• Quanto vale davvero un post sponsorizzato? Numeri, metriche e percezione

    “Quanto chiedi per un post sponsorizzato?”
    Questa è una delle domande che ricevo più spesso, da aziende, agenzie e altri creator.
    Ma la vera domanda che dovremmo farci è un’altra: quanto vale davvero un post sponsorizzato?

    Spoiler: la risposta non è solo nei like.

    In questo articolo voglio raccontarti come valuto io il valore di una collaborazione sui social. Non parlo solo di prezzo, ma di numeri, metriche e – soprattutto – percezione: quella che crei, quella che lasci e quella che costruisce business.

    1. I numeri che contano (davvero)
    Ogni post ha un costo, ma ha anche un valore. E il valore si misura su più livelli:
    -Reach reale: quante persone vedranno quel contenuto?
    -Engagement medio: like, commenti, salvataggi, ma anche DM e condivisioni
    -CTR (click through rate): quante persone arrivano al sito o alla pagina promossa?
    -Conversioni attese: contatti, acquisti, richieste, iscrizioni

    Personalmente, tengo traccia di ogni campagna: confronto le metriche e valuto se quel contenuto ha generato qualcosa di concreto. Per me, un contenuto sponsorizzato deve fare tre cose: informare, coinvolgere, portare valore.

    2. Come si calcola il prezzo di un post sponsorizzato?
    Non esiste un listino universale, ma esistono dei range di riferimento. Ecco i criteri che uso (e che consiglio anche ai brand di considerare):
    -Numero e qualità dei follower
    -Tasso di engagement (superiore al 2% è buono, sopra al 5% è ottimo)
    -Target: è in linea con il prodotto/servizio sponsorizzato?
    -Tipo di contenuto richiesto (post, reel, video parlato, storie…)
    -Diritti d’uso e durata della visibilità
    -Credibilità del creator nel settore di riferimento

    Un post non vale solo per il pubblico che raggiunge oggi, ma anche per l’effetto di posizionamento che lascia nel tempo.

    3. Quanto conta la percezione del pubblico?
    Tantissimo. La vera valuta dell’influencer marketing è la fiducia.
    Un post sponsorizzato ben fatto non “puzza di pubblicità”. È coerente, trasparente, interessante.
    Io rifiuto collaborazioni che non rispecchiano i miei valori, anche se pagano bene. Perché so che la credibilità non si compra. Si costruisce. E una sola sponsorizzazione sbagliata può compromettere mesi di lavoro.

    4. Sponsorizzare non è solo vendere, è comunicare
    Quando un brand mi sceglie, non sta pagando solo una pubblicazione:
    sta pagando la mia reputazione, la mia community, il mio stile comunicativo, la mia capacità di influenzare davvero.

    Un post può aprire porte, cambiare percezioni, posizionare un brand in modo potente.
    E questo, onestamente, vale molto di più di qualche numero su un foglio Excel.

    Conclusione: il valore è nella relazione
    Un post sponsorizzato ben fatto crea valore per tre: il brand, il creator e il pubblico.
    Il mio consiglio ai brand? Guardate oltre i numeri.
    E il mio consiglio ai creator? Scegliete con cura. Comunicate con onestà. Lavorate con metodo.

    Perché oggi, nel mercato dell’attenzione, la vera differenza non la fa chi urla di più, ma chi sa comunicare meglio.

