Traduzioni e localizzazione del sito: cosa ho imparato da programmatore e-commerce
di [Il tuo nome]
Quando un cliente mi chiede: “Possiamo tradurre il sito in inglese così iniziamo a vendere all’estero?”, la mia risposta è sempre la stessa: sì, ma non basta.
Tradurre un sito non significa solo cambiare lingua. Significa localizzarlo, cioè adattarlo davvero al mercato e alla cultura del pubblico a cui ci rivolgiamo.
Nel mio lavoro come programmatore e-commerce ho visto progetti fallire perché si sono fermati alla traduzione letterale. E ho visto altri crescere esponenzialmente perché hanno investito nella localizzazione fatta bene.
Ecco, in pratica, cosa ho imparato e cosa consiglio sempre ai miei clienti.
1. Tradurre ≠ Localizzare
Una traduzione può essere corretta, ma suonare “strana” al lettore locale. La localizzazione invece tiene conto di:
-linguaggio e tono di voce tipici del paese
-formati locali (valuta, date, numeri)
-espressioni idiomatiche e riferimenti culturali
Esempio reale?
Un cliente italiano che vendeva arredamento ha tradotto “tavolo da soggiorno” in “living table”. Suonava bene… per noi. Ma in inglese, nessuno cerca così: il termine corretto era “coffee table”.
Il risultato? Zero traffico organico da Google UK.
2. Attenzione a valute, tasse e spedizioni
Se gestisci un e-commerce, la localizzazione tecnica è fondamentale. Io implemento sempre:
-valute locali con conversioni automatiche o manuali
-aliquote IVA corrette in base al paese
-metodi di pagamento locali (es. Klarna in Germania, iDEAL nei Paesi Bassi)
-traduzioni del checkout in ogni lingua (spesso dimenticata!)
Tutto questo fa parte dell’esperienza utente. E se l’utente si sente “a casa”, è più facile che completi l’acquisto.
3. Gestione multilingua: CMS o custom?
Una delle scelte tecniche più importanti è come gestire il multilingua. Le opzioni che uso più spesso:
-Plugin (come WPML o Weglot) per WordPress o WooCommerce: veloci da implementare, ottimi per siti medio-piccoli.
-CMS headless o custom per progetti più complessi: richiedono più sviluppo, ma offrono massima flessibilità.
-Subdomini o domini separati (es. fr.nomeazienda.com o nomeazienda.fr) per una SEO internazionale più efficace.
Ogni soluzione ha pro e contro: la scelta dipende sempre dagli obiettivi del progetto.
4. SEO internazionale: non dimenticare hreflang
Molti pensano che la localizzazione sia solo un lavoro di copywriting. In realtà, anche la SEO tecnica gioca un ruolo chiave.
Ecco cosa integro sempre nei miei progetti:
-Tag hreflang per dire a Google quale versione mostrare in base alla lingua/geolocalizzazione
-URL dedicati per lingua (es. /en/, /de/, /es/)
-Keyword research localizzata, non tradotta
Un contenuto localizzato si posiziona, uno solo tradotto spesso no.
5. Occhio ai contenuti dinamici
Capita spesso che un sito abbia recensioni, commenti, descrizioni auto-generate. Anche quelli vanno gestiti correttamente in più lingue.
Uso logiche condizionali o sistemi di traduzione automatica con correzione manuale per garantire coerenza e usabilità.
Cosa consiglio sempre ai miei clienti
-Non risparmiare sulla localizzazione: è un investimento, non un costo.
-Coinvolgi madrelingua per la revisione: anche il miglior traduttore automatico non può cogliere tutte le sfumature.
-Testa ogni lingua da utente: a volte una parola fuori posto può fare la differenza.
-Pensa in modo locale, agisci in modo globale.
Localizzare un sito è un lavoro tecnico, strategico e culturale.
Da programmatore e-commerce, posso dire che ogni dettaglio – dalle label del menu fino al formato del CAP – contribuisce alla conversione finale.
E se fatto bene, può aprire davvero le porte dei mercati internazionali.
