono trovare un terreno fertile per espandersi, innovare e creare valore. Perché puntare sugli Emirati nel 2025? 📌 Posizione strategica: gateway tra Asia, Africa ed Europa, con infrastrutture logistiche tra le più avanzate al mondo. 📌 Economia diversificata: non più solo petrolio. Settori come turismo, edilizia sostenibile, smart cities, fintech e healthcare sono in forte espansione. 📌 Alto potere d’acquisto e domanda crescente per prodotti premium, di design e tecnologicamente avanzati: il made in Italy è percepito come garanzia di eccellenza. 📌 Iniziative governative pro-business, come le free zones (zone franche), che permettono la proprietà al 100% da parte di stranieri e agevolazioni fiscali. Le opportunità settoriali per le PMI italiane 🎯 Arredo e design: grandi progetti immobiliari, hotel di lusso e residenze di fascia alta richiedono soluzioni su misura e materiali di qualità. 🎯 Food & beverage: crescente interesse per il cibo italiano autentico, soprattutto nel segmento gourmet e biologico. 🎯 Tecnologie green e smart building: gli Emirati puntano alla sostenibilità, con piani ambiziosi come "Net Zero 2050" e città intelligenti come Masdar City. 🎯 Moda e accessori: l’Italian style continua ad affascinare i consumatori locali e gli expat con alta capacità di spesa. 🎯 Formazione e consulenza: know-how italiano nel settore tecnico, manifatturiero e artigianale richiesto per progetti di formazione professionale. Le sfide da non sottovalutare 🔸 Contesto culturale e normativo diverso: serve comprensione profonda delle dinamiche locali, dei tempi decisionali e delle modalità di negoziazione. 🔸 Concorrenza internazionale molto forte: Francia, Germania e Corea del Sud investono massicciamente in presenza locale e relazioni istituzionali. 🔸 Necessità di presidio diretto: affidarsi a distributori non basta più. Serve valutare una presenza fisica, partecipazione a fiere di settore, o la creazione di una sede locale. 🔸 Adeguamento certificazioni e standard: il mercato richiede requisiti specifici in ambito sanitario, alimentare e tecnico, diversi da quelli europei. Il nostro consiglio Prepararsi con cura è fondamentale. Per avere successo negli Emirati, le PMI italiane devono investire in: -analisi di mercato personalizzata, -relazioni locali forti (partner, agenti, consulenti), -presenza digitale in lingua inglese e arabo, -partecipazione a eventi fieristici come Gulfood, The Big 5, Arab Health. Noi di Impresa.biz crediamo che gli Emirati Arabi rappresentino una delle rotte più promettenti per l’export italiano nel 2025. Ma come ogni viaggio ambizioso, richiede visione strategica, adattamento e perseveranza. 📲 Se vuoi ricevere un dossier gratuito o partecipare a una nostra webinar mission dedicata agli EAU, contattaci o iscriviti alla nostra newsletter. 🌍 #PMIitaliane #Internazionalizzazione #EmiratiArabi #Export2025 #MadeInItaly #DubaiBusiness #OpportunitàEstero #Impresabiz
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  • Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia?

    Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta.

    Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore.

    Dove (e come) puntare oggi?
    Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni.

    1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione
    Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico.
    -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità.
    -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design.
    -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico.

    2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani
    Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita.
    -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici.
    -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica.
    -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo.

    3. Internazionalizzazione digitale
    Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per:
    -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.)
    -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate
    -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere
    -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali

    4. Valore aggiunto, non prezzo basso
    Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche:
    -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico
    -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali
    -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali

    5. Nuove forme di internazionalizzazione
    Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche:
    -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza
    -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri
    -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale
    -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani

    Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo.

    Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia.