    #InfluencerMarketing #PostSponsorizzato #ValoreReale #PersonalBranding #CollaborazioniDigitali #Trasparenza #MetricheSocial #ContentMarketing #SocialMediaProfessionale #DigitalPR
    Quanto vale davvero un post sponsorizzato? Numeri, metriche e percezione “Quanto chiedi per un post sponsorizzato?” Questa è una delle domande che ricevo più spesso, da aziende, agenzie e altri creator. Ma la vera domanda che dovremmo farci è un’altra: quanto vale davvero un post sponsorizzato? Spoiler: la risposta non è solo nei like. In questo articolo voglio raccontarti come valuto io il valore di una collaborazione sui social. Non parlo solo di prezzo, ma di numeri, metriche e – soprattutto – percezione: quella che crei, quella che lasci e quella che costruisce business. 📊 1. I numeri che contano (davvero) Ogni post ha un costo, ma ha anche un valore. E il valore si misura su più livelli: -Reach reale: quante persone vedranno quel contenuto? -Engagement medio: like, commenti, salvataggi, ma anche DM e condivisioni -CTR (click through rate): quante persone arrivano al sito o alla pagina promossa? -Conversioni attese: contatti, acquisti, richieste, iscrizioni Personalmente, tengo traccia di ogni campagna: confronto le metriche e valuto se quel contenuto ha generato qualcosa di concreto. Per me, un contenuto sponsorizzato deve fare tre cose: informare, coinvolgere, portare valore. 💸 2. Come si calcola il prezzo di un post sponsorizzato? Non esiste un listino universale, ma esistono dei range di riferimento. Ecco i criteri che uso (e che consiglio anche ai brand di considerare): -Numero e qualità dei follower -Tasso di engagement (superiore al 2% è buono, sopra al 5% è ottimo) -Target: è in linea con il prodotto/servizio sponsorizzato? -Tipo di contenuto richiesto (post, reel, video parlato, storie…) -Diritti d’uso e durata della visibilità -Credibilità del creator nel settore di riferimento 💡 Un post non vale solo per il pubblico che raggiunge oggi, ma anche per l’effetto di posizionamento che lascia nel tempo. 🤝 3. Quanto conta la percezione del pubblico? Tantissimo. La vera valuta dell’influencer marketing è la fiducia. Un post sponsorizzato ben fatto non “puzza di pubblicità”. È coerente, trasparente, interessante. Io rifiuto collaborazioni che non rispecchiano i miei valori, anche se pagano bene. Perché so che la credibilità non si compra. Si costruisce. E una sola sponsorizzazione sbagliata può compromettere mesi di lavoro. 🧠 4. Sponsorizzare non è solo vendere, è comunicare Quando un brand mi sceglie, non sta pagando solo una pubblicazione: sta pagando la mia reputazione, la mia community, il mio stile comunicativo, la mia capacità di influenzare davvero. Un post può aprire porte, cambiare percezioni, posizionare un brand in modo potente. E questo, onestamente, vale molto di più di qualche numero su un foglio Excel. 🔚 Conclusione: il valore è nella relazione Un post sponsorizzato ben fatto crea valore per tre: il brand, il creator e il pubblico. Il mio consiglio ai brand? Guardate oltre i numeri. E il mio consiglio ai creator? Scegliete con cura. Comunicate con onestà. Lavorate con metodo. Perché oggi, nel mercato dell’attenzione, la vera differenza non la fa chi urla di più, ma chi sa comunicare meglio. #InfluencerMarketing #PostSponsorizzato #ValoreReale #PersonalBranding #CollaborazioniDigitali #Trasparenza #MetricheSocial #ContentMarketing #SocialMediaProfessionale #DigitalPR
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  • Come diventare punto di riferimento nel proprio settore (senza gridare più forte degli altri)

    Per un periodo, anche noi abbiamo pensato che per emergere nel nostro settore servisse alzare il volume.
    Postare di più, parlare più forte, essere ovunque.
    Ma poi ci siamo fermati e ci siamo chiesti:
    “Vogliamo essere solo visibili… o anche rilevanti?”
    La verità? Non serve gridare per farsi notare. Serve posizionarsi in modo chiaro, costante e autentico, finché le persone non iniziano a dire: "Se penso a [tema], penso a loro."
    Ecco il nostro percorso – e le leve che ci hanno aiutato a diventare un riferimento, senza forzature né sovraesposizione.

    1. Abbiamo scelto un focus (e abbiamo smesso di parlare di tutto)
    All’inizio eravamo ovunque: parlavamo di mille cose, per mille persone diverse.
    Poi abbiamo fatto una scelta difficile, ma necessaria: scegliere il nostro “territorio di competenza”.

    Ci siamo chiesti:
    -Qual è il problema che sappiamo davvero risolvere meglio di altri?
    -Per chi facciamo davvero la differenza?
    -In che area vogliamo essere ricordati?
    Quando abbiamo smesso di voler piacere a tutti, abbiamo iniziato a parlare con più forza e chiarezza a chi conta davvero.

    2. Abbiamo costruito contenuti che educano e aiutano (non che impressionano)
    Non abbiamo mai puntato a sembrare “i più esperti della stanza”.
    Abbiamo preferito essere utili, ogni volta che pubblichiamo qualcosa: un post, una mail, una storia.

    -Abbiamo condiviso processi, errori, risultati veri.
    -Abbiamo semplificato, non complicato.
    -Abbiamo parlato con il nostro tono, non con un linguaggio da manuale.
    Le persone ci hanno iniziato a vedere come una guida, non solo come “quelli bravi”.

    3. Abbiamo lasciato che fossero gli altri a parlare per noi
    Non c’è miglior marketing della prova sociale autentica.
    Ogni volta che qualcuno ci ringrazia, ci consiglia, racconta il risultato ottenuto… sta facendo molto di più di un nostro post ben scritto.
    -Abbiamo valorizzato le testimonianze.
    -Abbiamo creato casi studio reali.
    -Abbiamo mostrato l’impatto, non solo il prodotto.
    Diventare un punto di riferimento significa creare trasformazione. E farla raccontare.

    4. Siamo stati costanti, anche quando i numeri non arrivavano subito
    Il riconoscimento non arriva con un post virale. Arriva quando ti fai trovare, giorno dopo giorno, con coerenza e valore.

    Ci sono stati momenti in cui i like erano pochi, le visualizzazioni basse, l’eco sembrava zero. Ma abbiamo continuato:
    -a pubblicare con frequenza sostenibile;
    -a coltivare le relazioni;
    -a migliorare contenuti e linguaggio.
    Alla lunga, la costanza batte il rumore. Sempre.

