• La strategia social che mi ha portato 100k follower e 10 brand partnership

    Crescere sui social nel 2025 non è più una questione di fortuna o algoritmi benevoli. È una questione di posizionamento, strategia e costanza.
    Quando ho iniziato, non avevo alcun obiettivo numerico. Ma con il tempo, osservando, testando e correggendo, sono arrivatə a 100.000 follower organici e a collaborare con 10 brand perfettamente in linea con il mio messaggio.

    In questo articolo, ti racconto la mia strategia social, passo dopo passo, con ciò che ha davvero funzionato (e cosa ho lasciato andare).

    1. Mi sono posizionata in modo chiaro (prima ancora di crescere)
    Prima di pensare a crescere, ho lavorato su una domanda chiave:
    Perché qualcuno dovrebbe seguirmi?

    Ho definito:
    – Un tema centrale (es. business digitale, mindset, crescita professionale)
    – Un tono riconoscibile (diretto, professionale ma accessibile)
    – Una promessa di valore: ogni contenuto doveva essere utile, ispirante o attivante

    Risultato: meno contenuti generici, più contenuti memorabili.

    2. Ho scelto 2 piattaforme chiave (e ho smesso di disperdermi)
    Invece di cercare di essere ovunque, ho concentrato energie e strategia su due canali principali:
    Instagram (per la community e le collaborazioni)
    LinkedIn (per autorevolezza e contatti business)

    Tip: ogni piattaforma ha le sue logiche, ma il tuo messaggio deve rimanere uno.

    3. Ho creato 3 format ricorrenti (e li ho ottimizzati)
    La chiave per crescere senza impazzire? Format replicabili e riconoscibili.

    I miei 3 format di punta sono stati:
    Mini-pillole video: brevi, dirette, con hook forte
    Caroselli informativi: valore pratico + design leggibile
    "Dietro le quinte" del mio lavoro: contenuti autentici, non patinati

    Risultato: contenuti che le persone aspettano e condividono con piacere.

    4. Ho creato contenuti pensati per l’algoritmo, ma scritti per le persone
    Ogni post aveva:
    Un hook forte (la prima riga vale oro)
    Una narrazione semplice e coinvolgente
    Una call to action vera (non solo “metti like”)

    Regola d’oro: contenuti virali ≠ contenuti vuoti. La viralità è un mezzo, non un fine.

    5. Ho costruito relazioni, non solo numeri
    Ogni follower non è un numero. È una persona. E ogni brand partnership nasce dalla credibilità percepita, non solo dai KPI.

    Ho risposto ai messaggi
    Ho costruito relazioni con altri creator
    Ho contattato i brand prima che loro contattassero me, con proposte su misura

    Risultato: 10 partnership di valore, tutte in linea con il mio posizionamento, molte delle quali diventate collaborazioni continuative.

    Cosa eviterei di rifare?
    – Inseguire i trend che non mi rappresentavano
    – Pubblicare per “riempire il feed”
    – Accettare collaborazioni fuori target solo per guadagnare

    Crescere è possibile. Monetizzare anche. Ma solo se costruisci un brand che parla chiaro, contenuti che risolvono problemi e relazioni che durano nel tempo.

    Il mio consiglio?
    Non chiederti solo “come faccio a crescere?”, ma “cosa voglio che succeda quando cresco?”

