SEO internazionale per e-commerce: come farsi trovare nei motori di ricerca stranieri
Quando ho iniziato a vendere all’estero con il mio e-commerce, credevo che bastasse tradurre il sito per essere trovabile anche da Google in Germania, Francia o Spagna. In realtà, ho scoperto che la SEO internazionale è molto più di una traduzione: è strategia, struttura e localizzazione.
Dopo test, errori e consulenze (anche costose…), ho messo a punto un sistema per rendere visibile il mio shop sui motori di ricerca esteri. Ecco cosa ho imparato.
1. Scegliere la giusta struttura internazionale del sito
Il primo bivio è tecnico: come organizzare il sito per i mercati esteri?
-ccTLD (es. sito.fr, sito.de) → ideale per mercati con alto traffico e potenziale, ma richiede più gestione.
-Subdirectory (es. sito.com/fr/) → la scelta più comune, SEO-friendly e facile da mantenere.
-Subdomain (es. fr.sito.com) → possibile, ma più debole a livello SEO rispetto alle subdirectory.
Io ho scelto subdirectory, perché mantengono l’autorità del dominio principale e sono più facili da gestire con CMS come Shopify o WordPress.
2. Tradurre? No: localizzare i contenuti
La SEO internazionale non perdona le traduzioni automatiche. Google in ogni Paese premia contenuti ottimizzati per la lingua e la cultura locale.
-Ho fatto tradurre i testi da copywriter madrelingua.
-Ho fatto ricerche keyword specifiche per ogni Paese con strumenti come Semrush, Ubersuggest, Ahrefs e Google Trends.
-Ho adattato URL, meta tag, H1 e ALT text in ogni lingua.
La parola “calzature artigianali” in Italia diventa “handmade leather shoes” in UK e “chaussures en cuir fait main” in Francia — ma cambia anche il tono.
3. Segnali per Google: hreflang e geotargeting
Per evitare che Google confonda le versioni internazionali del mio sito (e non mostri quella giusta), ho usato il tag hreflang.
Ho anche impostato il target geografico in Google Search Console per ogni versione del sito.
Senza hreflang, Google può mostrare la versione italiana a un cliente tedesco… e addio conversione.
4. SEO mobile e velocità: priorità globale
In molti mercati, oltre il 70% delle ricerche arriva da smartphone. Ho lavorato per:
-Ottimizzare le performance mobile
-Ridurre il tempo di caricamento (<2 secondi)
-Usare AMP o versioni leggere per le pagine prodotto
Google considera la velocità e la user experience anche nella versione estera: non trascurarla!
5. Backlink locali = autorità locale
Per far salire le pagine nelle SERP estere, serve link building specifica per ogni Paese. Come?
-Collaborazioni con blogger o media locali
-Guest post su siti di settore
-Inserzioni su portali locali o marketplace (che portano anche link)
Non basta avere link italiani: per posizionarsi in Francia, servono link francesi, da siti con dominio .fr.
Checklist base per partire con la SEO internazionale:
Cosa Azione consigliata
Struttura sito Usa subdirectory o ccTLD
Traduzioni Affidati a madrelingua + keyword
hreflang Implementa correttamente per ogni lingua
Search Console Imposta targeting geografico
Velocità mobile Ottimizza caricamento e UX
Backlink locali Crea relazioni e link nel Paese target
La SEO internazionale non è un extra: è una delle leve più potenti per vendere davvero online all’estero. Ma serve metodo, pazienza e adattamento. Tradurre è solo il punto di partenza: per farsi trovare, bisogna farsi capire, farsi apprezzare e farsi cercare.
#SEOInternazionale #EcommerceExport #PMIitaliane #DigitalExport #LocalizzazioneSEO #CrossBorderEcommerce #MadeInItalyOnline #SearchMarketing #InternazionalizzazioneEcommerce
Quando ho iniziato a vendere all’estero con il mio e-commerce, credevo che bastasse tradurre il sito per essere trovabile anche da Google in Germania, Francia o Spagna. In realtà, ho scoperto che la SEO internazionale è molto più di una traduzione: è strategia, struttura e localizzazione.
Dopo test, errori e consulenze (anche costose…), ho messo a punto un sistema per rendere visibile il mio shop sui motori di ricerca esteri. Ecco cosa ho imparato.
1. Scegliere la giusta struttura internazionale del sito
Il primo bivio è tecnico: come organizzare il sito per i mercati esteri?
-ccTLD (es. sito.fr, sito.de) → ideale per mercati con alto traffico e potenziale, ma richiede più gestione.
-Subdirectory (es. sito.com/fr/) → la scelta più comune, SEO-friendly e facile da mantenere.
-Subdomain (es. fr.sito.com) → possibile, ma più debole a livello SEO rispetto alle subdirectory.
Io ho scelto subdirectory, perché mantengono l’autorità del dominio principale e sono più facili da gestire con CMS come Shopify o WordPress.
2. Tradurre? No: localizzare i contenuti
La SEO internazionale non perdona le traduzioni automatiche. Google in ogni Paese premia contenuti ottimizzati per la lingua e la cultura locale.
-Ho fatto tradurre i testi da copywriter madrelingua.
-Ho fatto ricerche keyword specifiche per ogni Paese con strumenti come Semrush, Ubersuggest, Ahrefs e Google Trends.
-Ho adattato URL, meta tag, H1 e ALT text in ogni lingua.
La parola “calzature artigianali” in Italia diventa “handmade leather shoes” in UK e “chaussures en cuir fait main” in Francia — ma cambia anche il tono.
3. Segnali per Google: hreflang e geotargeting
Per evitare che Google confonda le versioni internazionali del mio sito (e non mostri quella giusta), ho usato il tag hreflang.
