• Gestire l’hate online: dalla crisi alla crescita personale

    La prima volta che ho ricevuto un commento d’odio mi ha colpita come uno schiaffo. Era breve, pungente, gratuito. Non ero pronta, e la mia prima reazione è stata voler sparire.
    Poi ho capito una cosa: non puoi controllare ciò che gli altri dicono, ma puoi controllare come reagisci. Da quel momento ho iniziato un percorso — personale e professionale — che oggi condivido con te. Perché l’hate online, se affrontato con lucidità, può trasformarsi in una lezione di forza, autenticità e leadership.

    1. Riconoscere la differenza tra critica e odio
    Una critica costruttiva può far male, ma ha uno scopo: migliorare. L’odio gratuito invece è veleno puro: offese, attacchi personali, minacce, sarcasmo distruttivo.

    Io ora applico un semplice filtro:
    “Questo messaggio ha un intento utile o vuole solo ferire?”
    Se è il secondo caso, lo ignoro o lo segnalo. Non devo difendere ogni parte di me a chi non vuole davvero capirla.

    2. Proteggere i propri spazi digitali
    Il mio profilo è casa mia. E in casa mia, rispetto e umanità non sono facoltativi. Ho imparato a:
    -bloccare e silenziare chi supera il limite,
    -moderare i commenti, se necessario,
    -fissare confini chiari nella bio o nei contenuti: qui si parla con empatia o non si parla.

    3. Affrontare, se serve, ma senza cadere nella trappola
    A volte rispondere è utile, se lo fai con lucidità. Ho risposto a commenti d’odio con gentilezza e ironia, e in alcuni casi si sono trasformati in conversazioni reali.
    Ma mai rispondere a caldo, mai scendere al loro livello. L’odio si alimenta di reazioni impulsive.

    4. Curare l’impatto emotivo
    L’hate online può far male sul serio. Io ho parlato con una psicologa, ho limitato l’uso del telefono per qualche giorno e mi sono circondata di chi mi conosce per davvero.
    La salute mentale viene prima dell’algoritmo.

    5. Trasformare la crisi in consapevolezza
    Dopo ogni ondata di hate, ho fatto due cose:
    -Ho chiesto alla mia community come potevo migliorare.
    -Ho riflettuto su chi voglio essere online: non solo "seguita", ma utile, vera, presente.
    Oggi i commenti negativi non mi definiscono. Semmai, mi spingono a essere ancora più intenzionale nei miei contenuti.

    Essere visibili online è un privilegio, ma anche una responsabilità emotiva. Saper gestire l’hate non significa ignorarlo: significa riconoscere il suo potere, ma non cedergli il controllo.

    Essere influencer vuol dire anche questo: imparare a stare in piedi, con umanità, anche sotto il fuoco incrociato.

    #HateOnline #DigitalWellbeing #InfluencerResponsabile #BrandPersonale #CrescitaPersonale #ImpresaDigitale #ImpresaBiz