    5. Abbiamo scelto relazioni, non numeri
    Abbiamo detto no a strategie aggressive, a collaborazioni forzate, a contenuti “urlati”.
    Abbiamo preferito costruire fiducia, profondità, connessione.
    -Abbiamo risposto ai messaggi con attenzione.
    -Abbiamo investito tempo in call, live, confronti reali.
    -Abbiamo fatto crescere una community, non solo un pubblico.
    Quando sei davvero utile a poche persone, saranno loro a portarti agli altri.

    Non serve urlare, serve essere ascoltati
    Diventare un punto di riferimento non significa essere ovunque.
    Significa esserci nel modo giusto, per le persone giuste.
    Con un messaggio chiaro, una voce riconoscibile e un impatto reale.
    Noi ci siamo riusciti senza urlare, ma ascoltando, aiutando, restando fedeli a chi siamo.
    E oggi, se qualcuno ci definisce “un riferimento”, sappiamo che non è perché parliamo di più.
    È perché abbiamo qualcosa da dire.

    #PersonalBrand #LeadershipSilenziosa #Posizionamento #MarketingEtico #RiferimentoDiSettore #ValoreReale

    Come diventare punto di riferimento nel proprio settore (senza gridare più forte degli altri) Per un periodo, anche noi abbiamo pensato che per emergere nel nostro settore servisse alzare il volume. Postare di più, parlare più forte, essere ovunque. Ma poi ci siamo fermati e ci siamo chiesti: “Vogliamo essere solo visibili… o anche rilevanti?” La verità? Non serve gridare per farsi notare. Serve posizionarsi in modo chiaro, costante e autentico, finché le persone non iniziano a dire: "Se penso a [tema], penso a loro." Ecco il nostro percorso – e le leve che ci hanno aiutato a diventare un riferimento, senza forzature né sovraesposizione. 1. Abbiamo scelto un focus (e abbiamo smesso di parlare di tutto) All’inizio eravamo ovunque: parlavamo di mille cose, per mille persone diverse. Poi abbiamo fatto una scelta difficile, ma necessaria: scegliere il nostro “territorio di competenza”. 💡 Ci siamo chiesti: -Qual è il problema che sappiamo davvero risolvere meglio di altri? -Per chi facciamo davvero la differenza? -In che area vogliamo essere ricordati? 👉 Quando abbiamo smesso di voler piacere a tutti, abbiamo iniziato a parlare con più forza e chiarezza a chi conta davvero. 2. Abbiamo costruito contenuti che educano e aiutano (non che impressionano) Non abbiamo mai puntato a sembrare “i più esperti della stanza”. Abbiamo preferito essere utili, ogni volta che pubblichiamo qualcosa: un post, una mail, una storia. -Abbiamo condiviso processi, errori, risultati veri. -Abbiamo semplificato, non complicato. -Abbiamo parlato con il nostro tono, non con un linguaggio da manuale. 👉 Le persone ci hanno iniziato a vedere come una guida, non solo come “quelli bravi”. 3. Abbiamo lasciato che fossero gli altri a parlare per noi Non c’è miglior marketing della prova sociale autentica. Ogni volta che qualcuno ci ringrazia, ci consiglia, racconta il risultato ottenuto… sta facendo molto di più di un nostro post ben scritto. -Abbiamo valorizzato le testimonianze. -Abbiamo creato casi studio reali. -Abbiamo mostrato l’impatto, non solo il prodotto. 👉 Diventare un punto di riferimento significa creare trasformazione. E farla raccontare. 4. Siamo stati costanti, anche quando i numeri non arrivavano subito Il riconoscimento non arriva con un post virale. Arriva quando ti fai trovare, giorno dopo giorno, con coerenza e valore. Ci sono stati momenti in cui i like erano pochi, le visualizzazioni basse, l’eco sembrava zero. Ma abbiamo continuato: -a pubblicare con frequenza sostenibile; -a coltivare le relazioni; -a migliorare contenuti e linguaggio. 👉 Alla lunga, la costanza batte il rumore. Sempre. 5. Abbiamo scelto relazioni, non numeri Abbiamo detto no a strategie aggressive, a collaborazioni forzate, a contenuti “urlati”. Abbiamo preferito costruire fiducia, profondità, connessione. -Abbiamo risposto ai messaggi con attenzione. -Abbiamo investito tempo in call, live, confronti reali. -Abbiamo fatto crescere una community, non solo un pubblico. 👉 Quando sei davvero utile a poche persone, saranno loro a portarti agli altri. Non serve urlare, serve essere ascoltati Diventare un punto di riferimento non significa essere ovunque. Significa esserci nel modo giusto, per le persone giuste. Con un messaggio chiaro, una voce riconoscibile e un impatto reale. Noi ci siamo riusciti senza urlare, ma ascoltando, aiutando, restando fedeli a chi siamo. E oggi, se qualcuno ci definisce “un riferimento”, sappiamo che non è perché parliamo di più. È perché abbiamo qualcosa da dire. #PersonalBrand #LeadershipSilenziosa #Posizionamento #MarketingEtico #RiferimentoDiSettore #ValoreReale
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