Ho anche impostato il target geografico in Google Search Console per ogni versione del sito.
Senza hreflang, Google può mostrare la versione italiana a un cliente tedesco… e addio conversione.
4. SEO mobile e velocità: priorità globale
In molti mercati, oltre il 70% delle ricerche arriva da smartphone. Ho lavorato per:
-Ottimizzare le performance mobile
-Ridurre il tempo di caricamento (<2 secondi)
-Usare AMP o versioni leggere per le pagine prodotto
Google considera la velocità e la user experience anche nella versione estera: non trascurarla!
5. Backlink locali = autorità locale
Per far salire le pagine nelle SERP estere, serve link building specifica per ogni Paese. Come?
-Collaborazioni con blogger o media locali
-Guest post su siti di settore
-Inserzioni su portali locali o marketplace (che portano anche link)
Non basta avere link italiani: per posizionarsi in Francia, servono link francesi, da siti con dominio .fr.
Checklist base per partire con la SEO internazionale:
Cosa Azione consigliata
Struttura sito Usa subdirectory o ccTLD
Traduzioni Affidati a madrelingua + keyword
hreflang Implementa correttamente per ogni lingua
Search Console Imposta targeting geografico
Velocità mobile Ottimizza caricamento e UX
Backlink locali Crea relazioni e link nel Paese target
La SEO internazionale non è un extra: è una delle leve più potenti per vendere davvero online all’estero. Ma serve metodo, pazienza e adattamento. Tradurre è solo il punto di partenza: per farsi trovare, bisogna farsi capire, farsi apprezzare e farsi cercare.
#SEOInternazionale #EcommerceExport #PMIitaliane #DigitalExport #LocalizzazioneSEO #CrossBorderEcommerce #MadeInItalyOnline #SearchMarketing #InternazionalizzazioneEcommerce
SEO internazionale per e-commerce: come farsi trovare nei motori di ricerca stranieri
Quando ho iniziato a vendere all’estero con il mio e-commerce, credevo che bastasse tradurre il sito per essere trovabile anche da Google in Germania, Francia o Spagna. In realtà, ho scoperto che la SEO internazionale è molto più di una traduzione: è strategia, struttura e localizzazione.
Dopo test, errori e consulenze (anche costose…), ho messo a punto un sistema per rendere visibile il mio shop sui motori di ricerca esteri. Ecco cosa ho imparato.
🌍 1. Scegliere la giusta struttura internazionale del sito
Il primo bivio è tecnico: come organizzare il sito per i mercati esteri?
-ccTLD (es. sito.fr, sito.de) → ideale per mercati con alto traffico e potenziale, ma richiede più gestione.
-Subdirectory (es. sito.com/fr/) → la scelta più comune, SEO-friendly e facile da mantenere.
-Subdomain (es. fr.sito.com) → possibile, ma più debole a livello SEO rispetto alle subdirectory.
📌 Io ho scelto subdirectory, perché mantengono l’autorità del dominio principale e sono più facili da gestire con CMS come Shopify o WordPress.
🗣️ 2. Tradurre? No: localizzare i contenuti
La SEO internazionale non perdona le traduzioni automatiche. Google in ogni Paese premia contenuti ottimizzati per la lingua e la cultura locale.
-Ho fatto tradurre i testi da copywriter madrelingua.
-Ho fatto ricerche keyword specifiche per ogni Paese con strumenti come Semrush, Ubersuggest, Ahrefs e Google Trends.
-Ho adattato URL, meta tag, H1 e ALT text in ogni lingua.
📌 La parola “calzature artigianali” in Italia diventa “handmade leather shoes” in UK e “chaussures en cuir fait main” in Francia — ma cambia anche il tono.
🔍 3. Segnali per Google: hreflang e geotargeting
Per evitare che Google confonda le versioni internazionali del mio sito (e non mostri quella giusta), ho usato il tag hreflang.
✅ Ho anche impostato il target geografico in Google Search Console per ogni versione del sito.
📌 Senza hreflang, Google può mostrare la versione italiana a un cliente tedesco… e addio conversione.
📱 4. SEO mobile e velocità: priorità globale
In molti mercati, oltre il 70% delle ricerche arriva da smartphone. Ho lavorato per:
-Ottimizzare le performance mobile
-Ridurre il tempo di caricamento (<2 secondi)
-Usare AMP o versioni leggere per le pagine prodotto
📌 Google considera la velocità e la user experience anche nella versione estera: non trascurarla!
🔗 5. Backlink locali = autorità locale
Per far salire le pagine nelle SERP estere, serve link building specifica per ogni Paese. Come?
-Collaborazioni con blogger o media locali
-Guest post su siti di settore
-Inserzioni su portali locali o marketplace (che portano anche link)
📌 Non basta avere link italiani: per posizionarsi in Francia, servono link francesi, da siti con dominio .fr.
🎯 Checklist base per partire con la SEO internazionale:
Cosa Azione consigliata
Struttura sito Usa subdirectory o ccTLD
Traduzioni Affidati a madrelingua + keyword
hreflang Implementa correttamente per ogni lingua
Search Console Imposta targeting geografico
Velocità mobile Ottimizza caricamento e UX
Backlink locali Crea relazioni e link nel Paese target
La SEO internazionale non è un extra: è una delle leve più potenti per vendere davvero online all’estero. Ma serve metodo, pazienza e adattamento. Tradurre è solo il punto di partenza: per farsi trovare, bisogna farsi capire, farsi apprezzare e farsi cercare.
#SEOInternazionale #EcommerceExport #PMIitaliane #DigitalExport #LocalizzazioneSEO #CrossBorderEcommerce #MadeInItalyOnline #SearchMarketing #InternazionalizzazioneEcommerce
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