    💬 Gestire l’hate online: dalla crisi alla crescita personale La prima volta che ho ricevuto un commento d’odio mi ha colpita come uno schiaffo. Era breve, pungente, gratuito. Non ero pronta, e la mia prima reazione è stata voler sparire. Poi ho capito una cosa: non puoi controllare ciò che gli altri dicono, ma puoi controllare come reagisci. Da quel momento ho iniziato un percorso — personale e professionale — che oggi condivido con te. Perché l’hate online, se affrontato con lucidità, può trasformarsi in una lezione di forza, autenticità e leadership. ⚠️ 1. Riconoscere la differenza tra critica e odio Una critica costruttiva può far male, ma ha uno scopo: migliorare. L’odio gratuito invece è veleno puro: offese, attacchi personali, minacce, sarcasmo distruttivo. Io ora applico un semplice filtro: 👉 “Questo messaggio ha un intento utile o vuole solo ferire?” Se è il secondo caso, lo ignoro o lo segnalo. Non devo difendere ogni parte di me a chi non vuole davvero capirla. 🔒 2. Proteggere i propri spazi digitali Il mio profilo è casa mia. E in casa mia, rispetto e umanità non sono facoltativi. Ho imparato a: -bloccare e silenziare chi supera il limite, -moderare i commenti, se necessario, -fissare confini chiari nella bio o nei contenuti: qui si parla con empatia o non si parla. 💬 3. Affrontare, se serve, ma senza cadere nella trappola A volte rispondere è utile, se lo fai con lucidità. Ho risposto a commenti d’odio con gentilezza e ironia, e in alcuni casi si sono trasformati in conversazioni reali. Ma mai rispondere a caldo, mai scendere al loro livello. L’odio si alimenta di reazioni impulsive. 🧠 4. Curare l’impatto emotivo L’hate online può far male sul serio. Io ho parlato con una psicologa, ho limitato l’uso del telefono per qualche giorno e mi sono circondata di chi mi conosce per davvero. La salute mentale viene prima dell’algoritmo. 🌱 5. Trasformare la crisi in consapevolezza Dopo ogni ondata di hate, ho fatto due cose: -Ho chiesto alla mia community come potevo migliorare. -Ho riflettuto su chi voglio essere online: non solo "seguita", ma utile, vera, presente. Oggi i commenti negativi non mi definiscono. Semmai, mi spingono a essere ancora più intenzionale nei miei contenuti. ✅ Essere visibili online è un privilegio, ma anche una responsabilità emotiva. Saper gestire l’hate non significa ignorarlo: significa riconoscere il suo potere, ma non cedergli il controllo. Essere influencer vuol dire anche questo: imparare a stare in piedi, con umanità, anche sotto il fuoco incrociato. #HateOnline #DigitalWellbeing #InfluencerResponsabile #BrandPersonale #CrescitaPersonale #ImpresaDigitale #ImpresaBiz
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  • L’impatto dei social sull’autostima e sulla percezione di sé – La mia esperienza

    Ogni giorno condivido la mia vita, i miei pensieri e anche le mie insicurezze sui social. Fare l’influencer significa essere costantemente esposta agli occhi degli altri, ai loro giudizi, ai loro like, ma anche ai silenzi. In questi anni ho imparato molto sull’impatto che i social possono avere sull’autostima e sulla percezione di sé, e oggi voglio raccontarvelo in modo sincero.

    Vivere sotto i riflettori… dei like
    All’inizio della mia carriera da influencer, ogni notifica era un piccolo boost di felicità. Un like in più, un commento positivo, una condivisione… tutto sembrava confermare il mio valore. Ma presto ho capito quanto potesse diventare tossico quel meccanismo. Perché quando i numeri calano, inizi a farti domande su te stessa: “Sto sbagliando qualcosa?”, “Non piaccio più?”, “Non sono abbastanza?”.

    I filtri che distorcono la realtà
    Anche io ho usato (e uso ancora) filtri e editing. Non lo nego. Ma c’è stato un periodo in cui mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più. Cercavo di assomigliare alla versione di me che postavo, e non viceversa. I social ci portano spesso a idealizzare l’immagine che diamo agli altri, dimenticando che quella reale – con difetti, imperfezioni, momenti no – è altrettanto (se non più) preziosa.

    Confrontarsi senza perdersi
    Uno degli aspetti più difficili è il confronto costante. Vedi altre creator che fanno numeri pazzeschi, che sembrano sempre perfette, e ti chiedi: “Perché non sono come loro?”. Questo confronto continuo può diventare pericoloso se non ci si ferma a ricordare che i social mostrano solo una parte (e spesso la più curata) della realtà.

    Usare i social per ispirare, non per schiacciare
    Negli ultimi tempi ho deciso di usare il mio spazio online in modo più autentico. Racconto anche le mie fragilità, i momenti di down, i pensieri che a volte fanno male. E sapete una cosa? È proprio quando mi mostro più vera che ricevo i messaggi più belli. Perché alla fine, tutti vogliamo sentirci visti, compresi, accettati per quello che siamo davvero.