#LocalizzazioneSiti #TraduzioneWeb #EcommerceMultilingua #SEOInternazionale #UXGlobale #VendereAllEstero #ProgrammazioneEcommerce #DigitalExport
di [Il tuo nome]
Quando un cliente mi chiede: “Possiamo tradurre il sito in inglese così iniziamo a vendere all’estero?”, la mia risposta è sempre la stessa: sì, ma non basta.
Tradurre un sito non significa solo cambiare lingua. Significa localizzarlo, cioè adattarlo davvero al mercato e alla cultura del pubblico a cui ci rivolgiamo.
Nel mio lavoro come programmatore e-commerce ho visto progetti fallire perché si sono fermati alla traduzione letterale. E ho visto altri crescere esponenzialmente perché hanno investito nella localizzazione fatta bene.
Ecco, in pratica, cosa ho imparato e cosa consiglio sempre ai miei clienti.
1. Tradurre ≠ Localizzare
Una traduzione può essere corretta, ma suonare “strana” al lettore locale. La localizzazione invece tiene conto di:
-linguaggio e tono di voce tipici del paese
-formati locali (valuta, date, numeri)
-espressioni idiomatiche e riferimenti culturali
Esempio reale?
Un cliente italiano che vendeva arredamento ha tradotto “tavolo da soggiorno” in “living table”. Suonava bene… per noi. Ma in inglese, nessuno cerca così: il termine corretto era “coffee table”.
Il risultato? Zero traffico organico da Google UK.
2. Attenzione a valute, tasse e spedizioni
Se gestisci un e-commerce, la localizzazione tecnica è fondamentale. Io implemento sempre:
-valute locali con conversioni automatiche o manuali
-aliquote IVA corrette in base al paese
-metodi di pagamento locali (es. Klarna in Germania, iDEAL nei Paesi Bassi)
-traduzioni del checkout in ogni lingua (spesso dimenticata!)
Tutto questo fa parte dell’esperienza utente. E se l’utente si sente “a casa”, è più facile che completi l’acquisto.
3. Gestione multilingua: CMS o custom?
Una delle scelte tecniche più importanti è come gestire il multilingua. Le opzioni che uso più spesso:
-Plugin (come WPML o Weglot) per WordPress o WooCommerce: veloci da implementare, ottimi per siti medio-piccoli.
-CMS headless o custom per progetti più complessi: richiedono più sviluppo, ma offrono massima flessibilità.
-Subdomini o domini separati (es. fr.nomeazienda.com o nomeazienda.fr) per una SEO internazionale più efficace.
Ogni soluzione ha pro e contro: la scelta dipende sempre dagli obiettivi del progetto.
4. SEO internazionale: non dimenticare hreflang
Molti pensano che la localizzazione sia solo un lavoro di copywriting. In realtà, anche la SEO tecnica gioca un ruolo chiave.
Ecco cosa integro sempre nei miei progetti:
-Tag hreflang per dire a Google quale versione mostrare in base alla lingua/geolocalizzazione
-URL dedicati per lingua (es. /en/, /de/, /es/)
-Keyword research localizzata, non tradotta
Un contenuto localizzato si posiziona, uno solo tradotto spesso no.
5. Occhio ai contenuti dinamici
Capita spesso che un sito abbia recensioni, commenti, descrizioni auto-generate. Anche quelli vanno gestiti correttamente in più lingue.
Uso logiche condizionali o sistemi di traduzione automatica con correzione manuale per garantire coerenza e usabilità.
Cosa consiglio sempre ai miei clienti
-Non risparmiare sulla localizzazione: è un investimento, non un costo.
-Coinvolgi madrelingua per la revisione: anche il miglior traduttore automatico non può cogliere tutte le sfumature.
-Testa ogni lingua da utente: a volte una parola fuori posto può fare la differenza.
-Pensa in modo locale, agisci in modo globale.
Localizzare un sito è un lavoro tecnico, strategico e culturale.
Da programmatore e-commerce, posso dire che ogni dettaglio – dalle label del menu fino al formato del CAP – contribuisce alla conversione finale.
E se fatto bene, può aprire davvero le porte dei mercati internazionali.