    #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale

    Export italiano in calo: dove puntare nel mercato globale post-pandemia? Negli ultimi mesi, abbiamo assistito a un rallentamento significativo dell’export italiano, soprattutto in settori chiave come la meccanica, il tessile e l’agroalimentare. Le cause sono molteplici: conflitti internazionali, inflazione, aumento dei costi logistici, instabilità valutaria e una domanda globale ancora incerta. Ma se è vero che il commercio internazionale è cambiato, è altrettanto vero che non si è fermato. In questo nuovo scenario, le imprese italiane hanno bisogno di ripensare strategie, mercati e modalità di approccio, puntando su flessibilità, digitale e posizionamento di valore. Dove (e come) puntare oggi? Ecco alcune direttrici che, secondo quanto osserviamo dai dati e dai casi aziendali, possono rappresentare opportunità concrete per le PMI italiane nei prossimi anni. 1. Sud-est asiatico e Africa: mercati in espansione Mentre l’Europa rallenta e gli Stati Uniti vivono una fase instabile, aree come Vietnam, Indonesia, Kenya, Nigeria e Marocco stanno crescendo in modo dinamico. -Popolazione giovane, crescente urbanizzazione e aumento del potere d’acquisto li rendono terreni fertili per prodotti di qualità. -L’"Italian lifestyle" continua ad avere forte appeal, soprattutto nei settori food, moda, arredamento e design. -Sono mercati meno saturi, ma richiedono presenza locale, adattamento culturale e supporto logistico. 2. Nearshoring in Europa dell’Est e Balcani Diversi Paesi dell’Europa centro-orientale stanno attirando investimenti grazie alla vicinanza geografica, ai costi contenuti e a un mercato interno in crescita. -Romania, Polonia, Serbia, Albania e Bulgaria offrono opportunità nel B2B, nell’industria e nei servizi tecnologici. -È più facile instaurare partnership, organizzare missioni commerciali e gestire la logistica. -L’export non è solo vendita: può diventare anche cooperazione industriale, produzione condivisa e innovazione di processo. 3. Internazionalizzazione digitale Una delle lezioni della pandemia è chiara: chi ha investito in digitale è ripartito prima e meglio. L’internazionalizzazione oggi passa anche per: -Marketplace verticali e B2B (Alibaba, Faire, Ankorstore, ecc.) -E-commerce proprietari con spedizioni internazionali semplificate -Attività SEO e contenuti multilingua, per farsi trovare prima ancora di farsi conoscere -Digital export manager e servizi in outsourcing per approcciare nuovi mercati senza strutture locali 4. Valore aggiunto, non prezzo basso Nel contesto attuale, competere sul prezzo è sempre più difficile. Le aziende italiane devono valorizzare ciò che le rende uniche: -Qualità artigianale, design, sostenibilità, filiera corta, Made in Italy autentico -Raccontare la propria storia, il territorio, i materiali -Offrire servizi post-vendita e customer care anche in lingua, differenziandosi dai concorrenti globali 5. Nuove forme di internazionalizzazione Oggi esportare non significa solo vendere un prodotto all’estero. Significa anche: -Creare micro-hub locali per logistica e assistenza -Sviluppare franchising o licenze di marchio in mercati esteri -Partecipare a bandi europei e progetti di cooperazione internazionale -Investire in fiere digitali e piattaforme virtuali, che abbassano la soglia di ingresso nei mercati lontani Il calo dell’export non è una condanna, ma un campanello d’allarme: serve un cambio di passo. Le imprese italiane che sapranno adattarsi al nuovo contesto globale, scegliendo con attenzione mercati, canali e strategie, non solo torneranno a crescere, ma rafforzeranno la propria posizione nel lungo periodo. Noi di impresa.biz continueremo a raccontare casi reali, strumenti utili e opportunità concrete per accompagnare le PMI italiane nel nuovo export post-pandemia. #exportitaliano #PMI #internazionalizzazione #mercatiglobali #MadeinItaly #digitalexport #nuovimercati #export2025 #impreseitaliane #internazionalizzazionedigitale
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  • Come esportare con successo nel 2025: mercati emergenti e strategie
    Focus su opportunità poco esplorate: Sud-Est asiatico, Africa subsahariana e oltre

    Nel 2025 l’export continua a essere una leva strategica per le imprese italiane, ma puntare solo sui mercati “classici” come Germania, Francia o Stati Uniti potrebbe non bastare più. I margini si assottigliano, la concorrenza aumenta, e le dinamiche globali cambiano velocemente.

    Noi di impresa.biz crediamo che oggi più che mai sia il momento giusto per guardare oltre: ci sono aree del mondo che stanno crescendo rapidamente e che offrono spazio, domanda e margini interessanti, soprattutto per le PMI flessibili e capaci di adattarsi.

    1. Perché guardare ai mercati emergenti nel 2025
    Mercati come il Sud-Est asiatico, l’Africa subsahariana o l’Asia centrale stanno vivendo un forte sviluppo economico e demografico. Cresce:
    -La classe media
    -La domanda di prodotti europei
    -L’interesse per qualità, design, food, moda e meccanica made in Italy

    Inoltre, in molte aree, la concorrenza è meno aggressiva rispetto ai mercati maturi. Questo offre spazio a chi sa costruire relazioni, adattare l’offerta e comunicare con intelligenza.

    2. Dove puntare: 3 aree da tenere d’occhio
    Sud-Est Asiatico (Vietnam, Indonesia, Filippine)
    -Popolazione giovane e digitalizzata
    -Crescita economica costante
    -Interesse per l’agroalimentare, la moda, l’arredo e la tecnologia leggera

    Africa subsahariana (Kenya, Nigeria, Costa d’Avorio)
    -Urbanizzazione in forte aumento
    -Aumento della domanda di beni di consumo e tecnologie per l’agricoltura e l’energia
    -Opportunità per chi sa lavorare con filiere locali e distributori affidabili

    America Latina (Colombia, Perù, Cile)
    -Stabilità crescente e apertura agli accordi commerciali con l’Europa
    -Interesse per macchinari, agroindustria, cosmetica e food