    #strategiasocial #brandpartnership #personalbrand #growthorganica #digitalstrategy #imprenditoriocreativo #creatorseconomy #socialmediamarketing #impresabiz
    La strategia social che mi ha portato 100k follower e 10 brand partnership Crescere sui social nel 2025 non è più una questione di fortuna o algoritmi benevoli. È una questione di posizionamento, strategia e costanza. Quando ho iniziato, non avevo alcun obiettivo numerico. Ma con il tempo, osservando, testando e correggendo, sono arrivatə a 100.000 follower organici e a collaborare con 10 brand perfettamente in linea con il mio messaggio. In questo articolo, ti racconto la mia strategia social, passo dopo passo, con ciò che ha davvero funzionato (e cosa ho lasciato andare). 1. Mi sono posizionata in modo chiaro (prima ancora di crescere) Prima di pensare a crescere, ho lavorato su una domanda chiave: 👉 Perché qualcuno dovrebbe seguirmi? Ho definito: – Un tema centrale (es. business digitale, mindset, crescita professionale) – Un tono riconoscibile (diretto, professionale ma accessibile) – Una promessa di valore: ogni contenuto doveva essere utile, ispirante o attivante 📌 Risultato: meno contenuti generici, più contenuti memorabili. 2. Ho scelto 2 piattaforme chiave (e ho smesso di disperdermi) Invece di cercare di essere ovunque, ho concentrato energie e strategia su due canali principali: 📱 Instagram (per la community e le collaborazioni) 🧠 LinkedIn (per autorevolezza e contatti business) 📌 Tip: ogni piattaforma ha le sue logiche, ma il tuo messaggio deve rimanere uno. 3. Ho creato 3 format ricorrenti (e li ho ottimizzati) La chiave per crescere senza impazzire? Format replicabili e riconoscibili. I miei 3 format di punta sono stati: 🎥 Mini-pillole video: brevi, dirette, con hook forte 📊 Caroselli informativi: valore pratico + design leggibile 🎙️ "Dietro le quinte" del mio lavoro: contenuti autentici, non patinati 📌 Risultato: contenuti che le persone aspettano e condividono con piacere. 4. Ho creato contenuti pensati per l’algoritmo, ma scritti per le persone Ogni post aveva: ✅ Un hook forte (la prima riga vale oro) ✅ Una narrazione semplice e coinvolgente ✅ Una call to action vera (non solo “metti like”) 🎯 Regola d’oro: contenuti virali ≠ contenuti vuoti. La viralità è un mezzo, non un fine. 5. Ho costruito relazioni, non solo numeri Ogni follower non è un numero. È una persona. E ogni brand partnership nasce dalla credibilità percepita, non solo dai KPI. 📩 Ho risposto ai messaggi 🤝 Ho costruito relazioni con altri creator 📬 Ho contattato i brand prima che loro contattassero me, con proposte su misura 📌 Risultato: 10 partnership di valore, tutte in linea con il mio posizionamento, molte delle quali diventate collaborazioni continuative. Cosa eviterei di rifare? – Inseguire i trend che non mi rappresentavano – Pubblicare per “riempire il feed” – Accettare collaborazioni fuori target solo per guadagnare Crescere è possibile. Monetizzare anche. Ma solo se costruisci un brand che parla chiaro, contenuti che risolvono problemi e relazioni che durano nel tempo. Il mio consiglio? Non chiederti solo “come faccio a crescere?”, ma “cosa voglio che succeda quando cresco?” #strategiasocial #brandpartnership #personalbrand #growthorganica #digitalstrategy #imprenditoriocreativo #creatorseconomy #socialmediamarketing #impresabiz
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  • Il mio metodo per creare contenuti virali (senza snaturare il brand)
    Negli ultimi anni ho imparato che la viralità può essere un’arma a doppio taglio.
    Da una parte ti dà visibilità, reach, nuovi follower. Dall’altra può attrarre l’attenzione sbagliata, allontanarti dal tuo posizionamento, o – peggio – snaturare il tuo messaggio.

    Io ci sono passata. E oggi voglio condividere il metodo che utilizzo per creare contenuti ad alto impatto, capaci di generare attenzione, senza perdere coerenza con il mio brand personale.

    1. Parto sempre dal posizionamento, non dal trend
    Prima di ogni contenuto, mi chiedo: È in linea con ciò che voglio rappresentare?.
    Anche se un trend è virale, se non parla al mio pubblico o ai miei valori, lo lascio andare. La viralità efficace è quella coerente con il brand: rafforza, non confonde.

    Domanda guida: questo contenuto è riconoscibile come “mio” anche se lo togliamo dal contesto?

    2. Uso i trend come cornice, non come contenuto
    Se un suono, una challenge o un formato è in tendenza, lo prendo come pretesto per raccontare qualcosa di mio. Non lo copio. Lo adatto.

    Esempio:
    Trend → “Hot takes” su un argomento
    Adattamento → “3 verità scomode sul personal branding che nessuno ti dice”

    Il contenuto diventa virale perché cavalca la forma, ma il messaggio è 100% in linea con il mio posizionamento.