#LocalizzazioneSiti #TraduzioneWeb #EcommerceMultilingua #SEOInternazionale #UXGlobale #VendereAllEstero #ProgrammazioneEcommerce #DigitalExport
Traduzioni e localizzazione del sito: cosa ho imparato da programmatore e-commerce
di [Il tuo nome]
Quando un cliente mi chiede: “Possiamo tradurre il sito in inglese così iniziamo a vendere all’estero?”, la mia risposta è sempre la stessa: sì, ma non basta.
Tradurre un sito non significa solo cambiare lingua. Significa localizzarlo, cioè adattarlo davvero al mercato e alla cultura del pubblico a cui ci rivolgiamo.
Nel mio lavoro come programmatore e-commerce ho visto progetti fallire perché si sono fermati alla traduzione letterale. E ho visto altri crescere esponenzialmente perché hanno investito nella localizzazione fatta bene.
Ecco, in pratica, cosa ho imparato e cosa consiglio sempre ai miei clienti.
1. Tradurre ≠ Localizzare
Una traduzione può essere corretta, ma suonare “strana” al lettore locale. La localizzazione invece tiene conto di:
-linguaggio e tono di voce tipici del paese
-formati locali (valuta, date, numeri)
-espressioni idiomatiche e riferimenti culturali
Esempio reale?
Un cliente italiano che vendeva arredamento ha tradotto “tavolo da soggiorno” in “living table”. Suonava bene… per noi. Ma in inglese, nessuno cerca così: il termine corretto era “coffee table”.
Il risultato? Zero traffico organico da Google UK.
2. Attenzione a valute, tasse e spedizioni
Se gestisci un e-commerce, la localizzazione tecnica è fondamentale. Io implemento sempre:
-valute locali con conversioni automatiche o manuali
-aliquote IVA corrette in base al paese
-metodi di pagamento locali (es. Klarna in Germania, iDEAL nei Paesi Bassi)
-traduzioni del checkout in ogni lingua (spesso dimenticata!)
Tutto questo fa parte dell’esperienza utente. E se l’utente si sente “a casa”, è più facile che completi l’acquisto.
3. Gestione multilingua: CMS o custom?
Una delle scelte tecniche più importanti è come gestire il multilingua. Le opzioni che uso più spesso:
-Plugin (come WPML o Weglot) per WordPress o WooCommerce: veloci da implementare, ottimi per siti medio-piccoli.
-CMS headless o custom per progetti più complessi: richiedono più sviluppo, ma offrono massima flessibilità.
-Subdomini o domini separati (es. fr.nomeazienda.com o nomeazienda.fr) per una SEO internazionale più efficace.
Ogni soluzione ha pro e contro: la scelta dipende sempre dagli obiettivi del progetto.
4. SEO internazionale: non dimenticare hreflang
Molti pensano che la localizzazione sia solo un lavoro di copywriting. In realtà, anche la SEO tecnica gioca un ruolo chiave.
Ecco cosa integro sempre nei miei progetti:
-Tag hreflang per dire a Google quale versione mostrare in base alla lingua/geolocalizzazione
-URL dedicati per lingua (es. /en/, /de/, /es/)
-Keyword research localizzata, non tradotta
Un contenuto localizzato si posiziona, uno solo tradotto spesso no.
5. Occhio ai contenuti dinamici
Capita spesso che un sito abbia recensioni, commenti, descrizioni auto-generate. Anche quelli vanno gestiti correttamente in più lingue.
Uso logiche condizionali o sistemi di traduzione automatica con correzione manuale per garantire coerenza e usabilità.
Cosa consiglio sempre ai miei clienti
-Non risparmiare sulla localizzazione: è un investimento, non un costo.
-Coinvolgi madrelingua per la revisione: anche il miglior traduttore automatico non può cogliere tutte le sfumature.
-Testa ogni lingua da utente: a volte una parola fuori posto può fare la differenza.
-Pensa in modo locale, agisci in modo globale.
Localizzare un sito è un lavoro tecnico, strategico e culturale.
Da programmatore e-commerce, posso dire che ogni dettaglio – dalle label del menu fino al formato del CAP – contribuisce alla conversione finale.
E se fatto bene, può aprire davvero le porte dei mercati internazionali.
#LocalizzazioneSiti #TraduzioneWeb #EcommerceMultilingua #SEOInternazionale #UXGlobale #VendereAllEstero #ProgrammazioneEcommerce #DigitalExport
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