Influencer sì, ma con Partita IVA: come mi sono organizzata legalmente e fiscalmente”
(Guida pratica per creator che vogliono mettersi in regola e dormire sonni tranquilli)

Non vivo “solo” di foto, reel e codici sconto: dietro la mia attività c’è un’organizzazione precisa — e anche una Partita IVA.

Oggi voglio raccontarti come mi sono inquadrata fiscalmente, cosa ho imparato e quali consigli darei a chi sta per trasformare la propria presenza online in un vero lavoro.

Spoiler: è più semplice (e meno spaventoso) di quanto sembra, se sai da dove partire.

Perché ho aperto la Partita IVA
Quando ho cominciato a ricevere le prime collaborazioni pagate, mi sono trovata davanti alla classica domanda:
“Posso farmi pagare senza partita IVA?”

All’inizio, sì, si può usare la prestazione occasionale (entro 5.000 € lordi/anno).
Ma appena ho superato quella soglia, o ho iniziato a collaborare con brand in modo ricorrente, è stato necessario aprire la P. IVA.

Farlo è stato un passaggio importante: mi ha permesso di lavorare in modo professionale, emettere fatture, avere accesso a clienti più seri e, soprattutto, sentirmi davvero un’imprenditrice digitale.

Che inquadramento ho scelto
Come influencer, la forma più semplice e adatta a chi inizia è:

→ Lavoratore autonomo con regime forfettario
Ecco perché:
-Aliquota agevolata al 5% (per i primi 5 anni) se rispetti alcuni requisiti
-Semplificazioni contabili (niente IVA, niente bilancio)
-Adatto a chi fattura fino a 85.000 €/anno
-Contributi INPS solo se iscrittə alla Gestione Separata (come nel mio caso)

Io ho aperto con codice ATECO 73.11.02 (“Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”), che è il più usato per chi fa influencer marketing o content creation.

Come mi sono organizzata
1. Mi sono affidata a un commercialista esperto di digitale
Fondamentale: non tutti i consulenti conoscono il nostro mondo! Io ho trovato uno studio abituato a lavorare con freelance, creator e startup.

2. Uso strumenti digitali per semplificare tutto
-Fatturazione elettronica: con servizi semplici come Fiscozen, Taxfix, Aruba o piattaforme integrate
-Contabilità light: carico tutto online, con promemoria per scadenze e versamenti
-Agenda fiscale: ho un file dove tengo tutto segnato (fatture emesse, spese deducibili, date importanti)

3. Tengo traccia anche dei prodotti ricevuti gratuitamente
Sì, se ricevi beni in cambio di visibilità, valgono come compenso e vanno dichiarati. È un punto che molti ignorano ma che il fisco considera importante.

Errori che ho evitato (o imparato a correggere)
-Pensare “tanto sono solo contenuti su Instagram” → No, è un’attività economica vera e propria
-Fatturare a brand esteri senza conoscere le regole → Serve iscrizione al VIES e codice destinatario per l’estero
-Non mettere da parte i soldi per tasse e INPS → Ora accantono ogni mese circa il 25–30% di ciò che incasso

I vantaggi (oltre alla tranquillità fiscale)
-Posso collaborare con aziende più strutturate
-Accedo a bandi, finanziamenti e strumenti per partite IVA
-Mi sento più credibile e autorevole nel mio settore
-Ho separato vita privata e professionale in modo più chiaro

Aprire la Partita IVA come influencer o creator è un passo necessario se vuoi crescere davvero nel digitale.
Non devi sapere tutto da subito, ma è fondamentale essere in regola, avere un commercialista di fiducia e gestire la tua attività come un business vero — perché lo è.

Se ti serve una guida su come partire, quali codici ATECO valutare, o se vuoi capire se il regime forfettario fa per te, scrivimi: ci sono passata anch’io.