    3. Scrivo pensando al primo secondo (e al valore finale)
    Ogni contenuto virale ha due ingredienti fondamentali:
    – Un hook fortissimo nei primi 2 secondi (testo, titolo, visual)
    – Un payoff di valore, che fa dire a chi guarda: “Ne è valsa la pena”

    Il mio metodo:
    – Titolo provocatorio o domanda diretta
    – Sviluppo semplice e accessibile
    – Chiusura con insight o spunto pratico (non solo intrattenimento)

    4. Misuro l’impatto giusto: non solo like, ma conversazioni
    Un contenuto virale che non genera conversazione o non porta le persone dove voglio io (profilo, link, servizio, community) è solo rumore.

    Cosa tengo sotto controllo:
    – Salvataggi e condivisioni
    – Commenti di qualità
    – Aumento reale di follower in target
    – Traffico su asset proprietari (newsletter, sito, funnel)

    5. Rendo replicabile ciò che funziona
    Quando un contenuto funziona, non lo tratto come un colpo di fortuna.
    Lo analizzo: Cosa ha fatto la differenza? Il formato? Il tema? Il tono?
    Poi creo una mini-serie o un format che posso riutilizzare con costanza.

    Esempio:
    – Un carosello “velenoso” ha performato? Creo un format settimanale “Verità scomode del mio settore”
    – Una reel mini-guida ha funzionato? Trasformo il format in una rubrica mensile

    La viralità che funziona davvero è quella che converte visibilità in relazione, e relazione in fiducia.
    Il segreto non è inseguire i numeri, ma farli lavorare per te. Con coerenza, identità e un piano preciso.

    #contenutivirali #personalbranding #contentstrategy #creatorseconomy #imprenditoria #brandcoerente #storytellingdigitale #impresadigitale #impresabiz
    Il mio metodo per creare contenuti virali (senza snaturare il brand) Negli ultimi anni ho imparato che la viralità può essere un’arma a doppio taglio. Da una parte ti dà visibilità, reach, nuovi follower. Dall’altra può attrarre l’attenzione sbagliata, allontanarti dal tuo posizionamento, o – peggio – snaturare il tuo messaggio. Io ci sono passata. E oggi voglio condividere il metodo che utilizzo per creare contenuti ad alto impatto, capaci di generare attenzione, senza perdere coerenza con il mio brand personale. 1. Parto sempre dal posizionamento, non dal trend Prima di ogni contenuto, mi chiedo: È in linea con ciò che voglio rappresentare?. Anche se un trend è virale, se non parla al mio pubblico o ai miei valori, lo lascio andare. La viralità efficace è quella coerente con il brand: rafforza, non confonde. 🔍 Domanda guida: questo contenuto è riconoscibile come “mio” anche se lo togliamo dal contesto? 2. Uso i trend come cornice, non come contenuto Se un suono, una challenge o un formato è in tendenza, lo prendo come pretesto per raccontare qualcosa di mio. Non lo copio. Lo adatto. 📌 Esempio: Trend → “Hot takes” su un argomento Adattamento → “3 verità scomode sul personal branding che nessuno ti dice” Il contenuto diventa virale perché cavalca la forma, ma il messaggio è 100% in linea con il mio posizionamento. 3. Scrivo pensando al primo secondo (e al valore finale) Ogni contenuto virale ha due ingredienti fondamentali: – Un hook fortissimo nei primi 2 secondi (testo, titolo, visual) – Un payoff di valore, che fa dire a chi guarda: “Ne è valsa la pena” 🎯 Il mio metodo: – Titolo provocatorio o domanda diretta – Sviluppo semplice e accessibile – Chiusura con insight o spunto pratico (non solo intrattenimento) 4. Misuro l’impatto giusto: non solo like, ma conversazioni Un contenuto virale che non genera conversazione o non porta le persone dove voglio io (profilo, link, servizio, community) è solo rumore. ✅ Cosa tengo sotto controllo: – Salvataggi e condivisioni – Commenti di qualità – Aumento reale di follower in target – Traffico su asset proprietari (newsletter, sito, funnel) 5. Rendo replicabile ciò che funziona Quando un contenuto funziona, non lo tratto come un colpo di fortuna. Lo analizzo: Cosa ha fatto la differenza? Il formato? Il tema? Il tono? Poi creo una mini-serie o un format che posso riutilizzare con costanza. 📈 Esempio: – Un carosello “velenoso” ha performato? Creo un format settimanale “Verità scomode del mio settore” – Una reel mini-guida ha funzionato? Trasformo il format in una rubrica mensile La viralità che funziona davvero è quella che converte visibilità in relazione, e relazione in fiducia. Il segreto non è inseguire i numeri, ma farli lavorare per te. Con coerenza, identità e un piano preciso. #contenutivirali #personalbranding #contentstrategy #creatorseconomy #imprenditoria #brandcoerente #storytellingdigitale #impresadigitale #impresabiz
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  • Monetizzare l'influenza: modelli di business che funzionano oggi