    3. Strategie per un export sostenibile e di successo
    Analisi di mercato mirata
    Non basta “buttarsi”. Serve:
    -Analizzare domanda e concorrenza locale
    -Capire la cultura d’acquisto e le abitudini di consumo
    -Scegliere partner, fiere e canali con criterio

    Adattare il prodotto
    -Etichettatura conforme alle normative locali
    -Packaging adatto al clima, alla logistica o alla cultura del paese
    -Formati e assortimenti pensati per i gusti locali

    Creare relazioni, non solo vendite
    In molti mercati emergenti, la fiducia è la chiave. È importante:
    -Partecipare a fiere o missioni imprenditoriali
    -Avere una presenza, anche temporanea, sul territorio
    -Collaborare con agenti o distributori locali esperti

    Sfruttare gli strumenti di supporto all’export
    Oggi esistono numerosi strumenti dedicati anche alle PMI:
    -SIMEST (finanziamenti agevolati all’internazionalizzazione)
    -ICE Agenzia (formazione, eventi, assistenza sui mercati)
    -SACE (copertura assicurativa dei crediti esteri)

    Esportare nel 2025 non significa solo “vendere all’estero”, ma costruire strategie intelligenti su mercati in crescita, dove il made in Italy ha ancora molto da dire.

    Noi di impresa.biz incoraggiamo le imprese a guardare oltre i confini tradizionali, con coraggio, metodo e visione a lungo termine. I mercati emergenti non sono facili, ma offrono opportunità reali per chi sa coglierle.

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    Come esportare con successo nel 2025: mercati emergenti e strategie Focus su opportunità poco esplorate: Sud-Est asiatico, Africa subsahariana e oltre Nel 2025 l’export continua a essere una leva strategica per le imprese italiane, ma puntare solo sui mercati “classici” come Germania, Francia o Stati Uniti potrebbe non bastare più. I margini si assottigliano, la concorrenza aumenta, e le dinamiche globali cambiano velocemente. Noi di impresa.biz crediamo che oggi più che mai sia il momento giusto per guardare oltre: ci sono aree del mondo che stanno crescendo rapidamente e che offrono spazio, domanda e margini interessanti, soprattutto per le PMI flessibili e capaci di adattarsi. 1. Perché guardare ai mercati emergenti nel 2025 Mercati come il Sud-Est asiatico, l’Africa subsahariana o l’Asia centrale stanno vivendo un forte sviluppo economico e demografico. Cresce: -La classe media -La domanda di prodotti europei -L’interesse per qualità, design, food, moda e meccanica made in Italy Inoltre, in molte aree, la concorrenza è meno aggressiva rispetto ai mercati maturi. Questo offre spazio a chi sa costruire relazioni, adattare l’offerta e comunicare con intelligenza. 2. Dove puntare: 3 aree da tenere d’occhio 🌏 Sud-Est Asiatico (Vietnam, Indonesia, Filippine) -Popolazione giovane e digitalizzata -Crescita economica costante -Interesse per l’agroalimentare, la moda, l’arredo e la tecnologia leggera 🌍 Africa subsahariana (Kenya, Nigeria, Costa d’Avorio) -Urbanizzazione in forte aumento -Aumento della domanda di beni di consumo e tecnologie per l’agricoltura e l’energia -Opportunità per chi sa lavorare con filiere locali e distributori affidabili 🌐 America Latina (Colombia, Perù, Cile) -Stabilità crescente e apertura agli accordi commerciali con l’Europa -Interesse per macchinari, agroindustria, cosmetica e food 3. Strategie per un export sostenibile e di successo ✅ Analisi di mercato mirata Non basta “buttarsi”. Serve: -Analizzare domanda e concorrenza locale -Capire la cultura d’acquisto e le abitudini di consumo -Scegliere partner, fiere e canali con criterio ✅ Adattare il prodotto -Etichettatura conforme alle normative locali -Packaging adatto al clima, alla logistica o alla cultura del paese -Formati e assortimenti pensati per i gusti locali ✅ Creare relazioni, non solo vendite In molti mercati emergenti, la fiducia è la chiave. È importante: -Partecipare a fiere o missioni imprenditoriali -Avere una presenza, anche temporanea, sul territorio -Collaborare con agenti o distributori locali esperti ✅ Sfruttare gli strumenti di supporto all’export Oggi esistono numerosi strumenti dedicati anche alle PMI: -SIMEST (finanziamenti agevolati all’internazionalizzazione) -ICE Agenzia (formazione, eventi, assistenza sui mercati) -SACE (copertura assicurativa dei crediti esteri) Esportare nel 2025 non significa solo “vendere all’estero”, ma costruire strategie intelligenti su mercati in crescita, dove il made in Italy ha ancora molto da dire. Noi di impresa.biz incoraggiamo le imprese a guardare oltre i confini tradizionali, con coraggio, metodo e visione a lungo termine. I mercati emergenti non sono facili, ma offrono opportunità reali per chi sa coglierle. #Export2025 #MercatiEmergenti #SudEstAsiatico #AfricaSubSahariana #PMIItaliane #Internazionalizzazione #MadeInItaly #impresabiz
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