#PartitaIVA #CreatorBusiness #InfluencerProfessionista #RegimeForfettario #MarketingDigitale #FreelanceLife #ImpresaDigitale #ImpresaBiz

Influencer sì, ma con Partita IVA: come mi sono organizzata legalmente e fiscalmente” (Guida pratica per creator che vogliono mettersi in regola e dormire sonni tranquilli) Non vivo “solo” di foto, reel e codici sconto: dietro la mia attività c’è un’organizzazione precisa — e anche una Partita IVA. Oggi voglio raccontarti come mi sono inquadrata fiscalmente, cosa ho imparato e quali consigli darei a chi sta per trasformare la propria presenza online in un vero lavoro. Spoiler: è più semplice (e meno spaventoso) di quanto sembra, se sai da dove partire. 💼 Perché ho aperto la Partita IVA Quando ho cominciato a ricevere le prime collaborazioni pagate, mi sono trovata davanti alla classica domanda: “Posso farmi pagare senza partita IVA?” All’inizio, sì, si può usare la prestazione occasionale (entro 5.000 € lordi/anno). Ma appena ho superato quella soglia, o ho iniziato a collaborare con brand in modo ricorrente, è stato necessario aprire la P. IVA. 👉 Farlo è stato un passaggio importante: mi ha permesso di lavorare in modo professionale, emettere fatture, avere accesso a clienti più seri e, soprattutto, sentirmi davvero un’imprenditrice digitale. 📝 Che inquadramento ho scelto Come influencer, la forma più semplice e adatta a chi inizia è: → Lavoratore autonomo con regime forfettario Ecco perché: -Aliquota agevolata al 5% (per i primi 5 anni) se rispetti alcuni requisiti -Semplificazioni contabili (niente IVA, niente bilancio) -Adatto a chi fattura fino a 85.000 €/anno -Contributi INPS solo se iscrittə alla Gestione Separata (come nel mio caso) 💡 Io ho aperto con codice ATECO 73.11.02 (“Conduzione di campagne di marketing e altri servizi pubblicitari”), che è il più usato per chi fa influencer marketing o content creation. 👩‍💻 Come mi sono organizzata 1. Mi sono affidata a un commercialista esperto di digitale Fondamentale: non tutti i consulenti conoscono il nostro mondo! Io ho trovato uno studio abituato a lavorare con freelance, creator e startup. 2. Uso strumenti digitali per semplificare tutto -Fatturazione elettronica: con servizi semplici come Fiscozen, Taxfix, Aruba o piattaforme integrate -Contabilità light: carico tutto online, con promemoria per scadenze e versamenti -Agenda fiscale: ho un file dove tengo tutto segnato (fatture emesse, spese deducibili, date importanti) 3. Tengo traccia anche dei prodotti ricevuti gratuitamente Sì, se ricevi beni in cambio di visibilità, valgono come compenso e vanno dichiarati. È un punto che molti ignorano ma che il fisco considera importante. ⚠️ Errori che ho evitato (o imparato a correggere) -Pensare “tanto sono solo contenuti su Instagram” → No, è un’attività economica vera e propria -Fatturare a brand esteri senza conoscere le regole → Serve iscrizione al VIES e codice destinatario per l’estero -Non mettere da parte i soldi per tasse e INPS → Ora accantono ogni mese circa il 25–30% di ciò che incasso ✨ I vantaggi (oltre alla tranquillità fiscale) -Posso collaborare con aziende più strutturate -Accedo a bandi, finanziamenti e strumenti per partite IVA -Mi sento più credibile e autorevole nel mio settore -Ho separato vita privata e professionale in modo più chiaro 🔚Aprire la Partita IVA come influencer o creator è un passo necessario se vuoi crescere davvero nel digitale. Non devi sapere tutto da subito, ma è fondamentale essere in regola, avere un commercialista di fiducia e gestire la tua attività come un business vero — perché lo è. Se ti serve una guida su come partire, quali codici ATECO valutare, o se vuoi capire se il regime forfettario fa per te, scrivimi: ci sono passata anch’io. #PartitaIVA #CreatorBusiness #InfluencerProfessionista #RegimeForfettario #MarketingDigitale #FreelanceLife #ImpresaDigitale #ImpresaBiz
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