I 5 errori di personal branding che stavano sabotando la mia carriera (e che forse stanno sabotando anche la tua)
Quando ho iniziato a costruire il mio personal brand, pensavo bastasse essere presente online, pubblicare ogni tanto qualcosa di interessante e curare il profilo LinkedIn. Mi sbagliavo. Ho capito – spesso a mie spese – che ci sono errori sottili, ma potenti, che possono rallentare (o bloccare del tutto) la nostra crescita professionale.
Ecco i 5 principali errori che ho commesso – e che vedo commettere ancora troppo spesso:
1. Parlare a tutti, quindi a nessuno
Pensavo che rivolgermi a un pubblico ampio mi avrebbe dato più opportunità. In realtà, non avere un target preciso mi rendeva generico e poco memorabile. Oggi so che un brand forte nasce da un posizionamento chiaro: chi sei, per chi lo fai, perché sei diverso.
2. Non avere coerenza tra online e offline
Dicevo una cosa sui social, ma poi nei meeting o nelle collaborazioni trasmettevo un'immagine diversa. Il risultato? Confusione. Il personal branding funziona solo quando ogni touchpoint – dal post su LinkedIn alla stretta di mano – racconta la stessa identità, con coerenza e autenticità.
3. Pubblicare solo per “esserci”
La costanza è fondamentale, ma pubblicare contenuti vuoti o forzati danneggia più di quanto aiuti. In passato mi è capitato di postare solo per rispettare il calendario. Oggi so che meno, ma meglio è sempre una scelta vincente: ogni contenuto deve essere utile, rilevante o ispirante.
4. Copiare gli altri (perdere la propria voce)
C’è stato un periodo in cui cercavo di “fare come” i grandi del settore. Usavo le stesse frasi, gli stessi format, persino lo stesso stile grafico. Il problema? Non ero io. E il pubblico lo percepiva. Il brand personale è credibile solo se è profondamente autentico. L’unico modo per distinguersi davvero è essere sé stessi, in modo strategico.
5. Trascurare la reputazione digitale
Un personal brand non è solo ciò che pubblichi, ma anche ciò che lasci online. Commenti, collaborazioni, post vecchi, atteggiamenti. Ogni traccia digitale parla di te. Non controllare la propria reputazione online – o peggio, ignorare le percezioni esterne – è un errore che può costare caro.
Un personal brand non è un logo, né una bio ben scritta: è la somma delle impressioni che lasci ogni giorno. Evitare questi errori non ti renderà perfetto, ma ti metterà nella condizione giusta per crescere in modo solido, credibile e sostenibile.
#PersonalBranding #CrescitaProfessionale #BrandingPersonale #ErroreDiBranding #StrategiaDiComunicazione #CarrieraDigitale #LeadershipPersonale #AutenticitàOnline #ReputazioneDigitale
Quando ho iniziato a costruire il mio personal brand, pensavo bastasse essere presente online, pubblicare ogni tanto qualcosa di interessante e curare il profilo LinkedIn. Mi sbagliavo. Ho capito – spesso a mie spese – che ci sono errori sottili, ma potenti, che possono rallentare (o bloccare del tutto) la nostra crescita professionale.
Ecco i 5 principali errori che ho commesso – e che vedo commettere ancora troppo spesso:
1. Parlare a tutti, quindi a nessuno
Pensavo che rivolgermi a un pubblico ampio mi avrebbe dato più opportunità. In realtà, non avere un target preciso mi rendeva generico e poco memorabile. Oggi so che un brand forte nasce da un posizionamento chiaro: chi sei, per chi lo fai, perché sei diverso.
2. Non avere coerenza tra online e offline
Dicevo una cosa sui social, ma poi nei meeting o nelle collaborazioni trasmettevo un'immagine diversa. Il risultato? Confusione. Il personal branding funziona solo quando ogni touchpoint – dal post su LinkedIn alla stretta di mano – racconta la stessa identità, con coerenza e autenticità.