    Quando ho iniziato a lavorare nel mondo dei contenuti digitali, pensavo che il guadagno arrivasse solo dalle sponsorizzazioni. Spoiler: è vero… ma solo in parte.
    Nel tempo ho scoperto che l’influenza è un capitale da gestire con intelligenza, e che esistono diversi modelli di business sostenibili, anche (e soprattutto) per chi non ha milioni di follower.

    Oggi voglio condividere quelli che ho testato, visto funzionare o studiato da vicino nel mio percorso. Spoiler 2: funzionano solo se dietro c'è strategia, valore e coerenza.

    1. Sponsorizzazioni selettive (quando c’è allineamento)
    Sì, sono ancora una fonte importante di guadagno. Ma il mercato è cambiato: i brand non cercano più solo “numeri”, ma brand fit, capacità narrativa e influenza reale sulle decisioni d’acquisto.

    Cosa funziona oggi:
    – Collaborazioni a lungo termine
    – Format proprietari (non solo un post isolato)
    – Co-creazione di contenuti e storytelling autentico

    2. Vendita di prodotti digitali (scalabilità pura)
    Ho iniziato con un e-book, poi un corso online. Il punto di forza? Lavori una volta, vendi all’infinito. Se hai una competenza specifica, puoi trasformarla in un asset digitale: guide, videocorsi, template, workshop live.

    Esempi:
    – Corso su come crescere su LinkedIn
    – Masterclass su personal branding per freelance
    – Toolkit per content creator

    3. Servizi premium (valorizzare la propria expertise)
    Non tutti vogliono “vendere prodotti”, e va benissimo. La tua influenza può diventare leva per offrire servizi ad alto valore aggiunto: consulenze, mentoring, coaching, strategie per aziende o liberi professionisti.

    A chi funziona:
    – Esperti di marketing, comunicazione, mindset
    – Professionisti verticali (avvocati, nutrizionisti, psicologi, ecc.)

    4. Affiliazioni (quando sono credibili)
    Il sistema è semplice: promuovi prodotti di altri, guadagni una commissione. Ma oggi funziona solo se sei iper-credibile e se consigli solo ciò che usi davvero. La fiducia è la vera valuta.

    Tip: crea contenuti educativi legati al prodotto, non solo post promozionali. E prediligi programmi con commissioni ricorrenti.

    5. Community a pagamento (il nuovo “membership model”)
    Patreon, newsletter esclusive, canali Telegram riservati: se hai un pubblico fidelizzato, molti saranno disposti a pagare per contenuti extra, contatto diretto o formazione. È il modello più “umano” e sostenibile.

    Cosa serve:
    – Un’identità chiara
    – Un pubblico affezionato
    – Un valore tangibile e continuativo (contenuti, accesso, mentoring, ecc.)

    6. Licensing, co-branding e collezioni a marchio proprio
    Un livello più avanzato. Se hai un brand personale forte, puoi creare capsule collection, collaborazioni editoriali, prodotti co-firmati. O persino lanciare un marchio tuo.

    🛍 Attenzione: servono visione, capitale e competenze produttive. Ma è uno degli step più potenti per monetizzare in modo duraturo.