    Costruire un'autostima che non dipende dai numeri
    I social non devono definire il nostro valore. Lo ripeto a me stessa ogni giorno. L’autostima va coltivata fuori dallo schermo, nei rapporti reali, nelle piccole conquiste quotidiane, nell’amore che ci diamo anche quando nessuno ci applaude.

    I social sono uno strumento potente: possono farci sentire vicini, ispirati, motivati… ma anche insicuri, confusi e inadatti. La chiave sta nell’usare questi strumenti con consapevolezza, senza mai perdere di vista chi siamo davvero.

    E se oggi qualcuno ha bisogno di sentirsi dire che va bene così com’è, eccomi qui: sei abbastanza. Sempre. Anche quando i like non arrivano.

    #AutostimaDigitale #VitaDaInfluencer #SocialMediaReality #SiiTeStessa #ConsapevolezzaDigitale #CorpoPositivo #AmorePerSé #DigitalWellbeing #NoFilterNeeded #Parliamone

    📱 L’impatto dei social sull’autostima e sulla percezione di sé – La mia esperienza Ogni giorno condivido la mia vita, i miei pensieri e anche le mie insicurezze sui social. Fare l’influencer significa essere costantemente esposta agli occhi degli altri, ai loro giudizi, ai loro like, ma anche ai silenzi. In questi anni ho imparato molto sull’impatto che i social possono avere sull’autostima e sulla percezione di sé, e oggi voglio raccontarvelo in modo sincero. ✨ Vivere sotto i riflettori… dei like All’inizio della mia carriera da influencer, ogni notifica era un piccolo boost di felicità. Un like in più, un commento positivo, una condivisione… tutto sembrava confermare il mio valore. Ma presto ho capito quanto potesse diventare tossico quel meccanismo. Perché quando i numeri calano, inizi a farti domande su te stessa: “Sto sbagliando qualcosa?”, “Non piaccio più?”, “Non sono abbastanza?”. 🔍 I filtri che distorcono la realtà Anche io ho usato (e uso ancora) filtri e editing. Non lo nego. Ma c’è stato un periodo in cui mi guardavo allo specchio e non mi riconoscevo più. Cercavo di assomigliare alla versione di me che postavo, e non viceversa. I social ci portano spesso a idealizzare l’immagine che diamo agli altri, dimenticando che quella reale – con difetti, imperfezioni, momenti no – è altrettanto (se non più) preziosa. 🧠 Confrontarsi senza perdersi Uno degli aspetti più difficili è il confronto costante. Vedi altre creator che fanno numeri pazzeschi, che sembrano sempre perfette, e ti chiedi: “Perché non sono come loro?”. Questo confronto continuo può diventare pericoloso se non ci si ferma a ricordare che i social mostrano solo una parte (e spesso la più curata) della realtà. 💬 Usare i social per ispirare, non per schiacciare Negli ultimi tempi ho deciso di usare il mio spazio online in modo più autentico. Racconto anche le mie fragilità, i momenti di down, i pensieri che a volte fanno male. E sapete una cosa? È proprio quando mi mostro più vera che ricevo i messaggi più belli. Perché alla fine, tutti vogliamo sentirci visti, compresi, accettati per quello che siamo davvero. 🌱 Costruire un'autostima che non dipende dai numeri I social non devono definire il nostro valore. Lo ripeto a me stessa ogni giorno. L’autostima va coltivata fuori dallo schermo, nei rapporti reali, nelle piccole conquiste quotidiane, nell’amore che ci diamo anche quando nessuno ci applaude. I social sono uno strumento potente: possono farci sentire vicini, ispirati, motivati… ma anche insicuri, confusi e inadatti. La chiave sta nell’usare questi strumenti con consapevolezza, senza mai perdere di vista chi siamo davvero. E se oggi qualcuno ha bisogno di sentirsi dire che va bene così com’è, eccomi qui: sei abbastanza. Sempre. Anche quando i like non arrivano. #AutostimaDigitale #VitaDaInfluencer #SocialMediaReality #SiiTeStessa #ConsapevolezzaDigitale #CorpoPositivo #AmorePerSé #DigitalWellbeing #NoFilterNeeded #Parliamone
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