3. Pubblicare solo per “esserci”
La costanza è fondamentale, ma pubblicare contenuti vuoti o forzati danneggia più di quanto aiuti. In passato mi è capitato di postare solo per rispettare il calendario. Oggi so che meno, ma meglio è sempre una scelta vincente: ogni contenuto deve essere utile, rilevante o ispirante.
4. Copiare gli altri (perdere la propria voce)
C’è stato un periodo in cui cercavo di “fare come” i grandi del settore. Usavo le stesse frasi, gli stessi format, persino lo stesso stile grafico. Il problema? Non ero io. E il pubblico lo percepiva. Il brand personale è credibile solo se è profondamente autentico. L’unico modo per distinguersi davvero è essere sé stessi, in modo strategico.
5. Trascurare la reputazione digitale
Un personal brand non è solo ciò che pubblichi, ma anche ciò che lasci online. Commenti, collaborazioni, post vecchi, atteggiamenti. Ogni traccia digitale parla di te. Non controllare la propria reputazione online – o peggio, ignorare le percezioni esterne – è un errore che può costare caro.
Un personal brand non è un logo, né una bio ben scritta: è la somma delle impressioni che lasci ogni giorno. Evitare questi errori non ti renderà perfetto, ma ti metterà nella condizione giusta per crescere in modo solido, credibile e sostenibile.
#PersonalBranding #CrescitaProfessionale #BrandingPersonale #ErroreDiBranding #StrategiaDiComunicazione #CarrieraDigitale #LeadershipPersonale #AutenticitàOnline #ReputazioneDigitale
I 5 errori di personal branding che stavano sabotando la mia carriera (e che forse stanno sabotando anche la tua)
Quando ho iniziato a costruire il mio personal brand, pensavo bastasse essere presente online, pubblicare ogni tanto qualcosa di interessante e curare il profilo LinkedIn. Mi sbagliavo. Ho capito – spesso a mie spese – che ci sono errori sottili, ma potenti, che possono rallentare (o bloccare del tutto) la nostra crescita professionale.
Ecco i 5 principali errori che ho commesso – e che vedo commettere ancora troppo spesso:
1. Parlare a tutti, quindi a nessuno
Pensavo che rivolgermi a un pubblico ampio mi avrebbe dato più opportunità. In realtà, non avere un target preciso mi rendeva generico e poco memorabile. Oggi so che un brand forte nasce da un posizionamento chiaro: chi sei, per chi lo fai, perché sei diverso.
2. Non avere coerenza tra online e offline
Dicevo una cosa sui social, ma poi nei meeting o nelle collaborazioni trasmettevo un'immagine diversa. Il risultato? Confusione. Il personal branding funziona solo quando ogni touchpoint – dal post su LinkedIn alla stretta di mano – racconta la stessa identità, con coerenza e autenticità.
3. Pubblicare solo per “esserci”
La costanza è fondamentale, ma pubblicare contenuti vuoti o forzati danneggia più di quanto aiuti. In passato mi è capitato di postare solo per rispettare il calendario. Oggi so che meno, ma meglio è sempre una scelta vincente: ogni contenuto deve essere utile, rilevante o ispirante.
4. Copiare gli altri (perdere la propria voce)
C’è stato un periodo in cui cercavo di “fare come” i grandi del settore. Usavo le stesse frasi, gli stessi format, persino lo stesso stile grafico. Il problema? Non ero io. E il pubblico lo percepiva. Il brand personale è credibile solo se è profondamente autentico. L’unico modo per distinguersi davvero è essere sé stessi, in modo strategico.
5. Trascurare la reputazione digitale
Un personal brand non è solo ciò che pubblichi, ma anche ciò che lasci online. Commenti, collaborazioni, post vecchi, atteggiamenti. Ogni traccia digitale parla di te. Non controllare la propria reputazione online – o peggio, ignorare le percezioni esterne – è un errore che può costare caro.
Un personal brand non è un logo, né una bio ben scritta: è la somma delle impressioni che lasci ogni giorno. Evitare questi errori non ti renderà perfetto, ma ti metterà nella condizione giusta per crescere in modo solido, credibile e sostenibile.
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