    L’influenza non è il prodotto. È il ponte.
    Il vero business nasce quando usi quell’influenza per costruire fiducia e trasformarla in valore: per chi ti segue e per te.

    Non esiste un solo modello vincente, ma un mix da costruire nel tempo. E il segreto non è inseguire il trend del momento, ma trovare il modello che parla davvero a te, alla tua community e al tuo mercato.

    #monetizzazione #influencermarketing #businessmodel #creatorseconomy #digitalbusiness #personalbrand #prodottidigitali #imprenditoriocreativo #impresadigitale #impresabiz

    Monetizzare l'influenza: modelli di business che funzionano oggi Quando ho iniziato a lavorare nel mondo dei contenuti digitali, pensavo che il guadagno arrivasse solo dalle sponsorizzazioni. Spoiler: è vero… ma solo in parte. Nel tempo ho scoperto che l’influenza è un capitale da gestire con intelligenza, e che esistono diversi modelli di business sostenibili, anche (e soprattutto) per chi non ha milioni di follower. Oggi voglio condividere quelli che ho testato, visto funzionare o studiato da vicino nel mio percorso. Spoiler 2: funzionano solo se dietro c'è strategia, valore e coerenza. 1. Sponsorizzazioni selettive (quando c’è allineamento) Sì, sono ancora una fonte importante di guadagno. Ma il mercato è cambiato: i brand non cercano più solo “numeri”, ma brand fit, capacità narrativa e influenza reale sulle decisioni d’acquisto. 🔍 Cosa funziona oggi: – Collaborazioni a lungo termine – Format proprietari (non solo un post isolato) – Co-creazione di contenuti e storytelling autentico 2. Vendita di prodotti digitali (scalabilità pura) Ho iniziato con un e-book, poi un corso online. Il punto di forza? Lavori una volta, vendi all’infinito. Se hai una competenza specifica, puoi trasformarla in un asset digitale: guide, videocorsi, template, workshop live. 📌 Esempi: – Corso su come crescere su LinkedIn – Masterclass su personal branding per freelance – Toolkit per content creator 3. Servizi premium (valorizzare la propria expertise) Non tutti vogliono “vendere prodotti”, e va benissimo. La tua influenza può diventare leva per offrire servizi ad alto valore aggiunto: consulenze, mentoring, coaching, strategie per aziende o liberi professionisti. 🎯 A chi funziona: – Esperti di marketing, comunicazione, mindset – Professionisti verticali (avvocati, nutrizionisti, psicologi, ecc.) 4. Affiliazioni (quando sono credibili) Il sistema è semplice: promuovi prodotti di altri, guadagni una commissione. Ma oggi funziona solo se sei iper-credibile e se consigli solo ciò che usi davvero. La fiducia è la vera valuta. ✅ Tip: crea contenuti educativi legati al prodotto, non solo post promozionali. E prediligi programmi con commissioni ricorrenti. 5. Community a pagamento (il nuovo “membership model”) Patreon, newsletter esclusive, canali Telegram riservati: se hai un pubblico fidelizzato, molti saranno disposti a pagare per contenuti extra, contatto diretto o formazione. È il modello più “umano” e sostenibile. 📈 Cosa serve: – Un’identità chiara – Un pubblico affezionato – Un valore tangibile e continuativo (contenuti, accesso, mentoring, ecc.) 6. Licensing, co-branding e collezioni a marchio proprio Un livello più avanzato. Se hai un brand personale forte, puoi creare capsule collection, collaborazioni editoriali, prodotti co-firmati. O persino lanciare un marchio tuo. 🛍 Attenzione: servono visione, capitale e competenze produttive. Ma è uno degli step più potenti per monetizzare in modo duraturo. L’influenza non è il prodotto. È il ponte. Il vero business nasce quando usi quell’influenza per costruire fiducia e trasformarla in valore: per chi ti segue e per te. Non esiste un solo modello vincente, ma un mix da costruire nel tempo. E il segreto non è inseguire il trend del momento, ma trovare il modello che parla davvero a te, alla tua community e al tuo mercato. #monetizzazione #influencermarketing #businessmodel #creatorseconomy #digitalbusiness #personalbrand #prodottidigitali #imprenditoriocreativo #impresadigitale #impresabiz
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